Oh oh oh…
(no, non sono Babbo Natale… né Anzai-sensei…) Ecco a voi la terza
parte di Solitudine… Giusto qualche piccola
precisazione… 1)
Hana è OOC… diciamo che è molto più maturo del solito… ma a
me piace un Kasino così^^ 2)
Non è proprio l’”happy end” che qualcuno (^^) mi aveva
chiesto… diciamo che, dati i due capitoli precedenti, questo è il
meglio che sono riuscita a fare… spero
di essere stata all’altezza delle aspettative
:P Per chiunque volesse
farmi sapere che ne pensa e inviarmi commenti, critiche o maledizioni
varie, ficco qui il mio indirizzo: masierolisa@libero.it
^^ Ria, Choco, Koibito8,
Fra-chan… questo capitolo è tutto per voi ^_^ E adesso vi saluto…. Un bacio ( e due a Namy…
pensavi che mi fossi dimenticata di te, eh??) An-chan PS: I disclaimersssssssss!!!! I personaggi non sono miei, SD neppure. Io uso sadicamente il tutto solo per mio e spero vostro divertimento!!!! Solitudine (3) di Antares
Cammino piano lungo il
corridoio. La luce del sole che
entra dalle vetrate mi infastidisce. Il mio sguardo è
assente. Io pure non sono
realmente qui. Sento attorno i sospiri
ed i gridolini delle ragazze che mi vedono passare. Sussurrano riverenti il
mio nome… Rukawa… neanche fosse una sorta di benefico mantra. Sono patetiche. Tutte convintissime di
amarmi. Tutte convintissime di
avere il potere di scalfire la mia corazza. Mi chiedo cosa le renda
così sicure. E’ solo il mio aspetto
che le attira. Se mi sfregiassi il viso
penso che si volterebbero da un’altra parte, disgustate. Ai limiti del campo
visivo ne vedo una che, con più coraggio di altre, fa per avvicinarmisi. Mi basta fissarla per un
secondo… Arrossisce e si blocca,
intimidita. Bene. Accelero il passo. Illuse… nessuna di voi
potrà neppure avvicinarsi al mio cuore. Anche perché ora non è
più mio. Non mi appartiene più. Hanamichi Sakuragi. E’ lui il mio cuore. Hanamichi Sakuragi…. Sospiro. Devo tentare di
addormentarmi… tentare di trovare sollievo. Chiudo gli occhi, e
respiro piano, sincronizzando il ritmo dei miei respiri con l’andatura. Mi cullo piano,
dolcemente, quasi autoipnotizzandomi… *** “Hanamichi!” La sua voce mi riscuote
dai pensieri che mi bussano in testa. Mi volto, giusto in
tempo per vederla arrivare, i capelli che le ricadono sulle spalle in
morbide onde. E’ più carina che
mai. I suoi occhi splendono
come stelle. Mi illudo di provare
qualcosa. Mi illudo che sarei
l’uomo più felice della terra, se solo lei mi baciasse. “Hanamichi!” Sbuffa, quando
finalmente mi raggiunge. Non posso non notare che
ha il fiatone. Deve aver corso a lungo. “Haruko” Vedo che il suo sorriso
vacilla. Niente Harukina o
smorfietta ebete oggi, mi dispiace. I suoi occhi, Hana. Pensa ai suoi occhi. Sono come stelle. Lei è bella… è la più
bella ragazza che tu abbia mai visto… Aggrappati a questo. Ma… Kami… Non posso impedirmi di
paragonarla a lui, di ritornare con la memoria a tuffarmi in quegli
zaffiri blu… i Suoi zaffiri blu… gemme di scura luce, inabissata nelle
profondità muschiose dell’anima… No!!! Così non va!!!! Non posso continuare a
pensarlo ogni singolo istante della mia vita!!! “Hana… sembri
preoccupato…” Cara, piccola, dolce
Haruko… Così semplice, così
innocente… E’ così facile
amarti… E’ talmente facile da
essere quasi banale… Ti guardo, mascherando
la pena che sento dentro. Arrossisci un po’. Strano. Io non sono Rukawa. Di solito è a lui che
riservi queste emozioni… “Hanamichi, mi
domandavo se… ecco…” Arrossisci ancora di più. Deliziosa. Sento un pigro sorriso
curvarmi le labbra, e sposto indolente il peso da una gamba all’altra. Non sono uno scemo come
tutti credono. Non sarò un divo del
cinema, ma so di essere bello. Me l’ha fatto capire
Rukawa. E vedo da come si
comporta Haruko che anche lei ha capito che c’è qualcosa di diverso in
me. Hanamichi Sakuragi. Il genio. Dolce Haruko… Cosa vorrai mai dirmi? *** Sta funzionando. Mi sto addormentando per
davvero. Nonostante stia
