Ciao
a tutti!!! Eccomi qui!!! Finalmente.Ultimamente sono stata impegnata,
purtroppo l’esame per la patente incombe su di me...che continuo a fare
un numero spaventoso di errori...^__^’’’sigh...non ce la farò mai
al primo colpo!! Visto che è una battaglia persa...tra un test e
l’altro mi dedicherò a scrivere il continuo di “Stai con
me”...siamo giunti alla quinta parte, amici e amiche!! ^O^!! Vi avevo
avvertito che era una cosa lunga!!! C’è una novità...ora ho una
consigliera personale che mi aiuterà con i suoi preziosissimi commenti a
fare un buon lavoro...grazie Quistis^*^!! E grazie anche a tutte le
persone che mi hanno scritto fino ad ora...siete tutte fantastiche e vi
voglio un gran bene!!! ^*^ ^*^ ^*^
Tutti
i personaggi di questa fanfic sono di proprietà della Squaresoft...^O^!
Stai con me
di Yuna
parte V
Il
Viaggio
1°Giorno
Guardò
il suo viso pallido allo specchio...gli occhi verdi che brillavano
sinistramente in quel pallore spettrale. Non riusciva a dormire, era come
se qualcosa nel letto lo tenesse per forza sveglio, forzando le sue
palpebre a rimanere aperte.
Sospirò
socchiudendo gli occhi alla luce forte sopra allo specchio, fece scorrere
il più silenziosamente possibile l’acqua dal rubinetto, una bella
rinfrescata lo avrebbe rimesso un po’ in sesto, non aveva un aria per
niente sana. Quella storia con Squall lo stava lentamente distruggendo.
Da
quando era capitato il fattaccio della festa Squall gli aveva rivolto a
malapena la parola e ogni volta che provava ad avvicinarsi a lui si
trovava quegli occhi pungenti piantati in faccia, minacciosi. Squall aveva
ricominciato a sparire sempre più spesso durante tutta la giornata, un
paio di volte non era nemmeno tornato a dormire, cosa che lo faceva
veramente impazzire.
Erano
le quattro del mattino, più o meno. Si sedette pesantemente sul bordo
della vasca guardandosi attorno. Fra solo tre ore sarebbero partiti per il
viaggio di addestramento. La cosa non gli dispiaceva affatto, magari
avrebbe avuto qualche possibilità in più per fare la pace.
Squall
stava ancora dormendo, poteva vedere la sua forma adagiata su un fianco,
una mano posata sul cuscino accanto al viso. Il solo guardarlo gli faceva
venire da piangere...se solo avesse avuto il coraggio di abbracciarlo.
Ormai si era arreso all’idea che lui era veramente, irrimediabilmente e
perdutamente gay. Non che la cosa, a quel punto, lo sconvolgesse più di
tanto. Il fatto però che Squall non lo volesse più nemmeno vicino lo
portava a credere che lo stesso non valeva per lui.
Aprì
lo zaino distogliendo faticosamente lo sguardo da quel corpo sublime. Gli
bastava osservare il suo lento respirare e nella sua mente si susseguivano
rapidamente tutte le sensazioni che aveva provato quando l’aveva tenuto
fra le braccia, i baci, le carezze...trattenne a stento le lacrime
infilando alla cieca i suoi pochi abiti di ricambio dentro la borsa.
Eppure...doveva esserci un modo per risistemare le cose. Non poteva più
sopportare l’odio di Squall...
Quistis
chiamò formalmente tutti i nomi dei partecipanti al viaggio
d’addestramento. L’automobile era già in moto, nel garage. Una breve
gita in auto verso la spiaggia, successivamente avrebbero raggiunto le
isole Albatros grazie ad un traghetto, non sarebbe stato un viaggio lungo,
giusto un paio d’ore.
Lasciò
il compito di caricare i bagagli a Seifer e Zell (che si prese
all’istante del gallinaccio da Seifer), era da un po’ che stava
osservando Irvine e si stava decisamente preoccupando...Quel ragazzo non
sembrava stare bene per niente, era pallido, abbattuto.
“Irvine,
vieni qui un momento.” mantenendo il suo tono autoritario di insegnante
chiamò in disparte l’ amico. “Non voglio farmi gli affari tuoi, ma
non mi sembri molto in forma. Che succede?”gli chiese dolcemente posando
entrambe le mani sulle spalle.
“Niente.
Non riesco a dormire, niente di grave.” Irvine sorrise allegramente
sciogliendosi la fulva chioma ondulata e rivolgendole uno sguardo
malizioso. “Come mai ti preoccupi tanto per me?”
“Sono
tua amica.” Non credeva affatto a quel sorriso. Era troppo simile ai
sorrisi che vedeva sulla sua faccia quando sorridere era l’ultima cosa
che aveva voglia di fare. “Squall continua a tenerti il muso?”
“Aha.
Direi che è proprio arrabbiato, stavolta. Non me la caverò tanto
facilmente. Senti...è meglio evitare il discorso o mi metto a piangere,
hm? Magari ne parliamo un altra volta. Scusa.” Irvine allargò le
braccia in un gesto di impotenza. Sembrava sfinito. Quistis notò che gli
occhi si erano arrossati sul serio.
“Vedrai
che si risolverà tutto quanto...solo non tormentarti in questo modo, non
serve a nulla.” Accarezzò gentilmente la spalla dell’amico,
sorridendogli teneramente. “So che non è facile....soltanto,
provaci.”
“Non
avrò molto tempo per pensare ai miei problemi personali con in giro il
signor Almasy. Il solo fatto di potermelo ritrovare alle spalle...”
lasciò la frase in sospeso con un alzata di spalle. Le sfuggì un
sorrisino...nonostante tutto riusciva ancora ad essere divertente. Quel
ragazzo aveva sul serio mille risorse. O no?
Si
lasciò scivolare sul sedile
fino a riuscire ad appoggiare il capo contro lo schienale e posò i piedi
sopra il basso tavolino al centro dell’auto. L’oscillare costante
dell’automobile gli faceva venire voglia di dormire ed era meglio
prendere la palla al balzo visto che non gli capitava da un bel po’ di
avere sonno.
A
poco a poco tutti i nervi cominciarono a rilassarsi, che sensazione
stupenda! Un vero peccato che di lì a mezz’ora quel viaggietto sarebbe
finito. Di certo non avrebbe dormito sopra una barca. Non poteva
sopportare il loro stupido oscillare. Sentì il sedile affondare mentre
qualcuno prendeva posto vicino a lui....probabilmente Zell che lo avrebbe
rimbambito di piano assurdi per conquistare Squall, o Quistis che avrebbe
cominciato a rimproverarlo per la sua faccia sbattuta, la adorava quando
iniziava a comportarsi da mamma apprensiva. Sorrise appena fingendo di
essere addormentato.
Un
braccio scivolò sopra le sue spalle...un braccio che non poteva
assolutamente essere quello di Quisty o quello di Zell. Soprattutto quel
profumo di polvere da sparo non poteva appartenere a nessuno dei due. Aprì
di scatto gli occhi mentre il braccio lo stringeva più forte.
“Buongiorno!!
Mi sembri piuttosto fuori squadro cowboy. Il tuo compagno di stanza non ti
lascia dormire??” Seifer lo fissava divertito, il solito sorrisino
sprezzante di chi sa di poter avere il controllo sugli altri. Stranamente
non riuscì a muovere un muscolo, si limitò a deglutire fissando con due
occhi enormi la faccia di Seifer. “Vedo che ti si è perfino consumata
la lingua...Aaah! Ti capisco.”
“Lasciami
stare Seifer...non ho voglia di scherzare con te.” Mormorò spingendo
fiaccamente via con entrambe le mani il ragazzo, che ridacchiò divertito
senza mollare la presa.
“Cosa
c’è? Sei di cattivo umore? Ho...giusto, sembrate piuttosto distanti, le
liti fra innamorati sono sempre dolorose.” Vide il viso avvicinarsi
pericolosamente al suo. Si limitò a spostarsi il più possibile mentre
una mano si infilava sotto il suo lungo soprabito...
“Seifer...ho
detto...lasciami. Okey?”
“Prima
voglio consolarti un po’. Dopodichè ti lascerò andare. Non temere
pistolero, anche io so usare molto bene i fucili...”
“Davvero?
