Serie: Saiyuki
Pairing: SanzoxGoku
Rating: R
Storia: Sanzo ha mollato Goku per un motivo a quest'ultimo sconosciuto.
Riuscirà a riconquistare il suo sole? La storia è raccontata dal nostro Goku...
Disclamer: ovviamente non sono miei i personaggi, ma della sensei Kazuya
Minekura.
Sogni e speranze di un cuore
infranto
di Seiten
Ormai era passata qualche settimana da quel
terribile giorno: il giorno in cui Sanzo mi aveva lasciato dicendomi che la
nostra storia non poteva più andare avanti per via delle troppe differenze
che ci distinguevano; sulle prime pensavo che scherzasse, ma quando i miei
occhi avevano incontrato per un attimo il suo sguardo incredibilmente
freddo, avevo capito che, purtroppo, era la nuda e cruda verità. E pensare
che quelle parole me le aveva dette dopo avermi dato un lungo passionale,
quanto triste bacio e, poco dopo era uscito di casa non dicendomi più nulla,
ma solo quando aveva chiuso la porta sentivo che Sanzo, il mio sole, non
sarebbe mai più tornato da me. Siamo stati insieme per sei mesi durante i
quali abbiamo portato a termine con successo la missione, abbiamo vissuto
per un po' al tempio per poi prendere una casa solo per noi. In quei lunghi
mesi abbiamo fatto di tutto (in tutti i sensi ^///^ ndgoku.), anche
litigato, ma mai mi aveva minacciato di lasciarmi. Sarò stato anche uno
stupido, sciocco sentimentale, ma pensavo di vivere per sempre al suo
fianco: mi si riempiva il cuore di gioia pensando che io e lui saremmo
invecchiati insieme, ma... tutti quei meravigliosi sogni erano volati via
come liberi gabbiani. Così pensavo che il mio "ex" fosse tornato al tempio
lasciandomi solo con i ricordi di lui: avevo messo quella parola tra
virgolette perché volevo ancora credere che prima o poi sarebbe tornato a
casa da me; non me ne sarebbe importato niente se non mi avesse mai chiesto
"scusa", mi sarebbe bastato solo che avessimo ricominciato da dove avevamo
interrotto. Tutte le volte che mi coricavo sul grande letto matrimaniale
sentivo ancora l'odore del mio amore: un odore pungente, ma dolce al tempo
stesso ricordando tutte le volte in cui c'eravamo uniti. Piangevo ancora
tutte le volte che quei ricordi si facevano vivi, nonostante fossero già
passate quattro settimane da allora; senza lui che mi dormiva accanto, il
letto mi sembrava così grande, più grande di quanto questi miei occhi
eretici hanno veduto fino a quei momenti. Nonostante fossero passati più di
sei mesi ricordavo ancora, con piacere e rammarico, la prima volta che
l'abbiamo fatto: una sera avevamo preso alloggio in una locanda che aveva
disponibili camere doppie e, come a volte succedeva, una l'avevamo presa io
e Sanzo e l'altra Gojyo e Hakkai. In quell'ultimo periodo mi soffermavo più
del dovuto a guardare Sanzo e, quella sera, era accaduto ciò che non
immaginavo di desiderare tanto e che anche Sanzo stesso voleva: mentre stava
piegando la tunica su una sedia, io mi gli ero avvicinato, gli avevo girato
dolcemente il volto verso di me e avevo avvicinato le mie labbra alle sue
unendole in un delicato sfiorarsi. Sanzo era rimasto un po' stupito, ma poi
cominciava a ricambiarmi trasformando il bacio in pura passione mentre
guidava le sue mani sui miei glutei per prendermi in braccio e portarmi a
letto. Essendo la prima volta, nonostante il mio amante cercasse di farmi
sentire meno dolore possibile, lo sentii ugualmente, ma poco dopo comincii
ad avvertire un piacere sconfinato venendo insieme al mio sole. Dopo
l'infuocata passione, Sanzo mi fece mettere la testa sul suo petto mentre