camminando, nonostante il dolore che mi sfonda il petto… “Hanamichi!” Tum. “Hanamichi!” Quella voce stridula…
quella specie di incubo che mi perseguita… Alzo gli occhi, e li
vedo. Vedo l’intera scena. Lui. E lei…. Lei, quel muro
che si frappone tra noi. E’ come se fossi
investito da una secchiata d’acqua gelida. *** “Mi chiedevo se volevi
venire al cinema, domani…” Sarei crollato per lo
sgomento se me l’avesse chiesto alcuni mesi fa. Ora non provo nulla. Certo, sono onorato, mi
fa piacere che me lo chieda, ma… Ma. Haruko, tesoro, è
tardi, troppo tardi. “Mi dispiace, ma non
credo sia giusto:” Il suo viso si sgretola,
un castello di sabbia che si secca e frana lentamente… “Tu non provi nulla
per me, sarei solo un ripiego… io non provo più nulla per te, non in
quel senso, almeno, e saresti solo un ripiego” Ho colto nel segno, vero
Haruko? Lo vedo da come
sussulti, dal fatto che non protesti. Tu ami ancora Rukawa. E, non potendolo avere,
ti illudi che ti possa bastare io. Io amo ancora Rukawa. E non potendolo più
avere, mi sono illuso che mi saresti bastata tu. Non credo di essere mai
stato così serio in tutta la mia vita. Hanamichi Sakuragi. Il tensai. Vedo lacrime che le
tremolano sulle ciglia. Allungo una mano, una
gentile carezza che gliele cancella dal viso. In fondo tu hai capito
tutto, lo so. Hai capito e stai
cercando di non soffrire. E di non far più
soffrire neppure me. Ma è inutile, Haruko. Capisco che non ti aspettavi un rifiuto… in fondo io sono sempre stato un amico, qualcuno di cui potersi fidare. Ma non ha più senso
prendersi in giro. Io non ce la farei a
sostenere la parte. Ti auguro ogni felicità,
piccola Haruko. Ti auguro la pace. La saluto, mi volto e me
ne vado. Hanamichi Sakuragi… *** Cosa gli starà dicendo? Lui sorride… Logico. Lei sorride… Sento le mie mani
stringersi a pugno, le unghie che quasi mi si conficcano nella pelle. Parlano. E lei quasi piange. Perché? Lo so, sono un bastardo,
ma non posso impedirmi un moto di gioia. Si, è giusto, piangi. Soffri come sto
soffrendo io, non sarà mai abbastanza. La mia coscienza si
ribella. Sei ingiusto Kaede. Lei non ha alcuna colpa,
in fondo. Sospiro… si, forse… Lui si volta e se ne va. E io lo seguo. *** Il sole di aprile mi
solletica la pelle… mi piace stare qui… mi sento in pace. Il rumore della torma di
studenti che pranza in giardino mi arriva distorto, lontano, portato dal
vento… Butto il capo
all’indietro, lasciando andare alla deriva i miei pensieri. Avverto il lieve cigolio
della porta della terrazza che si apre. Dei passi dietro di me. Riconosco la camminata. Yohei. “Come mi hai
trovato?” Lui fa spallucce e si
sistema al mio fianco. Rimaniamo in silenzio,
entrambi persi in questa giornata d’aprile. *** Sgattaiolo alle sue
spalle, e non mi ci vuole molto per capire dove è diretto. La terrazza. Imbocca la rampa delle scale, controcorrente rispetto agli studenti che sciamano dalle aule per dirigersi in cortile. Assale i gradini,
salendo a tre per volta… solitamente uno studente normale verrebbe
inghiottito dalla ressa, e gli sarebbe impossibile proseguire. Ma al suo passaggio
quella marea umana si apre, quasi intimorita da questo gigante rosso… Hanamichi Sakuragi… Salgo poco dopo di lui, quando le scale sono più libere, ed esco in terrazza, facendo attenzione a non essere scorto. Non voglio che mi veda. Non voglio che sappia
che sono qui. Perché se se ne
accorgesse, sicuramente se ne andrebbe. Do’aho. Non voglio niente altro
adesso che stare qui a guardarlo, a studiare i suoi gesti che mi sono
talmente familiari da essere quasi miei. La porta si riapre. Yohei. *** “Haruko è abbastanza
giù” Non è un rimprovero,
solo una constatazione. Non rispondo. Non so cosa dire. “Pensi ancora a lui,
vero?” Yohei… vecchio amico
mio. Non ti si può proprio nascondere nulla? Ridacchio, ironico, una
risata chioccia, così diversa dalle mie. Perché io sono diverso. Da quando ho conosciuto
Rukawa sono diverso. Da quando ho scoperto di
