Eccomi qui di nuovo!
Questa volta ho scelto dei protagonisti proprio insoliti. Ero stanca di
leggere solo SeiXSu o FuXKa, allora ho pensato di scriverne una del tutto
nuova. Forse qualcuno protesterà che io metta in dubbio le abitudine
sessuali di due eteri sicuri di X 1999 (io per prima ancora non so come ho
fatto a scrivere sta cosa). Spero che vi piaccia, almeno un po’!
L’inizio è scoppiettante ma la fine è un pochino angst.
Buona lettura,
Haruka
Solo una
volta una
fanfiction su Yuuto e Sorata
di Haruka
- Sbruffone, non te
la darò vinta tanto facilmente!- urlò il monaco del monte Koya lanciando
uno dei suoi terribili colpi, da lui soprannominato “Freesbee
elettrico”, in direzione del Drago della Terra.
- Non ti agitare
tanto, pagliaccio!- Il “semplice” impiegato comunale e messaggero si
difese dal colpo avvolgendosi con le sue fruste e rispose all’attacco.
Erano già dieci
minuti buoni che lo scontro aveva avuto inizio e per ora le due parti si
bilanciavano, anche se non volevano dare a vedere i primi segni della
stanchezza.
Ma facciamo un salto
indietro e spieghiamo come accadde che il tranquillissimo e indifferente
Drago della Terra che risponde al nome di Yuto Kigai si fece coinvolgere
suo malgrado nello scontro.
Yuto era uscito per
delle commissioni, quando presso la fermata della metro aveva incontrato,
o sarebbe meglio dire scontrato, per caso Sorata di ritorno dal
Parlamento. Tutti e due camminavano distratti pensando ai fatti loro che
si ritrovarono l’uno di fronte all’altro. Dopo quel primo incontro
presso il tempio Togakure non si erano più incontrati. Sorata non aveva
nemmeno più sentito parlare del biondo, tanto che si era chiesto se fosse
veramente un messaggero. Yuto, invece, suo malgrado era sempre
informatissimo di ogni singolo spostamento di ogni Sigillo, perché
Satsuki non perdeva occasione per metterlo al
corrente.
All’inizio si
scusarono, poi riconosciutisi, iniziarono a prendersi un po’ in giro,
finché lo scherzo non divenne offesa e l’offesa non divenne violenza.
Yuto era sempre pacato e riflessivo ed evitava i combattimenti come la
peste, però quel ragazzo spaccone gli faceva saltare i nervi. Lo stesso
dicesi per Sorata, che stava solo aspettando il giorno giusto per
strappare il sorriso dal volto del biondo.
Era convinzione di
Kanoe che per ogni Drago delle Terra ci fosse il corrispettivo Drago del
Cielo, che ad ogni messaggero corrispondesse uno ed un solo sigillo.
Fuma e Kamui.
Seishiro e Subaru.
Kusanagi e Yuzuriha.
Che fosse per amore o
per odio, i due opposti erano legati tra loro e assieme avrebbero compiuto
il proprio destino. Yuto capì da uno sguardo che era Sorata la sua
controparte tra i Draghi del Cielo. Anche il monaco buddista era stato
attratto dall’uomo per lo stesso motivo.
La barriera fu
eretta.
- Non ci andrò
leggero, mio caro!- annunciò Yuto con un sorriso.
- Oh, ma anch’io
non avrò pietà-
Ora si trovavano a
pochi centimetri l’uno dall’altro, un palazzo era crollato e Yuto
aveva realizzato che doveva uscire da lì il prima possibile. Stava
rischiando troppo per una semplice azzuffata. L’unico modo che aveva per
andarsene era uccidere il monaco o almeno riuscire a ferirlo. Si vide
costretto a doversi avvicinare. Ora era vulnerabile tanto quanto il
ragazzo, ma doveva osare. Immobilizzò il braccio destro dietro la
schiena, stringendo il polso con una mano. Con l’altra colpì al viso.
Sorata si rassegnò a ricevere il primo colpo ma non attese il secondo e
con il sinistro attaccò allo stomaco. Sapeva che sarebbe finito male e
così decise di rendersi il più letale possibile per il suo nemico. Yuto
bloccò il sinistro ma non ottenne altro che una momentanea immobilità di
entrambi. Sorata lo colpì con una testata. Yuto indietreggiò un poco ma
senza allentare la presa, scosse la testa e si decise ad attuare la stessa
tecnica.
Ma qualcosa accadde.
Sorata scansò il
capo da un lato così che la bocca del biondo sfiorò il suo orecchio.
Schiacciato tra una colonna e il corpo dell’avversario, il ragazzo del
Kansai fu travolto da un insolito desiderio. Il respiro affannato, per lo
scontro, si propagava nella sua testa entrando dal padiglione auricolare,
come un fuoco che rendeva molli tutte le sue membra. Cosi quando la sua
bocca fu avvolta dal calore delle labbra di Yuto non fece proprio nulla
per fermarlo, anzi rispose con passione e trasporto.
Yuto si allontanò in
una frazione di secondo guardandolo con occhi sconvolti. Sorata lo guardò
senza proferire verbo, per una volta nella sua vita non sapeva cosa
dire!
Il messaggero apri la
bocca per parlare ma non emise alcun suono. Non riusciva a credere di aver
baciato un ragazzo.
Lui, il re dei
donnaioli, lo sciupafemmine per eccellenza, il Don Giovanni più incallito
della città, aveva baciato un uomo?!? Solo l’idea lo faceva stare male!
Però, durante quel
brevissimo bacio aveva notato che le difese del monaco avevano ceduto,
anche se di poco. Non gli importava se Sorata era un pervertito oppure no,
ma se quello era il modo per uscire vivo dalla barriera, non avrebbe
esitato. In fondo non c’era nessuno oltre a loro due. Sarebbe stato
un segreto da portare nelle tomba!
Si fece di nuovo
avanti, sicuro di sé e del suo fascino. Se c’era una cosa che gli
riusciva bene, quella era baciare!
Bloccò la testa di
Sorata, ancora sotto shock, contro la parete e lo baciò. Lo baciò con
veemenza, con seduzione. Spinse e tentò, ma Sorata opponeva fiera
resistenza.
Nel momento in cui il
bacio terminò, il monaco del Kansai era del tutto fuori di sé, ma mentre
il suo nemico studiava la prossima mossa, il buddista era riuscito a fare
appello a tutti gli anni di meditazione e si era imposto un rigido
autocontrollo. Quel bacio lo aveva desiderato, ma non era quello il
momento per pensare al perché. Stava rischiando di rimanerci secco e quel
demonio baciava come un dio. Se gli cedeva, addio Sorata!
Yuto fece ricorso a
tutta la sua esperienza per ottenere anche la più piccola reazione a suo
favore. Approfittando di una pausa a cui il sigillo lo obbligò per
riprendere fiato, gli infilò
la lingua in bocca. Ora il gioco era più semplice. Poteva sentirlo
ansimare, forse perché non riusciva a respirare, ma non c’era traccia
di un cedimento. Insistette. Quei gemiti nelle orecchie lo terrorizzavano
ma fu la risposta del suo corpo a disgustarlo.
Stava provando
piacere?
Provava piacere
nel baciare un uomo?
Provava piacere
nel violentare un’altra persona?