tenevamo ancora unite le nostre mani in un intreccio di dita dolce e tenero
intanto che con l'altra mi accarezzava delicatamente la schiena: era la
prima volta che le nostre anime, i nostri cuori e i nostri corpi si erano
uniti in un gesto che andava oltre il tempo e lo spazio. Se avessi potuto
esprimere un desiderio, avrei chiesto quello: avere ancora accanto a me quel
corpo che mi scaldava non soltanto quando eravamo a letto o quando faceva
freddo, ma anche quando mi sentivo triste, soprattutto quando nevicava
perché la neve mi ricordava ancora quella prigione e lui mi stringeva a se
coccolandomi teneramente (lo so che può sembrare strano, ma Sanzo, a volte,
era così! ^__^''' ndgoku). Mi mancava da morire; mi mancavano anche quei
piccoli gesti che potevano sembrare insignificanti, ma per me, importanti;
per esempio quando ci svegliavamo univamo le nostre labbra in un contatto
dolce e tenero dandoci il "Buongiorno"; oppure quando eravamo a letto, dopo
aver fatto l'amore, mi circondava la vita con un braccio accarezzandomi la
schiena o, ancora, quando si metteva a leggere inforcando sul naso gli
occhiali da lettura e assumeva quell'espressione da intellettuale che, tra
l'altro mi faceva impazzire mentre io gli massaggiavo le spalle e lui se lo
lasciava fare; ma la cosa che mi rattristava parecchio era quando fissava,
come ipnotizzato, la pioggia cadere con uno sguardo privo di emozioni ed io
gli accarezzavo le spalle cercando di rilassarlo un po', anche se era
inutile. In tutto quel tempo trascorso insieme non mi aveva mai detto cosa
gli ricordava la pioggia: gli chiedevo quasi sempre il motivo di quel
comportamento e lui mi diceva che non erano affari miei, bé è inutile che
vada avanti perché si sa già la fine di questo discorso. Quante volte andai
al tempio per cercarlo, per vederlo, ma i monaci mi dicevano sempre che non
ero desiderato cacciandomi via; quante volte l'avevo visto passare per i
corridoi mentre lo chiamavo a gran voce e lui non si voltava nemmeno per
darmi uno sguardo, anzi mi guardava, ma con uno sguardo così freddo che
avrebbe potuto gelare il sole; allora me ne tornavo a casa sconfitto e
rassegnato. Molte volte capitava che gli scrivessi delle lettere dicendogli
che lo amavo ancora, pregandolo di tornare, portandole al tempio chiedendo
se potevo vedere Sanzo per dargliele, ma i monaci, impedendomelo, dicevano
di darle a loro che gliele avrebbero consegnate subito; anche se non credevo
molto alle loro parole facevo ciò che mi era stato chiesto. Ricordo che un
giorno, quando ero uscito per farmi un giro, l'avevo visto: Dio quant'era
bello, quanto ebbi voluto chiamarlo, ma codardo come ero, non ne ebbi avuto
il coraggio, per non incontrare quegli occhi freddi, per non farmi soffrire
più di quanto stessi già facendo; così, stringendo i pugni, cominciai a
incamminarmi verso casa, ma penso che abbia sentito la voce della mia anima
urlare perché, poco dopo, si voltò verso di me osservandomi
-"No, no ti prego vattene, non farmi più soffrire!"- questo era ciò che la
mia anima gridava prima che Sanzo venisse verso di me appoggiando una mano
su una mia guancia sussurrandomi con sguardo freddo ma dolce
-"Mi dispiace..."- a quelle parole sgranai gli occhi e feci scivolare lungo
le guance le lacrime che si erano accumulate. Poco dopo lasciò scivolare la
mano voltandomi le spalle andandosene e così mi lasciai cadere poggiando le
ginocchia a terra urlando al cielo una semplice domanda
-"Perché!"- vedendo Sanzo fermarsi un attimo e proseguire la sua strada.
