Disclaimer:
I personaggi non sono miei, ma appartengono esclusivamente a Inoue-sensei.
Io li prendo solo in prestito per divertirmi un po'... Naturalmente non ci
guadagno niente!
Dediche :
A Vege, per il suo compleanno. Sappi che ho provato a scriverti una RuHana,
ma purtroppo la signora 'ispirazione' ha deciso di prendere un'altra
strada... E forse è meglio così, almeno non li rovino!^^'
Mitchi: E a me niente?! Li compio lo stesso periodo!!
Cioppys: Mi sembra che di regali te ne faccio già troppi... ¬.¬
Mitchi: Bhe... almeno gli auguri...
Cioppys: Ok, ok... Buon Compleanno Hisashi! Ora farti tirare le orecchie...
e poi in camera mia a festeggiare! ^__^
Mitchi: °__°
Note :
Ammetto... io tutte ste cose che scrivo me le sogno di notte!^^'''
Dite che potrei abbandonarmi ad altri sogni? In effetti è anche vero... ma
la cosa è totalmente in mano alla mia coscienza...
Mitchi: Malata, aggiungerei...
Cioppys: Ha parlato invece quello che ha tutte le rotelle a posto... ¬.¬
Mitchi: Che vorresti dire?!
Cioppys: Se non sai leggere 'tra le righe' non è mica colpa mia... anche
perchè poi da leggere in quella frase non c'è neppure molto! E adesso ho
altro da fare, quindi non ho tempo da perdere con te... A meno che non venga
usato in un determinato modo... *__*
Mitchi: SCORDATELO!! è.é
Cioppys: Tz... Antipatico...
Comunque, ritornando a noi, una notte sognai che Mitsui e Sendoh si
incontravano sotto un grande albero di ciliegio in fiore, i cui petali erano
sospinti dal vento. Questa scena ricoda parecchio una di Tokyo Babylon, è
vero, e probabilmente sono stata inconsciamente influenzata anche dal fatto
di averlo riletto proprio quella stessa sera, prima di addormentarmi... da
qui l'idea di questa fan fiction.
Buona Lettura!
Sotto il
ciliegio in fiore...
di Cioppys
POV.SENDOH
L'unico rumore che si sente nel locale doccie è lo scrosciare dell'acqua.
I ragazzi sono sotto il suo getto in silenzio, troppo stanchi per parlare.
Gli allenamenti sono finiti da poco più di cinque minuti, e tutti sono
stremati. Ormai il campionato è alle porte, e Taoka vuole che vi arrivamo
nella migliore forma possibile... Sempre che, di questo, passo ci
arriviamo!
Anch'io sono fermo immobile sotto le gocce d'acqua che cadono, mentre
assaporo appieno il sollievo che riesce a dare alla mia pelle questo
elemento. I miei muscoli tesi per lo sforzo hanno finalmente il tempo per
rilassarsi.
Nel box a fianco al mio si trova Koshino, stremato come tutti gli altri.
Con entrambe le mani sono appoggiate alla parete, tiene la testa bassa in
modo che le gocce gli cadano direttamente sul collo. Osservo il suo torace
dilatarsi e restringersi, cercando di controllare il respiro e riprendere
fiato. Ad un tratto si volta verso di me e mi lancia un'occhiata gelida.
Mmm... forse è meglio smetterla di guardarlo, sapendo benissimo che odia
essere fissato dalla gente. Non vorrei che si innervosisca...
Terminata la doccia, arrivo all'armadietto, dove inizio a frugarvi
all'interno con lo scopo i prendere i vestiti puliti da indossare. Siccome
l'ordine non è di certo il mio forte, ci metto diversi minuti, tanto che
Koshino fa in tempo a vestirsi a puntino e raggiungermi, nonostante abbia
terminato la doccia dopo di me.
"Andiamo a casa insieme Sendoh?" mi chiede.
"Veramente avrei un'altro impegno... e sarei pure in ritardo!" rispondo,
iniziando a sistemarmi i capelli con il gel, per combattere la legge di
gravità e farli tornare alla ormai loro forma consueta.
"Il fatto che tu sia in ritardo per qualche appuntamento non è una
novità..." commenta lui rassegnato, conoscendo benissimo la mia naturale
predisposizione per i ritardi. Poi aggiunge curioso "Dove devi andare?"
Concludo l'operazione sui miei capelli, per poi chiudere il tubetto di gel
e riporlo nell'armadietto insieme al pettine. Finisco di prendere i capi
sporchi da portare a casa, riempiendo la borsa, per poi chiudere l'anta
metallica con un po' troppa forza, tanto che il rumore fa sobbalzare i
compangi di squadra più vicini. Con il mio solito sorriso chiedo scusa,
per poi tornare a rivolgermi al mio amico, che ancora attende impaziente
la risposta alla domanda.
"Segreto!" gli dico, facendogli l'occhiolino.
"Come sarebbe a dire 'segreto'?" commenta lui irritato.
"Sarebbe a dire che non te lo posso dire..."
Non attendo oltre. Tronco il discorso con lui salutando tutti
collettivamente, per poi uscire di corsa dalla palestra. Devo arrivare in
un posto prima del tramonto e per una volta nella mia vita voglio essere
in orario!
*
Con il treno arrivo al quartiere Shizuka, situato dall'altra parte della
città. Scendo e mi incammino con passo sostenuto verso il tempio Fukuoda.
Percorro la lunga scalinata che porta ad esso, giungendo così in cima alla
collina sul quale si trova. Siccome ho il fiato corto per aver affrontato
la salita troppo velocemente, mi fermo un'attimo a riposare, approfittando
del momento per osservarmi in giro. Anche se sono passati tanti anni dalla
prima volta che ho messe piede qui, questo posto non è mai cambiato di una
virgola.
Davanti a me, a una cinquantina di metri, si trova il tempio, ma non è lì
che devo andare. Imbocco una strada alla mia sinistra, ed entro nel
piccolo bosco di quercie che lo circonda. Percorro il sentiero a ciotoli
per una ventina di metri, per poi abbandonarlo e inoltrarmi tra la
vegetazione, dove la luce che filtra attreverso i rami illumina il
paesaggio soffusamente, rendendolo immutato nel tempo.
Arrivo così ad una piccola radura, situata proprio sull'orlo della
collina, oltre il quale si apre una bellissima veduta della città di
Kanagawa. Al centro di questa radura si trova un enorme ciliegio in fiore,
così bello da mozzare il fiato.
Mi avvicino ad esso e poso una mano sul tronco nodoso, come a verificarne
la presenza. Lo accarezzo e sorrido, osservandolo per qualche minuto. Poi
volgo il mio sguardo verso il mare che si vede più a valle. Il sole sta
discendendo lentamente sull'orizzonte, e tra poco il cielo si cololerà
delle più svariate sfumature calde del rosso.
"E questo sarebbe il tuo impegno?"
Quella voce conosciuta mi fa sobbalzare. Mi volto per ritrovarmi Koshino
che mi osserva deluso, con le braccia incrociate al petto e la borsa che
gli pende dalla spalla sinistra.
"M-ma... ma cosa ci fai tu qui?!"
"Semplice... non sopporto che tu mi nasconda qualcosa!" risponde
stringendo i pungni "Mi spieghi perchè io devo sempre venire a raccontarti
qualsiasi cosa e tu no?"
Rimango in silenzio imbarazzato, ma allo stesso tempo nel mio animo mi
sento un po' offeso e infastidito da quell'accusa e dal fatto che il mio
migliore amico mi abbia seguito, come se non si fidasse di me. In più, che
cosa voleva dire con quella frase? Che io non mi fido di lui? Questo non è
affatto vero e Koshino lo sa benissimo, visto che quanto ho qualche
problema, è sempre lui il primo a saperlo... e poi non mi sembra nemmeno
di averlo mai legato ad una sedia, puntandogli un faretto in faccia, per
fargli il terzo grado...
"Vero. Non l'hai mai fatto... Però rompi insistentemente per giorni e
giorni, finchè le persone, esasperate, non ti raccontano tutto"
"Veramente non mi sembra di essere così insistente..." rispondo,
sostenendo il suo sguardo.
"Davvero?" dice alzando un sopracciglio dubbioso "L'ultima volta mi ha
stressato per un mese! E solo per sapere che mia madre aveva sbagliato a
fare il bucato e tutta la mia biancheria era diventata rosa!"
Bhe, in fondo non ero mica io quello che si comportava in modo strano! In
quei giorni Koshino, negli spogliatoi, cercava in tutti i modi più assurdi
di cambiarsi quando non ci fosse nessuno... mi sono semplicemente
preoccupato, no?
"Allora... mi spieghi che cosa sei venuto a fare qui?"
Lo guardo un secondo, prima di portarmi sull'orlo della collina per
osservare il tramonto sul mare. Il sole infatti ha appena toccato
l'orizzonte e si prepara a sparire lentamente sotto di esso. Una brezza
leggera soffia verso l'entroterra, sfiorando la pelle del mio viso,
accarezzandola. Chiudo gli occhi e respiro profondamente l'aria impregnata
dell'odore del mare e dei fiori primaverili.
"Per guardare il tramonto!" dico voltandomi sorridente verso Koshino.
"C-cosa?!" esclama, rimanendo un'attimo imbambolato ad osservarmi stupito.
Poi si riscuote e punta le mani sui fianchi "Come sarebbe a dire per
guardare il tramonto? Cioè... tu hai fatto tutta questa strada... per
vedere un tramonto?!"
Sospira, per poi avvicinarsi al mio fianco e osservare il panorama che si
gode da quassù.
"Ammetto che non è affatto male..." commenta dopo qualche minuto di
silenzio "Però non capisco cosa ci sia di così speciale. Che eri strano lo
sapevo..."
"Bhe... in realtà non vengo qui solo per perchè il panorama è bello"
aggiungo per spiegargli meglio le mie ragioni "Se ogni settimana mi reco
in questo posto è solo perchè per me è speciale..."
"Che intendi dire?"
"Vedi, io abiatavo da queste parti, ed esattamente casa mia era quella..."
e gli indico un gruppo di palazzi residenziali, posti alla nostra
sinistra.
"Davvero? Pensavo che fossi sempre vissuto a Tokyo..." commenta lui
osservando attentamente le costruzioni bianche.
"No. Non te l'ho mai detto, ma io sono nato a Kanagawa. Mi sono trasferito
a Tokyo all'età di nove anni, quando ancora frequentavo la quarta
elementare. Comunque, spesso venivo a giocare qui al tempio Fukuoda..."
