Sole
silenzioso parte
I
di Mikako & Yurika
Sole. Era solo primavera ma batteva sulle loro teste e accendeva i loro capelli di mille riflessi, scendeva nel corpo sudato e giocava con la
pelle candida dopo mesi di gelo. E Mathias che correva gridando ordini con un espressione assolutamente concentrata in viso.
I capelli neri racchiusi in una coda che raccoglievano il sole e si muovevano sinuosi sulla schiena, il ragazzo giocava a calcetto con i
suoi amici, correva dietro la palla creando il gioco, instancabile e sprigionando
un'energia chiaramente percepibile da chiunque avesse osservato con attenzione.
Michel stava tornando a casa dopo una noiosissima lezione di Filologia Classica. Era un po' assonnato a causa del tono pedante e monotono del
professore. Quell'uomo sarebbe riuscito a far addormentare il più sveglio degli insonni!
Decise di allungare un po' la strada per riuscire a riprendersi un po'. In genere prendeva la scorciatoia che passava per alcune vie tortuose
che si spiegavano dietro l'università.
Dopo aver attraversato alcuni vicoletti bui si ritrovò a passare vicino ad un campetto di calcio.
Qualcuno stava giocando.
Michel, incuriosito dalle grida che si alzavano dal campo, decise di andare a dare un'occhiata.
Alcuni ragazzi erano impegnati in una partita a calcetto. Lo sport non era mai interessato molto a Michel, ma qualcosa, o meglio, qualcuno
aveva attratto irrimediabilmente la sua attenzione.
Mattie si fermò tergendosi il sudore con il braccio e ansimando, adorava sentire il sudore scorrere su di lui e la fatica intossicarlo, si
sentiva un po' come dopo aver fatto l'amore.
Spossato, ma felice.
Guardò la situazione in campo poi con un sospiro tornò a correre palla al piede e a dribblare tutti per poi finire in rete con la classe che
lo contraddistingueva, una delle solite giocate che lasciavano tutti senza fiato.
Sembrava tutto così facile quando lo faceva lui!
Esultò buttandosi sopra ad Ale e lasciandosi sommergere dagli altri ragazzi che urlavano esaltati. Segnare gli faceva salire una scarica di
adrenalina lungo tutto il corpo, era capace di fare cose pazzesche quando si sentiva così.
Folgorato!
Ma che gli stava succedendo? Una sensazione mai provata prima si era impadronita di lui.
Un ragazzo aveva fatto un goal. Che c'era di strano in questo?
Eppure...
Michel continuò a fissare il giocatore dai capelli lunghi.
Indiscutibilmente era bello e, per lui, la bellezza non era cosa da poco.
Ma c'era qualcosa di più.
Un non so che di magnetico usciva fuori da quella figura ansante. Quel ragazzo era circondato da un alone luminoso, lo stesso che avvolge solo
le persone dotate di una spiccata personalità.
Doveva conoscerlo.
Voleva assolutamente parlargli, sapere chi era, cosa faceva, cosa gli piaceva, il nome del suo gatto, a quanti anni aveva perso il primo dente
da latte... insomma tutto!
Non importava quanto assurda fosse la sua intenzione. Tutto ciò che Michel voleva, Michel era abituato ad ottenerlo.
Quello era stato il goal partita.
Dopo era riuscito a penetrare nella difesa avversaria con facilità e non c'era più stato gusto, quindi finirono così.
Mathias andò verso la fontana ai limiti del campo e ci buttò sotto la testa, era accaldato da morire e avrebbe volentieri fatto una doccia
gelata ma si limitò a sospirare di sollievo sotto l'acqua della fontanella, per ora poteva bastare.
Alzò la testa di scatto lasciando che mille goccioline imperlassero la maglietta ormai fradicia e incollata al corpo come una seconda pelle.
Si sentiva come svuotato ed era bellissimo non pensare a nulla e lasciarsi andare così.
Lo aveva seguito fino alla fontana e lo aveva visto rinfrescarsi sotto il getto ghiacciato.
Seguì con gli occhi la scia di ogni singola goccia che gli scendeva dalla fronte, lungo il viso e il collo per poi essere assorbita dal
colletto della maglietta sudata.
Cosa avrebbe dato per poter essere al posto di quel sottile indumento!
Michel si accorse che i suoi pensieri stavano prendendo una brutta piega, per cui decise di concentrarsi sulla sua prossima mossa.
Era arrivato fino lì, non poteva mandare tutto all'aria proprio ora.
Inspirò profondamente e decise. Gli avrebbe parlato.
"Bella partita".
Di tutte le cose stupide proprio la più stupida doveva dire?
Mattie lo guardò attentamente da sotto il velo che la stanchezza gli Addossava. Era un ragazzo giovane e vestito bene, non certo il tipo che
si interessava al calcio. "Grazie" un sorriso luminoso, dopotutto lui adorava ogni sport e sentirsi lodato lo lusingava.
Michel pensò che sarebbe morto d'infarto di lì a pochi secondi. Quel ragazzo aveva il sorriso più intrigante che avesse mai visto! Ora non
aveva più alcun dubbio, sarebbe stato suo.
"Giochi spesso qui?"
Si sedette sul muretto asciugandosi il volto e annuendo.
