Disclaimer:
i personaggi non sono miei…..
Non
scrivo racconti da una vita. Volevo salvare il mondo da certi disastri. Poi ho
pensato: per una volta….
Spero
non vi addormenterete al primo paragrafo.
Ultima
cosa… mi sa che qui i protagonisti sono un po’ OOC…forse un po’ tanto…
Sogno di
una notte di piena estate di
N
E’
estate. Le vacanze sono iniziate da poco e presto io e gli altri partiremo
per il mare.
Mi
sento come in un sogno. Non ho voglia di restare in casa quindi prendo la
palla ed esco.
Sta
tramontando il sole… le mamme richiamano i figli a casa perché si
lavino prima di cena. L’aria ha colori caldi e un profumo dolce misto di
cibo e di estate e di qualcosa che non so definire.
Le
vie del mio quartiere tranquille quasi deserte. E’ quasi ora di cena.
Tutto è pace.
Arrivo
al campetto camminando piano. Mi voglio godere il tepore di questo
momento. Il pomeriggio è stato torrido ed ora l’aria si sta
rinfrescando. E’ una delizia.
Inizio
a tirare a canestro. Mi alleno nei tiri… poi non resisto e faccio una
schiacciata. Atterro con un ghigno soddisfatto e una canzoncina mi
rintrona nella testa… “Sono un genio… il mitico genio del
basket..” … devo averlo detto a voce alta perché qualcuno mi
risponde.
“Idiota”
Mi
volto e me lo trovo davanti. Mi sta guardando, forse lo stava facendo da
un po’. Dovrei rispondergli a tono e poi picchiarlo. So che dovrei
farlo. Ma è una serata troppo bella, il profumo dell’estate mi inebria
e mi riempie di energia.
Così
sorrido, lo lascio di sasso. E lui sconvolge me perché non mi ignora ma
dopo lo stupore alza un angolino della bocca in uno sbuffo divertito.
“One
on One?” “Ovvio” rispondo. “Ok. Palla al principiante…”
“Baka !!! Ti disintegrerò!”
Lo
dico sorridendo però. Lui è un po’ confuso dal mio atteggiamento ma
non lo fa vedere. Si porta in posizione di difesa e iniziamo a giocare.
Sarà
la sera strana, sarà che sono in vacanza e senza un pensiero nella testa,
saranno gli allenamenti… o forse il fatto che una volta tanto mi
concentro seriamente.. chi lo sa. Il concetto è che gioco alla grande.
Ovvero riesco quasi ad essere al suo livello. Riesco a smarcarmi.. riesco
a segnare.. riesco perfino a stopparlo una volta.
Quando
me ne rendo conto siamo 16 pari e me ne stupisco. Fino a questo momento
non ho pensato a nient’altro che a giocare. Senza riflettere su altro
senza cercare spettatori. Solo a mettere la palla nel cesto. Mi sono
perfino dimenticato di vantarmi!!!!!! Ehi e nemmeno lui mi ha
insultato!!!! Starà male??? Sarà veramente lui???
“Baka
kitsune”
“Do’aho”
E’
lui. Ma non si stupisce di
come sto giocando. Se ne sta lì come se fosse normale per noi non
litigare, non pestarci, ma semplicemente giocare alla pari.
Forse
non solo l’unico a sentirsi strano stasera.
Continuiamo
a giocare. Dobbiamo arrivare a 20. Siamo 18 pari e la palla l’ha lui.
Palleggia,
sta per scattare si abbassa parte e poi… poi si ferma prende la palla in
mano e dice:
“Andiamo
a mangiare” si volta e si incammina verso il suo zaino.
“MA…..
IDIOTA!!!! Dovevamo arrivare ai 20!!!! Vieni a finire la partita!!!! Dopo
andiamo a mangiare! Kitsune!!! Ma che diavolo ti piglia?????”
Lui
mi guarda da sopra una spalla mentre armeggia con lo zaino.
“Ho
fame.” “Ho capito ma almeno la partita… non mi vuoi sconfiggere???
Hai paura che vinca io eh????!!!!!! Ho capito ti ritiri!!!!!”
“Hana…
non stasera dai. Andiamo a mangiare.”
Rimango
impietrito. Non mi hai mai chiamato per nome. Non ti sei mai tirato
indietro dal distruggermi. E lo potevi fare comodamente anche stavolta.
Invece vuoi lasciare così, in sospeso. Come se fossimo pari. Non esiste
nemmeno il pareggio nel Basket!!!!!!! E’ un piccolo motivo che me lo fa
piacere di più questo. Che non puoi dire pari. Puoi o vincere o perdere.
Sto
per ribattere, ma mi fermo. Sento che è inutile… quindi mi affianco a
te e ti chiedo dove vuoi andare a mangiare.