Inconsciamente iniziò
a colpire il ragazzo con piccole spinte del bacino. Anche volendo non
sarebbe riuscito a controllarsi; ormai, suo malgrado, c’era un solo modo
per calmarsi: venire!
Sorata si accorse
subito delle intenzioni del nemico, ma quello che era peggio era che il
suo corpo voleva la stessa identica cosa. Le labbra umide sulle sue, le
mani contro i polsi, il corpo
caldo contro il suo, l’erezione fra i pantaloni. Se continuava così
avrebbe perso il controllo. Non ne poteva più, si sentiva scoppiare,
oltretutto i jeans rendevano tutto doloroso. Spinse in avanti con il corpo
seguendo il ritmo che gli veniva dettato. Aveva bisogno di dare sfogo alla
sua urgenza. Ora non era in grado di pensare a dopo.
Raggiunto l’apice,
Yuto si fermò rendendosi conto che anche il sigillo si stava
rilassando.
Roba da pazzi, era
venuto nei pantaloni come un adolescente!
Però, la barriera si
stava disciogliendo. Aveva vinto!
Si, ma ora gli
veniva da vomitare!
Sorata si liberò del
peso che lo opprimeva con uno spintone.
- Non posso credere
di averlo fatto!- esclamò il biondo a mezza bocca
- Fatto cosa?!- urlò
in rimando il moro- Non è successo nulla! Nulla, chiaro?!-
Yuto si girò a
guardarlo e sorrise
- Giusto, tutto ciò
non è mai successo!-
- Esattamente!-
incalzò il monaco mentre cercava di stirare con le mani la maglietta
stropicciata.
- Perché non hai
ceduto subito? Perché sono dovuto ricorrere a qualcosa di così
meschino?-
- Mi sembrava un
po’ presto per farmi ammazzare!-
- Non ti avrei
ucciso. Mi sarei limitato a ferirti per poter uscire dalla barriera-
- Ci sei riuscito in
pieno!-
- Per quel che vale,
mi dispiace!- detto questo si voltò e si incamminò verso la
metropolitana.
La zona non aveva
subito danni. Sorata era riuscito a non fare cadere in frantumi la
barriera, l’aveva richiamata anche se inconsciamente. Sospirò. Era
vivo, tutto intero e né persone né oggetti avevano riportato danni.
Poteva mettere tutto a tacere e far finta che non fosse mai successo. Tornò
dagli altri.
Quella sera Yuto
decise di fare ritorno al suo appartamento e di non fermarsi da Kanoe.
Aveva dato una versione molto censurata degli avvenimenti del pomeriggio.
Il suo “Kamui” gli aveva dato un’occhiataccia, sottintendendo che
non se la beveva, ma lui scrollando le spalle non gli diede
importanza.
Non capitava tanto
spesso che rimasse a dormire a casa da solo. Di solito, quando diceva alla
veggente dei messaggeri che doveva tornare a casa, era perché aveva un
qualche appuntamento galante. Però con gli avvenimenti della giornata non
gli dispiaceva di avere un po’ di tempo solo per se stesso, per
riflettere. L’idea di dover fare l’amore un’altra volta lo
entusiasmava poco.
E questo è
grave!
Non si sentiva in
colpa per quello che aveva fatto, pensa che ti ripensa non trovava
un’altra via d’uscita. Anche con il senno di poi, aveva la certezza
che non aveva avuto altra scelta. Sopravvivere ad ogni costo. Certo
avrebbe potuto ucciderlo, ma la violenza era così estranea al suo
carattere.
- Invece violentare
un ragazzo, è un’azione quotidiana per te!-
- Taci, coscienza!Non
mi vanto di quel che ho fatto e non lo rifarei!-
Nel corso della sua
onorata carriera di Don Giovanni, non aveva mai avuto bisogno di forzare
nessuna donna ad assecondare i suoi desideri. Anzi, le donne gli si
gettavano letteralmente ai piedi! Quanto agli uomini…Una volta o due,
quando era più giovane, era stato importunato da qualche pervertito, ma
nulla di più.
Il casino era
duplice, sta volta, una violenza e un uomo.
E che uomo!
Non il primo trovato per strada, ma un Drago del Cielo, il braccio destro
di Kamui, e per giunta un monaco!!
-Non c’è che dire,
ti sei messo nei casini!-
- Sta zitta,
coscienza! Dov’eri tu quando ho mandato in vacanza il cervello?!?
Comunque non vedo dov’è il problema, con tutta probabilità non lo
incontrerò più…-
- Fino al giorno che
ti uccide! Perché se prima si accontentava di una scazzottata, adesso ti
vuole morto!-
- Coscienza, non mi
sembra il caso di fare del terrorismo!E poi, se non erro, c’è stato!
Non gli faceva schifo!Oh cielo, c’è stato! Non gli faceva schifo! Mamma
mia! Perché proprio a me il pervertito?! Non voglio!-
Il monologo interiore
continuò fino a notte fonda, quando Yuto comprese che con quella colpa
avrebbe dovuto conviverci fino al giorno in cui Sorata non sarebbe venuto
a chiedere il conto. Nella speranza che quella data potesse essere
posticipata il più possibile, si arrese al sonno. Sapeva di essere nel
torto, ma come Drago della Terra doveva vincere, avrebbe vinto!
Sorata rientrò mesto
mesto al Clamp e volò in bagno a farsi una doccia. Rimase sotto il getto
gelido per dieci minuti buoni. Non ce l’aveva con il messaggero, ma con
se stesso! Non riusciva a credere che qualcosa di così spiacevole potesse
essere accaduto proprio a lui. E quel che era peggio: se l’era cercata!
Fin da bambino era
cresciuto nel tempio del monte Koya, amato e benvoluto da tutti, spesso
sgridato, si certo, ma solo per il suo bene. L’anziano monaco era stato
come un padre, o meglio un nonno, vista l’età, e il non ricordare i
suoi genitori non lo aveva mai rattristato veramente. Da quando conosceva
Kamui aveva compreso quanto, tutto considerato, era stato fortunato.
A chiacchiere era
bravo, aveva giurato di proteggere Kamui ad ogni costo e non aveva
potuto fare nulla per tenerlo lontano dall’altro Kamui. Aveva
dichiarato che sarebbe morto per proteggere la donna che amava, come da
profezia, e ora si trovava a lavare via ciò che un orgasmo con un uomo
aveva lasciato tra le sue cosce. Avvampò poi rabbrividì. Non sentiva
dolore, le ferite erano leggere…ma il suo cuore… oh il cuore!
Era veramente
ancora suo?
Perché si era
offerto ai baci di quello sconosciuto?
Perché non aveva
ceduto le armi?
Perché si era
imposto di resistere?
Per salvare la
barriera o per non far terminare quel piacere?
Era stato piacere
quella nebbia che gli aveva offuscato mente ed anima?
Tremò ancora, sentì
dei singhiozzi salirgli dalla gola, li ricacciò in profondità. Chiuse il
getto dell’acqua, uscì, si asciugò.Con tutta calma si rivestì e lasciò
il bagno. Solo allora notò che qualcuno era in corridoio ad aspettarlo.
- Sumeragi-san?-
Sorata si sentì perso.
- Qualcosa non va,
Arisugawa-san?