Scommetto che però io sono più bravo di te.” In una frazione di
secondo aveva estratto il suo fucile e l’aveva puntato proprio in mezzo
agli occhi di Seifer che lo fissò sorpreso. Sentì un suono soffocato
provenire dal fondo dell’auto. Squall era mezzo girato da una parte e
stava sghignazzando. Quistis alla vista del fucile era scattata in piedi
mentre Selphi si era rifugiata sotto il tavolino. Zell si era nascosto
dietro a Quistis tenendola stretta per la vita.
“Ragazzi!!
Smette di giocare con le armi e...e...Oh, Zell smettila di farti scudo con
il mio corpo! Subito!” aveva sbraitato Quistis.
“Guarda
che ti stavo proteggendo invece.”
“Strano
modo.”
Irvine
fissò freddamente gli occhi sorpresi di Seifer, che si era lentamente
tirato indietro alzando le braccia senza però eliminare il suo irritante
sorriso dalla faccia. Ripose il fucile nella fondina e riabbassò la testa
per non far vedere il mento tremante...Dio quanto gli dava fastidio essere
toccato in quel modo! Probabilmente Seifer stava solo scherzando, ma non
riusciva a sopportare comunque quel gioco.
“Cara
Maestra! Come mai non sgridi Kinneas??”
“Perchè
tu lo stavi importunando. Vatti a sedere vicino Rajin e non aprire la
bocca finchè te lo dico. O ti rispedisco dritto al Garden con una
nota.” Minacciò Quistis puntando un dito sul petto muscoloso del
ragazzo. Seifer roteò gli occhi fischiando ma
obbedì all’ordine.
Arcipelago
Albatros.
Erano
quasi le dieci del mattino quando arrivarono al luogo previsto per
l’accampamento...una semplice radura nel bel mezzo della foresta. Era
rimasto a fissare il praticello circondato dal bosco a bocca aperta: non
c’era proprio niente di niente lì in giro, Quistis non aveva scherzato
quando aveva detto che sarebbe stato un duro addestramento per tutti.
Sentiva già i piedi gelarsi...non era un ragazzo schizzinoso, ma dormire
per terra non poteva proprio sopportarlo.
“Ehi
Squall...hai intenzione di rimanere tutto il giorno lì imbambolato o
vieni a dare una mano?” Zell lo spinse verso l’enorme tendone ancora
smotato in mezzo all’erba, gli mise un lungo tubo di ferro in una mano e
un martello nell’altra. Poi sempre sorridendo gli aveva assestato una
sonora pacca sulla schiena. “Ci divertiremo da matti.”
“Non
c’è...neanche un bagno.”
“Certo
che c’è!! Guarda quanto è grande!!” Zell aveva aperto le braccia di
fronte al folto bosco che si estendeva a vista d’occhio.
“Oh
no...no...io ritorno a casa.” Non stava scherzando. Non sarebbe rimasto
un minuto di più. Okey dormire per terra, okey rischiare la vita contro
mostri che non aveva mai visto e anche dormire nella stessa tenda con
Seifer! Ma una notte senza doccia...sentì una mano posarsi sulla spalla.
Si girò pronto a rispondere a Zell con una lunga colorita sfilza di
parolacce ma si trovò davanti Irvine, che gli sorrideva allegramente.
“Non
fare così.” Gli aveva strizzato uno occhio e subito aveva spostato la
mano, intuendo che probabilmente avrebbe provveduto lui a togliersela di
dosso se solo avesse indugiato. “Siamo uomini o no?”
Rispose
con uno sbuffo e un borbottio arrabbiato. Ma perchè si ostinava tanto a
parlare con lui visto che invece lui non ne aveva nessuna voglia? Odiava
quando lo guardava in quel modo...ferito. In fondo quello dei due ad
essere ferito era lui, non sarebbe passato tanto facilmente su quella
cosa, anche se Irvine faceva di tutto per dimostrargli la sua sofferenza.
Non gli importava. Aveva sbagliato lui e lui solo, ora avrebbe dovuto
scontare come minimo la punizione.
Certo
che dal giorno della festa, Irvine si era mostrato sinceramente pentito e
aveva fatto di tutto per conquistare il suo perdono. Ma più si sforzava
più la rabbia dentro di lui aumentava...il fatto era che non riusciva a
capirne il perchè.
“Squall?”Quistis
si avvicinò con il suo solito portamento aggraziato. Non riuscì a non
sentire un certo fastidio nel ripensare a quella stessa mattina, quando
lei e Irvine si erano appartati a parlare. Li vedeva spesso insieme.
“Adesso
vado ad aiutare, non preoccuparti mi ha già chiamato Zell.”
“Non
è per questo. Ho controllato sul computer in classe prima di partire e ho
visto che tu possiedi il GF Leviathan. E’ giusto?”
“Sì
e allora?” le rivolse il suo sguardo Special-Ice.
“Stai
già controllando Ifrit, Diablos e Eden.
Irvine non ne ha ancora nessuno, e in questo contesto si troverebbe in
pericolo, dato che non può nemmeno usare magie di cura in caso di
bisogno, potresti prestargli Leviathan? Il suo tasso di compatibilità è
piuttosto alto...”
“Perchè
proprio io?”
“Perchè
sei l’unico in grado di cavarsela anche senza uno dei tuoi GF. Non me la
sento di chiederlo agli altri.”
Lanciò
uno sguardo pensieroso verso i suoi compagni che si stavano dando un gran
daffare a costruire il tendone. Irvine stava annodando qualche cosa,
inginocchiato a terra, i lunghi capelli che ricadevano morbidi sulla
schiena. Quasi lo avesse “sentito” si era girato verso di lui e
incontrando i suoi occhi gli aveva lanciato un piccolo sorriso...vederlo
così gli faceva male adesso. Odiava il pallore della sua pelle. Odiava il
ricordo di due notti prima, quando fingendo di dormire aveva ascoltato i
suoni strazianti delle sue lacrime. Odiava se stesso per quello che gli
stava facendo.
“E
va bene.” Acconsentì distogliendo lo sguardo da Irvine...per non vedere
il suo sorriso spegnersi sulle sue labbra. Irrigidì la mascella
sorpassando velocemente Quistis.
“Aspetta...solo
una cosa...da amica però.”
Si
fermò dandole la schiena, senza dire nulla.
“Perdonalo.
Ci sta male davvero, non vedi? Non capisco il perchè tu dia tutta la
colpa a lui. Eravamo tutti quanti nelle stesse condizioni e stavamo
scherzando. Non l’ha fatto con cattive intenzioni. Ti vuole bene...”
“Non
sono affari tuoi. Credi che sia facile per
me?” non riuscì a nascondere la lieve incrinatura della sua voce.
Si morse le labbra stringendo forte i pugni ai suoi fianchi...non aveva
bisogno dei consigli di nessuno! Ancor meno di un insegnante senza
carattere che si faceva mettere i piedi in testa dai suoi studenti.
“Se
ci stai tanto male perdonalo. Oh Squall...perchè per una volta non lasci
stare l’orgoglio?” Quistis gli accarezzò dolcemente un braccio,
ponendosi di fronte a lui e riprendendo a parlare con quella sua voce
dolce e preoccupata. Non riuscì ad alzare gli occhi. “Ti ha chiesto
scusa già un sacco di volte, non ottieni niente a rimanere arrabbiato in
questo modo. Dagli un altra possibilità. Ti prego.”
“Ci
penserò d’accordo? Posso andare adesso?”
Quistis
sospirò scuotendo la testa. “Sì, va pure. Non eri obbligato ad
ascoltarmi, comunque.”
Raggiunse
in silenzio gli altri suoi compagni...la tenda era già crollata un paio
di volte e ora aveva una brutta brutta inclinazione a destra, meglio
assicurarsi che il lavoro fosse fatto bene, non voleva trovarsi alle due
di notte senza un “tetto” (se di tetto poteva parlare) sopra la testa.
L’allenamento
era durato tutto il pomeriggio: si erano divisi in tre squadre,
rispettivamente Seifer Raijin e Fujin, Squall e Selphie, lui Quistis e
Zell. Capiva perfettamente la decisione di Quistis di tenerlo vicino dato
che non sapeva ancora come usare tutte quelle nuove abilità che era
riuscito ad acquisire con Leviathan.
