I personaggi di
questa storia appartengono solo ed esclusivamente a me, sono frutto del mio
cervellino contorto quindi non si toccano!!
Bene…..ormai ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia
dopo circa due anni che l’ho cominciata (un bel po’ di tempo sul
serio^^;;;;;)….spero che fino ad ora vi sia piaciuta e che continuerete a
leggerla fino all’ultimo capitolo^__^
So far away
parte XII I
di Miyuki
“Dannazione!! Possibile che si siano volatilizzati nel nulla!? Non possono
non aver lasciato neppure una minima traccia…un indizio…qualcosa su cui
basare le nostre ricerche!!”
Riegalbramas era a dir poco furioso, camminava avanti ed indietro per la
sala senza meta, come un animale in gabbia. Si sentiva il cuore devastato
dall’angoscia e dalla preoccupazione, dalla rabbia indirizzata nei suoi
confronti per aver lasciato uscire Mirai da solo dalla sua stanza invece di
accompagnarlo…ce l’aveva con il mondo intero perché non conosceva
l’ubicazione del nascondiglio di Alucard e non poteva andare in questo modo
a salvare il suo angelo. Ma soprattutto odiava il pensiero che Mirai fosse
nelle mani di quel folle….non osava immaginare che cosa gli avrebbe potuto
fare.
Ringhiò inferocito, sbattendo un pugno contro il muro. Se gli avesse fatto
del male….se gli avesse tolto anche solo un capello avrebbe rimpianto di
essere nato. Avrebbe fatto a pezzi Alucard ed avrebbe dato in pasto la sua
carne alle bestie che sorvegliavano le mura esterne del palazzo.
“Riegalbramas, cerca di calmarti….così non ci aiuti di certo…” disse con
voce addolorata Xelenia….la donna non sopportava l’idea di vedere suo figlio
in quello stato.
“Madre…non dirmi di calmarmi…hanno rapito Mirai! Lo hanno rapito nel nostro
palazzo! Lo hanno rapito davanti ai vostri occhi!!” il suo sguardo cadde
pieno di rimprovero su Lucifero “E voi padre…avreste potuto impedirglielo
maledizione!! Invece ve ne siete stato con le mani in mano senza intervenire
mentre se lo portavano via!!”
Lucifero resse i penetranti occhi viola del figlio senza battere ciglio…se
c’era una cosa in cui i due si assomigliavano era la testardaggine e
l’eccessivo orgoglio che impediva loro di ammettere i propri errori l’uno
verso l’altro.
“Avrei potuto farlo….ma non senza mettere in pericolo la vita del tuo
amato…e poi pensi davvero che Alucard fosse così stupido da venire qui senza
un minimo di protezione!? Probabilmente aveva su di sé un incantesimo che
avrebbe reso vani i miei attacchi…” rispose seccamente l’uomo.
“Ma
per la miseria, tu sei il re degli Inferi!!”
“E
lui era pur sempre il mio braccio destro quindi non sottovalutarlo troppo!”
“Signori smettiamola per favore! Litigare non cambia la situazione e non
riporterò di certo in dietro mio figlio!” disse Asarot-sui con voce ferma ed
autoritaria, anche se si poteva notare una nota di stanchezza in essa.
Nessuno dei presenti aveva chiuso occhio quella notte, volendo mettersi il
più presto possibile alla ricerca del ragazzo.
Riegalbramas ringhiò un ultima volta verso il padre e poi fissò il sommo
generale celeste, per gettarsi in fine a peso morto su una delle sedie
presenti attorno al tavolo appositamente collocato al centro della sala del
trono.
“Scusatemi….” mormorò.
“Non
devi scusarti…siamo tutti preoccupati per lui…” disse l’angelo con un
abbozzo di sorriso prima di fissare Lucifero “Siamo sicuri che non ci sia
altro da fare?”
“No
purtroppo…sono anni che noi cerchiamo di scovare il nascondiglio di Alucard
e dei suoi uomini ma senza risultato e non penso che lo troveremo proprio
oggi…in oltre dubito fortemente che attuerà il suo misterioso rituale
proprio nella sua dimora, avrà senza dubbio scovato un posto più adatto alla
cosa…” sospirò “Non ci resta che sperare che la fortuna ruoti a nostro
vantaggio per una volta e che una delle nostre pattuglie riesca a trovarli
in qualche modo…”
“Capisco…” disse con voce sconsolata Asarot-sui…anche gli altri generali,
nonché una buona parte dei suoi uomini, si erano offerti di unirsi ai
soldati di Lucifero nelle ricerche…sarebbe stato un evento di cui andare
fieri una simile unione di forze tra di loro se solo non fosse avvenuto il
tutto in simili tristi circostanze.
“Dannazione!” sbottò di nuovo Riegalbramas, stringendo i pugni e sbattendoli
sul tavolo “Odio sentirmi così impotente!! Non manca molto al momento
dell’allineamento spirituale e noi siamo qui a parlare, senza far niente e
senza niente di consistente in mano….odio questa situazione!!”
Nessuno osò replicare a quelle parole veritiere.
Per
parecchio tempo la sala piombò nel silenzio più assoluto mentre le menti dei
quattro presenti stavano lavorando a pieni ritmi nella speranza di avere
un’illuminazione che avrebbe potuto ribaltare le sorti della situazione. E
forse un barlume di idea comparve nella mente del più geniale tra tutti.
Bathim si alzò in piedi dalla sua sedia con uno strano scintillio nel suoi
occhi aquilini.
“Forse un modo c’è per sapere dove si trovano Mirai ed Alucard….anche se ci
darebbe pochissimo tempo di preavviso…e di certo non ci assicurerebbe
sull’eventuale salvezza del ragazzo…”
“Qual
è questo modo! Avanti Bathim non farti pregare!” lo incitò nervosamente
Riegalbramas….se anche c’era una piccolissima speranza di poterlo trovare
prima che gli accadesse qualcosa lui avrebbe dato fondo a tutte le sue
energie pur di mettere in pratica quell’idea.
