DISCLAIMER: i personaggi sono dell'autore, io non ci guadagno nulla^^
NOTE: forse il personaggio di Heero è un po' OOC ma mi son dedicata di più a Duo che  volete farci...



Solitudine

di Bombay

Parte 1/2


Sono solo, finalmente solo. mi hanno catturato come era inevitabile. Mi hanno conciato proprio per le feste, questi maledetti soldati di OZ e le loro maniere brutali. Ogni centimetro del mio corpo mi fa male un male terribile. sto per scivolare nuovamente in uno stato di incoscienza. 
Il ronzio che sento nelle orecchie è il solo rumore che sento. altrimenti intorno a me c'è solo silenzio e buio. in questa squallida cella. 
fa freddo.
o forse sono io ad avere freddo. 
il dolore si intensifica se cerco di tirare
un respiro profondo.
Nessuno. verrà a salvarmi. come potrebbero. non sanno nemmeno che sono qui.
non ho più speranze ormai. se solo avessi un'arma mi toglierei la vita per non dar loro questa soddisfazione. e invece ho un grande rimpianto. vorrei poter rivedere Heero un'ultima volta.

Il cigolio della porta che si apre mi risveglia dal mio stato di torpore.
sono venuti a prendermi è giunta la mia ora.
Mi sollevo a sedere aprendo gli occhi e con mio grande stupore mi trovo davanti ad Heero. non ci posso credere è venuto a salvarmi.
"Heero."
Con fatica mi alzo in piedi appoggiandomi al muro alle mie spalle.
Senza una parola mi punta contro una pistola.
Che sciocco sono stato ad illudermi che fosse venuto a liberarmi e invece è qui per mettermi a tacere per sempre. che potevo aspettarmi da uno come lui.
che mette davanti a tutto la buona riuscita di una missione.
"Avanti spara. preferisco morire per mano tua che per quella di OZ." la mia voce tradisce amarezza e delusione.
Chiudo gli occhi e aspetto. ma non accade nulla. apro gli occhi è di fronte a me mi prende un braccio e se lo porta dietro il collo.
"Andiamo non sarà facile uscire di qui, ce la fai a camminare?"
Annuisco anche se sono malfermo sulle gambe mi appoggio a lui e mi lascio guidare. mille domande affollano la mia mente. ma la stanchezza e il dolore si fanno sempre più presenti non so quanto a lungo riuscirò a stare in piedi e cosciente.
"Duo"
La sua voce calma mi riporta alla realtà sollevo lo sguardo, la sua espressione è ferma e determinata. La vista mi si appanna. perdo l'equilibrio e gli cado praticamente addosso.
Mi sostiene la sua presa è salda e sicura.
"Non ce la faccio" mormoro a stento "Scappa, non preoccuparti per me"
"Non ti lascio qui"
E' l'ultima cosa che gli sento pronunciare prima di perdere i sensi.

Tutto intorno a me è scuro e silenzioso. sono nuovamente solo. non ho la minima idea di dove mi trovo e quanto tempo sia passato. oltre al dolore sordo della mia testa sento qualcosa di freddo sulla fronte. di freddo e bagnato.
Mi muovo e riprendo la consapevolezza del mio corpo. il suono della mia voce mentre un lamento mi sfugge dalle labbra. socchiudo gli occhi. i contorni non ben delineati di una stanza e degli oggetti. il letto sotto di me e il profumo delle lenzuola. e la netta sensazione che ci sia qualcuno al mio fianco. qualcuno che si occupa di me.
Apro gli occhi un altro po' e metto a fuoco il viso di una persona conosciuta. Heero. seduto su una sedia accanto al letto con un libro tra le mani.
"Finalmente ti sei ripreso. cominciavo davvero a preoccuparmi" esordisce togliendomi il fazzoletto dalla fronte.
"Dove. dove sono?"
Non mi risponde si limita a porgermi un bicchiere colmo d'acqua. faccio per mettermi a sedere ma ricado con un lamento sul cuscino.
Si piega su di me e mi solleva accostandomi il bicchiere alle labbra. sento il suo calore attraverso i vestiti è una bella sensazione.
"Bevi questa"
Mi porge una pastiglia e obbediente la mando giù.
"Non hai nulla di rotto ma hai parecchie contusioni e abrasioni. ti hanno picchiato per bene."
Mi riadagia con cautela sul cuscino.
"Siamo sulla terra, sei nella mia stanza, ho preso un piccolo appartamento dove vivere in attesa delle prossime missioni"
"Come sono arrivato qui." che domanda stupida come se non lo sapessi ma sono imbarazzato al pensiero che mi abbia portato qui Heero.
"Ti ci ho portato io"
"Scusa non volevo darti tanto disturbo!"
Sfiora il mio viso con il dorso di due dita e io rabbrividisco e arrossisco contemporaneamente.
"Nessun disturbo."
Chiudo gli occhi e mi inumidisco le labbra con la lingua. la pastiglia che mi ha dato sta facendo effetto. il dolore si sta attenuando.
Spalanco di colpo gli occhi, quando Heero mi sfila la casacca dai pantaloni e me la apre.
"Heero che. che fai" farfuglio
"Devo disinfettare e medicare le ferite altrimenti potrebbero infettarsi, rilassati non ci vorrà molto. prometto di non farti troppo male"
Chiudo nuovamente gli occhi. non è del dolore che mi preoccupo ma delle reazioni del mio corpo che non posso controllare.
Le sue mani sono leggere, lievi si occupano di me con perizia. sfiorandomi la pelle leggermente, facendomi rabbrividire.
"Hai freddo"
Annuisco anche se non è del tutto vero, ma non posso certo dirgli cosa provoca i miei brividi.
"Ho quasi finito ancora un po' di pazienza"
Lo lascio fare. sono come un burattino nelle sue mani. forse è anche l'effetto del farmaco che mi ha dato tutto mi giunge più ovattato, attutito, quasi irreale.
"Dormi ora, ne hai bisogno" la sua voce mi arriva vicina, molto vicina. ed il suo tono è sommesso e colmo di dolcezza. stento a crederci e forse è solo un sogno prodotto dalla mia mente mezza addormentata e colma di speranze. 
Mi copre. posso avvertire, il suo sguardo su di me. continuo a galleggiare in quello stato tra il sogno e la veglia. quando prende ad accarezzarmi i capelli ed il viso, dice qualcosa ma non so cosa. e poi le sue labbra si posano leggere sulle mie. lotto per non addormentarmi. ma è inutile la stanchezza prende il sopravvento.