Avevano
continuato a combattere incessantemente con ogni tipo di mostro
sull’isola finchè non era diventato troppo buio per muoversi. Si era
battuto fino allo stremo...il solo fatto di avere ora dentro di lui
qualcosa che aveva posseduto Squall lo riempiva di coraggio e di una
rilassante sensazione di pace. Aveva combinato un sacco di guai con quelle
stupide magie (aveva continuato a guarire per un disastroso numero di
volte lo stesso mostro ^^’’) ma ora riusciva a controllarle un po’
meglio.
L’interno
del tendone non era poi così tanto freddo come aveva temuto, Selphie era
tornata prima di tutti al “campo base” e aveva acceso un fuoco in modo
da alzare un pochino la temperatura, i sacchi a pelo che aveva fornito il
garden erano eccezionalmente caldi e comodi.
Lanciò
un occhiatina timida a Squall che si era seduto sul suo con un mezzo
panino in mano, il viso serio e pensieroso. Chissà che effetto avrebbe
fatto essere nello stesso sacco a pelo, abbracciati l’uno all’altro. A
baciarsi...arrossì chiudendo gli occhi. Baciava così bene...lo faceva
impazzire quel suo modo tanto inesperto di muoversi. La sua innocenza gli
infiammava il cuore facendolo sentire in colpa allo stesso tempo.
Sentì
una forte sensazione di disagio alla bocca dello stomaco...mal di testa.
Buttò distrattamente una mano sulla tasca dello zaino, aprì la cerniera,
senza trovare nulla al suo interno. Si ricosse stupito mentre si rendeva
conto del suo errore. Era partito e l’aveva lasciata a casa. Aveva
lasciato a casa la “scatola magica”. Sapeva che prima o poi ne avrebbe
avuto bisogno ancora...sapeva che quel momento non era lontano, poteva
leggerselo in faccia ogni volta che si guardava allo specchio...anche
quella mattina aveva visto quell’ombra nera dietro di lui, ma non si era
accorto di quanto fosse vicina.
“Merda.”
Si coprì il viso con le mani sentendo una piccola fitta molto simile al
panico prendergli il petto. Ora l’importante era stare tranquillo, non
era detto che sarebbe ricominciato tutto proprio in quel momento, in quel
posto. Era solo una reazione al dispiacere che sentiva per l’arrabbiatura
di Squall verso di lui, niente di più. Non era il caso di fare
conclusioni affrettate. Riuscì lentamente a sciogliere la morsa al
petto...ora avrebbe mangiato qualcosina poi si sarebbe fiondato a dormire,
era talmente stanco che si sarebbe sicuramente addormentato come un
ghiro...mentre si dirigeva verso gli altri si ritrovò a pregare
silenziosamente...fa che non sia adesso. Fa che non tornino.
E
così la sua adorata maestra
l’aveva incastrato un altra volta. Mentre lui se ne stava, per la prima
volta in tutta la giornata tranquillo a mangiare il suo panino, quella era
saltata fuori con la storia dei turni. Tre persone che si sarebbero date
il cambio ogni due ore. Aveva avuto lui l’onore del primo turno.
Guardò
risentito verso l’entrata del tendone, ancora lievemente illuminato dal
fuoco ormai quasi spento, quelli stavano già dormendo tutti alla faccia
sua! Quanto era vero che si chiamava Seifer Almasy, gliel’avrebbe fatta
pagare! Intanto visto che nei paraggi non c’era nessuno a guardarlo
avrebbe potuto fumarsi un paio di sigarette. Alle spalle della maestra.
Frugò svogliatamente nella tasca del soprabito e si appollaiò sopra ad
un tronco caduto, a guardare il cielo scuro...una bella notte tranquilla e
stellata.
Avrebbe
preferito essere nel suo letto.
Si
rannicchiò il più possibile nel suo sacco a pelo, cercando di racimolare
più calore possibile. Forse per una cosa del genere avrebbe come minimo
dovuto aspettare un periodo dell’anno più caldo per proporla. Zell per
tutta la sera aveva esageratamente tremato per dimostrarle quanto freddo
aveva. Era riuscita bene o male a farlo smettere regalandogli la sua
porzione di vino, che oltre ad averlo riscaldato, per fortuna, l’aveva
anche mandato dritto dritto a letto a testa bassa e faccia rossa.
Guardò
nella poca luce il viso del suo amico...stupita si ritrovò a guardare nei
suoi occhi azzurri, insolitamente tristi. Forse era un effetto del vino.
“Zell...perchè
non dormi?” sussurrò allungando un braccio per toccargli una guancia.
Per quanto si sforzasse ogni volta che parlava con qualcuno
automaticamente cercava anche il contatto fisico. Era una cosa che aveva
sempre fatto imbestialire Squall.
“Oh...niente.
Pensavo.” Zell sbadigliò tirando l’orlo del sacco un po’ più in
su, fino a coprirsi anche la bocca. “L’ho perso Quissy. Ormai non ho
più nessuna possibilità.”
“...non
capisco di che stai parlando.”
“Squall.”
Gli occhi di Zell si posarono su di lei, colpevoli e ancora più tristi di
prima. Tirò fuori una mano e si tirò sul viso una ciocca di capelli,
come per coprire il delizioso tatuaggio sul lato esposto del suo viso.
“Ho sempre fantasticato su di lui...ma ora ho visto il modo in cui quei
due si guardano...e litigano.” Zell sorrise appena. “Sembrano una
coppietta appena sposata...Squall è quello dispettoso e Irvine si lascia
mettere i piedi in testa...”
“Lo
so...hai ragione. Però non riesco ad essere gelosa di loro...” arrossì
intensamente accorgendosi della sua involontaria confessione. Zell non
diede nessun segno di sorprendersi. Già, non era poi un segreto, lo
sapevano tutti. “Però la mia è una battaglia che non posso nemmeno
sostenere.”
“Neanche
io se è per questo.”
“Tu,
sei in una posizione già diversa dalla mia.”
“Quissy...ormai
posso anche essere il Principe azzurro, non credo che potrei comunque
farci qualcosa. Io...voglio bene ad entrambi...e so che Irvine è davvero
innamorato. Mentre io...il mio era semplicemente un sogno.”
Girò
per un attimo gli occhi verso il posto in cui dormiva Squall. Poteva
intravedere soltanto un ciuffo spettinato di capelli scuri, ma già quello
la riempiva di una tenerezza infinita. “In poche settimane Irvine è
riuscito a fare quello che non siamo stati capace noi in tanti anni. Credo
che Squall abbia finalmente trovato la sua metà mancante anche se non
vuole accettarlo ancora.”
“Se
solo fossi nato donna sarebbe stato molto diverso.”mormorò abbattuto
Zell premendo la faccia sul cuscino.
“Se
solo fossi nata uomo forse avrei avuto una speranza con almeno uno dei
due.” Mormorò abbattuta Quisty. Il sacco a pelo di Zell si accartocciò
in modo strano, si stese e tremò...oddio no! L’aveva fatto piangere.
Brava amica che era.
“Zell...dai
non fare co...ma...ma...tu RIDI!”
“SSSh!!!
Ha ha...non...parlare forte...ha ha ha...”
“Che
ci trovi di tanto divertente?”
“Non
ti ci vedo come uomo...saresti sempre lì a preoccuparti dei pettinini,
delle unghie e dei capelli...è meglio se rimaniamo così.”
Non
riuscì a non sorridere...Zell era davvero troppo imprevedibile. Non era
una cosa da poco avere la capacità di ridere su cose che facevano tanto
male.
“Zell?”
“Eh?”
“E’
bello parlare con te...seriamente dico. Non pensavo fosse possibile.”
“Neanche
io.”
Si
sentiva stranamente meglio, adesso. Forse avrebbe dovuto fare come Zell,
una risata...e sperare di nascere del sesso giusto, nella prossima vita.
Più
che due sigarette ormai aveva fatto fuori l’intero pacchetto. Si stava
annoiando, e spesso quando si annoiava tendeva a diventare un soggetto
molto pericoloso. L’erba sotto i suoi stivali era umida, l’aria fredda
e pungente, una sensazione di bagnato ai piedi.
Basta
così, quella Quistis si era presa gioco di lui, lì in torno non si era
ancora vista l’ombra di un singolo mostriciattolo! L’aveva messo
appostato là fuori al freddo e al gelo soltanto per tenerlo lontano da
tutti...per evitare guai.