Una
sera fresca e limpida ha preso il posto di quel bizzarro tramonto, ma io
mi sento ancora quella strana energia addosso. E inizio a credere che per
te sia lo stesso. Anche perché ci siamo trovati d’accordo su una
pazzia.
Infatti
siamo tutti e due sul treno per il mare. Abbiamo deciso di andare a cenare
lì. Durante il viaggio parliamo a tratti, spesso tacciamo guardando
fuori. Ma sono silenzi rilassati e discorsi pacati. Sembriamo una vecchia
coppia di amici in gita… noi che ci siamo scannati fino a ieri.
Certo
ci prendiamo in giro.. ci insultiamo… ma non ce la prendiamo, anzi.
Scopro quanto è divertente punzecchiarsi a vicenda. E quanto sia bello
stare qui a sbirciarci in silenzio mentre ci fingiamo interessati al
paesaggio. Mi dovrei sentire almeno un po’ imbarazzato no? E invece sono
l’uomo più tranquillo della terra e un sorrisetto mi spunta sul viso.
Tu lo noti ma non punzecchi o sbuffi. Semplicemente alzi pure tu
un’altra volta l’angolo della bocca. Ehi kitsune attento ti sta per
scappare un sorriso!!!. Che stiamo finalmente imparando ad accettarci???
Una
volta arrivati ci fermiamo a mangiare in un chiosco con i tavolini sulla
spiaggia. E iniziamo a parlare.
Un
po’ di tutto, confrontando gusti e preferenze.
Poi
passeggiamo sul lungo mare in mezzo a tante altre persone. Ci divertiamo
in sala giochi. Prendiamo un gelato e commentiamo le ragazze che
passano.
Mi
accorgo di quanto è tardi quando proprio non riesco a reprimere uno
sbadiglio…
“…….
Mer*a!!! Dobbiamo correre altrimenti perderemo l’ultimo treno!!! … Dai
muoviti altrimenti siamo fregati!!!!!!!!!! Kitsune corri!!! Dai!”
“Arrivo
arrivo… tu piuttosto sbrigati che sei sempre una lumaca”
“Lumaca
a chi???? Ma se sono velocissimo!!! Arriverò molto prima di te
vedrai!!” E accelero “Hn.. Vedremo do’aho!!!!” e mi è subito
dietro.. “BAKA!!!!” E continuiamo a correre ed a insultarci…
E’
grazie a questa gara che arriviamo in tempo sul treno. Sfinito Ru si
lascia cadere sul primo sedile che incontra. “visto che sei una
lumaca??? Mi sono perfino dovuto fermare ad aspettarti!!! “Non è vero e
poi mi si era slacciata la scarpa Baka!” “Ricorda a tua madre di
insegnarti ad allacciarle domani… no perché mi sembravi molto in
difficoltà..” “Io ti gonfio… e poi ti ho visto sai che negli ultimi
metri sbandavi!! Secondo me ti stavi addormentando..” “Do’aho”
“Cosa…?????? Hai superato ogni limite” E gli mollo un pugno. Inizia
la rissa ovviamente. Ma stavolta non ci picchiamo per farci male.
Semplicemente giochiamo a lottare. Abbiamo lo scompartimento tutto per noi
e quindi ci insultiamo anche a gran voce... alla fine stremati ci
ributtiamo sui sedili. Uno a fianco all'altro. O forse è meglio dire uno
addosso all’altro.
Guardiamo
fuori. E’ un peccato che le luci interne del treno si riflettano sul
vetro. Se non ci fossero potremmo goderci appieno la vista notturna del
paesaggio fuori illuminato dalle luci artificiali…
“E’
una strana notte vero? Sai a volte mi capitano notti come queste
d’estate. E’ come se vivessi un sogno. Come se fossi completamente
fuori dalla mia realtà quotidiana. Mi sento proprio bene in queste notti.
E questa è stata la migliore sai. So di avere un carattere di merda. So
tutti i miei difetti in ordine alfabetico sai? … Sì perché una sera in
cui ero depresso mentre tiravo a canestro li enumeravo e li mettevo in
ordine… Solo che normalmente li accetto. Perché di norma il basket mi
basta e avanza e riempie tutti i miei buchi dell’anima… ma poi ci sono
momenti che nemmeno il basket mi basta… e mi chiedo come sarebbe ad
avere una vita magari un po’ più normale.. che ne so accettare
l’appuntamento di una mia fan . . . uscire con amici… e inizio con
viaggi mentali… poi la notte magica finisce e io mi ritrovo ad essere il
solito e ad essere “soddisfatto” di ciò che sono mentre vado a
canestro saltando un avversario… Mi chiedo in queste notti come sia
vivere con qualcuno accanto. Qualcuno
con cui condividere quel che ho. Che magari capisca quel che provo per il
basket e non si metta in testa di competere con esso ma cerchi di creare
con me qualcosa di diverso…”
Ha
iniziato a parlare all’improvviso… getta lì una frase nel silenzio e
poi la lascia lì sospesa fra noi che pensiamo… poi dopo un altro
silenzio ne getta un’altra… come se non riuscisse a fare un discorso
tutto di seguito. O forse si stesse sforzando di trovare il coraggio di
farlo. Io non apro bocca. Resto ad aspettare pazientemente. Senza sapere
nemmeno bene cosa. Poi dopo un suo silenzio più lungo inizio a parlare.
