La mia prima fic su Slam Dunk... poveri voi.
Ad ogni modo, i personaggi sono tutti OOC e, come oramai sanno pure i muri, non
sono miei ma di chi li ha creati, ovvero del maestro Inoue.
Due ringraziamenti: ad Antares per avermi aiutato a rendere questa cosa meno
schifezza di quel che è, e a Ria che si sobbarca tutto il lavoraccio di mettere
su la roba che scrivo.
Un'ultima cosa: Seiji è mio-mio-tutto-mio ^___^
Sogno parte
IV di
Alessia
Era tornato a casa in stato semi catatonico.
Sua madre l'aveva guardato senza riconoscerlo. Lui, che ogni volta che tornava a casa gli raccontava dei suoi allenamenti - anche se non ne aveva bisogno - dei compagni di squadra, di Haruko... e quella sera non aveva detto una sola parola.
Era entrato ed era subito andato nella sua stanza.
Le dispiaceva vederlo così, lui sempre così allegro e vitale... ma sapeva che doveva lasciarlo da solo.
Non capitava spesso che fosse di quell'umore ma quando succedeva allora doveva lasciare che risolvesse da solo i suoi problemi.
Intanto Hanamichi si era seduto sul pavimento sotto la finestra, osservando la luce della Luna che inondava la sua stanza.
Neanche lui si riconosceva più. Come poteva comportarsi così?
Eppure... non riusciva a reagire.
Sentiva... come se la rassegnazione si facesse strada in lui, ma il suo cuore non voleva arrendersi.
Un rumore fuori dalla stanza lo riscosse dai suoi pensieri ed invitò ed entrare chiunque si trovasse al di là della porta.
"Ciao Sakuragi" Mito lo salutò con un cenno della mano e si sedette sul letto.
Hanamichi gli si fece più vicino, ansioso, non c'era di certo bisogno che parlasse.
Yohei scosse la testa sconsolato "Mi spiace, ma nessuno ne sa nulla. Non l'ha preso nessuno di quelli che per un qualsiasi motivo potrebbe avercela con lui..."
"Ne sei sicuro?" lo interruppe l'altro "Possono averti mentito o..."
Mito scosse la testa "Avevo assicurato loro che non gli conveniva mentirmi" lo rassicurò.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, poi Yohei richiamò l'attenzione dell'amico.
"Sakuragi?"
"Mmmh?"
Mito prese un respiro profondo prima di parlare "Hai pensato che... che potrebbe essere stato Iwamoto?"
Il ragazzo alzò la testa di scatto.
Seiji...
Il suo primo ragazzo.
Colui che gli aveva insegnato che amare qualcuno del proprio sesso non è sbagliato come lui pensava.
Avevano trascorso due anni insieme. Due anni quasi sempre in Paradiso, anche se le rapide puntatine all'Inferno non erano mancate.
Seiji era un ragazzo meraviglioso, il più popolare e ammirato della scuola e si era innamorato di lui. Di Hanamichi Sakuragi. Il più scatenato e temuto.
Seiji era riuscito a diventare amico di Mito e poi di Hanamichi. Lentamente gli si era avvicinato sempre di più, diventando per Sakuragi, insieme a Yohei, il suo migliore amico.
Ma questo a Seiji non bastava. Ed un pomeriggio, mentre stavano studiando, glielo aveva detto per poi baciarlo.
Inutile dire che il suo primo impulso era stato quello di prenderlo a pugni, ma dopo alcuni istanti di disgusto aveva capito che quel bacio gli stava piacendo. E molto.
Così, a poco a poco, era nata la loro relazione.
Certo, alcuni problemi c'erano, ad esempio Seiji era estremamente geloso di lui e a volte era capitato che gli facesse delle scenate assurde, ma in linea di massima la loro storia era stata serena e tranquilla.
Sino a quando non aveva conosciuto Rukawa.
Seiji frequentava il Conservatorio così non si erano potuti iscrivere alla stessa scuola, ma in fondo il tempo per potersi incontrare lo avevano sempre trovato.
Poi si era iscritto al club di basket e Seiji era andato su tutte le furie. Lo accusava di non voler più stare insieme a lui, di preferire lo sport e i suoi compagni di squadra al ragazzo che amava, di non amarlo più...