Dopo il lungo sfogo tornai a casa buttandomi sul letto stringendo tra i
pugni un cuscino soffocando, su di esso, dei nuovi singhiozzi prendendo
sempre più coscienza che Sanzo non sarebbe mai più tornato da me. Quando
smisi alzai il volto dal cuscino e, guardandomi intorno, vidi sul comò una
nostra foto incorniciata. Mi alzai dal letto e andai a prenderla per
osservarla più da vicino: ricordo che l'abbiamo scattata al mare; era una
giornata splendida e Sanzo, con il volto leggermente imbronciato, aveva un
braccio che mi circondava la vita ed io avevo la testa appoggiata su una sua
spalla. Fu uno dei momenti più belli che avessi trascorso con lui, il mio
amore; ma mi resi sempre più conto che tutto quello era finito e, pensando a
quei momenti, strinsi forte al cuore la foto illudendomi che lui fosse
ancora lì con me. Ricordo che il periodo in cui abbiamo scattato quella foto
era quando avevamo già portato a termine la missione e per "festeggiare"
abbiamo deciso di alloggiare, per una settimana, in un albergo. Sanzo, in
quel periodo, sembrò più mansueto del solito, tanto che una sera mi portò in
spiaggia, più precisamente in una piccola spiaggetta nascosta dalle
scogliere e lì trascorremmo una delle nottate più focose che avessi mai
passato con la mia dolce metà. Ma quando mi ebbe lasciato mi resi conto che,
per una creatura eretica come me, non poteva esistere la felicità eterna,
perché dopo così tanti anni di freddo e solitudine, qualcuno mi riportò in
vita, ma dopo solamente otto anni vissuti nella splendente luce del sole,
fui ricondotto nelle tenebre più fredde senza più nemmeno osservare, neanche
da lontano, la sua calda luce, ne sentirne il calore sulla pelle. Ero
curioso di sapere cosa stesse facendo Sanzo in quel momento: sicuramente
stava assistendo ad uno di quei noiosi sermoni o stava impartendo
insegnamenti a destra e a manca, ma volevo sapere se stava ancora pensando a
me oppure se era riuscito a dimenticarmi. Eppure mi sembrava di avere ancora
al collo, sui polsi e sulle caviglie quelle fredde catene che avevo in
quella dannata prigione; ho sempre creduto di essere una lurida e sporca
creatura eretica che meritava sempre e comunque di soffrire per scontare una
pena di cui non ricordava neanche la colpa di cui si era macchiata. Ero
seduto con le gambe strette al petto con una coperta sulla testa versando
ancora lacrime per un amore finito, non riuscendo a darmi ancora una ragione
per il quale quest'ultimo sia tale. Molte volte avevo desiderato di avere
qualcuno accanto per sfogare quel troppo dolore che il mio piccolo cuore
doveva sopportare; volevo avere ancora accanto a me il sole, ma sapevo che
era impossibile perché ormai non sentivo più quel caldo astro che illuminava
il mio cammino: a volte mi pareva di averlo davanti mentre mi rivolgeva uno
dei suoi rari sorrisi, così belli, così luminosi, come il sole. Erano
passati alcuni giorni da quello in cui lo avevo incontrato per le strade di
Choan e non riucivo ancora a togliermi dalla mente le parole e lo sguardo
che mi aveva rivolto: sembrava che anche lui stesse soffrendo, ma allora, se
era così, perché non voleva più tornare? Se era per qualcosa che avevo detto
o fatto, ero disposto a cambiare e a diventare come veramente mi avrebbe
voluto. Volevo che sentisse la voce della mia anima come succedeva con lui,
e che capisse che lo rivolevo, che lo amavo ancora nonostante abbia detto
che tra noi era finita. Quanto desideravo che fosse lì, che mi stringesse
forte a se, che mi dicesse
-"Voglio stare per sempre con te!"- che ci buttassimo a letto e facessimo
l'amore finché le energie lo consentivano; ma sapevo che non sarebbe mai
potuto accadere. In quei giorni avevo anche lasciato crescere i capelli:
avevano raggiunto la base del collo quasi sulle spalle, di quello non me ne
ero più curato da quando il mio sole mi aveva lasciato. Quante volte
capitava che, o per uscire, o per stare in casa, mettevo le sue maglie o le
camicie solo per sentire il suo odore, il suo profumo, quante! Il flusso dei
miei pensieri venne interrotto dal bussare alla porta d'ingresso, mi alzai
