Ciaaaao!! Finalmente
anche la terza parte!!! Premessa: avevo annunciato che i capitoli erano
ventottoto.. ho
deciso di fare capitoli mooolto più
lunghi e meno numerosi. ^___^' avrete un po' più roba da leggere!!!!! Ho
promesso l'ultima volta una parte un po'...come dire...appetitosa. La
troverete alla fine...EEEEHI!! Non leggerete mica solo quello spero!!
^_^'''''''''
Stai con me
di Yuna
parte III
Scontri
Per
tutta la notte era rimasto con gli occhi fissi al soffitto, ascoltando
quel dolce tranquillo respiro. Era tutta colpa sua, ora lui lo odiava.
Cercò di distinguere la sua sagoma nel buio, ma non vi riuscì, erano
quelle stupide lacrime che gli davano fastidio agli occhi!! Doveva darci
un taglio o si sarebbe svegliato con la faccia tutta gonfia. Ma non era
facile fermarle, quelle. Strizzò forte le palpebre e con un braccio si
coprì la faccia.
Oh
NO! Merda...si era svegliato tardi! Troppo, irrimediabilmente TARDI! Con
un calcio buttò per terra le coperte e con una mano si strappò
letteralmente la magliettona del suo pigiama gettandola di lato,
simultaneamente con l’altra mano si tirò giù i pantaloni e con un
salto abbandonò anche loro sul pavimento.
"Oh!”
Gelo.
Si girò lentamente, Squall lo fissava intensamente dalla porta del bagno,
con lo spazzolino da denti in bocca e un asciugamano intorno alla vita,
era tutto bagnato, i capelli gocciolavano sulle sue spalle, la
pelle...Oddio...la pelle sembrava splendere nella tenue luce del mattino.
Quegli occhi però, tanto freddi. Abbassò in fretta lo sguardo, non lo
poteva sopportare.
“Smetti
di agitarti Kinneas, le
lezioni iniziano dopo oggi.”
“G-grazie...non
lo sapevo.”
“Strano.
La tua amichetta non è della nostra classe?” ribattè secco Squall
tornando in bagno e richiudendo la porta. Non lo sopportava proprio.
Probabilmente l’avrebbe buttato fuori a calci nel didietro se questo non
avesse significato una nota, o una sospensione. Idiota. Aveva fatto
l’ennesima figura da scemo, e per di più stavolta era in mutande.
Borbottò una sequela di parolacce mentre si infilava la sua “tenuta da
battaglia”. Doveva andare da Quisty...subito, doveva parlarle di quello
che gli stava succedendo. Doveva parlarne con qualcuno o sarebbe
scoppiato.
Quando
arrivò in sala mensa si diresse sicuro verso il tavolino dove erano
seduti i suoi amici. Si afflosciò sulla sedia sbattendo la fronte sulla
superficie di plastica del tavolo.
“...
‘giorno.”
Sentì
subito gli sguardi di tutti su di se, preoccupati. Selphi gli dette una
pacca amichevole sulla schiena.
“Irvy!!
Chi è morto?”
“Io.”
Rialzò
il viso cercando di imporsi quel minimo di dignità che ancora gli
rimaneva. Gli bruciavano gli occhi, probabilmente dovevano essere
iniettati di sangue e gonfi come quelli di un rospo. Zell sembrava
pensieroso, poi improvvisamente scoppiò in una risata fragorosa
appoggiando i piedi sul tavolo e incrociando le dita sulla nuca.
“Ho
capito.”
“Cosa?”
“Scommetto
che hai provato il mio drink e adesso sei nel pieni di postumi
da sbornia: la mattina dopo, dico bene?? Mmm??”
“Scemo...sono
rimasto a studiare da Quisty fino a tardi!”
Zell
schioccò la lingua, poi rivolse uno sguardo severo a Quisty. “Ho,
bambina! Non mi sembra il caso di SFINIRLO in questo modo! Lui è ancora
uno studente sai?”
“Ho...litigato
con Squall. O, meglio, mi ha dato del maiale. Crede che tutte le notti che
sono stato da Quisty a studiare, le abbia passate a...fare altre cose. Ed
era incazzatissimo perchè mi ha dovuto coprire.”
Quisty
si portò una mano davanti alla bocca guardandolo tutta dispiaciuta.
“Avrei dovuto immaginare che gli avrebbe dato fastidio...ma ero troppo
presa dall’idea di aiutarti. Mi dispiace è colpa mia.”
“Ormai
è fatta. Mi ha etichettato. Da oggi in poi per Squall sarò l’allegro
Playboy in mutande.” Cominciò a sbattere ripetutamente la fronte sul
tavolo. Toc. Toc. Toc. Ma poi si bloccò quando sentì una serie di
singhiozzi strozzati. Alzò gli occhi.“Ehi!! Ragazzi!! Ma...ma perchè
state ridendo! Per la miseria io sono disperato e voi ridete! Ma dico!!!!
Ehi...” Tutti, compresa Quisty stavano sghignazzando, li fissò
imbronciato. L’allegro Playboy in mutande. Iniziò a ridacchiare anche
lui. Sempre meglio che piangere no?.
Nei
giorni seguenti la sua situazione però era peggiorata, aveva cercato di
stare il più possibile con Squall, ma lui non faceva che evitarlo,
ignorarlo, non rispondeva mai a nessuna sua domanda...e se gli parlava era
solo per dirgli di spostare qualcosa da in mezzo ai piedi, o di sbrigarsi
quando era in bagno. Solo sguardi freddi e occhiatacce. Anche se era dura,
si era limitato ad inghiottire ogni boccone, ogni volta sempre più amaro.
