Sole
silenzioso
parte V
di Yurika
Il sole splendeva di nuovo quella mattina. Faceva abbastanza caldo e Firenze era abbagliante in quella limpida giornata di primavera.
Michel era di nuovo al campetto aspettando che Mathias finisse i suoi allenamenti. Quando si era svegliato, quella mattina, aveva preso la decisione di andare a cercarlo subito. Non poteva aspettare buono in un angolo di sapere che cosa ne sarebbe stato del suo cuore. Avrebbe lottato per ottenere ciò che più desiderava. Avrebbe lottato per avere Mattie.
Ci aveva impiegato un sacco di tempo per decidere cosa indossare. Alla fine aveva optato per una camicia di seta violetta che richiamava il colore dei suoi occhi, portata sbottonata fin sotto allo sterno, in modo da mettere in risalto il suo abbronzato petto glabro. Sotto portava dei jeans attillati a vita bassa.
L'allenamento sembrava ormai volgere al termine. Michel era particolarmente nervoso, ma come al solito non lo dava a vedere esteriormente. Per essere sicuro di mantenere la sua solita aria tranquilla e impassibile si era anche messo un paio di occhiali scuri che ora gli scendevano lungo il naso a causa del sudore provocato dalla sua apprensione.
Ecco, i giocatori si stavano allontanando dal centro del campo per andare a recuperare le loro cose. Era arrivato il momento. Facendo un bel respiro, Michel si diresse verso Mathias che era andato, come sempre, a rinfrescarsi dalla fontanella.
"Ciao splendore! In forma smagliante come al solito, eh?"
Sobbalzò alzando lo sguardo e sgranando gli occhi. Era bellissimo oggi. Sentiva la voglia di abbracciarlo e contemporaneamente la paura frenarlo.
"Ciao" disse cercando di mantenere un tono neutrale, beh c'erano i suoi amici e lui non avrebbe potuto fare molto, ma non sapeva se questa consapevolezza lo faceva stare meglio o peggio.
Decise che forse dopotutto era la cosa migliore visto che non aveva ancora deciso nulla.
Si sedette sul muricciolo e si tirò una ciocca di capelli dietro le orecchie in un movimento nervoso, non sapeva come comportarsi o cosa dire.
"Mi dispiace essere scappato così l'altra sera".
Tanto era inutile cercare di non pensarci, tanto valeva scusarsi, ma fargli capire che non era disposto a parlarne.
Perchè avrebbe dovuto? Era una cosa che doveva capire lui.
E così il suo bel calciatore aveva intenzione di affrontare l'argomento scottante. Era davvero coraggioso, molto più di lui che preferiva non doverne parlare adesso. Ora gli bastava solo la sua compagnia.
Mathias continuava a toccarsi nervosamente i capelli.
"Aspetta, faccio io".
Michel si mise dietro al ragazzo e gli sciolse la lunga coda. Gli pettinò le ciocche corvine con le mani, poi lentamente le riannodò con l'elastico.
"Adoro i tuoi capelli, lo sai?" gli sussurrò all'orecchio.
Sentì un brivido attraversargli la schiena e ne fu spaventato a morte. Odiava nn avere la situazione sotto controllo e odiava nn capire cosa gli stava succedendo, o forse era solo troppo testardo per ammetterlo.
Scattò in piedi sussurrando un grazie e mettendosi a distanza di sicurezza, col viso rosso come il fuoco.
Appena vide quelle mani sistemarsi gli occhiali provò un impulso irresistibile di tornare nella posizione di prima e lasciare che facesse di lui tutto quello che voleva.
Cercò di distrarre i pensieri parlando di una cosa neutra.
"Bella la tua camicia" .... e quella la chiamava una cosa neutra? Era diventato scemo o cosa ultimamente?
Le cose si mettevano decisamente bene per Michel. Sfoderò il suo sorriso innocente e si tolse gli occhiali puntando le sue iridi violette in quelle del ragazzo.
"Ti piace? L'ho scelta apposta perchè sapevo di incontrarti. Sono contento che la mia scelta sia stata quella giusta".