- Hai mai avuto la
sensazione che ti sia stato rubato qualcosa di terribilmente personale e
che non potrai mai più averlo indietro?-
L’altro sigillo lo
guardò perplesso senza capire. Sorata si voltò maledicendosi. Quel
ragazzo aveva già tanti problemi di suo che solo un egoista poteva
chiedergli di accollarsi anche i suoi
- Fa conto che non ti
abbia detto nulla. E’ stata una giornataccia!- scese dagli altri.
- Sora-kun eravamo in
pensiero per te!- esclamò Yuzuriha correndogli in contro con Inuki.
- E’ stata eretta
una barriera- iniziò Kamui - noi eravamo tutti qua…Puoi essere stato
solo tu!-
- La principessa
Hinoto ci ha riferito che alle cinque e un quarto ti sei congedato da lei,
come mai rientri solo ora?- Arashi fissò il monaco ma questi non resse lo
sguardo.
- Oh miss, perdonami!
Non sono stato all’altezza della situazione. Perdonatemi tutti!- si fermò
per guardare Subaru che entrava nella stanza- Ho cercato, ho tentato, ma
la verità è che ho perso-
- Sora-kun!- esclamò
inorridita la studentessa delle medie.
- Sei ferito?- chiese
Karen con apprensione.
- No, no, nulla di
grave!- il ragazzo tentò un sorriso ma non riuscì. Non era in vena! Solo
allora il sestetto realizzò che era successo qualcosa di grave, qualcosa
di talmente grave da togliere il sorriso al più allegro dei
chiacchieroni.
- Nulla di grave, non
direi dalla tua faccia…- Aoki fece un passò in avanti ed istintivamente
Sorata indietreggiò fino a ritrovarsi fra le braccia di Sumeragi.
- Sora-kun, ma cosa
è successo?-
Il ragazzo deglutì
un paio di volte e si guardò in torno, non gli veniva in mente uno
straccio di bugia. Aoki si fece di nuovo avanti e gli posò una mano sulla
spalla. Uno strano senso di dejà-vu e un capogiro. Fortuna che Sumeragi
riuscì a reggerne il peso o sarebbe finito a terra.
- Non mi sento un
granché, ho bisogno di dormire-ammise ora il giovane- dopo vi racconterò
tutto, nei dettagli, ma ora devo dormire-
E dimenticare,
ma questo lo pensò solo!
Tutti annuirono, non
c’erano dubbi, doveva riposare. Aoki si offrì di accompagnarlo in
camera, in quello stato non sarebbe riuscito a fare le scale. A Sorata
l’idea non piaceva, quell’uomo gli ricordava un altro uomo e ciò non
era un bene. Prima di uscire diede un altro sguardo alla sua signorina e
sospirò.
Quello che era
successo si poteva definire un tradimento?
Oh cielo ci
mancavano solo i sensi di colpa!
Passarono alcuni
giorni di tranquillità. Dell’incidente alla metropolitana non si parlò
più in nessuna delle due fazioni. Yuto tornò al lavoro come sempre,
Sorata tornò a scuola.
Un pomeriggio in
particolare, il giovane monaco se ne stava in camera sua senza la voglia
di fare nulla, figurarsi studiare! Si sdraiò sul letto, aprì una
rivista e gli diede una scorsa, c’era un fotomodella in minigonna. Chissà
quanto era sexy la sua Arashi con la minigonna che mette in evidenza le
gambe lunghe?! Ecco fatto, da bravo adolescente annoiato aveva trovato un
buon passatempo: fantasticare sulla donna più irraggiungibile del
pianeta!
La vedeva,
bellissima, muoversi verso di lui con passo felino, vestita…no, niente
affatto vestita! Si avvicinava al suo letto indossando un tanga e un
reggiseno di pizzo…Ah, si! Giusto di pizzo! Si avvicinava accarezzandosi
i lunghi capelli neri e poi la mano giù lungo il collo, il seno (facile
immaginare dove fosse la mano del ragazzo!). Di nuovo le dita tra i
capelli, celestiale!
- E se quei capelli
invece che neri fossero biondi?-
Provo ad immaginarla
così: lunghi capelli biondi sulle spalle bianchissime. Niente male!
- E se invece di
quello scontatissimo bikini, indossasse un tailleur?-
Eccola! Bionda e
seducente in un tailleur scuro e un cappotto bianco, proprio davanti a
lui…le loro bocche si unirono, i loro corpi…
- Aspetta da quando
Arashi é così piatta nei miei sogni?-
Guardò meglio, non
era la sua sacerdotessa di Ise, bensì il biondo e diabolico Drago della
Terra. Yuto gli sorrise come aveva fatto pochi giorni prima quando se ne
era andato.
Sorata aprì gli
occhi. Era ancora nel suo letto e nella stanza non c’era nessuno. Era
stato solo un sogno, uno dei tanti sogni erotici… su YUTO?!?
Il ragazzo urlò, era
sudato ed eccitato come raramente gli succedeva. Stava andando ai pazzi.
Con un balzo fu giù dal letto e in poche falcate sotto un gelido getto
d’acqua a calmare gli spiriti troppo bollenti!
Da quando provava
attrazione per gli uomini?
Perché
quell’uomo gli faceva quello strano effetto?
Gli occorrevano delle
risposte, ma dove trovare quel diavolo di un ragazzo per poter parlargli a
quattr’occhi? A furia di pensare la soluzione si trovò.
- Lavora al comune,
no? Basta andare lì e chiedere del più grande baciatore della storia?-
Sorata si morse un labbro per la gaffe- Baka!Non so come, ma lo troverò!
Domani andrò al comune e aspetterò che esca oppure mi inventerò
qualcos’altro! Ma lo troverò, gli parlerò, lo vedrò ancora!!- Ancora
un morso sulle labbra.
Doveva sbrigarsi,
si stava bevendo quel poco di cervello che gli era rimasto!
Il mattino seguente,
un ragazzo in jeans e cappello da baseball passeggiava nervosamente
davanti all’ingresso del palazzo municipale fissando tutti gli impiegati
in modo torvo e fermando più di una donna domandando
- Conosci mica un
tipo biondo, alto quanto me che lavora qui?-
E tutte
immancabilmente scuotevano la testa e si allontanavano a passi veloci. Più
di un’impiegata si fermò a parlare con un agente della sicurezza
chiedendo di allontanare il “maniaco”. Così Sorata fu pregato con i
gentili metodi della polizia ad andare altrove. Il ragazzo, determinato
nel suo scopo, si sedé su una panchina dall’altro lato della strada
continuando la sua osservazione.
Lo avrebbe
trovato! Costi quel che costi!
Quella mattina a
colazione aveva trionfalmente annunciato agli altri sigilli che oggi
stesso avrebbe messo fine ai suoi problemi(perché che c’era un problema
era chiaro a tutti). Al che Arashi lo aveva guardato come se fosse un
marziano scrollando le spalle. Poche altre persone riuscivano a buttarlo
giù di morale come faceva la sacerdotessa di Ise. Invece questa caccia
all’uomo lo stava esaltando e qualunque fosse stato il risultato, il
gioco valeva la candela!
