La mia prima fic su Slam Dunk... poveri voi.
Ad ogni modo, i personaggi sono tutti OOC e, come oramai sanno pure i muri, non
sono miei ma di chi li ha creati, ovvero del maestro Inoue.
Due ringraziamenti: ad Antares per avermi aiutato a rendere questa cosa meno
schifezza di quel che è, e a Ria che si sobbarca tutto il lavoraccio di mettere
su la roba che scrivo.
Un'ultima cosa: Seiji è mio-mio-tutto-mio ^___^
Sogno parte
IV di
Alessia
Suonò il campanello con tutta l'impazienza, la preoccupazione e la disperazione che aveva in corpo.
Avevano impiegato quasi due ore per arrivare sin lì dalla casa di Hanamichi.
Due ore durante le quali si era scervellato pensando a cosa Seiji potesse aver fatto al suo Kaede.
Se aveva potuto ferire Yohei a quel modo solo perché era il suo miglior amico, cosa sarebbe stato capace di fare al suo ragazzo?
Perché nessuno gli rispondeva?
Suonò ancora, lasciando il dito sul campanello, fregandosene altamente se a qualcuno potesse dar fastidio.
Finalmente una spiraglio fu aperto ed uno - spaventato? - sguardo color nocciola si posò su di loro.
"Sakuragi-san?" mormorò sorpresa la donna, sorridendo ed aprendo la porta "Da quanto tempo, sono felice di rivederti, come stai?"
Hanamichi cercò di sorridere come poté "Sto bene signora, la ringrazio. Io cercavo Seiji, è in casa?"
La sguardo della donna si velò di un misto di preoccupazione e timore "Seiji non vive più qui, Sakuragi-san. Se n'è andato qualche mese fa. Non so cosa gli sia successo, ma da circa un anno è diventato così strano... così... non lo so. Da quando mi ha detto che non saresti più venuto perché avevi deciso di rompere la vostra amicizia è caduto in una profonda depressione e poi... poi è come impazzito, non lo riconoscevo più" la donna sobbalzò rendendosi conto di quanto e di ciò che avesse detto "Scusami, Sakuragi-san, io..."
Hanamichi inghiottì a vuoto e afferrò la donna per le spalle "La prego, mi dica dove vive adesso Seiji, la prego!"
La signora Iwamoto annuì, non capendo cosa stesse succedendo "Certo" rientrò in casa e tornò dopo alcuni minuti con un foglietto con su disegnata una mappa "Ecco, tieni, ma cosa succede Sakuragi-san?"
Hanamichi prese il foglio con mano tremante e impallidì.
Seiji viveva in un palazzo non lontano dalla casa di Rukawa.
Il corpo martoriato da ferite sanguinanti, quel liquido rosso rubino che colava sino a terra formando piccole pozze dense, la pelle candida lacerata, tagliata.
Ora.
Ora poteva definire Rukawa Kaede il capolavoro della sua pazzia.
Il corpo scosso dai singhiozzi, gli occhi blu profondi e lucidi come non mai continuavano a pregarlo di lasciarlo andare, di non ucciderlo. La sua voce continuava a mormorare il nome di Hanamichi.
Certo che lo amava davvero molto.
Per un momento, per un solo istante la sua umanità torno a galla facendogli sentire tutta la disperazione che il suo prigioniero provava.
Si poggiò al tavolo barcollando, ma poi la sua pazza lucidità tornò a prendere il sopravvento.
Rukawa era il suo nemico e non l'avrebbe risparmiato per nulla al mondo. Ad ogni modo... le ferite erano talmente tante che se non l'avesse ucciso lui sarebbe comunque morto dissanguato.
Avevano perso il treno e il prossimo sarebbe passato solo fra dieci minuti.
Hanamichi camminava avanti e indietro, sedendosi, rialzandosi, fissando l'orologio come se il tempo potesse passare più velocemente.
E pensava.
Pensava a cosa potesse aver subito Rukawa, a ciò che Seiji poteva avergli fatto, a cosa si sarebbe trovato davanti una volta giunto lì.
E si malediceva.
Si malediceva per non aver fatto nulla che impedisse tutto questo, per non aver pensato prima a Seiji, per non essersi accorto prima che il ragazzo di cui era stato innamorato era in realtà un pazzo psicopatico.
E si maledì per non aver detto nulla di lui alla sua kitsune.
Non gli aveva mai detto nulla di Seiji e del loro rapporto, ma non per cattiveria, superiorità, vergogna o cosa altro. Lui... lui non gli aveva mai raccontato nulla perché non voleva ferirlo.
