Disclaimers: I personaggi non sono miei ma appartengono alle Clamp, io però continuerò nel tentativo di rapirli ogni volta che mi sarà data l’occasione*__*v… Le prime quattro righe appartengono ad una poesia di Pablo Neruda: E’ come una marea. Uhm… non so perché l’ho ficcata, mi piaceva e basta ò_o"...




 


 

 

Sorrisi, Sesso e Assassini

 

di Fuuma

 



Tenerezza di dolore e dolore d'impossibile,
ala dei terribili
che si muove nella notte della mia carne e della sua
come un'acuminata forza di frecce nel cielo.


Il respiro era diventato più difficoltoso da quando quelle mani impazzite vagavano sapientemente sul suo corpo, conoscendo ogni punto più sensibile e temporeggiando sulla sua pelle in cui brividi di piacere la travolgevano.
Dannazione, non riusciva nemmeno a respirare!
Ansimava infatti.
Prendendo grosse boccate d'ossigeno e ricercandone altre.
Soffocando pian piano, o forse nemmeno così piano, in quel piacere crescente che lo stava portando sull'orlo di una crisi d'identità.
Perché lui era il Dark Kamui, perché era un ragazzo -quasi un adulto ormai!- e perché, in quel letto, sdraiato sopra di lui con un sorriso sciolto nella malizia e nel desiderio, c'era *quell'uomo*!
Un Drago.
Esattamente come lui.
Un Angelo.
Uno dei Sette.
Gemette gettando il capo all'indietro, irradiando il cuscino di filami di notte nera, liberi ora del gel parevano più lunghi del solito.
La mano dell'altro si sporse per toccarli e godere della loro morbidezza, affondando poi fino alla nuca, carezzandoli e premendo con le labbra contro le sue, a fondo. Baciandolo a lungo. Lascivo. Stringendone con forza i capelli, tirandone il capo verso di sé e duellando con la sua lingua in una battaglia umida e soffocante.
Impossibile resistere.
Le mani del Dark Kamui si serrarono alle spalle dell'uomo spostandolo da sé con uno strattone più o meno violento, ma l'altro non avrebbe sentito poi tutto quel dolore. Probabilmente era abituato. Sciocchezze, non era certo un masochista, solo che non era un uomo qualsiasi e, quel dolore per lui, era pari alla puntura di una zanzara. Niente più che un fastidio.
Storse il naso infatti, seccato dall'interruzione ma, quando vide il ragazzo boccheggiare sotto di sé, il sorriso tornò a piegare le labbra.
Divertito.
Anche la lingua si sporse per umettare quella bocca perfida da cui, fino a quel momento, non era uscita una sillaba che fosse una.
Non una frase.
Non una parola.
Niente, da quando aveva bloccato sul letto il ragazzo, non aveva fiatato.
Mentre il più giovane... Ohooo, il suo fiato si sprecava in ansimi e gemiti. Di piacere quando le dita affusolate di lui stuzzicavano i suoi capezzoli, o scivolavano solleticandone i fianchi e più in basso alle cosce. Di dolore, quando veniva morso a sangue sotto la risata divertita dell'uomo.
Che giochetto divertente.
Eccitante per di più.
Ma lui lo aveva spostato da sé e ora lo fissava con quegli occhi che occhi non potevano essere.
Erano pepite d'oro forse, stelle del firmamento fuse in iridi penetranti e gelide che ora lo sondavano cercando forse di squarciagli la testa e succhiargli via ogni pensiero più recondito.
Ma non aveva bisogno di squarciare la testa di un uomo per carpirne i pensieri o, meglio ancora, i desideri.
Lui sapeva.
Meglio di chiunque altro.
Lui sapeva tutto. Di tutti.
- Che cazzo ci fai qui. -
Doveva essere una domanda quella, invece risultò un'affermazione. Probabilmente perché il motivo del suo essere lì era più o meno chiaro ad entrambi.