- Kigai-san- una
collega sia avvicinò a Yuto che stava sorseggiando il primo caffè della
giornata- hai visto quello strano ragazzo all’entrata?- Il biondo scosse
la testa, aveva passato la notte da Kanoe, ai piani alti, non era passato
per l’entrata- Sta importunando tutte le impiegate chiedendo di un uomo
alto e biondo. Non è che sei tu?- e detto ciò la giovane scoppiò a
ridere.
- Oh non credo,
Otonashi-san! Perché un ragazzo dovrebbe chiedere di me?- ma mentre
parlava, si illuminò una lampadina- Ma come era questo ragazzo?-
- Oh, alto e moro e
parlava con un forte accento del Kansai-
- Non ci credo!-
esclamò l’impiegato comunale mentre usciva dalla stanza.
- Ma allora lo
conosci?-
Yuto si recò a
grandi passi all’ingresso dove interrogò uno degli agenti, il quale
confermò quanto già appreso e gli indico il “sospetto” seduto sulla
panchina dall’altra parte della strada.
- Vuole che lo mandi
via?- chiese l’agente.
- No, non occorre.
Anzi gli riferirebbe un mio messaggio? Gli dica che Yuto Kigai lavora al
decimo piano, ufficio anagrafe. Ma non avrà l’ardire di infastidire il
lupo fin dentro la sua tana!- l’agente non capì bene ma riferì lo
stesso il messaggio.
- Hey tu!- uno degli
agenti che lo avevano cacciato prima apostrofò il monaco del monte Koya-
Ho un messaggio per te. Yuto Kigai lavora al decimo piano, ufficio
anagrafe. E ora sparisci!-
Sorata sorrise. Lo
aveva trovato, no molto meglio, si era fatto trovare. Si alzò
sogghignando euforico.
Mancavano pochi
minuti alle 11:00. Kigai si stava intrattenendo con l’ennesimo padre
indeciso che non sapeva come chiamare il proprio primogenito. Adorava il
suo lavoro, incontrava un sacco di gente di buon umore per la nascita dei
propri figli e lui si divertiva a consigliare i nomi, di solito
consigliava a tutti il nome di sua sorella: Tomoe. Da quando lavorava a
quello sportello almeno una ventina di bambini portavano quel nome per
merito suo! E come sempre era quasi riuscito a convincere il padre della
straordinaria sonorità del nome Tomoe, che un ragazzo alto e sorridente
si intromise annunciando che Arashi aveva un suon molto più melodioso e
descrisse con dovizia di dettagli una stupenda ragazza che portava questo
nome e il suo carattere forte e determinato. Il pover’uomo si convinse e
al bambino fu assegnato il nome Arashi Shiratori. L’uomo se ne andò via
soddisfatto, Yuto sorrise e anche Sorata.
- Avanti il
prossimo!- disse in tono professionale il messaggero fissando negli occhi
quel ragazzo del Kansai che non sapeva più come definire- siete qui per
denunciare la nascita del vostro bambino? La sacerdotessa si è decisa a
dartela?-
- No, nulla del
genere!- rispose ridendo Sorata - faccio prima a venire con te che a
sperare con lei!-
A Yuto non piacque
questa battuta e allora lo apostrofò duro.
- Che vuoi?-
- Parlarti-
- Di cosa?-
- Non lo so neppure
io! Sono giorni che non sto più in me, sto andando ai matti. Hai detto
che ti dispiaceva per quello che è successo, se è proprio vero,
concedimi un po’ del tuo tempo e parliamo…parliamone-
Il Drago della Terra
ci pensò un po’ su, poi sorrise con fare rassicurante.
- Mi dispiace molto
per quello che è successo e ci tengo a dire che non è mio solito tenere
un atteggiamento così sconveniente con un ragazzo, specie se un nemico.
Purtroppo ho già impegnato la mia pausa pranzo con un’altra persona, ma
sarò lieto di prendere un tè con te dopo il lavoro. Scegli tu il posto!-
- Uno vale l’altro
per me, che sia un posto tranquillo dove parlare e che si mangi delle
buone torte!-
- Buone torte, eh?
Allora il “Caffè dei Francesi” al centro commerciale qui vicino. E’
un posto molto carino!-
- Ma si mangia bene,
buffone?-
- Ottime torte al
cioccolato! E ora sparisci, impiastro, hai fatto fare la fila!-
Non era assolutamente
vero che aveva un impegno a pranzo, però Yuto voleva essere sicuro di se
stesso prima di affondare a viso aperto il suo avversario, dunque quando
ebbe il tempo per andare in pausa salì ai piani lati e fece il suo
trionfale ingresso nel covo dei “cattivi”. Tanto per cambiare,
“Kamui” si stava deliziando con i cartoni animati che Nataku lo
costringeva a guardare.
- Vai Pikachu!-
gridava il televisore e Nataku stava seduto per terra tutto entusiasmato
mentre Fuma guardava al cielo quasi imprecando (si teneva solo perché
Nataku era un bambino e bisognava dare il buon esempio).
- Paparino non è
tanto contento?-
- Non rompere Yuto!-
- Guarda che quei
mostriciattoli non sono tanto educativi…beh neanche essere tuo figlio è
tanto educativo!-
Il biondo evitò un
cuscino e si diresse verso la cucina, dove sapeva che un assassino era ai
fornelli.
- Heylà Sei-chan!-
- Yuto-san!Mangi con
noi?-
- No oggi, no. Ho di
meglio da fare!-
- Di meglio che stare
con il tuo “Kamui” e il Sakurazukamori?- chiese Fuma rubando un
pezzetto di formaggio dalla composizione culinaria dell’ex veterinario.
- Giù le mani,
ladro!- lo ammonì Seishiro dandogli una cucchiaiata sulla mano.
- Perdonatemi, miei
cari, ma mi aspetta un incontro galante!- Sorridendo Yuto si congedò e
entrò in camera di Kanoe.
- Non mi negherai un
favore, my sweet lady?-
- Ovvero?-
Seguì uno dei tanti
round amorosi fra i due. Yuto sentiva il bisogno di confermare a se stesso
la propria virilità, la propria mascolinità per non cedere di nuovo
davanti al Sigillo. Kanoe ebbe di cui dirsi soddisfatta.
- Accidenti, Yuto-san,
che roba! E così all’improvviso!-
- Sono contento che
ti sia piaciuto, mia cara. Sono un ragazzo pieno di risorse e di
sorprese!- si rivestì ed uscì.
Sakurazuka sedeva
davanti alla grande finestra che dava una delle più belle viste di Tokyo.
- I “bambini”?-
chiese Yuto offrendo una sigaretta.
- Sono usciti, a far
danni suppongo!- Seishiro accettò l’offerta e insieme tirarono le prime
boccate.
- Seishiro-san, così
a livello di curiosità, se non vuoi, non rispondere, com’è andare con
un uomo?-
- Me lo stai
chiedendo per una prestazione?- domandò Seishiro a sua volta, divertito.