“Beh…pensate a quello che ha detto re Lucifero…Alucard ha bisogno di un
posto adatto per svolgere il suo rito…questa era la traccia che ci serviva
per trovarlo…” disse come se quelle parole spiegassero l’interezza del suo
ragionamento.
“Hai
ragione…non può eseguire la cerimonia dove desidera…” disse il sovrano
avendo capito alla perfezione la linea di pensiero del suo consigliere
“Quindi se ci mettiamo a vagliare le varie possibilità…stando magari attenti
ad insoliti picchi di energia dovremmo trovarlo…”
“Esattamente…” confermò Bathim.
“Allora diamoci da fare no!?” disse il principe balzando in piedi.
Finalmente avevano qualcosa di concreto da seguire. Il suo cuore iniziò a
battere di quella nuova speranza, speranza che era in conflitto con quel
senso d’angoscia che lo attanagliava da quando aveva saputo del rapimento di
Mirai….e se da una parte una simile reazione era comprensibile, dall’altra
gli stonava…era come se il suo inconscio sapesse qualcosa che a lui
sfuggiva…e quello non servì ad altro se non a dargli un’ulteriore certezza.
Doveva sbrigarsi a salvarlo oppure…non voleva pensare a quell’eventualità.
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Come
avevano supposto Lucifero e gli altri, Alucard non si trovava più nella sua
fortezza sotterranea nei monti Agathar già da un po’ di tempo. Inizialmente
il demone aveva portato Mirai nella sua fortezza ma l’angelo non aveva mai
ripreso conoscenza durante la sua breve permanenza in esso. L’incantesimo
del sonno che era stato impresso su di lui avrebbe dovuto tenerlo fuori
gioco per parecchie ore…e così fu infatti.
Questo diede tempo ad Alucard di organizzare gli ultimi preparativi del suo
brillante piano e di schierare tutti i suoi uomini nelle posizioni stabilite
senza il problema di un prigioniero scalpitante che meditava la fuga.
Solo
quando raggiunsero la loro meta finale, ovvero la città morta di Teth Nales,
qualche ora prima dell’allineamento spirituale decise di annullare
l’incantesimo e permettere al loro ospite d’onore di aprire gli occhi e
rendersi conto della situazione critica in cui si trovava.
I
sensi tornarono lentamente nel corpo affaticato di Mirai. La prima
sensazione che provò mentre lottava con sé stesso per uscire dall’oblio in
cui era sprofondato fu di gelo. Non solo il suo corpo era freddo ma anche la
sua anima era invasa da quello stesso freddo pungente, quasi tutto ciò che
lo circondava fosse privo di emozioni, fosse un fantasma di quello che era
stato in passato…lui poteva percepire tutte quelle cose grazie alla sua
natura angelica ed in quel caso ne avrebbe fatto volentieri a meno vista la
fatica che stava facendo per non lasciarsi travolgere da quelle sensazioni.
Dopo
essere riuscito a risalire quel baratro iniziò lentamente ad aprire gli
occhi. Anche quello fu un compito arduo…le sue palpebre erano così pesanti
ed anche una volta aperte ci mise un po’ prima di poter mettere a fuoco le
immagini di ciò che lo circondava.
La
prima cosa che capì era che non si trovava in nessun luogo da lui
conosciuto, ne degli Inferi tanto meno del Paradiso…e già questo bastò ad
allarmarlo. Oltre tutto non si ricordava nulla di quello che era successo…di
come era finito lì…era molto confuso…
Si
trovava in una abitazione di pietra diroccata ed evidentemente disabitata da
parecchio tempo, c’erano parecchi muri crollati tra cui una parte del
soffitto che gli permetteva di fissare il cielo rosso che si stava
lentamente scurendo…ok, quello era segno che era ancora negli Inferi.
La
seconda cosa che notò era che era incatenato ad uno dei suddetti muri mani e
piedi. Un lampo di panico gli attraversò lo sguardo mentre strattonava le
catene che lo imprigionavano, constatando che la libertà che i suoi arti
avevano era davvero minima. Provò a richiamare a sé i suoi poteri ma essi
non gli risposero…probabilmente le manette che gli stringevano la carne
erano stregate.
Mirai
cercò lentamente di tranquillizzarsi, sapendo che la paura in quel momento,
per quanto fondata fosse, non era quello di cui aveva bisogno. Cercò di
pensare, di riflettere a come era finito in quel posto…ma soprattutto fatto
prigioniero…ed alla fine qualcosa sembrò riaffiorare alla sua mente.
Era
appena uscito dalle stanze di Riegalbramas per andare a cercare Imashima e
Rashimari quando una guardia lo aveva fermato dicendogli che Lucifero voleva
parlargli…ricordò di averlo seguito per i corridoi…ma ad un certo punto si
era accorto che quella che stava percorrendo non era la solita strada che
conduceva alla sala del trono. Potevano benissimo essercene state altre di
strade in un palazzo così grande ma qualcosa non gli tornava…iniziò a fare
domande alla guardia, vagamente sulla difensiva…e prima che potesse aprire
nuovamente bocca sentì un dolore lancinante alla schiena e poi il buio più
totale.
Non
gli ci volle molto ora per fare i suoi calcoli ed arrivare all’avvia
conclusione.
“Mi
sono fatto fregare come uno stupido…” mormorò sconsolato.
“Oh
bene…noto con piacere che il nostro piccolo ospite si è svegliato…” disse
una voce armoniosa ed inquietante non molto lontana da lui.
Mirai
si voltò di scatto nella sua direzione e si trovò davanti alla figura
sorridente di Alucard, che avanzava verso di lui con passo felpato.
“E tu
chi sei? Cosa ci faccio qui?”
“Io
sono colui che sta tirando le fila di questo divertentissimo gioco…e tu hai
avuto l’onore di essere scelto come spettatore di questo grande evento che
rivoluzionerà le sorti dei tre mondi!”