"Si, mi piace giocare a qualsiasi sport".
Tirandosi dietro l'orecchio uno dei mille ciuffi ribelli che si ostinavano a scappare dall'elastico disse "ma io nn ti ho mai visto qui".
Era incredibile come ogni gesto di quel ragazzo riuscisse ad ipnotizzarlo. Si riscosse all'improvviso rendendosi conto che l'altro si
aspettava una risposta da lui.
"Ah...no, in effetti non vengo mai qui. Anche oggi sono passato per caso e mi sono avvicinato perché ho visto che qualcuno stava giocando. In
realtà non sono un tipo molto sportivo"
Michel cercò di sfoderare il sorriso più affascinante del suo repertorio, ma temeva che non sarebbe bastato così poco per ammaliare il suo bel
giocatore.
Mattie restò un attimo a guardare quel volto aprirsi in un sorriso per poi scuotersi e passando una mano a sistemarsi l'ennesima ciocca
rispose "ohh io invece adoro ogni sport... nessuno si spiega da chi abbia preso" rabbuiandosi un attimo per poi cancellare subito quell'espressione cupa
e alzare il viso a incontrare il suo sguardo.
Cos'era quell'espressione triste che aveva velato gli occhi dell'altro per un secondo?
Ecco un'altra cosa che avrebbe voluto sapere di lui.
"Intendi dire che nella tua famiglia non si praticano molto gli sport?"
Si mise a ridere divertito mentre annuiva e si spiegava "E' un eufemismo! loro li odiano, a parte il golf chiaro".
Non disse molte cose ma dopotutto non ne parlava neanche ai suoi amici perché avrebbe dovuto farlo con uno sconosciuto?
"I-il golf?"
Vuoi vedere che questo ragazzino fa parte di una di quelle ricche e spocchiose famiglie amanti solo degli sport così detti 'nobili'?
Odiava quel mondo. Lo odiava perché era il mondo in cui era stato costretto a crescere contro la sua volontà.
"Spaventoso vero? a dire la verità lo praticano solo perché piace ai loro amici" con una sfumatura di disprezzo nella voce, a contrastare col
tono disteso e allegro di poco prima.
Si alzò in piedi stringendosi nelle spalle "devo andare adesso".
Non poteva lasciarlo andare così. Doveva cercare di trattenerlo il più possibile.
"Aspetta! Non mi sono neppure presentato. Il mio nome è Michel" .
Gli sorrise "io sono Mathias" poi la voce di Ale si alzò rischiando di rompergli i timpani "Mat!! Andiamo?? Dobbiamo festeggiare!"
Allora il ragazzo non poté fare a meno di voltarsi e prima di scappare via urlargli "se vieni qua ci vediamo ancora!"
"Domani va bene?"
Non ci poteva credere! Mathias gli aveva chiesto di rivedersi! Fra un po' si sarebbe messo a saltare dalla gioia.
Prima di essere trascinato via da Ale e gli altri ebbe solo il tempo di urlargli un "SI" dopodiché scomparve alla sua vista.
Michel rimase a guardare il punto in cui Mathias era sparito.
Continuava a pensare ai suoi occhi intensi e al suo sorriso radioso.
Si appoggiò con la schiena al muretto su cui stava seduto l'altro ragazzo fino a pochi minuti prima. La brezza serale gli solleticava il volto
scompigliandoli i capelli chiarissimi.
Sapeva che sarebbe dovuto tornare a casa, ma non riusciva a scollarsi da quel posto. Poteva ancora illudersi di sentire nell'aria l'odore
sensuale di Mathias.
E poi, tornare da chi? Non c'era nessuno ad aspettarlo. Non si ricordava nemmeno più l'ultima volta che aveva visto suo padre e sua madre...
No! Non voleva pensare a sua madre. Voleva solo riempirsi la mente e il corpo della sfuggente presenza di Mathias.
Erano pericolosi quei pensieri, lo sapeva bene. Quel ragazzo stava riportando in superficie troppe cose che ormai credeva non gli
appartenessero più.
Forse non doveva più vederlo. Forse si sarebbe dovuto dimenticare dell'appuntamento del giorno dopo. Forse non sarebbe mai più dovuto passare
per quel campetto. Forse...
Era inutile, poteva stare ore ad arrovellarsi il cervello su ciò che avrebbe o non avrebbe dovuto fare, ma sapeva già che la sua decisione era
presa ed era irrevocabile. Una decisione che non era sicuro fosse veramente sua. Probabilmente si trovava all'interno di lui già da molto
tempo, instillatagli nello stesso preciso momento in cui gli era stata donata anche la vita e che era uscita allo scoperto solo quando aveva
guardato per la prima volta il suo bel giocatore negli occhi.
Michel si stiracchiò con la stessa sinuosità di un felino.
Avrebbe mangiato qualcosa e poi sarebbe subito andato a letto. Voleva essere pronto e riposato per la giornata di domani. Voleva essere
irresistibile.
Si passò distrattamente una mano sul viso, nel punto in cui la mattina aveva notato essere nato un piccolo brufoletto.
"Mmh... Sarà meglio che faccia un bell'impacco di argilla prima di andare a dormire".
Pieno di aspettative per l'indomani, Michel prese la strada verso casa.
FINE CAPITOLO I
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