- Ovviamente no, non
ci tengo a farmi tirare una maledizione da quell’angioletto a cui hai
rovinato la vita!-
- Yuto-san mi suona
nuova e pericolosa la tua domanda, comunque non c’è molta differenza
rispetto ad una donna…-
- Come non c’è
differenza?! E allora perché perdere tempo con gli uomini? Le donne sono
così carine e sensibili!-
- Oh, ma anche i
ragazzi possono essere carini e sensibili, Yuto-san! Possedere un altro
uomo da un senso di profonda virilità!-
- Perdona l’ottusità,
Seishiro-san, ma non vedo come ci si possa sentire più uomini andando con
un altro uomo?-
- Non ho detto
“andare” ma “possedere” e un
playboy come te dovrebbe intendere la sfumatura. Avere un uomo è una
prova di forza, di virilità e di seduzione. Non è tanto facile far
cedere un uomo, non parlo di un ragazzino efebico e debole, ma di un uomo
maturo…-
- Ora sei tu che stai
chiedendo una prestazione!-
- Oh, non è vero!
Comunque se insisti!-
- Io non insisto per
niente!-
- Però io non
scherzo quando dico che sei un uomo molto avvenente!-
- Neanche le dozzine
e dozzine di donne che mi muoiono dietro e perciò non vedo perché fra
tanta scelta devo ritrovarmi a giocare con i gioielli di un altro?!-
- Sei tu che hai
chiesto!-
- Ma io non pensavo a
te!-
- Ah no e a chi?-
Colpito e affondato,
Yuto fissò Seishiro per un secondo interminabile mentre una goccia di
sudore freddo gli percorreva il collo.
- Un ragazzo che ho
incontrato per caso- confessò il biondo sentendo il desiderio di aprirsi
con qualcuno- non una gran bellezza, ma possiede una forza vitale, deve
essere quello che mi ha…conquistato-
- Prendi le tue
precauzioni, Yuto-san! Girano tante brutte cose per il mondo!-
- Si, tranquillo,
scenderò in campo armato come si deve! E tu non stare a casa anche
stasera, stai diventando vecchio! Magari incontri qualcun altro più
disposto di me per una lezione pratica!- Seishiro sorrise mefistofelico
all’allusiva proposta del collega che strizzandogli l’occhio si
allontanò.
Era ormai l’ora
fissata per l’appuntamento, Sorata fissò preoccupato e ansioso
l’orologio, entrò nel caffè e si sede su una poltroncina vicino alla
finestra così che il suo ospite potesse vederlo appena arrivato. Una
cameriera chiese l’ordinazione ma Sorata le spiegò che stava aspettando
una persona e preferiva attendere ancora.
Yuto indossò il
capotto, salutò i colleghi ed uscì. Respirò a pieni polmoni l’aria
fresca della sera e con le mani in tasca si avviò al luogo
dell’appuntamento. Non sapeva cosa aspettarsi, ma non escludeva la
possibilità di un altro scontro. Ma se invece che con i poteri Esp
avessero duellato con le loro lingue, sapeva che avrebbe perso, perso il
lume della ragione oltre che la faccia.
Lo vide subito quando
giunse, sedeva con i gomiti appoggiati sul tavolo mordendosi un labbro.
Era nervoso, Yuto ebbe l’istinto di darsela a gambe.
Lo vide entrare con
un aria disinvolta, esattamente come si era immaginato. Ne richiamò
l’attenzione con un gesto della mano e il biondo si mosse seducente
verso il loro tavolo. Sorata deglutì un paio di volte, la sua testa si
faceva sempre più pesante, si portò una mano alla nuca.
- Mal di testa?-
chiese Yuto sedendosi.
- Non proprio, forse
mi verrà più tardi. Ti ho aspettato per ordinare-
- Molto gentile,
allora non ti faccio allungare il collo più a lungo-
Ordinarono del tè
verde e una fetta di torta al cioccolato per Sorata e del tè al ginseng e
vaniglia e una torta alle mele per Yuto.
Parlarono poco
aspettando le ordinazioni. Sorata si scusò per l’invasione della
mattina al comune e Yuto ammise di essere rimasto colpito dalla sua
sfacciataggine e dal suo coraggio. Il monaco rispose con un sorriso che il
biondo gustò con piacere, prima osservandone la letizia e poi serbandone
il ricordo, facendo attenzione a memorizzarlo nei minimi particolari.
Aveva deciso di rinviare l’analisi psicologica di ogni sua possibile
reazione a dopo, ora voleva solo capire cosa si doveva aspettare dal
religioso.
Arrivarono le torte e
il tè. Nessuno dei due disse più nulla, mangiarono e si scrutarono
facendo attenzione a non darne sentore all’altro.
Sorata alzò il capo
dal piatto portando un pezzo della torta in bocca. Yuto guardava oltre la
finestra sorseggiando il suo tè. L’unico pensiero che attraversò il
cervello di Sorata fu: voglio conoscere il sapore di quelle labbra!
Si sentì avvampare e riabbassò il viso masticando nervosamente.
Yuto tornò a
guardare il suo commensale che attaccava un altro pezzettino del suo dolce
e posò la tazza sul piattino. Impugnò la forchetta e mise in bocca una
parte della torta di mele senza mai distogliere lo sguardo dal ragazzo che
ora giocherellava con il menù. Non bello, non sensuale, ma
affascinante e così naif !Duro come granito come gli si era mostrato
durante quel loro memorabile incontro e pure così a portata di mano.
Semplice ma non stolto, spaccone ma non antipatico.
Sorata lasciò
perdere il menù e con un ultimo dispiaciutissimo boccone giustiziò la
torta al cioccolato. Prese il suo bicchiere e bevve di gusto. Tè caldo
lunga la gola, quello che ci voleva, peccato fosse già finito! Chiamò
la cameriera e ne chiese dell’altro.
- Tu vuoi altro,
Yuto-san?-
- No, grazie! Sto
bene così- Yuto sorrise. Sorata sorrise. Arrivò la seconda tazza, Sorata
appoggiò le labbra al bicchiere, Yuto rimase immobile quasi senza
respirare osservando quelle labbra fini venire in contatto con il liquido
bollente, inconsciamente si passò un dito sulle labbra. Sorata si fermò
e lo fissò costringendolo a fare altrettanto. Poi capì cos’è che
voleva e rise forte.
- Che ti prende?-
chiese l’impiegato comunale.
- E’ mezz’ora che
siamo qui e non ci siamo detti che poche parole, comunque ora so cosa
voglio e sto per chiedertelo. Tu puoi rifiutare, anzi credo proprio che
rifiuterai, ma io non me la prenderò. Sono un vero collezionista di due
di picche!-
- Ok, sparala tutta
di un fiato!-
- Voglio fare
l’amore con te!-
La tazza con il tè
al ginseng cadde e il suo contenuto si propagò per il tavolo, gocciolando
a terra, bagnando i pantaloni chiari del biondo messaggero, che dal canto
suo rimase con la bocca aperta, la mano ancora all’altezza della bocca e
gli occhi spalancati di incredulità. Ma durò solo un attimo, si
ricompose e chiamata la signorina si cercò di limitare i danni del
piccolo disastro.
- Io ti ho mezzo
violentato, l’altro giorno!- sussurrò Yuto sporgendosi in avanti.
- Non proprio- scosse
la testa Sorata - io ci sono stato-
- E perché? Sei
gay?-
- No, non credo
almeno. Fino a quel giorno non mi avevano mai attraversato pensieri del
genere, non so cosa mi sia preso. Però ho capito che è stato qualcosa di
insoddisfacente. Se mi accontenti, sono sicuro che mi passerà!-
- Capisco il tuo
punto di vista, ma non è mi abitudine andare con gli uomini. Anzi non
l’ho mai fatto con un uomo! Non ti nascondo che anche per me è stato
uno shock il modo in cui mi sono comportato. Credo che sia successo perché
tu se la mia controparte fra i Draghi del Cielo, c’è dell’attrazione
tra noi due, che abbiamo sfogato in quel modo. Ma io ritengo che sia più
sano sfogarlo ammazzandosi!-
- Tu trovi?- domandò
ironico il ragazzo.