“Tu
sei Alucard…” disse Mirai sgranando gli occhi quando la verità di quelle
parole lo colpì.
Il
demone sorrise gelidamente.
“Vedo
che la mia fama mi precede.”
“Che
cosa vuoi da me?” chiese allarmato…ora aveva decisamente un buon motivo per
iniziare a preoccuparsi seriamente della sua posizione.
“Te
l’ho appena detto no? Sei il mio ospite d’onore…oltre a questo voglio
vendetta contro coloro che odio…e tu essendo l’amante del caro principe mi
aiuterai…” i suoi occhi verdi brillavano di una cupa e sinistra luce “Non
vedo l’ora di poter assaporare l’espressione sconvolta e disperata sul volto
del figlio di Lucifero quando vedrà quello che ti avrò fatto.”
Mirai
rabbrividì ma mantenne lo sguardo saldo su quel volto serafico.
“Hai
intenzione di uccidermi?”
Alucard rise…e ciò non lo tranquillizzò di certo.
“Chissà…forse si, forse no…” disse avvicinandosi a l’angelo fino a quando
non fu che a pochi centimetri da lui. Sollevò una mano per accarezzare la
pelle di porcellana del ragazzo e poi una ciocca di capelli argentati…Mirai
scostò il capo disgustato dal solo pensiero di farsi toccare da quell’essere.
La cosa sembrò divertire enormemente il demone.
“Hai
un bel caratterino…mi piace…peccato che per te abbia altro in programma,
altrimenti mi sarei divertito un mondo ad umiliarti e domarti…saresti stato
un perfetto schiavetto…” la sua mano scese dal volto ad accarezzargli il
petto ed i fianchi, facendo rabbrividire quel corpo attraverso il leggero
tessuto degli abiti “E scommetto quello che vuoi che sei ancora intoccato…”
Mirai
arrossì a quelle parole ma si rifiutò cocciutamente di incrociare lo sguardo
del demone, che emise un'altra risata a quella reazione.
“Davvero un peccato…ora però penso sia arrivato il momento di iniziare la
preparazione del rituale.”
Con
questo Alucard si allontanò da Mirai, che si fece subito attento, e si
diresse verso il centro della stanza dove stava un tavolo in pietra con
sopra dipinti con una strana sostanza simboli e rune antiche…sembrava un
altare
“Mio
caro generale…tu sarai il primo a scoprire il segreto del mio
rituale…rituale che mi conferirà il potere assoluto…Caim!”
Pochi
istanti dopo il generale fece la sua comparsa nella stanza, reggendo in mano
un vassoio in argento con sopra gli otto talismani ed un calice in pietra
nera. Alucard gli si avvicinò sinuosamente e prese tra le mani una delle
sfere, Marduk, la dimenticanza e l’oblio.
“Non
sono meravigliosi? Tutti riuniti sono un vero spettacolo…” mormorò più a sé
stesso che ai presenti.
“Non
ce la farai a rompere il sigillo…te ne manca ancora uno per averli
completi…” disse Mirai tirando fuori la voce di forza dalla sua gola.
“Sciocco ragazzino…pensi davvero che abbia bisogno di averli tutti e nove
per portare a termine il mio piano? Certo, mi farebbe comodo avere anche
quello nelle mani di Lucifero…ma otto bastano ed avanzano per conferirmi un
potere che tu non puoi neppure immaginare.” poi tornò a rivolgersi a Caim
“Vogliamo cominciare?”
“Certamente.”
Così
Alucard si voltò con il talismano in mano e si diresse verso l’altare,
seguito dal suo fedelissimo generale. Una volta davanti al tavolo in pietra
studiò il suo precedente lavoro di scrittura con soddisfazione poi fissò la
sfera nera che teneva in mano e la andò a posizionare in un punto preciso di
quelle misteriose iscrizioni. Una volta fatto ciò vi posò sopra una mano e
si concentrò, i suoi occhi smeraldini brillarono come quelli di un gatto
mentre una potente magia affiorava in lui.
“Anai
sirà hodona Marduk gyamkila”
A
quelle parole il talismano prese a brillare di una luce pulsante ed Alucard
sorrise come una bestia feroce che aveva appena catturato la sua preda. Poi
si voltò nuovamente verso Caim e prese una seconda sfera: Nosferatu, il
dolore…la posizionò come la sua compagna sul tavolo, solo in un punto
diverso, e pronunciò lo stesso incantesimo di prima.
“Anai
sirà hodona Nosferatu gyamkila” ed anch’essa prese a pulsare.
Fece
lo stesso cerimoniale anche per gli altri 6 talismani fino a quando non
furono tutti quanti posizionati alla perfezione sull’altare, al centro del
quale era stato situato il calice nero. Poi Alucard si allontanò di qualche
passo per ammirare il suo operato, la soddisfazione era limpida sul suo
volto.
“Magnifico…davvero magnifico…tutto è quasi pronto ormai…mancano solo un paio
di cosette…” disse voltandosi poi verso Caim “Quanto manca
all’allineamento?”
“Meno
di un ora mio signore”
“Molto bene…siamo in perfetto orario…torna pure alla tua postazione e
disponi gli uomini come sai…conoscendo Lucifero non perderà l’occasione di
rovinare i miei piani fino all’ultimo…e manda dentro Mallen…” concluse
accarezzandogli il volto con una mano.
“Ai
vostri ordini” rispose con uno strano luccichio negli occhi.
Con questo Caim fece un
composto inchino ed uscì dalla stanza.
“Beh…che te ne pare fin’ora mio piccolo generale?” chiese il demone in
direzione di Mirai, che fino a quel momento non si era perso un solo gesto o
una sola parola che erano state fatte o pronunciate.