Una folata di vento più forte delle altre scuote i rami del ciliegio che
abbiamo alle nostre spalle. Alcuni petali si alzano in cielo trasportati
dal vento, e io mi ritrovo ad osservarli volteggare nell'aria ripensando
ai giorni felici trascorsi durante la mia infanzia in questo luogo.
"E?" domanda Koshino.
"'E' cosa?"
"Dai, Sendoh! Sei un libro aperto!" sbotta lui "Tu sei legato a questo
posto da un motivo preciso..."
Lo osservo un'attimo, senza rispondere, in quanto è vero... esiste un
motivo preciso per cui io sia legato a questo posto. Il punto è che volevo
evitare di raccontaglierlo, in quanto è un ricordo di cui sono
estremamente geloso... ma forse dovrei condividerlo almeno con lui. In
fondo è o non è il mio migliore amico?
Intanto Koshino, capendo che sono indeciso se parlare o meno, si
allontana, dirigendosi verso il grosso ciliegio al centro della radura.
Prima scruta la sommità dei rami, poi con lo sguardo discende lungo il
tronco...
"E questo cos'è?" domanda, accovacciandosi alla sua base.
Sapendo benissimo a cosa si sta riferendo, mi avvicino a lui per osservare
l'incisione sul tronco. Nonostante siano passati tanti anni, le scalfiture
nella corteccia si vedono ancora bene, in quanto il colore chiaro dei
segni risalta parecchio su quello scuro del tronco dell'albero.
"Aki e..." sussurra il mio compagno di squadra "Mmm... il secondo nome non
si legge..." conclude dopo un'attenta ispezione.
E' vero. Questo perchè la corteccia in quel punto si è staccata.
"L'ho inciso io sei anni fa" lo informo.
"Immaginavo che 'Aki' fossi tu..." commenta "E l'altro nome? Chi è?"
I suoi occhi si spostano dall'incisione andando a fissarsi nei miei, in
attesa di una risposta. Io, nel frattempo mi sono abbassato per poter
sfiorare con la punta delle dita quei segni intagliati nella corteccia,
scolpiti sul tronco dell'albero come se fossero stati scolpiti nella mia
memoria...
'Aki, promettimi che un giorno tornerai qui da me...'
'Si, te lo prometto...'
'Mi mancherai...'
'Anche tu mi mancherai, tantissimo...'
"Ehi, Sendoh... SENDOH?!"
La voce di Koshino mi riporta alla realtà, strappandomi dai ricordi del
giorno in cui feci quella promessa proprio davanti a questo grande
ciliegio, il nostro luogo di incontro, una promessa che abbiamo voluto
incidere su di esso, in modo che rimanesse indelebile nel tempo...
"Allora, chi era?" insiste il mio amico, indicando il suo nome...
"Era il mio..." mi interrompo e deglutisco "...era il mio migliore
amico..." sussurro infine.
Mi lascio cadere indietro sull'erba rigogliosa e fresca al tatto. E'
decisamente piacevole sentire i fili verdi solleticare il palmo delle
mani. Inspiro profondamente, inalando così il suo odore pungente, ma allo
stesso tempo buono e genuino...
"Si sta facendo tardi..." dico, notando che il cielo si fa sempre più
scuro "E' ora di andare"
Mi alzo e recupero la borsa che ho lasciato dietro l'albero, e senza
attendere Koshino, mi incammino verso l'uscita del tempio. Lui mi
raggiunge praticamente subito, brontolando sul perchè non lo abbia
aspettato, ma appena vede il mio viso tirato, cosa alquanto mai rara,
decide di rimanere in silenzio per tutto il tragitto.
*
L'autoparlante ci annuncia l'arrivo alla stazione del quartiere Hisoka,
dove abitiamo. Scendiamo dal treno ormai semivuoto e ci incamminiamo verso
casa, uno di fianco all'altro, Solo quanto arriviamo di fronte alla
piccola villetta abitata dalla famiglia Sendoh, riprendiamo l'uso della
parola per i saluti.
"Sendoh..." mi chiamò Koshino, poco prima che apro la porta di casa
"Un'ultima cosa: non l'hai più rivisto il tuo amico dopo che ti sei
trasferito a Tokyo?"
"No. Non lo più rivisto..." rispondo mestamente.
Ripenso alle numerose ricerche che feci appena ritornato a Kanagawa.
Purtroppo il mio amico non abiatava più nella stessa casa di un tempo, e
il suo cognome non era di certo particolare da trovarne uno solo sulla
rubbrica telefonica. Kanagawa non è certo un paesello di provincia! Così
ogni settimana continuo a recarmi nel nostro luogo di incontro, sperando
che un giorno lui faccia lo stesso...
"Ora devo proprio andare..." dico "E anche tu dovresti fare lo stesso. Che
stavolta tua madre non mi venga a dire che il tuo ritardo è per causa
mia..." e sorrido divertito al pensiero della signora Kaname che tutte le
volte mi dice che sono un ritardario cronico e irrecuperabile... spera
molto che non influenzi il figlio sotto questo punto di vista!
"Lo sai: chi va con lo zoppo impara a zoppicare..." dice lui
allontanandosi, dopo aver sollevato una mano in segno di saluto.
Osservo Koshino camminare lungo la via, finchè non lo vedo sparire nel
buio della sera. Prima di entrare però, rimango ancora qualche secondo
sulla soglia ad osservare il cielo, che lentamente si riempie di milioni
di stelle...
"Chissà dove sei..." sussuro, con la speranza che, chissà, qualcuno lassù
stesse ascoltando la mia preghiera di ritrovare quel caro amico il più
presto possibile...
*
"Sei in ritardo!"
"Scusa, ma mia madre mi ha obbligato a rimettere a posto la cameretta..."
Appoggio le mani sulle ginocchia, in posizione di riposo. Ho bisogno di
riprendere fiato visto che ho percorso tutta la strada correndo come un
pazzo, sapendo quanto lui non sopporta i miei ritardi... ma per una volta
non è colpa mia se mia madre mi ha praticamente placcato quando ero già
sulla soglia di casa!
"Ok, ok... per stavolta sei perdonato..."
Mi sorride, e in quel sorriso riesco a leggere il profondo affetto che
prova nei miei confronti. Un affetto sincero e completo, di cui non è
possibile dubitare, di cui non si può non fidarsi ciecamente.
Si avvicina per appoggiarmi una mano sulla spalla, dicendomi che sua
madre, stamattina, gli ha regalato una cosa davvero fantastica.
"Guarda!" esclama esaltato, indicando la base del grande ciliegio.
Sull'erba c'è una palla arancione con delle strisce nere. La prendo in
mano e, nonostante sia ancora nella retina di plastica, conostato che la
superfice non è liscia ma ruvida. La lancio un paio di volte in aria,
riprendendola tra le mani.
"E' una palla... che ha di speciale?" gli chiedo, non capendo la sua
gioia, visto che non sarebbe nemmeno la prima volta che giochiamo con una
di esse...
"Come sarebbe a dire 'che ha di speciale'?" ripete osservandomi deluso
dalla mia domanda.
Se fosse un presonaggio di un manga, in questo momento avrebbe una bella
gocciolona che gli penderebbe dalla testa...
Continuo a osservarlo non capendo cosa ci sia di speciale in una palla
nuova, che tra l'altro è più dura e pesante di quelle che utilizziamo di
solito... se, come è già capitato in passato, gli arriva una pallonata in
faccia con questa lo stende per bene!
"Dai Aki!" esclama sconsolato "E' una palla da basket!"
"Una palla da che?" ripeto accigliandomi.
"Kami... ma dove vivi?! Davvero non sai cosa sia il basket?!"
"No..." rispondo imbarazzato per la mia ignoranza.
Lui sospira, ma dalla sua espressione si capisce benissimo che sta già
architettando qualcosa...
"Vieni con me... sono sicuro che ti piacerà!" e detto questo, mi afferra
per un braccio, trascinadomi dietro di sè.
Scendiamo di corsa la lunga scalinata che porta al tempio Fukuoda, per
dirigerci verso il mare. Quando arrivamo nei pressi di un piccolo parco,
ci fermiamo. Il mio amico si guarda intorno, mentre alla mie orecchie
giunge un suono scuonosciuto...
"Siamo fortunati... c'è qualcuno che sta giocando!"
Incitandomi a seguirlo, lo vedo correre verso un alto muro di mattoni a
vista. Lo raggiungo e insieme aggiriamo l'ostacolo, trovandoci così
davanti ad un campo da gioco di non so cosa, all'interno del quale si
trovavano quattro ragazzi, probabilmente delle scuole superiori.
Ci sediamo su una panchina a lato del campo e in silenzio li osserviamo.
Uno dei ragazzi ha in mano una palla simile a quella che ricevuto in
regalo al mio amico proprio quel giorno. La palleggia con disinvoltura,
cercando di non farsela sottrarre da un'altro ragazzo che lo incalzava da
vicino. Ad un tratto si libera della sua marcatura ed esegue un passaggio
perfetto a quello che sembra essere il suo compagno di squadra. Quest'ultimo
si mette in posizione e spicca un salto all'indietro, lanciando la palla
verso un tabellone sul quale è appeso un grosso anello di ferro,
circondato da una retina. La palla vi entra e i due esultano scambiandosi
un cinque.
Continuai ad osservarli attentamente scambiarsi passaggi ed eseguire tiri.
Non sapevo perchè, ma quello che stavano facendo mi affascinava. In più,
la luce che vedevo nei loro occhi, mi fece capire quanto si stavano
divertendo a fare 'quel' qualcosa che li appassionava molto...
"Questo è basket!" disse ad un certo punto il mio amico.
"Davvero?"
Lui fece un cenno affermativo, per poi tornare a guardare il gruppo di
ragazzi. In quel momento, uno di loro spiccò un grande salto, insaccando
nuovamente la palla nel cerchio di ferro, e appendendosi ad esso. La mia
bocca era semplicemente spalancata.
"Allora che ne pensi?" mi chiese sorridendo nel vedermi con quell'espressione
stupita.
"Che mi piace!!"
I quattro ragazzi continuarono a giocare per un'altra mezzoretta, durante
la quale non riuscì a staccare gli occhi da loro nemmeno per un secondo.
Quando finalmente se ne andarono, era arrivato il nostro turno di occupare
il campo.
Il mio amico liberò la palla dalla retina di plastica e iniziò a
palleggiare. Decisamente non aveva la stessa disinvoltura dei ragazzi di
prima a fare quel movimento, però nei suoi occhi scorgevo la stessa loro
luce. Ad un certo punto, si fermò e lanciò la palla, che naturalmente
mancò completamente il bersaglio, finendo molto al di sotto del tabellone.