Yuto annuì
vigorosamente.
- Non mi rifiuti
perché credi che sia un pagliaccio?-
- Io credo che tu sia
un pagliaccio, caro il mio sbruffone! Ma ti rifiuto perché sei un
ragazzo-
- Buono a sapersi!-
Sorata sospirò.
Almeno non lo credeva
un completo idiota, come faceva Arashi. Era un preconcetto omosessuale il
suo. A dire il vero anche Sorata ne aveva avuti parecchi finché non aveva
conosciuto Subaru, allora aveva capito che non è il sesso o il colore o
la religione a determinare una scelta amorosa, ma solo il cuore. E il suo
cuore lo aveva spinto in questa pazzia. Un due di picche si, ma sentiva di
poter alzarsi da quella sedia e di poter guardare il mondo ancora a testa
alta. Non lo cacciava perché era lui, ma perché era un uomo! Misera come
consolazione, ma ci poteva stare!
Yuto fissò il
ragazzo per alcuni secondi preoccupato, stava facendo la cosa giusta?
Tornò a guardare fuori e pensò che poteva pur sempre essere una
esperienza. Forse il suo destino doveva compiersi così; ma Yuto non
credeva al destino, un uomo è quello che è riuscito a fare della propria
vita. E nella vita ci sono anche uomini che amano altri uomini e c’era
quel ragazzo seduto davanti a lui che sorseggiava il suo tè con occhi
tristi e persi in qualche brutto pensiero e c’era il suo rimorso e la
curiosità.
Gli prese una mano
tra la sua.
- Solo una volta e
poi mai più! Giurami che non me lo chiederai mai più!-
(
ok, lo ammetto, questa cosa del “solo una volta” l’ho rubata da una
fanfiction su Kizuna, ma mi piaceva tanto che non ho resistito. Mi
dispiace e mi scuso con l’autrice anche perché non mi ricordo né il
titolo della fanfiction né della scrittrice. Cmq sappiate che non è
un’idea solo mia!NdA)
Sorata lo guardò
intensamente e poggiò il bicchiere sul tavolo.
- Ok!-
- No, lo devi
giurare!-
Sorata non capiva ma
si sentiva sgomento ed impaurito.
- Ma si, certo lo
giuro!-
Yuto sapeva che come
promessa non valeva niente, non voleva ritrovarsi a dover affrontare una
relazione così rischiosa e complicata ad un passò dalla Fine del Mondo.
- Giura!- urlò.
Ma a Sorata ancora
sfuggiva il senso di quella promessa e non riusciva quasi a parlare.
Se aveva accettato
perché farla tanto lunga?
Tacque quella
frazione di tempo per far desistere il messaggero e vederlo alzarsi per
andar via.
- No fermo!- lo
richiamò posandogli una mano sul braccio. Yuto guardò quella mano sul
suo corpo, poi alzò il viso verso il proprietario- Ti prometto che non ti
chiederò mai più nulla del genere e che sarà soltanto stanotte!-
- Stanotte?- chiese
Yuto malizioso.
- Stanotte!- confermò
Sorata sicuro di sé.
Si pagò il conto e i
due uscirono dal locale. Faceva freddo ora, era scesa la notte.
Il taxi li lasciò in
una strada affollata in uno dei quartieri residenziali della città. Kigai
fece strada.
- Ma non ci fermiamo
a mangiare qualcosa?- protestò Sorata sentendo il suo stomaco lamentarsi.
- Hai fame?- chiese
incredulo Yuto- Con tutto quello che ti sei mangiato alla caffetteria?!-
- Una fettina di
torta che neanche si vedeva?! Sono un giovane e aitante ragazzo in
crescita, ho bisogno di idrocarburi!-
- Sei un imbuto! E
non sperare che paghi io!-
Si fermarono in uno
di quei chioschi tipici dove si mangiano spiedini di pollo e si beve sakè
a quattro soldi. Sorata divorò due razioni di spiedini e una di ramen,
Yuto si accontentò del ramen e di qualche bicchiere di liquore tanto per
stordirsi un po’.
Tornati sulla via
principale, l’impiegato comunale si fermò di colpo, afferrò il
compagno per la manica del capotto e tornò indietro.
- Oh, calma! Mi
strappi il cappottino nuovo, baka!-
- C’è una farmacia
qui all’angolo, mi sono ricordato che a casa ho finito i preservativi-
- Guarda che se non
lo hai ancora capito, il sottoscritto è un maschietto! Non corro il
rischio di rimanere in cinta, genio!-
- Certo che no,
furbacchione, ma io non voglio correre il rischio di prendermi qualche
malattia!-
Varcarono la porta
del negozio e girovagarono in cerca del necessario.
Davanti allo scaffale
dei profilattici, Sorata si stupì della grande quantità e tipologia in
commercio.
- Pesca, pompelmo,
mela verde…ma che senso ha dargli un gusto?-
- Spremiti le
meningi, volpe! A che può servire?!-
Sorata si illuminò e
arrossì.
- Senti, latin lover,
ma non è che sei tu quello con qualche malattia?- chiese Sorata
sventolandogli sotto il naso a mo’ di sfida una confezione di
extra-resistenti.
- Dalle ultime
analisi, due mesi fa, sono risultato negativo all’epatite e all’HIV-
- HIV?-
- Il virus
dell’AIDS-
- Guarda che lo so
cosa è l’HIV, sono cresciuto sul monte Koya, non sul monte del sapone!
Però sono sorpreso, corri il rischio di prenderti cose così brutte?-
- Avendo rapporti
occasionali, come mi capita spesso, potrebbe succedere…ma per fortuna si
può prevenire- sfilò di mano al ragazzo il pacchetto di preservativi e
si avviò alla cassa.
- Io ho fatto il
vaccino contro l’influenza-
- E che c’entra?-
- Così tanto per non
stare zitto!-
- Sei uno scemo
perso!- Yuto si fermò a fissare lo scaffale dedicato agli spazzolini da
denti- Duro, medio o morbido?-
- Eh?!- Sorata lo
guardò con tant’occhi.
- Lo spazzolino,
genius! Se stanotte dormi da me, avrai bisogno dello spazzolino. Dopo
tutto quello che ti sei mangiato non osare avvicinarti a me se non ti sei
lavato i denti!-
Sorata sbuffò e
afferrò il primo spazzolino a tiro, poi si guardò intorno e si avvicinò
al bancone, paonazzo in viso.
- Hey, macho man,
chiediglielo tu, io mi vergogno!-
- Chiedere cosa?-
indagò Yuto appoggiandosi al mobile di legno.
- La vasellina,
idiota! Non vorrai avvicinarti a me senza usare un minimo di lubrificate o
pensavi di fare con lo sputo?!-
- Già, non ci avevo
pensato-
- Ho notato!-
La farmacista si
avvicinò ai due ragazzi sorridendo, aveva sentito il loro discorso e le
veniva da sorridere, ma doveva essere professionale e perciò chiese lo
stesso cosa desiderassero. I due scoppiarono a ridere nello stesso
momento, così un terzo uomo fece la richiesta per loro. Yuto e Sorata si
voltarono a guardarlo, un perfetto sconosciuto! Alto, chiaro di capelli,
magro, forse uno straniero. Porse il pacchetto a Sorata sorridendo.
