Come vedete non sono ancora morta anche se la mia sparizione potrebbe avervi fatto pensare il contrario. Visto che c'è stata una gentile richiesta del settimo capitolo della ficcina mia e di Mikako (grazie Arslan ^*^) ve lo posto subito. Sperate che abbia voglia di sistemare in fretta anche il capitolo 8, ma non contateci :p

 


Sole silenzioso

parte VII

di Mikako & Yurika




CAPITOLO VII

TIC-TAC-TIC-TAC-TIC-TAC..... Il ticchettio dell'elegante pendola che adornava il corridoio scandiva il suo tempo con fredda precisione. 

Due giorni. Già due giorni erano trascorsi da quando Mattie era uscito dal suo appartamento e, apparentemente, anche dalla sua vita. Che cosa aveva fatto in questo breve periodo? Non lo sapeva. Aveva perso totalmente coscienza di sè. Probabilmente la mattina si era alzato ed era andato a seguire le lezioni all'università. Probabilmente aveva anche risposto ai sorrisi dei suoi compagni scherzando con loro e scambiando convenevoli. Questo lo deduceva più dal fatto che erano i suoi gesti abituali quotidiani, piuttosto che da una vera e propria consapevolezza delle sue azioni.

TIC-TAC-TIC-TAC-TIC-TAC..... La notte rimaneva con gli occhi sbarrati nel buio a pensare a tutto ciò che era stato, a riflettere sui suoi comportamenti e sulle reazioni di Mattie. Ragionandoci sopra era arrivato ad una conclusione che gli straziava il petto. Si stava comportando come suo padre. Aveva giocato sporco con Mathias esattamente come lui aveva fatto con le povere malcapitate che si portava a letto. Ma non era esattamente la stessa cosa, vero? In fondo lui amava Mattie, lo amava davvero. Ma non aveva cercato di ingannarlo comunque?

TIC-TAC-TIC-TAC-TIC-TAC..... Michel si premette le mani sugli occhi e decise di alzarsi a bere qualcosa. Tanto aveva capito che anche per quella notte di dormire non se ne parlava proprio.

Mattie girava senza meta da un’ora quasi. Da quando aveva trovato quel bastardo e lo aveva picchiato. Si sentiva a pezzi, la mente nera che rincorreva una luce mai esistita. I lampioni illuminavano fiocamente la città. Sembrava che tutti i turisti si fossero dati appuntamento in Piazza della Signoria cavolo!!

Si ritrovò davanti al portone di Michel senza nemmeno sapere come ci era arrivato. Era incazzato e stanco, gli faceva male ogni cosa e il suo pensieri fisso era Kether.

Ma non poteva certo tornare a casa sua ridotto in quel modo! L'avrebbe solo preoccupato di più.

Spinse leggermente il portone salendo le scale ed esitando incerto davanti alla porta del suo attico. Era l'unico posto in cui poteva andare, l'unico rifugio che aveva. Michel.

Suonò deciso.

Sussultò al suono del campanello rovesciando per terra una parte del latte che stava bevendo. 

"Ma porc... chi cavolo rompe a quest'ora di notte? Cos'è, ora i ladri vengono a bussarti prima di svaligiarti la casa?"

Buttò il bicchiere con il resto del suo contenuto nel lavandino e andò spedito verso la porta.

Mai si sarebbe aspettato di vedere ciò che si trovava di fronte. Mathias! Quello era Mathias senza ombra di dubbio. Il suo primo impulso fu di gioia assoluta. Poi cominciò a notare la sua aria sconvolta e i numerosi lividi che costellavano la sua pallida carnagione.

Panico. Puro, semplice e incontenibile panico. 

"Mio Dio, Mattie! Che ti è successo? Cosa ti hanno fatto?" 

Si avvicinò a lui facendogli passare un braccio attorno alla vita e, sostenendolo, lo portò all'interno dell'appartamento. Lo fece sedere sullo stesso divano dell'altro giorno.