Quistis
gli aveva parlato di Squall...del suo problema: quando era molto piccolo i
suoi genitori l’avevano portato in orfanotrofio. Non si sapeva quale
fosse il motivo. Con lui c’era anche la sua sorellina più grande. Fino
ai sei anni erano rimasti sempre insieme, ma poi la bambina era stata
portata via, era sparita e di lei non si era saputo più niente.
Da
quel momento Squall si era chiuso in se stesso, aveva rifiutato
l’amicizia e l’aiuto di tutti. Si era chiuso in se stesso. Non aveva
più pianto, sorriso...sembrava che tutte le emozioni fossero volate via
dal suo cuore. Sapeva fin troppo bene cosa provava. Troppo...
Dieci
giorno dopo.
Garden: Biblioteca.
A
quell’ora non c’era ancora nessuno, iniziò a percorrere gli scaffali
stracolmi di libri con lo sguardo: Tecniche di combattimento, Magie,
L’occulto...niente di nuovo. Sbuffò. Sempre la solita robaccia. Si girò
e sbattè la faccia contro qualcosa di morbido.
“Scus...a.”Guai.
Seifer. Fujin. Rajin. Tutti e tre insieme, lo fissavano. Strinse forte i
denti, e con la coda dell’occhio si guardò attorno. Nessuno.
“Ciao
Squall. Che cosa cerchi di bello? Ti posso aiutare?!” Seifer fece un
passo avanti, era stretto fra lui e la libreria, si puntellò con una mano
appena sopra la sua spalla, contro uno scaffale, era in trappola.
“No.
Devo andare.”
“Così
in fretta? Che peccato...però scommetto di sapere che cosa stai
cercando.” Seifer iniziò ad avvicinare il viso sempre di più al suo,
sentì il ventre contrarsi dolorosamente e il cuore battere furiosamente
nel petto. Si irrigidì, non era pronto, era completamente indifeso e
inerme. Tentò di spingerlo via premendogli entrambe le mani sul petto, ma
tutto quello che riuscì a fare fu farlo ridere.
“Smettila
subito Almasy! Vuoi morire?”
“Che
paroloni!! Suvvia non essere sempre così scontroso. Scommetto che stavi
pensando di leggerti un bel libro...d’amore. Giusto?” Seifer gli prese
il mento fra pollice e indice e avvicinò le labbra al suo orecchio. “
Non hai bisogno di leggere uno stupido libro! C’è qui lo zio Seifer,
pronto a soddisfare ogni tuo più recondito desiderio.” Quel sussurro lo
fece rabbrividire...gli si accapponò la pelle. Non riusciva nemmeno a
muoversi. Se l’avesse fatto avrebbe potuto sfiorare la faccia di Seifer...e
non voleva farlo per niente al mondo!
"Lasciami.”
“Come
vuoi...ma non serve fare tanto il prezioso, perchè io non mi arrendo.
Scommetto che tu e quel bel cowboy vi divertite molto insieme. Dico
bene?”
“No.”
Seifer
indietreggiò e gli lanciò uno sguardo sprezzante. “Aspettami, Squall.
Una di queste sere verrò a trovarti. E ne riparleremo. In...privato.”
Li
osservò uscire dalla libreria, ridendo. Ridendo di lui e della sua paura.
Se solo avesse avuto con lui il suo gunblade li avrebbe fatti tutti fuori
in quel momento. Odiava con tutto se stesso quegli scherzi, sapeva che
erano soltanto modi per umiliarlo. Respirò profondamente e a passo svelto
si avviò verso la classe. In realtà...stava correndo, ma cercò di non
pensarci.
Era
completamente sfinito alla fine delle lezioni, voleva solo tornarsene in
camera e buttarsi a letto. Se solo avesse potuto chiudersi dentro! Quelle
buffonate di Seifer in qualche maniera l’avevano un po’...come
dire...impressionato. Odiava l’idea che quell’idiota sapesse quanta
paura gli facesse ogni volta.
Entrò
nella sua stanza trascinando i piedi e si bloccò. I libri gli scivolarono
dalla mano cadendo per terra. La stanza era un casino, un casino totale.
Per lo meno la parte di Irvine. Fece qualche passo avanti, l’armadio era
aperto e proprio in bella mostra, sopra ad un paio di jeans, una bottiglia
di liquore. C’era odore di fumo. Sul cuscino del letto di Irvine un
biglietto...con uno stampo di rossetto. Perfetto.
Erano
quasi le dieci e mezza quando tornò al dormitorio. La prima cosa che vide
appena entrò in camera fu Squall, seduto sul letto, con in mano la
bottiglia di liquore che gli aveva dato Zell. Sentì subito il panico
salirgli in gola...si era anche dimenticato di aprire la finestra dopo che
Quisty era entrata un attimo con la sigaretta accesa per restituirgli un
libro che aveva dimenticato da lei, e l’odore era ancora
molto...potente. E Squall era più nero che mai, non gli diceva niente, lo
fissava soltanto con il suo più potente sguardo gela-persone.
“Mi...mi
dispiace Squall, ora rimetto tutto a posto...scusami sono dovuto scappare
in fretta...domani c’è il compito e così ho studiato fino...”
"Prendi
la tua roba e sparisci.” Il suo volto era totalmente inespressivo.
Indietreggiò di qualche passo al suono della sua voce.