- La prima volta,
guys?- i due Draghi si guardarono negli occhi increduli- Oh, adoro il
riserbo di voi giapponesi! Tranquilli, avete tutto quello che vi serve per
divertirvi in sicurezza- indicò le confezioni fra le loro mani- See you,
piccioncini! Have fun!- Lo straniero uscì e lo videro raggiungere ed
abbracciare un altro ragazzo.
- Non entrerò mai più
in questa farmacia!- annunciò Yuto finendo di pagare- Si fanno degli
incontri troppo strani!- Sorata era ancora con una mano tra i capelli e
una sull’anca a domandarsi da dove era saltato fuori quel tizio.
Finalmente arrivarono
al palazzo dove viveva l’impiegato comunale, salirono sull’ascensore,
al che Sorata non resse più e sfogò tutta la parlantina.
- Così non va! E no,
non va proprio!- Yuto taceva, era sul punto di ucciderlo- Bisogna fare un
minimo di corteggiamento-
- Sorata non ti ci
mando perché sono un signore, ma fa conto che l’abbia fatto!-
- Stai zitto,
insensibile farfallone! Un minimo di approccio è necessario, perciò per
renderti le cose più facili…si amo gli okonomiyaki alle cipolle, le
torte al cioccolato, i pasticcini alla crema e le polpette di riso!-
- Ancora parli di
cibo?!-
- Che noioso! Sono
alto 1 metro e 82, peso 87 chili e porto il 42 di scarpe-
- Chi se ne frega!-
- Stronzo! Sto
cercando di rompere il ghiaccio-
- Se non stai zitto,
ti rompo la testa!-
- Tu brutto
figlio…-
- Allora, passiamo
alle cose serie: film preferito?-
- “Il piccolo
Buddha”-
- “Laguna blu”-
Iniziò una serie di
botta e risposta sulle varie passioni o idiosincrasie: letture, cinema,
viaggi, amori… ( e l’autrice furbamente
salta questa parte perché non ho idea di cosa guardino o cosa leggano i
giapponesi, ma soprattutto questi due giapponesi!)
- Grande amore della
vita?- chiese Sorata mentre si aprivano le porte dell’ascensore.
- Me stesso! No,
niente grande amore, neanche ci credo! Prima volta?-
- Con un uomo?
Stasera!-
- Stasera anche per
me! Con una donna?-
- Stasera!-
- Non ci sono donne
stasera!-
- Ah, perché non sei
un travestito?!-
- Finiscila! Prima
volta sul serio?-
- Asciugati la
lacrimuccia da coccodrillo, so quello che c’è da fare!-
- Meglio, faremo
prima, altrimenti avrei dovuto spiegarti. Oddio fare tutto da solo, non
c’è gusto!-
- Raccomandazioni
dell’ultima ora?- domandò il monaco vedendo che il padrone di casa
stava aprendo la porta.
- Rilassati, visto
che sei una casta vergine, lascio le manette e le fruste nell’armadio!-
- Quali manette?! Non
osare, sai!-
- Altro che fare
presto, qui ci vorrà tutta la notte!-
La porta si richiuse
dietro alle sue spalle e Sorata capì che non c’era via d’uscita,
doveva arrivare fino in fondo. Sentì le mani del Drago scivolare lungo le
sue braccia per togliergli il capotto e poi le sue labbra furono avvolte
da quelle dell’altro uomo.
Yuto sentì che non
riceveva alcuna risposta, si staccò e lo guardò negli occhi. Capì che
non era quella la strada per il paradiso. Lo prese per mano e lo condusse
sul divano.
Sorata era abbastanza
restio a sedersi, credeva che sarebbero andati subito in camera da letto e
con poco tempo si sarebbe tolto il magone. C’era qualcosa nei modi
gentili di Yuto che lo faceva sciogliere: era lì per perdere se stesso
o per ritrovarsi?
- Sorata, siediti e
rilassati. Vuoi vedere qualcosa?-
- No, andiamo di là-
- No, sei teso come
una corda di violino. Così sarebbe solo una grossa perdita di tempo.
Comunque non devi preoccuparti, anche la mia prima volta è stato un
disastro totale e pure sono sopravissuto!-
Sorata si convisse e
si sedé.
La situazione era
abbastanza imbarazzante, rimasero in silenzio, ognuno cercando un modo per
uscire dall’empasse. Sorata avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna,
Yuto si sentiva come al liceo quando usciva con qualche ritrosa ragazzina.
Allora capì: non c’era nessuna differenza, come aveva detto Seishiro,
doveva fare le cose come al solito, con disinvoltura e sicurezza. Questa
prima fase di approccio era in realtà molto semplice, il resto viene da sé!
Il biondo sorrise e
distese un braccio oltre la nuca, come per stirarsi, e lo riposò lungo lo
schienale del divano, dietro alle spalle di Sorata, lasciando
“casualmente” la mano sulla clavicola. (un
trucco vecchio come il mondo!) Con una lievissima pressione accostò
il ragazzo al suo corpo e sfiorò la guancia con le labbra. Un bacetto
sulla gota, uno sul lobo dell’orecchio, uno sul mento, uno sullo zigomo,
ma mai sulla bocca. Sorata si scocciò parecchio di questa specie di
irritante solletico e, voltandosi di scatto, gli stampò un bacio vero
sulle labbra, con una spinta lo costrinse contro i cuscini e le danze
ebbero inizio.
Un bacio bagnato, una
mano carezzevole sul petto, il calore di un corpo fremente contro il
proprio. L’eccitazione nella stanza era talmente alta da essere
palpabile nell’aria. Yuto chiuse gli occhi e avvolse il monaco nel suo
abbraccio facendolo aderire alla propria pelle meglio di un vestito.
- Prima volta, eh?-
chiese ironico durante una pausa per fare il pieno d’aria- Come è
possibile che sai baciare così bene?-
- Giuro che è la
prima volta se escludiamo quella cosa alla metropolitana- Sorata si tirò
indietro a sedere.
- Quello non vale,
quello non è fare l’amore. E se sei paziente ti darò un’ampia
dimostrazione di come si fa l’amore!-
- Io sono qui! Tu che
ci fai dall’altra parte del divano?- ma non occorrevano provocazioni per
dare a Yuto l’occasione di saltargli a dosso. Parti invertite ma stessa
musica, sull’altro lato del divano.
Le lancette si
muovevano lungo il quadrante e i primi indumenti iniziarono a cadere al
suolo: una cravatta, una cinta, una maglietta, una camicia, dei calzini,
il rosario di legno che il monaco portava al polso.
Sorata seguì con gli
occhi l’oggetto lasciare il
suo braccio e cadere a terra, ne ascoltò il sordo tonfo quando colpì il
pavimento. Allungò un braccio per riprenderlo, ma ci ripensò,
portò le braccia intorno
al collo del biondo e la mano iniziò a giocare con la catenina d’oro
che teneva un ciondolo a forma di croce.
