Disclaimers : I personaggi  sono nostri e il soggetto è originale
Note: E' pensato in prima persona personaggio narrante Raymond.




Song for an era

di Amy e Jar


Ho voglia di una sigaretta, una bella forte, e è ormai un anno che non ne tocco una, mi tirò su piano seduto sul letto con la testiera fredda che mi risveglia del tutto, anche a fare con calma, e con delicatezza, non riuscirei a svegliarlo, è la prima persona che conosco che riuscirebbe a dormire in piedi, ne sono convinto.
Le persiane sono leggermente tirate, così la luce lattiginosa dell'alba penetra a d illuminare la stanza, appena i miei occhi si abituano, rimango senza parole, almeno in senso lato, sembra un campo di battagli, il letto intendo, davvero allucinante, e ci credo che mi sono svegliato perché sentivo freddo!
Le lenzuola sono per terra....
Mi alzo cercando di non far cigolare le molle, e le tiro su, una la stendo su di lui , che ancora dorme come se nulla a l mondo potesse intaccare mai il suo sonno, gia 'nulla al mondo potesse intaccare '
è una frase molto adatta era stato quello che avevo pensato quanto finalmente ero riuscito a parlargli per la prima volta, sento un lieve rumore vado a sbirciare alla finestra, nell'alba spenta ha cominciato a piovere, piove con la luce, fenomeno interessante, ma non piove quanto pioveva quel giorno, e io testardo a beccarmi tanta acqua da potermici annegare solo per parlare con qualcuno che sembrava una statua di gesso.
Sorrido tra me e me, non ero riuscito a farlo arrabbiare, e ci avevo provato , ohhh se ci avevo provato , eppure non riuscii neppure a fargli alzare sdegnato un sopracciglio, ero quello che doveva tirargli fuori il suo vero io , e mi ero ritrovato a sbattere i piedi in accappatoio davanti a lui che era serafico e calmo come se nulla di ciò che avrei potuto dirgli lo avrebbe toccato.
Già.
Imprevedibile come il vento. Era stato ore ad osservarmi dall'alto , protetto dal freddo e dalla pioggia dal vetro della finestra del terso piano mentre io , testardo, continuavo imperterrito ad aspettarlo sotto la pioggia scrosciante e quando meno me la aspettavo ecco che la porta alle mie spalle si apre e lui spunta, coi suoi capelli bicolore e lo sguardo freddo come aghi di ghiaccio "Entra" mi ha solo detto, come se me lo avesse ordinato
Mi ricordo che mentre io cercavo di insultarlo lui mi disse solo "siediti " e scomparve dietro una porta bianca.
Il bianco...qui tutto è bianco. Bianco e tinta panna. Non ho mai saputo se perché gli piacesse o solo perché così aveva deciso il suo manager.
Faccio due passi nella stanza, in punta di piedi. Certo che di casino ne abbiamo fatto, constato inginocchiandomi per cercare le sigarette e rialzandomi quasi sbatto la testa nel comodino da letto.Bestemmio massaggiandomi i capelli e rimango stupefatto quando la mia mano annega in una sostanza talcosa. *droga* e di colpo mi ricordo di ieri sera. Soffrego la mano più volte sui boxer per pulirmi dalla droga.
"Oh eccole qui" prendo una sigaretta la accendo e mentre espiro la prima acre boccata la osservo quasi estasiato. In realtà perso fra mille ricordi.
"Col successo è arrivata la noia e con la noia i peggiori vizi" mi aveva spiegato con quel tono annoiato come di una persona altezzosa e perennemente tediata dallo scorrere della vita. Poi mi era passato accanto e aveva ritirato in un cassetto il vassoio dove una "pista" di cocaina era già stata tagliata in piccole parti e utilizzata di sicuro da più di una persona.
Ricordo come non riuscissi a credergli, pensavo davvero una volta che avesse solo tentato di stupirmi, impressionarmi, ora so che non è così, ma allora lo guardai come si guarderebbe un misero esempio della natura umana, pensavo allora si sarebbe finalmente mostrato almeno umano nell'irritarsi per il mio sguardo tagliente da piccolo bigotto ignorante, invece aveva solo messo via il vassoio senza dirmi nulla.