"Nh!" esclama contrariato dal suo pessimo tiro, e io sorrido nel vederlo
con quell'espressione imbronciata che mi piace tanto.
Raccoglie nuovamente la palla e ripete l'esercizio, ma anche stavolta non
riesce a toccare quella tavolta di legno situata troppo in alto per noi
due. Mi sa che se vogliamo giocare dovremmo aspettare qualche anno e
crescere di diversi e diversi centimetri!
"Tocca a te..." mi dice porgendomi la sfera arancione.
Titubante, ma sotto sotto con una grande voglia di provare, la prendo tra
le mani. Inizio a palleggiare, ma non riesco a fargli fare nemmeno due
rimbarli che la palla sfugge al mio controllo. La riacciuffo e riprendo il
palleggio. Stavolta ne faccio diversi di seguito, prima che mi finisca su
un piede e la sfera mi arrivi direttamente nello stomaco!
Dolorante, mi piego su me stesso portantomi le mani all'addome. Subito il
mio amico si fa avanti per sostenermi, preoccupato che possa essermi fatto
male, ma appena capisce che non è successo niente di grave, inizia a
ridere prendendomi in giro!
"Non è affatto divertente..." gli dico offeso dal suo comportamento...
Capendo di avere esagerato, per farsi perdonare, mi abbraccia chiedendomi
dolcemente se mi fa ancora male. Di fronte al suo sorriso io mi sento il
bambino più felice di questo mondo.
Riprendiamo a giocare, iniziando anche a passarci la palla, ma non siamo
di certo paragonabili ai ragazzi di prima. Diciamo che la notra
performance è veramente pessima!
"Lo sai? Io voglio diventare un grande giocatore di basket!" mi dice ad un
tratto il mio amico.
"Anch'io!" gli rispondo pensando a quanto sarebbe bello poter praticare
insieme a lui questo sport.
"Ma se fino a un'ora fa nemmeno sapevi che fosse?!" domanda stupito di
quanto poco tempo mi sia bastato per appassionarmi "Tu sei proprio
strano..."
Sorrido, concentrato sulla palla che sto per riceve, forse troppo
concentrato su di essa che non vedo il palo del tabellone contro cui sto
andando a sbattere...
*STONK*
"Ahio! Che male!" dico massaggiandomi la testa dolorante.
Mi rialzo appoggiandomi al letto...
Un'attimo... 'Appoggiandomi al letto'?!
Confuso, mi guardo intorno riconoscendo benissimo il luogo in cui mi
trovo: è la mia camera da letto! Lì c'è la scrivania con sopra i libri di
scuola, la libreria, il comodino contro il quale ho battuto la testa, lo
stereo, i poster dei giocatori dell'NBA, la divisa della squadra appesa
dietro la porta, la canna da pesca appoggiata nell'angolo e, infine, la
palla da basket sulla sedia. No... non ci sono dubbi, è proprio la mia
camera da letto...
Ho sognato... ho sognato il giorno in cui quel mio amico mi ha fatto
conoscere il mondo del basket, uno sport che è diventato importante quanto
la mia stessa vita.
La porta si apre e fa capolino all'interno della stanza mia madre,
perfettamente sveglia e pimpante, seguita a ruota da mio padre, che invece
sta sbadigliando alla grande. Lei, dopo aver acceso la luce, mi sommerge
di domande su cosa sia stato quel forte rumore che li ha svegliati. Poi,
quando nota qualcosa di viola sulla mia fronte, immediatamente si
precipita preoccupata a constatare la gravità della botta enorme che ho
preso. In qualche modo riesco a tranquillizzarli, o meglio a
tranquillizzarla visto che mio padre non sembra aver capito molto il
perchè sia stato trascinato giù dal letto, e a rispedirli nella loro
camera.
Mi siedo sul materasso e sospiro. Certo che mia madre è un po' troppo
apprensiva per i miei gusti. E pensare che Koshino dice che, sotto questo
aspetto, ho preso moltissimo da lei... ma dove?! Va bene preoccuparsi per
le persone a cui si tiene... ma mica divento nevrotico!
Alzo gli occhi verso la libreria, sulla quale risalta rispetto alle altre
una cornice d'argento finemente decorata con dentro una fotografia
raffigurante due giovani ragazzini. A sinistra ci sono io, comodamente
appoggiato con un gomito sulla spalla dell'altro, sorridente mentre faccio
il segno V di vittoria. A destra invece c'è il mio amico, braccia
incrociate sul petto, e il viso, con l'accenno di un sorrisso, dritto
sull'obbiettivo. I suoi occhi però sono spostati a sinistra, ad osservare
il sottoscritto...
La vado a prendere, portandola con me sotto le coperte. Mi rannicchio su
un lato e la stringo al petto, ripensando alla prima volta che incontrai
quel bambino...
Quel giorno c'era una festa al tempio Fukuoda. La mia famiglia partecipò
all'evento, e insieme ai miei genitori e le mie due sorelle maggiori,
andai anch'io.
Ero abbastanza vivace e curioso, anche troppo per mia madre, la quale
doveva curarmi ogni secondo. Ma che potevo farci? Ero un bambino di appena
cinque anni che per la prima volta vedeva una tipica festa giapponese, e
rimasi talmente affascinato dall'atmosfera e dai colori da voler vedere
ogni cosa. Fu così che mi allontanai troppo dalla mia famiglia e mi persi.
Nel tentativo di trovarli, mi inoltrai tra le quercie intorno al tempio ed
arrivai in quella piccola radura dove sorge l'albero di ciliegio.
E, per la prima volta, lo vidi.
Nascosto dietro il tronco dell'albero c'era un ragazzo che mi osservava
dalla penombra. Non riuscivo a scorgere i lineamenti del viso, ma solo
quelli sua figura. Più alto di diversi centimetri, aveva i capelli, lisci,
che gli arrivavano all'altezza degli occhi e indossava il kimono
tradizionale. Dopo essere rimasti diversi minuti ad osservarci, titubante
mi avvicinai a lui, con l'intenzione di chiedergli chi fosse. Peccato che
non feci in tempo.
Sentii mia madre che mi chiamava dal sentiero al di là degli alberi. Mi
voltai in quella direzione per qualche secondo, e quando riportai lo
sguardo sotto il ciliegio, il misterioso ragazzo era sparito. Così decisi
di raggiungere mia madre, la quale si arrabbiò molto per averla fatta
preoccupare. Me ne dette davvero tante...
Quel ragazzo lo reincontrati solo diversi mesi dopo, proprio sotto quell'albero
di ciliegio.
Rimasto affascinato da quella piccola radura, ne feci il mio luogo
preferito dove recarmi quando volevo stare da solo a pensare. Non
immaginavo certo che un giorno l'avrei rivisto proprio sotto il ciliegio,
nella stessa posizione dell'altra volta... e anche se non l'avevo visto in
viso, lo riconocqui subito.
Vidi i suoi occhi e ne rimasi completamente colpito. Neri, neri come la
notte più buia, ma allo stesso tempo lucenti, profondi e molto espressivi,
oltre che pieni di vitalità. I suoi capelli erano dello stesso colore, con
dei riflessi blu che risplendevano alla luce del sole. Infine quel sorriso
appena accennato, che mi attirava a lui come se fosse stato magnetico.
E' strano pensarlo adesso, ma quella volta non ci scambiammo nemmeno una
parola. Mi sedetti a sinistra dell'albero, appoggiando la schiena al
tronco, e lui fece la stessa cosa alla sua destra. Rimanemmo in silenzio
ad osservare il panorama, finchè non giunse il tramonto, e ci separammo
con un sorriso, ma con un tacito accordo, espresso dagli occhi, di
rivederci il giorno successivo.
E così fu. Per il successivo, e il successivo del successivo, e ancora il
successivo.
Anche se non parlavamo, mi piaceva la sua compagnia. Ma quello che più mi
piaceva era osservarlo di nascosto assorto nei suoi pensieri. Assumeva
un'espressione così seria da essere irreale per un bambino della sua età.
E un giorno gli chiesi a cosa stesse pensando.
'E' così bello il panorama da qui, e il tramonto, poi, mi lascia senza
parole...'
Quella frase, impressa a fuoco nella mia memoria, fu l'inizio della nostra
lunga amicizia.
Lui era un ragazzo unico, speciale. Sapeva cogliere le piccole cose della
vita, rendendo quello che ci circondava sempre bello e affascinante.
Sapeva rendere ogni cosa sempre divertente e da scoprire, non facendomi
mai annoiare. Sapeva capirmi al volo, senza che avessi bisogno di parlare,
sia quando ero felice e non riuscivo a contenere la mia esuberanza, sia
quando invece erano le lacrime che faticavo a tenermi dentro, nonostante
magari mi mostrassi il più sorridente possibile, un sorriso falso e pieno
di disperazione che lui sapeva riconoscere, facendomi sentire trasparente
come l'acqua più cristallina.
Certo, aveva proprio un bel caratterino, visto che si arrabbiava e
offendeva con facilità, anche se questi suoi stati d'animo non duravano
molto. Inoltre a volte faceva l'arrogante e lo spaccone, quasi sempre con
ragazzi più grandi, con il risultato che spesso le prendeva... ma sapeva
anche essere gentile e premuroso, soprattutto nei miei confronti.
La nostra amicizia, negli anni, si fortificò, e io mi affezionai
tantissimo, provando per lui un affetto davvero particolare, che mai in
vita mia avevo sentito nel mio cuore.
Ho sempre pensato che fosse stato il destino a farci incontrare.
Sollevo la foto dal mio petto e la osservo. Sospiro, ricordando che è
stata scattata meno di un mese prima del mio trasferimento a Tokyo.
Ricordo ancora con dolore quando glielo comunicai. Lui non voleva che me
ne andassi da Kanagawa, come non lo volevo nemmeno io. Peccato che mio
padre fosse stato trasferito per lavoro e che entrambi non potemmo fare
assolutamente niente.
Fu così che, l'ultimo giorno prima della mia partenza, ci legammo da
quella promessa, scolpendola sul tronco dell'albero che aveva fatto da
cornice ai nostri incontri e ci aveva fatto conoscere, sugellandola con un
casto bacio che gli rubai prima di scappare via piangendo...
Al ricordo di quello che feci quel giorno, arrossisco. Ora, tutte le volte
che analizzo il mio comportamenteo, penso che l'affetto che provavo per
lui già allora superava quello della semplice amicizia...