Sentendo parlare di un possibile attacco degli uomini di Lucifero il suo
cuore aveva gioito…il re degli Inferi non si sarebbe mai arreso così
facilmente e neppure Riegalbramas, avrebbe dovuto saperlo…era probabile che
stessero muovendo mari e monti in quel momento per trovare la loro
posizione…si, era sicuro che sarebbero arrivati presto a fermare i progetti
di questo pazzo ed a salvarlo.
“Secondo me è una grossa pagliacciata…” disse l’angelo fissando Alucard con
sguardo severo.
“Ah
si?” chiese l’altro divertito.
“Si…non riuscirai mai ad avere il potere che desideri…”
Alucard rise nello stesso istante in cui Mallen entrò nella stanza.
“Staremo a vedere…- poi voltandosi verso il demone dai capelli rossi – oh
Mallen…sei già arrivato.”
“Si
mio signore…Caim mi ha detto che desideravate vedermi…” disse il ragazzo
inginocchiandosi al suo cospetto.
“Oh…su via…non siamo così formali!” sorrise con quel suo fare ambiguo
“Alzati ed avvicinati mio caro…”
Mallen fece come gli era stato ordinato e si avvicinò al suo
signore…entrando nel campo visivo di Mirai che lo riconobbe subito come il
demone che li aveva assaliti sulla terra. Un’ondata di rabbia lo assalì
ripensando all’evento non molto lontano e a tutte le vittime innocenti che
le sue azioni avevano causato.
“Avevate bisogno di me signore?”
“Beh…si e no…in realtà ti volevo qui con me…sei stato molto bravo
ultimamente, per non dire utile…quindi ho pensato di farti assistere al
grande evento in prima persona come ricompensa…tanto penso che Caim sia in
grado di fare da solo per un po’…non credi?” rispose con quel suo ambiguo
sorriso.
Il
demone dai capelli rossi fissò Alucard con espressione assolutamente
incredula…il suo signore lo voleva con sé, al suo fianco, nel momento più
importante della sua vita immortale?…non sapeva davvero cosa dire. Sentì il
suo cuore riempirsi di gioia ed orgoglio perché era riuscito ad attirare
l’attenzione, seppur fugace, del sommo demone.
Era
il suo sogno più grande e nascosto che si era trasformato in realtà…non
poteva davvero crederci…già quando Alucard lo aveva accolto nel suo letto
non molte sere prima, pur a conoscenza del fatto che per lui fosse solo un
passatempo, lui ne era stato felice oltre ogni limite…questo perché il
demone dai capelli verdi non permetteva a chiunque di avvicinarsi a lui, le
voci (che tanto voci poi non erano) avevano sempre e solo parlato di Caim…quindi
il fatto che lo avesse accettato al suo fianco significava che per lo meno
era degno di stare in sua presenza.
“S-signore…io…ne sono davvero onorato…non potevo sperare in dono più
grande.” disse infine Mallen con occhi lucidi di commozione.
“Non
esagerare ora…non è poi una gran cosa…e poi come hai potuto notare non sei
solo…spero non ti scocci…” rispose l’altro fissando Mirai con la coda
dell’occhio.
Mallen in quel momento si voltò verso l’angelo e lo scrutò da capo a piedi
con espressione neutrale, nutrendo una certa soddisfazione nelle sue
restrizioni.
“Che
cosa avete intenzione di fare con lui, mio signore?”
“Mah…penso che qualcosa da fare per lui la possiamo trovare – sorrise in
modo poco raccomandabile – per adesso direi di dimenticarci di lui e
divertirci, in attesa che giunga il momento fatidico.”
Prima
ancora che Mallen potesse chiedere ad Alucard che cosa aveva in mente, si
ritrovò contro il petto del suo padrone, stretto tra due possenti braccia, e
con le labbra racchiuse in quelle dell’altro. Senza esitazione iniziò a
ricambiare il bacio, aggrappandosi alle sue spalle, mentre Mirai voltò il
capo lontano da quella vista…sia perché la cosa lo disgustava sia perché lo
imbarazzava…certe cose lui le aveva fatte solo con Riegalbramas, in oltre si
domandava se quei due avrebbero avuto il coraggio di andare fino in fondo
con lui presente…dalle allusioni che aveva fatto precedentemente Alucard non
credeva proprio che qualcosa lo avrebbe fermato, tanto meno lui.
Poi
uno strano gemito attirò la sua attenzione e nonostante cercasse di
impedirsi di guardare, la curiosità vinse e si voltò.
Davanti a lui Alucard gli dava le spalle ma si poteva anche intravedere
parzialmente la figura di Mallen dall’altra parte…i suoi occhi erano aperti,
spalancati, e non di certo di piacere, quasi di sorpresa…le sue labbra erano
ancora incollate a quelle del suo signore che però, dopo pochi istanti, si
allontanò da lui, permettendo così a Mirai di vedere quello che era
realmente accaduto…pure l’angelo non poteva credere ai suoi occhi.
“P-perché…?” sussurrò Mallen allibito, con una nota di sofferenza nella
voce…nel suo ventre era stato conficcato un pugnale dalla lama lunga, la cui
impugnatura era stretta in una delle mani di Alucard, che lo fissava con un
sorriso di sadico divertimento.
“Semplice…perché la tua vita appartiene a me ed io posso disporne come
meglio credo…oltre a questo ti ho mentito…non ti volevo qui per gongolare,
dovresti sapere che odio gli sfaticati…ti volevo qui perché mi servivi o
meglio mi serviva il tuo sangue…per essere precisi non mi serviva proprio il
tuo ma eri cosi devoto nei miei confronti che non ho saputo resistere alla
tentazione di illuderti ed ucciderti nell’illusione…”
Alucard rise leggermente e poi si sporse verso il suo sottoposto, rigirando
un po’ il coltello in quella ferita mortale strappandogli delle urla di
dolore.