Gia, io avevo parlato come una macchinetta, e a lui avevo estorto si e no dieci parole, da lui avevo sopratutto avuto una marea di silenzi, avrei potuto affogare nell'atmosfera surreale che regnava attorno a lui.
Come mi sentivo stupido e come lo odiavo, e non era mica difficile odiarlo allora, bastava guardarsi attorno, guardarlo, solo sentire il suo sguardo su di me mi irritava, solo dopo capii che non era solo irritazione, quello che mi aveva fatto diventare una specie di segugio monotematico, che annusava sempre e solo la sua ombra.
Mi volto e in una nuvola di fumo riconosco i contorni del suo volto. Mentre dorme tutta la sua baldanzosa rassegnazione perde significato e forma e lo lascia vuoto, quasi irreale in quel sonno che è così simile alla morte. Solo il sudore che scivola sulla sua fronte mi fa capire che è ancora vivo, che il lento alzarsi e abbassarsi del suo petto è verità e non finzione utopica nata dai miei desideri.
Ogni appostazione , ogni attacco di nervi, ogni suo silenzio per me è valso quando posso osservarlo senza barriere, senza alti uomini di color con un auricolare che difendono la *sua* incolumità (ma che non esitano a farti ruzzolare o spaccarti un braccio...)
Mi ricordo perfettamente come mi trattarono quando cercai di avvicinarlo dopo il concerto solo per chiedergli il motivo di come aveva bellamente ignorato quella intervista concordata.
Si ricordava il gusto del selciato e l'orrore dei mille piedi di fans impazzite che credono che schiacciarti sia di secondaria importanza se paragonato a un battito di ciglia del loro divo di turno e Nick aveva quel carisma dei cantanti che le faceva agitare nelle loro corte minigonne.
In quel periodo lo odiavo. In realtà mi piazzai sotto casa sua solo per trovare il modo di rovinargli carriera e vita.
E anche ora potrei farlo o meglio, ora potrei farlo, ora che solo parte della sua vita, anche prima mi aveva mostrato una piccola parte di ciò che era, ma se allora avessi saputo che calderone di vizi fosse la sua vita, forse l'avrei compianto, invece più vedevo il suo sguardo indifferente posarsi su di me, più avrei voluto si accendesse di una scintilla anche una sola scintilla di odio, di rabbia , ma di qualcosa, un sentimento qualsiasi.
E più mi scervellavo meno facevo.
A ripensarci ora dovevo sembrare proprio un saltimbanco, molto buffo.
Cercavo la sua attenzione anche se allora non lo sapevo, nessuno si accorgeva di me e questo era quanto, ero nessuno allora non sono nessuno neppure ora, ormai vivo quasi di luce riflessa, ma quale astro oscuro mi sono scelto per illuminarmi il cammino?
Il cellulare squilla col suo suono perforante. Odio questi aggeggi eppure mi sono indissolubilmente legati. I piedi nudi sbattono sul pavimento gelido mentre corro in bagno a rispondere .,assurdamente per non svegliarlo nonostante la mia razionalità mi dica che non si sarebbe svegliato comunque.
Arrivo al telefonino che continua a massacrare il silenzio in cui ero immerso con la sua richiesta stridula, prevedibilmente è il capo, che mi sbraita nelle orecchie un 'Dove sei finito disgraziato!?!', già dove sono finito?
E come ci sono arrivato fino a qui?
Direi che gli ho corso dietro, e con una certa costanza, una lodevole tenacia, belle parole che nascondono notti insonni, ore di appostamenti, macchine fotografiche distrutte dai suoi bodyguardes, avvicinarlo era stato difficile ma riavvicinarlo molto di più e quando mi ero creduto sicuro che non mi sarebbe più sfuggito, allora non ho più dovuto inseguirlo ma seguirlo, e allora era cominciato il mio inferno, e anche il mio angolo di purgatorio?
Gia definire me e lui assieme un angolo di paradiso sarebbe troppo, Non so nemmeno perché sono qui, a volte lo so altre credo che una parte di me mi stia imbrogliando e vorrei solo tornarmene a casa, pensavo che i miei ritmi, e la mia vita fosse sregolata, ma, come si dice si trova sempre qualcuno che ti supera anche in peggio.