“Al
diavolo...” borbottò trascinando i passi fino all’entrata del
tendone. Se non poteva andare a dormire almeno sarebbe rimasto di guardia
dentro, al calduccio! Sbirciò dentro guardingo, pronto a ritornare di
gran carriera sui suoi passi se solo la cara maestra fosse stata là
pronta a ricattarlo con quel suo tono saccentino...ma tutti quanti stavano
dormendo della grossa.
Magari
poteva fare uno scherzetto a Squall...chissà che faccia avrebbe fatto se
gli fosse piombato addosso. Sicuramente si sarebbe preso un colpo pensando
che voleva fargli qualche giochetto erotico perverso o qualcosa del
genere. Sorrise furbescamente cercando di individuare la posizione della
“vittima”...
Un
gemito subito alla sua destra...la bocca gli si aprì in un moto di
sorpresa. Ooh!! Non poteva credere alle sue orecchie! Che quel pistolero
dalle manine vellutate e dalla faccia innocentina si fosse infilato dentro
il sacco a pelo con Mister ghiaccio? Si ritrovò a sghignazzare
incontrolabilmente mentre in punta di piedi si avvicinava un po’ di più
verso la fonte di tutti quei gemiti e sospiri...voleva gustarsi lo
spettacolino...gratis! Allungò il collo...strano, il pistolero era da
solo. Completamente solo.
Un’altra
idea gli balenò maliziosamente nella testa... allora quel delizioso
ragazzino si stava... accontentando da sè? Già, probabilmente Ice Men lo
aveva cacciato via con una occhiataccia...bè, in fondo sarebbe stato uno
spettacolo niente male lo stesso. Chissà come sapeva usarle bene quelle
mani...
Nella
quasi perfetta oscurità riuscì a cogliere i lineamenti del giovane viso:
un'espressione che non poteva nemmeno lontanamente avvicinarsi al piacere,
quella era un espressione profondamente sofferente, straziata...le labbra
strette fino a sanguinare, da sotto le palpebre tremanti scivolavano
lentamente lacrime che scendevano pigre e monotone ai lati del viso.
Forse
avrebbe dovuto svegliarlo...la testa di Irvine si girò da un lato
premendosi forte sul grezzo cuscino di stoffa, un altro gemito più
straziante e disperato era sfuggito dalle labbra ferite mentre una mano
scattava in aria come per afferrare qualcosa, per poi chiudersi in un
pugno impotente, ricadendo sulla coperta...una sprizzata di minuscole
goccioline rosse fiorirono allargandosi sul tessuto grigio...si inginocchiò
in fretta...quello era matto, Dio santo! Stava sanguinando da tutte le
parti!
“Ehi
tu!! Smettila subito! Sveglia!” aveva sibilato minacciosamente
afferrando il davanti del maglione di Irvine alzandolo malamente a sedere.
La testa del ragazzo era ricaduta indietro mollemente, mentre una sottile
linea di sangue era serpeggiata fino al mento, unendosi alle lacrime. Gli
occhi non si erano aperti, il corpo che teneva fra le braccia era rimasto
inerte e floscio.
“Apri
i maledetti occhi!” questa
volta aveva accompagnato all’esortazione uno scossone violento. Forse
quel poveretto stava avendo una crisi epilettica o qualcosa del genere, o
forse era rimasto avvelenato senza accorgersene e a distanza di tempo ora
gli stava piegando gli stracci fra le braccia!! Fece per richiamare
l’attenzione di tutti quanti i suoi compagni addormentati ma Irvine
rabbrividì leggermente rialzando debolmente la testa e l’aveva fissato
con due occhi spaventosamente vuoti e ciechi, quasi non lo stesse
vedendo...poi aveva riacquistato magicamente una parvenza di normalità e
gli aveva afferrato con una mano il braccio con cui ancora gli teneva
stretto il maglione.
“Finalmente!!!
Pistolero pensavo stessi tirando gli ult...” Svenne quasi per lo schock
mentre la testa gli si riempiva di un frastuono infernale...di un grido
talmente spaventoso, grondante di terrore così enorme da svuotargli la
mente da ogni pensiero. Irvine continuò a gridare...lottando per uscire
dal suo sacco a pelo...quelle grida erano insopportabili, gli bruciavano
perfino gli occhi, non riuscì nemmeno ad evitare una potente ginocchiata
che lo raggiunse giusto su un fianco...non sentì nemmeno il dolore. Il
cuore gli stava scoppiando nel petto...
L’unica
cosa che gli passò per la testa in quel momento fu quella di afferrarlo
per i capelli e mollargli la più grande sberla che avesse mai dato in
tutta la sua vita. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per cancellare al più
presto quelle grida...mai, mai aveva creduto che un essere umano potesse
emettere un suono del genere...
Era
silenzio ora. Ma lo fu per qualche secondo e niente più...un fascio
accecante di luce lo investì in pieno...si rese conto che stava ancora
tenendo i capelli rossi stretti in mano, il braccio ancora proteso per lo
schiaffo appena dato...Irvine se ne stava muto, tremante con una mano
sulla faccia, gli occhi sgranati...il sangue che adesso gli imbrattava metà
del viso per le ferite al palmo...e tutti fissavano sgomenti la scena.
Sette pallide facce sconvolte...
“Che
diavolo...gli hai fatto” Quistis sembrava dover cadere per terra da un
momento all’altro, tutti gli altri rimaneva in silenzio, inebetiti. “Irvy...”
la ragazza l’aveva spostato senza nemmeno guardarlo in faccia e aveva
preso il viso di Irvine fra le mani probabilmente per capire da dove
veniva quel sangue...lui si era lasciato fare, passivo, quasi fosse
ripiombato in quella catatonia di poco prima.
“Merda...io
non gli ho fatto un bel NIENTE!!! L’ho solo svegliato! NON GLI FATTO
NIENTE!!” aveva ruggito sfoderando rabbiosamente il suo gunblade...poi
lo aveva gettato a terra, lo sguardo furioso. “PERCHE’ DEVO sempre PER
FORZA...fare qualcosa!!!”
“L’hai
picchiato...” la voce di Quistis era stranamente tranquilla e pacata.
“Ma
l’hai sentito?? Appena l’ho toccato ha cominciato a...a...strillare!”
“L’hai
toccato...”
“Sì!
SI’! MALEDIZIONE SI STAVA AGITANDO NEL SONNO!”
“Non
gridare...”
“NON
STO GRIDANDO!”
“SI’
INVECE!” Quistis era schizzata in piedi in lacrime fronteggiandolo
furiosa. “Se solo gli hai fatto qualche cosa io ti ammazzo con le mie
mani Seifer!”
“Piantatela
tutti e due...si è solo morso le labbra e si è piantato le unghie in un
palmo delle mani. Tutto lì.” Squall si era inginocchiato
tranquillamente al fianco dell’amico e aveva esaminato in modo
distaccato le ferite. Selphi (che stava piangendo) si era avvicinata per
vedere bene, poi aveva annuito a Quistis che gli aveva lanciato a sua
volta uno sguardo ancora furente.
“Spero
che tu non centri davvero o...”
“E’
colpa mia.” Tutti gli occhi erano schizzati in direzione di Irvine che
ora si stava lentamente riprendendo. Si era sfregato la faccia, ancora
tutto rigido, poi si era fissato le mani, pensieroso, gli inequivocabili
piccoli tagli a mezzaluna. Poi aveva scrollato la testa, lentamente, quasi
un muto diniego. “Ho...avuto un...brutto sogno.”
“Sei
sicuro? Non c’è motivo di coprire nessuno...”
“Ho
detto che ho avuto un brutto sogno.” Aveva replicato seccamente. Quistis
si era ritratta, sorpresa e dispiaciuta per l’insolito tono che Irvine
aveva usato contro di lei. “Scusa...non
ha fatto niente...sul serio...scusa Seifer se ti ho spaventato.”
“Non
mi hai affatto spaventato. Moccioso.” Era uscito in tutta fretta, i suoi
polmoni stavano scoppiando, bruciavano dolorosamente in cerca di aria
fresca. Quistis non tentò di fermarlo nè tentò nessun altro. Ormai
l’equivoco era chiarito. Pretendeva delle scuse da quella stupida
ragazza, non era giusto aggredirlo in quel modo, dopo che si era tanto
preoccupato...