amarlo. Da quando l’ho amato. Hanamichi Sakuragi. Il genio. Sto crescendo… sono
diverso perché sto crescendo. “Cosa conti di
fare?” Mi passo una mano fra i
capelli… “Non lo so, Yohei…
proprio non lo so.” *** Seguo questo strano
dialogo, il cuore che mi rimbalza in gola. Haruko… ha rifiutato
Haruko. Perché pensa a me. E non sa cosa fare. Kami. Si continua a passarsi
una mano fra i capelli… vederlo è come un diretto allo stomaco. Di solito ero io che
glieli scompigliavo, mi piaceva da matti. E mi piacerebbe ancora. Immergere le mani fra
quei capelli morbidi, affondare il viso nel loro profumo… Hanamichi Sakuragi. Sembra una statua, il
profilo di un qualche Dio irraggiungibile. Lì, appoggiato alla ringhiera,
un ragazzo di sedici anni che sembra voler dominare il mondo. Che già domina il mio. All’improvviso, è
come se si ingobbisse, schiacciato dal peso di mille pensieri. Si gira verso Yohei con
la faccia contratta in un ghigno che gli si allarga sul viso, uno sguardo
obliquo ed indefinibile a donargli un aspetto quasi terrificante. Adesso è quasi un
gargoile, quei doccioni che ti guardano minacciosi dalle cattedrali
gotiche… *** Yohei, Yohei… mi
domando se tu abbia almeno una qualche vaga idea della tempesta che mi
impedisce di dormire la notte, che mi squassa l’anima in assurdi
singhiozzi di pena… da quando non sono con lui. Solo vuoto e solitudine. “Hanamichi…” mi
chiama piano. E io mi volto verso di
lui. Non seccarmi, ancora, ti
prego… Lo vedo che si ritrae,
come spaventato. Da me? Hanamichi Sakuragi. Sono io. “Vai, amico” Lui annuisce. Un gesto lento, gli
occhi ancora incatenati a me. Arretra, piano. Poi si volta e se ne va,
non prima però di avermi fissato ancora una volta.
Yohei se n’è andato. Hanamichi è solo
adesso, di nuovo distante. Che devo fare? Esco allo scoperto, e mi
avvicino a lui. Sento che si accorge di
me, anche se non lo da a vedere. Non sembra sorpreso. Mi appoggio alla ringhiera, proprio come lui… gli sono talmente vicino che riesco a sentire il calore del suo corpo… Quasi come se mi stesse
chiamando. Restiamo così qualche
minuto, qualche secolo. Mai il tempo mi è
sembrato così relativo come adesso. Hanamichi Sakuragi. Solo con te io mi sento
vivo. Lui fa per andarsene. No. “Aspetta” In poche falcate lo
raggiungo e gli poso leggero le mani sul viso. Lo sento sussultare. *** E’ qui. Lo sento. Non so spiegare il perché,
ma… Il mio corpo sente che
lui è qui. Con la coda
dell’occhio finalmente lo vedo, cammina verso di me, nello spazio di un
respiro mi è a fianco. Non so che dire. Non so che fare. Sicuramente ha sentito
tutto, e sicuramente avrà tratto le sue conclusioni. Non è stupido. So che dovrei essere io
a fare la prossima mossa. Ma non ne ho il
coraggio. Lo rivoglio nella mia
vita… ma questo intenso bisogno di lui mi spaventa. Rukawa… Non posso non pensare a
quanto sia strana questa situazione… Lui è un tipo di poche parole, una persona che può facilmente indurre profondo imbarazzo nel suo interlocutore. Io lo so bene. Spesso diventa perfino
difficile sostenere il suo sguardo, più esplicito e diretto di mille
discorsi. Ma adesso io non mi
sento affatto a disagio, questo silenzio mi piace. E’ come il mare della
sera che bisbiglia appena la sua presenza, srotolando in liquida calma la
sua immensità. Si, è esattamente la
stessa cosa. Lui non ha bisogno di
parlare, per imporsi… avvertirlo vicino è la consapevolezza di essere
al sicuro, come un esule che torna a casa. E’ così che riesce a
farmi sentire. Tutto questo è nuovo,
inaspettato, spaventoso; arrivare a dipendere in un modo così profondo da
una persona vuol dire imboccare una strada a senso unico… Mi spingo via dalla
ringhiera e faccio per andarmene.. se rimango potrei… Potrei… E all’improvviso
accade… Le sue mani sul mio
viso… quelle bellissime mani, delicate eppure forti… dolci,
insistenti, impazienti… curiose. Di me. Affamate. Di me. Hanamichi Sakuragi. Ovunque, sempre….
