Nota: ecco... questa
misera e schifosa storia è nata da un mio sogno.... morfeo mi ha affidato
questi due pucetti amorosi... tanti baci a lui...
ho passato giorni davanti al pc, di fronte ad un foglio bianco di word...
l'unica cosa che ne è ucsita è questa...
fa un po' schifo, lo so, ma leggetela, vi prego e commentate...
la vorrei dedicare (se non se la prendono) a flora (che aspettava questa fic
e mi ha tirato su il morale) ed ad unmei (che ha linkato il sito coi nomi)
(nella storia ci sono due asterischi: quella è la parte del sogno. io ero e
vedevo Ahiga, tutto il resto è una mia fantasia)
Sogno
di
Assurda
Ahiga si svegliò.
Fuori era una bellissima giornata. L’ultima goccia di pioggia era caduta due
mesi fa, il giorno del funerale di suo padre.
Si guardò allo specchio.
La pelle bronzea era lucida, ricoperta da una sottile patina di sudore
dovuto alla calura estiva, i capelli neri simili a quelli della madre erano
spettinati, gli occhi ancora leggermente velati dal sonno.
Un nitrito lo scosse dai suoi pensieri.
Un cavallo stava sotto la sua finestra guardando nella sua direzione. Ahiga
sorrise e lo salutò con la mano. Il cavallo si allontanò al galoppo per poi
tornare indietro, nitrendo sonoramente.
- Dorjan sei il solito.- disse Ahiga fra le risate.
Si alzò, si vestì e scese a fare colazione.
-’giorno mà.-
- Buongiorno Ahiga, hai dormito bene?
- Si...-
Ahiga prese una fetta di pane tostato e se la mise fra i denti, prese poi
altre due fette in una mano e prese con l’altra una borraccia.
- Ahiga, non avrai intenzione di andare a cavalcare? Siediti e fa colazione
come si deve!!-
- Scin vegiamo sdopo mà...-
- AHIGA!!!-
Il ragazzo si sedette a tavola controvoglia. Mangiò voracemente le tre fette
di pane e tracannò un bicchiere di succo d’arancia, poi corse fuori.
- Ciao bello!-
Il cavallo rispose con un nitrito sommesso.
- Lo so...-
Dorjan si spostò di lato sbuffando. Guardò fisso il ragazzino.
Ahiga si spostò i capelli che gli erano finiti davanti agli occhi azzurri e
con poche mosse veloci scavalcò il recinto che lo separava dal cavallo,
ereditato da suo padre.
Ahiga fischiò e il cavallo gli venne incontro.
- AHIGA!!!!!!!!-
- Mamma, che c’è??? – rispose seccato.
- Torna presto... lo sai che non mi piace quando esci da solo a cavalcare.-
Dorjan e Ahiga sbuffarono contemporaneamente.
- Mamma, non ti preoccupare... torno, torno...-
- Presto, mi raccomando.-
- Si presto...-
- Cos’hai per pranzo?-
- Veramente non ci avevo pensato... mi prepareresti dei panini?-
Sua madre gli scoccò un’occhiata di rimprovero e si voltò, tornando in casa.
Ahiga accarezzò il muso di Dorjan.
- Dai bello, ti metto il morso e ti do una strigliata.-
Dorjan lo spinse con una leggera musata.
- Sta buono...-
Il ragazzo riempì un secchio d’avena e lo mise davanti al suo cavallo, poi
mentre questi mangiava prese a spazzolargli il pelo nero e lucente.
Poi districò con un pettine la criniera piena di nodi, foglie e
pagliericcio.
- Ma tu guarda... come fai a ridurti così?!?-
Dorjan voltò la testa. Fissò Ahiga con i grandi occhi marroni, un colore
insolito per un cavallo completamente nero.
- E non mi guardare così, sei tu il cavallo pazzo, non io.-
Dorjan sbuffò.
- Ahiga tieni i panini.-
- Grazie ma.- il ragazzo li infilò in una tasca della sella appoggiata alla
ringhiera dietro di se.
- Ahiga... dove vai?- sua madre accarezzò il muso di Dorjan che sembrò
gradire tutte quelle attenzioni
- Nel bosco, a cavalcare.-
Sua madre non rispose.
- Mamma non ti-
- Stai attento, solo questo.-
- Si.-
Ahiga sellò il cavallo e gli mise il morso.