Si
ritrovò nuovamente a guardare il cielo punteggiato di stelle, nel freddo,
ma questa volta non c’era silenzio perchè l’eco di quelle grida
continuava a ritornare perpetuo dentro la sua testa...non erano una cosa
che avrebbe dimenticato tanto facilmente. Terribile. Assolutamente
terribile.
Aveva
dovuto sudare sette camicie per riuscire a mantenere un contegno alla
vista del sangue sulla faccia di Irvine...di certo non era uno che si
impressionava alla vista del sangue, ma quando si trattava di quello di
Irvine era tutta un altra cosa. Si sentiva sempre sul punto di svenire,
perdeva il controllo, gli si svuotava la testa. Ma in mezzo a tutto quel
caos...grazie a Dio ci era riuscito a fingere distacco, cosa che non
provava assolutamente.
Seifer
si era fiondato fuori come una furia e Quistis poco dopo l'aveva seguito,
ancora scossa, ci era rimasto davvero di sasso alla sua reazione così
aggressiva. La dolce sensibile Quistis allora ce la aveva le unghie,
nascoste da qualche parte. Ce le aveva eccome!
Irvine
se ne stava in silenzio a tremare debolmente stringendosi al petto le mani
ferite, con lo sguardo fisso sul pavimento. Selphi era seduta di fianco a
lui e singhiozzava ancora spaventata. Zell sembrava come congelato, in
piedi a reggere la torcia verso di loro, quasi si fosse incantato.
"Fammi
vedere le mani." aveva preso con delicatezza una mano di Irvine per
poterla esaminare con più cura, ma lui l'aveva ritratta in fretta, quasi
gliel'avesse morsa. Gli aveva lanciato un occhiata confusa e aveva scosso
la testa soffocando un singhiozzo.
"Faccio
da solo."
"Non
hai più magie. Non puoi fare da solo. Non ti faccio male..."aveva
sentito una stretta al petto. perchè lo guardava in modo tanto
spaventato? Forse era meglio non insistere, non gli sembrava ancora del
tutto normale. "Vuoi che ti curi Selphie?"
Selphie
l'aveva guardato annuendo, sforzando uno dei suoi dolci ampi sorrisi.
"Certo...faccio io, va bene? In fondo io sono una ragazza...sono più
delicata!" gli aveva strizzato un occhio. Era sorprendente la sua
velocità di recupero di buon umore. Notò con un certo disagio che Irvine
questa volta non aveva opposto nessuna resistenza quando Selphi si era
apprestata a curarlo. Allora ce l'aveva davvero con lui.
Aveva
esagerato. Sentì un altra fitta dolorosa che quasi gli fece salire la
lacrime agli occhi. Era stata colpa sua se Irvine stava così male?
L'aveva fatto soffrire fino a quel punto? Non riuscì a rialzare gli occhi
sul viso pallido del ragazzo. Rimase in silenzio finchè Selphi non ebbe
finito di curarlo a dovere. Lasciò docilmente che lei gli ripulisse anche
il viso dal sangue con un panno umido.
"Che
cos'è successo?" timidamente era riuscito a scambiare un'occhiata
con Irvine che si era limitato ad un'alzatina di spalle e un altra
scrollata di capo.
"L'ho
detto. Un incubo."
"Doveva
essere davvero...terribile."
"Non
so. Non me lo ricordo. E' troppo presto per ricordare, ancora..."la
voce di Irvine era stranamente vuota, priva di emozioni. Rabbrividì
alzandosi in piedi. Per un attimo temette di ricascare, le gambe gli
stavano vergognosamente tremando...si era spaventato molto più di quanto
avesse creduto.
Era
stato orribile aprire gli occhi a quei suoni...non sembravano nemmeno di
un essere umano. Guardò per un ultima volta Irvine che si stava
raggomitolando nuovamente nel suo sacco a pelo mentre Selphi gli aveva
spostato accanto il suo in modo da fargli la guardia. Non doveva
preoccuparsi, era in buone mani.
Seifer
era seduto su un tronco poco lontano, di spalle alla tenda. Lo raggiunse
silenziosa, pensando accuratamente a quello che gli avrebbe dovuto dire.
Non poteva permettersi di sbagliare un altra volta. L'aveva accusato
ingiustamente....si era comportata nel peggiore dei modi, attaccandolo in
quel modo senza nemmeno stare a sentire per prima cosa quello che anche
lui aveva da dire.
"Seifer..."
"Ah!"
Era
ruotato in fretta su se stesso quasi rovinando a terra. Anche lei presa
alla sprovvista da quella reazione era scattata indietro. "S-scusa...non
volevo spaventarti?"
"Non
mi hai spaventato....solo, non saltare fuori alle spalle della gente in
questo modo se non vuoi qualche pugno indesiderato." rude come al
solito. Di certo questa volta se la meritava.
"Okey.
Senti...mi dispiace sono stata una stupida a reagire in quel modo...ho
perso la testa. Scusami."
Seifer
sembrava sorpreso, la guardò perplesso poi con una alzata di spalle
imbarazzata si era seduto, sorridendo nel suo solito modo da sbruffone.
"Lascia
perdere prof. Sono abituato."
"No...perdonami.
Quando sbaglio io lo so riconoscere. Giusto fammi contenta e dì che mi
perdoni."
"Bè...se
me lo chiedi così! D'accordo maestra...in fondo è colpa mia se mi hai
preso male. Non è vero?" Le si era avvicinato torreggiando su di
lei. Non c'era nulla di minaccioso però nel modo in cui le posò la mano
sulla spalla. "Perdonata. A parte che era una situazione un
po'...strana. Merda me la sono fatta sotto. E anche tutti voi. Quel cowboy
ha qualche rotella fuori posto...anzi è tutto scombinato. Non è normale
sclerare in quel modo!"
"Infatti.
Approfondirò meglio la cosa più avanti. In questo momento è meglio
lasciarlo in pace."
"Se
ricomincia a strillare?" Seifer sembrava preoccupato. Guardò verso
la tenda e poi sospirò profondamente. "Deve avere delle ragioni
piuttosto serie per ridursi in quel modo...vabbè...non sono fatti miei
comunque."
"Sei
molto dolce a preoccuparti per lui."
"...stai
cercando di fare amicizia?"
"No.
Noi siamo già amici Seifer, se proprio non te ne sei accorto. Basta così
per quanto riguarda i turni di guardia. Lasciamo perdere tanto non succede
nulla. Vieni pure a dormire quando vuoi..." Quistis lo lasciò solo,
con un ombra lontana di sorriso sulle labbra decise di seguirla subito.
Doveva riconoscere che non era così male la ragazza, quando si impegnava.
Forse le avrebbe dato una possibilità...
2°
Giorno
Era
stato colpito duramente, il corpo ferito che strillava di dolore
annebbiandogli il pensiero. Riusciva a tenere alta a malapena la sua
Gunblade.
Non
poteva usare i suoi GF, ormai l'HP di tutti e tre era meno di 10 punti,
sarebbero morti al primo attacco. Se usava Aura avrebbe aumentato le
possibilità di utilizzare alcune delle sue Tecniche Speciali.
Sentì
improvvisamente una sensazione di benessere diffondersi in tutto il corpo
mentre veniva curato completamente.
"Ehi...Squall,
che ti prende? Toccava a te, ancora qualche secondo e ti avrebbe
colpito."
Selphi
ripartì la terza volta consecutiva in attacco colpendo a morte il nemico
che si afflosciò a terra senza vita scomparendo di li a poco. Si circondò
la vita con le braccia.
"Scusa
sono distratto."
"Vuoi
che torniamo indietro a riposarci? Non è un problema." Selphi
cominciò a rovistare allegramente fra i suoi oggetti cominciando a
rigenerare tutti i GF mentre nello stesso tempo continuava a parlare.
"Anche gli altri saranno tornati sai...non è mica uno scherzo andare
avanti con un combattimento ogni due metri...questa zona è piena zeppa di
quei brutti mostracci anche se ormai ne abbiamo fatti fuori veramente
tanti! Guarda com'è ridotto Ifrit..."
"Tu
non ne sai niente del problema di Irvine?"