“In
fondo penso tu possa morire sereno, no? Per un po’ di tempo ho realizzato i
tuoi sogni…” detto questo estrasse con una rapidità incredibile il pugnale
dal corpo del giovane demone e con lo stesso fluido movimento gli taglio la
gola. Poco dopo Mallen giacque al suolo privo di vita mentre dai suoi occhi
vacui sgorgavano ancora lacrime cristalline.
Sotto lo sguardo
orrificato di Mirai, Alucard andò a recuperare con tranquillità il calice
nero dall’altare e lo riempì per metà con il sangue che zampillava fuori dal
corpo del ragazzo.
“T-tu…lo hai ucciso…” mormorò l’angelo ancora allibito di fronte ad una
simile crudeltà…per quanto il demone dai capelli rossi fosse un loro nemico
ed avesse compiuto crimini atroci sulla Terra non si meritava di fare quella
fine.
“Beh…mi sembra ovvio, no?” rispose l’altro divertito.
“Ma…ma lui ti amava!! L’ho capito subito anche io che non lo conoscevo!”
“Proprio per questo è stato così divertente ucciderlo.”
“Tu
sei pazzo!”
“Dal
tuo punto di vista forse, dal mio no di certo.” disse allontanandosi dal
cadavere col calice riempito parzialmente di sangue mentre si leccava via da
una mano le tracce di quel liquido scarlatto “E la vuoi sapere una cosa che
sono convinto ti interesserà molto? Il suo sangue era solo una parte
dell’ingrediente…indovina qual è l’altra metà…o meglio di chi è?”
************************************************
L’esercito di Lucifero arrivò ai confini della città morta di Teth Nales una
mezz’ora prima dell’allineamento spirituale. Il re degli inferi non aveva
risparmiato le sue forze per quella battaglia, aveva schierato in campo la
maggior parte dei suoi uomini perché nulla doveva essere lasciato al caso
quel giorno…non contro Alucard.
Quella sarebbe di sicuro diventata la seconda grande guerra della storia dei
demoni.
Gli
scontri si fecero fin da subito duri e cruenti…come c’era da aspettarselo i
loro nemici non erano impreparati al loro arrivo, al contrario, con tutta
probabilità li stavano aspettando da tempo, e soprattutto erano altrettanto
agguerriti. Ma a favore di Lucifero stava il fatto di essere affiancato
dalle truppe celesti guidate da Asarot-sui in persona e dagli altri
generali, tutti mossi da un unico ardente desiderio…quello di liberare al
più presto Mirai dalle grinfie di Alucard.
Nel
cielo sovrastante le rovine della città volteggiavano in complicate movenze
i due draghi del principe dei demoni, presi ad affrontare strane e feroci
creature alate invocate con tutta probabilità da Caim…lo stesso stava
avvenendo a terra, dove uomini combattevano contro uomini o contro belve
assetate di sangue.
Tra
questi uomini stava anche Riegalbramas che come una furia nera si faceva
strada tra le prime file brandendo la sua affilata falce di morte e
travolgendo chiunque si metteva sulla sua strada. Nella sua mente c’era solo
il pensiero…Mirai…doveva salvarlo…doveva salvare il suo angelo…nient’altro
aveva importanza in quel momento, neppure la guerra stessa che stava
combattendo per il bene del suo mondo. Riusciva solo a pensare al suo volto
sorridente che lo fissava con occhi colmi d’amore…ai momenti di pace
trascorsi sulla terra sotto false sembianze ma anche quelli trascorsi solo
qualche giorno addietro nelle sue stanze…come…come si era potuti arrivare a
questo? Come aveva potuto permettere a quell’essere di mettere mano
sull’unica persona che aveva mai amato in modo così totale e travolgente? Se
gli fosse successo qualcosa lui avrebbe perso completamente la
ragione…avrebbe perso l’unica ragione di vivere…doveva assolutamente
trovarlo e salvarlo.
Altri
nemici si fecero avanti nel tentativo di arrestare la sua avanzata ma fu
tutto inutile, nessuno poteva più fermarlo, era un automa che disseminava
cadaveri al suo passaggio. Li colpì e trafisse con la lama della sua falce
per poi proseguire oltre verso la sua metà…in verità non sapeva di preciso
dove si trovassero Alucard e Mirai ma il suo sesto senso gli stava dicendo
di continuare in quella direzione…che era la direzione giusta per
trovarli…ed il suo sesto senso non aveva mai sbagliato.
Alla
fine stanco di essere rallentato in quel modo dai suoi avversarli, fece
comparire sulla sua schiena le sue enormi ali nere e si librò in aria per
avanzare più velocemente…ovviamente gli uomini di Alucard erano tenaci ed
alcuni di essi lo seguirono nel suo stato sospeso, intraprendendo anche lì
dei piccoli combattimenti che videro sempre Riegalbramas come vincitore.
Abbattuto l’ultima nemico, il principe si concesse alcuni attimi per
guardarsi attorno da quella sua posizione privilegiata e controllare la
situazione della battaglia, che sembrava vedere loro in leggero vantaggio
rispetto ad Alucard…quella però non fu l’unica cosa che notò. Una strana
sensazione gli invase il corpo mentre continuava a studiare il paesaggio
sottostante…era una sensazione opprimente che gli appesantiva il petto
mentre un formicolio gli punzecchiava il cervello, quasi ci fosse qualcosa
che istintivamente stava cercando di ricordare…qualcosa che era certo di
sapere.
Sotto
di lui non stavano altro che macerie, i resti di una città che secondo i
libri di storia millenni fa, ancora prima della sua nascita, era stata di
uno splendore e di una prosperità inimmaginabile…tutto ciò prima che una
terribile sciagura si abbattesse su di lei. Il terreno cominciò a spaccarsi
e da esso fuoriuscirono colonne di fumo e zampillanti fiamme rosse,
devastando ogni costruzione e mettendo la popolazione in fugo da quel luogo
che ormai non era più abitabile…alcuni diedero la colpa alla maledizione di
un potente stregone esiliato dalla città, altri a fenomeni di livello
spirituale, per altri rimase semplicemente un mistero.
