Serie: Gundam Seed
Pairing: accenni! :p
Rating:
R
Parte: 1/1
Spoilers: ma neanche no…
Disclaimers: i MAGNIFICI personaggi di GS appartengono alla
Sunrise, a Yoshiyuki Tomino
ed alla Bandai Visuals. Spero
che non mi mandino mai i loro legali a perseguitarmi! ;___;
Note: la dedico alle mie *sorelline* Alexiel/Moony ed Hanachan per aver condiviso con me le incredibili emozioni che questa bellissima serie è riuscita a regalarmi e ringrazio gli sceneggiatori, i produttori e chiunque ci abbia lavorato per averci donato qualcosa di così intenso, bello e commovente da avermi bucato il cuore, da cui poi è scaturito questo raccontino.
E’
molto introspettivo, perciò l’ho scritto in POV anche se il narratore non è
esattamente qualcuno in cui mi identificherei… Spero che
il risultato sia comunque godibile!
The
Song of Tears
-GS tale-
by Choco
Mi sveglio dolcemente, sbadigliando e stiracchiandomi come un gatto… Ho l’impressione di aver dormito bene come non mi capitava da mesi… Anche se c’è qualcosa chi mi sfugge.
Una sensazione strana… Ieri sera… Cos’è successo?
Sbatto le palpebre, realizzando di avvertire un peso premuto contro al mio petto e che i miei movimenti sono impacciati da qualcuno aggrappato al mio braccio sinistro.
Alzo la mano libera per stropicciarmi gli occhi e, quando l’annebbiamento del risveglio si dissipa completamente, riesco a mettere a fuoco una cascata di riccioli castani che incorniciano un viso di porcellana.
Sospiro, passandomi una mano tra i capelli; qualcosa di simile ad un sottile senso di colpa mi serpeggia nella pancia e mi copro gli occhi con il braccio, ricordando gli eventi di ieri.
Io e Nicola abbiamo chiacchierato un po’ seduti sugli scogli che circondano il porto, alla luce rossastra del tramonto… Lui è l’unico con il quale sono riuscito davvero a legare; è impossibile non affezionarglisi, così dolce e innocente, tanto innamorato della musica e del suo piano da sembrare la persona meno adatta a pilotare un MS…
Kira…
Il suo viso mi compare improvvisamente davanti agli occhi della mente, procurandomi una fitta alla bocca dello stomaco, come ogni volta che penso a lui; per certi versi, Kira e Nicola sono così simili…
Nicola riesce a dire tutto quello che pensa in un modo talmente spontaneo da essere in grado di abbassare tutte le mie difese… Quando sono in sua compagnia, il muro di passività dietro al quale mi nascondo si crepa, lasciando penetrare il calore e la dolcezza di questo ragazzino ancora addormentato accanto a me.
Non ci siamo scambiati che poche parole, lì in riva al mare; non è stata una delle conversazioni più vivaci che abbiamo avuto, ma lui mi ha detto di avere fiducia in me… Così, nella sua solita maniera semplice e diretta… E io ho capito di nutrire la stessa fiducia nei suoi confronti.
E allora sono venuto a cercarlo qui, nella sua stanza… Non sapevo bene di cosa gli avrei parlato, cosa gli avrei raccontato… Non sapevo se gli avrei detto di Kira.
Sapevo solo che avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, di tentare di alleviare almeno un po’ il dolore mi sto portando dentro, che rischia di dilaniarmi… Anche perché non mi fa bene essere costretto ad ascoltare ogni notte i suoni che provengono dalla stanza accanto alla mia: le risate argentine di Isaac ed i cigolii del letto di Draka riescono ad aumentare in maniera esponenziale la mia tristezza.
Quei due si sono avvicinati l’uno all’altro talmente tanto da diventare pressoché inseparabili; sembra talmente strano che uno come Draka abbia perso la testa in quel modo per un altro ragazzo… Alle volte, quando lo guarda, nei suoi occhi c’è una tenerezza infinita mentre altre riflettono un desiderio irrefrenabile di sbatterlo contro il muro e fargli di tutto. E Isaac, sempre così scontroso, al limite dell’isterico tanto da ricordare un gatto arrabbiato che diventa mansueto solo in presenza di un arrogante presuntuoso come Draka… Non riesco a capire come due persone così diverse siano riuscite a trovare tanti punti in comune da diventare indispensabili l’uno all’altro, non capisco e sono scosso da questa specie di invidia che provo nei confronti dei miei due compagni.
Faccio cadere pesantemente sul materasso il braccio che mi copriva gli occhi, voltandomi a guardare di nuovo Nicola.