"Tu sei ferito, stai male. Bisogna subito portarti da un medico! Aspettami qui che vado a cambiarmi e poi ti porto in ospedale".

"No" ringhiò " Non ho nulla". 

Ma sentiva ancora l'anima incendiarglisi e scoppiare, se avesse avuto ancora la forza sarebbe uscito e avrebbe ucciso Brandon. 

Senza ombra di dubbio.

Kether. Dio perchè? La persona più pura e indifesa che conoscesse... perchè gli aveva fatto una cosa del genere? Ricordava il suo sguardo terrorizzato e più ricordava più si arrabbiava.

Si coprì il viso con le mani scoppiando a piangere rumorosamente, piangeva e intanto si insultava silenziosamente, non era riuscito a fare nulla, non era riuscito a proteggerlo.

Tirò un pugno al divano. 

"Merda" urlò. Non era giusto.

Michel si spaventò per la reazione del ragazzo. Che cosa poteva essere successo da ridurlo in quello stato? Si sentiva impotente e con la forte tentazione di prendersi a pugni da solo, tanto per riuscire a poter condividere almeno un po' del dolore di cui Mathias era pieno.

Gli si avvicinò lentamente e gli si sedette di fianco. Sollevò una mano posandogliela delicatamente sulla testa e carezzandogli i capelli per tranquillizzarlo. Non gli disse niente, perchè sapeva che in certi casi le parole erano del tutto superflue. Quello che era successo, il motivo per cui si trovava lì... appena fosse stato pronto, era certo che Mattie gli avrebbe spiegato ogni cosa. L'importante ora era che percepisse la sua presenza accanto a sè.

Continuò a piangere isterico quasi, non riusciva a fare nient'altro ormai.

La mano di Michel scorreva sulla sua testa, confortante e dolce, sentiva la rabbia placarsi lentamente e rimanere solo le lacrime, ultimo residuo dell'incendio scoppiatogli nell'anima. Si accoccolò sul suo torace lasciando che le lacrime bagnassero il pigiama del ragazzo e sussurrando "Non doveva toccarlo, non doveva, avrei dovuto ucciderlo".

Non ce la faceva a vederlo così. Lo strinse forte a sè tuffando il naso tra la seta dei suoi capelli, baciandogli la testa. "Non è colpa tua, Mattie. Non potevi fare nulla per impedirlo. Ci sono qua io, ora. Non hai più bisogno di piangere".

Continuava a tenerlo stretto e a cullarlo. Quasi senza accorgersene si mise a canticchiare a bassa voce la romanza che sua madre gli cantava sempre quando era bambino e non riusciva ad addormentarsi per paura dei temporali. Con lui aveva sempre funzionato, chissà che non avrebbe fatto bene anche a Mathias? Forse sarebbe riuscito a donargli almeno un po' di quella pace di cui aveva un disperato bisogno.

Si rilassò lentamente fra le sue braccia. In questi due giorni aveva pensato e ripensato, ma l'unica cosa che riusciva a capire era che Michel gli mancava. E ora trovarsi lì era dolce e giusto. Forse era quella la risposta e non esisteva altro. 

"Avrei dovuto incatenarlo al letto piuttosto che permettergli di andare da quello stronzo" ma capiva che così Michel non avrebbe compreso molto, così tirò un respiro profondo .

"Kether, il mio migliore amico. Era innamorato di un compagno di classe stronzo e lui...." un altro singhiozzo gli sfuggì dalla gola, non riusciva ancora pensarci " lui l'ha attirato a casa sua con la scusa dei compiti e l'ha violentato". 

Solo a ripensarci gli veniva voglia di urlare!

"Avrei dovuto ucciderlo invece che lasciarlo all'ospedale" aggiunse con un brontolio rabbioso.

Michel si accorse che aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo del racconto di Mattie. Dunque, così erano andate le cose. Bè, non lo sorprendeva affatto che il giovane ne fosse uscito così sconvolto.