“Squall...io...ti
ho detto che mi dispiace!” Iniziò a tremare leggermente, una scarica di
brividi gli fece quasi piegare le gambe. Si appoggiò con una mano al
mobiletto della Tv. Tentò di sostenere lo sguardo di Squall ma subito
riabbassò gli occhi a terra...ho no...
“Ti
dispiace.”Squall si alzò di scatto e gli sbatte quasi sotto al naso la
bottiglia. “Ti dispiace!!! Sei qui da nemmeno venti giorni e per colpa
tua ho già rischiato non so quante volte di finire nella merda! Se
entrava qualcuno??? Se un professore entrava e vedeva questa?? O annusava
un po’ l’aria...e poi guarda in che stato è questo schifo di stanza!!
Senti...a me non interessa, puoi fare quello che ti pare! Puoi anche
buttarti dalla finestra! Ma fallo lontano da me chiaro?? Ho già
abbastanza problemi per dovermi preoccupare di te! Mi sono stufato di
tutte le tue inutili chiacchiere! E di tutti quei tuoi sorrisini tanto
gentili! Lo so che mi stai prendendo in giro! Quindi adesso prendi tutta
la tua roba e te ne vai a dormire dalla tua amichetta!”Ormai stava
urlando, le guance gli erano avvampate e stringeva forte i pugni contro i
fianchi.
Era
sconvolto. Lo fissò. Era ingiusto che lo trattasse in quella maniera! Non
capiva proprio perchè se la stesse prendendo tanto per quelle
stupidaggini. Lo stava trattando come se fosse un criminale! Aveva fatto
un po’ di casino, ma in cinque minuti avrebbe rimesso tutto a posto!
Quello era solo un pretesto per mandarlo via. Probabilmente aveva già in
programma quella scenata da quando era arrivato! Non gli aveva MAI dato
una sola possibilità di riuscire a fare un po’ di amicizia in tutto
quel tempo.
Squall
lo squadrò, poi gli girò la schiena per andare in bagno e sbattersi
dietro la porta come al solito. Non poteva lasciarglielo fare. Non voleva
andare via e soprattutto era decisamente stufo di quel suo atteggiamento,
non avrebbe potuto ignorarlo questa volta. Era ora di chiarire le cose una
volta per tutte.
Con
un agile mossa si allungò in avanti e lo fermò tirandolo per un braccio
e costringendolo a girarsi verso di lui.
“Vuoi
sapere una cosa? Hai tu mia hai ROTTO non poco! Credi che sia facile stare
con un come te? Sei un blocco di ghiaccio vagante! Quando apri la bocca è
solo per dire qualcosa di odioso! Ma lo sai cosa dicono di te gli altri?
Tutti credono che tu ti senta un essere superiore!!! E’ così?? O sei
solo troppo debole per poterti confrontare con le persone? Ti senti più
UOMO a vivere in solitudine?” gli lasciò andare il braccio, ora le sue guance
non erano più rosse ma erano impallidite...e il suo sguardo non era
più così furioso. Ma non si poteva fermare, perchè tutti i suoi
fantasmi stavano tornando a galla...tutti i ricordi... “Comunque
ritieniti contento perchè ci sei proprio riuscito!!! Te ne sei sempre
fregato di tutti! E ora tutti se ne fregano di te! Mi dispiace solo di
essere stato COSI’ stupido da credere di riuscire a fare qualcosa per
te! Pensi forse di essere l’unico ad avere problemi? Non farmi RIDERE
Squall! Se solo tu sapessi la metà dei miei cadresti giù dal tuo
piedistallo in due secondi! Non sono come credi tu! Non mi hai dato
nemmeno la possibilità di spiegarti! Tutte le sere che sono stato via ero
da Quistis! Sai almeno chi è? Ho STUDIATO!! Ho cercato di dirtelo ma te
ne sei sempre andato via! Ogni volta che cerco di parlare con te ti chiudi
in quel fottuto bagno!!!” mentre continuava con il suo fiume di parole,
aveva iniziato a recuperare tutte le sue cose e a buttarle alla rinfusa
nello zaino.
Sentiva
il cuore battere a mille. Non gli piaceva quello che stava dicendo, stava
soffrendo da morire, ma doveva dargli una scossa, a costo di perderlo, a
costo di uccidere per sempre quel sentimento così dolce, così intenso,
che sentiva ogni volta che lo guardava. Ma il suo cervello stava
viaggiando ad una velocità diversa da quella del suo cuore. Le ultime
parole che gli uscirono dalla bocca lo fecero pentire di possedere il dono
della parola, non erano parole rivolte a Squall, erano parole rivolte a se
stesso. Erano parole che ancora gli bruciavano come marchi a fuoco dentro
al cuore.
“Cerca
di non avere bisogno di nessuno, perchè troverai solo sguardi
indifferenti e spalle girate, quando starai per affogare in un mare di
merda non ci sarà nessuno a darti una mano per tirarti fuori! Nessuna
pietà. E’ il prezzo da pagare se...”
Oh mio
Dio.
Le parole gli morirono in gola e credette di stare davvero per morire,
sentì le mani gelare e smise totalmente di respirare. Squall...lo fissava
talmente pallido da sembrare un fantasma, e grosse lacrime gli rigavano le
guance, sfiorandogli gli angoli delle labbra schiuse, profondi e sommessi
singhiozzi gli squassavano il magro petto. E poi crollò totalmente..dalle
labbra cominciarono ad uscire piccoli gemiti straziati, si coprì di
scatto con le mani il viso e lentamente indietreggiò fino al muro, dove
si lasciò scivolare a terra, fino a nascondere il viso tra le ginocchia.