Mi sveglio e mi muovo piano nel letto. la piccola stanza è vuota. sbadiglio e con cautela mi stiracchio. mi siedo sul letto posandomi una mano sullo stomaco che brontola in maniera indegna. faccio mente locale di quando ho fatto un pasto completo decente. troppo tempo fa.
Scendo dal letto. ho addosso una maglietta a maniche corte più grande di un paio di taglie e i boxer. arrossisco deve essere stato Heero, mentre dormivo.
A piccoli passi raggiungo la stanza limitrofe, un salotto e una zona cottura.
Mi appoggio allo stipite della porta. resto li ad osservare Heero seduto sul divano con un pc portatile in grembo. la testa leggermente piegata da un lato.
Mi sfioro le labbra con le dita  e scuoto piano la testa convincendomi che è stato solo un sogno, un bel sogno. Heero non sa nulla dei sentimenti che provo per lui. e come potrebbe non ho mai avuto il coraggio di dirglielo. e poi lui è sempre così controllato non lascia trasparire mai nulla di quel che prova, in fondo non lo conosco come credo. talvolta pare privo di umanità, ma sicuramente è impossibile. deve provare emozioni non è una macchina.
Mi avvicino a lui in silenzio, devo sapere la verità, non posso andare avanti così, e non voglio avere rimpianti se succedesse qualcosa, visto le posizioni in cui siamo entrambi.
Se quel che è successo non fosse frutto della mia fantasia, se fosse tutto vero. non ho il coraggio di chiederglielo apertamente. mi vergogno troppo e poi se mi sbagliassi cosa penserebbe di me, che sono un adolescente pervertito che da ascolto ai sui ormoni impazziti.
Non posso andare avanti così. continuando a fare congetture inutili. 
Mi fermo dietro al divano mi chino su di lui, lo abbraccio da dietro, nascondendo il viso sulla sua spalla. che mi faccia ciò ce vuole devo sapere la verità ad ogni costo.
Si irrigidisce solo per un istante forse per la sorpresa. volta il viso verso di me, la sua guancia che sfiora la mia.
Chiude il computer e lo posa di lato. 
"Duo." è solo un sussurro lieve , ma nel silenzio che ci circonda sembra quasi un grido.
Posa la mano sul mio viso e mi fa scostare un poco da lui.
Ho gli occhi chiusi, il mio cuore batte tanto forte da farmi quasi male.
"Apri gli occhi" un altro sussurro così vicino al mio viso.
Faccio come mi ha detto e mi specchio nei suoi occhi incredibilmente blu.
siamo così vicini, le nostre labbra sono distanti un respiro.
Solo allora mi rendo conto che sto trattenendo il fiato. lo esalo lentamente ed in quel breve lasso di tempo Heero posa le sue labbra sulle mie.
Tutti i miei dubbi, le mie incertezze sfumano in un istante. liberandomi da un peso che mi portavo dietro da un po'.
Il bacio, il mio primo bacio è lento. bellissimo. non mi sembra vero. 
assaporo con perizia la bocca di Heero e lui fa altrettanto con la mia.
Per quei brevi istanti mi dimentico di essere un abile pilota di Gundam.
sono solo un ragazzo di quasi sedici anni innamorato con un gran voglia di vivere questa esperienza fino in fondo ovunque essa mi condurrà.
Sento il sangue affluirmi al viso troppo rapidamente, vengo colto da un capogiro. mi aggrappo al divano e sento il pavimento freddo sotto le ginocchia. l'incanto viene spezzato.
Heero è al mio fianco.
"Non avresti dovuto alzarti" mi rimprovera facendomi sdraiare sul divano.
La testa mi gira ancora impietosamente. chiudo gli occhi sperando che la stanza smetta di ruotare. qualcosa di caldo e morbido mi avvolge. una coperta.
"Ho fame" sussurro rompendo il silenzio imbarazzato che si è creato tra noi. 