Ed era vero, ma Hanamichi non l'aveva ancora capito.
Poi c'era stata quella festa al tempio, vedere lì la kitsune gli aveva quasi fatto venire un colpo per la sorpresa. Non sapeva come si fossero allontanati dagli altri, sapeva solo che quella sera aveva capito di amare Kaede.
Lo aveva detto a Seiji e lui l'aveva implorato di non lasciarlo, era scoppiato in lacrime, lo aveva minacciato ma alla fine si era arreso e gli aveva augurato di essere felice.
"Perché pensi sia stato lui?" è vero, lo aveva minacciato, ma non aveva mai fatto del male a nessuno e da allora era passato quasi un anno.
Yohei sospirò fissando il soffitto per poi tornare con lo sguardo su Hanamichi "Ricordi il periodo in cui mi allontanai da te e tutti gli altri?" l'amico annuì perplesso "In realtà Iwamoto mi aveva minacciato. Secondo lui io ero troppo vicino a te, troppo... amico e così mi obbligò ad allontanarmi da voi" si tirò su fino al gomito una manica del maglione mostrando una cicatrice all'interno dell'avambraccio "Questa me la fece lui per convincermi. Sakuragi, Iwamoto è psicopatico te lo assicuro. Se non ti dissi nulla era perché sapevo che ne eri innamorato e perché ero sicuro che non ti avrebbe mai fatto del male. Ti ama troppo... ma è pronto ad uccidere chiunque tenti di portarti via da lui" terminò in un soffio.
Hanamichi non riuscì a proferire parola, ma alla mente gli tornarono tanti episodi. Amici che si allontanavano, segni di pestaggi sui loro volti... ma lui non vi aveva mai dato troppo caso, innamorato com'era di Seiji.
Si alzò in piedi in fretta e si rimise il cappotto.
"Muoviti, dobbiamo andare a casa sua!"
Sto arrivando Kaede...
Non era più nulla.
Non era più un uomo.
Iwamoto l'aveva... non riusciva neanche a pensarla quella parola.
"Voglio prendermi ciò che il mio Hanamichi avrà sicuramente assaggiato tante volte..." gli aveva sussurrato prima di farlo.
Non avrebbe... non avrebbe più potuto possedere il corpo del suo do'hao, non avrebbe più potuto donargli piacere entrando dentro di lui.
E lui... lui non avrebbe più sentito quei brividi attraversargli la schiena quando lo sfiorava, non avrebbe più sentito il fiato mozzarglisi in gola quando lo accoglieva nella sua bocca...
Non era più un uomo.
Non era più nulla.
Sdraiato su quella branda, i polsi e l'inguine fasciati da bende oramai insanguinate, gli occhi vacui, spenti, fissi nel vuoto. Quello non era più Kaede Rukawa, campione di basket; quello che Seiji osservava dalla soglia della stanza era un guscio vuoto a cui era stato tolto tutto: dignità, rispetto, libertà, amore... e tra poco anche la vita.
Quello che stava osservando era molto più di quanto aveva mai sperato di poter arrivare.
Sorridendo entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Rukawa non si mosse e Seiji mise il broncio. Ogni volta che era entrato lo aveva visto sussultare dalla paura, ma se adesso non provava più neanche quella non c'era più gusto a torturarlo.
Stizzito si avvicinò allo stereo e inserì un nuovo CD.
L'organo era il suo strumento preferito.
E la Toccata e Fuga di Bach era magnifica.
Si sedette a gambe incrociate sul tavolo, poggiando la testa contro la parete e chiudendo gli occhi assorbì le note della musica quasi a trarne forza.
Ascoltava e pensava.
Pensava al magnifico lavoro che aveva fatto con Rukawa Kaede. Lo aveva seguito, studiato, osservato per mesi. Da quando aveva scoperto per chi Hanamichi l'aveva lasciato.
Aveva studiato tutto nei minimi dettagli.
E il mutilare Rukawa faceva parte del piano.
Era ovvio che non aveva mangiato la sua carne, lui non era un cannibale e onestamente gli avrebbe anche fatto schifo però gli sarebbe dispiaciuto dover gettare via tutto, quindi aveva cucinato quella roba e poi aveva dato tutto a Maya. E a quanto aveva capito il suo setter irlandese aveva gradito molto.
