La mia prima fic su Slam Dunk... poveri voi.
Ad ogni modo, i personaggi sono tutti OOC e, come oramai sanno pure i muri, non sono miei ma di chi li ha creati, ovvero del maestro Inoue.
Due ringraziamenti: ad Antares per avermi aiutato a rendere questa cosa meno schifezza di quel che è, e a Ria che si sobbarca tutto il lavoraccio di mettere su la roba che scrivo.
Un'ultima cosa: Seiji è mio-mio-tutto-mio ^___^



Sogno

parte III

di Alessia



Aprì gli occhi di scatto. Il cuore a tremila, il respiro affannato.
Era caduto in uno stato di dormi veglia lì, negli spogliatoi.
Ci si era nascosto perché non sarebbe riuscito ad andare a scuola, seguire le lezioni - non che normalmente lo facesse...
Era così strana la palestra vuota, sentire l'eco dei propri passi. Ed anche negli spogliatoi la prima cosa che l'aveva colpito era stato il silenzio.
Si era seduto su una delle panche, davanti l'armadietto di Rukawa, fissandolo come se questi avesse potuto rivelargli dove si era nascosto il suo ragazzo.
Lo aveva aperto... non sapeva neanche lui il perché, forse sperava di trovarvi qualcosa che lo aiutasse a riaverlo con se. Ma tutto ciò che aveva trovato era una felpa bianca che la kitsune si era dimenticata.
L'aveva prese e si era seduto sul pavimento, poggiandosi contro l'armadietto. Se la stringeva al petto, sprofondandovi il viso e aspirandone il profumo.
Si stava quasi per addormentare quando aveva sentito la sua voce.
Hana... Hanamichi ti prego... aiutami!
Si era guardato intorno sperando, pregando di ritrovarselo davanti, ma non era stato così ed allora aveva capito che la sua kitsune era davvero in pericolo.
L'unico problema adesso era capire chi fosse stato a rapirlo. Cosa per niente facile. C'era l'imbarazzo della scelta.
Aveva sentito la campana della scuola che indicava la pausa per il pranzo e Hanamichi si era precipitato da Yohei.
Mito era uno dei pochissimi a sapere di lui e Rukawa e l'avrebbe aiutato a ritrovarlo.
L'aveva trascinato via a forza dal suo pranzo ed ora gli stava raccontando cos'era successo.
"Devi aiutarmi a trovarlo!"
Il suo migliore amico gli assicurò che avrebbe fatto tutto il possibile, chiedendogli se avesse qualcosa da cui far partire le ricerche, ma purtroppo Hanamichi dovette scuotere la testa sconsolato.
Mito annuì e, sorridendo, gli diede una pacca sulla spalla "Non preoccuparti, vedrai che lo troveremo, basterà fare qualche telefonata"
Sakuragi annuì e senza dire più nulla se ne andò.
Non sapeva neanche lui dove, vagava e basta.

Non sentiva più dolore.
Non sentiva più le mani.
Non le aveva più.
Iwamoto lo stava drogando, forse morfina.
Aveva portato una specie di branda in quella stanza, legandocelo per i piedi e... i gomiti.
Sentiva la pelle delle guance tirarsi lievemente a causa di tutte le lacrime che aveva versato.
Ora non piangeva più. Non aveva più lacrime.
Il suo respiro continuava ad essere interrotto dai singhiozzi ma non aveva più la forza per piangere.
Perché?
Perché tutto questo?
Come poteva una persona raggiungere simili livelli di pazzia?
Non aveva mai provato tanta paura in tutta la sua vita.
La sua vita...
Non poteva finire così! No, non poteva!
Lui aveva ancora tanti progetti, tanti sogni da realizzare.
Doveva diventare un professionista, il miglior giocatore dell'NBA e con lui doveva esserci il do'hao, il suo Hanamichi.
Non poteva... non poteva permettere ad un matto qualsiasi di distruggere la sua vita, i suoi sogni!
Si mosse, tentando inutilmente di liberarsi, cercò di afferrare...
Tutte le sue forze lo abbandonarono in un istante.
Afferrare... lui non avrebbe più potuto afferrare nulla.
Le sue mani...
Non avrebbe più potuto prendere un passaggio, un rimbalzo, palleggiare, fare uno slam dunk... non avrebbe più potuto toccare Hanamichi, sfiorarlo con dita leggere, poggiare i palmi sul suo petto, passargli le mani su tutto il corpo...
Un grido di dolore squarciò l'aria, ma nessuno poteva sentirlo.