Il capo continua a sbraitare, riesco a riemergere dall'inferno dei miei pensieri, provo ancora a chiedere tempo, con una voce piagnucolosa che non mi si addice, non più ormai, credo che qualcosa della sua compostezza mi sia entrato nelle vene, riesco a recitare la parte del giornalista impegnato a meraviglia, sono un bugiardo, ma sono un giornalista è quasi un obbligo.
Finalmente lo calmo, anche se so che durerà molto poco.
Mi ritrovo , a guardare le piastrelle del bagno, so mentire ma non posso farlo contro me stesso, non ho una storia da dargli, non voglio averla, e solo disoccupato, non lo sa ancora il mio capo, ma lo so io...e questo basta.
Appoggio la fronte alle piastrelle gelide. Tutto questo biancore che mi circonda inizia a darmi sui nervi...balle è che sono nervoso per i fatti miei.
Ora che ci penso è l'ambiente anche a rendermi tale. La nostra storia è iniziata proprio in un posto simile, tra le porcellane della toilette di un camerino.
Mi ricordo che faceva abbastanza freddo e fuori pioveva (la pioggia è sempre un bello sfondo per noi due) ero riuscito a passare nel tunnel di giornalisti e paparazzi, fra centinaia di gorilla solo per trovarmi quasi nudo davanti al *suo* camerino.
Mi intrufolo dentro. Cosa non molto difficile visto che la porta era stata lasciata socchiusa dal truccatore che era appena uscito..o uscita visto la vocina stridula e i movimenti esageratamente plateali.
Entrare e bloccarmi sulla porta fu un tutt'uno. Il mio angelo era li, chinato sul piatto con le punte rosse dei capelli neri che si spargevano sul tavolino. Nonostante quella cortina bicolore mi impedisse di vederlo lo specchio, acuto traditore, rifletteva il suo viso mentre ,inclinando una cartina sapientemente arrotolata sniffava una pista di quella che archiviai come cocaina.
Non so per quanto rimasi così , a fissarlo come un deficiente, cercando nervosamente di rimettermi a posto i vestiti sgualciti ma so solo che quando i suoi occhi verdi si posarono su di me splendevano di una luce diversa, una luce che seppure mi intimorisse mi trasmetteva una scarica erotica furiosa, quasi selvaggia.
Ricordo solo che rimasi li impalato a guardarlo, senza sapere che fare, mentre lui, all' improvviso aveva sorriso, e io mi ero sentito percorrere la schiena da un brivido come una scossa elettrica,mi guardava come se avesse voluto mangiarmi.
I ricordi sono qualcosa di incredibilmente vivido , quando cominciano non smettono più di sommergerti.
Io stesso faccio fatica a credere a quello che mi è successo dopo, lui che prende su un dito un pò di quella polvere e che mi si avvicina, in un primo momento credevo volesse offrirmela, ed avevo già la mano sulla maniglia, beh in effetti, sorrido, si in effetti era per me ma me l'ha offerta in una maniera che non credevo possibile.
Mi scendono brividi di piacere ora, come possono cambiare le prospettive!
Allora lo osservai sconvolto succhiarsi il dito e poi baciami, mescolando il sapore della sua bocca con la mia che ero troppo sconvolto dalla sorpresa per fare null'altro che assecondarlo.
E fu come se un po' del suo viaggio sensoriale passasse in me. MI vidi come se fossi fuori dal mio corpo, come se quella pelle non fosse la mia ma io fossi lontano, lontano  e insensibile spettatore di quella volta.
Ho solo dei flash di quell'avvenimento.
Lo sento trascinarmi nel bagno, quasi farmi male nella foga di stringere il mio braccio per trascinarmi in quell'angusto spazio di bianche porcellane.
MI fa voltare con il viso rivolto verso lo specchio.
Il cuore mi batte fino a quasi nelle orecchie. Mi forza la testa . Sento sotto il mento il gelo del lavandino mentre mi costringe  a piegarmi a 90°.
E poi...poi mi vedo seminudo, i calzoni e li boxer calati alle caviglie in un mucchietto che mi impedisce la deambulazione mentre con le gambe oscenamente aperte lui mi penetra con un solo colpo netto.
Il dolore fu la cosa più accecante.
Stetti tre giorni senza riuscire a sedermi e in redazione dovetti inventare mille scuse per le mie frequenti visite al bagno....