Non
poteva averlo fatto. L’aveva fatto piangere. Non era possibile...non
doveva andare così! Lui avrebbe dovuto riempire di pugni e sbatterlo
fuori. Poi avrebbe dovuto pensare tutta la notte a quello che lui gli
aveva detto e...Ma non era andata così. Ora Squall era lì davanti a lui.
E piangeva.
“Squall...ho
Dio...mi dispiace...”gli si avvicinò a gattoni, sentendo un grosso nodo
serrargli la gola. Si trascinò fino a lui e gli si mise davanti,
accucciato, gli mise una mano sulla schiena tremante. Squall aveva cercato
debolmente di spostarsi, molto debolmente.
“Vattene
via”. Sussurrò. La sua voce, non sembrava nemmeno la sua, era quella di
un bambino. Infinitamente triste.
“Squall...non
volevo dirti quelle cose. Davvero. Sono un cretino, hai ragione. Ora vado
via e ti prometto che non ti darò mai più fastidio.” Accarezzò
gentilmente i suoi capelli, cercando in qualche modo di calmare quei suoi
singhiozzi, gli faceva male il petto, avrebbe voluto strapparsi le
orecchie piuttosto che sentirne un altro. “Ora non piangere più ti
prego. Ok?? Ti prometto che me ne vado...davvero...”
“No.”
“Non...non
vuoi che vada via?”tentò di alzargli il viso ma Squall strinse più
forte le ginocchia con le braccia. Si sedette accanto a lui e gli circondò
le spalle con un braccio. “Non è vero che nessuno ti vuole bene...non
sei solo Squall. Mi dispiace di averlo detto. Ero un po’...arrabbiato.
Ci sono molte persone che si preoccupano per te, Quisty...io credo proprio
che sia innamorata sai? Ti guarda sempre con tanta dolcezza...e Zell,
anche lui ti vuole molto bene! Mi ha anche chiesto di convincerti ad
andare alla sua festa! Che ne dici? Ci vieni alla sua festa?”
Grazie
a Dio sembrava iniziare a calmarsi, e soprattutto si stava rilassando
dentro al suo avvolgente abbraccio. Poteva sentire il suo peso contro al
fianco. Finalmente il viso si alzò un poco dalle ginocchia, appena per
permettergli di guardarlo negli occhi...sentì il cuore scoppiare. Erano
così timidi, confusi, ancora gonfi di lacrime, non avrebbe mai immaginato
di poter vedere un simile sguardo nel viso di Squall...Dio quant’erano
belli.
“Una f-festa...”
"Sì.”Gli
sorrise e di nuovo gli accarezzò i capelli e una guancia. “ E poi anche
il preside ci tiene tantissimo a te...gli dispiaceva molto che tu fossi
sempre da solo. Anche Selphi...anzi! Mi sembrava che sapesse molte cose su
di te. Visto quanta gente? E sicuramente ci saranno un sacco di ragazze
che ti muoiono dietro...io non lo so però visto che conosco ancora poca
gente.”
“Io...ho...”
“Paura
di soffrire?”
“...sì.”
“Bè...ascolta:
stai male a stare sempre solo?”
“Sì.”
“Quando
hai tanti amici intorno...certe volte può capitare che succeda qualcosa
che ti può far star male, noi siamo soldati Squall. Possiamo morire,
possiamo essere mandati in altri garden, o solo possiamo stare via mesi
per delle missioni...ma non per questo dobbiamo essere condannati a non
amare nessuno, solo per paura di perderlo. Nessuno può vivere da solo.
Nessuno può sempre e solo contare su se stesso. Devi fidarti di qualcuno
Squall...ti prego, ti stai solo facendo del male da solo così.”
Per
un attimo Squall rimase in silenzio, poi si alzò in piedi. Lui fece lo
stesso. E un secondo dopo sentì le sue sottili braccia circondargli il
collo, il petto ancora leggermente tremante premere contro il suo...la sua
guancia bollente contro il suo collo.
“Ho...capito.
Scusami.”
“Non
devi scusarti.” Gli circondò la vita attirandolo di più verso di se.
Ora non aveva più nessun dubbio. Amava quel ragazzo. Ed era felice di
amarlo.
“E’
meglio se ora andiamo a dormire...o non ci sveglieremo più.” Squall si
tirò un po’ indietro imbarazzato. Ma non tanto indietro da sciogliersi
completamente da quell’abbraccio. Poi si era alzato leggermente sui
piedi e aveva posato un delicato bacio sulla sua guancia, solo un piccolo
sfuggente battito di ali di farfalla.
Quando
posò la testa sul cuscino, per la prima volta, riuscì ad addormentarsi
subito, con un sorriso felice sulle labbra e il ricordo di quel bacio. Non
l’avrebbe dimenticato mai.
La prova
Si
svegliò con il cuore in gola e due braccia che lo scrollavano. Per un
momento osservò il viso sfocato davanti a lui, quando riuscì ad
inquadrarlo si sedette, strofinando gli occhi. “Uh...ehi...cos’è
successo??”
“Me
n’ero scordato!!!! Stamattina c’è la prova al centro di
addestramento!” Squall si stava cavando il pigiama. Gli occhi
raggiunsero le dimensioni di due meloni quando si tirò via anche le
mutande, raggiunse di corsa il bagno...si voltò. “ Sbrigati!! Dobbiamo
esserci mezz’ora prima! Abbiamo un quarto d’ora!”