Selphi
lo osservò aggrottando le sopracciglia per un attimo, poi sorrise
furbescamente. "Ah! Dicevo bene...c'era qualche cosa di strano."
Si rialzò pimpante come sempre nonostante tutte le fatiche di quella
giornata."No. Non so niente. Perchè non chiedi a Quisty? Lei ci
parla spesso..."
"Non
fa niente, dicevo tanto per dire."
"Vuoi
dire che non ti interessa?"
"Certo
che mi...bè...non fa niente. Torniamo indietro, sono stanco non ce la
faccio più."
"Se
sei tanto preoccupato per lui perchè non ci fai pace?"
"Perchè
è lui che adesso è arrabbiato con me. Senti...ma tu riempi sempre la
gente di dom..."
"Ho!!!
Ma non dire sciocchezze! Irvine non ce l'ha affatto con te! Non è che ti
sei sbagliato?"
Con
un grugnito Squall si avviò sul sentiero sicuro, ne aveva davvero
abbastanza di scontri per quel giorno. E ne aveva abbastanza di tutte
quelle domande. Selphi lo seguiva svelta, continuando a parlare,
saltellando e ridendo cercando in tutte le maniere possibili di fargli
fare altrettanto. Strano, le occhiatacce non funzionavano. Che ragazza
testarda...se solo avesse saputo come stava Irvine.
Poteva
chiedere a Quistis di farsi cambiare gruppo e di andare nel suo...ma
sapeva che la sua scelta per i "party" era bilanciata in base
alla potenzialità di tutti i ragazzi. Spostandosi avrebbe rotto
l'equilibrio. Meglio lasciare tutto com'era...anche se sapeva che la
mattina seguente si sarebbe ancora sentito male a vederlo andare via con
gli altri...sempre dopo avergli lanciato quel suo sorriso timido e uno
sguardo carico di tristezza.
Era
davvero il caso di mettere via l'orgoglio o andando avanti in quel modo si
sarebbe fatto ammazzare, prima o poi.
Come
Selphi gli aveva predetto erano già ritornati tutti quanti, da almeno un
oretta. Quistis stava rappezzando il soprabito di Seifer che osservava il
suo operato commentandolo sarcasticamente. Zell stava mangiando, Rajin e
Fujin stavano litigando su chi si sarebbe mangiato i pesci che avevano
pescato mentre Irvine...lui era seduto un po’ lontano degli altri e si
stava spazzolando i capelli, fu felice di vedere un espressione rilassata
sul suo viso.
Si
avvicinò a lui e gli si sedette a fianco, senza dir nulla, limitandosi a
giocherellare con un filo d’erba. Sentì inevitabilmente lo sguardo
caldo e triste di Irvine, che aveva smesso di pettinarsi.
“Tutto
bene l’addestramento?”gli chiese noncurante continuando a non
guardarlo.
“Sì,
tutto bene. E tu? Selphi ha detto che hai avuto qualche problema, è
vero?”
“Se
lo sai, non chiedermelo.”
“Già...mi
dispiace. Domanda idiota.” Gli sorrise dandosi un leggero colpetto sulla
testa.
Ma
perchè doveva per forza continuare ad essere tanto odioso se era andato lì
apposta per fare face? Si rialzò rabbiosamente stringendo forte i denti,
che stupido! Stava solo peggiorando tutto quanto. Meglio lasciare che ci
riprovasse Irvine a far pace, almeno avrebbe usato le parole giuste.
Irvine aveva ripreso tranquillamente a pettinarsi...se lo guardava ancora
un po’ questa volta si sarebbe messo a piangere lui per la frustrazione.
Non
aveva mai avuto il bisogno di esprimere i suoi sentimenti a nessuno prima
di allora, non aveva mai avuto bisogno di fare la pace con nessuno, non
aveva mai avuto il bisogno di amare nessuno...non fino a quando era
arrivato Irvine. Con quella sua segreta fragilità...con tutti i suoi
misteri. Il suo universo si era aperto, era andato in mille pezzi come una
sfera di vetro soffiato lasciata cadere sul pavimento...ogni sua difesa
era stata spazzata via. Soltanto che ora aveva allontanato forse per
sempre l’unico appiglio a cui sostenersi...forse sarebbe stato
inghiottito dalle onde e trascinato al largo, nella solitudine.
Quella
notte, mentre ormai tutti erano addormentati sgusciò silenzioso come un
fantasma fuori dal suo sacco a pelo, scalzo, lo arrotolò e senza un solo
rumore raggiunse quello dove dormiva Irvine. Sembrava tranquillo quella
notte, solo ogni tanto le labbra delicate tremavano...sognava ancora
quella cosa spaventosa?
Si
stese accanto a lui, nel suo sacco, infilandosi ancora dentro per evitare
il freddo, rabbrividendo. Rimase a guardare il suo viso splendido,
turbato. Forse...l’aveva visto fare tante volte a Selphi la notte prima,
accarezzò dolcemente, sfiorandola appena una guancia calda di Irvine,
spostandogli una ciocca ramata che gli era caduta sugli occhi. Sembrò
sospirare come di sollievo e subito l’agitazione si cancellò dal suo
viso. Passò una mano anche sullo spesso tessuto, su una spalla,
affettuosamente, in modo rassicurante.
“...Squall...”
era un sussurro appena percettibile, non era nemmeno sicuro di averlo
sentito davvero, era stato solo un sospiro nel profondo sonno ?
“Scusami.
Scusa se sono tanto imbecille...” sussurrò alzandosi su un gomito e
chinandosi sopra al suo compagno, posando un bacio leggero sulla sua
fronte. Almeno quando dormiva riusciva a dirgli qualche cosa di
intelligente. Una piccola consolazione. Non avrebbe distolto gli occhi da
lui per un solo istante, in modo da poter imprimere a fuoco nella sua
mente quel viso bellissimo...fino a riuscire a scorgere l’anima che
aveva trafitto tanto impietosamente. Magari avrebbe potuto chiedere
direttamente a lei il perdono, cancellando per sempre le sue ferite...
3°Giorno
Quella
mattina era riuscito a salutare per bene Irvine e si sentiva carico. Era
rimasto davvero al suo fianco tutta la notte, era ritornato al suo posto
soltanto dieci minuti prima della sveglia ed era riuscito a non
addormentarsi. Nonostante non avesse dormito si sentiva splendidamente in
forma...forse quel giorno sarebbe riuscito a far pace anche lui da solo!
C’era
solo un problema non trascurabile a cui doveva far fronte in quel momento
dopo le solite dieci ore di allenamento: i suoi vestiti facevano schifo. Non era riuscito
a scappare in tempo da una di quelle schifose piante carnivore che gli
aveva sputato addosso una sostanza viola limacciosa e ora i suoi abiti
erano tutti impregnati di quella roba. Per non parlare di lui stesso...era
sporco. Odiava non potersi fare una doccia e adesso stava davvero perdendo
la testa, doveva lavarsi assolutamente. In fondo quello non era una
guerra, era soltanto un allenamento!
Quistis
e Selphi stavano preparando una brodaglia inquietante dove galleggiavano
delle cose strane...tentò di ignorare l’odore pungente ma probabilmente
non riuscì nel suo intento visto che Quistis lo guardò desolata e
Selphie ridacchiò.
“Vado
un attimo via.”
“Non
andare da solo. Lo sai che non puoi...non...ehm...mangi prima?”
“Non
ho molta fame. Devo per forza andare da solo. Farò presto.”
Quistis
scosse la testa.”No. Mi dispiace, porta qualcuno con te.”
“...okey.
A dopo.”
Bè,
non se ne sarebbe accorto nessuno se fosse stato via solo una
mezz’oretta! Avrebbe usato l’abilità zero incontri di Diablos in modo
da non essere attaccato da nessun mostro. Non c’era assolutamente nessun
pericolo...e poi sapeva badare a se stesso.
Sgattaiolò
di soppiatto dietro all’accampamento gettandosi nel folto della
boscaglia. Aveva notato un laghetto davvero invitante non molto lontano da
lì, in dieci minuti sarebbe arrivato, altri dieci per farsi un bel bagno,
anche se sarebbe morto di freddo, e dieci per tornare. Mezz’ora esatta.
Arrivò
con qualche minuto d’anticipo...anche se era già buio, solo la luce
della luna che si specchiava chiara sullo specchio limpido dell’acqua.