Con movimenti felini e sensuali si avvicinò al giovane e quando fu a soli pochi passi di distanza ridusse gli occhi a due fessure indaco e sussurrò: "Cos'altro ti piace di me?"
Mattie boccheggiò cercando di riprendere fiato e di non fare una figuraccia.
Cosa gli piaceva? I suoi occhi quasi viola, intensi, vellutati, la sua pelle morbida e le labbra piene, il fatto che dovesse sempre sentirsi a suo agio e perfetto prima di uscire, come parlava di sè, con orgoglio, rifiutando la compassione, sembrava dicesse 'ecco, sono qua, e qualsiasi cosa mi succederà non mi spezzerò mai', il modo in cui lo ascoltava, e poi....scosse la testa.
Aprì la bocca cercando una risposta adatta e si sentì trascinare via da Ale e Giò che, un braccio ciascuno, lo salvavano dall'imminente catastrofe.
Si perchè sapeva con scientifica certezza che avrebbe finito per dirgliele davvero tutte queste cose.
Gli fece un sorriso a mezzo tra la delusione, il sollievo e la confusione e si lasciò portare via.
Michel rimase allibito vedendo quei due guastafeste sbucati da chissà dove trascinare via il 'suo' Mattie. Dannazione! Era arrivato a tanto così dall'ottenere una confessione su ciò che provasse realmente il ragazzo per lui e invece... nulla di fatto!
Trattenne a stento gli intenti omicidi che lo spingevano a diventare un serial killer specializzato nell'assassinio di giovani calciatori in erba.
Va bene, questa mano la doveva abbandonare, ma aveva già in mente un piano per la prossima mossa.
Un sorriso inquietante gli increspò le labbra. Decisamente non era il bravo ragazzo che tutti pensavano.
Il sole sprigionava tutto il suo calore ardendo incontrastato nel cielo e scaldando l'anima e il corpo. Niky Joker e Suze giocavano come sempre con la sola differenza che stavolta Mattie non si univa a loro. Era in disparte a guardarli sovrapensiero, lo sguardo fisso eppure lontano, perso dietro mondi dalla bellezza sconvolgente, ma in fondo non importava che fossero belli. Solo che fossero diversi. Il cellulare era accanto a lui e alle volte lo afferrava, controllava i messaggi e lo tornava a posare con un sospiro.
Non si capiva più. Cioè... se Michel non si faceva sentire più meglio, no? Gli aveva detto che si accontentava della sua amicizia eppure adesso ci stava provando spudoratamente, non era così imbecille da non accorgersene.
Il piano era prestabilito. Questa volta non avrebbe fallito. Sarebbe riuscito ad attirare Mathias a casa sua con una scusa, così avrebbe avuto tutto il tempo per poter parlare con lui in santa pace. Era il momento di cominciare a mettersi in moto.
Prese il suo cellulare e chiamò colui che tormentava ogni suo pensiero. Dopo solo uno squillo sentì la sua voce un po' concitata rispondere alla chiamata.
"Mattie! Scusa se ti disturbo, sono Michel. Ho un favore enorme da chiederti. Sto malissimooooooooooooo".
Stava usando il tono più lamentoso e piagnucoloso che conosceva, lo stesso che usava da bambino quando voleva rimanere a casa da scuola.
"Mi sono preso l'influenza e non posso assolutamente uscire di casa, in più oggi è il giorno libero della domestica. Purtroppo avevo promesso a tuo padre che oggi gli avrei improrogabilmente restituito uno dei libri che mi ha prestato. Ti prego, puoi passare a casa mia e venirtelo a prendere? Per favooooooooooooooore!"
Mathias rimase in silenzio qualche secondo, poi farfugliò qualcosa che assomigliava ad un 'ok, se proprio devo'. Michel non se lo fece ripetere due volte e gli diede immediatamente l'indirizzo preciso di casa sua. Prima che l'altro cambiasse idea diede un taglio alla telefonata dicendogli che si sarebbero visti più tardi.
Poggiò il telefono sul tavolino di cristallo posto davanti a lui. Tutto procedeva come aveva stabilito.