- È strano questo cavallo.-
- Perchè lo dici?-
- Lascia sellare e mettere il morso il morso e sellare docilmente, forse un
po’ troppo per un cavallo selvaggio-
- Si è abituato, tutto qui.- Ahiga fece le spallucce.
- Sarà... a stasera Ahiga, torna per cena.-
- Ciao ma.-
Ahiga montò agilmente in sella a Dorjan.
Sollecitato da un leggero colpo di talloni, Dorjan si mosse ed uscì con
eleganza dalla stalla.
Al passo si diressero in fondo alla collina, verso il bosco.
La madre li osservava, leggermente preoccupata. Una brezza leggera si levò,
agitandole il vestito a fiori e i lunghi capelli neri e spessi. Si abbracciò
da sola, riparandosi un po’ da quel venticello freddo. Poi, all’improvviso
così com’era venuto, il vento cambiò direzione.
- Dorjan... mia madre si preoccupa troppo. Ha paura di perdere anche me, lo
so.-
Il cavallo nitrì leggermente arrancando con lentezza nella foresta.
- Ma non è certo il caso di angosciarsi fino a questo punto! Insomma... lei
dov-
Dorjan si arrestò violentemente, tanto che Ahiga fu quasi sbalzato dalla
sella.
- Dorjan!! Che ti prende?-
Solo dopo aver alzato lo sguardo Ahiga capì perché il cavallo si era
fermato.
Di fronte a loro si estendeva un grande lago che non aveva mai visto.
Con un salto scese dal cavallo e con calma si avvicinò all’acqua.
Raccolse un po’ d’acqua nelle mani giunte a coppa e ne bevve un sorso.
- Dorjan, hai sete? È buona.-
Il cavallo nitrì e in pochi passi fu accanto al padrone; chinò la testa nera
e bevve, guardando Ahiga fare lo stesso.
- Che fai mi fissi?- il ragazzo era divertito.
Il cavallo alzò fieramente la testa e spinse il padrone verso l’acqua.
- Ehi!!- protestò Ahiga.
Dorjan lo lasciò andare, tornando a bare.
- Cavallo pazzo...- Dorjan, si voltò dalla parte opposta facendo mostra del
suo didietro, agitando la coda nera.
- Fai pure l’offeso?-
Il cavallo nitrì e sbuffò.
- D’accordo, ti chiedo scusa, contento?- Ahiga fece voltare Dorjan tirandolo
per le redini.
Accarezzò a lungo il muso dell’animale, poi, all’improvviso, gli diede un
bacio in mezzo alle nari, dove la pelle diventava più morbida e sensibile.
Dorjan soffiò, compiaciuto.
- Eheheh, lo so che ti piace!-
Il cavallo nitrì e scosse la testa su e giù.
- Facciamo che non diventi un’abitudine.-
Dorjan fece schioccare pericolosamente le mandibole. Se la mano di Ahiga si
fosse inavvertitamente trovata lì vicino, se la sarebbe rotta di sicuro.
Ahiga si spaventò al tal punto da finire per terra.
- Dorjan, mi hai spaventato, non lo fare mai più!-
Il cavallo abbassò la testa, come se fosse mortificato.
- Proviamo a tornare a casa, o almeno a ritrovare la strada.-
Ahiga rimontò a cavallo e al trotto cominciò a vagabondare per la foresta.
Solo all’imbrunire Ahiga ritrovò la strada di casa. Dopo aver individuato il
sentiero scese per la seconda volta da cavallo.
Si sdraiò sull’erba aprendo le braccia come un angelo.
Dorjan gli rimase accanto, strappando qualche ciuffo d’erba fresca.
- Sono stanco...-
Il cavallo nitrì mollemente.
- Anche tu, eh? Dopo tutto abbiamo cavalcato tutto il giorno... torniamo a
casa a piedi.-
Ahiga si alzò e s’incamminò seguito da Dorjan su per la collina. La
scarpinata verso casa era lunga ma non particolarmente ripida.
Quando arrivarono alla stalla era già notte fonda.
- Dorjan... che fatica.-
Ahiga tolse la sella e poi rimosse il morso.
Osservò l’animale.
Dorjan era un cavallo completamente nero, solo gli occhi erano marroni. Il
pelo corvino era corto e lucido, compatto.
Ad Ahiga piaceva molto quel cavallo. Suo padre l’aveva catturato qualche
anno prima. Vagava da solo per il campo di lavanda, triste e malato.
