La mia prima fic su Slam Dunk... poveri voi.
Ad ogni modo, i personaggi sono tutti OOC e, come oramai sanno pure i muri, non sono miei ma di chi li ha creati, ovvero del maestro Inoue.
Due ringraziamenti: ad Antares per avermi aiutato a rendere questa cosa meno schifezza di quel che è, e a Ria che si sobbarca tutto il lavoraccio di mettere su la roba che scrivo.
Un'ultima cosa: Seiji è mio-mio-tutto-mio ^___^



Sogno

parte I

di Alessia


Il professore stava blaterando qualcosa circa delle formule chimiche, ma in quel momento non c'era cosa che avrebbe potuto interessarlo di meno.
Lo aveva aspettato per più di mezz'ora ma lui non era venuto.
Se ne chiese, per l'ennesima volta, il motivo.
Il loro appuntamento prima delle lezioni era uno dei pochi momenti in cui potessero vedersi. Tra scuola, allenamenti, compiti e partite non rimaneva loro molto tempo per incontrarsi.
Durante l'intervallo per il pranzo andò nella sua classe chiedendo di lui, scatenando un coro di voci sommesse che bisbigliavano fra loro: "Perché lo cerca? Vuole forse sfidarlo? O picchiarlo?"
Se ne infischiò totalmente, in quel momento doveva vederlo e basta.
Ma i suoi compagni gli dissero che non era venuto.
Rassegnato salì in terrazza e si sedette poggiando la schiena contro la ringhiera.
Voleva vederlo.
Voleva vederlo, baciarlo, abbracciarlo e chiedergli di perdonarlo.
La sera prima avevano litigato per un motivo stupidissimo, neanche si ricordava più quale, ma entrambi orgogliosi nessuno dei due aveva voluto chiedere scusa.
E lui ora si sentiva da cani.
Sospirando si alzò e tornò in classe.
Oramai non poteva far altro che aspettare gli allenamenti.
Gli avrebbe chiesto di scusarlo mentre erano negli spogliatoi, quando gli altri sarebbero stati in palestra.
Sorrise.
Sarebbe di sicuro venuto quel pomeriggio. Kaede che saltava un allenamento era una cosa che non sarebbe potuta accadere neanche tra un milione di anni.

Gli faceva male la testa.
Sentiva voci lontane e confuse. Le immagini erano sfocate, i colori inesistenti. Solo macchie di grigio.
Cos'era successo?
Dove si trovava?
Mosse la testa all'indietro e gemette di dolore.
Cosa gli avevano fatto?
Le voci smisero di parlare e sentì l'eco di alcuni passi. Non riusciva a capire se si stessero avvicinando o meno.
Teneva gli occhi chiusi, tutta quella confusione gli faceva aumentare il mal di testa.
All'improvviso qualcuno gli afferrò una ciocca di capelli facendolo gemere di dolore.
"Finalmente ti sei svegliato" quella voce gli giungeva lontana, ma le parole erano chiare "Non pensavo che una semplice botta in testa avrebbe potuto metterti k.o. per tutto questo tempo"
Botta alla testa?
Nella mente di Rukawa i ricordi cominciarono a riaffiorare.
Stava uscendo di casa per andare a scuola, voleva arrivare il prima possibile per parlare con Hanamichi e scusarsi con lui. Aveva preso la bicicletta e stava aprendo il cancelletto... poi più nulla.
Il buio più assoluto sino a quel momento.
"Dove... dove mi trovo..?" la sua mente un vortice di domande.
La terza si sovrapponeva alla seconda che sostituiva la prima.
Quella mano gli lasciò andare la testa con violenza e portandosi in avanti, solo in quel momento, Rukawa si accorse di avere le mani legate dietro la schiena.
Sentì di nuovo passi ma questa volta capì che si stavano allontanando e poi il suono di una porta che sbatteva.
Cosa stava succedendo?
La tensione nervosa gli riempì gli occhi di lacrime, ma solo una lacrima solitaria sfuggì il suo controllo rigandogli la guancia e andando a morire all'angolo delle sue labbra.
Hanamichi, dove sei?