Piazza della Signoria era gremita come al solito, turisti, studenti che studiavano, ritrattisti. Il caldo poi rendeva insopportabile ogni cosa.
Controllò l'indirizzo sul foglietto e alzò lo sguardo per accertarsi che fosse veramente quello il palazzo di Michel.
Era un bellissimo palazzo rinascimentale, aveva la scala in marmo che dava su una corte centrale, coi soffitti affrescati meravigliosamente. Mattie non era un grande estimatore d'arte, ma non potè fare a meno di alzare gli occhiali da sole e ammirare tutto a bocca aperta.
I capelli ricadevano sulla schiena in una cascata di seta nera, scivolavano fino alle spalle accarezzando il viso candido e la camicia di lino bianca portata slacciata sui jeans sdruciti e tagliati artisticamente.
Salì all'ultimo piano sempre col naso incollato al soffitto e quasi sbattè contro la porta dell'attico. Si fermò imprecando e suonando il campanello.
Beh, casa sua era grande e bella, ma...preferiva mille volte il palazzo di Michel!
Il fatto lo preferisse perchè ci abitava il ragazzo non c'entrava nulla ovviamente!
Michel si era appisolato sul divano. Era rimasto sveglio due notti a pensare a Mathias e così era crollato dal sonno non appena aveva chiuso la telefonata con il ragazzo. Il suono del campanello lo richiamò bruscamente alla realtà. Merda! Mattie era già arrivato e lui non aveva neppure avuto il tempo di cambiarsi!
Si alzò e corse alla porta di casa. Era conciato da far schifo! Aveva una camicia bianca a maniche lunghe risvoltate un paio di volte, chiusa da un solo bottone e un paio di jeans di almeno tre taglie superiori alla sua che gli ricadevano molli all'altezza delle anche e mostrando che, inequivocabilmente, non indossava biancheria intima. Era persino scalzo.
Si diede qualche schiaffettino sul viso per cercare di svegliarsi, poi aprì la porta appoggiando un gomito allo stipite e passandosi una mano tra i capelli.
"Grazie di essere venuto Mattie. Non saprei che fare senza di te!"
La mascella quasi crollò a terra mentre osservava quella visone aprirgli la porta e scostarsi per farlo entrare. Si mise una mano sul mento e simulando un' indifferenza che era ben lungi dal provare entrò disinvolto.
Con quell'aria trasandata e i capelli biondi spettinati era ancora più bello del solito!
"Di nulla" borbottò togliendosi gli occhiali da sole da sopra la testa e lasciando che i capelli ricadessero in ciocche disordinate attorno al viso.
"Come stai?" chiese con un filo di voce facendo di tutto per non guardarlo.
"Oh, un po' così" rispose facendo un gesto vago con la mano destra. Non poteva di certo dirgli che la storia dell'influenza era tutta una scusa per trascinarlo lì!
"Comunque, decisamente meglio ora che sei qui".
Sorrise con sincerità. Era davvero felice che fossero di nuovo assieme. Anche se non lo vedeva da poche ore, Mattie gli era mancato tantissimo.
"Posso offrirti qualcosa? Che so, una coca, un succo. La birra è meglio se non la bevi, non trovi?" gli disse ammiccandogli.
Arrossì e si girò verso di lui mostrandogli la lingua e commentando "Non toccherò più un goccio di birra in vita mia" .
Si guardò attorno incuriosito poi ripose "Una coca va bene".
Aveva pensato che si sarebbe sentito imbarazzato ad averlo di nuovo davanti e in effetti era così, ma...era un imbarazzo piacevole, non sapeva come spiegarlo, ma percorreva tutto il suo corpo con lo sguardo e poi lo distoglieva immediatamente. Si sentiva bene lì.
'Delizioso' pensò vedendo guizzare la lingua rossa tra le labbra del ragazzo. Di nuovo la sua mente cominciò a fargli strani scherzi inviandogli visioni di quella lingua che passava timida sul suo torace. Sbattè un paio di volte gli occhi cercando di riprendere il controllo di sè.
"O-ok per la coca, allora. Accomodati pure sul divano, torno subito".
