Note: è una fic cruda, quasi cattiva sotto certi versi. Ho scritto in prima
persona, lasciandomi trasportare da pensieri strani che mi giravano per la
testa. Quindi non leggete se vi sentite offesi dalle parolacce ^_^
Baciotti e buona lettura ai coraggiosi!
Specchio
di Lara
Qualcuno si potrebbe chiedere perchè lo
faccio, e qualche volta me lo chiedo anche io...
Non ho mai avuto questo grande bisogno di soldi o una famiglia
particolarmente infelice da cui scappare, anzi, penso la mia fosse una
famiglia amorevole, della stirpe ormai rara di genitori che amano i figli.
Bhè, adesso non sono qua per dire perchè o per come, perdermi nei miei
pensieri non vale.
Soprattutto ora che sto andando al lavoro con la luce rossa del sole al
tramonto che insanguina le punte alte dei palazzi che si perdono nel
cielo. Nidi di migliaia di piccoli omuncoli.
La metro a quest'ora è trafficata ma non ho fretta di arrivare.
Gente che torna a casa dal lavoro, uomini distinti in giacca e cravatta e
afabili padri di famiglia che, forse si o forse no, uno di questi giorni
verranno a chiedere proprio di me al locale.
A chiedere di me, si, perchè io do il mio corpo a chi me lo chiede e paga
abbastanza. Lavoro in un locale che molti definirebbero squallido ma a me
piace, pieno di luci a tratti forti a tratti soffuse, specchi alti e
piccoli tavoli rotondi con lunghe tovaglie bianche coperte da una corta
tovaglia nera quadrata. Pareti scolorite un tempo rosse brillanti e l'aria
densa e fumosa. A volte mi sento soffocare ma altre amo quell'aria.
Saremo una decina di ragazzi in tutto li, un locale dal nome interessante
e che mi fa sempre sorridere. Un locale aperto solo di notte che si chiama
Zenit non fa sorridere anche voi?
Mah... Allungo il passo ora che sono sceso dalla metro, il freddo pungente
di ottobre si fa spazio nel mio maglione e un leggero brivido mi scuote le
spalle.
Ormai solo le luci della città illuminano questo dedalo di vie in cui ci
si può perdere, ma ormai conosco bene la strada, allo Zenit sono andato a
bussare per la prima volta 2 anni fa.
Avevo 16 anni e una voglia pazzesca di fare qualcosa che avrebbe distrutto
la facciata della mia vita, della mia famiglia. Ridurre l'immagine di
famiglia perfetta che il mondo vedeva di noi in un cumulo di frammenti. Mi
sentivo imprigionato in uno specchio e non riuscivo ad uscirne. Tutto
troppo bello e perfetto.
Allora cosa c'era di peggio che fare quello che i mei genitori da sempre
definivano la cosa peggiore del mondo? Rovinare quell'immagine perfetta,
il buon nome della famiglia....
Una sera tardi tardi bussai alle porte dello Zenit e Fabio, il padrone, mi
venne ad aprire.
Da allora non feci altro che vivere la mia vita cone veniva, vivendo in un
monolocale, un buco più che altro, lontano da quell'immagine riflessa
perfetta che era la mia famiglia.
Apro le porte di legno e vetro con disegnato un grosso sole luminoso ed
entro, il locale è ancora vuoto, è presto. Mi siedo in fondo, al mio
solito posto e mi guardo attorno.
Max sta chiacchierando con un cliente abituario che chiamiamo Talpone,
ovviamente senza farci sentire da lui. Mi sembra strano che a quell'ora
siamo solo noi ma in fondo è lunedì, e non prevedo grande movimento.