Il professore dell'ultima ora lo aveva trattenuto in classe sino a quel momento ed ora Hanamichi stava correndo in palestra per vedere il suo volpino.
Si bloccò sulla porta osservando tutti i giocatori.
Non c'è!
Come poteva non esserci?
Cosa poteva essergli successo?
"Ahiaa!!" Hanamichi si portò le mani sulla testa dove un enorme bernoccolo stava iniziando a crescere.
Akagi sembrava a dir poco furente "Muoviti, Sakuragi! Vatti a cambiare e poi fai venti giri della palestra!"
Il numero dieci delle Shohoku cominciò a sbraitare sul fatto di essere il grande Tensai, che lui non aveva bisogno di allenamenti, ricordandogli che lui l'aveva sconfitto, andando avanti con la solita solfa per almeno cinque minuti, fino a quando Akagi non si stufò di sentirlo parlare e gli diede un altro pugno. E quel pugno fu come se gli avesse fatto tornare in mente il perché di tutta la sua apprensione e senza degnare d'un saluto nessuno se ne andò correndo prima che il gorilla riuscisse a riprenderlo.
Arrivò davanti la casa di Rukawa senza fiato.
Fece dei profondi respiri e poi si avvicinò, notando solo allora la bicicletta abbandonata per terra.
La raccolse e la portò dentro lasciandola dove vedeva la kitsune riporla sempre.
Sapeva che c'era qualcosa che non andava, Rukawa non avrebbe mai abbandonato la sua bici a quel modo e soprattutto non sarebbe mancato ad un allenamento di basket neanche a causa di un cataclisma.
Osservò tutte le finestre e capendo che non c'era nessuno prese le sue chiavi e aprì la porta della casa.
Rukawa gli aveva fatto quei doppioni circa tre mesi dopo che si erano messi insieme.
Gliele aveva messe in mano borbottando che così non avrebbe più disturbato il suo sonno bussando alla porta come un forsennato. E da allora Hanamichi aveva trovato modi molto più delicati e piacevoli per entrambi per svegliarlo.
Chiudendosi la porta alle spalle si tolse le scarpe e dopo una breve occhiata al soggiorno e alla cucina si diresse nella stanza del volpino al piano di sopra.
Guardò con cura da ogni parte, ma era chiaro che lì dentro tutto era al suo posto e che non mancava nulla.
Sospirando si sedette sul letto prendendo il pallone da basket e rigirandoselo fra le mani.
"Pensa, Hanamichi... pensa..."

Oramai era del tutto sveglio e vigile.
La testa continuava a fargli male, ma era un dolore sordo che diveniva acuto solo quando si muoveva di scatto.
Intorno a lui non c'era niente, quella stanza era completamente vuota per quel che riusciva a vedere. 
La persona che l'aveva rapito non si era più ripresentata e non sapeva quanto tempo fosse passato da allora.
Non c'erano finestre e l'unica fonte di luce era una lampada posta in un angolo lontano da lui.
Le domande continuavano ad assillarlo: dov'era, chi l'aveva rapito, cosa volevano da lui?
Cercò nuovamente di liberarsi, ma i nodi erano troppo stretti e tutto ciò che ottenne fu di lacerare la pelle dei polsi.
Sentì la porta alle sue spalle aprirsi ma non si mosse. Non voleva farsi vedere nervoso e spaventato.
Doveva cercare di sembrare freddo e indifferente.
Ci sarebbe riuscito. Era una vita che lo faceva...
"Noto con piacere che stai meglio ora" disse fermandoglisi davanti.
Finalmente Rukawa capì che il proprietario di quella voce era un ragazzo. E anche molto bello.
Era piuttosto alto, carnagione dorata, corti capelli scuri, occhi nocciola e lineamenti delicati.
"Ti trovi in casa mia; per rispondere alla tua domanda di prima" lo informò con noncuranza sedendosi su un lungo tavolo alla sua destra che prima non aveva notato "E a solo titolo informativo ti dico che è inutile che ti metta a strepitare come un'oca perché questa stanza è insonorizzata" e così dicendo batté un paio di colpi su un pannello.
Dondolava le gambe e poggiò le mani sul ripiano del tavolo sporgendosi leggermente in avanti.
"Il mio nome è Iwamoto Seiji" disse sorridendo "E sono stato il primo ragazzo di Hanamichi"




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