Ok... lo ammetto. Sono innamorato di una persona che non vedo da ben sette
anni!!
Sono impazzito? Sembrerebbe di no, visto quello che provo. Ma forse, più
che del ragazzo vero e proprio, mi sono innamorato dell'ideale che io
stesso mi sono creato di lui. Tutto ciò è dovuto anche dal fatto che, da
quando ho lasciato Kanagawa, non ho mai incontrato nessun'altro con cui mi
sia sentito così completo... e questo non ha fatto altro che accrescere le
mie aspettative su di lui e su un possibile reincontro. Spero solo di non
rimanere deluso...
Pesando a come possa essere cambiato negli ultimi anni, sia
caratterialmente che fisicamente, scivolo lentamente tra le braccia di
Morfeo...
*
19 Maggio. Oggi inizia il campionato prefetturale, ma non per noi
naturalmente. Infatti parteciperemo solo alle fasi finali. Però, se tutta
la nostra squadra si sta recando al palazzetto dove si svolgono gli
inconti è solo perchè vogliamo osservare lo Shohoku all'opera. Il fatto
che l'amichevole che abbiamo disputato con loro sia finita con la nostra
vittoria di un solo punto, ne fa un avversario temibile. Tra l'altro
giocano con il Miuradai, e conoscendoli non si faranno battere tanto
facilmente...
"Vedo che il livido ti è andato via Sendoh..." afferma Uozumi, guardandomi
la parte sinistra della fronte, che fino a ieri era ancora segnata dalla
zuccata che ho dato al comodino.
"Bhe... l'importante è che la botta non abbia avuto conseguenze..."
rispondo.
"Comunque, a qualcosa è pur servita! Ovvero a testimoniare che il nostro
asso ha la testa dura!" commenta ironico Ikegami, dandomi una pacca sulla
spalla.
Entriamo nel palazzetto e ci sediamo in prima fila. Passano pochi minuti e
inizia la partita.
La prima cosa strana che noto è la presenza di Rukawa in panchina. Chissà
perchè non è stato schierato in campo da subito. Comunque, non passa molto
tempo che si iniziano a vedere le carenze di questa squadra: stanno
concentrando il gioco esclusivamente su Akagi, e questo avvantaggia gli
avversari che aumentano la marcatura su di lui, impedendogli così di
andare a canestro.
Mi alzo e vado a prendere da bere, pensando a quanto possa essere pazzesco
che lo Shohoku si possa far già fregare al primo incontro... è decisamente
assurdo!
Quando torno, noto che in campo qualcosa è cambiato. Tutti i giocatori
dello Shohoku, ad eccezione di Akagi, sono stati sotituiti. In campo ci
sono ora sia Rukawa che Sakuragi, ma c'è anche un'altro giocatore che mi
sembra di riconoscere...
Vedo Koshino che osserva proprio quest'ulitmo attentamente, e consiglia ad
Aida di tenerlo d'occhio. Solo allora mi ricordo il suo nome: Miyagi. E'
il playmaker della squadra.
Rimane solo una persona... chi diavolo è il numero 14? Non l'ho mai
visto...
Fermo in piedi sugli scalini di fianco a Uozumi, comodamente seduto sul
primo seggiolino della fila, osservo la partita, che velocemente volge a
favore dello Shohoku.
Ad un certo punto, proprio il numero 14 riceve palla da Miyagi, si
posiziona per il tiro ed esegue un elegante canestro da tre punti.
"Ora ricordo... quello è Mitsui!" esclama il mio capitano, alzandosi in
piedi.
Eh? Mitsui?!
Mi volto verso di lui proprio mentre sto facendo un sorso dalla lattina di
Pocari Sweat. (*)
"Hisashi Mitsui delle medie Takeishi!"
CHE COSA HA
DETTO?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?
Per non strozzarmi con il liquido fresco della bevanda, lo sputo tutto
completamente avanti a me.
Guardo il campo da gioco e mi soffermo sul numero 14. Ora che lo osservo
bene, ma soprattutto ora che so come si chiama, mi rendo conto che un po'
gli somiglia... e il mio cuore perde un battito.
No... Non è possibile...
Se è un sogno, vi prego non svegliatemi!!
"Sendoh..."
Il ringhio che giunge alle mie orecchie mi riporta con i piedi per terra.
Volgo lo sguardo verso il suo proprietario che non ho affatto
riconosciuto, tanto la voce fosse storpiata dalla rabbia...
...e mi ritrovo Uozumi completamente lavato dal Pocari Sweat!
"Ehm... C-ca... C-capitano..." balbetto, notanto l'epressione di fuoco dei
suoi occhi, a volermi incenerire all'istante "Io... ecco... Non volevo
certo..." cerco di scusarmi, senza però riuscire a trovare le parole per
placare la sua ira...
"Inizia a correre..."
Il mio cervello ascolta ed esegue il consiglio suggeritomi da Uozumi,
dando l'input alle gambe a muoversi molto più velocemente di quanto
potessi credere. Così inizio a correre cercando di salvarmi dalla furia
vendicativa del capitano che m'insegue...
*
"Sendoh! Finalmente ti ho trovato!"
Sobbalzo nel sentire la voce del mio compagno di squadra alle spalle,
sbattendo la testa sulla tavola di legno, posta sopra di me. Fantastico.
Sono un promettente giocatore di basket, che non avrà mai l'opportunità di
dimostrare a livello nazionale cosa sa fare. Mentalmente inizio a dire le
mie preghiere, anche se in fondo spero ancora che il capitano voglia
aspettare la fine del campionato per seppellirmi sotto un metro di
terra... gli servo per poter conquistare l'accesso ai nazionali, o mi
sbalio?
"Imbecille! Smettila di stare in ginocchio a pregare!! Uozumi non è con
me!"
Socchiudo un'occhio e vedo che Koshino sta dicendo il vero: è solo. Con il
palmo della mano mi asciugo il sudore dalla fronte e mi alzo dal mio
nascondiglio, una scrivania di non so nemmeno che ufficio del palazzetto.
Non sapendo dove andare, sono entrato nella prima porta che mi è capitata
a tiro, e mi sono accucciato sotto di essa.
"Certo che stavolta l'hai combinata grossa... ma che diavolo stavi
pensando?!"
Le parole del mio amico mi riportano alla mente quel nome...
Possibile che possa essere veramente lui? Possibile che possa averlo
ritrovato dopo così tanti anni, dopo così tante ricerche andate a vuoto,
dopo così tante speranze disilluse?
L'emozione mi prende le gambe che iniziano a diventare molli, tanto che
devo sedermi sulla scrivania per non capitolare a terra. Il sudore prende
a ridiscendere sul volto. E' freddo. Quando mi porto nuovamente la mano
per asciugarlo, noto che sta tremando. In più, Koshino mi dice di essere
diventato di colpo molto pallido, e mi chiede che cosa abbia...
"Mitsui..." sussurro.
Il mio compagno di squadra alza un sopracciglio.
"Hisashi Mitsui..." e nascondo il volto tra le mani, continuando a tremare
come una foglia sospinta da un vento gelido di pieno inverno...
"Sendoh... mi vuoi spiegare che sta succedendo?!"
Due mani si posano sulle mie spalle e mi scuotono. Guardo gli occhi di
Koshino e capisco che è preoccupato... anche se lui non lo ammetterebbe
mai! Preferirebbe buttarsi in mezzo al fuoco pur di non farlo! Quindi è
meglio che gli dica quello che ho scoperto...
Gli riporto alla mente quello che ci siamo detti il giorno in cui mi ha
seguito fino al tempo Fukuoda, raccontandogli anche che quel mio amico
d'infanzia voleva diventare un giocatore di basket, ed era stato lui a
farmi conoscere questo sport, facendomene innamorare all'istante.
"Non capisco dove vuoi arrivare..." dice Koshino un po' confuso dal mio
discorso.
"Vedi, io ero sicuro che continuando a praticare basket, un giorno l'avrei
incontrato di nuovo. Però, l'hanno scorso non giocava in nessuna delle
squadre che partecipavano al torneo. Avevo pensato che potesse essersi
ritirato, che potesse aver smesso, anche se la cosa mi sembrava alquanto
strana, visto la passione che ci metteva..."
"Aspetta! Vuoi dire che nello Shohoku..." ma non termina la frase e i suoi
occhi si allargano.
Annuisco. Ha centrato proprio il punto della situazione.
"Il suo nome era Hisashi Mitsui..."
*
"Non capisco una cosa, però..."
Koshino mi osserva dubbioso, aspettando un mio cenno per riprendere a
parlare.
Mi volto ad osservare il campo da gioco, dove la partita è giunta al
termine, con la vittoria dello Shohoku. Le squadre sono già rientrate
negli spogliatoi e il palazzetto si sta svuotando. Io e il mio amico
invece rimaniamo ancora un'attimo seduti diverse e diverse file più in
altro rispetto a quella che ha occupato fino a pochi secondi prima il
resto della nostra squadra.
Naturalmente abbiamo evitato di ritornare dove c'erano gli altri, per
escludere ritorsioni sul sottoscritto da parte del capitano. E'
sicuramente meglio aspettare che si fosse calmato almeno un po', prima di
ripresentarmi davanti a lui. Già quanto è rientrato dopo essere stato da
qualche parte a cambiarsi, aveva il volto che esprimeva la più sincera
rabbia nei miei confronti.
Comunque, faccio il cenno atteso dal mio compagno di squadra, che riprende
il discorso.
"Mi spieghi perchè sei così nervoso? Dovresti essere felice di aver
ritrovato un amico a cui tenevi tanto... e invece mi sembra che tu sia più
in panico che altro..."
E adesso come gliela spiego questa?
Ci penso un'attimo, e poi decido che forse è meglio procedere per gradi.
Non so come potrebbe apprendere questa scoperta, ma soprattutto questo
lato di me che gli ho tenuto nascosto finora...
"Ecco... vedi... io..." faccio una pausa non sapendo che dire "Oh!
insomma! Sono innamorato di lui!"
Ok... sono stato un 'pochino' diretto!
Osservo il volto del mio amico per poterne capire le reazioni, ma da esso
non traspare niente di niente. Poi, lo vedo che lentamente si alza per
spostarsi di un seggiolino da me.
"Qualche problema?" gli chiedo, rimanendo un po' deluso della reazione.
Lui rimane in silenzio continuando a fissarmi, poi mi domanda quando ho
capito di provare questi sentimenti. E allora decido di raccontagli del
bacio che gli ho rubato il giorno prima della mia partenza per Tokyo.