Dannazione che cosa orribile! Che cosa poteva fare o dire per riuscire ad alleviare la sua pena? Con sconforto vedeva la risposta davanti a sè. Assolutamente niente. Poteva solo continuare ad abbracciarlo e a carezzarlo, null'altro. Era un essere totalmente inutile.

"Non avresti risolto nulla uccidendolo. Credi che a... Kether... avrebbe fatto piacere vederti finire in carcere solo perchè avevi cercato di vendicarlo? Ora ha bisogno di te più che mai. E con te intendo dire la tua presenza, non la tua forza nel fare a pugni con qualcuno. Dio, se ti succedesse qualcosa io impazzirei" dicendo questo lo strinse ancora più forte nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Mattie sussultò posando la guancia sui suoi capelli. 

"Non l'ho fatto, Keth non me lo avrebbe perdonato". 

Rimase per un attimo così prima di continuare con voce incerta "Io...non sapevo dove andare... non posso tornare a casa così e se vado da Keth lo spavento ancora di più".

Non era la verità completa, lo sapeva. 

"Volevo... vederti" un sussurro inudibile.

Il velo rosso che copriva l'anima si era rialzato lasciandola scoperta e vulnerabile. Cosa avrebbe detto Michel? 

Tremò mentre si stringeva a lui.

Aveva davvero sentito quello che aveva sentito? Cioè, non era uno scherzo della sua mente sovraeccitata, giusto? Perchè se fosse stato così questa volta non avrebbe retto e sarebbe morto di dolore.

Lo scostò da sè e lo guardò dritto in faccia. Doveva sapere se stava dicendo la verità o era solo sconvolto per quello che gli era appena capitato. 

"Non dire certe cose se non le pensi veramente. Mai!"

"Ma lo penso!" rispose indignato. Gli sembrava il tipo che dicesse cose così tanto per dire? Si avvicinò lentamente fino a posare la fronte sulla sua. 

"L'ho capito nell'istante in cui sono entrato qua dentro". 

E poi nulla. Lasciò che i loro respiri si fondessero, erano vicinissimi ma non si azzardava a fare nient'altro. 

Come un balsamo sull'anima, come una melodia dolce che si diffonde nell'aria facendo intravvedere bagliori di infinito attraverso i muri crepati del cuore. 

Sentiva di non volere altro.

Michel credette che il suo cuore stesse per scoppiargli. Era dunque questa la felicità? Sì, ora ne era certo. Si sentiva imbarazzato come mai era stato, neppure quando era ancora vergine e per la prima volta gli si schiudevano gli abissi oscuri e travolgenti del sesso. Timidamente si avvicinò alle labbra del suo amato fanciullo e lo baciò con infinita dolcezza e trasporto.

Delicatamente leccò le piccole ferite che circondavano la sensuale bocca di Mathias per poi approfondire il bacio cercando il contatto con la sua lingua. Quell'antro accogliente e umido lo faceva impazzire. Il sapore di Mattie era indescrivibile, troppo dolce per essere definito con una parola, troppo penetrante per essere ignorato.

Dopo un po' pose termine al loro bacio. Se continuava così si sarebbe di nuovo lasciato andare rischiando di spaventare nuovamente l'altro ragazzo ed era l'ultima cosa che voleva. Non poteva permettersi altri passi falsi proprio ora che aveva ottenuto quasi tutto quello che desiderava. No, non era il suo corpo che voleva. Bè, non solo, almeno. Ciò che voleva davvero era sentirsi dire che lo amava. Forse pretendeva troppo? Probabilmente sì, ma ne aveva talmente bisogno!

Aprì gli occhi annebbiati. Perchè si era fermato? Sentiva il sangue scorrere velocemente e la mente partire per un viaggetto accompagnata dalla sua coscienza. Riassaporare il sapore di Michel lo mandava in estasi.

Gli passò le labbra sul collo, baciando e leccando mentre sussurrava "Ti voglio bene" ripetuto all'infinito. Non c'era cosa più giusta da fare.