Cercò di fare più in fretta possibile riempiendo casualmente i due bicchieri che aveva recuperato dalla credenza e facendo rovesciare il contenuto sulla superficie marmorea del tavolo.
'Cavoli, devo calmarmi o saranno guai!'
Pochi istanti dopo era di nuovo in salotto seduto accanto all'altro ragazzo.
"Spero di non averti fatto saltare gli allenamenti per farti venire fin qui".
Mattie scosse la testa afferrando il bicchiere.
"Non preoccuparti, per un giorno...e poi ero preoccupato" * e volevo vederti*
Si affogò nella coca soffocando l'impulso di guardare la pelle scoperta.
Sentiva un calore soffocante crescergli dentro, era la vicinanza di Michel?
Deglutì cercando di calmarsi e di non fare la figura dell'imbecille per l'ennesima volta. Non avrebbe mai pensato di poter provare sensazioni simili accanto ad un ragazzo. Ma era deciso a non mostrare nulla per ora, voleva essere sicuro, voleva sapere cosa provava.
Sentiva il cuore di Michel battere, lo sentiva con la mente e sapeva che era nelle sue mani ormai. Non poteva permettersi errori.
Michel era sorpreso.
"Eri preoccupato... per me?"
Da quanto tempo era che nessuno si preoccupava più per lui? Da troppo, ormai non se lo ricordava neanche più. Aveva dovuto badare a sè e a sua madre in quegli ultimi anni e non c'era mai stato posto per nessun altro. Ma ora, a causa di Mattie, tutto era cambiato. Lui era cambiato. Per la prima volta questa consapevolezza lo mise a disagio.
"Scusa".
Disse a voce bassa. Non era sua intenzione metterlo in ansia, per una stupida bugia da ragazzini, tra l'altro. Perchè con lui non riusciva mai a comportarsi come voleva? Perchè ogni cosa che faceva gli sembrava sbagliata e inappropriata?
Mathias si voltò a guardarlo.
"Scusa di che? Mica è colpa tua se io mi preoccupo, è che ultimamente sono diventato molto ansioso da questo punto di vista".
Lo sguardo si indurì pensando a Brandon e a cosa poteva volere da Kether. Era preoccupatissimo, ma non poteva certo parlarne a Michel ora.
Rimase in silenzio a guardarlo, non sapeva cosa dire, non voleva parlare dell'altra sera, ma ogni volta la sua mente tornava lì, inevitabilmente.
Gli posò una mano fresca sulla fronte per sentire la temperatura.
"Non sembra che hai la febbre, per fortuna" sospirò di sollievo.
Un brivido gelido gli percorse tutte le membra. Quel lieve contatto con la mano di Mathias lo aveva mandato in estasi, tanto che non era del tutto sicuro di cosa avesse appena detto il ragazzo.
"Febbre dici? No... no, niente febbre. Ecco... ho preso la... la forma intestinale, sì".
Stava balbettando e non riusciva a smettere. Ma come diavolo si era ridotto? Lui, il seduttore per eccellenza nell'ambito accademico (e non solo in quello, in verità) che si eccitava solo perchè un ragazzino gli aveva appoggiato una mano sulla fronte per sentire se aveva la febbre!
Si insultò mentalmente in tutti i modi che conosceva. Doveva riprendere in mano la situazione o non avrebbe concluso nulla!
Si accostò maggiormente a Mathias e con un dito gli sfiorò la guancia.
"Sono contento che tu ti sia preoccupato per me" gli disse in un soffio.
Boccheggiò rimanendo immobile, la sua mente gridava al corpo di ritrarsi, di fermare Michel, ma era come se una filigrana si stesse formando in lui, poteva sentire sotto le dita i suoi pensieri formare un sentiero di perle acquee e perdersi nel buio della memoria illuminando lievi il cammino.
Stava procedendo in bilico, eppure era così delizioso il contatto di quelle perle sotto i piedi.
Mosse lentamente la guancia strofinandola contro il dito, non pensava più, la mente rinchiusa in un angolino e il corpo che aveva finalmente ripreso il possesso della situazione.
Non avrebbe potuto scostarsi nemmeno volendolo con tutte le sue forze. E lui non lo voleva.