Riegalbramas non riusciva a cosa ci fosse da ricordare, lui in quel posto
sperduto non c’era mai stato prima di quel momento…però continuò a sforzarsi
di ricordare…e quando il suo sguardo cadde su un edificio in particolare
quella memoria tornò a farsi strada nella sua mente e gli gelò il sangue
nelle vene. Un improvvisò terrore lo assalì al pensiero dell’enorme pericolo
che Mirai stava effettivamente correndo nelle mani di Alucard…era talmente
perso in ciò che aveva appena realizzato che quasi non percepì la presenza
alle sue spalla, fortunatamente si mosse appena in tempo per evitare il
fendente di un’enorme spada.
“Principe…non è da te essere così distratto…” disse la voce profonda di Caim.
Riegalbramas si voltò e lo fissò furioso.
“Ed
io non sapevo che fosse nel tuo stile attaccare un avversario alle spalle…”
ribatté irritato.
“Le
cose cambiano…come le persone…”
“Si,
l’ho notato…in ogni caso vorrei tanto starmene qui a chiacchierare con te ma
purtroppo ho qualcosa di più urgente da fare.” e fece per andarsene ma fu
prontamente bloccato da Caim, che gli si piazzò davanti.
“Posso ben immaginare dove vorresti andare ma non posso permetterlo…prima
dovrai battermi se vorrai andare da lui.” annunciò brandendo la sua spada
con presa decisa.
Riegalbramas ringhiò irritato stringendo però la sua falce nelle mani, ben
sapendo di non potere evitare lo scontro…ma dannazione! Perché gli stavano
facendo perdere tempo quando di tempo lui non ne aveva…tanto meno Mirai.
I due
iniziarono subito a combattere, facendo stridere il metallo contro il
metallo nei loro attacchi e nelle loro parate, si muovevano nell’aria con
una velocità ed una precisione invidiabili…sembravano quasi danzare, ma una
danza carica di morte.
Il
principe ruotò su sé stesso, cercando di imprimere maggiore forza al suo
affondo che Caim però schivò, ripartendo poi con la sua lama per un attacco
in contropiede. Il colpo sferzò dal basso verso l’alto dritto al petto del
ragazzo che riuscì a deviare all’ultimo momento con l’asta della sua falce.
Rimasero immobili alcuni istanti a studiarsi, mentre si giravano attorno
senza agire, e poi si buttarono nuovamente l’uno contro l’altro nel
tentativo di avere la meglio una volta per tutte ma entrambi sembravano
essere troppo abili perché quel combattimento giungesse presto al termine.
Riegalbramas continuava a mandare ogni tanto delle occhiate al tempio che
scorgeva in lontananza, sapeva che Mirai era là dentro ma non poteva
raggiungerlo…e la cosa si rivelava essere tremendamente frustrante.
Provò
a fare uso di un incantesimo di fuoco ma anche quello ebbe pochi risultato
se non qualche bruciacchiatura degli abiti in pelle del suo avversario…alla
fine non resse oltre e si mise ad urlare furioso.
“Dannazione Caim! Perché stai facendo tutto questo!? Perché ti sei schierato
con Alucard e perché avete rapito proprio Mirai!?”
“Non
è tuo da sapere il motivo delle mie azioni.” rispose con assoluta calma “Per
quanto riguarda il tuo compagno penso tu possa ben immaginarlo…per
vendetta…il mio signore odia Lucifero con tutte le sue forze e si vuole
rifare su di lui attraverso la tua sofferenza…ed io odio tuo padre tanto
quanto il mio signore se non di più quindi sono ben felice di aiutarlo in
ogni suoi piano.”
“Perché ce l’hai tanto con lui? Non capisco che ti ha fatto a parte essere
uno stronzo di natura, ma non vedo molte differenza con il tuo caro Alucard.”
chiese ormai al limite dell’esasperazione e disperazione.
“Perché lui ha provato a privarmi di una vendetta che meritavo di portare a
termine…”
Caim
aveva parlato con voce non più calma come il suo solito, bensì piena di una
rabbia silenziosa che sembrava covare dentro di sé da parecchio tempo. Il
generale non perse tempo e scagliò le sue ombre contro Riegalbramas che fu
preso un po’ alla sprovvista da quella sua repentina azione. Riuscì ad
evitare tre dei quattro tentacoli che lo stavano minacciando ma il quarto
riuscì nel suo scopo…lo afferrò alla gola e lo avvolse nelle sue spire,
stringendolo in modo che non si potesse liberare.
Riegalbramas imprecò ed iniziò a dimenarsi in cerca di una via di fuga
mentre Caim si avvicinava a lui minaccioso…c’era una nota di soddisfazione
nei suoi occhi che non preannunciava nulla di buono.
“Ora
sei in mano mia principe…”
“Non
contare che ci resti per molto…” ruggì prima che la stretta sulla sua gola
si fece più insistente e lo fece tacere.
“Non
puoi liberarti delle mie ombre…una volta che si attaccano alla loro preda
non c’è più scampo per quest’ultima…ti stringeranno sempre di più, sempre di
più, fino a quando non ti spezzeranno completamente le ossa del corpo e poi
ti succhieranno via l’anima.”
Il
giovane demone però non aveva intenzione di lasciarsi battere con tanta
facilità, non c’era in gioco solo la sua vita, ma anche quella di Mirai,
doveva salvarlo a tutti i costi. Provò nuovamente ad allentare quelle spire
che si avvolgevano con insistenza attorno al suo corpo quasi fossero vive
come un serpente. Purtroppo nonostante il suo impegno e la sua forza non
riuscì a liberarsi, anzi, più si muoveva più esse si stringevano.
