La mia prima fic su Slam Dunk... poveri voi.
Ad ogni modo, i personaggi sono tutti OOC e, come oramai sanno pure i muri, non
sono miei ma di chi li ha creati, ovvero del maestro Inoue.
Due ringraziamenti: ad Antares per avermi aiutato a rendere questa cosa meno
schifezza di quel che è, e a Ria che si sobbarca tutto il lavoraccio di mettere
su la roba che scrivo.
Un'ultima cosa: Seiji è mio-mio-tutto-mio ^___^
Sogno
parte II di
Alessia
Era uscita dalla casa di Rukawa da più di quattro ore ed aveva iniziato la sua ricerca.
Il primo posto dove cercarlo, il più ovvio, era stato il campo dove ogni tanto si allenavano insieme, ma era deserto.
Ma di certo Hanamichi non si scoraggiava per così poco.
Andò nel loro locale preferito, poi al tempio dove si erano scambiati il loro primo bacio in una fredda sera durante una festa autunnale - lontano da occhi indiscreti - la spiaggia, persino l'appartamento che Rukawa gli aveva mostrato dicendogli che un giorno loro ci avrebbero vissuto insieme.
Niente! Niente! Niente!
Oramai aveva smesso di cercarlo in luoghi che frequentava o dove sperava di trovarlo. Ora correva per le strade, guardandosi attorno frenetico, scrutando ogni angolo nella speranza di catturare un lampo blu dei suoi occhi e di poterlo abbracciare stretto per non lasciarlo andare mai più.
Ora correva disperato senza badare alla gente che lo guardava come fosse un pazzo o alle persone che travolgeva che poi gli gridavano dietro maleducato o sconsiderato per poi borbottare qualcosa circa la gioventù d'oggi.
Correva e non si accorse neanche dei suoi amici che lo avevano chiamato.
Doveva trovare Rukawa.
Dovunque fosse, qualunque cosa stesse facendo, con chiunque fosse lui lo doveva trovare.
La testa di Hanamichi era concentrata solo su questo pensiero: trovare Kaede.
Nient'altro lo interessava, nient'altro era più importante di quello.
Nient'altro. Solo la sua kitsune.
Se n'era andato di nuovo.
Aveva lanciato la sua piccola bomba atomica e poi era uscito dalla stanza.
Il mio nome è Iwamoto Seiji... e sono stato il primo ragazzo di Hanamichi...
No, non poteva essere!
Il suo do'aho non poteva avergli mentito.
Non poteva!
Nello stesso istante in cui avevano scoperto di amarsi a vicenda Rukawa gli aveva chiesto un'unica cosa: sincerità.
Non avrebbe accettato alcun tipo di bugia.
Aveva passato la vita mentendo a se stesso, dicendosi che gli insulti che gli altri gli rivolgevano contro non lo toccavano, lo lasciavano indifferente, ma non era così.
E da quel momento, da quando aveva capito di amare Hanamichi, aveva deciso che nella sua vita non ci sarebbe stato più spazio per le menzogne, ma solo per la più assoluta e totale verità.
Ma Sakuragi gli aveva mentito.
Gli aveva detto che lui era il suo primo ragazzo, quando si erano trovati a letto insieme gli aveva detto che era la sua prima volta, come per lui.
Rukawa si ritrovò a pensare che se Hanamichi aveva potuto mentirgli su quelle cose alla chissà quante altre volte poteva averlo fatto.
Aveva voglia di piangere ma non ci riusciva.
Il dolore, la delusione, erano talmente grandi da non riuscire ad esprimerli.
Abbandonò la testa da un lato e chiuse gli occhi.
Dormire.
Fuggire dalla realtà.
Ritrovarsi in un mondo fatto di sogni e non soffrire più.
Era mezzanotte e stava tornando a casa.
A casa di Rukawa.
Aveva avvertito sua madre dicendole che sarebbe rimasto a dormire da un amico.
I genitori del volpino non c'erano, gli aveva detto che erano partiti per una seconda Luna di Miele.
Avrebbe dormito nel letto di Rukawa, avvolto dal suo profumo, avrebbe dormito nel letto dove avevano passato tante ore insieme.
Avrebbe dormito... forse...
Più probabilmente si sarebbe rigirato sotto le coperte per ore sino al ritorno di Rukawa. E quando finalmente fosse tornato lo avrebbe prima preso a pugni per averlo fatto preoccupare così tanto e poi lo avrebbe sequestrato in camera da letto per le successive ventiquattro ore. Minimo.
Quando fosse tornato... se fosse tornato...
Hanamichi si passò le mani tra i capelli a voler scacciare quei pensieri dalla testa.
Che idee assurde! Sarebbe tornato sicuramente!
Sarebbe tornato da lui!
Si voltò su un fianco e si ritrovò a fissare il pallone da basket del volpino.