Il padre si era avvicinato cautamente ma Dorjan non si era mai mosso. Si era
l’imitato a guardare l’uomo biondo e pallido con i suoi occhioni marroni.
L’avevano chiamato Dorjan, scuro.
- Se potessi parlare, cosa mi diresti, Dorjan?-
Ahiga posò ancora le sue labbra fra le nari del cavallo.
- Cosa?- ripetè piano appoggiando la fronte al muso dell’animale.
*Chiuse gli occhi.
Stava indugiando. Sua madre era sicuramente in pensiero per lui. Avrebbe
dovuto essere a casa per cena...
Improvvisamente Ahiga si ritrovò a terra, schiacciato da un grande peso.
Appena si fu ripreso dalla sorpresa aprì gli occhi. Un ragazzo completamente
nudo gli era caduto addosso.
Lo sconosciuto lo guardava attraverso le lunge ciocche corvine con gli occhi
spalancati.
- Dorjan...-
Quello era il suo cavallo, umano.
Quel ragazzo dai lunghi capelli neri e la pelle scura era il suo cavallo.
- Dorjan...- ripeté ancora.
Un bisogno, come la necessità d’aria s’impadronì di lui all’improvviso. I
muscoli si tesero e Ahiga sentì miriadi di sensazioni scorrergli dentro.
Ansia, paura, gioia, amore, felicità, tristezza, malinconia, nostalgia,
agitazione, frenesia e dubbi. Domande.
Domande che avrebbero atteso.
Con una mano spostò i capelli dal viso di Dorjan e chiuse gli occhi. Come un
automa cercò le sue labbra...
Quando le incontrò fu come ricominciare a respirare.*
Si persero in un lungo bacio, le mani di Dorjan aggrappate ai polsi di Ahiga
che fra le mani stringeva il nuovo viso del suo cavallo.
Le domande represse da quella necessità tornarono a farsi sentire e Ahiga
lasciò a malincuore il viso di Dorjan, allontanandosi.
Dorjan raccolse le gambe al petto, appoggiando sui ginocchi il mento.
- Tu... sei Dorjan?-
- ...si...-
- Ma...- Ahiga ad articolare le parole. I pensieri si accavallavano uno
sopra l’altro, e sotto di nuovo quella necessità di baciare Dorjan.
- Tu eri un cavallo, te lo ricordi?-
- Si.-
- E... come sei diventato umano?-
- Non lo so...-
Ahiga si passò una mano fra i capelli.
- Adesso entriamo in casa... solo che non puoi entrare così...nudo...-
Ahiga era imbarazzato. Si alzò e cercando di reprimere di nuovo quelle
strane sensazioni e la voglia di baciarlo, cercò nel retro della stalla suoi
vestiti di ricambio.
Trovò un paio di pantaloni beige e una maglietta giallo canarino.
- Dorjan tieni.-
Il ragazzo scuro prese fra le mani i vestiti e fissò Ahiga che rimase rapito
da quegli occhi castani. La voce incerta di Dorjan lo riportò alla realtà.
- Come... ci si veste?-
Ahiga non ci aveva pensato. Dorjan era un cavallo e i cavalli non usano
magliette e pantaloni.
- Allora...iniziamo dai pantaloni. – Ahiga tolse dalle mani di Dorjan i
vestiti e gli restituì i pantaloni al dritto – ora devi infilare le gambe
dei due buchi.-
- Così?-
- Si esatto.-
- Ora tira su la zip e allacciali.
- Come??-
Ahiga provò a spiegarglielo a parole, ma non ci riuscì, così si avvicinò
pazientemente a Dorjan, cercando di controllare il desiderio. Si inginocchiò
e allacciò i pantaloni.
- così.-
- ah...-
- Dai, passami la maglietta.-
Ahiga aiutò il suo cavallo ad infilarsi la maglietta. Appena la testa
corvina di Dorjan sbucò Ahiga impazzì.
Il suo cavallo ora era un ragazzo, l’aveva baciato e desiderava dal profondo
farlo ancora.
Un ragazzo... era questo il nocciolo del problema.
- Dorjan- Ahiga deglutì a vuoto – dobbiamo-
Il ragazzo scuro cinse con le braccia la vita del padrone e lo baciò con
dolcezza.
Ahiga si abbandonò. Se erano entrambi maschi che se ne frega!
Ma anche questa volta la ragione tornò a farsi sentire.