Sorrido…
Alla fine ci siamo ritrovati nelle cucine a rubare latte e biscotti perché il mio amico ha insistito sul fatto che ‘ i dolci non risolvono i problemi della vita, ma aiutano a risolverli’; abbiamo portato il tutto qui e abbiamo consumato il nostro spuntino spettegolando un po’ sui nostri compagni e raccontandoci aneddoti riguardo ai tempi della scuola… Ed è stato a quel punto che mi è venuto in mente… Di nuovo.
Il giorno prima di partire… I petali di ciliegio, gli occhi tristi di Kira, il vento che gli scompigliava i capelli… Tori…
Eravamo seduti qui sul letto e Nicola mi ha abbracciato all’improvviso, cominciando a cullarmi dolcemente e poi…
Allungo una mano, andando a scostargli una ciocca ondulata dal volto e fermandola dietro ad un orecchio; le lunghe ciglia scure tremano leggermente, prima che le palpebre si sollevino su due grandi occhi nocciola.
Nicola si allontana con uno scatto, mettendosi a sedere sul letto con un’espressione a metà tra il confuso ed il terrorizzato; abbassa gli occhi, mentre cerca di coprirsi con il lenzuolo anche se indossa una maglietta ed i pantaloni del pigiama. In fondo, non è che sia successo un granché, a parte qualche bacio e un po’ di coccole…
Mi sollevo su un gomito, inclinando la testa da un lato e cercando di studiare la sua faccia, seminascosta dai capelli: Nicola sembra una bambola. Non è propriamente effeminato, piuttosto… efebico. Ha il corpo minuto ma perfettamente modellato di uno di quei ragazzini raffigurati da certe sculture greche che ho visto nei libri ed il viso di un angelo ritratto nei dipinti… Come si chiamano, rinascimentali? Quando ride arriccia il naso in modo delizioso… Sono pronto a giurare che a scuola ha tantissime ammiratrici e non solo per i suoi meriti come pianista.
Ma questa notte ho avuto la conferma di qualcosa che, fino ad ora, mi ero sempre sforzato di ignorare: a Nicola le ragazze non interessano… Il cuore gentile del mio amico appartiene a me, e solo a me… A me, che non ho nemmeno il coraggio di ammettere con me stesso a chi appartenga il mio…
“Dimmi che non mi odi, Arslan… Ti prego.”
Sollevo le sopracciglia, sorpreso.
“Odiarti? Perché dovrei odiarti?”, chiedo, genuinamente stupito.
Lui sospira profondamente e solleva lo sguardo, puntando gli occhi nei miei; le sua guance levigate sono arrossate dall’imbarazzo.
“Perché ho approfittato di un tuo momento di fragilità per buttarti addosso i *miei* sentimenti… Ho trovato il coraggio per farlo nella tua debolezza… E questo è stato veramente * pessimo*, da parte mia.”
Sento il sangue affluirmi al viso in maniera violenta, ricordando la sensazione delle labbra morbide di Nicola sopra alle mie, le belle mani da pianista che si stringevano alle mie spalle e mi spingevano con sorprendente forza disteso sul letto… E’ stata la prima volta che ho baciato qualcuno sul serio… Tra me e Ranks non ci sono mai stati che gesti d’affetto timidi ed infantili.
Ma d’altra parte Ranks, per quanto le voglia bene con tutta l’anima, per me è come una sorella… E le sorelle non si baciano in *quel* modo, anche se i nostri genitori cercano in tutti i modi di convincerci a comportarci da fidanzatini modello.
Però… Nemmeno gli amici si baciano così.
“No…” Allungo un braccio, chiudendo le dita attorno al polso sottile di Nicola e tirandomelo di nuovo vicino, sul letto accanto a me. “… Tu mi sei solo stato vicino quando ho avuto bisogno di te… Mi hai dimostrato di essere un vero amico…” Gli faccio scivolare un braccio intorno alla vita, stringendomelo contro ed accarezzandogli i capelli con l’altra mano. “Ti ringrazio per quello che hai fatto ieri sera… E sono io a doverti chiedere scusa.”
Chiudo gli occhi e sospiro; è un sospiro che fa male, brucia nel petto come una vampata di fuoco. E’ così facile voler bene a Nicola… E’ così naturale abbracciarlo, talmente dolce perdersi nel suo calore da avermi fatto dimenticare una cosa essenziale.
Ma lui ha già capito, perché quando riapro gli occhi per affrontarlo e dirgli quello che devo il suo viso è nascosto nell’incavo della mia spalla ed un leggero tremore gli scuote il corpo sottile.
“Non aggiungere altro, Arslan… Lo so che ieri sera non ero io la persona che avresti voluto tenere tra le braccia.”
Il peso che porto nel petto da tanto tempo sembra farsi più pesante, talmente pesante da diventare insopportabile.