"Ah..." commenta lui alla fine del mio discorso.
"Ti dà così fastidio il fatto che sia innamorato di un ragazzo?"
Spero proprio che la risposta sia quella che mi aspetto. Non vorrei
perdere un'amico prezioso come Koshino. In fondo ci tengo a lui...
"No..." sospiro rilassandomi nel sentire pronunciare tale sillaba "E' solo
che ora capisco tante cose... come ad esempio perchè tu non abbia mai
accettato le proposte che ti facevano le tue fan... avevi, ecco, altri
gusti!"
Sorrido, ricambiato da lui, che si risistema di fianco a me, facendomi la
linguaccia, per poi mettere il broncio e ricordarmi che, ogni tanto
vorrebbe essere anche partecipe della vita del suo migliore amico. A
questo punto gli sussurro un 'grazie di cuore', per poi alzarci insieme
dopo qualche minuto, e scendere dagli spalti.
Arriviamo all'entrata del palazzetto, e ritroviamo l'intera squadra del
Ryonan. Appena mi avvicino al gruppo, sento che un'occhiata gelida si posa
sulla mia persona, facendomi rabbrividire. Forse era meglio che aspettavo
qualche giorno prima di capitare vicino a Uozumi di un raggio inferiore ai
10 metri. Fortunatamente, però, sembra che non abbia intenzione di ridurmi
in brandelli... almeno fino alla fine del campionato...
Dopo diversi minuti, dagli spogliatoi escono i componenti dello Shohoku.
Subito il mio sguardo vaga tra di loro per cercare la persona che mi
interessa. Quando la scorgo, mi sento mancare il respiro e inizio a
tremare leggermente dall'emozione.
Lo osservo. Sta parlando con un compagno di squadra, che se non mi sbaglio
si chiama Kogure. Le sue mani si muovono con eleganza, mentre sembra
spiegargli qualcosa, e io per un'attimo rimango infisso su di esse, come
incantanto. Poi i miei occhi si spostano sul viso, e ne studiano ogni
singola fattezza. Ha gli stessi capelli di un tempo, con quei riflessi blu
che risplendono appena passa in un tratto dove un raggio di sole li
lambisce. Osservo le sue espressioni, e quando lo vedo sorridere sono
sicuro di arrossire. Spero non si noti troppo, anche se ho i miei seri
dubbi vista la gomitata che mi arriva sul fianco da Koshino.
Deglutisco e cerco di riacquistare il controllo.
Quando però noto che Akagi, seguito dall'intera squadra, si sta dirigengo
verso Uozumi fermo davanti a me, ho un serio momento di panico.
Immediatamente abbasso lo sguardo, iniziando a pensare alle cose più
tristi di questo mondo per non cedervi completamente.
Così, i due capitani si scambiano alcune parole sulla partita, mentre io
studio una per una le piastrelle che compongono il pavimento. Poi chiudo
gli occhi e faccio un lungo sospiro.
"Eh eh! Vedo che inizi ad aver paura del Tensai, porcospino!!"
Riapro gli occhi e mi ritrovo Sakuragi accovacciato per terra davanti ai
miei piedi, con il suo volto a pochi centimetri dal mio che sorride
soddisfatto.
Che si sia accorto del mio nervosismo?
"Do'aho..."
"Baka Kitsune! Prova a ripeterlo e ved... AHIO!"
Sorrido, mentre osservo Akagi che trascina il rosso per il colletto della
giacca all'esterno della palestra. Per una volta devo ringraziarlo: senza
nemmeno rendersene conto, è riuscito a distrarmi, facendomi rilassare
completamente.
Fisso Mitsui. E' così preso a sbeffeggiare il compagno di squadra che non
si accorge del mio sguardo curioso su di lui. Il sorriso beffardo che
appare sulle sue labbra rosa gli illumina completamente il viso... Certo
che è diventato proprio bello...
"Ti sconfiggerò Akira Sendoh!!"
Sakuragi si è attaccato all'anta della porta con tutte le proprie forze,
tentando di non farsi trascinare all'esterno dell'edificio. Gli sorrido
sempre più divertito, salutandolo con la mano per fargli capire che lo
aspetto volentieri per uno one-o-one, anche se dovrà allenarsi ancora
molto per potermi battere veramente... ne ha di strada da fare!
Quandi riporto lo sguardo su Mitsui, lo ritrovo a fissarmi con gli occhi
sgranati.
Possibile... che mi abbia riconosciuto?!
I nostri sguardi si incorciano per un momento, momento che ad entrambi
pare interminabile. E' come se anche lui stesse cercando di capire se ciò
che gli suggerisce l'istinto sia il vero.
Poi, Mitsui stacca gli occhi da me perchè richiamato da Kogure, il quale
gli chiede se c'è qualcosa che non va. Lui risponde che non è niente, e lo
segue verso l'uscita del palazzeto, uscita già varcata praticamente da
tutta la sua squadra.
Sulla soglia, però, si volta un'ultima volta a guardarmi.
"Ehi... ci sei o sei ancora nel tuo mondo parallelo?"
Koshino mi strattona la manica della felpa, ma non gli rispondo,
osservando oltre i vetri delle porte la sagoma di Mitsui che si allontana.
"Sendoh, tutto bene?"
"Si... tutto bene" rispondo infine "Ora però vorrei restare un po' da
solo... sento l'urgente bisogno di pensare"
Saluto tutti, i quali mi chiedono dove stia andando, straniti dal mio
comportamento di oggi, e glissando alla grande la domanda, mi avvio verso
il mio luogo prediletto di riflessione...
*
Inizio la lunga scalinata che mi porta al tempio Fukuoda già immerso nei
miei pensieri.
Ad ogni scalino mi pongo la medesima domanda: che sia veramente lui il mio
amico? Che lui mi abbia riconosciuto? Il suo sguardo mi ha fatto intendere
ciò, ma come posso esserne sicuro? Come posso sapere con certezza che è
veramente il mio amico di infanzia e che non si tratti solamente di un
caso di omonimia e di enorme somiglianza contemporaneamente? In fondo,
visto che Mitsui non è un cognome così raro, non è detto che non esista un
atlro Hisashi Mistui in tutta Kanagawa... però il fatto che lui giochi a
basket e gli somigli così tanto restringe di molto il campo, ma nemmeno
questo mi dà l'assoluta certezza che cerco.
Sospiro. Se solo avessi modo di cancellare ogni mio dubbio...
Imbocco sovrappensiero il piccolo sentiero tra le quercie rigogliose. Il
sole illumina ancora con i suoi raggi caldi e primaverili il paesaggio, e
fasci di luce penetrano tra i rami ormai colmi di foglie ben distese a
catturarla, rendendo l'atmosfera irreale. Mi fermo e osservo il sentiero.
E' come se stessi ammirando un quadro di un pittore impressionista.
L'effetto di luce e ombra a cui i miei occhi assistono sembra troppo bello
per essere vero.
Ad un tratto, da un cespugno alla mia destra, avanti di una decina di
metri, esce un bambino correndo. Io lo guardo mentre si ferma nel bel
mezzo del piccolo sentiero, dandomi le spalle, ma quando si volta verso di
me e scorgo il suo volto, ho quasi un mancamento...
"Hisashi..." sussurro, facendo qualche piccolo passo in avanti.
Lui riprende a correre, buttandosi di nuovo in mezzo al bosco alla mia
sinistra, verso la piccola radura. Non ci penso un'attimo e parto come un
forsennato all'inseguimento. Forse sarà solo un'allucinazione della mia
mente, forse starò sognando con gli occhi aperti, ma non m'importa...
voglio rivedere nuovamente quel volto, fosse anche l'ultima cosa che
faccio...
Vedo il bambino davanti a me di qualche metro passare gli alberi con
un'agilità impressionante, tanto che io, un ragazzo del secondo anno di
liceo, faccio fatica a stargli dietro.
Ad un certo punto lo vedo uscire sulla radura dove si trova il ciliegio, e
con un ultimo sforzo raggiungo anch'io quel luogo, giusto appena in tempo
per vederlo sparire dietro il tronco dell'albero posto al centro di essa.
"Hisashi!" lo chiamo.
Nel mio cuore c'è una speranza, quello di vederlo riapparire, ma dopo
qualche secondo capisco che questa rimarrà delusa. Sconsolato e con il
morale sotto i piedi, appoggio le mani sulle ginocchia piegate e abbasso
la testa, chiudendo gli occhi. Sotto le palpebre abbassate sento un
leggero formicolio, ma non voglio cedere, non voglio che le lacrime
solchino il mio viso...
Mi chiedo solo perchè la mia mente mi abbia fatto questo scherzo di
cattivo gusto, questo scherzo che non fa altro che aumentare la mia
sofferenza, oltre che alimentare una speranza che so benissimo resterà più
che delusa...
Nel momento in cui sto per cedere alla prima lacrima, un fruscio dell'erba
attira la mia attenzione.
Alzo la testa e... il mio cuore inizia a battere come se avessi appena
corso una maratona.
Sotto il ciliegio in fiore, nella stessa posizione in cui lo vidi la prima
volta, si trova Hisashi, ma non nelle fattezze del bambino che ho scorto
poco prima tra le alte quercie, ma l'Hisashi Mitsui che ho visto oggi
giocare in campo nello Shohoku!
Mi perdo nei suoi pozzi neri, come se non avessi mai visto niente di più
bello al mondo, come se esistessero solo quelle pupille lucenti che mi
osservano e mi scrutano... ma in fondo è proprio così. In ogni momento
della mia vita degli ultimi sette anni, i miei occhi non bramavano altro
che ritrovare quelle iridi in mezzo a milioni e milioni. Cercavano
disperatamente tra la gente, anche incosciamente, di incontrarli, sapendo
benissimo che quando le avesse viste, le avrebbe riconosciute
all'istante...
"Aki... Sei proprio tu?"
Io a quel punto non riesco a trattenere la gioia che ha prepotentemente
invaso li mio corpo e la mia anima. Gli corro incontro, gettandogli le
braccia al collo, sicuro che stavolta non è un'illusione ma la pura
realtà. L'irruenza del mio gesto inaspettato gli fa perdere l'equilibrio,
e finiamo entrambi per terra, uno sopra l'altro.
"Hisa..." gli sussurro praticamente all'orecchio, mentre nascondo il volto
tra spalla e collo.
Lo sento sospirare e poi un fruscio denota il fatto che ha lasciato cadere
la testa sull'erba soffice, mentre le sue braccia si chiudono alla mia
vita, stringendomi possessivamente.
