Rating: angst (credo ^^;)
Note: ho usato un doppio registro di narrazione, spero non crei problemi di
comprensione a nessuno, ma scrivendo mi sono resa conto che non riuscivo ad
usare un solo tipo di narrazione, perdono! ^^;;;
Commenti e critiche naturalmente sono ESTREMAMENTE graditi ^^ (ops, non sono
stata troppo sfrontata, vero? ^^;;;)
Sogni
distrutti
parte I di
Alessia
Credo stia piovendo... altrimenti come si spiega la pozza d'acqua ai miei
piedi?
Con un leggero movimento delle spalle mi sfilo il cappotto che cade a
terra con un tonfo sordo.
Un passo dopo l'altro, lentamente riesco ad avvicinarmi al divano e a
lasciarmici sprofondare con gli occhi chiusi.
Tutto ciò per cui ho lavorato... tutti i miei sogni...
In nostro piccolo batuffolo di pelo mi si è avvicinato, lo sento
strusciarmisi addosso e poi saltarmi sulle gambe iniziando a premere sulle
mie cosce con le sue zampette ancora così piccole e a fare le fusa.
Ma io non mi muovo. Non ne ho la forza. Sono qui, immobile, senza riuscire
a fare il più piccolo movimento.
Sono distrutto, completamente annientato.
Sento il gatto abbandonarmi e andare a bere un po' di latte dalla sua
ciotola per poi sistemarsi nella sua cesta dato che di coccole da me oggi
non ne riceve.
Sono distrutto, completamente annientato.
Dio, quanto vorrei piangere! Versare lacrime sino a sfinirmi, riuscendo
magari anche a non pensare più, ad annullarmi. Ma ho passato la vita ad
impedirmelo ed ora non ne sono più capace.
Sento gli occhi lucidi ma non riesco a piangere.
Socchiudo le palpebre sperando di risvegliarmi nel nostro letto, al caldo
sotto due strati di piumone.
ma non è così.
Lì, nell'angolo, c'è l'albero che abbiamo fatto insieme e che con le sue
lucine intermittenti è l'unica fonte d'illuminazione.
Natale... gran bel periodo per vedere tutti i propri sogni distrutti...
Com'è stato possibile?
Come lo hanno saputo?
Non ho più nulla... non sono più niente...
Avverto dei passi sul pianerottolo ma non vi faccio molto caso. Ma mi
volto di scatto quando sento la chiave venir inserita nella serratura.
Mi alzo in fretta, all'improvviso ho ritrovato tutte le mie energie. Mi
precipito nella nostra stanza guardandomi intorno smarrito, dove..?
Disperatamente mi strappo gli abiti di dosso e mi nascondo sotto la
doccia.
Non voglio vederlo.
Non voglio parlargli.
Non voglio baciarlo.
Non voglio che mi tocchi.
Sobbalzo al lieve bussare alla porta e poi la sua voce. Calda, sensuale,
piena d'amore e lievemente preoccupata.
"Alex? Tutto bene? Come mai sei a casa?"
Di solito non rientro prima delle sei ed ora sono solo le quattro.
Stringo i pugni cercando d'impedirmi di urlare.
"Sto bene, avevo solo un po' di mal di testa e così sono uscito
prima"
Ryan sorrise e andò in cucina per prepararsi qualcosa da mangiare in
attesa che Alex uscisse da sotto l'acqua e potesse stringerlo a se, magari
potevano sdraiarsi davanti il camino.
Sorridendo posò il bicchiere di vino rosso sul tavolo e cominciò a
mettere qualche pezzo di legno nel camino.
Esco dalla doccia riluttante, indosso il mio accappatoio, dopo alcuni
istanti di esitazione torno in camera e mi blocco osservando il letto.
Davanti gli occhi mi scorrono le immagini delle nostri notti insonni, i
nostri corpi nudi distesi fra quelle lenzuola mentre... mentre compivamo
atti innominabili. Provo disgusto di me stesso.
Mi faccio schifo!
Come ho potuto fare certe cose?
Come ho potuto sopportare il tocco di un altro uomo sul mio corpo?
Come ho potuto sopportare quando ha violentato il mio corpo?
Come ho potuto permettergli di rendermi come lui?
Mi tolgo l'accappatoio e lo getto a terra aprendo l'armadio ed iniziando a
vestirmi il più in fretta possibile.
Afferro una borsa da viaggio ed inizio ad infilarvi i miei abiti alla
rinfusa. Mi comporto come fosse una corsa contro il tempo, ma perché?
Beh, non ho tempo di pensarci adesso, ora devo andarmene di qui e mi
precipito in salotto.
Ryan si girò e gli sorrise dolcemente, il fuoco creava strani giochi di
luce e di ombre sul suo volto, ma il sorriso scomparve quando notò la
valigia che stringeva in mano.
"Alex..." esitante, non capiva "...dove stai andando?"
si alzò in piedi ma non osò fare un passo verso di lui.
Prendo il cappotto appeso all'attaccapanni, dove Ryan lo ha sistemato. Lui
e la sua dannata mania dell'ordine.
Lo indosso con calma e riprendo la borsa dopo averla poggiata a terra.
"Me ne vado. Non ti amo più" è quanto sono disposto a dirgli,
non voglio rivolgergli una sola altra parola.
Cosa?!
No, non poteva essere vero!
Corse verso di lui sebbene pochi passi li separassero e lo afferrò per un
braccio, stringendolo convulsamente, facendolo voltare verso di se.
"Alex cosa stai dicendo? Cosa ti succede? Non capisco...
spiegati..."
Cos'era successo in quelle ore? Quella mattina ridevano e scherzavano come
se non avessero un solo problema al mondo ed avevano deciso che al ritorno
dal lavoro avrebbero parlato di come organizzare quel Natale.
Il loro primo Natale.
Mi scosto da lui infastidito, quel semplice tocco mi disgusta.
"Non ti amo. Non ti ho mai amato" glaciale ed indifferente come
non avrei mai pensato di poter essere.
Vedo i suoi occhi pieni di dolore, confusione, dischiude le labbra alla
ricerca di qualcosa da dire ma non ci riesce.
Sorrido cattivo, voglio vendicarmi. Distruggerò Ryan come lui ha
distrutto la mia vita.
"Io non sono uno schifoso frocio come te"
Lo dico con calma, fissandolo negli occhi, scandendo ogni parola ed
osservo con sadico piacere il suo sguardo farsi sempre più vuoto, spento,
distante.
Distruggerò la vita di Ryan come lui ha distrutto i miei sogni.
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