In quel preciso momento, nel luogo dove i sogni esistono davvero e rendono reali le nostre fantasie, un pittore ha dipinto un quadro mischiando brandelli di stelle e di magia, due ragazzi e lunghi capelli neri che scivolavano accompagnando il movimento di Mattie e adagiandosi sul divano con Michel sopra.

Quadro così prefetto nella sua fissa esattezza che strapperà una lacrima nel cuore del bambino che lo sognerà.

Michel baciò di nuovo Mathias, mentre le sue mani si muovevano frenetiche alla ricerca del sollievo dato solo dal contatto con quella pelle bianca e morbida. Sollevò la maglietta leggera piena di strappi facendola passare sopra la testa del ragazzo. Con la bocca andò ad assaggiare il gusto dell'aureola scura dei capezzoli che contrastava armoniosamente con il candore del petto. Sentire Mattie mugolare e contorcersi dal piacere era una sensazione meravigliosa che, se da una parte accresceva la sua eccitazione, dall'altra gli placava l'animo circondandolo con una coltre di struggente dolcezza.

Lo amava così tanto quel ragazzino forte e fragile allo stesso tempo. E che importava se non era ricambiato con la stessa intensità, gli voleva bene, era la prima persona a volergli bene e questo per lui era la cosa più importante di tutte.

La lingua di Michel percorreva tutto il torace di Mathias disegnandovi sopra intricati arabeschi umidi. Lentamente scendeva sempre più in basso. Si fermò a giocare con il suo ombelico tracciandone il contorno e esplorandolo in profondità. Quando sentì la schiena del suo delizioso amante inarcarsi, si abbassò ulteriormente fino ad andare ad incontrare il bordo duro dei jeans. Si sollevò quel tanto che bastava per riuscire a sbottonarglieli e quando ebbe finito lo guardò in viso. 

"Sei certo di voler continuare? Se vuoi posso fermarmi qui, ma devi dirmelo adesso perchè dopo non so se ne sarei capace".

Si alzò un attimo per guardarlo in viso e snebbiarsi la mente. Voleva solo che Michel continuasse, che non si fermasse, voleva risentire la sua lingua cercarlo e tormentarlo e il corpo premuto al suo, un desiderio da perdere il senno.

"Ti...ti sembra che abbia voglia di fermarmi?"

Un sussurro che si perse nel silenzio della stanza. Alzò il bacino contro di lui, folle e impetuoso, forse andava troppo velocemente, ma quella notte aveva bisogno d'amore dopo aver masticato tutta quella disperazione.

Michel sorrise a quel gesto impulsivo. Naturalmente lo avrebbe accontentato.

Si mise a sedere e fece scivolare via i pantaloni e gli slip dalle gambe di Mathias. Bellissimo! Era la prima volta che lo vedeva completamente nudo e la visione di quell'angelo dal viso arrossato e dal respiro affannoso lo fece incantare. Se lo mangiava con gli occhi, troppo timoroso di non essere all'altezza di un essere così meraviglioso per avere ancora l'ardire di toccarlo.

All'improvviso si riscosse, come destato da un lungo sonno ad occhi aperti. Dopotutto era stato Mattie a chiedere di continuare, quindi perchè indugiare ancora?

Si stese verso il corpo del ragazzo, ricominciando la sua lenta tortura da dove l'aveva interrotta. Con baci appassionati e piccoli morsi si spostò sui suoi fianchi, continuando a scendere fino ad andare a lambire la pelle delicata dell'interno coscia.

Lentamente risalì fino all'inguine del ragazzo. Posò un leggero bacio sulla punta sensibile della sua erezione, passandovi delicatamente la lingua. Poi lo accolse nella sua bocca, succhiandolo avidamente.

Mattie si inarcò contro di lui gemendo e afferrandogli i capelli, si sentiva morire dal piacere e dalla frenesia, avrebbe voluto che continuasse per sempre e contemporaneamente che quella tortura finisse al più presto. Non aveva mai provato un piacere così...nemmeno con ragazze bellissime. Forse perchè era Michel, era questo che rendeva tutto diverso.