Si
sentiva sotto sopra, di prima mattina...una cosa così! Avrebbe avuto la
tachicardia per tutto il giorno! Non riusciva a staccare gli occhi dalla
soffice peluria fra le gambe lisce di Squall...con una fatica tremenda
abbassò la testa per ritrovarsi a fissare i suoi pantaloni...tesi sulla
sua crescente ed enorme eccitazione.
“Fai
pure tu! Non importa se arrivo tar...”Squall corse fuori dal bagno,
ancora così stupendamente nudo. Lo prese per un braccio trascinandolo giù
dal letto.
“Non
c’è tempo! Vieni sotto la doccia con me.”
“SQUAAAL!!!
Calmati! Okey? Respira profondamente...non fa niente, farò la doccia
dopo. Stai tranquillo.”
“Sì...aha.
Sbrigati.”
Non
si era accorto del suo problemuccio...per un pelo. Quando fu sicuro che
non avrebbe ancora cercato di trascinarlo sotto la doccia (Dio solo sapeva
quanta voglia aveva di farla quella doccia...ma in quello stato non poteva
proprio!!) si vestì in fretta e furia e aspettò (fuori) che Squall
facesse lo stesso.
Erano
arrivati appena in tempo, ormai c’erano già tutti, in fila di fronte
all’insegnante. Quistis. Anche loro si allinearono facendo finta di
niente. Naturalmente non scamparono ad un occhiatina fulminante della
ragazza.
Squall
guardò nervoso verso l'entrata del Centro di addestramento...non era così
nervoso per niente, quel piccolo esame avrebbe significato per lui avere
una delle medie più alte della scuola, se tutto fosse filato liscio.
Doveva assolutamente farcela!. Irvine sembrava talmente tranquillo. Solo a
guardarlo sentiva i suoi nervi rilassarsi...si sentiva davvero bene vicino
a lui. In fondo era il suo primo, vero amico.
"Sarete
soli, durante questa prova, quindi vi chiedo di prestarmi molta
attenzione...tutti quanti. Con voi avrete questo dispositivo, c'è un solo
pulsante, quindi non potete sbagliarvi. Se vi troverete in situazioni che
ritenete troppo pericolose, schiacciatelo, qualcuno correrà subito in
vostro soccorso. Mi affido al vostro buonsenso...il voto dipenderà anche
da questo. Chiaro??" Quistis consegnò a tutti una specie di
braccialetto...carino.
"Merda...è
grande!" Irvine stava cercando di bloccare il braccialetto, in
effetti era troppo largo per lui, con quei polsi così sottili. Forse
stava iniziando a rendersi conto che quella era una cosa seria.
"Troverete
molti più T-rexaurus all'interno...quindi fate molta molta attenzione.
Tenete gli occhi aperti e sfruttate al meglio i vostri GF. La prova
terminerà tra due ore. Buona fortuna a tutti."
Fu
il primo ad entrare.
Il
centro di addestramento era una specie di ricostruzione approssimativa di
una giungla...anche se il sentiero principale era di metallo...sul
sentiero non ci sarebbero stati pericoli, ma non appena si sarebbe
allontanato un momento, allora sarebbero iniziati i combattimenti.
Avanzò
cautamente, il silenzio era davvero irreale, quelle bestiacce
probabilmente avevano eliminato quelle stupide piante carnivore. Meglio
così, almeno non avrebbe perso tempo.
Avanzò
di qualche passo, la vegetazione era sempre più serrata attorno a lui, e
il clima si stava facendo sempre più umido e soffocante, goccioline di
sudore gli scorrevano sulle tempie, meno male che aveva i guanti o la
gunblade gli sarebbe di sicuro caduta dalle mani sudate al primo colpo.
Sentì sotto ad un piede qualcosa di duro. Ops. Qualcuno aveva perso il
bracciale salva-vita. Si chinò, sempre guardandosi attorno attentamente,
lo raccolse e se lo ficcò in tasca. Probabilmente il tipo si era già
accorto di averlo perso ed era tornato indietro a prenderne un’altro. Lo
sperva almeno.
Un
ruggito terribile improvvisamente ruppe l’opprimente silenzio, tutta
l’aria sembrò tremare. Si buttò subito di lato tuffandosi in un
cespuglio. Conosceva quel verso, era un T-rex, grosso. Molto grosso.
Ripassò velocemente tutto il suo equipaggiamento. Magie ok. GF, ok.
Oggetti vari, ok. Le Junction erano impostate in modalità d’ attacco.
Perfetto. Avanzò lentamente.
“AAAAaH!!!
No maledizione!”una voce. Un lungo ruggito seguito da una serie di spari
e un altro grido allarmato, altri suoni di lotta. Qualcuno se la stava
vedendo brutta. Sapeva di non dover intervenire o avrebbe invalidato
l’esito della prova...un altro grido. Ma stavolta c’era qualcosa di
veramente spaventoso, il ragazzo era stato ferito, lo sapeva. Ma perchè
diavolo non arrivava nessuno? Qualcosa gli pesò enormemente nella tasca.
No, non poteva essere. E se quel poveraccio non si fosse accorto di averlo
perso? Adesso probabilmente stava per morire.
Si
arrampicò in fretta fino sulla cima di un piccolo promontorio, la scena
che gli si presentò agli occhi gli strappò un grido terrorizzato.