Quando i miei vennero a scoprire cosa facevo della mia vita invece che
frequentare la prestigiosa scuola a cui mi avevano iscritto si disperarono
implorandomi di tornare a casa; che avrebbero accettato la mia
omosessualità, qualunque cosa. Quando dissi loro che lo facevo solo per i
soldi che non me ne fregava più di tanto degli uomini mi promisero tutto
quello che un ragazzo poteva desiderare. Poi passarono al ricatto e alle
minacce, vedevo finalmente quell'immagine di magnificenza riflessa
incrinarsi e infine infrangersi. Mia madre, sempre perfetta e di una
educazione schifosa in ogni situazione si mise a gridarmi contro come una
furia, mio padre per la prima volta in vita mia mi schiaffeggiò. Io avevo
vinto e sparii dalla loro vita. Ma non ero poi così contento o
soddisfatto. Avevo ottenuto quello che volevo perchè non ne gioivo?
Alzo lo sguardo e mi vedo riflesso in uno dei grandi specchi che
tappezzano la sala. Non mi sono mai considerato bello anche se molti
clienti me lo dicono. Alto, magro e con le spalle e i fianchi a parer mio
troppo sottili. Ho i capelli neri, ma ogni tanto li tingo dei colori più
assurdi che trovo. Azzurro, verde, giallo, rosso fuoco... Ora sono del
loro colore naturale, abbastanza corti e spettinati e gli occhi azzurri
secondo me troppo chiari.
Mi stendo all'indietro sul divanetto e mi accendo una sigaretta aspettando
di vedere cosa la notte mi porta, credo che stasera di noi ragazzi ne
verranno veramente pochi al locale a lavorare.
La prima volta che andai con un cliente mi sembrava di morire e venni
preso in giro per giorni. Non sapevo bene come mi dovessi comportare o
quanti soldi chiedere, ma per fortuna che ora i tempi sono cambiati e
riesco sempre a ottenere il massimo con il minimo sforzo.
Sento la porta aprirsi e vedo entrare una persona che non vedo da anni, un
mio ex compagno delle superiori. Mi viene da chiedermi cosa ci fa qua ma
la risposta è ovvia. O a chiedere lavoro o a far lavorare noi. Sorrido tra
me e me ricordando come lui fosse stato uno dei pochi che consideravo un
vero amico, e poi vedo quasi tutti gli altri ragazzi guardarlo con
interesse. In effetti è sempre stato decisamente bello ma in questi due
anni è diventato bellissimo. Capelli castano chiaro e occhi verdissimi in
un viso che mescola una certa dolcezza di tratti con un mento deciso e un
naso lungo ma che stava benissimo in quel viso.
Un corpo che avrebbe fatto invidia a chiunque chiudeva il tutto.
Quando mi vide e mi riconobbe i suoi occhi si spalancarono e dopo un lungo
momento passato ad osservarci mi chiamò, con somma invidia dei pochi altri
e sorprendentemente con mio dispiacere. Per un attimo pensai di non
andare, ma se avessi finto di non vedere il gesto Fabio, 2 metri e 10 di
uomo, mi avrebbe portato da lui per la collottola. Mi accorgo che
desideravo rivederlo anche se non lo avevo mai ammesso neppure con me
stesso, ma non in una situazione simile. Non dove lui avrebbe pagato per
me. Mi alzo dal divanetto e mi siedo davanti a lui, il tavolino rotondo
non mi è mai parso così piccolo, lo vorrei talmente grande da permettermi
di non vederlo in faccia, di non vedere i suoi occhi interrogativi, la
luce che pervade il suo sguardo.
-Alessio che ci fai qua? Mi avevano detto che te ne eri andato a vivere da
una tua zia...- Ecco come la mia famiglia si è coperta dall'onta di avere
un figlio che si prostituiva, ipocriti...
-Vedi Mirko, io qui ci lavoro da due anni. Non esistono zie. A meno che il
mio datore di lavoro non sia mia zia in incognito...- Si volta e vede
quell'armadio umano che è Fabio e ridacchia.