Se ne stava sulla spiaggia a fissare le onde che gli lambivano i piedi.
La linea dell'orizzonte gli era sempre piaciuta, coi suoi misteri gli sembrava che fosse portatrice di nuove meravigliose esperienze.
Ma adesso... adesso tutto ciò che portava con se era tristezza, malinconia, disperazione...
Si guardò un poco intorno e solo allora notò dove si era fermato...
Faceva freddo quel giorno e loro due se ne stavano sotto le coperte a godersi il calduccio e non solo quello...
Non ricordava il perché, ma avevano litigato.
Di sicuro però avevo ragione io... pensò cercando di sorridere.
Rukawa si era vestito e se ne era andato sbattendo la porta.
Sakuragi non aveva la minima intenzione di andarlo a cercare, sarebbe stato come ammettere di avere torto e il grande Tensai aveva sempre e solo ragione.
Però tre ore più tardi non era ancora tornato a casa e lui stava iniziando a preoccuparsi.
E così, borbottando e lamentandosi della baka kitsune di cui aveva avuto la pessima idea d'innamorarsi era uscito di casa, al freddo, per cercarlo.
Lo aveva trovato proprio lì. Su quella spiaggia, in quel punto.
Si era avvicinato con una mezza idea di scusarsi, ma quando gli era arrivato accanto aveva capito che dormiva.
Lui si preoccupava e quell'imbecille dormiva!
Lo aveva svegliato urlandogli in un orecchio, gli aveva dato un pugno e poi lo aveva afferrato baciandolo.
E Rukawa dopo un secondo di sorpresa aveva iniziato a ricambiarlo e... beh, all'alba erano ancora sulla spiaggia con almeno trentotto di febbre.
Prese un po' di sabbia e se la fece scorrere fra le dita.
Con l'indice scrisse il suo nome.
"Kaede..."
Una folata di vento cancellò quel nome.