Steso
a terra sanguinante c’era Irvine, che si trascinava lentamente indietro
aiutandosi con i gomiti, il fucile era stato sbalzato cinque, o anche sei
metri da lui. Teneva il volto pallido fisso sulla bocca spalancata del
mostro...le zanne aguzze che gocciolavano di sangue, prima di poter dire
qualsiasi cosa vide il T-rex chinare la grossa testa di scatto, azzannando
ferocemente il fianco di Irvine lo sollevò in aria. Sembrava un
bambolotto di pezza dentro quella bocca enorme. Vide il corpo volare via,
e cadere duramente a terra. Immobile.
“IRVIIIIINEEE!!”
si gettò all’impazzata giù dalla discesa verso il corpo (o quel che ne
rimaneva) dell’amico, incurante del mostro che ora aveva spostato
l’attenzione su di lui. “Irvine...ho Dio...rispondimi per favore!!”
Irvine
aprì debolmente gli occhi girò lentamente il viso verso di lui. “S-squall...ho...ho
perso il mio braccialetto...”
“Non
ti preoccupare ora ti porto via.” Schiacciò subito il pulsante sul suo
dispositivo. Irvine gli sorrise...la gola aveva una ferita profonda e la
parte destra del suo corpo, dal petto fino all’anca, non esisteva più e
la gamba...era attaccata al corpo per miracolo. Non c’era tempo. Si alzò.
Fissò gli occhi freddi del mostro, non poteva più vivere, non dopo
quello che aveva fatto.
“Maledetto...BASTARDO!!”
il T-rex ruggì gettando indietro la testa e fece un passo avanti, il
pavimento tremò sotto il suo peso. “STA ZITTO!!! MUORI!! ”con uno
scatto in avanti tese il corpo, si irrigidì impugnando la gunblade come
una lancia e con tutta la forza che aveva ancora in corpo la scagliò
verso il mostro. Fu un attimo. Riuscì a distinguere il sibilo dell’arma
mentre saettava nell’aria, l’impatto con la testa coriacea del mostro,
proprio nel mezzo della fronte, fra gli occhi. Si piantò fino in fondo,
fino all’impugnatura. Per un attimo tutto si fermò, lui con il braccio
dolorosamente teso in avanti, il T-rex con la testa abbassata, pronto ad
azzannare la sua testa. E poi crollò, schiantandosi a terra, senza
emettere nemmeno un suono.
Raggiunse
Irvine. Era in un vero lago di sangue.
“Irvine...mi
senti?”
“...sì...non
ti preoccupare e tutto ok...è solo...un graffietto...” Irvine tentò di
sedersi, ma non vi riuscì, dal suo corpo provenne una specie di rumore
gorgogliate, acquoso, altro sangue sgorgò dallo squarcio al fianco.
“Sta
fermo. Ora...ora ti...”si tolse i guanti, non si era mai trovato in una
situazione simile, non era sicuro di poter rimettere a posto tutto quel
casino...respirò profondamente, quanto sangue...per un momento gli si
offuscò la vista. Si morse le labbra forte, non poteva svenire!! Scrollò
la testa e senza pensarci immerse le mani nella ferita, dentro al corpo di
Irvine,un altro capogiro. “...merda...”
“...è
così brutta...?” Irvine tentò di alzare la testa ma lui gliela ricacciò
giù.
“Sta
fermo ho detto.” La sua voce era distorta, tremolante. Si sentiva
davvero male. Chiuse gli occhi e si concentrò. Energiga. Una luce verde
gli illuminò le mani, allungandosi tutta all’interno delle ferite fino
a riempire il corpo dell’amico, delicati fili luminosi iniziarono ad
entrare nella carne...sentì sotto le dita i tessuti che si ricomponevano,
socchiuse gli occhi, era incredibile, la pelle stava lentamente ricoprendo
i muscoli, pochi secondi e la ferita non esisteva più.
Si
sedette indietro, chinando la testa.
“...Squall!!
Ho...guarda!! Sono...mi hai guarito!! Grazie...grazie!! Grazie grazie
grazie!!!” sentì stranamente lontana la voce di Irvine. Chissà perchè
lo vedeva avvolto in una nuvoletta grigiastra...
“Squall?
Ti senti bene?”
Annuì
lentamente. Scosse la testa, alzò una mano per premersi una tempia, ma la
fermò a mezz’aria, grondava ancora di sangue. Trattenne un tremolante
respiro. “Tutto. Bene. Aiutami. Ad. Alzarmi.”
“Ok...sei
pallido...sei ferito anche tu ?”Irvine lo tirò su da dietro, reggendolo
per la vita. Lui appoggiò la testa indietro sul suo petto, respirando
profondamente. Non era proprio il caso di svenire per una cosa simile.
“Incoscente.”
Sussurrò appena riuscì a reggersi sulle sue gambe. Camminando lentamente
aveva raggiunto la testa del mostro, gli aveva strappato faticosamente via
dal cranio la sua Gunblade, poi aveva raccolto il fucile di Irvine e
glielo aveva lanciato. Subito dopo si avviò spedito verso l’uscita del
centro. Perchè diavolo non era venuto nessuno? Ora sarebbe uscito, ma
prima doveva trovare un bastone. Uno bello grosso. In modo da fare molto
male quando sarebbe arrivato sulla testa di quei cretini che sarebbero
dovuti andare di corsa a salvarli. Digrignò i denti. Era assolutamente
furibondo.
“Squall!!!
Ma ti sei arrabbiato con me??”Irvine gli correva dietro...anche se un
po’ zoppicante. Si sarebbe ripreso presto...ma i suoi abiti erano da
buttare.
“Dovevi
scappare subito non appena ti sei accorto che ti stava mangiando! Scemo!