"E' un buon segno"
Ascolto i suoi movimenti nella zona cottura a differenza di me è calmo e tranquillo come se non fosse successo niente. questa cosa mi irrita profondamente.
Accidenti a lui e al suo controllo di ferro.
Le molle del divano stridono un po' quando si siede, la sua mano fresca sulla mia fronte. socchiudo gli occhi.
Il suo volto non esprime nessuna emozione. niente, non è possibile. ma a che gioco sta giocando.
"Devi stare proprio male se sei così silenzioso"
Spalanco gli occhi, mi sta prendendo in giro, si sta prendendo gioco di me. 
e forse non se ne rende nemmeno conto e mi auguro con tutto il cuore che sia così altrimenti sarebbe molto crudele.
Non so che dire. sono davvero senza parole il che capita veramente di rado.
ma una rabbia sorda e bruciante mi sale dentro avrei voglia di prenderlo a schiaffi.
La sua mano scende lungo la mia guancia in una carezza lieve, sfiora le mie labbra socchiuse, vi indugia per qualche istante. questo semplice gesto mi calma, fa sfumare la rabbia che avevo dentro.
Mi sollevo a sedere appoggio la fronte alla sua spalla e sospiro.
Le sue braccia mi circondano e mi stringe a se cullandomi avanti e indietro. 
Trae un profondo respiro e poi inizia a parlare. lentamente come se cercasse le parole più appropriate, come se avesse paura.
"Ho visto al telegiornale la notizia della tua cattura. ho ascoltato il notiziario come in trance. hanno detto che avrebbero distrutto il Gundam e ucciso il suo pilota in un esecuzione pubblica come dimostrazione di forza.
mi sono sentito malissimo. è una cosa che non mi è mai successa prima.
Dovevo fare qualcosa. ma la priorità, lo sai anche tu, è eliminare qualsiasi ostacolo. tu eri un ostacolo."
Rabbrividisce e d'impulso mi stringo a lui ancora di più.
Che sciocco che sono stato non sono l'unico ad avere avuto un percorso interiore travagliato da affrontare completamente da solo e con mille altri problemi di contorno.
"Così sono venuto a cercarti ma il mio scopo era quello di eliminarti. non di tirarti fuori dai guai. ma man mano che mi avvicinavo alla tua cella, mi sentivo sempre di più un verme tu mi avevi salvato la vita senza nemmeno conoscermi e io invece.
Non ce l'ho fatta a spararti anche perché nonostante le tue parole la tua voglia di vivere supera di gran lunga quella di voler morire e poi. io. come avrei potuto andare avanti sapendo che quel che provavo non era più un sentimento di amicizia e stima. ma qualcosa di ben più grande e profondo a cui ho paura di dare un nome. quando sei svenuto ho temuto per un istante che fossi morto. ma per fortuna non era così. nel vederti dormire nel mio letto mi sei apparso così piccolo e indifeso, credevo che dormissi e non ho saputo resistere. speravo che dormissi. se eri sveglio come avrei potuto spiegarti, non sapevo. non immaginavo. non speravo nemmeno e invece poco fa tutti i miei dubbi le mie paure sono svanite."
Un nodo di commozione mi chiude la gola. non l'ho mai sentito parlare tanto a lungo.
Sollevo il viso e  deglutisco. "Non so che dire"
"Non dire niente, talvolta il silenzio assume più significato di mille parole"
Le sue labbra nuovamente sulle mie. come a sigillo delle lunga confessione che mi ha fatto.
Sono felice ma una nuova punta di paura si fa strada nel mio cuore: se tutto questo finisse ancora prima di cominciare. scaccio quel pensiero non voglio e non devo pensarci. la cosa che conta è che sono qui adesso. e per un po' non sarò più solo.



 
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