-Come arzilla vecchietta mi pare molto in forma!-
-Si vero?- Passiamo la successiva ora a chiacchierare e mi rendo conto di
come mi è mancato, rimango coinvolto totalmente dai suoi movimenti, dalla
sua sensualità che sprigiona da ogni suo gesto. Alla fine Fabio si
avvicina e si siede al tavolo con noi, in questo momento lo odio ma è il
suo lavoro far lavorare noi e siccome Mirko ha l'aria di uno che di soldi
ne ha; ha già in mente di spennarlo. Mi ritrovo a camminargli accanto
verso uno squallido motel meta abituale dei nostri clienti, entriamo in
una camera e io per la prima volta da quando faccio questo lavoro mi sento
una merda mentre Mirko mi spoglia e bacia ogni angolo della mia pelle
dicendomi che era fin da quando andavamo a scuola assieme che sognava di
farlo con me. Cerca di baciarmi ma mi tiro indietro, non so se è offeso o
sorpreso dal mio gesto ma comunque, qualunque sia la sua reazione, non me
la da a vedere. Per la prima volta farmi fottere da un cliente è fare
l'amore. Con lui la vedo così...
E' difficilissimo che mi piaccia far l'amore con un cliente, anche se
ovviamente fingo sempre che il tipo in questione sia il miglior amatore
del mondo. Sperando che magari aggiunga qualcosa a quello che mi deve
dare. Del resto ho trovato qualcuno che mi ha fatto godere veramente, e
quelle occasioni le conservo nel mio cuore un po’ come se fossero ninnoli
che una ragazzina tiene gelosamente custoditi in una scatola.
Mirko mi fa stendere sul letto e gioca con la mia pelle come se fosse un
bambino dispettoso e irriverente che scopre e studia una cosa nuova. Mi
piace da impazzire quel suo modo di sfiorami prima con leggerezza per poi
afferrarmi con forza e passione. Mi sento come una coppa di panna o un
lecca lecca enorme. E questa sensazione mi piace, lo ammetto. Mi sfiora
l'aria fresca della stanza mentre lui continua a giocare con i miei
capezzoli e il mio ombelico, mentre fa passare quelle sue mani enormi e
aggraziate lungo il mio corpo che non mi è mai parso così minuto e
sottile. Lo specchio sul soffitto riflette la scena e mi strappa un
sorriso ma subito riacquisto la mia familiare espressione da lavoro, un
viso improntato a godimento, e solo un luccichio negli occhi mi tradisce.
Vedo me steso piccolo e bianco che mi muovo sinuosamente contro Mirko, mi
pare di essere una piccola ragazzina pervertita mentre mi inarco e godo
sotto di lui, mentre il mio respiro accelera e il mio cazzo svetta tra le
mie gambe. Sono eccitato come mi è capitato quasi mai, e forse so perchè.
Mirko credo non sia solo un cliente.
Mi passa le mani lungo il petto e attorno al collo, accarezza le mie
spalle magre e sfiora il mio viso con piccoli baci fino a ritornare sulle
mie labbra e stavolta lo accetto. Le nostre lingue che assaporano il
reciproco sapore mi inebriano e mi fanno sentire un po’ come se stessi
facendo davvero l'amore.
Ma forse è cosi? Mah, non lo so e per ora non voglio saperlo,come mio
solito mi accontento dell'attimo, del momento, senza chiedermi nulla di
più o di meno.
Si mette il preservativo e con una spinta entra dentro di me. Gemo e
quando comincia a fottermi sento ondate di piacere che sfiorano qualcosa
dentro di me, poi si diramano lungo il mio uccello per poi salire a
prendere voce nella mia gola. Grido di piacere e mi aggrappo alle sue
spalle mentre spinge con forza fino a farmi un po’ male.
Certe volte mi è ancora capitato di mettermi a contare i soldi o a
perdermi nei miei pensieri mentre alcuni clienti abusavano delle mie
viscere, senza provare alcun piacere particolare o particolare dolore,
solo un fastidio simile a un prurito in un posto dove non arrivi a
grattarti.
Mi ritrovo in pratica in braccio a lui, seduto sul suo cazzo. Di clienti
ne ho avuti tanti ma è la prima volta che mi trovo impalato a questo modo,
e sento che lui smette di spingere rimanendo fermo e io apro gli occhi,
non mi ero accorto di averli chiusi. Non è venuto,allora perchè sta fermo?