Poi,
improvvisamente, un lampo di luce candida sfrecciò davanti ai loro occhi e
si conficcò dritto nel braccio d’ombra, che alcuni istanti dopo iniziò a
creparsi come fosse ghiaccio fino ad esplodere in una pioggia di cristalli
neri. Riegalbramas aprì le sue ali maltrattate per reggersi in volo mentre
tossiva per riempire nuovamente i polmoni dall’aria che gli era stata
momentaneamente privata mentre lo sguardo di Caim si alzava verso una figura
che li sovrastava da qualche metro più in alto, con le sue candide ali
piumate spiegate al vento. Poco dopo anche il principe lo imitò e si ritrovò
a fissare la maestosa figura di Senjuto, i cui capelli azzurri fluttuavano
sfiorandogli le spalle…nelle sue mani stava un’alabarda dalla complicata
lama argentea.
“Caim…” mormorò con voce calma il secondo generale celeste.
“Senjuto…” fu la risposta altrettanto calma da parte del demone.
I due
si fissarono a lungo e senza mai rompere il contatto dei loro occhi l’angelo
si rivolse al principe.
“Vai
Reigalbramas, a lui penso io…vai e salva Mirai te ne prego…”
A
quelle parole il ragazzo lanciò un ultimo sguardo ai due avversari e poi si
voltò, volando a tutta velocità verso il tempio. Una volta che il principe
se ne fu andato tra i due regnò ancora per qualche momento il silenzio
mentre attorno a loro urla agguerrite ed i vari suoi del combattimento
riempivano l’aria.
“Ne è
passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti Caim…” disse Senjuto
interrompendo per primo il silenzio, abbassandosi allo stesso livello del
demone, che aveva sul volto un’espressione profondamente divertita e
soddisfatta, con una luce bellicosa.
“Molto…troppo direi…ero quasi convinto che dopo tutti questi millenni ti
fossi dimenticato della persona che aveva giurato di ucciderti…pensavo
davvero che avessi troppa paura per farti avanti ed affrontarmi.”
“Non
ho paura di te…non ne ho mai avuta e dovresti saperlo bene…”
“Io
ricordo diversamente…quel giorno scappasti…come un codardo…come il bugiardo
che sei…”
Caim
proferì quelle parole con voce dura e sprezzante, colma di odio e rancore
mal celato…il suo volto era tornato la maschera impassibile di sempre ma i
suoi occhi neri di brace dicevano un’altra storia. Senjuto sussultò a quelle
parole, anche se impercettibilmente, quasi fosse stato colpito fisicamente
da esse e fissò il demone con sguardo cupo.
“Non
è come pensi…”
“E’
esattamente come penso io… - ringhiò serrando la presa sull’elsa della spada
– Sei soltanto un debole che merita la morte…e dovresti essere onorato di
morire per mano della mia lama…”
L’angelo scosse il capo e sospirò.
“Non
c’è proprio possibilità di discuterne con te vero?”
“No…le parole ormai non servono…hai avuto l’occasione per farlo, più di una
ad essere sinceri, e non l’hai colta…ora preparati a combattere ed a
soccombere…questa volta non ti lascerò fuggire!”
Caim
si mise in posizione d’attacco e Senjuto non ebbe altra scelta che fare
altrettanto…ebbe uno scarto di pochi secondi prima che il demone si
scagliasse contro di lui e lo scontro ebbe inizio. Se prima, la battaglia
tra Caim e Riegalbramas si era svolta a grandi livelli, ora sembrava quasi
incredibile che due persone potessero combattere così. Il manipolatore di
ombre era agguerrito come mai lo si era visto per non dire concentrato in
ciò che faceva, a quanto sembrava il suo desiderio di uccidere il generale
celeste era molto forte…ma allo stesso tempo Senjuto non era da meno e
riusciva a tenergli testa egregiamente, ruotando con abilità la sua alabarda
per parare i colpi dell’avversario. Nonostante la sua determinazione a
combattere però l’angelo sembrava essere carente della scintilla assassina
che brillava nello sguardo del demone.
“Cosa
c’è Senjuto…vuoi per caso rendermi più facile il lavoro?” ringhiò Caim
sferrandogli l’ennesimo attacco che l’avversario parò con l’asta della sua
alabarda.
“No…ma per me ucciderti non ha nessuna attrattiva…” rispose con voce calma
fluttuando nell’aria con il suo battito di ali candide.
“Per
me invece ha molta attrattiva…ho aspettato 10.000 anni per averti di nuovo
tra le mie mani…”
A
quelle parole il volto di Senjuto fu attraversato da una strana espressione,
qualcosa che durò solamente pochi istanti, ma fu sufficiente a distrarlo dal
demone e ritardare di pochissimo i suoi movimenti…così l’enorme spada nera
che sfrecciò contro il suo petto fu deviata in ritardo e riuscì a ferire
l’angelo al braccio, che gemette lievemente di dolore.
Non
ebbe però tempo per lasciarsi andare perché Caim iniziò ad attaccarlo
serragliatamente senza dargli tregua, alternandosi tra la spada e la sua
magia. Anche Senjuto riuscì ad infliggergli un paio di ferite superflue che
però il demone sembrò quasi non sentire.
Man
mano che il combattimento proseguiva però la determinazione di Senjuto
cominciò a vacillare, questo per vari motivi che lui non avrebbe mai voluto
ammettere a sé stesso, soprattutto perché pensava di aver rimosso tutto di
quel tempo lontano…ma in realtà sapeva che non aveva mai dimenticato
realmente quello che era successo. Oltre a questo c’era un dubbio che lo
stava assillando.
“Caim…perché stai facendo tutto questo…non è da te un atteggiamento simile…-
parlò ad alta voce per sovrastare i rumori della battaglia in corso attorno
a loro – Non sarà per quello che è successo, vero? Per colpa mia…?”
“Esattamente…ma anche per colpa di quello che ha cercato di fare Lucifero
dopo…”
Altro
colpo, altra parata.
“Di
cosa stai parlando?!”