dirigendomi verso di essa per aprirla; quando ebbi visto chi mi stava di
fronte per poco non mi prese un infarto: dinnanzi a me c'era Sanzo, il mio
sole, ma non vedevo la luce che c'era sempre nei suoi occhi; lo feci
accomodare chiedendogli il motivo della sua visita, ma lui non rispose;
sembrava addirittura che nascondesse qualcosa che lo faceva soffrire più di
quanto avesse fatto durante i giorni di pioggia e giurai su me stesso e
sull'amore che ancora provavo per lui, che sarei riuscito a scoprire che
cos'era. Dopo aver chiuso la porta lo avevo raggiunto nel salotto dove, poco
prima, si era seduto sul divano a due posti, sedendomigli vicino; guardava
un punto imprecisato del pavimento con uno sguardo freddo e senza emozioni,
non sembrava ne arrabbiato, ne deluso, niente. Guardando di sottecchi il suo
sguardo continuavo a vedere il nulla, nessun sentimento come se il suo animo
si fosse svuotato. Mi accorsi che, appena gli ebbi sfiorato il braccio
destro con il mio, Sanzo si fu leggermente spostato verso il bracciolo del
divano. Stetti per appoggiargli una mano su una spalla, ma ancora una volta
si ritrasse aggiungendo, 'sta volta con tono fermo e privo di qualsiasi
emozione
-"Non toccarmi!"- disse scacciando malamente la mia mano. Non riuscivo a
capire quel comportamento, ogni tanto capitava che non voleva essere
disturbato in alcun modo, ma non si era mai comportato in maniera così
schiva, così avevo deciso di passare alla mossa successiva. Dopo un po' gli
domandai
-"Cosa ti succede, Sanzo? Non sei mai stato così! Ti prego dimmi cos'hai,
forse posso aiutarti!"- mostrando un ghigno rispose in un modo che non mi
sarei mai aspettato
-"Aiutarmi?! Pfu, e come potresti dal momento che non ho mai chiesto aiuto a
nessuno, nemmeno a te soprattutto quando eravamo... amanti!"- sbarrai gli
occhi: non mi sarei mai aspettato una tale freddezza; pronunciando la parola
"amanti" sembrava quasi che gli desse fatidio pronunciare quel termine,
tanto meno pensare che lo siamo stati veramente; allora provai di nuovo a
chiederglielo formulando diversamente la domanda (anche se non avrei mai
avuto una risposta! ndgoku)
-"Che cosa ti succede, Sanzo? Non ti sei mai comportato così! Ti prego, te
lo chiedo per favore; se non vuoi aiuto perché sei venuto qui? Spiegamelo!"-
rimase zitto, non accennava a rispondere limitandosi ad alzarsi e andare
nella camera singola chiudendosi dentro per non essere disturbato. Non
sapevo più cosa fare, ero disperato, cosa potevo fare per farlo tornare il
Sanzo burbero e passionale che era? Così mi ero chiuso anch'io in camera
nostra buttandomi sul letto rannicchiandomi in un angolo abbracciando un
cuscino. Era notte fonda quando mi svegliai e, nonostante Sanzo fosse nella
stanza accanto, sentii il suo respiro un po' agitato, così, silenziosamente,
entrai nella camera: era effettivamente agitato e probabilmente stava
sognando uno di quegli eventi che gli hanno segnato la vita. Allora, con
calma, mi avvicinai al letto e, dolcemente lo presi per le spalle cercando
di svegliarlo; ma quando ebbe aperto gli occhi e mi vide, mi spinse via
dicendomi di andarmene, ma io, non demordendo, gli dissi che non avrei mai
voluto fargli del male e che avrei avuto l'intenzione di rimanere tutta la
notte con lui, solo per vegliare il suo sonno e lui, più cocciuto di un mulo
mi disse che non aveva bisogno di nessuno, allora passai a mettere in
pratica una tattica che usavo quando Sanzo era un po' così: mi sdraiai
accanto a lui (anche se il letto era piccolo! ndgoku), gli circondai le
spalle con un braccio e con la mano gli accarezzai un punto dietro un
orecchio appoggiando la testa contro la sua (so che era un tipo un po'
troppo impulsivo, ma sapevo che certe cose gli piacevano quando era ora di
darle e riceverle... ndgoku). All'inizio cercava di allontanarmi, ma poi lo
sentii rilassarsi e prendere lentamente sonno, come successe a me qualche
minuto dopo. Il giorno dopo mi svegliai prima io e mi trovai abbracciato a
lui come se cercasse più calore, allora sorrisi e lentamente gli accarezzai
la morbida capigliatura dorata posandogli un leggero bacio sulla fronte.