Quella pelle morbida e vellutata lo stava facendo impazzire. Con l'indice seguì il profilo della mascella di Mattie fino a raggiungere il suo mento sollevandoglielo con delicatezza. Quando lo ebbe a pochi millimetri dal viso lo fissò intensamente negli occhi.
"Sono felice che tu sia qui, amore mio" gli sussurrò. Poi si accostò maggiormente appoggiando le labbra alle sue rimanendo fermo ad aspettare la reazione dell'altro.
Cinse la vita di Mathias con le braccia facendolo sedere a cavalcioni sopra di sè. Ormai la sua mente era crollata del tutto. Solo Mattie importava, solo la sua pelle, la sua bocca, il suo profumo inebriante, il suo sapore stordente. Infilò le mani sotto la camicia del ragazzo accarezzandogli la schiena con gesti lievi come ali di farfalle. Mise fine al loro bacio e col la lingua percorse il suo collo fino a raggiungere la base dove cominciò a succhiare con forza.
Lo voleva lì, subito. Non importava se una voce dentro di lui continuava a ripetergli che era sbagliato così, che avrebbe dovuto prima chiarire la loro situazione. Non poteva darle ascolto proprio ora, quando l'oggetto di tutti i suoi pensieri da qualche giorno a questa parte era tra le sue braccia che lo desiderava almeno tanto quanto lui.
Mattie si strinse a lui con un gemito e inclinò la testa di lato per dargli accesso al collo. La sua lingua lo faceva impazzire e le sue mani gli procurarono un brivido che percorse tutto il corpo fino a fermarsi in gola, in un nodo che chiedeva di più.
Le mani corsero sui suoi capelli, tuffandovisi dentro e accarezzando la nuca lievi. Avrebbe voluto accarezzarlo dappertutto e contemporaneamente farsi toccare, avrebbe voluto... gemette nuovamente quando Michel lo mordicchiò e oscillò i fianchi per cercare un contatto più intimo con lui. Lo voleva, in quel preciso momento sentiva di non desiderare altro.
Sentire l'erezione di Mathias strofinarsi contro la sua, anche se con l'intralcio della stoffa dei loro vestiti in mezzo, fu troppo anche per lui. Perse totalmente il controllo delle sue azioni. Sbottonò di fretta la camicia del ragazzo seduto sulle sue gambe e si stupì di essere riuscito a non strapparla, tanta era la foga di togliergliela di dosso. La sua bocca passò su quel torace candido e compatto, la lingua guizzava a tratti, soffermando a torturare i suoi capezzoli inturgiditi. Le mani, intanto, si erano spinte fin sull'allacciatura dei pantaloni di Mattie, slacciandogliela.
Michel passò il palmo sulla virilità del suo giovane angelo che cercava di uscire prepotentemente dagli slip sottili. Con torturante lentezza ne percorse tutta la lunghezza, mentre gli mordicchiava una spalla cercando di soffocare i gemiti che gli uscivano dalla gola.
Si inarcò gemendo mentre i denti affondavano nel labbro inferiore. Dio le sue mani lo facevano impazzire! Spinse il bacino in avanti mentre con movimenti frenetici gli slacciava i pochi bottoni della camicia e riempiva le mani della sua pelle, accarezzò le spalle graffiandolo abbastanza forte da fargli sentire che lo voleva e abbastanza dolcemente da non lasciargli il segno, si sentiva andare a fuoco come non gli era mai successo, lo desiderava da impazzire.
Un suono fastidioso lo colpì all'orecchio. Michel ci mise qualche istante per capire che era il telefono. Chi cavolo era che lo chiamava? Non telefonava quasi mai nessuno! Bè, poca importanza. Chiunque fosse avrebbe dovuto richiamare, non aveva di certo intenzione di interrompersi proprio ora. Portò una mano dietro la nuca di Mattie e gli spinse la testa verso la sua riappropriandosi della sua bocca.