L'uomo infatti rise di quella frase, schiuse le labbra mettendosi seduto e ravanando nella tasca dei pantaloni per estrarre un pacchetto bianco marchiato da una scritta blu.
MS.
Mild Seven.
Sigarette.
Ne infilò una in bocca, ora alla ricerca dell'accendino.
Il ragazzo fu più veloce. Schioccò le dita, soltanto questo, e una fiammella dorata mesciata a lingue cremisi ed incandescenti si manifestò sul pollice con l'impressione di divorarlo e bruciarlo. Non accadde, invece lo avvicinò all'estremità della sigaretta dell'uomo e l'accese.
- Arigato. -
Dunque una voce ce l'aveva anche lui.
- La risposta? -
L'unico occhio nocciola di quel volto adulto posò sul ragazzo, inarcò un sopracciglio ed espirò una boccata di fumo che scivolò al soffitto.
- La tua non sembrava una domanda, Kamui. - commentò semplicemente, sempre sorridendo. Ora cordiale. Ora malizioso. Ora divertito. Sorrisi regalati come cioccolatini a San Valentino.
Falsi e ben costruiti su quelle labbra avvelenate che profumavano di sakura e tabacco.
- Che ci fai qui? - domandò il giovane - Va meglio così? -
L'uomo annuì, togliendosi del tutto una cravatta allentata al collo che sfilava su una camicia bianca completamente sbottonata.
- Ero da queste parti, ho pensato di farti un saluto. -
Iridi dorate vennero attraversate da sfavillii più scuri, avvicinò il capo maggiormente all'altro, abbassandolo per fissare l'unico occhio nocciola che scivolava seducente ad ammirare le forme del suo corpo ormai quasi del tutto privo di barriere.
I suoi vestiti riposavano in terra: maglietta e pantaloni, a coprirlo non aveva null'altro che un paio di boxer.
Soltanto quelli a coprire un corpo slanciato e prestante. Perfetto. Non c'era altro modo per definirlo.
Anche l'iride bianca sembrava fissarlo languidamente e il sorriso si accentuò sulle labbra dell'uomo.
- Sakurazuka, se non ti conoscessi penserei che ti stai eccitando. - mormorò il ragazzo soffiando la frase direttamente sul volto dell'uomo. E che uomo. Seishirou Sakurazuka, ecco che uomo!
E colui che si era trovato nel letto mentre lo spogliava e lo svegliava con un bacio ricalcando la scena di Biancaneve e del suo principe.
Romantico.
Molto romantico, ma né l'uno né l'altro erano uomini adatti a queste sciocchezze e, anche per questo, quel bacio di casto e puro non aveva avuto nulla.
Probabilmente aveva avuto intenzione di soffocarlo perché quando aveva aperto gli occhi già risentiva della mancanza di ossigeno. E poi erano cominciate le carezze sul suo corpo che veloce andava incendiandosi, accendendosi di passione, cadendo vittima del desiderio.
E più Seishirou lo toccava più il suo corpo ne chiedeva ancora.
- Se non ti conoscessi Kamui penserei che la cosa non ti dispiace. - fu la risposta di Seishirou, pronunciata sulle labbra dell'Angelo dagli occhi dorati mentre le sue dita si erano posate al suo mento per alzarlo maggiormente verso di sé, tenendo anche la sigaretta ancora accesa.
- Ma tu non mi conosci. -
Vero.
- Meglio così. -
Si sporse su di lui, troneggiandolo e affondando in un bacio vorace.
Lo stava divorando.
Letteralmente.
Mordendone le labbra profumate di sangue, succhiandole e leccandone le piccole ferite inferte.
La mano scivolò dal suo mento al collo, le dita vennero sostituite presto dalla lingua che ne mordicchiava affamata il pomo d'Adamo e quelle scivolarono più in basso lungo le scapole e la linea dei pettorali, carezzandone la pelle, godendo dei sussulti del ragazzo e poi... poggiandovi la sigaretta che spense su di lui.