Volevi fare la fine della bistecca?”
“Non...ho
fatto in tempo.”
“Ma
perchè non hai chiamato un GF ad aiutarti??”
“Perchè
non ce l’ho.”
Ebbe
l’impulso di prenderlo a schiaffi. Si trattenne per un soffio. “Volevi
ucciderlo a fucilate? Dico...non è che hai bevuto qualche cosa? Sei un
kamikaze?”
“Non
lo sapevo che era obbligatorio avere un GF.”
“Tu...va
bè...”
Uscì
a passo marziale dal centro, doveva sembrare molto minaccioso...giusto
perchè in quel momento avrebbe volentieri fatto a pezzi qualcuno. Si
diresse dritto da Quistis, non l’avrebbe picchiata, ma solo perchè era
una donna. E anche perchè se no ne avrebbe beccate il doppio indietro.
“SIETE
PAZZI!! VOLETE FARCI UCCIDERE TUTTI!!!!!”
Quistis
non cambiò la sua espressione corrucciata, abbassò la testa. Si accorse
troppo tardi che la ragazza stava piangendo. “Mi dispiace tanto
ragazzi...purtroppo non c’era più nessuno che potesse venire ad
aiutarvi...è successo un incidente. Tre ragazzi sono morti. Mi dispiace
tanto. Qualcuno...qualcuno ha liberato nel centro una specie molto diversa
di T-rex e...e...mi dispiace...”
Irvine
lo scostò gentilmente, poi sussurrò qualcosa nell’orecchio di Quistis
che lo guardò...poi i due si abbracciarono. Per un attimo sentì il viso
avvampare. Anche Irvine sarebbe potuto morire. Sentiva ancora l’odore
del suo sangue, ma soprattutto poteva ancora vedere il segno delle zanne
di quel mostro sui suoi abiti strappati...il sangue sulle mani.
“Ragazzi?
Penso di...non sentirmi bene.” Prima che il mondo diventasse
completamente nero sentì le braccia di Irvine afferrarlo, stringerlo
forte, credette quasi di percepire il battito del suo cuore. Ma fu solo
per un attimo. Buio.
Desideri(@_@)
Si
buttò sul letto, sgranocchiando pigramente un bastoncino di liquirizia.
Tre giorni di vacanza. Proprio così signori e signore, ben tre giorni
interi di dolce far nulla. Avrebbe passato tutto il giorno a ciondolare in
giro, a giocare a carte, magari stressando Quisty (che avrebbe dovuto correggere
un sacco di compiti) e aiutando Zell a preparare la sua festa.
Sarebbe stata un impresa uscire di nascosto dal Garden per andare a
comprare un altro po’ di roba da bere e qualche schifezza da mangiare.
Iniziò
a cambiare canale alla TV...Squall era nel bagno da un secolo,
probabilmente si era addormentato nella vasca da bagno, come faceva sempre
lui.
“Hoooooo!!
Squaaall! Sei morto?”
“Che
c’è?”
“Sei
lì da una vita.”
La
testa di Squall spuntò a far capolino dall’angolo della porta con un
sorrisetto malizioso stampato sulla bocca.
“Vuoi
fare il bagno con me?”
“Non
mi tentare, man. Sono un uomo fatto di carne anche io.” Finse
indifferenza, ma Squall sembrava assolutamente serio.
“Allora
vieni a lavarmi la schiena. Ho le braccia distrutte.”
Si
alzò sentendo una leggera tensione al petto, non riusciva a capire
assolutamente se quell’atteggiamento era provocatorio...o se era
l’assoluta innocenza della mente di Squall. Certe volte la sua ingenuità
lo lasciava un po’ sgomento. Certe cose che diceva, magari messe nella
bocca di Zell, gli avrebbero fatto scattare l’idea che lui ci “stesso
provando”. L’avrebbe scoperto comunque...prima o poi.
Squall
era seduto nella vasca da bagno, con un mare di schiuma attorno...e un
po’ anche sulla punta del naso. Scoppiò a ridere indicandogli la
faccia...Squall lo guardò senza capire. Poi fece la sua solita smorfia
scocciata.
“Datti
da fare invece di ridere tanto!”
"Okey
capo.” Si rimboccò le maniche e iniziò a massaggiare lentamente la
schiena del ragazzo. “Prima un bel massaggio...domani verrai alla
festa?”
“Dopo
quello che è successo?”Squall si irrigidì leggermente sotto le sue
mani, ma lui fece finta di nulla e passò a sciogliere i muscoli sopra le
sue spalle con movimenti esperti, per poi tornare a lavorare sulla
schiena. Di nuovo su, sui nervi tesi del collo.
“La
vita va avanti Squall...mi dispiace per quello che è successo. E’ solo
un modo per distrarci.”
“Suppongo
sia così...ah...”il ragazzo gemette piano, abbassando la testa per
offrirgli più spazio da massaggiare. Sentì tutto il suo corpo rispondere
sollecitamente a quel delizioso gemito. Voleva sentirlo ancora.
“Verrai?”
“Okey
Irvy.” Si bloccò sorpreso. Irvy. Era la prima volta che usava il suo
soprannome. Squall si mosse come a disagio, spostandosi indietro, contro
le sue mani, la sua pelle era talmente liscia da sembrare velluto,
perfetta...si accorse solo in quel momento del tatuaggio sulla spalla
destra. Una specie di testa di leone...somigliava molto al ciondolo appeso
alla collana che portava sempre al collo. Vi passò delicatamente sopra la
punta del dito...era un brivido quello che aveva sentito? Ricominciò
nuovamente a massaggiare...in realtà quelle erano ormai solo semplici
carezze. Provava l’assoluto desiderio di appoggiare le sue labbra sulla
pelle umida del suo collo, di succhiare le punte umide delle ciocche dei
suoi capelli, quell’odore biscottato del bagnoschiuma gli stava dando
alla testa...