Poco dopo si svegliò anche lui e, stranamente, non si discostò da me, anzi,
rimase nella stessa posizione, abbracciato a me rivolgendomi sempre il suo
solito sguardo freddo risponendomi un leggermente stizzito
-"Tzk!"- mentre gli diedi, sorridendo, il mio solito
-"Buongiorno, Sanzo!"-. Dopo esserci salutati, andai in cucina a preparare
la colazione (da quando abbiamo preso la casa ho cucinato sempre io: ammetto
che all'inizio ero un disastro, ma col tempo ho migliorato! ^__^' ndgoku).
Prima di venire a mangiare, Sanzo andò in bagno per farsi una bella doccia
e, pensando che avesse bisogno di asciugamani, ero andato in camera a
prenderli per portarglieli; quando ero entrato in bagno l'avevo visto mentre
si stava spogliando, era uno spettacolo stupendo, come non ricordavo di
averne visti di così belli: le sue mani stavano accompagnando dolcemente la
veste che, cadendo a terra, scivolava sul suo corpo scoprendolo e
denudandolo; rimasi in trance per qualche secondo, fino a quando la voce di
Sanzo tuonò
-"Che stai facendo lì impalato, idiota?"- non feci altro che posare gli
asciugamani sul bordo del lavandino accanto alla porta che avevo chiuso poco
dopo. Dopo un po' uscì dal bagno e si andò a vestire per poi venire in
cucina. Quando si sedette di fronte a me cominciò a guardarmi con uno
sguardo freddo come mai ne aveva avuti ed io gli chiesi
-"Che hai, Sanzo? Come mai quello sguardo così freddo, sei per caso
arrabbiato per qualcosa?- e lui mi rispose poco dopo usando un tono
assolutamente gelido
-"Non fare il finto tonto!"- non riuscivo a capire di che cosa perlasse,
così glielo chiesi
-"Sanzo, ma di che cosa stai parlando: è un mese che non ci vediamo, cosa
avrei potuto fare, se non venirti a trovare, anche se non mi volevi
ricevere!"- così, più arrabbiato che mai, mi mostrò un foglio di carta -"...
e allora questo cos'è?"- disse dandomi il foglio ed io lo lessi rimanendo
sconvolto:
"Caro Sanzo, da un po' di tempo mi sono accorto che non provo più gli stessi
sentimenti di una volta e l'attrazione verso di te è calata tanto da non
aver più voglia di venire a letto con te e quindi ti scrivo queste due righe
per dirti che forse è meglio lasciarci tutto alle spalle e continuare ad
andare avanti per strade separate. Stammi bene, Sanzo. Addio". Lessi
lentamente quell'orrenda lettera per poi chiedere a Sanzo
-"Sanzo, come hai potuto credere ad una stronzata simile? Chi te l'ha data,
chi l'ha scritta? Voglio saperlo, ti prego, non posso credere che tu mi
abbia lasciato per uno stupidissimo equivoco?"- cominciai a piangere come
uno stupido non volendo credere ad una cosa del genere e Sanzo mi rispose
-"Tzk, come posso fidarmi di te, come posso sapere se stai dicendo la
verità, che non l'hai scritta tu questa lettera, eh? Me lo spieghi? Perché
mi stai dicendo questo?"- ed io guardandolo con rabbia gli dissi
-"Perché non ti ho mentito, mai! E tu mi dai del bugiardo accusandomi di
aver fatto una cosa che non avrei mai fatto! Allora dimmi, quando te
l'avrebbero data?"- questa volta ero veramente arrabbiato e Sanzo, dopo un
po' mi rispose
-"Me l'hanno data lo stesso giorno in cui ti dissi che tutto era finito."-
ero ancora incredulo e tornai a guardare la lettera, poi mi venne un'idea
-"Allora facciamo un confronto: la mia calligrafia contro quella presente
qui!"- vidi solo Sanzo annuire deciso. Così presi un foglio e una penna,
ricopiai la lettera per filo e per segno e misi a confronto i due tipi di
scrittura di cui una era quella usata per scrivere quel dannato pezzo di
carta. Infatti, quando vidi la calligrafia usata rimasi sorpreso
dall'incredibile somiglianza con la mia. Alla fine Sanzo cambiò espressione
del volto diventando confuso poi, alzandosi di scatto dalla sedia sulla
quale era seduto, venne verso di me e mi abbracciò forte: rimasi un attimo
confuso per quel gesto, poi ricambiai l'abbraccio stringendolo forte a me
ricominciando a piangere. Ad un tratto sentii la spalla sulla quale Sanzo
aveva nascosto il volto umida, così gli alzai lentamente il viso guardandolo
e rimasi sconvolto da ciò che vidi: dalle sue ametiste scendevano abbondanti
lacrime, il mio Sanzo stava piangendo. Riprendendomi da quell'incessante
pianto gli dissi
-"Sai, Sanzo, in questo lungo mese trascorso lontano da te, ti ho spedito
molte lettere che, sicuramente i bonzi avranno nascosto da qualche parte."-
e, senza dire una parola, mi prese per un braccio e mi trascinò fino al
tempio dove, come un ladro, si intrufolò nella camera di colui che,
probabilmente, aveva nascosto i fogli dicendomi di andare in camera mia.