"Allora non mi ero sbagliato..." mormora.
Alzo il volto dal mio nascondiglio e incontro il suo sorriso, dolce e
splendente. Sento che le mie guancie iniziano ad andare a fuoco, e per
evitare di arrossire come una ragazzina alla prima cotta che riesce in
qualche modo ad interagire con l'amato, distolgo lo sguardo.
Mi tiro su a sedere e lo aiuto a fare altrettanto, chiedendogli se non si
sia fatto male. Sia mai che, con il mio gesto, possa avergli rotto qualche
osso! In fondo non sono poi così leggero con il mio metro e novanta! Lui
comunque scuote la testa negativamente, tranquillizzandomi.
Ci spostiamo, andandoci a sistemare ai posti di un tempo, alla base del
ciliegio: schiena appoggiata al tronco, io a destra e lui a sinistra.
Rimaniamo in silenzio, osservando il panorama, come ai vecchi tempi. Però
non riesco a non resistere ad osservati di sottecchi, troppo felice dalla
tua vicinanza. Diciamo che ho anche paura che la tua figura da un momento
all'altra sparisca... quindi ti tengo d'occhio!
Ad un certo punto, ti volti proprio mentre ti sto osservando adorante.
Sorridi nello scorgere la mia gioia, e io ricambio con uno dei più sinceri
che conosca...
"Allora Aki..." mi chiedi poi "Quand'è che sei rientrato a Kanagawa?"
"L'anno scorso. Dopo aver ricevuto l'offerta da Taoka-sensei di giocare
nel Ryonan, ho insistito molto con i miei genitori affinchè tornassimo a
vievere qui... alla fine ci sono riuscito!" e sorrido soddisfatto,
ripensando alla fatica che ho fatto. Certo, sarò sembrato un po' viziato
ai miei in quei giorni, ma avevo un'altro importante motivo per tornare...
A questo punto sono io a chiederti che fine avessi fatto, raccontandoti
come avessi cercato di rintracciarti, senza nessun risultato.
"Bhe... è successo l'anno successivo a quando sei andato via. I miei hanno
avuto un'altro figlio e quella casa è diventata piccola... così abbiamo
traslocato" mi spieghi, riprendendo un po' il fiato con un profondo
respiro "Ora abito in una villetta nel quartiere Hirashi, a pochi minuti
dallo Shohoku"
"M-ma... è quello vicino a casa mia! Io sto ai margini del quartiere
Hisoka!" esclamò sorpreso, pensando al fatto che abitiamo a nemmeno un
chilometro di distanza e non ci siamo mai visti!
Ci osserviamo stupiti, per poi scoppiare a ridere, facendoci notare l'un
l'altro quanto siano strani i casi della vita! E' veramente assurdo. Ho
perso tanto di quel tempo a girare a piedi per Shizuka nella speranza,
vana, di incontrarti per strada... e tu abitavi a pochi passi da me?! Più
ci penso e più mi rendo conto di quanto il destino a volte è davvero
incredibile...
Non senza problemi, visto che appena ci guardiamo in faccia riprendiamo a
ridere, abbandoniamo il momento di ilarità, e iniziamo a parlare di cosa
abbiamo fatto negli ultimi anni. Così vengo a sapere anche il motivo per
cui l'anno scorso non ti ho visto durante i campionati prefetturali: a
causa di un infortunio avevi lasciato la squadra, rientrandoci solo
qualche settimana prima. Ti faccio notare, con un sorriso sornione sulle
labbra, quanto sia strano che tu, uno che viveva per questo sport già alla
veneranda età di dieci anni, come abbia fatto a lasciarlo.
"Sono stato uno stupido... Tutto qui..." rispondi con un tono di voce
talmente malinconico che mi trafigge il cuore come una punta di un ago...
e capisco che per te non deve essere stato facile rinunciare per due anni
alla tua principale passione della vita...
"Bhe... l'importante è che tu ora l'abbia ripreso no?" dico, cercando di
risollevarti il morale. Poso una mano sulla tua che si trova appoggiata
sull'erba per farti sentire la mia presenza e riprendo la parola "Adesso
non rimurginare sul passato, quello purtroppo non lo puoi cambiare. Pensa
al presente e al futuro... così cambi espressione del viso. A me piace
quando sei imbronciato, non triste..." e sfodero il mio migliore sorriso
carico di affetto per te.
Dalle tue gote che si colorano capisco che ti sei imbarazzato e non poco,
anche se tu lo neghi a spada tratta! Il punto è che mi piacerebbe sapere
quel'è la vera causa del tuo rossore: sarà il discorso che ho appena
fatto, il contatto delle nostre mani o il sorriso che ti ho fato?
"Senti... Come mai non sei più venuto qui?" gli chiedo diventanto serio,
senza però spostare la mano da sopra la tua "Vedi... Da quando ho rimesso
piede a Kanagawa, ogni settimana, ogni singola settimana da un anno a
questa parte sono venuto qui per vedere il tramonto, nella speranza di
poterti reincontrare... nella speranza che tu ti ricordassi della nostra
promessa... o forse, te ne sei dimenticato?" e il mio sguardo, rattristato
a quest'ultimo pensiero, indugia un'attimo sull'incisione apposta sul
tronco dietro le nostre spalle.
"Ti sbagli Aki! Non mi sono affatto dimenticato della promessa che abbiamo
fatto!"
La tua affermazione è fatta con rabbia, tanto da farmi sussultare e
togliere la mia mano dalla tua. Tu però non la lasci scappare. Con un
muovimento veloce l'afferri stretta, cercando di intrecciare le nostre
dita, e io ti lascio fare, troppo sorpreso dalla tua espressione offesa.
"Io... non ho dimenticato quello che ci siamo detti. Se non sono più
venuto qui, è perchè..." ti interrompi e abbassi lo sguardo sull'erba.
Sento che stringi sulla mia mano, e io rispondo, come a chiederti di
continuare a parlare. E tu lo fai, fissandomi negli occhi con i tuoi,
colmi di tristezza ripensando al passato...
"Akira, io... io stavo male! Tutte le volte che venivo in questo posto
sentivo quanto tu mi mancassi... Non riuscivo più a sopportare di non
averti al mio fianco..."
Il silenzio cala su di noi, non perchè non sappia cosa risponderti, non
perchè non trovi le parole per esprime la mia gioia nel sapere quanto io
sia stato importante per te e quanto lo sia ancora... rimango in silenzio
perchè sto decidendo se quello che voglio FARE in risposta possa in
qualche modo rovinare lo splendido rapporto e il grande affetto che c'è
ancora tra di noi. Il mio corpo, però, ad un tratto agisce da solo.
Mi sporgo in avanti e ti atterro sull'erba, portandomi sopra di te. La
mano intrecciata con la tua ora è sul terreno, sopra la tua testa. Sono
estremamente serio in volto, come non lo sono mai stato in vita mia. I
tuoi occhi sbarratti mi fanno capire che non comprendi il mio gesto, ma il
mio corpo non si ferma, preso ormai dall'impulso di concludere iò che ha
iniziato.
Avvicino il mio volto al tuo, e solo quando sono a pochi centimetri dalle
tue labbra, dai voce ai tuoi pensieri...
"M-ma cosa stai facen... Mm..."
Non ti lascio finire e mi impossesso di loro in un casto bacio, che
lentamente cerco di approfondire, ma incontro la tua restistenza,
resistenza che manifesti spostandomi da sopra di te con una poderosa
spinta. Ricado di lato e, resomi conto di quello che ho fatto, mi maledico
per la mia enorme stupidità, restando ad osserti in attesa di una tua
violenza reazione...
"C-che cosa significa?" mi chiedi, nascondendo il volto alla mia vista
girandoti sul lato.
L'intonazione della voce, dura ma allo stesso tempo tremante, mi blocca, e
rimango in silenzio.
Mi sento un perfetto stupido, che non ha nemmeno il coraggio di
giustificare le proprie azioni, troppo spaventato dalla possibilità di
perdere definitivamente la persona che amo... ma forse ormai è già troppo
tardi e non me ne rendo nemmeno conto...
"Allora vuoi rispondere?!"
Ti tiri su a sedere e affronti il mio sguardo, digrignando i denti. Nei
tuoi occhi leggo il tuo orgoglio ferito, che IO ho ferito con il mio gesto
inopportuno e avventato. Ora ho la certezza che è troppo tardi per tornare
indietro, per riavere quel rapporto che avevo... e abbasso lo sguardo
sull'erba verde, perduto.
Ma che diavolo mi è saltato in mente?! Ho completamente rovinato tutto...
"Mi dispiace... Io..." vorrei giustificarmi, ma non trovo le parole adatte
per farlo... sempre che ce ne siano...
"Ti prego... Dimmi cosa significa quello che hai fatto..."
Perchè insisti Hisashi? Perchè voui che sia proprio io a mettere la parola
'fine' a questa amicizia appena ritrovata? Amicizia che avrei voluto
testardemente trasformare in qualcosa di più, in qualcosa di più profondo,
che ci unisse come amanti.
Ma in fondo è giusto che sia così, visto che sono stato io ad apporla
forzando quel bacio.
Rialzo la testa e ti rivelo, seriamente e senza mezzi termini, i miei
sentimenti...
"Sono innamorato di te"
Dalla tua espressione sparisce la rabbia, sostituita dallo stupore per le
mie parole così dirette. Stai per ribattere qualcosa, ma io ti blocca
alzando una mano.
"Hisashi... non c'è bisogno che tu dica qualcosa. Ho capito benissimo
che... hai altri interessi!!" e sorrido "Mi dispiace solo di averti
forzato a fare una cosa che non volevi... spero che tu non me ne voglia, e
ti capisco benissimo se non mi vorrai più come amico..."
Finita la mai arringa, mi alzo, ripulendo i pantaloni con le mani, pronto
per tornare a casa. Non voglio aspettare che tu mi dia una risposta che
già conosco e che mi farebbe molto male. Ormai so come stanno le cose,
quindi preferisco non insistere ulteriormente su questo discorso, e
accettare il fatto che non ho speranze...
"Allora... Ci vediamo Hisa..." ti saluto mestamente e m'incammino verso le
quercie.
"Aspetta!"
Mi fermo ma non mi volto, continuando così a darti le spalle. Non voglio
che tu veda la mia espressione tirata dalla sofferenza e dalla tristezza
che in questo momento provo per il tuo giusto rifiuto.
"Bhe... E' vero che non sono mai stato con un ragazzo..." inizi a dire, e
dal tono di voce posso capire il tuo imbarazzo "Ma non posso dire che il
bacio di prima mi sia... ecco... dispiaciuto..."