- Cazzo! -
Cosa che gli valse uno spintone da parte del Dark Kamui insieme alle imprecazioni del caso.
- Hai voglia di metterti contro di me, Sakurazukamori? - gli ringhiò il ragazzo poggiando le dita al proprio petto in cui la bruciatura ne marchiava le carni rosee. Scintille violacee circondarono il suo corpo mentre lo sguardo si assottigliava.
Seishirou, caduto sul pavimento per lo spintone, si alzò in piedi senza alcun problema e con assoluta calma. Movimenti lenti. Calcolati. Freddi.
Era un assassino infondo. Il migliore sulla piazza.
- Non mi permetterei mai Kamui, non sono masochista. - asserì con quella voce suadente che bruciava il sangue di chi lo ascoltava e accelerava il battito di chi un cuore non l'aveva.
Non era un uomo.
Era un Demone.
Era la Morte e ciò che di più sensuale si poteva trovare all'Inferno.
- Volevo soltanto testare i tuoi riflessi. -
Bella scusa.
Peccato non reggesse.
- Se ora io volessi testare i tuoi di riflessi tu non vivresti abbastanza per chiedermi perdono, lo sai questo? -
Era un sorriso quello che aveva accompagnato la frase del Dark Kamui, così dolce e così gentile che la sua non parve nemmeno una minaccia e, quel suo volto tra l'adolescente e l'adulto, era di nuovo mutato insieme alla sua espressione.
Freddo.
Crudele.
Sadico.
Triste.
Dolce.
Affabile.
Oh, quante espressioni poteva assumere un essere umano!
- Naturalmente. -
- Allora non riprovarci. -
Sorrisero.
Entrambi.
Dolci come zucchero filato e falsi come Giuda.
L'uomo tese la mano verso di lui. Un gesto privo di secondi fini, naturalmente.
Eppure continuava a sorridere.
L'altro l'afferrò senza esitazione e venne trascinato con forza di nuovo tra le sue braccia, nuovamente a quella bocca affamata dei suoi gemiti e alle sue mani che vagavano sulla pelle incandescente. Accarezzandone la schiena lungo la colonna vertebrale, solleticandone i brividi di piacere, tornando ai fianchi. Salendo e scendendo. Su e giù. In movimenti quasi ipnotici accompagnati da una lingua che si faceva spazio con violenza nella bocca del Dark Kamui, conducendo il bacio.
Lungo. Asfissiante. Soffocante.
Velenoso.
E poi leccando le labbra, ridisegnando lascivamente il loro contorno per lasciare scie di saliva lungo il mento e sul collo, fino a giungere alle scapole. Ne mordicchiò l'osso, raggiungendo l'incavo e succhiandone la pelle finché non venne marchiata da una piccola macchia rossa che non sarebbe sparita molto presto.
E le mani, dov'erano finite le mani di quell'uomo?
Il Dark Kamui aprì gli occhi, fissandolo da due sottili fessure che risplendevano dorate e ferine, facendoli vagare sulle braccia di Seishirou alla ricerca delle mani ora intrufolate nei suoi boxer, mentre ne sollevavano la stoffa e scivolavano provocanti sulla pelle soda sollevando di poco i glutei e spingendolo verso di sé.
Gemette. O forse il suo era stato un urlo strozzato morto in gola, giusto per non dare troppa soddisfazione al compagno.
Infondo i Chi no Ryu erano tutti così.
Dei perfetti stronzi.
E, se non tutti, quasi.
Quindi, perché rendere loro le cose facili alimentando il loro ego? No, meglio trattenersi.
Percepì la bocca dell'uomo, ora posata al suo petto, che si era stretta in una smorfia contrariata.
- Hai paura che ti senta qualcuno, Kamui? - gli chiese anche. La voce arrochita dall'eccitazione, ma così dannatamente sensuale che il ragazzo dovette prima temporeggiare per raccogliere le idee nella foschia della sua mente.