- Mia madre è sicuramente preoccupata, andiamo in casa.-
Camminarono mano nella mano sotto i pallidi raggi della luna.
Ahiga tentava di pensare a cosa avrebbe detto a sua madre. Ma aveva la testa
vuota e l’unica cosa su cui riusciva a pensare era la mano di Dorjan che
stingeva nella sua.
- Ahiga!!! Ero preoccupatissima!!! Come stai? Cos’è successo-
sua madre aveva visto il ragazzo dietro al figlio.
- Chi è lui?-
- È... D... è un amico.- Ahiga non aveva la forza di parlare: era stanco e
continuava a pensare alla mano di Dorjan nella sua.
- Senti... sto bene... ma sono molto stanco... ti racconterò tutto
domani...-
E senza aspettare risposte o proteste della madre trascinò Dorjan con se
nella sua camera al piano di sopra.
Dorjan non aveva mai visto una stanza da letto. Era abituato al
pagliericcio, all’odore di stalla, agli insetti che lo tormentavano. Quella
camera invece, era fresca e pulita, e odorava di buona.
Ahiga si buttò sul letto pulito. Si mise sul fianco ed osservò Dorjan in
adorazione della sua camera. Si muoveva trasognato, toccando di tanto in
tanto un oggetto, chiedendone il nome e la funzione.
Ahiga lo guardava estraneo a tutta quella curiosità. Aveva, di nuovo, ancora
voglia di baciarlo.
- Dorjan... ho sonno dormiamo?-
- Quella domanda l’aveva imbarazzato non poco ma era l’unica che poteva
fare.
- Dove dormo io?-
- Il letto è ad una piazza e mezzo. Se ci stringiamo dovremmo starci.-
Dorjan si sedette sul letto accanto ad Ahiga e cominciò ad accarezzargli i
capelli. Ahiga che già crollava dal sonno dovette combattere per non
addormentarsi.
- Di solito si dorme con il pigiama o dei boxer; se ti da fastidio puoi
tenere i vestiti, ma farà molto caldo...-
- Ahiga mi aiuteresti a togliermeli?-
- I vestiti?-
- Si.-
Dorjan era incredibilmente a suo agio. Nessun imbarazzo, nessuna timidezza.
Era... più adulto d’Ahiga, in un certo senso. Ahiga aiutò l’amico a
spogliarsi: ogni centimetro di pelle scura che compariva aumentava il suo
rossore. Appena Dorjan fu completamente nudo gli porse un paio di mutande.
- Infilali come i pantaloni, non ci zip o bottoni.-
Mentre Dorjan indossava i suoi boxer, Ahiga si spogliava. Una mano l’aiutò a
togliersi la maglietta chiara.
- Dorjan...- ansia paura, i muscoli testi ... di nuovo come nella stalla. E
sapeva, questa volta sapeva che cosa fare. Velocemente si sfilò i pantaloni
e poi baciò Dorjan.
Il ragazzo sorpreso, rispose al bacio. Ahiga lo sospinse verso il letto,
dove caddero uno sopra l’altro.
- Dobbiamo dormire...-
Dorjan non avrebbe voluto, ma la stanchezza si faceva sentire e si sdraiò
accanto ad Ahiga ed in pochi minuti si addormentò.
Anche Ahiga avrebbe voluto dormire, ma aveva paura. Paura che quello fosse
solo un sogno, e che al suo risveglio avrebbe trovato Dorjan un cavallo. Non
voleva. Voleva quel ragazzo con i capelli lunghi e scuri al suo fianco a
proteggerlo, come il cavallo aveva sempre fatto.
La luna li illuminava scarsamente. Ahiga riusciva a scorgere il viso del
ragazzo steso al suo fianco. Era davvero bello; come era stato un bel
cavallo, Dorjan era ora un bel ragazzo.
Ahiga spostò una ciocca di capelli dal viso di Dorjan. Più lo guardava più
lo sentiva suo. Il suo cavallo, il suo ragazzo. Forse adesso si poteva dire
che stavano insieme. Dorjan sarebbe divenuto uno di famiglia o sarebbe
scomparso con la mattina?
Tornò ad avere paura, una paura quasi irrazionale. Non doveva dormire, ma il
sonno vinse. Poco prima di addormentarsi prese la mano di Dorjan e
avvicinandosi a lui, gli posò un bacio sulla fronte.
E così si addormentarono.
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