Leggo nei sui occhi un certo divertimento e piego la testa con aria
interrogativa.
-Con tutti i tuoi clienti fingi tanto bene? Sembra proprio che ti piaccia
davvero!- Ridacchio e lui si unisce a me. Mirko è pazzo se si è interrotto
solo per chiedermi questo, ma sono in vena e gli dirò la verità.
-Di solito fingo benissimo. Ma con te non lo sto facendo. Contento?- Mirko
mi guarda, capisco che sperava e allo stesso tempo non credeva che gli
avrei risposto così. Ha capito che non è un cliente come tanti. Se Fabio
scopre che mi sono innamorato di un cliente rischio di essere pestato. Ma
tanto a lui importa solo della sua quota e a meno che non si sgarri troppo
si fa gli affari suoi.
Alt, innamorato?
Mentre Mirko ricomincia a spingere mi scende una ventata di gelo lungo la
schiena. Cazzo è vero. Mi sono innamorato e adesso che faccio? Un'ondata
di piacere allontana per il momento questo pensiero e mi godo la scopata.
In fondo non mi capita mica tanto spesso di godere a questo modo, meglio
approfittarne!
Alla fine mi ritrovo nel letto accanto a Mirko addormentato. Di solito
avrei preteso i miei soldi prima che il cliente di turno si addormentasse
e sarei tornato al locale aspettando di essere scelto da qualcun'altro. Ma
stavolta mi piace rimanere accanto a lui, sentire il suo odore. Cullato
dal suo respiro mi addormento.
Il sole entra a fiotti e mi sveglia Mirko è in piedi e si sta vestendo,i
capelli ancora umidi dopo la doccia che deve essersi appena fatto e mi
sorride.
-I soldi sono sul comodino Alessio, ci vediamo.- Se ne va e sospiro
dandomi del cretino. Il fatto che fosse felice di vedere un vecchio amico
che alle superiori sognava di scoparsi non vuol mica dire che è un cliente
diverso dagli altri, o che ricambia questo stupido sentimento che mi sono
accorto di provare. Mi alzo e mi faccio anche io la doccia, poi prendo i
miei soldi e vado nel mio appartamentino. Prima però passo dal negozio
vicino a casa mia e compro il latte. Il mio frigo è scarno ma c'è sempre
il latte. Non so bene perchè, il latte non mi è mai piaciuto. Mi butto
vestito sul letto e fisso il soffitto leggermente scrostato e una lacrima
che non mi spiego scende dai miei occhi.
Una giornata come tante, anzi una nottata come tante. Stanotte ci saranno
altri clienti e chissà che Mirko non venga ancora. E' la prima volta che
penso a cosa starei facendo se non stessi dando via il culo, e mi ritrovo
in mente la fotografia di una famiglia felice e di un ragazzo che come
tutti passa da una ragazza all'altra o da un ragazzo all'altro. Poi si
forma l'immagine di me e Mirko. Spero solo di rivederlo e scoppio a
piangere. Ma allora sono davvero cretino? Ho deciso io cosa fare della mia
vita, ho distrutto quello che era la mia famiglia per accontentare il mio
egoismo spropositato e la mia voglia di sfacelo. E ora lo rimpiango. Mi
accoccolo in posizione fetale e riesco a smettere di piangere mentre mi
addormento.
Sento il campanello suonare e mi prende un colpo, a parte il postino che
mi porta le bollette non ha mai suonato nessuno e il postino non passa il
pomeriggio alle 4. Apro la porta e vedo Mirko con un sorriso enorme
davanti a me che senza dire nulla mi spinge da parte ed entra.
-Ho pensato che vederti solo al locale non era granchè e ho sbirciato nel
tuo portafogli per vedere l'indirizzo di casa tua. Felice?-
-Più che felice senza parole.- Mi chiudo la porta alle spalle e lo guardo
sedersi a suo agio sul letto sfatto dell'unica stanza a parte un cucinino
e un bagno.
-Spoglia casa tua. Non so perchè ma me la aspettavo diversa.- Lo squadro e
mi siedo sull'unica sedia dopo aver buttato per terra i giornali impilati
sopra.