Avvolse le gambe attorno a lui cercando un contatto più profondo, si sentiva scoppiare.

Non avrebbe resistito a lungo.

Michel accelerò le pompate massaggiandogli i testicoli con una mano. Sentiva che ormai Mattie era al limite, ma questo non lo fece fermare, anzi, aumentò il ritmo finché non sentì la sua erezione fremere contro la sua lingua per poi sciogliersi nella sua bocca pochi istanti più tardi. Il corpo di Mathias era attraversato dai brividi che le forti sensazioni dell'orgasmo gli avevano lasciato.

Era felice di avergli potuto dare tanto piacere. Per lui non c'era cosa più bella al mondo delle labbra arrossate dai morsi che il ragazzo si era inferto per cercare di calmare i forti gemiti che gli uscivano dalla gola.

Strusciando sul suo corpo accaldato si riportò all'altezza della sua bocca e lo baciò appassionatamente, mischiando così i loro sapori.

Il corpo abbandonato e il torace che si alzava e abbassava cercando di inspirare più aria possibile, si lasciò andare al bacio abbracciandolo e sistemandosi meglio sotto di lui. Il desiderio non era sopito, anzi...sentiva un bisogno insopprimibile crescergli nelle viscere e scuotergli il corpo, non sapeva come dirlo, cosa fare, era tutto così nuovo per lui, così si staccò un attimo dalle labbra di Michel e sussurrò "Ti...voglio" arrossendo e mordendosi per l'ennesima volta il labbro. Avrebbe provato un imbarazzo tremendo se non fosse stato per la smania di averlo che lo divorava.

Le parole di Mattie lo riempirono di una gioia inaudita. Gli carezzò una guancia e gli sorrise dolcemente, prima di rituffarsi in un bacio mozzafiato. Nel frattempo cercava di spogliarsi senza doversi staccare da quelle labbra golose e invitanti e la cosa gli stava procurando parecchi problemi. Ad un certo punto, mentre era quasi riuscito a levarsi i pantaloni, si sbilanciò cadendo rovinosamente dal divano.

Rimase per un attimo stordito non rendendosi conto di ciò che era accaduto. Alla fine scoppiò a ridere furiosamente. "Forse... forse è meglio se ci spostiamo in camera da letto" riuscì a dire cercando di soffocare la prorompente ilarità.

Mattie si mise a ridere annuendo e alzandosi, allungò una mano per aiutare Michel e chiese "Dov'è?" cercando di smettere di ridere e stringendosi a lui. 

Se dava retta al suo istinto lo avrebbe fatto anche sul pavimento, ma non era il posto più adatto se ne rendeva conto, così circondò con le gambe la vita di Michel e si aggrappò al suo collo mugolando "portamiiiii" baciando ogni centimetro di pelle raggiungibile e lasciando che i capelli scivolassero a coprirli entrambi.

Lo abbracciò con forza cercando di sostenerlo. Cavoli, non era proprio leggerissimo! E soprattutto, lui non era così in forma come si poteva credere ad una prima occhiata. Aveva un bel fisico modellato, d'accordo, ma la realtà era che aborriva qualunque genere di sport, per cui era... come dire... un po' deboluccio.

Strinse i denti e si trascinò fino alla sua camera in cui troneggiava un ampio letto a due piazze. Aveva sempre amato dormire comodo, gli piaceva potersi distendere in tutta la sua lunghezza e rotolarsi tra le soffici lenzuola.

Michel tirò un sospiro di sollievo facendo sdraiare Mattie sulla schiena e posizionandosi sopra di lui. Rimase in quella posizione qualche istante, riprendendo fiato e lasciandosi coccolare dalle gentili carezze del suo ragazzo. Dopo poco, però, la sua eccitazione non ancora smaltita tornò a farsi sentire prepotentemente. Onde evitare altre inutili figuracce, si alzò in piedi svestendosi rapidamente e gettando i pochi indumenti rimastigli per tutta la stanza.