Frugando tra i vari cassetti trovò ciò che cercava e ando nel suo studio.
Mentre Sanzo era nel suo ufficio a leggere le lettere che i monaci avevano
nascosto, io piangevo soffocando i singhiozzi nel cuscino mentre mi
raggomitolavo su me stesso avvolto dalle coperte: ero disposto a qualunque
cosa purché tornasse con me, che dicesse di essere ancora innamorato di me
come lo sono stato sempre io; volevo che dicesse ancora di amarmi. Speravo
che, leggendo quelle lettere, capisse quanto ancora tenevo a lui. Ad un
tratto sentii qualcosa di morbido poggiarmi sulla testa: era la mano di
Sanzo
-"Sei proprio una stupida scimmia!"- i suoi occhi freddi guardavano i miei,
ma non leggevo alcun sentimento di rabbia od odio, solo... amore. Già il mio
sole mi amava ancora e le parole che disse ne erano la conferma
-"Quella lettera era falsa: leggendo le tue ho capito quanto fossi stato
stupido a credere a quelle strozate e non a te, che non ha mai detto
fesserie!"- così mi alzò dal letto dicendomi che, in quel momento voleva
soltanto tornare a casa con me ed io lo abbracciai forte continuando a
piangere 'sta volta dalla gioia. Camminavamo insieme sotto la pioggia, ma a
nessuno dei due importava. Dopo un bel po' di camminata fummo davanti alla
porta di casa: prima di entrare, Sanzo mi prese per un polso tirandomi
dolcemente verso di se stringendomi forte a se nascondendo il volto
nell'incavo del mio collo
-"Sono stato uno stupido: come ho potuto credere alle stronzate che mi
raccontavano quei bastardi, piuttosto che ad una stupida, ma onesta, scimmia
quale saresti tu!"- mentre pronunciò quelle parole, io gli accarezzai
dolcemente la nuca dicendogli
-"Non ha più importanza, questo: ora sei di nuovo qui, con me!"- poi, quando
i nostri volti furono di nuovo uno di fronte all'altro, Sanzo avvicinò il
suo al mio unendo le nostre bocche: fu un bacio dolce e confortante, solo un
delicato poggiarsi di labbra, niente di più. Poi entrammo in casa e
finalmente, dopo quasi un mese di separazione, saremmo stati di nuovo
insieme come una coppia. In quel momento decisi di consegnargli un oggetto
che volli donargli il giorno stesso che mi ebbe lasciato, proprio poco prima
che me lo dicesse; così, dopo che ci fummo seduti sul divano presi coraggio
e cominciai a parlargli
-"Senti Sanzo, ti ricordi il giorno in cui andasti al tempio? Ecco, mentre
eri via, sono uscito e sono andato a comprare delle cose per noi due. Anche
se non sei il tipo... ecco, ho voluto prenderle lo stesso..."- ero
imbarazzato e spaventato al tempo stesso, perché avevo paura di ciò che
avrebbe fatto o detto, così gli porsi una piccola, ma semplicissima scatola
di legno invitandolo ad aprirla. Fissò il contenuto per un po', poi alzò lo
sguardo verso di me e disse
-"Come hai detto prima, non sono il tipo per queste cose e non voglio che tu
ti faccia illusioni per poi soffrire e su questo argomento non voglio
soffermarmi, ma te lo dirò solo una volta, perché non amo ripetere le stesse
cose due o più volte, ma se è questo il modo in cui me lo stai chiedendo,
allora la mia risposta è una soltanto: accetto, accetto di essere il tuo
compagno a tutti gli effetti, ma ad una condizione, ovvero che, in pubblico,
non voglio dimostrazioni di amore eterno o simili sdolcinatezze, chiaro?"-
all'inizio del discorso ebbi paura che rifiutasse, ma quando finì lo