Lui non era il completo psicopatico che Rukawa credeva che fosse.
Certo... lui per primo sapeva di non rientrare nei canoni che tanto piacevano alla società, ma preferiva pensare a se stesso come ad un sadico amante della tortura fisica e psichica estrema.
Quando Hanamichi l'aveva lasciato però il dolore aveva liberato tutta la sua pazzia.
E quel guscio vuoto era ora il capolavoro di questa pazzia.
Un capolavoro ancora incompleto però... rifletté sorridendo e spegnendo lo stereo.
Si avvicinò alla branda e s'inginocchiò sul pavimento.
"Kaede..." gli sussurrò in un orecchio "...io mi annoio... vuoi giocare con me?" chiese col tono di un bimbo capriccioso.
Adorava parlare in quel modo. Non sapeva il perché ma lo aveva sempre divertito farlo.
Rukawa non reagì, non mosse un solo muscolo.
"Kaede sei cattivo! Perché non vuoi giocare con me?" si sedette a gambe incrociate, poggiando i gomiti sulla branda e raccogliendo a coppa le mani vi poggiò il viso.
Rimase a fissarlo per qualche minuto.
Certo che però Hanamichi aveva buon gusto, doveva riconoscerglielo.
Beh, era ora che facesse il suo ultimo monologo da psicopatico.
"Lo sai, mi sono un po' documentato sul cannibalismo e devo dire che ho trovato delle cose interessanti" nulla, nessuna reazione, dentro di se sbuffò indispettito "Ora non sto qui a farti una conferenza perché sono sicuro che a te non interesserebbe, però una cosa te la voglio dire" ancora niente, cominciava a stufarsi di questa mancanza di partecipazione "Quello che stiamo facendo io e te si chiama esocannibalismo e lo sai perché? Perché tu sei un nemico e l'esocannibalismo si pratica solo sui nemici" nulla, iniziava davvero a stancarsi di tutta questa fredda indifferenza "Beh, questo era solo un dettaglio culturale, però interessante, non trovi? Comunque... in verità la cosa che più mi premeva dirti era un'altra: ho scoperto come abbreviare tutto questo. Se continuassimo così ci impiegherei almeno una settimana a finirti tutto. Allora: ho scoperto che per diventare te mi basterà prenderti il cuore e il cervello. In fondo tutta la tua persona risiede in queste due cose, no?" ancora nulla.
Si stava infuriando, ma cercò di controllarsi, aveva ancora un'ultima carta da giocare.
Si mise il pollice in bocca guardandolo perplesso.
"Però non so da cosa iniziare. Prenderti il cuore sarebbe abbastanza semplice, ma d'altronde prendere prima la mente e poi l'anima è meglio, no? L'unico problema..." mormorò perplesso "...è che per prenderti il cervello o ti taglio la testa, facendo un vero macello con tutto quel sangue e le pulizie non sono proprio il mio forte..." gli fece l'occhiolino "...oppure faccio come facevano gli egiziani: ti infilo un uncino attraverso l'orecchio e lo tiro fuori a pezzetti. Però sarebbe piuttosto lungo e non sarei neanche tanto sicuro di riuscire a prendere tutto quanto. Uff... tu cosa mi consigli?"
Ce l'aveva fatta!
Rukawa lo fissava con occhi sbarrati.
Occhi colmi di paura e di rabbia.
Sino a quel momento l'apatia l'aveva avvolto, ma ora... ora che sapeva che la sua fine era vicina, che ora lo voleva uccidere sul serio, finirla lì, adesso... l'adrenalina ritornò a scorrergli nelle vene, iniziò ad urlare, cercare di liberarsi, maledirlo, minacciarlo, cercando di ignorare il dolore alle ferite.
Ma Seiji continuava a non ascoltarlo, immerso nei suoi pensieri, e alla fine sorrise, allungandosi a schioccargli un bacio sulle labbra e a tornare al tavolo.
"Vabbè... ho deciso. Prometto di farti il più male possibile, Kaede" disse tornando da lui sorridendo.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|