Il suono del cellulare lo colpì come una coltellata. C'era qualcosa che non andava in tutto questo, lo sentiva, non era giusto lasciarsi andare così ora. Sì, forse all'inizio gli sarebbe bastato, ma poi? Sarebbe stato peggio. No, doveva staccarsi e andarsene, doveva riflettere. Ma come faceva a staccarsi da quel calore inebriante? Rispose al bacio con passione, intrecciando la lingua alla sua e lasciandosi imprigionare dal suo calore, ma subito dopo si scostò ansimante e si alzò in piedi ancora barcollante. Vedeva Michel abbandonato sul divano con lo sguardo appannato e le labbra socchiuse. Era troppo bello così e se doveva seguire il suo istinto si sarebbe rituffato su di lui, tuttavia si allacciò i pantaloni arrossendo furiosamente mentre borbottava " non è giusto così Michel...lo sai anche tu...io..."
Cosa... cosa diavolo stava succedendo? Perchè Mathias si era improvvisamente staccato da lui lasciandolo - oh! - così vuoto...
"Io... non capisco, cosa c'è che non va? Credevo che lo volessi anche tu, altrimenti non... non avrei mai fatto... insomma, non volevo costringerti a fare nulla..."
Ancora quella sensazione di essere sbagliato. Di nuovo si sentiva rifiutato perchè non abbastanza all'altezza. Esattamente come con suo padre. Esattamente come con sua madre. Si era lasciato di nuovo avvicinare e di nuovo veniva ferito. Sarebbe davvero finito tutto così?
"Lo so Michel, tu non hai fatto nulla di male " *a parte attirarmi qui con la scusa dell'influenza*
Perchè sebbene Mattie non fosse intuitivo come Kether il fatto che fosse una scusa l'influenza l'aveva capito fin da quando l'aveva baciato.
Si avvicinò lasciando la camicia slacciata e si chinò a posargli un bacio sulla fronte.
"Sono io che mi devo capire, se starò con te...voglio essere consapevole di quello che faccio e perchè".
Sapeva che forse era una pretesa assurda ma non poteva fare altro, era più forte di lui.
Si raddrizzò accarezzandogli una guancia, vederlo così...sperduto gli faceva male, non voleva farlo soffrire, non voleva ma lo stava facendo. Per un istante si odiò.
"Ok?" sussurrò.
Michel si lasciò avvolgere di nuovo dal suo profumo e trascinare via dalle sensazioni che gli trasmetteva. Chiuse gli occhi rimanendo immobile.
"Va bene. Non ti cercherò più. Aspetterò che sia tu a venire da me, qualunque sarà la tua decisione".
Si sentiva morire dentro, ma non aveva altra scelta. Sapeva che forzarlo a prendere una decisione ora avrebbe solo peggiorato le cose.
"Ora, per favore, vattene via".
Si allontanò dalla carezza di Mathias anche se il suo cuore gli urlava di non farlo, ma tanto era abituato a non ascoltarlo. Si rannicchiò sul divano, tenendo sempre gli occhi chiusi e aspettando di sentire il rumore della porta che si chiudeva dietro le spalle del suo dolce amore.
Mattie si morse le labbra, la tentazione di rimanere era forte ma non avrebbe risolto nulla.
Si allacciò i primi bottoni della camicia in silenzio e prima di andarsene si voltò di nuovo a guardarlo. Cosa gli aveva fatto? Perchè doveva farlo soffrire così? Aprì la porta e prima di richiuderla mormorò "Non...non odiarmi" stringendo con forza la maniglia e non aspettando una risposta corse via.
Aveva fatto la cosa giusta lo sapeva, ma era stato così difficile!!! Così dannatamente difficile!
Odiarlo? Come avrebbe mai potuto solo pensare di odiarlo? Se c'era qualcuno da disprezzare lì, quello era solo lui. Era colpa sua se non riusciva a farsi amare. Era colpa sua se non era in grado di far rimanere accanto a sè le persone a cui voleva bene. Era lui ad essere sbagliato. Quindi era giusto che soffrisse. L'importante era riuscire a non fare del male a Mattie. Non se lo meritava e lo avrebbe impedito con tutte le sue forze.
Michel si chiese sconsolato se le sue misere forze sarebbero bastate.
FINE CAPITOLO V
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