Controllò veloce l’ora...le nove esatte. Finalmente la sua doccia.
Sorrise allegramente cominciando a spogliarsi.
Quella
mattina stranamente Squall era stato piuttosto dolce nei suoi confronti,
l’aveva salutato e quando erano partiti per l’allenamento gli aveva
perfino detto di stare attento...forse un pochino gli erana passata.
“Irvine...per
caso sai dove è andato Squall?” Quistis gli era andata incontro con lo
sguardo preoccupato , strofinandosi nervosamente le mani.
“No...non
è qui?”
“Gli
avevo detto di non andare da solo!!! Prima l’ho cercato e...è sparito!
Si è allontanato da qui...”
Si
infilò in fretta gli stivali (visto che era già rilassato sopra il suo
sacco a pelo a fantasticare su ciò che gli avrebbe detto Squall...o
magari che avrebbe fatto) e caricò in fretta il fucile cominciando a
correre fuori, dritto verso il folto del bosco.
“Te
lo riporto subito!” gridò senza voltarsi.
“Irvine...IRVIIINEE!!
Non andartene....” Quistis rimase a fissare la sua sagoma scura che si
allontanava di corsa. Bene...ora avrebbe dovuto chiamare tutti quanti e
andarli a cercare tutti e due. Ma perchè nessuno le dava mai retta?
Era
riuscito a trovarlo molto più facilmente di quanto avesse pensato: lo
aveva sentito cantare, da lontano. Aveva riconosciuto subito la sua voce,
alta, melodiosa, delicata e
sicura allo stesso tempo.
Si
era lasciato condurre da quel canto, fino a che non aveva scorto la
pallida figura di Squall al cetro esatto del lago, la pelle chiara che
sembrava risplendere assorbendo come un cristallo la fioca luce lunare.
Non
era riuscito a chiamarlo, la sua gola era serrata, forse non si ricordava
nemmeno come si faceva a parlare. Di fronte a lui c’era un angelo
caduto, dalle ali invisibili che cantava una melodia sconosciuta, una
bellezza disarmante, che cancellava ogni altra cosa intorno. Non riuscì a
capire quanto tempo era rimasto immobile a fissare Squall...sentiva
imprimersi a fondo nel cuore ogni singola immagine ogni piccolo movimento.
L’acqua
gli arrivava più o meno ai fianchi, riusciva a scorgerne soltanto il
profilo da quella posizione, ma non osava muoversi. Ormai l’obiettivo
della sua missione di recupero era andato perduto, si sentiva come
ipnotizzato da quelle mani che scorrevano amorevolmente sulla pelle
liscia, per poi tuffarsi nell’acqua cristallina...
Squall
aveva smesso improvvisamente di cantare, immobilizzandosi e fissando un
punto lontano dell’acqua, come se avesse notato qualche cosa
di...pericoloso. Aveva iniziato ad indietreggiare lentamente...quello
strano comportamento era servito da campanello d’allarme, finalmente la
sua mente intorpidita si era risvegliata.
“Squall!!”
iniziò a camminare verso il lago arrancando faticosamente fra i cespugli.
Non riuscì nemmeno a fare tre passi che si scatenò un vero e proprio
inferno.
Un
lungo tentacolo purpureo, con un grosso aculeo all’estremità si era
avvolto ad una velocità sorprendente attorno al viso sorpreso di Squall
che al suo richiamo si era voltato verso di lui. Non una solo suono uscì
dalle sue labbra, mentre con un tonfo sordo veniva trascinato
violentemente sotto l’acqua, lasciando dietro di se solo una lieve
schiuma bianca.
“...no...”
in una frazione di secondo era già immerso nel lago, gridando a pieni
polmoni il nome di Squall...ma non c’era una sola traccia che poteva
indicargli dove era stato trascinato. I vestiti lo stavano impacciando nei
movimenti mentre i polmoni sembravano prendere fuoco per il gran gridare.
Il fucile stretto nella mano gli pesava fino a fargli dolere il braccio, i
muscoli gli si stavano lentamente contraendo in dolorosi crampi per il
freddo improvviso.
Scandagliò
freneticamente tutta la superficie...dove...dove!! Un leggero
incresparsi...un ombra scura grande,
non poteva essere quella di Squall. Si era lasciato cadere nell’acqua,
troppo bassa per nuotare, troppo altra per correre, spalancando gli occhi
il più possibile per poter vedere. Era quasi svenuto...quella cosa era
veramente un incubo.
Sembrava
una specie di grossa palla pulsante, la cui superficie era completamente
ricoperta di tentacoli, alcuni lunghi, altri corti...un solo unico grosso
occhio giallo e gelatinoso lo fissava inespressivo mentre iniziava ad
allungare due tentacoli uncinati verso di lui...non tanto la vista di quel
mostro l’aveva turbato, quanto il corpo di Squall, avvolto da una decina
di tentacoli che strisciavano sempre più strettamente intorno a tutte le
sue membra immobili.
Puntò
dritto verso l’occhio spalancato. Non c’era stata nessuna reazione,
solo il continuo lento strisciare. Sparò.
Il
proiettile aveva tracciato una scia dietro ad esso. Dritta. L’occhio era
esploso in un liquido verdastro, mentre tutti i rivoltanti tentacoli si
attorcigliavano spasmodicamente di dolore, aveva fatto fuoco un altra
volta colpendo il mostro appena sotto l’occhio, un altra nuvola di
liquido scuro si era riversata tutta intorno, intorbidendo l’acqua
trasparente.
Era
schizzato in piedi, ansimando e avanzando il più in fretta possibile
verso il punto dove il lago sembrava ribollire...aveva ignorato con le
ultime forze l’orrenda sensazione di quei viscidi tentacoli che si
strofinavano contro le sue gambe, vide una mano pallida emergere per un
momento...tuffò entrambe le braccia, annaspando alla cieca, un
braccio...strinse forte e strattonò verso l’alto con tutta la sua
forza.
Si
tolse scocciato una foglia da dentro la manica. Stava già per andare a
letto quando Quistis era arrivata di corsa, tutta rossa in faccia e
affannata a strillare che c’era un problema. Strano...il problema era
l’uomo del ghiaccio e quell’altro...spariti tutti e due.
Il
suo destino era quello di passare la notte in bianco. Tra le “sclerate”,
Squall che traslocava “di nascosto” nella notte, Quistis che...bè.
Quello era un po’ più complicato. Le cose tra di loro erano migliorate
radicalmente, quella maestrina non era poi tanto male. E ora di nuovo quei
due che si imboscavano...probabilmente l’avevano fatto apposta per
stare un po’ soli.
“Senti
maestra, secondo me questa fuga è losca, è meglio tornare indietro, non
ho affatto voglia di trovarli in atteggiamenti intimi...”
“Non
erano d’accordo. Oh Seifer...ho cambiato tante idee sul tuo conto, ma
una rimane.” Quistis scrutava come un segugio nella vegetazione,
proiettando ovunque il fascio di luce. Se quei due non volevano farsi
trovare di certo non si erano impegnati granchè.
“Cioè?”
“Non
sai mai quando tenere la bocca chiusa.”
Aveva
sghignazzato alla velata provocazione di Quistis, aumentando il passo e
superandola. Mmm...tonfi. Acqua. Bingo!!! Alla fine aveva sul serio
ragione, quei due si erano andati a fare un bel bagno freddo al laghetto.
Sì,
ma perchè allora Irvine era ancora completamente vestito e teneva fra le
braccia Squall...che a prima vista sembrava più morto che vivo? Le parole
sarcastiche che stava per dire gli morirono sulle labbra. Dietro di lui
Quistis aveva trattenuto bruscamente il respiro non appena la sua torcia
aveva illuminato i due ragazzi.
“Che
diavolo è successo???” gridò cominciando a correre verso Irvine che
barcollava pericolosamente. Gli tolse dalle braccia il corpo incosciente
di Squall adagiandolo a terra mentre Irvine cadeva in ginocchio accanto a
lui, tremando come una foglia. “Che è successo insomma!!!” gli afferrò
forte una spalla, scuotendolo.
“...mo...mostro...tentacoli...io...io...a...”