Senza
nemmeno accorgersene le sue mani si erano spostate sul petto di Squall...i
suoi piccoli capezzoli bruni erano dritti, duri, iniziò a descrivervi sopra piccoli cerchi con le dita...li strinse piano, fra pollice e indice,
per ricominciare poi ad accarezzarli, sempre più audacemente, sempre più
deciso.
Un
altro piccolo gemito...ora Squall respirava velocemente, quando la sua
mano raggiunse i muscoli appena accennati del suo addome, si inarcò
all’indietro, premendo la testa nell’incavo del suo collo, le sue mani
pallide erano salite come due gabbiani fino a posarsi sui suoi bicipiti,
il suo viso sembrava totalmente rapito dall’estasi, gli occhi chiusi,
incorniciati da quelle stupende lunghissime ciglie, che sembravano
ricoperte di rugiada, le guance rosse...e la sua bocca, schiusa, invitante
come un frutto maturo, luccicante di piccole gocce d’acqua, voleva
assaggiarle, morderle, voleva sapere quanto dolci sarebbero state, se
solo...
La
sua mano stava scendendo lentamente, sempre di più...Squall aprì gli
occhi. Si girò lentamente.
“C’è
qualcuno che bussa alla porta.”
“Oh...”
era ripiombato all’istante all’interno del suo corpo. Ma cosa stava
facendo? Tirò via di scatto le mani da quella seta profumata...non senza
difficoltà, sembrava attrarlo come una calamita. Deglutì a fatica. “Mmm...arrivo!!”gridò
alzandosi impacciato, ormai non sapeva più quante volte si era trovato in
quella situazioni, i jeans che minacciavano di scoppiare, e una voglia
micidiale addosso. Se il suo “compagno” avesse avuto il dono della
parola probabilmente i quel momento l’avrebbe ricoperto di insulti.
“Irvy...me
lo insegni quel massaggio?? Era davvero...bello.”Squall gli sorrise,
rimanendo seduto nella vasca da bagno. Sembrava un ragazzino quando gli
sorrideva in quel modo. Di nuovo quel modo innocente di parlare. Ogni
volta la confusione nella sua testa diventava sempre più grande.
“Certo...certo.”
Aprì
la porta. Zell. Lo guardò in modo strano, notando le maniche rimboccate e
le braccia bagnate...ma sembrò sforzarsi di lasciare perdere la cosa.
“Allora?? Squall ha accettato?”
“Sì.”
Annuì, sorridendo.
“Dì...non
avrai mica cercato di convincerlo minacciando di affogarlo vero?”
Non
aveva lasciato perdere.
“No...stavo...diciamo
che stavo...lavando alcune cosette.”
“Sicuro.”
Zell gli lanciò un occhiatina maligna. Ma poi alzò le spalle. “Devo
andare da Quisty...le ho promesso che le avrei dato una mano con i
compiti...e poi non mi va che stia troppo da sola. Diventa triste.”
“Tra
un po’ allora vado a trovarla...vedrai che le tiro su il morale, ho
delle belle cose da raccontarle.”
Quando
finalmente Zell lo lasciò perdere, notò con non poco dispiacere che
Squall si era già rivestito. Sembrava ancora pensieroso.
“Irvy?”
“Mm...?”
“Domani
ti farò io un bel massaggio.”
E
adesso? Cosa significava? Forse era solo un modo di Squall di dimostrare
la sua amicizia. Purtroppo era una pazzia cercare di decifrare i suoi
pensieri. Si sentiva davvero un uomo stanco. Voleva sapere. Non voleva
sapere. Era sull’orlo di una crisi di nervi. Meglio tornare a guardare
la Tv. Squall gli sorrise.
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AH!!
Finalmente anche il Cap 3!!! Dunque, come prima cosa...una ragazza mi ha
mandato una e-mail...ma non sono riuscita a risponderle perchè invece di
cliccare su rispondi ho cliccato su elimina...@_@SCUUUSA!! Comunque rispondo da qui...e se vuoi riscrivimi, ti risp!! Mi hai chiesto se Seifer
è innamorato di Irvy...bè...^__^' diciamo che
probabilmente è mooolto attratto...(in questa fic ha davvero un
caratterino mica male il nostro Seifer). Però non si può mai sapere cosa
succede...ogni buono è
sempre un po’ cattivo, e lo stesso vale per i cattivi. Dico bene?( la
mia mente è minacciosa e contortaaaa O__________O *mi faccio paura da
sola). Scusa ancora e spero che saprai che la mia risposta è x te (siiiigh
non ricordo neanche il nome...ma sono le quattro del mattino ragaaazzi!!).
Mi inginocchio sulle pannocchie. (O erano i ceci?? Mha...).
Dimenticavo,
il prossimo capitolo sarà intitolato "Party!!!": come si comporteranno i nostri eroi dopo una decina di brindisi?? Cosa succederà...se
si inizierà a giocare al gioco della...Bottiglia?? Basti pensare che una
delle penitenze sarà...ho insomma se vi interessa andate a leggerlo! ^_-
Baaaci!! E continuate a scrivermi!!
*Yuna*
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