abbracciai forte baciandolo con passione; poi arrivò il momento che
desideravo: lo scambio delle fedi. Presi la mano sinistra di Sanzo, una
delle fedi di semplice oro, gliela infilai all'anulare e gliela baciai
guardando il mio amore con sguardo possibilmente serio per non scoppiare a
piangere come un moccioso per la felicità che mi stava scoppiando nel petto;
poco dopo la stessa cosa la fece Sanzo guardandomi con quello sguardo che
era a metà tra il freddo e il "dolce" che, tra l'altro, mi fa tutt'ora
impazzire. Poco dopo mi posò due dita sulle labbra accarezzandole in tutta
la loro area facendo scorrere dei brividi lungo la mia schiena lasciandomi
trasportare da quelle sensazioni chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra
facendo uscire la lingua che, curiosa, andò a leccare dolcemente quelle
dita. Mi staccai solo un momento dalle sue dita solo per sussurrargli alcune
parole guardandolo intensamente negli occhi
-"Ti prego Sanzo, non mi lasciare più: in queste settimane ho sofferto
molto, tanto da sentirmi morire dentro. Te lo chiedo per favore: non
lasciarmi più, ti prego!"- e lui mi rispose
-"Non ti lascerò più Goku, ma ciò che ti dirò sarà la prima e unica volta
che te lo dico: ti chiedo scusa per ciò che ho fatto, per averti fatto
soffrire così tanto. Avrei dovuto parlartene prima, almeno avrei evitato
tutto questo casino... Ti amo, stupido e cerca di ficcartelo in quel
cervello da scimmia che ti ritrovi!"- così riprendemmo il nostro "discorso",
ma poco dopo mi sorse una domanda che gli porsi subito
-"Senti Sanzo, volevo chiederti perché sei tornato nonostante mi abbia detto
che non volevi più vedermi e che tra noi era finita?!"- come supponevo non
rispose, ma poco dopo lo sentii sospirare
-"Lo vuoi veramente sapere?"- annuii, così riprese dicendomi una cosa che
non mi sarei mai aspettato di sentire dalla sua voce -"Perché, anche se
volevo lasciarti, ero sempre innamorato di te, Goku e non ho mai smesso di
esserlo!"-. Così riprendemmo a baciarci e tra un bacio e l'altro gli
sussurrai
-"Quanto mi sei mancato, Sanzo! I tuoi baci, le tue labbra, le tue mani, ma
più di tutto il tuo odore, il tuo buon odore naturale!"- e, stranamente,
anche lui mi rispose -"Anche tu mi sei mancato, Goku; anche il tuo odore di
scimmia: mi è sempre piaciuto!"- disse con un impercettibile sorriso. Quando
Sanzo cominciò a baciarmi mi spinse dolcemente su un bracciolo del divano,
ma quando pronunciò l'ultima frase mi tirò a se appoggiandosi sull'altro
facendomi sdraiare su di se, ma quella notte, come molte altre, volevo
sentirmi pieno di lui, volevo sentirlo nel mio corpo, così pronunciai quelle
parole
-"Amami, Sanzo! Fa' l'amore con me, ti prego, ho ancora bisogno di te! Se
vuoi, se lo desideri, puoi farmi male, ma almeno... fammi sentire il tuo
amore per me, ti prego!!"- non pensavo che le avrei pronunciate e Sanzo
disse una cosa che non mi sarei mai aspettato
-"Goku questa è la prima e ultima volta che te lo dico: sono ancora
innamorato di te, ti ho sempre amato, ti amo ancora e così sarà per
sempre!"-, ma poco dopo apparve il dolce caro harisen
-"Stupida scimmia! Quante volte ti ho detto e ripetuto che non devi
abbassare mai lo sguardo? Stupida quaglia che non ascolta mai!!"- strano, ma
vero, fui contento della comparsa del ventaglio perché ebbi potuto rivedere
il Sanzo di sempre.
FINE
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