L'ultima parola è stata praticamente sussurrata, ma quanto basta perchè io
l'abbia sentita benissimo. Torno immediatamente sui miei passi e mi
accovaccio a terra proprio davanti a te, che sei ancora seduto sull'erba.
Ci fissiamo negli occhi in silenzio, ma ad un certo punto le tue gote si
colorano leggermente di rosso, e io non posso fare a meno di sorridere.
"Smettila di guardarmi in quel modo!!" esclami, imbarazzato dal mio
sguardo 'leggermente' malizioso. Nei tuoi occhi, però, intravedo una
strana luce, come se in realtà queste mie attenzioni non ti dispiacessero
affatto. Decido allora di farmi coraggio e tentare il tutto per tutto...
"Mi dispiace, ma non ci riesco... E' più forte di me..." ti rispondo
allargando il sorriso di prima "E poi ho una gran voglia di farti
assaggiare un bacio vero..."
Ti passo una mano dietro il collo e avvicino il tuo volto al mio. Io mi
sporgo in avanti affinchè possa annullare l'ultima distanza che mi separa
da quei due petali rosa che sono le tue labbra, e me ne impossesso. Al
momento ti irrigidisci, forse sorpreso per questo mio nuovo approccio nei
tuoi confronti, ma lentamente riesco a farti rilassare, sia infilando le
dita della mano nei tuoi soffici capelli neri, sia muovendo sempre più
sensualmente le mie labbra sopra le tue. E finalmente riesco a convincerti
a dischiuderle.
Le nostre lingue si toccano lievemente, e socchiudo gli occhi per un
momento, con l'intento di osservare le tue reazioni. Le tue guancie sono
ancora di un delicato color porpora, ma il tuo viso è rilassato e al
contempo concentrato sulle emozioni che questo nostro contanto ti sta
donando.
Continuo a baciarti dolcemente. Quando sento le tue mani risalire il mio
torace e chiudersi dietro il mio collo, esulto interiormente. Inoltre, da
come hai preso a rispondere al bacio, penso proprio che non ti dispiaccia...
anzi...
Ad un certo punto, probabilmente per mancanza d'aria, ti allontani da me e
mi fissi negli occhi. Attendo un qualche tuo commento su questa nuova
esperienza, ma sembra che le parole non riescano a uscirti dalla bocca,
visto che cerchi di parlare un paio di volte senza successo. Non pensavi
che fosse così sconvolgentemente bello e eccitante, eh?
Poi, sulle tue labbra vedo apparire un sorriso. Meglio di mille e mille
parole.
Sotto un'impulso di tremendo affetto, ti abbraccio stringendoti
possessivamente al mio corpo. Poi, approfitto del fatto che il tuo collo è
a portata delle mie labbra, e inizio a posarvi delicati baci.
"Che stai facendo?!" esclami appena ti accorgi che, oltre alle mie labbra,
vi passo anche la lingua.
"Assaggio la tua pelle... no?" rispondo, si fa per dire, innocentemente,
mentre il mio sguardo si carica di malizia a causa di pensieri non proprio
casti.
Tu ti accorgi immediatamente di quella strana luce che appare nei miei
occhi. Indugi un'attimo cercando di capire a cosa sia dovuta. Appena ti si
accende la lampadina, ti scosti da me.
"E-ehi!! Non metterti strane idee in testa!!"
Sorrido, osservando quanto tu sia veramente bello con quel visino tutto
rosso dall'imbarazzo e quell'espressione accigliata. Invece di diminuire
la mia voglia di te, me la fai aumentare...
"Bhe... se resti con me, sappi che prima o poi succederà..." ti faccio
presente, cercando di riabbracciarti...
"Razza di Hentai!!" e mi blocchi con una bella manata sulla faccia, in
modo da tenere la mia testa il più lontano possibile da te "Non sei
cambiato affatto! Uno ti porge la mano e tu gli prendi tutto il braccio!!"
"Davvero non sono cambiato?" gli domando, mentre cerco di convincerlo che
non attenterò ancora per un po' alla sua persona, e quindi a spostare la
mano.
"Bhe... qualcosa è cambiato" dice con un certo disappunto "E non riesco a
sopportarlo!"
Davvero sono cambiato in qualcosa e non lo sopporta? Ciò mi rattrista
parecchio, ma non posso che evitare di chiedergli di cosa stia parlando
senza un sorriso.
"Mi spieghi quando cavolo sei cresciuto così tanto?!"
Eh?
"Una volta ti superavo di più di 10 centimetri!!"
...
"E poi non sopporto quanto gli altri dicano che tu sia bravo a giocare..."
...
"...e pensare che sono stato io a farti conoscere il mondo del basket!"
...
"Che imbecille che sono!! Ho creato con le mie mani un temibile nemico!"
"AH AH AH!!!"
Vedendo che si lamenta, con quella faccia arrabbiata che tanto adoro,
della sua altezza (fosse poi basso come Miyagi o Aida) e del fatto che ora
sono un ostacolo per i campionati nazionali... Bhe... Non ce lo fatta
proprio a trattenermi dal ridere!! Mi sto rotolando per sull'erba come un
cagnolino, per poi fermarmi a pancia in su ad osservare il cielo, una
volta passato il momento.
"Guarda che non c'è niente di divertente!!"
Nemmeno questa volta la mia forza di volontà è ferrea. Approfitto del
fatto che tu ti sia spostato sopra di me per parlarmi. Ti afferro per la
felpa della tutta e ti bacio appassionatamente.
"Non perdiarmo mai l'occasione, eh?" mi fai notare con un sorriso quanto
ti lascio andare.
E perchè mai dovrei lasciarmi sfuggire queste possibilità?
Ti sdrai al mio fianco, accoccolandoti sulla mia spalla, e ti circondo le
tue con un braccio. Poi tu fai lo stesso con il mio torace. Rimaniamo così
a fissare le nuvole in alta quota che viaggiano sopra di noi sospinte dal
vento, mentre lentamente i contorni si dipingono dei colori del tramonto.
Sai Hisashi, ora che mi ci hai fatto pensare, è vero. Noi siamo avversari.
Entrambe le nostre squadre puntato all'ammissione al campionato nazionale,
vi sono solo due posti per accedervi e la concorrenza è agguerrita.
Sarebbe triste se uno di noi due dovesse rimanere fuori, tenendo conto che
tu sei anche sì all'ultimo anno di liceo. Ma questo di certo non mi farà
intenerire in campo. Ho un obbiettivo e lo porterò a termine, a costo di
sconfiggerti, se mai ci dovessimo incontrare.
"E chi ti dice che non sarete voi a perdere?" mi dici con occhio di sfida.
Sorrido. Anche lui è della mia stessa idea.
Bene... Che vinca il migliore allora!
*
Seduto su questa panchina degli spogliatoi osservo mesto i miei compagni.
Il silenzio che vi regna è irreale, visto che normalmente facciamo un tale
macello che deve intervenire Taoka a minacciarci con allenamenti atroci
per farci smettere. Non sembriamo neanche noi stessi talmente tanta è
stata la delusione di questa partita. Vi avevamo riposto tutte le nostre
speranze, e invece...
...e invece lo Shohoku ha vinto, aggiudicandosi l'ultimo posto utile per i
nazionali.
Sospiro e osservo Uozumi e Ikegami ripiegare la loro divisa per rimetterla
nella borsa. E' triste pensare che l'anno prossimo loro non giocheranno
più con noi, ma probabilmente abbandoneranno la squadra prima ancora della
fine dell'anno scolastico. A quel punto la carica di capitano sarà sulle
mie spalle. Un piccolo brivido percorre la mia schiena... Sarò all'altezza
di tale carica?
Fukuda invece è seduto per terra davanti agli armadietti da quando ha
messo piede negli spogliatoi. Era appena rientrato in squadra, ha giocato
due partite, che tra l'altro le abbiamo entrambe perse, e ora deve
affrontare anche la fine del campionato.
Koshino ha la solita faccia di sempre: imbronciata. Ma l'umore non è certo
quello degli altri giorni. Prima ho provato a rivolgergli la parola e ho
capito che oggi è intoccabile, nel senso che è meglio girargli intorno con
un raggio di ALMENO cinque metri di distanza.
Comunque, quello più strano di tutti è Aida. Lui che è sempre un fiume di
parole inarrestabile è lì, seduto sulla panca a lato dell'entrata nel
locale doccie, in perfetto silenzio. Mi viene da chiedermi se sia ancora
vivo...
Passo l'asciugamano sui miei capelli ancora umidi, mentre con l'altra mano
butto alla rinfusa la divisa nella borsa. Sono proprio a terra... ma ho un
modo infallibile per farmi tornare il buonumore! Con la testa rivolto a
quest'ultimo pensiero, velocemente mi risistemo i capelli con il gel, in
modo da rendermi il più possibile irresistibile, pronto a raggiungere il
mio Koibito. Prendo la mia roba e mi avvio alla porta.
"Sendoh... Te ne vai di già?" mi chiede Ikegami.
"Si!" rispondo più sorridente che mai, pensando CHI sto raggiungendo.
Lui mi osserva un'attimo perplesso, notando lo strano sorriso che mi è
nato sulle labbra. Così mi chiede come possa essere così felice quando
meno di mezz'ora prima avevamo perso una partita importantissima...
"Bhe... Ho la persona giusta per farmi consolare!"
"E da quando hai la ragazza?" mi chiede il mio compagno.
Ragazza? E chi ha mai detto di avere una ragazza? Sorrido glissando la
domanda e, dopo aver salutato tutti, esco dagli spogliatoi e mi dirigo
verso quello dello Shohoku.
Quando arrivo a destinazione, sono indeciso. Hisashi mi ha chiesto
espressamente di aspettarlo fuori, ma io ho voglia di vederlo! Tra l'altro
oggi mi ha fatto anche preoccupare tantissimo...
Quando sei crollato a terra sul campo ho avuto un momento di panico, e il
mio cuore ha perso un battito. Fortunatamente non era niente di grave, e
mi sono tranquillizzato quando ho sentito le parole della vostra manager
sulla tua situziane... Naturalmente io avevo le orecchie tese dalla vostra
parte, mica ascoltavo Taoka!
Alla fine decido di bussare alla porta. Aspetto qualche secondo, dopo di
che la apro e mi affaccio sull'uscio. Quando i componeti dello Shohoku mi
vedono, rimangono un'attimo perplessi. Sicuramente si staranno chiedendo
che cosa ci faccia qui, e infatti Sakuragi da voce ai loro pensieri.