-Non ci passo molto del mio tempo. Perchè sei venuto a trovarmi?- Mi sento
arrabbiato con lui. E non ne so il perchè. Finchè mi vedeva al locale
c'era una specie di distanza tra noi, ma ora a casa mia non c'è e non so
come difendermi.
-Così. E poi volevo sapere perchè sei scomparso, perchè vai al locale ogni
notte...-
-Ma quante cazzo di domande fai? Sono scomparso perchè ne avevo voglia e
faccio la puttana per lo stesso motivo.- Gli ho risposto talmente male che
chiunque se ne sarebbe andato ma lui mi scoppia a ridere in faccia. Allora
gli spiego tutto quello che non ho mai ammesso neppure a me stesso e lo
vedo ascoltarmi come quando eravamo amici a scuola. Passa almeno un'ora in
cui parlo solo io e alla fine lui mi prende la mano e la stringe.
-Vuoi venire a vivere con me? Non è molto più grande casa mia ma almeno ha
due sedie!-
Lo guardo come se gli fossero spuntate le corna e la coda e apro e chiudo
la bocca per parlare ma non so cosa dire. Questo è tutto scemo. Non c'è
altra spiegazione.
-Ma perchè mi chiedi di venire a vivere con te scusa?- Ora è il suo turno
di guardarmi come se fossi uno strano animale. Ok, forse c'è qualcosa che
sfugge a tutti e due in questa situazione strana e assurda.
-Ma perchè è da quando te ne sei andato che ti cerco. Ma non lo hai
capito? Non hai guardato la busta???- Busta? Mi si accende la lampadina.
In effetti non la ho neppure aperta. Dentro ci sono si i soldi ma anche
una lettera che mi fa paura. La leggo e cerco di non guardarlo. Arrivo
alla fine della decina di righe e solo a quel punto sollevo gli occhi e lo
fisso.
-Tu mi AMI?- Penso che la mia voce possa sembrare quella di un pollo
strozzato.
-Mi pare di aver scritto così...Aspetta che rileggo.- Mi strappa di mano
il foglio, scorre le righe con gli occhi e me lo riconsegna. -In effetti
si, lo ho scritto e lo penso. Allora?-
-Come 'allora' Mirko! Tu mi hai detto che mi ami fin dalle superiori,che
mi hai ritrovato e anche se sai che cosa ho fatto in questi due anni mi
dici non solo che mi ami ma che vuoi che venga a vivere con te, così, di
punto in bianco. Sei scemo?-
-La diplomazia resta il tuo punto forte vedo. Anche se non penso di essere
scemo aspetto una tua risposta sai?-
Che faccio?? Lo amo anche io ma quello che sono diventato non si cancella
così facilmente. Non penso di essere in grado di fare un lavoro normale e
di convincere Fabio che me ne vado davvero... Però ci posso provare,
almeno perchè anche io lo amo.
-Dammi un paio di minuti per fare la valigia. Ti va bene come risposta?-
Credo gli vada proprio bene perchè mi fa un sorriso talmente luminoso da
accecare, meglio che tiro fuori gli occhiali da sole mi sa. Pero anche il
sorriso che faccio io non deve essere da meno.
Faccio la valigia e mi accorgo quanta poca roba possedessi. Eppure soldi
ne ho, perchè non ho mai comprato nulla a parte l'essenziale per questa
casa? Posseggo i miei vestiti, 2 pentole in croce e un po’ di lenzuola e
coperte. Null'altro. Quasi come fossi stato pronto ad andarmene da un
momento all'altro in un qualunque momento di questi due anni. Mi giro a
chiudere la porta mentre Mirko dietro a me regge la valigia e poi lo
guardo.
-Sai che è probabile che Fabio faccia un sacco di storie perchè me ne
vado, vero?-
-Certo che lo so, credi mi interessi?- Sorridiamo.
-No, e neppure a me interessa.- Ci diamo un rapido bacio e scendiamole
scale, mi sento veramente libero, finalmente.
FINE
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