- Ehy, tu sei venuto da me, non il contrario. - iniziò con tono che, più o meno, risultò canzonatorio, accompagnato dalla lingua che passava sulle labbra in un implicito invito a rimescolare le due bocche - Sta a te fare in modo che qualcuno mi senta o meno. -
Avrebbe anche riso, di una risata beffarda e bastarda, di quelle che riuscivano così bene a Sakurazuka che quasi era impossibile imitarle. Quasi. E naturalmente non lo fece, non certo perché avesse cambiato idea, ma perché, in un attimo soltanto, le sue labbra si trovarono tappate da quelle dell'uomo e le parole si sciolsero nel suo antro catturate dalla lingua che combatteva violenta contro la sua e la bocca di Seishirou che si allontanava di poco e tornava a premere contro di lui, con forza, fino a fargli male, fino a costringerlo a piegare la nuca indietro.
Sottomettersi al bacio.
E non era da tutti ottenere tanto dal Dark Kamui, che dei Draghi della Terra era il capo... e il più forte.
Continuarono così a lungo, finché l'ossigeno non divenne indispensabile, allora i palmi del più giovane poggiarono sulle spalle di Seishirou, al di sotto della camicia bianca e fecero pressione. Lo spinse più indietro, costringendolo disteso sul materasso, sentendo la forza contraria dell'uomo che tentava stupidamente di opporsi ad un volere troppo grande per lui. In pochi secondi si ritrovò sdraiato, la schiena contro il materasso e il ragazzo adagiato su di sé, che avvicinava provocante il bacino al suo e strusciava le lunghe gambe contro la stoffa ruvida dei suoi pantaloni.
Si morse le labbra l'Assassino, stringendo le dita intorno ai glutei dell'altro e affondandovi le unghie.
- Mhm... - gemette il ragazzo - Mi sembri agitato, Sakurazuka. -
La lingua si sporse dalle labbra sfiorando l'orecchio dell'uomo, stuzzicandone il lobo.
- Stai forse scomodo? -
Rise.
Dell'espressione che Seishirou gli concesse.
Puro disappunto.
- Non mettermi il broncio, così mi rattristi. - continuò spingendosi contro il bacino dell'uomo, mettendo a contatto le due eccitazioni che pulsavano al di sotto dei vestiti, ed una scarica elettrica li attraversò entrambi lasciandoli per un momento senza fiato.
Seishirou chiuse gli occhi, ma non durò molto che li riaprì di colpo e l'ennesimo sorriso si era dipinto sul suo volto.
- Certe cose dovresti lasciarle fare ai grandi, Kamui. - affermò mentre una mano si spostava su per la schiena del ragazzo per poi giungere ai capelli.
- E' una richiesta? -
- Se vuoi. -
Il ragazzo lo fissò.
- Avrei preferito una supplica ma temo che dalle tue labbra non otterrò di meglio. - asserì affondando in un altro bacio, veloce questa volta, come una freccia scoccata, che colpisce il suo bersaglio e viene estratta lasciando soltanto un senso di vuoto riempito a forza dal dolore.
Era stato così quel bacio.
Un affondo veloce, una scarica di adrenalina, scintille blu e rosse intorno al corpo del Chi no Ryu e poi il dolore quando si ritrasse dall'adulto, lasciandogli soltanto le tracce di una breve esposizione al suo potere devastante.
Soltanto allora si spostò da lui, facendosi più indietro ammirando intanto il corpo dell'uomo attraversato da uno spasmo muscolare che lo costrinse sdraiato per la manciata di secondi che seguirono. Gli occhi puntati nei suoi, l'oro fuso fisso nel vuoto di un'iride finta.
Seishirou sospirò, o prese fiato, poco importa. Si passò una mano tra i capelli scostando la frangia bagnata di sudore dalla fronte, mettendosi seduto di fronte al ragazzo.
Non sorrideva più.
Ma l'espressione era sempre e comunque cinicamente beffarda, con quell'occhio bianco e languido che fissava il mondo divertito e godeva del sangue che spargeva.