"Che diavolo ci fai qui porcospino?!" mi dice puntandomi il dito contro
"Hai forse dimenticato qual'è la porta del tuo spogliatoio?!"
A sentire pronunciare il mio 'nome', il mio Koibito, in piedi davanti
all'armadietto, si irrigidisce e lascia cadere a terra le scarpe che
teneva in mano. Lo vedo voltare il viso verso di me, imbarazzato dalla mia
presenza.
"Veramente ero venuto a vedere se Hisa era pronto!"
"H-Hisa?!" esclama il rosso, non capendo il perchè di tutta questa
confidenza con il suo compagno di squadra.
A questo punto entro nello spogliatoio e mi avvicino alla persona che da
giorni e giorni ormai popola i miei pensieri in ogni momento. Tu, dopo
aver raccolto le scarpe da terra, hai ripreso tranquillamente (si fa per
dire!) a risistemare la tua roba. Mi appoggio all'armadietto a fianco a
quello che hai usato e ti osservo.
"Allora? Sei pronto?" ti chiedo con un sorriso.
"Ti avevo detto di aspettarmi fuori!" rispondi irritato da questa mia
'entrata' "E comunque, no! Non sono ancora pronto! Quindi fammi il piacere
di uscire!"
Tieni la testa bassa, a nascondere il rossore che ti ha leggermente
colorato le guance, mentre con lo sguardo ti sposti velocemente
dall'interno dell'armadietto a me, lanciandomi occhiate che stanno a
significare che non ammetti discussioni. Intanto noto che tutti i
componenti della tua squadra ci osservano pensierosi.
"Ok, ok! Non ti arrabbiare..." e mi metto sulla difensiva "Tieni presente
che però stasera dovrai offrirmi la cena!"
"Cosa?! E perchè mai ti dovrei offrire la cena?!"
"Semplice... sei tu quello che hai vinto e io quello da consolare! Mi
sembra più che giusto..." gli spiego, per poi aggiungere maliziosamente
con un sussurro vicino al tuo orecchio "...a meno che tu non mi voglia
consolare in altro modo..."
Sussulti e osservi in giro, con la speranza che nessuno abbia udito le mie
parole. Poi, capendo che sono state troppo basse, ti volti con espresione
furente.
"Non metterti strane idee in testa... Hai capito?!"
Sorrido, mangiandoti con gli occhi. Sei veramente un amore quando ti
arrabbia!
"E questo cos'è?"
Mi volto ad osservare Sakuragi che sta osservando il mio nuovo portachiavi
appeso alla borsa. E' stata mia sorella a farmelo. Lei è davvero un mago
con l'ago e il filo, e devo dire che il pupazzetto somiglia come una
goccia d'acqua all'originale.
"Mmm... Capelli corti neri, occhi neri, una piccola cicatrice sul mento,
maglietta rossa con i bordi bianchi e il numero quattordici... ma dove
l'ho già visto questo?"
Intanto tu sei completamente sbiancato!
"C-che... Che diavolo è quella 'roba'?!" balbetti, imbarazzatissimo, con
la speranza che il tuo compango non si accorga della grandissima
somiglianza.
"E' il mio portachiavi... e questo è il tuo!" ti dico estraendo
soddisfatto dalla tasca della mia felpa un'altro pupazzetto, sempre opera
di mia sorella.
"Scord... SCORDATELO!!! Non lo userò mai quel... quel coso!!" rispondi
indicandolo, sempre più rosso in volto, non solo per la rabbia.
"Mmm..." mormora Sakuragi, scutando il nuovo oggetto apparso "Capelli
ritti a punta come un porcospino, occhi azzurri, maglietta bianca e blu
con il numero 7... anche questo l'ho già visto da qualc..." si blocca e ci
osserva, mentre la sua mascella tocca terra "M-ma... siete voi due!!"
esclama infine dopo essersi ripreso dalla sorpresa.
Chiudi l'armadietto con un colpo, e alzi la testa di scatto, puntandomi
addosso i tuoi occhi.
Vabbè, ormai qui dentro tutti hanno capito che c'è un legame particolare
tra di noi, viste le faccie... e io non amo lasciare dubbi su queste cose.
Voglio mettere in chiaro che noi due siamo una coppia e che nessuno si
deve permettere di avvicinarsi a te, perchè sei solo mio.
Così, approfittando del fatto che hai il volto rivolto proprio verso il
mio, e nemmeno tanto distante, mi impossesso delle tue labbra, morbidi e
sensulali. Tu al momento, sorpreso dal mio gesto, non reagisci. Però,
appena cerco di approfondire il contatto inumidendoti le labbra con la
lingua, ti allontani, assestando un poderoso pungo sulla mia testa,
facendo piegare dal dolore.
"Non... Non t'azzardare mai più a fare una cosa del genere..." grugnisci,
arrabbiato e imbarazzato più che mai...
Mmm... Forse ho esagerato?
Ma no... cosa vado a pensare! In fondo dovrebbe ringraziarmi! Così tutte
le volte che ci vedono insieme non dovrà giustificarsi con loro... giusto
no?
Intanto noto che nello spogliatoio è sceso uno strano silenzio. Che sia
arrivato il momento di levare le tende? Decido di sì. Afferro la tua
borsa, mettendotela sulle spalle, visto che tu sembri troppo sconvolto
dagli sguardi dei tuoi compagni per farlo da solo. Poi ti prendo per mano,
e ti trascino fuori dallo spogliatoio, salutando tutti con un sorriso
sulle labbra.
Camminiamo lungo il corridoio, diretti all'uscita, sempre mano nella mano,
come una tenera coppieta. Ad un tratto però, ti fermi e con uno strattone
violento, le stacchi.
"Dimmi una cosa Aki... Ti sei forse divertito a mettermi in imbarazzo
davanti a tutti?" urli furente al mio indirizzo, mentre stringi
convulsamente i pugni lungo i fianchi.
"Tanto, prima o poi, sarebbero venuti a saperlo..." rispondo "Mi spieghi
che problema c'è?"
"Come sarebbe a dire 'che problema c'è'? Mi hai baciato nello spogliatoio
davanti a tutti i miei compagni di squadra!! Non hai minimamente pensato
che a me potesse dare fastidio?!"
La tua affermazione mi ferisce, profondamente. E' come se stessi dicendo
che sono IO a darti fastidio, con la mia presenza e le mie dimostrazioni
d'affetto profondo, come se quello che provo non avesse nessuna importanza
per te...
"Hisashi... Ti vergogni di me?" ti chiedo serio "Sinceramente..."
La tua rabbia sfuma in un secondo. Forse hai capito che le tue parole mi
hanno fatto male, e quindi inizi a sentirti in colpa. Infatti, con una
mano ti stai grattando i capelli arruffatti.
"Ecco... io... si... cioè, no! N-non è che mi vergogno... è solo che...
vedi..." sbuffi, ma non perchè tu sia spazientito. Il punto che tu ti
vergogni di me e della relazione che c'è tra di noi, ma hai paura ad
ammetterlo, per non ferirmi ulteriormete.
"Ho capito..." sussurro, rattristato da questa realtà.
"Aki..." mi chiami dolcemente attirando la mia attenzione "Per me non è
stato facile accettare questa situazione, e lo sai, ma l'ho fatto. Ora ti
chiedo solo di darmi un po' di tempo prima... prima di rendere totalmente
pubblico quello che c'è tra noi..." dici guardandomi fisso negli occhi per
farmi capire che sei sincero "Non pensare che non m'importi dei tuoi
sentimenti... e non pensare nemmeno che io non li ricambi..." concludi
arrossendo leggermente.
Questa è la prima volta che ammetti di provare qualcosa per me, sai?
Con il cuore pieno di gioia per la tua 'dichiarazione', mi avvicino e ti
bacio, stringendoti a me all'altezza della vita. Tu lo completi portando
le mani sopra il mio collo. Lentamente ti lasci andare alla passione, e le
nostre lingue si incontrano, provocandomi un intensi brividi di piacere
lungo la spina dorsale.
"Meno male che non ti sentivi ancora pronto per dimostrazioni d'affetto
pubblico... Se fossi stato pronto, cosa mi facevi?" ti faccio notare,
visto il trasporto con cui mi baciavi in mezzo a questo corridoio...
"Non iniziare a immaginarti certe scene, razza di Hentai che non sei
altro..." sussurri, appoggiando la fronte sulla mia spalla.
Sorrido, posandoti un bacio sulla nuca coperta dai capelli. Poi osservo il
corridoio alle tue spalle...
"Hisa... Promettimi che non ti arrabbi..."
"Mh?"
Guardo i miei compagni di squadra, fermi immobili qualche metro da noi che
ci fissano come se fossimo degli alieni. A parte Koshino, che già sapeva
di me e Hisashi, gli altri sembrano tutti un'attimo scioccati per la
sorpresa...
...Secondo voi, se gli dico che hanno visto il bacio, Hisashi si arrabbia?
FINE
(*) E' la stessa bevanda con cui si disseta Mitchi dopo essere crollato in
campo durante la partita con il Ryonan.
*Owari*
Cioppys: Lo voglio! lo voglio anch'io!!
Mitchi: Ho paura a chiedere cosa...
Cioppys: Ma il portachiavi kawai di Mitchi!**
*Mitchi si passa una mano sulla fronte per togliere il sudore*
Sendoh: Ok! Tieni... *e gli lancia il portachiavi*
Cioppys: Che bello!!**
Sendoh: ...Io intanto mi prendo l'originale! ^__^
Mitchi: °///°
*Sendoh afferra Mitchi per un braccio e lo trascina in un'altro locale,
chiudendo a chiave la porta alle sue spalle*
Cioppys: Eh? Ehi... voi due!! Che state facendo?! Quella è camera
mia!!!!!!!! °__° E poi dovevo esserci io con Hisashi!!! T.T
***
Cioppy's Notes (Ovvero appunti ultra mega poco importanti^^')
-------------------------------------------------------------
Dopo averci impiegato qualcosa come tre giorni a decidere se scriverla in
prima o in terza persona, tanto che a momenti scrivevo entrambe le
versioni^^', in meno di una settimana sono riuscita a portarla a termine!
Comunque, sappiate che inizialmente questa fan fiction non doveva avere il
lieto fine. Infatti, quando l'ho 'elaborata', Mitsui avrebbe dovuto
rifiutare Sendoh, però... ecco... diciamocelo, non ho resistito a non
farli finire insieme!^^''' Ammetto... ormai sono irrecuperabile!
See You! ^__^
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