Quella luce di felicità ed innocenza negli occhi di Rukawa l'aveva stregato sin dal primo istante del loro bacio e non voleva che scomparisse. Così gli aveva mentito, dicendogli che lui era il primo.
E sebbene sapesse che quella era una bugia per il suo corpo, sapeva altrettanto bene che non lo era per il suo cuore.
Per il suo cuore Rukawa era il vero amore. Quello che dura per l'eternità, quello che ti fa gioire per un bacio e disperare per una carezza mancata. Quello che non c'è bisogno di parole perché gli sguardi bastano per farsi capire, quello in cui dice ti amo e ci si rende conto di quanto banali, vuote e superficiali siano queste parole per poter esprimere appieno ciò che si prova.
Kaede...
"Tu... tu non diventerai mai me..." sussurrò con un filo di voce.
Stava per morire lo sapeva.
Sentiva il battito del suo cuore rallentare, il respiro più debole.
Era così strano morire.
Era come addormentarsi a causa di un'anestesia. La vista si appanna, non si sente il proprio corpo, c'erano momenti in cui sembrava di galleggiare ed altri invece in cui sembrava di pesare tonnellate.
E la mente a volte lucida, a volte no, incapaci persino di formulare un semplice pensiero.
Stava morendo ma non se ne sarebbe andato senza dire nulla a quel pazzo.
Seiji si muoveva intorno al suo corpo divertendosi a ferirlo ogni volta con un coltello diverso ma si era fermato alle sue parole, fissandolo negli occhi.
"Non diventerai mai me. Ciò che abbiamo vissuto ci rende ciò che siamo e nessuno può pensare di diventare un altro solo mangiandone il suo corpo. Sei pazzo..." tossì convulsamente, sputando sangue "...Hanamichi non ti amerà mai più, non dopo che saprà ciò che hai fatto..."
"Ma lui non lo verrà mai a sapere" sibilò Seiji sorridendo.
Rukawa sorrise a sua volta. Un sorriso gelido "Lui lo saprà, lo saprà e allora... allora tutto ciò che hai fatto sarà stato inutile... non avrai mai ciò che vuoi..." erano i suoi ultimi istanti e gli venne in mente tutto ciò che aveva sempre sognato di fare insieme al suo Hanamichi e che ora non avrebbe più potuto realizzare "Ti amo
do'aho..." mormorò piano prima di chiudere gli occhi.
Per sempre.
Seiji sorrise.
Sorrise e scoppiò a ridere.
Si accucciò accanto alla branca e piegandosi su di lui lo baciò.
Quando rialzò il viso osservò il coltello che aveva in mano e in un ultimo gesto dispregiativo lo piantò nel cuore di Rukawa.
"Ti sbagli Kaede... io ho appena ottenuto ciò che volevo..."
Barcollò, la vista si annebbiò e sentì il suo cuore fermarsi per alcuni istanti.
"Sakuragi che hai?!"
Mito lo sorresse, aiutandolo a non cadere a terra.
"Kaede..."
Cercò di riprendere il controllo di se e ricominciò a correre.
Erano vicini.
Correre...
Stavano arrivando.
Correre...
Erano entrati nel palazzo.
Correre...
Stavano salendo le scale.
Correre...
Bussava alla porta disperato.
Correre sino a raggiungere Kaede, ovunque fosse.
Stavano fissando Seiji.
Ma quello non era il Seiji che Hanamichi conosceva.
Questo era... era... malvagio.
Sakuragi lo afferrò per il maglione ordinandogli di dirgli dove fosse Rukawa.
Iwamoto gli indicò una stanza e sorrise.
Sorrise crudele.
Spalancò la porta con tutta la forza che aveva in corpo.
La stanza in penombra, non vedeva nulla, sentiva solo una dolce musica malinconica.
Sonata al Chiaro di Luna.
Il brano preferito di Seiji.
Gli aveva sempre detto che quando fosse morto avrebbe voluto avere quella musica come sottofondo.
Poi lo sentì.
L'odore del sangue.
Poi lo vide.
Il corpo di Rukawa esanime.
Si avvicinò barcollando, incespicando sui suoi stessi passi.
Si inginocchiò in quella pozza di sangue, le mani tremanti, gli occhi colmi di lacrime.
Vide il coltello e lo tolse. Senza pensarvi. Lo tolse lasciandolo cadere nel sangue.
Passò una mano fra i capelli di Rukawa, sfiorandogli il viso.
"Kaede... ehi, baka kitsune..." lo scosse leggermente, tentò di prendergli una mano fra le sue e solo allora si rese conto che non le aveva più.