Schiavo di un Albero e del suo stesso macabro divertimento. Così simile al Kamui oscuro dopotutto.
- E questo cos'era? - chiese modulando la voce che filtrò calma e pacata, senza però riuscire a nascondere quella punta di irritazione dovuta alla consapevolezza di una forza superiore alla sua. Non sarebbe mai riuscito a sconfiggere quel ragazzo, né, invero, aveva una qualche intenzione di farlo, ma la sola certezza bastava per obbligarlo a non abbassare la guardia. Cosa che invece aveva appena fatto.
Quindi sì, era irritato.
- Un piccolo risarcimento. - La risposta fu quanto di più inaspettato potesse essere proferito - Ti lascerò fare come desideri per questa volta, ma non volevo che dimenticassi quanto sarebbe facile per me invertire i ruoli, o ancora meglio, prendermi la tua vita. -
- Potevi semplicemente dirmelo. -
Seishirou si era avvicinato di nuovo, la mancina poggiava sul materasso e il busto era piegato in avanti per poter raggiungere più facilmente l'addome dell'altro.
- Banale. E mi sarei privato del piacere di ammirare il tuo corpo vittima del dolore. -
- Sadico. - glielo disse soffiandolo sulla pelle, insieme al suo alito che scivolò bollente e alimentò l'eccitazione che poteva ammirare attraverso i boxer. Li abbassò, soltanto di qualche centimetro, giusto per avere libero accesso all'inguine e cospargerlo di piccoli morsi all'inizio, arrossandone la pelle sensibile per poi leccarla.
Lento.
Dannatamente, fottutamente, lento.
Scendendo sempre un po’ più in giù, con le dita mandate in avanscoperta e poi con la bocca, strappando gemiti sommessi dalla bocca del Dark Kamui.
- Mhm... - gemette quello affondando con le dita nei capelli di Seishirou.
- Mhm? E' tutto qui quello che sai dire? - gli soffiò sulla pelle sensibile rubandogli un altro gemito soffocato - Puoi fare di meglio. - e la lingua finalmente giunse alla sua eccitazione leccandone lasciva la base.
Dio che tortura!
Sicuramente sarebbe impazzito di lì a poco.
Iniziò anche a spingersi verso quella bocca che, ogni volta si ritraeva, sempre un po’ più indietro, tornando poi al suo membro per cospargerlo di saliva e poi staccarsene di nuovo, lasciandolo insoddisfatto. Uccidendolo con una lunga agonia.
- Mhm... Ah... - ripeté il più giovane, questa volta con la voce più alta - Sa... Sakurazuka... - biascicò senza fiato, stringendo con forza i capelli dell'altro.
- Sì? - miagolò l'uomo con fare divertito mentre con i denti ne mordicchiava la punta e si scostava per l'ennesima volta da lui.
- Cazzo! Fottiti! -
- Che ragazzo sboccato. - levò una risata e alzò lo sguardo su di lui.
- Smettila di giocare e succhiamelo! -
Seishirou inarcò un sopracciglio, le labbra dischiuse in un'espressione di falso stupore e il capo che si scuoteva da destra a sinistra e viceversa come a rimproverarlo.
- Prova a chiedermelo per favore, Kamui. -
Ma anche nell'impossibile probabilità che l'altro lo avesse fatto non gli diede il tempo di parlare.
La mancina ne afferrò la spalla, in una morsa tanto stretta che avrebbe di certo lasciato lividi violacei, e lo girò tenendo l'altra mano sulla schiena per impedirgli di alzarsi.
Si chinò su di lui, lasciando che la voce giungesse insieme al suo alito all'orecchio.
- Ora... - fece una lunga pausa, la bocca più vicina al lobo lo inumidiva - ...rilassati. - la voce roca, il respiro bollente.
Era tutto così intenso che il ragazzo rischiava persino di venire di lì a poco.
- Hn. - rispose soltanto con un suono roco che raschiò la gola.