Sento il cuore spezzarmisi in due e le lacrime salirmi agli occhi… Ma adesso non posso crollare. Devo essere forte per lui; glielo devo.
Appoggio la fronte alla sua.
“No, Nicola… E’ vero che… nella mia vita c’è una persona speciale che non posso avere accanto… E che questo mi sta facendo soffrire. Ma ieri sera… Ieri sera c’eri *tu*, qui con me; sei stato tu ad offrirmi il tuo affetto ed era *te* che abbracciavo, sei stato *tu* che ho baciato… Credimi…”
Non so nemmeno io se sono del tutto sincero, ma Nicola si merita di meglio che sentirsi usato in questo modo…
“E’ lui, non è vero? Il pilota dello Strike… E’ per lui che i tuoi occhi sono sempre tristi?”
Rimango raggelato… Questa sua affermazione è stata come un pugno nello stomaco.
“Ed era il ragazzo dell’uccellino meccanico… Non è così?”
Mi gira la testa…
“Nicola…”
Non so cosa dire.
“Arslan… Spero soltanto che lui stia soffrendo quanto soffri tu… Spero che ti ami quanto lo ami tu… Spero che abbia un motivo valido per essersi trovato dall’altra parte. Lo spero per lui… Perché se proverà mai a farti sul serio del male, io… Io ti giuro che lo distruggerò.”
Lo abbraccio forte, aggrappandomi a lui come se fosse l’unico punto fermo rimasto nella mia vita.
“Vorrei che non fosse mai necessario distruggerlo…”, riesco a mormorare, cercando di ingoiare il nodo che mi stringe la gola.
Kira…
Kira, perché mi stai facendo questo?
L’unica cosa di cui ero sicuro, fino a poco più di un anno fa, era che saremmo rimasti sempre insieme… Com’è possibile che ora rischiamo di ucciderci ogni volta che ci incontriamo? Perché non sei venuto via con me, quel giorno in cui mi hai riportato Ranks?
Eri tutto ciò che volevo dalla vita… Kira… Quanto avrei voluto abbracciarti l’altro giorno, anche attraverso quell’inferriata… Quanto avrei voluto gridarti che ti voglio bene, dopo che mi hai detto quelle cose riguardo a Tori…
…Davvero provi lo stesso anche tu, Kira? Anche il tuo cuore si è spezzato?
“Sai… Sto componendo qualcosa per te.”
La voce un po’ esitante di Nicola mi riporta alla realtà.
Sorrido.
Mi sono sempre sentito solo, da quando non c’è più Kira… Ma in fondo sono stato io ad isolarmi. Non ho mai permesso nemmeno a Ranks di avvicinarsi e trasmettermi un po’ della sua forza e del suo ottimismo.
In fondo, però… Lei c’è sempre.
E adesso… C’è anche Nicola.
Gli sollevo il mento con una mano, costringendolo a guardarmi; ha gli occhi lucidi e arrossati, ma sostiene il mio sguardo, ricambiando il sorriso.
“Per me? Davvero?”, domando, sinceramente curioso.
“E’ una composizione un po’ triste…”, continua lui. “E’ la prima volta che provo a scrivere della musica… Mi sono ispirato ai tuoi occhi. Te la volevo suonare al mio prossimo concerto... Sempre che tu non ti addormenti come l’altra volta!”
“Non mi sono addormentato!”, ribatto, mentendo ed abbracciandolo di nuovo stretto e conciando ad accarezzargli lentamente la schiena.
Lo sento ridere sommessamente e il mio cuore si fa immediatamente più leggero.
Vedi, Kira… Adesso credo di capire il tuo punto di vista.
Anche io ho qualcuno da proteggere, e che si preoccupa per me… E non permetterò mai a nessuno fargli del male…
Ma allora perché mi manchi sempre così tanto, Kira?
Kira, il mio Kira che mi pareva sempre così ingenuo, che alle volte sembrava non capire niente della vita ma che quando serviva sapeva sempre trovare le parole giuste…
Chissà se combattere dentro a quell’affare ti ha cambiato, Kira…
I tuoi occhi l’altro giorno mi dicevano di no…
Sento il respiro di Nicola farsi più lento e regolare… Si dev’essere riaddormentato. Anche io sbadiglio… Ci possiamo concedere un’altra oretta di sonno, prima di andare ad accogliere l’Archangel fuori dalle acque territoriali di Orb.
Cosa succederà questa volta, Kira? Ho un brutto presentimento…
Cerco di ignorarlo e chiudo gli occhi, lasciandomi andare al sonno e cercando di non pensare a niente… anche se l’ultima immagine che mi balena nella mente, prima di scivolare nel buio, è la solita di tutte le notti: due occhi neri dai riflessi blu che mi fissano increduli e un paio di mani affusolate che accolgono un uccellino meccanico di colore verde…