Era
inutile tentare di strappargli qualche frase di spiegazione. Molto meglio
concentrarsi su Squall. Selphi aveva cominciato ad abbracciare Irvine
tentando di calmare quei tremiti, Zell e Quistis lo osservavano in
silenzio, poi Quistis si era chinata per posare una mano tremante sul
collo di Squall, premendo un pollice sulla giugulare.
“Il
battito cardiaco c’è...è ancora vivo. Oh mio Dio...”si era coperta
la bocca con una mano mentre grosse lacrime cominciavano a scorrergli
sulle guance bianche.
“Okey...forza,
spero di avere ascoltato almeno in parte le tue lezioni sul pronto
soccorso. O conosci qualche magia che curi lo status “annegato”?”
“N-non
dire sciocchezze...”
Sigillò
il naso con due dita spingendo indietro il capo di Squall, con l’altra
mano gli abbassò il mento, fece un ultimo profondo respiro prima di
sigillargli la bocca con la sua, soffiò con forza l’aria dentro ai
polmoni. Quistis a intervalli regolari, alternandosi a lui, comprimeva il
petto, in modo da non rischiare l’arresto cardiaco. Irvine piangeva,
lunghi straziati singhiozzi sulla spalla di Selphi lanciando occhiate
tormentate di fronte ai loro disperati tentativi di rianimazione.
L’aveva
fissato negli occhi. “Non ti preoccupare pistolero, non te lo lascio
morire.”
Altre
due insufflazioni. Il suo cervello aveva iniziato a fare il rapido calcolo
di quanto tempo poteva essere passato dal momento in cui Squall aveva
smesso di respirare. Contando da quando erano arrivati, aggiungendo il
tempo che Irvine probabilmente aveva impiegato a salvarlo...troppo tempo.
Non gli piaceva affatto la sfumatura lavanda delle sue labbra e nemmeno la
temperatura innaturale della pelle. Gelida.
“Spostiti,
è morto. E’ meglio se lancio Areiz in modo da...”
Squall
aveva aperto gli occhi. Impossibile. Forse il buio l’aveva
ingannato...no. Squall aveva socchiuso le labbra in un difficoltoso
raspante respiro. Con una mossa rapida l’aveva sorretto in posizione
seduta, mentre dalla sua bocca schizzava una quantità impressionante
d’acqua. Irvine con un grido di gioia gli aveva buttato le braccia al
collo mentre l’altro continuava a tossire e sputare cercando di
respirare ancora normalmente. Il gallinaccio era caduto in ginocchio, con
gli occhi chiusi...quel ragazzo diventava completamente inutile nelle
situazioni di pericolo. Quistis era scoppiata a piangere nelle braccia di
Selphie, la consola-tutti.
Tutta
la freddezza che aveva trattenuto fino a quel momento si era sciolta in
una grossa lacrima che aveva asciugato in fretta prima che qualcuno la
potesse vedere. Un gesto completamente inutile visto che bene o male
stavano piangendo un po’ tutti quanti. Ogni tanto, in fondo, faceva bene
piangere in compagnia.
“Gallinaccio...non
svenire perchè a te la respirazione bocca a bocca non te la faccio.”
Borbottò in direzione del povero biondino che sembrava avere tutta
l’intenzione di fare esattamente quello che gli aveva detto. Svenire o
non svenire?
Il
ritorno a casa era stato stranamente tranquillo, a parte il fatto che ora
la tosse che gli era venuta durante la notte (grazie a Dio l’aveva
tenuto sveglio, gli incubi che avrebbe fatto anche se non se li sarebbe
sicuramente ricordati, immaginava perfettamente di cosa avrebbero
trattato) era diventata molto più fastidiosa, si sentiva la testa
leggera, la pelle febbricitante, la gola bruciava tanto che non osava più
nemmeno deglutire per non sottoporsi a quella tortura. Il naso era il
meglio di tutto...continuava incessantemente a gocciolare come un
rubinetto rotto.
La
notte prima, appena erano ritornati all’accampamento, aveva cominciato a
sbraitare in faccia a Squall, non ricordava molto bene tutto quello che
gli aveva inveito contro tanto era sconvolto...aggredire Squall in quel
modo dopo tutto quello che aveva passato era l’ultima cosa che voleva
fare, ma il terrore che aveva provato credendo di averlo perso si era
trasformato in rabbia. Una rabbia che aveva sfogato accusandolo di essere
un bambino capriccioso, egoista e senza buon senso che non si preoccupava
se con le sue stupide azioni metteva in pericolo anche le altre persone.
Squall
nemmeno aveva alzato gli occhi, era rimasto a testa bassa, in silenzio
accettando passivamente tutta
la sua isterica predica senza tentare una benchè minima difesa. Era
rimasto seduto e immobile sul suo sacco a pelo, tirando su con il naso.
Nemmeno il sospetto di averlo fatto piangere l’aveva intenerito.
Nonostante
la sgridata, Squall si era seduto vicino a lui, mogio e silenzioso. Gli
occhi gonfi e rossi erano una prova inconfutabile che non era stato tanto
leggero con le sue parole. Sentì il cuore gonfiarsi...ormai la rabbia era
passata. Segretamente aveva sfiorato con il pollice il dorso della mano di
Squall abbandonata sul sedile, attirando la sua attenzione.
“Stai
bene?” aveva sussurrato per quanto la gola riarsa gli concedeva di fare.
Squall aveva annuito, poi si era spostato leggermente più vicino a lui.
Un altro po’. Inaspettatamente gli aveva passato un braccio dietro alla
schiena e gli aveva posato una guancia su una spalla, alzando timidamente
gli occhi. Quello sguardo pretendeva in cambio un sorriso...lo sapeva. E
questa volta glielo concesse, felice. “Allora abbiamo fatto pace a
quanto pare.”
“Sì.”
“Bene...meno
male.” Con una mano aveva accarezzato amorevolmente quei soffici capelli
bruni. Aveva posato il mento sopra la sua testa, stringendoselo un po’
al petto...almeno una volta tanto Squall era in vena di coccole, non gli
importava che tutti guardassero, di certo non si sarebbe lasciato scappare
quel momento tanto raro.
“Irvine...ma
hai la febbre!!” Squall aveva tentato di sciogliersi dal suo abbraccio
ma lui non glielo aveva permesso, si era limitato ad un altro sorriso e ad
un altra carezza.
“Un
po’ di raffreddore. Mi chiedo tu come hai fatto a non ammalarti.”
“Ifrit
mi ha tenuto caldo. Mi dispiace è colpa mia se sei malato...”
“Figurati.
Sopravvivrò.”
“La
colpa rimane mia. Bè...vuol dire che mi occuperò io di te.” Squall
aveva alzato il viso e l’aveva baciato. Un piccolo bacio a fior di
labbra, ma sempre un bacio. Forse un po’ per la febbre..o un po’ per
tutto il resto, aveva sentito tanti campanellini suonargli nella testa.
Non
aveva importanza se Seifer ridacchiava, se Quistis strozzava Seifer, se
Selphie si copriva gli occhi e Zell mugugnava il suo immancabile
“uffa...e io sono sempre quello sfigato...”. Si chinò su Squall e
ricambiò quel bacio tanto sognato.
Ce
l’ho fattaaaa!!! Yehaaa! ^O^ Non ci speravate più vero?? Il miracolo è
avvenuto in quanto il mio esame è stato spostato a Gennaio. *O* Allora
lassù qualcuno mi ama. Non so chi ma...vabbè. ^__^’’!! Prima di dare
una piccola anteprima del prossimo capitolo (ebbene si!! Eh eh eh...ce
n’è ancora!! Forza e coraggio miei prodi!) voglio fare un altro
ringraziamento: Glen...sei un mito i tuoi disegni mi fanno sognare!!! ^O^
Ti preeeeeeeego! Fanne ancoraaaa!!!!! ^__- Mi raccomando andate tutti a
guardare le sue opere nella sezione fanart su Slam Dunk e Final fantasy 8
perchè sarebbe un pazzia non farlo!!!
Allora...nel
prossimo capitolo...come si può ben immaginare, inizia la vera e propria
tormentata storia d’amore tra i nostri due eroi (e non solo ?O__O?)!
Finalmente il triste passato di Irvine viene alla luce, in una notte di
pioggia. Aggiungo che la storia avrà anche il primo (veramente) piccante
risvolto Lemon...quindi...^__- chi mi ama mi segua! O no?
Peace
& Love
YUNA
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