Socchiuse gli occhi, languidi di piacere, mentre il volto andava arrossandosi lentamente, ma non certo per l'imbarazzo.
Seishirou si spogliò dei pantaloni e dei boxer piuttosto velocemente, un movimento secco e aveva liberato le gambe degli indumenti per poter tranquillamente tornare a carezzare la pelle rosea del compagno e, per quella notte, amante.
Le dita posavano lungo la colonna vertebrale, sui fianchi, scivolavano alle gambe, soffermandosi all'interno coscia e risalendo ai glutei in cui infilò il primo dito, piano, mentre i muscoli del più giovane si irrigidivano di colpo sotto di lui e l'altro serrava la mascella aggrappandosi al cuscino sotto il suo viso.
L'uomo si fermò.
Un attimo soltanto.
Poi sorrise leccandosi le labbra baciate dalla lussuria ed infilò il secondo dito muovendolo con moto circolare nel corpo del ragazzo che gemeva di dolore e piacere, fusi in un abbraccio che colava desiderio.
- Chissà cosa penserebbe il tuo piccolo amichetto di un tempo se ora ci vedesse. -
Aveva sussurrato la frase abbastanza bassa perché il Dark Kamui tendesse le orecchie per udirla e abbastanza alta perché la percepisse e fosse mosso dalla curiosità ad ascoltarla.
Lui infatti la udì, ogni singola parola, e il suo sguardo, se solo Seishirou avesse potuto vederlo venne attraversato da schegge di ghiaccio bollente. Irritazione.
Quell'uomo stava giocando con il fuoco e, si sa, a giocarci a quel modo prima o poi ci si scotta.
- Sta zitto e scopami. - ordinò in un ringhio rantolato.
- Sei tu che comandi. -
E l'altro incurvò la schiena all'istante quando le dita di Seishirou vennero sostituite dal suo membro che affondava in un solo colpo dentro di lui e si ritraeva per poi tornare a spingere, in un altalenare di fuori e dentro che lo facevano impazzire.
Ancora.
L'uomo spingeva e lui serrava le labbra per non gemere, cosa che iniziava a divenirgli sempre più difficile.
Ancora.
Con l'impressione che andasse sempre più a fondo.
Ancora.
Di più.
Finché non si ritrovò a ricalcare a sua volta quei movimenti e allora il bacino si muoveva allo stesso ritmo di quello di Seishirou. Su e giù. Dentro e fuori.
Fino all'estasi e oltre.
Persi nel piacere.
Il Dark Kamui chiuse gli occhi, gettò il capo all'indietro.
La mano di Seishirou passò tra quei filami di notte oscura, stringendoli e carezzandoli, carezzandoli e stringendoli.
La propria eccitazione penetrava nel suo corpo sempre più velocemente.
La voce aveva smesso da un pezzo di pronunciare parole articolate.
Gemevano.
Un'ultima spinta.
Il ragazzo venne sul materasso serrando le mani a pugno e soffocando qualsiasi suono in un respiro mozzato e subito dopo sentì il seme dell'uomo che si riversava dentro di lui ed il corpo che si adagiava completamente sul suo. Quando uscì da lui si scostò anche dalla sua schiena scivolando al fianco per poggiare la guancia sul cuscino e poter fissare meglio il volto del giovane Chi no Ryu.
Il suo Capo, tra le altre cose.
Un ragazzo come tanti di cui non ricordava neppure il nome.
Dagli occhi di oro fuso nel ghiaccio d'Antartide e le labbra avvelenate dal sangue di innocenti. Un sapore inebriante.
Anche il ragazzo lo fissava.
Guardava il suo occhio cieco che sembrava non abbandonarlo mai, che sembrava poter vedere tutto, anche l'invisibile, e teneva il braccio sinistro sotto la nuca mettendosi sul fianco.
L'espressione era seria. L'espressione di entrambi.
Nessun sorriso.
Eppure avevano un'aria rilassata.
Si fissavano.
Null'altro.
