Note: solito doppio registro di narrazione
^^ Se per caso le mie parole offenderanno qualcuno vi prego sin d'ora di
scusarmi perché non era mia intenzione, ok? ^^ [fra asterischi * * ho messo
ciò che in originale era in corsivo ^^]
Commenti e critiche se avrete la forza di scriverne al termine della tortura
saranno accolti con gioia ^___^
Sogni distrutti
di Alessia
Parte 3/3
Ho quasi finito, tra poco me ne andrò per sempre da qui e tornerò a casa
mia.
Ho deciso che fonderò un asilo nella mia città, non sarà troppo
difficile. Ho esperienza, un posto dove farlo e soprattutto un amore
infinito per i bambini.
Chiudo la valigia e mi siedo sul letto.
Passo una mano sulla coperta chiedendo gli occhi e ricordando tutto ciò che
ho vissuto nell'ultimo anno.
Sorrido.
Quando me ne sono andato avevo giurato a me stesso che avrei distrutto Ryan,
ma era solo la rabbia del momento.
Non potrei mai farlo, in fondo lo amo.
Mi sdraio a braccia aperte sospirando.
Dovrei andarmene prima che lui ritorni, ma voglio memorizzare ogni
particolare di questa casa e imprimermi bene nella mente tutti i ricordi che
sono custoditi fra queste quattro pareti.
"Ouch!" prendo in mano il gatto che mi è saltato sullo stomaco
portandomelo all'altezza degli occhi.
E' così tenero con le zampette che si muovono nel vuoto e l'espressione
curiosa dei suoi occhi.
Lo abbiamo trovato in uno scatolone una sera mentre tornavamo dal cinema.
Non doveva avere più di un paio di settimane. I primi tempi abbiamo dovuto
dargli da mangiare col contagocce e quando è cresciuto un poco siamo
passati al biberon.
Io e Ryan abbiamo aiutato un piccolo essere vivente a crescere... è stupido
eppure non riesco a fare a meno di pensare che io e lui forse, un giorno,
avremmo potuto fare la stessa cosa con un bambino nostro, invece...
Lo avvicino al volto e gli poso un bacio sulla testa.
"Addio micio" ancora non gli avevamo dato un nome, volevamo farlo
in questi giorni di festa.
Lo poso a terra e mi alzo in piedi.
Beh... è ora di andare.
Aveva chiamato tutti i loro amici ma nessuno di loro aveva visto o sentito
Alex nell'ultima settimana.
Era stato in tutti gli alberghi e motel che conosceva o in cui pensava di
potervelo trovare.
Nulla da fare.
Forse... forse era partito, forse stava tornando dai suoi genitori. In
questo caso li doveva chiamare immediatamente, forse loro sapevano
qualcosa... anche se si chiedeva come porre le domande dato che la coppia
non sapeva nulla della loro storia, pensavano che fossero solamente amici.
Non lo aveva mai giudicato o colpevolizzato per questo comportamento, capiva
che per lui fosse difficile confessare ai suoi genitori di essersi
innamorato di un ragazzo, ma non aveva gli aveva mai negato che questa cosa
lo facesse soffrire. Sembrava quasi che Alex si vergognasse del fatto di
amarlo.
Sospirando si chiuse la porta alle spalle e si tolse il cappotto poggiandolo
su una poltrona in soggiorno.
Stava per prendere la rubrica e cercare il numero dei genitori di Alex
quando sentì un rumore provenire dalla camera da letto.
Vi si precipitò sperando con tutto il cuore che...
"Alex..." sussurrò incredulo.
Ryan...
Dovresti essere a lavoro, che ci fai qui?
"Ciao. Io..." gli faccio notare le mie valigie con un gesto della
mano "...ho preso le mie cose. Ho deciso di tornare dai miei genitori e
rifarmi una vita lì. Aprirò un asilo tutto mio..." spiego cercando di
sorridere.