Impegnate a vagare per il mio corpo… ogni ora, ogni minuto in cui
stavamo insieme. Come ho fatto a
rinunciarvi? Quelle mani che mi
accarezzano ancora, nei miei sogni, che mi consolano, che curano le ferite
dell’anima… Le tue mani… ancora
una volta su di me. Non posso fare altro che
lasciarmi andare. *** Sembra così indifeso. Ha chiuso gli occhi,
come abbandonandosi a me. Il suo viso, così
dolce. Le sue labbra… Vorrei baciarlo, ma non
posso. Perché se lo facessi
morirei. Mi spaccherei in due,
per la gioia di risentire il suo sapore, e lo strazio di farlo per
l’ultima volta, il dolore insopportabile di raggiungere il paradiso e di
vederlo svanire ancora… Perché io e lui non
stiamo più insieme. Non c’è più un noi. Così appoggio la mia
fronte alla sua. Incontro il suo sguardo. Occhi negli occhi. Quasi mi perdo in quelle
sue pupille color autunno. Affogo nella sua luce,
mi consumo nel suo fuoco. Hanamichi Sakuragi. Riesco a leggerti
dentro. Tu mi ami ancora. E ancora hai paura. Le nostre labbra si
sfiorano, in un’incerta e fragile carezza. Scariche elettriche
serpeggiano lungo la schiena, un incendio esplode nel mio ventre… Ma non posso permettermi
altro che questo. Vedo dai tuoi occhi che
mi implori, mi scongiuri di non fermarmi. Ma non posso andare
oltre. Perché una parte di te
rinnegherebbe sempre, cocciuta. E’ il “dopo” che
mi frena. Hanamichi Sakuragi. Quando non avrai più
paura, solo allora… “Amici?” bisbiglio,
il mio fiato che si mescola al suo. Adesso solo questo. Mi basterà? Non lo so. Lui sorride e fa per
rispondermi. Sicuramente qualche
battuta scema… Poi ci ripensa e mi
fissa con maggiore intensità… le sue braccia che mi si arrampicano per
la schiena, in una stretta forte e salda. “Mai” Chiudo gli occhi e
sospiro, respiro il suo profumo, assaporo la sua vicinanza. Si stringe a me e presto
ci stiamo abbracciando, aggrappati l’uno alle spalle dell’altro. ***Due settimane
dopo…*** Allenamenti finiti,
tutti a casa. Tranne me. E lui. Ma non mi dispiace, non
mi dispiace affatto. “Do’aho, ti
muovi?” Mi sta aspettando. In vista della partita
contro il Kainan, abbiamo programmato un allenamento speciale. Rukawa si è offerto di
aiutarmi, da buon compagno di squadra. Non da amico. Perché noi non potremmo
mai esserlo. Ne’ ora, ne’ mai. Questo a causa di quello
che io realmente vorrei… di quello che entrambi vorremmo… fare
l’amore, fino a sfinirci, fino a ridurre la nostra coscienza ad un
lumicino. Vorrei affogare in lui,
solo lui attorno a me, contro di me. Vorrei… Vorrei correre verso di
lui e stringerlo, dirgli che mi manca. Ma non posso. Non ora. Un giorno, forse, troverò
il coraggio per farlo. In fondo, è lui quello
che voglio. Il mio scopo nella vita,
assieme al basket. Ma devo essere sicuro. Devo essere io,
Hanamichi Sakuragi. Totalmente me stesso. Senza paure. Senza il fantasma di
Haruko. Solo io. E lui. “DO'AHO!” Mi chiama, impaziente. Dobbiamo andare ad
allenarci al campetto, non possiamo restare qui in palestra, il Gorilla
non vuole. Ha paura che se
scoppiasse una rissa tra noi, distruggeremmo tutto. Ho evitato di dirgli che
non è proprio di una rissa che deve preoccuparsi… “DO’AHOO!!!” E’ già in sella alla
sua sgangherata bici, e continua a fissarmi da sopra la spalla. “Teme Kitsune!!” ma
lo dico quasi ridendo. E Kaede arriccia appena
un angolo delle labbra, i suoi occhi scintillano. Poi sbuffa e si avvia,
pedalando piano. Come minimo si sarà già
addormentato. Il mio Kitsune. Incomincio a correre. Per raggiungerlo. *** The end *** Allora? Piaciuta?^^
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