Le lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto "Kitsune, non fare stupidi scherzi, svegliati... voglio che mi dici che tutto questo è stato uno scherzo, avanti... Kaede, ti prego... svegliami e dimmi che ho fatto un brutto sogno, ti prego..." poggiò le sue labbra su quelle di Rukawa, ma queste erano tiepide, rigide e sapevano di sangue.
No, quelle non erano le labbra di Kaede... le labbra della sua dolce kitsune erano calde, morbide, con un lieve sapore di vaniglia.
Singhiozzava, mormorava, pregava Rukawa di svegliarsi o di svegliarlo. Lo minacciò che se non l'avesse fatto il grande Tensai poi gliela avrebbe fatta pagare.
Seiji l'aveva seguito e lo aveva osservato dalla soglia della porta.
"Ci sono riuscito!" esclamò scoppiando a ridere.
Yohei lo fissava senza capire, ancora troppo sconvolto dalla vista di Rukawa per trovare la forza di muoversi.
Sakuragi alzò la testa di scatto, fissando con odio il fautore di tutto questo.
Afferrò il coltello pieno del sangue di Kaede e si avventò su di lui.
Colpiva, cercava di ferirlo, una furia cieca lo muoveva.
Ruggiti pieni di dolore, rabbia e disperazione uscivano dalla sua gola.
Una bestia assetata di vendetta.
E Seiji continuava a ridere.
Rideva e gli raccontava di cosa aveva fatto al suo Rukawa, in quale modo atroce gli avesse tagliato la carne dei polsi e poi spezzato le ossa con un martello.
Rideva e gli raccontava di come l'aveva eccitato e di come l'avesse evirato.
Rideva e gli raccontava di come lo avesse torturato in quelle ultime due ore.
Rideva, raccontava e non evitava i colpi di Hanamichi. Anzi, sembrasse cercarli.
Lo aveva intrappolato contro una parete e Sakuragi lo colpì con un pugno facendolo cadere a terra, avventandosi su di lui e stringendo le sue mani intorno al collo di Seiji.
Stringeva, stringeva sempre di più.
Sentiva il corpo dell'altro dibattersi furiosamente sotto di se, sentiva le mani di quell'assassino afferrare i suoi polsi, eppure... eppure il suo volto sorrideva.
"Finalmente..." mormorò cogli ultimi respiri della sua vita "...ho ottenuto... ciò che volevo..." cercò di prendere tutto l'ossigeno possibile, sentiva i polmoni bruciargli "...distruggere... la tua vita..."
Il corpo di Seiji smise di muoversi e Hanamichi si allontanò da lui di scatto, spaventato.
Cosa... cosa aveva fatto?
"Kaede..." sussurrò piano, tornando nell'altra stanza pregando con tutte le sue forze che ciò che aveva visto sino a quel momento fosse solo frutto della sua immaginazione.
Ma non era così.
Il suo Kaede era morto.
E Hanamichi assieme a lui.
Si svegliò di soprassalto poco prima dell'alba.
Respirava affannosamente, il cuore batteva all'impazzata, era un bagno di sudore.
Le immagini del suo incubo erano state talmente vivide da sembrargli la realtà.
Si alzò dal letto silenziosamente ed aprì la porta finestra scorrevole che dava sul giardino.
Respirò l'aria fresca dell'aurora, cercando di tranquillizzare il battito del suo cuore. Si portò una mano sopra di esso spaventato dal fatto che non riuscisse a respirare profondamente. Si sentiva... non sapeva lui neanche come. Era un groviglio di emozioni: ansia, paura, dolore, rabbia, disperazione, schifo, disprezzo ma anche gioia, serenità e amore... era tutto così assurdo.
Tutto mischiato dentro di se in un vortice che avrebbe trovato sfogo solo nelle lacrime.
Perché aveva sognato che lui stesse con...
Sentì due braccia avvolgerlo da dietro e la sua testa posarglisi sulla spalla sinistra.
Aspirò il suo profumo.
Profumo di vaniglia.
"Brutti sogni?" domandò con voce assonnata.
Hanamichi annuì stringendosi a lui.
"Se torni a letto cerco di farteli dimenticare..." sussurrò malizioso mordendogli un lobo.
Sakuragi sorrise allettato dalla proposta, ma restarono ancora un po' lì fuori ad osservare nascere il nuovo giorno.
"Ai shiteru Hana-chan"
Hanamichi si voltò sorridendo, trovandosi a fissare due dolcissimi occhi color nocciola "Ai shiteru Sei-chan" mormorò prima di baciarlo, mentre da qualche parte nella sua mente tornarono a suonare le note della Sonata.
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