“…
anche tu sentivi che era una notte diversa vero?” Non ho bisogno di
risposte. Infatti continuo “Ma
sai anche che domani sarà tutto come prima. Che negheremo di aver cenato
insieme… che ti darò dell’idiota di nuovo con odio e tu mi
ignorerai… perché questa è stata solo una parentesi. Non so se i veri
noi due siano quei 2 invasati che si azzuffano ad ogni allenamento e quei
2 che appoggiati l’uno all’altro parlano in un treno… in questo
momento davvero non riesco a comprenderlo. Ma so che domani mattina mi
sveglierò di nuovo con la certezza di essere il Tensai… e che relegherò
tutto questo ad un angolo della mia mente. Perché altrimenti tutto il mio
castello di certezze che ho costruito con pazienza e fatica crollerebbe…
farò finta sia stato solo un sogno… e anche tu farai lo stesso…”
Il
treno è arrivato e lentamente scendiamo. Mi incammino verso casa e tu mi
accompagni. Non me l’hai detto, chiesto..
mi hai semplicemente affiancato in silenzio… camminiamo in
silenzio fino a casa.
Arrivati
io mi volto per salutarti. Ci guardiamo negli occhi permettendoci per la
prima volta di mostrarci senza corazze o scudi di difesa. Vedi tutto ciò
che provo e sento ora ma che non avrò mai più il coraggio di
dimostrarti.. ti avvicini lentamente e appoggi le tue labbra alle mie. Io
chiudo gli occhi e mi permetto di perdermi in quel bacio. Che dura una
vita e trenta secondi. Che mi lascia senza fiato e mi permette di gustare
veramente per la prima volta la bellezza dell’aria che mi riempie i
polmoni. Sento il tuo sapore ed è meglio di tutto ciò che abbia mai
assaggiato.
Vorremmo
entrambi di più. Lo so. Lo sento. Ma non possiamo. Se andassimo oltre poi
non potremmo più fingere. Dovremmo affrontare ciò di cui entrambi
abbiamo paura. La scoperta di avere un bisogno folle l’uno dell’altro.
Mi
concedo solo di abbracciarti un attimo. Pongo fine al bacio e sprofondo il
viso nel tuo collo. Devo imprimermi bene il profumo della tua pelle. Non
lo risentirò mai più.
Mi
stacco e senza esitazione mi volto e me ne entro nella casa buia.
Forse
tu sei ancora lì fuori indeciso. Magari ti stai chiedendo se non valga la
pena di bussare per chiedere di farti entrare. So che capirai che non è
possibile. E che te ne andrai.
La
casa è buia e vuota. I miei tornano domani. Mi aggiro per le stanze senza
accendere le luci.
Alla
fine mi ritrovo in cucina. Prendo fuori il cartone del succo di frutta e
mi ci attacco come un assetato nel deserto. Richiudo il frigo.
All’improvviso
mi sento stanchissimo. Mi siedo per terra e appoggio la schiena al frigo.
Sento il fresco dell’acciaio nella schiena e quello del pavimento sotto
di me.
Alzo
la testa per appoggiarla meglio e chiudo gli occhi. Mentre mi lascio
cullare dal ronzio del frigorifero mi ritrovo a chiedermi se riuscirò
veramente a scordare il sapore delle sue labbra domani mattina. Se quello
che non riuscivo ad identificare nell’aria stasera non fosse per caso il
suo profumo. Che magari sarà l’odore d’ogni mia futura strana notte
d’estate. Se domani mattina sarà finito il sogno o se invece inizierà
un incubo…
Non
lo so… non so più nulla… chiudo gli occhi e mi lascio scivolare nel
sonno.*1
owari
*ovviamente
riprende il titolo della famosa commedia “Sogno di una notte di mezza
estate” Di W. Shakespeare. Il resto però non c’entra nulla!!!
*1
il riferimento al frigorifero è molto liberamente ispirato a Kitchen di
Banana Yoshimoto, libro che infaustamente ho letto e perso molto ma molto
tempo fa.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|