Dovrei scusarmi per come mi sono comportato...
"Mi... mi spiace di aver detto quelle cose, non le pensavo sul serio,
scusami. Non avrei mai dovuto, perdonami"
Mi guardo in giro lievemente imbarazzato. Ryan è lì fermo come una statua
di marmo, non so cosa dire, fare o pensare.
Era davanti a lui. Non riusciva a crederci.
Gli si avvicinò e gli prese il volto fra le mani baciandolo.
Le sue labbra, la sua lingua, la sua bocca, il suo sapore... non riusciva a
pensare a nulla di più perfetto.
Quando finalmente si staccò dalle sue labbra per riprendere fiato gli
sorrise felice, spiegandogli che sapeva cos'era successo e che non si doveva
preoccupare perché avrebbero risolto tutto.
"E' illegale licenziare qualcuno per le sue inclinazioni sessuali, Alex.
Vedrai, vinceremo la causa e tutto tornerà come prima. La signora Turner e
tutta la gente che la pensano allo stesso modo dovranno ammettere che le
loro idee sono ingiuste e crudeli"
Mi allontano un poco da lui togliendogli le sue mani dal mio viso.
"Nulla tornerà come prima, Ryan" vedo i suoi occhi tristi e mi
allontano a fatica.
Quel bacio sarà il mio ultimo ricordo di lui.
"Se anche vincessimo la causa il caso farà troppo scalpore e
difficilmente un asilo mi assumerebbe come insegnante"
"Questo non è un problema, Alex! Ci possiamo trasferire in un'altra
città, in un altro stato se necessario. Non sarà così difficile, vedrai!
Basta che restiamo insieme e potremo superare tutto"
Scuoto la testa lentamente "Se ci trasferiamo potrebbe accadere la
stessa cosa e dopo che faremo? Cambiamo di nuovo stato e città?"
indosso il cappotto "Non possiamo trascorrere la vita scappando Ryan,
non sarebbe giusto né per te né per me"
No! No! No!
Non poteva finire così!
"Allora non scapperemo, Alex! Resteremo qui e lotteremo! Faremo capire
alla gente che non può vivere di pregiudizi, che bisogna conoscere ciò di
cui si parla prima di farsene un'opinione, che *diverso* non è un sinonimo
*sbagliato*. Ti prego Alex... ti prego... non permettere a questa gente di
distruggerci. Io ti amo e sono pronto a lottare per te e per i tuoi sogni,
insieme possiamo farcela!"
Sospiro rendendomi conto che Ryan non si arrenderà sino a quando non saprà
tutta la verità, per quanto male potrà fargli.
"Non ci riusciremo mai Ryan, lo sai bene. Cosa possono fare due ragazzi
contro migliaia e migliaia di persone?"
Prendo in mano le mie valigie e finalmente riesco a guardarlo negli occhi.
"In questi giorni ho capito una cosa: io ti amo. Ti amo più di quanto
avrei mai pensato di poter amare qualcuno. In questo anno sei diventato
tutta la mia vita. Tu con una sola parola o un solo gesto puoi portarmi in
Paradiso e poi ributtarmi all'Inferno. Ti amo..." vedo i suoi occhi
riempirsi di gioia "...ma non abbastanza da poterti sacrificare i miei
sogni" come avessi annientato la sua anima vedo i suoi occhi spegnarsi,
farsi vuoti.
Devo uscire di qui adesso altrimenti non so se riuscirò più ad andarmene.
Gli passo accanto ma lui non muovo un muscolo, serro il più possibile gli
occhi cercando di trattenere quelle lacrime che vorrei piangere.
Mi chiudo la porta alle spalle ed esco dall'edificio.
"Addio" bisbiglio piano avviando il motore della macchina,
allontanandomi dall'unica persona che so avrebbe potuto rendermi felice. Ma
per me i miei sogni sono la cosa più importante.
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