Dio mi ricordo quante lacrime di rabbia ho versato nei giorni successivi, non avevo reagito e ero stato usato come un oggetto, quanto ero arrabbiato, beh lo dimostravano gli articoli che ero riuscito a scrivere, mancava molto poco che mi querelasse per diffamazione se fosse stato una persona normale, e poi lui era diventato la mia ossessione, perché lo aveva fatto, che gusto ci aveva provato a ridurmi così, SE si ricordava che cosa mi aveva fatto, ero come vuoto e spinto solo da questo chiodo fisso, volevo sapere.
Poi ero riuscito a scovarlo e con la scusa ufficiale di un intervista avevo tutta l'intenzione di sputargli in faccia tutto quello che pensavo di lui, quante false interviste gli ho fatto in verità?
Ci sarebbe da riderne, davvero.
Essere un giornalista però mi è stato utile, e anche quella volta non sono riuscito a fare nessuna intervista, e mi ero preparato a sparare a zero su di lui, usando tutta la dialettica di cui ero capace e tutte le parolacce che conoscevo....
E anche allora non mi ero preparato a tutto, me lo sono visto davanti , e ero pronto a rovinarlo, mentre lui è sbiancato ed è corso in bagno, solo dopo essermi guardato intorno capivo che aveva appena mangiato, e capisco anche che cosa era corso in bagno a fare, uff mia madre mi aveva sempre insegnato a fare il buon samaritano e anche allora non feci altro che andare da lui per vedere come stava, poche palle, non avevo paura che mi schiattasse li, ero proprio preoccupato, ma non lo avrei ammesso molto presto.
E lui mi regalò probabilmente l'unico vero sorriso della sua vita , per quanto le sue labbra esangui non fossero felici esse si incurvarono in una parodia di sorriso. Sorrideva solo sul palco, sempre, come se gli avessero iniettato felicità nelle vene  e la gente ci credeva. Credeva nei suoi inni alla vita, composti da un Nicholas che non c'era più inevitabilmente schiacciato sotto il piede dei media.
Mi sorrise e mi disse "Sembra una cazzata ma stavo meglio quando stavo peggio e sai perchè? Avevo i miei sogni..."
E ora eccolo di la che dorme, ignaro del prossimo bacio di Giuda che sta per ricevere e proprio da me.
Mi sento un verme e forse è quello che dovrei fare: continuare a strisciare nell'acquitrino del mondo.
Per assurdo l'unico modo di uscirne e buttarci qualcun'altro. Nessun rimorso se non fosse che quel qualcuno è la persona che mi ha affascinato, colpito, coinvolto, fatto uscire di testa, cambiato.
Sopratutto cambiato.
Quando mi sono innamorato? Non lo so sembra ridicolo se ci penso, davvero tutto ridicolo, tutto una pagliacciata, ma sono innamorato e questo e tutto ciò che mi interessa.
Entro finalmente in camera, convinto che stia dormendo, e invece lo trovo seduto con la testa tra le mani, non alza neppure lo sguardo, per guardarmi e mi dice se era il mio capo, io che qualche minuto prima ero riuscito a tirare balle neanche avessi una fionda, non riesco a replicare subito, e lui forse non aveva intenzione di lasciarmi parlare, perché aggiunge subito che va bene che è giusto così.
Io credo che mi sveglierò su quel letto e capirò di aver fatto un sogno assurdo, non posso aver sentito quello che ho sentito.
Eppure lui si alza lentamente ,strisciando sul letto per accendersi una sigaretta, prende fra le labbra la mia che avevo lasciato sul posacenere per rispondere al capo e che ormai è ridotta quasi al filtro e con sensuale lentezza prende le ultime due boccate come se stesse riflettendo dimentico di me che , sbigottito lo osservo.
"Vedi la vita è così un anno ci sei l'altro no quindi non esitare , dagli il materiale e gettami nella fossa dei leoni. Ciò che più conta al giorno d'oggi è la carriera. Il sovrastare le persone, pugnalare per essere vivi. Non è colpa tua in fondo e non ti porto rancore. Sei solo il figlio di questa epoca"
Colpito e  affondato. Mi sento girare la testa come se quelle parole fossero pugni che colpiscono duri il cranio.
"Beh ora scusami ma ho un disco da promuovere. l'ultimo..." la sua voce svanisce dietro il box doccia. L'acqua crea una barriera tra noi.
E' ora che vada.



 
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