Poi il più giovane fu il primo a muoversi, con la mano destra iniziò a cercare alla cieca qualcosa chiuso in un cassetto del comodino alle sue spalle e continuò a ravanare per qualche secondo prima di estrarre un pacchetto rettangolare.
Mild Seven.
Sigarette.
Quando Seishirou lo vide porgergliele il sopracciglio si era già inarcato e la fronte aggrottata.
Comunque l'afferrò posando l'estremità alle labbra per far scivolare una di esse in bocca, elegantemente, come se si fosse trattato di dare un altro bacio o sedurre quel pacchetto. Le restituì all'altro e attese che rifacesse il giochetto del fuoco sul pollice, accendendogliela.
Chiuse gli occhi ispirando una boccata di fumo e sputandola fuori lentamente.
- Fumi le mie sigarette, Kamui. -
Doveva essere una domanda.
Avrebbe dovuto.
Ma, pronunciandola, non lo guardò nemmeno in faccia.
Il ragazzo sorrise passando entrambe le mani tra i capelli con l'intenzione di sistemarli alla male peggio.
- Oppure sapevi…? -
Si era voltato verso di lui con la certezza dipinta sul volto maturo.
Sorrise.
Sì.
Il Dark Kamui sapeva.
Dannato piccolo vizioso.
- La mente umana è bizzarra. -
- La mente umana o la nostra, Kamui? -
- Non fa differenza. Infondo anche se speciali, o scelti, o quello che credi, siamo pur sempre esseri umani. Quindi: la mente umana è bizzarra. -
Ci fu una pausa accompagnata da un profondo sospiro.
- Hai voluto scoparmi sebbene non provassi… amore... - rise a quella parola - verso di me, soltanto per soddisfare un tuo desiderio sessuale, cosa sicuramente non riprovevole dato che non conosco uomo o donna che sappia resistere al mio fascino. -
- Mi sembra di sentire Yuuto. -
L'altro proseguì senza far caso alla battuta.
- Eppure quel tipo, OcchiVerdi, non hai intenzione di amarlo in alcun modo se non in quello che la tua essenza conosce e comprende. Ti lascerai uccidere da lui senza nemmeno aver assaggiato il sapore delle sue labbra o il calore del suo corpo e, naturalmente, senza che lui conosca il tuo. Sei un bastardo capriccioso ed egoista, non c'è che dire. -
- E' più o meno quello che penso di te. -
- Meglio così, almeno non ci saranno incomprensioni tra di noi. -
Sbadigliò stiracchiandosi sinuoso mentre cercava di infilarsi sotto al lenzuolo finito chissà dove infondo al letto.
L'uomo lo guardò nell'operazione soppesando una frase che stava scivolando dal pensiero alle labbra.
- Io non ho mai detto di amare Subaru. -
Il Dark Kamui si fermò, voltandosi. Lo sguardo immerso in quello di Seishirou ed una mezza luna d'argento sulle labbra.
- Non ce n'è bisogno. -
L'altro annuì.
Seccato.
Forse no.
Annuì e basta, per poi alzarsi e recuperare i suoi vestiti con la sigaretta in bocca, infilando la camicia nei pantaloni e abbottonandola fino all'ultimo bottone, allacciandosi anche la cravatta abbandonata sul pavimento.
Ecco fatto.
Abbigliamento impeccabile come sempre.
- Sakurazuka. -
- Nh? -
- La prossima volta sarò io a scopare te. -
Divertente.
- Chi ti dice che ci sarà una prossima volta? -
Non ci fu risposta. Anche per questo, lampante come un fulmine a ciel sereno, fu sicuro che ci sarebbe stata. Una seconda volta e molte altre a venire.
- Buonanotte, Kamui. -
- Sogni d'oro, Sakurazukamori. –

Sorrisi intagliati su maschere d'acciaio
arse nella cappa di una notte ingannata dalle stelle
tra assassini e vittime del mondo
al ritmo di corpi nudi su altalene che dondolano all'Inferno.
A presto, Schiavo del Sakura.


† OWARI †