Seiji era di nuovo lì.
Era entrato nella stanza, aveva messo un CD nello stereo - uno nuovo - e appena iniziato si era messo a dirigere La Cavalcata delle Valchirie come fosse stato il direttore d'orchestra.
"Lasciami andare..." lo pregò in un sussurro che si perse fra le note di Wagner.
Quando la musica finì Iwamoto prese un coltello dal tavolo e gli si avvicinò.
Rukawa spalancò gli occhi e si agitò, tentando di fuggire, disperato.
"Ti prego... no... ti prego..." parlava eppure quella non era la sua voce. Non riconosceva quei suoni striduli, disperati, soffocati dalla paura, spezzati dai singhiozzi come la sua voce.
Seiji sorrise e gli si sedette a cavalcioni poggiandogli la punta della lama alla base del collo.
"Sai, non pensavo che la carne umana fosse così buona, ad averlo saputo forse avrei iniziato prima" ridacchiò e si batté una mano sullo stomaco.
Rukawa aveva iniziato a singhiozzare, il volto da una parte e piangeva lacrime che non pensava più di avere.
Non era più lui. Iwamoto lo stava distruggendo non solo fisicamente, ma soprattutto psicologicamente.
Intanto Seiji si stava fissando le mani felice "Non trovi che stiano diventando le tue? Prima sono andato nel campo da basket che c'è qui vicino ed ho provato a fare qualche tiro. Devo dire che sono proprio bravo. Certo, non quanto il mio Hana-chan, però sono bravo, te lo assicuro"
Riprendendosi dal suo stato estatico fissò Rukawa corrucciato "Ma tu non mi ascolti, uffaaa!!!" col tono di un bambino capriccioso iniziò a saltellare su di lui "Sei cattivo, Kaede..." disse mettendosi la punta dell'indice in bocca e, dopo aver riflettuto un po' sorrise di nuovo "Ho capito! Ti ci vuole un diversivo, vero?"
Si piegò su di lui e gli posò le labbra su una guancia "Ho io quel che ti ci vuole..." gli sussurrò in un orecchio e poi iniziò a strusciarsi contro di lui.
Cosa vuole fare?
Rukawa s'irrigidì pensando a cosa quel pazzo potesse volergli fare ora.
Lentamente gli sbottonò la giacca della divisa e - perché lo trovava molto sensuale - fece saltare i bottoni della camicia con l'aiuto del coltello.
Rukawa tratteneva il respiro, chissà forse se lo avesse trattenuto abbastanza a lungo sarebbe potuto morire soffocato, ma un leggero schiaffo lo colpì e si ritrovò a fissare due occhi nocciola.
"Concentrati sul piacere che voglio darti, Kaede" e sorrise abbassandosi a succhiargli il collo, lasciando scie umide di baci sino ad arrivare ai capezzoli che torturò con la bocca: succhiando, leccando, mordendo piano e di nuovo leccando.
"Per favore..." sussurrò implorante. Non avrebbe resistito a quest'altra umiliazione, ma Iwamoto non si fermò e continuò imperterrito il suo viaggio scendendo sempre più giù.
Seiji era arrivato ai pantaloni e lentamente vi poggiò sopra le mani, iniziando ad aprirli.
Li abbassò quel tanto che poté insieme ai boxer, poi si inginocchiò fra le sue gambe e lo studiò attentamente.
"Sei davvero bello, sai? Ora capisco perché il mio Hana-chan ti abbia scelto" e si abbassò nuovamente, facendo scivolare le sue mani lungo le cosce.
Lentamente leccò tutta la lunghezza del suo membro semi eretto.
Perché nonostante tutto, nonostante cercasse di ribellarsi l'eccitazione aveva iniziato a farsi strada nel suo corpo sotto il tocco di quelle mani e di quelle labbra.
Sentiva quella bocca che leccava, mordeva, succhiava, portandolo sull'orlo del burrone e poi abbandonarlo. E lui non riusciva ad impedirsi di gemere, mugolare e quando si sentiva sul punto di chiedere di più, di implorare di non fermarsi, allora si mordeva le labbra sino a farle sanguinare.
Seiji sorrideva e continuava la sua opera.
Lo vedeva cercare di resistergli, resistere al piacere e, nonostante tutti gli sforzi che faceva, non riuscirci.
La sua bocca abbandonò quel pene oramai completamente eretto e continuò la sua piccola opera d'arte con la mano, graffiandone piano la punta con l'unghia.
Lentamente avvicinò il viso ad uno dei polsi bendati, insanguinati.
Erano così carini quei moncherini...
Leccò le bende ma non riuscì a sentire nulla così iniziò a succhiare piango, bevendo il sangue di Rukawa.
Era freddo quel sangue, ma nella sua bocca tornava ad essere caldo.
Quando ne ebbe abbastanza tornò ad occuparsi del pene oramai congestionato.
"Dimmi cosa vuoi..." sussurrò piano, ma non abbastanza perché non lo sentisse.
Rukawa scosse la testa.
No! Non doveva! Non poteva!
Seiji strinse gli occhi riducendoli a due fessure da cui scaturiva una luce malvagia.
"Dimmelo!" ordinò stringendo con forza il suo pene.
Rukawa cercò di non cedere, ma capì che Iwamoto non si sarebbe arreso sino a quando non avesse ottenuto ciò che voleva.
"Io... voglio... venire..." sussurrò annientato.
"Chiedilo educatamente..." mormorò continuando a guardarlo.
"Per... favore..." bisbigliò fra i singhiozzi.
Seiji sorrise raggiante e completò il suo lavoro, riprendendo il movimento della sua bocca sempre più velocemente.
Lo sentì gridare il nome di Hanamichi nel momento in cui venne nella sua bocca.
Bevve tutto e poi lo baciò, facendogli assaggiare il sapore del suo sangue e del suo sperma mischiati.
"Sei un amante favoloso, lo sai?" 
Rukawa voltò la testa dall'altra parte, non sopportando la vista di quel volto.
Seiji rimase lì a carezzarlo ancora un po'.
Sino a quando non decise di avere nuovamente fame.





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