Quando fu pronto tornò da Mathias che lo aspettava con un sorriso luminoso sulle labbra. Tornò a baciarlo e a carezzarlo prendendosi cura di ogni millimetro quadrato della sua pelle arrossata. Portò le dita all'altezza della bocca di Mattie sfiorandogli le labbra e lasciando che entrassero in quell'anfratto umido.

Succhiò le dita di Michel come se fossero l'ultima ancora prima di annegare, annegare in lui, nel suo corpo morbido e in tutto quello che provava in quell’istante. 

Sentiva il desiderio tornare prepotente e chiedere udienza. Si mosse strusciandosi contro di lui e facendo venire a contatto le loro virilità eccitate, come fuoco liquido che scorre nelle vene inarrestabile.

Non aveva mai desiderato nessuno così.

Gli afferrò il viso far le mani baciandolo con furia quasi selvaggia per poi inarcarsi contro il suo corpo e chiedere di più.

Ormai stava impazzendo dal desiderio. Non avrebbe resistito ancora per molto. Doveva prenderlo subito.

Con delicatezza gli scostò le gambe per potersi sistemare meglio. Continuando a baciarlo, portò una mano sul sesso nuovamente eccitato di Mattie e cominciò a massaggiarglielo. Quando si accorse che il ragazzo era nuovamente preda del piacere che le sue attenzioni gli stavano dando, portò la punta della sua asta contro la piccola apertura di Mathias, cominciando a spingersi dentro di lui. Sentì il corpo dell'altro irrigidirsi e dovette fare uno sforzo enorme - mordendosi le labbra fino a farle sanguinare - per riuscire a rimanere fermo aspettando che si abituasse all'intrusione.

Nel frattempo, la sua mano continuava la sua opera sul corpo di Mathias. Appena percepì che l'altro si stava finalmente rilassando, ricominciò le sue spinte, rendendole sempre più profonde. 

Michel urlava gemendo il nome del compagno, tanto forti erano le sensazioni che gli attraversavano il corpo come feroci scariche elettriche, dilaniandolo e tormentandolo, sbriciolandolo in mille pezzi per poi ricomporlo in nuove forme, come il bruco che nella crisalide rinasce a farfalla.

Con un ultimo affondo venne nel corpo di Mattie, accasciandosi sopra di lui e stringendolo in forte abbraccio. 

"Grazie! Grazie amore mio!" continuava a ripetere depositandogli dolci baci sulla fronte sudata.

Il piacere si assopì come una belva sfinita, riposando sotto l'ala clemente di una notte infinita. Era stato...travolgente, dolce, selvaggio e... non riusciva a trovare parole sufficienti, se ne avesse avuto la forza avrebbe ricominciato immediatamente.

Si accoccolò contro di lui sfinito, senza dire nulla limitandosi a strofinare la guancia contro quella di lui e cercando la posizione più comoda. Era stanco adesso.

"Grazie a te" sussurrò prima di chiudere gli occhi.

Si sentiva felice. Il respiro di Mattie che gli solleticava il collo lo faceva rilassare e sentire, per la prima volta nella sua vita, veramente in pace col mondo.

Non voleva dormire, aveva paura che tutto quello fosse un sogno e che se avesse chiuso gli occhi si sarebbe risvegliato trovandosi di nuovo solo senza nessuno vicino. Ma la stanchezza era troppa e le notti insonni appena passate gli pesavano troppo sulle palpebre che, lentamente, cedevano in quella lotta impari.

L'ultimo pensiero cosciente fu che il calore che il corpo di Mathias gli trasmetteva era lo stesso che provava quando era piccolo e la domenica mattina gli era concesso di poter infilarsi nel lettone accanto ai suoi genitori che lo tenevano stretto e al sicuro.

FINE CAPITOLO VII



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