- Sei cristiano?-
- Cattolico. Questo
è la croce di Cristo- baciò il simbolo e sfilò il prezioso
appoggiandolo accanto al rosario buddista.
“L’esperimento”
stava procedendo per il meglio. Lunghi baci, tenere carezze, giochini con
la lingua, una certa pressione fra le gambe… Si poteva passare alla fase
due! Yuto si tirò a sedere e Sorata lo imitò, erano tutti e due un po’
sconvolti e disorientati.
- Direi che il
ghiaccio è rotto!- esclamò Sorata.
In quella suonò il
telefono, il padrone di casa mandò un insulto all’ignaro rompiscatole.
- Ne approfittò per
fare una doccia- annunciò il ragazzo. Yuto alzò la cornetta indicandogli
il bagno e orinandogli di prendere quanto gli servisse dall’armadietto
del corridoio.
- Pronto!-
- Yuto-san, che fai?-
- Ah, Satsuki-chan
quale onore! A che devo la telefonata?- intanto nella sua mente si
andavano formando i peggiori insulti.
- Siamo tutti qui
stasera, c’è anche Sakurazuka-san…così ho pensato di chiamarti e
chiederti se vuoi raggiungerci-
Yuto non poteva
rispondere che stava vivendo un’avventura di sesso con un Drago del
Cielo e perciò si accontentò di farsi passare Seishiro.
- Seishiro-san, ma
non ti avevo detto di trovarti qualcosa da fare?-
- E l’ho fatto,
Yuto-san, è stato un intenso pomeriggio, vuoi i dettagli?-
- No! Ora però sono
io quello che sta per avere un’intensa notte, perciò inventati una
scusa per me!-
- Ah ah! Non hai
perso tempo, vedo!-
- Diciamo che gli
eventi hanno preso il sopravento! Ora ti saluto!-
- Yuto-san sei
prenotato per domani a pranzo!-
- Come vuoi tu!-
riattaccò la cornetta e per maggior precauzione staccò il telefono.
Intanto l’acqua
avevo smesso di scorrere. Yuto si affrettò in camera da letto per
preparare l’atmosfera. Disfece il letto, accese la lampada del comò(
che dava una luce più tenue e diffusa), infilò preservativi e crema
sotto il cuscino. Si spogliò, poi ci ripensò e indossò il pigiama, ma
ci ripensò ancora e tolse la giacca del pigiama. Si sdraiò sul letto, ma
si rialzò subito. Era decisamente nervoso. Inspirò ed espirò forte
pregando il cielo di fargli tornare la calma necessaria a non fare una
pessima figura.
Sorata si lavò e si
asciugò. Anche per lui ci fu il dubbio se uscire dal bagno nudo o meno.
Non poteva contare sull’avvenenza fisica per sbloccare la situazione.
Così optò per una tenuta a dorso nudo con la pelle leggermente bagnata.
Non avrebbe mai detto che sedurre una persona potesse essere così
stressante. Uscito dal bagno gettò uno sguardo in salone ma non vide
nessuno, sentì l’ombra dell’altro uomo scivolare alle sue spalle ed
entrare a sua volta in bagno.
- Mi sono ricordato
che mi devo ancora lavare i denti!- si giustificò il biondo prima di
richiudere la porta.
- Alla buon’ora,
siamo stati due anni a baciarci! Deve essere un maniaco dell’igiene.
Meglio per me!-
Entrò in camera e si
appoggiò contro l’armadio, chiuse gli occhi e iniziò a recitare un
mantra, tanto per mantenere il controllo. Solo l’idea della pelle chiara
di Yuto gli faceva salire il sangue al naso.
Così lo trovò Yuto
di ritornò dalla toilette, di una sensualità da capogiro.
E’ ora di
finirla con gli scherzi! Ora si fa sul serio!
Accostò le mani alla
testa mora sulla parete del mobile e lo baciò, intensamente. Staccandosi,
Sorata aprì gli occhi e sorrise.
- Stavi pregando?-
- Non proprio, un
mantra per aumentare la concentrazione. Neanche la doccia mi ha calmato-
- Meglio, no?- Ancora
un bacio, ma questa volta non furono solo le labbra a toccarsi, tutte le
membra combaciarono alla perfezione.
- Non divertirti a
farmi male!-
- Avrò cura di te,
stanotte!-
La sveglia suonò
alle 7:10 come tutte le mattine, Yuto girò il capo dall’altra parte
mentre con una mano cercava di far smettere l’insopportabile tintinnio.
La testa si fermò sul petto del monaco, questi aprì gli occhi e li
richiuse.
In un modo o
nell’altro si misero in piedi. Avevano dormito tra un intervallo e
l’altro un paio d’ore. Fecero colazione insultandosi al loro solito,
poi Yuto si vestì e si preparò per uscire.
- Sorata, tu resta
quanto ti pare. Dormi se hai sonno e non preoccuparti per il disordine,
domani mattina viene la donna delle pulizie e farà lei. Fatti una doccia,
mangia, non farti problemi. Veramente quelli non te li fai mai! Quando
esci lascia le chiavi nella cassetta delle lettere-
Il ragazzo mugugnò
qualcosa simile ad un si, mentre seduto per terra cercava di ritrovare il
suo braccialetto. Quando lo recuperò fra i vestiti, si alzò e salutò il
padrone di casa con un bacio sulla bocca.
- Stanotte e mai più!-
lo ammonì Yuto- hai promesso!-
- Si, lo so! Allora
visto che questo di può definire un addio, voglio che tu tenga questo in
mio ricordo. Non sei tenuto ad indossarlo!- parlando, afferrò il polso
del biondo e lo circondò con il rosario- Questo viene dal monte Koya e lo
indosso da quando ero solo un bambino. Mi ha protetto sempre e ora spero
che protegga te per il futuro che ci attende!-
Yuto sfiorò con le
dita il regalo e sospirò. Allora si portò le mani al collo e slacciò la
catenina con la croce facendola indossare a Sorata.
- Gesù Cristo il
Redentore è morto sulla croce e poi risorto per salvezza dell’umanità.
Il giorno del Giudizio Universale tornerà sulla Terra e dividerà i
giusti dagli empi. Io no so che fine farò, molto probabilmente
all’Inferno, e non so se avrò il tempo di chiedere scusa per i miei
molti peccati. Non so neanche che fine farai tu, forse in Paradiso visto
che morirai per proteggere un’altra persona, ma spero che avremo il
tempo per salutarci un’ultima volta!-
Sorata trattenne a
stento una lacrima.
- Mio Dio proteggi
questo ragazzo e aiutalo a compiere il suo destino!- e così pregando
inclinò il capo a baciare la croce che giaceva sul petto del ragazzo.
- Fino al giorno in
cui ci rincontreremo, vivi sereno e sii felice!-
Fra le macerie di un
mondo in distruzione se qualcuno avrà tempo per guardarsi intorno senza
pensare soltanto a salvare la propria pelle, forse potrà vedere in una
pozza di sangue accanto a due cadaveri giacere una croce cristiana
circondata da un rosario buddista.
FINE
Sigh!Che fine
triste, non trovate?! Voleva essere un semplice PWP, invece è venuto
fuori questo… pazienza! Michiru ora mi starà odiando, lo so… spero
solo che non si vendichi come al solito! Alla prossima fiction!
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