Allungò una mano e lo fece rotolare davanti ai suoi occhi.
Destra, sinistra, destra, sinistra...
Kaede, dove sei..?
Si svegliò di soprassalto alle prime note della nona sinfonia di Beethoven.
Si guardò intorno, vide sul tavolo uno stereo e Iwamoto che gli dava le spalle, ballando come un forsennato neanche fosse stata musica rock.
Lo osservò muoversi, gli occhi chiusi rapito in un mondo tutto suo. Lo fissava imbambolato, continuando a chiedersi il perché l'avesse rapito.
All'improvviso la musica cessò ed ora tutto ciò che si poteva udire erano i respiri leggermente affannati di Seiji.
"Ti trovi qui perché io ti odio"
Ma che cavolo faceva quello?!
Gli leggeva nel pensiero?!
Si voltò verso di lui e si sedette sul tavolo "Io ti odio, ma il mio Hanamichi ti ama" si spostò una ciocca di capelli dagli occhi fissandolo glacialmente.
"Lui mi ha lasciato per te" strinse le mani a pugno "Cos'hai tu che io non ho?" lo urlò e con un gesto scaraventò a terra lo stereo.
La sanità mentale..? pensò Rukawa alzando un sopracciglio.
Iwamoto saltò a terra e si avvicinò, accucciandoglisi davanti "Non so cosa tu abbia più di me..." sussurrò sorridendo "...ma devo diventare te se voglio riconquistarlo..."
Continuava a fissarlo e poi, una volta rialzatosi, si portò alle sue spalle sfiorandogli le mani.
"Le mani... la tua abilità nel basket..." risalì lungo le braccia, le spalle, poi gli si riportò davanti guardandolo negli occhi, fermando le mani sugli addominali "...il tuo corpo, la tua pelle diafana..." scese con le mani lungo le gambe "...le tue gambe... la tua agilità..." continuava a fissarlo rapito come se stesse osservando un dio "...i tuoi occhi, il tuo sguardo glaciale" gli passò la punta delle dita sulle labbra "La tua bocca..." gli passò le mani fra i capelli "...il tuo cervello... il tuo carattere..." le mani scesero e quella destra si fermò sul petto mentre la sinistra si era fermata sulla nuca "Il tuo cuore... la tua anima..." sussurrò in estasi avvicinandosi e posando le sue labbra su quelle di Rukawa.
Troppo sconvolto il ragazzo non fece nulla. Rimase fermo, immobile, bloccato dalla paura che quel pazzo gli aveva fatto nascere dentro.
Si svegliò anche lui di soprassalto.
Sentiva il cuore pesante e qualcosa in fondo ad esso che lo faceva tremare.
Paura.
Quella maledetta kitsune non era tornata e lui... lui si era addormentato come un... un do'hao!
Si rivestì in fretta ed uscì di casa precipitandosi a scuola.
Non sapeva dove andare e forse sperava di trovarlo dietro la palestra, dove si incontravano tutte le mattine.
E Kaede gli avrebbe sorriso, uno di quei sorrisi che riservava a lui solamente, gli avrebbe sussurrato do'hao a fior di labbra e poi l'avrebbe baciato.
Ma quando arrivò c'era solo una lieve brezza ad accoglierlo.
Dove sei stramaledettissima baka kitsune??? Kaede...
Lo aveva baciato e poi si era ritirato continuando a sorridere.
Rukawa riuscì in qualche modo a ritrovare la voce e, cercando di racimolare almeno le briciole della sua leggendaria freddezza, chiese: "Come pensi di diventare come me?"
Avrebbe voluto togliersi il sapore di Iwamoto dalle labbra ma non poteva.
Seiji scosse la testa "Io non diventerò come te, io diventerò te e per farlo mi basterà assimilarti"
Rukawa non riuscì a trattenersi dallo spalancare gli occhi.
Quello era tutto pazzo!
Come diavolo ha fatto Hanamichi a stare con un simile matto?
Iwamoto si alzò in piedi avvicinandosi al tavolo, prendendo qualcosa che Rukawa non riuscì a vedere.
Tornò da lui, fermandoglisi alle spalle.
Gli sfiorò la nuca con dita gelide, facendolo rabbrividire suo malgrado.
Spalancò gli occhi e un urlo disumano uscì dalla sua bocca.
Iniziò a piangere e a singhiozzare.
Seiji tornò di fronte a lui mostrandogli un coltello dalla lama seghettata insanguinato.
Gli aveva tagliato la carne dei polsi sino ad arrivare all'osso.
"Oh, quante storie per un misero tagliettino" leccò il sangue dalla lama sorridendogli "Io diventerò te... e per farlo mi basterà nutrirmi di te"
Rukawa continuò a piangere, sentiva le fitte di dolore salire lungo le braccia, le spalle e poi esplodere nel cervello.
Hana... Hanamichi ti prego... aiutami!
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