“Ha
cercato di rimuovere tutto dalla mia memoria…ogni ricordo…voleva togliermi
anche la possibilità di vendicarmi…solo che con me non ha funzionato come
avrebbe dovuto, sono riuscito a riavere i miei ricordi poco tempo dopo…e non
l’ho mai perdonato per questo…come non ho perdonato te per avermi tradito…”
Ora
sul volto del generale celeste si fece chiaramente strada un’espressione
colma di dolore e tristezza.
“Caim
io non…” ma non riuscì a terminare la frase, quella sua notevole esitazione
diede al demone l’occasione che stava aspettando. Scomparve da davanti
l’angelo e ricomparve misteriosamente alle sue spalle, cogliendolo di
sorpresa e racchiudendolo in una morsa ferrea.
“Non
sprecare parole…non credo più a ciò che esce dalla tua bocca…ti farò
soffrire Lija…” gli sussurrò contro l’orecchio, utilizzando quel soprannome
che lui stesso gli aveva dato tanto tempo fa e che a quel tempo era
utilizzato con tanta dolcezza mentre ora era colmo solo di disprezzo. Dopo
di questo ci fu un rumore di ossa rotte…Caim gli aveva spezzato un ala,
prima di lasciarlo andare e farlo precipitare a terra, dove atterrò con un
urlo di dolore.
Il
demone lo raggiunse poco dopo, planando con delicatezza, mentre Senjuto
cercò a fatica di rimettersi in piedi…ma ferito e dolorante com’era non ci
volle molto a Caim per ributtarlo a terra, solo un pugno e finì con la
schiena al suolo. Senjuto fissò con espressione sofferente quello che una
volta era stato il suo compagno e che non aveva mai dimenticato…la sua
alabarda lì accanto era spezzata, probabilmente a causa della caduta…era
completamente inerme di fronte alla figura possente del demone, che gli
piazzò un piede sul petto per immobilizzarlo e la punta della sua spada
sulla gola.
“Siamo giunti alla fine Senjuto…”
“C..aim…”
I due
si guardarono a lungo…l’angelo cercò nello sguardo del demone anche solo una
piccola traccia della persona di cui si era innamorato ma non vi trovò
nulla, solo rancore in quelle profonde iridi nere…l’uomo che amava era morto
e lo aveva ucciso lui, lo sapeva…e la cosa gli spezzava il cuore.
“E’
tempo di dirci addio Lija…”
Con
questo Caim sollevò la sua spada dalla gola dell’angelo e la riabbassò con
l’intento di trafiggerlo nel petto…uno strano luccichio però attirò la sua
attenzione e quando riconobbe l’oggetto i suoi occhi si spalancarono
sorpresi e la sua mano esitò un istante…istante che permise ai riflessi
allenati di Senjuto di afferrare una parte della sua alabarda spezzata e
conficcarla nel petto del demone prima che avvenisse il contrario. L’asta lo
trafisse da parte a parte.
Senjuto aveva agitò per istinto più che per volontà propria e quando si rese
conto di quello che aveva fatto ne rimase agghiacciato. Vide l’espressione
sorpresa di Caim mentre quest’ultimo lasciava andare la spada ormai troppo
pensante per lui…poi si accasciò lentamente tra le braccia del suo
avversario che lo prese al volo.
“C-Caim…” lo chiamò con voce tremante.
Dal
demone fuoriuscì solamente una lieve e sofferente risata.
“Non
lo a-avevo calcola..to…non p-pensavo lo avessi a-ancora con…te…”
Ciò
di cui stava parlando e l’oggetto che lo aveva fatalmente distratto non era
altro che un ciondolo in argento opaco, quasi nero, che però riusciva
comunque a brillare a contatto con la luce…sembrava rappresentare un cerchio
formato da due ali, una d’angelo e una di demone, con al centro una gemma
rossa.
“Non
l’ho mai tolto…non potevo farlo neppure sapendo che era inutile portarlo
perché non ti avrei più rivisto…sapevo che avevi distrutto il suo gemello
quel giorno…ma per me era troppo importante.”
“Ciò
non c-cambia la situazione…è…tardi…ho smesso di a-amarti da tempo…ora provo
solo odio… - mormorò mentre una scia di sangue gli colava dalle labbra e la
sua voce andava affievolendosi – non ti ho ucciso ma…almeno…mi sono libera…to
di te in ogni…caso…”
Senjuto osservò lentamente la vita di Caim spegnersi come la fiamma di una
candela mentre dai suoi occhi cominciarono a sgorgare lacrime che non sapeva
di avere.
“Io
invece non smetterò mai di amarti e vivrò per il resto dell’eternità con il
rimorso di quello che ho fatto…o meglio non ho fatto per codardia…”
Riegalbramas intanto aveva raggiunto il tempio nel centro della città,
l’unico edificio che sembrava ancora in condizioni decenti, al contrario di
tutte le macerie che li circondavano. Entrò cautamente nell’atrio e fu
accolto dalla semi oscurità, nessuna torcia era accesa in quella stanza…solo
la luce proveniente dall’esterno e da una porta in lontananza gli permetteva
di farsi un’idea di ciò che lo circondava. Avanzò stando all’erta e
brandendo con presa salda la sua falce, pronto ad affrontare eventuali
aggressori ma quando non ne trovò nessuno fu attraversato da un brivido…non
gli piacevano le cose troppo facili…sapevano sempre di trappola…ed era
impossibile che quel luogo non fosse almeno minimamente sorvegliato.
Arrivò davanti alla porta che lo avrebbe condotto nella sala delle cerimonie
e lì esitò…non vi era alcun rumore proveniente dall’interno…e ciò gli
piaceva ancora meno della nulla presenza delle guardie. Aveva una brutta
sensazione ma si fece coraggio e vi entrò.
La
prima cosa che vide fu l’altare, privo dei talismani che lui non sapeva vi
fossero stati riposti prima…poi vide a terra, in una pozza di sangue, il
corpo di un demone che anche lui riconobbe come il loro aggressore sulla
terra…e con un peso opprimente sul cuore e la gola secca si voltò verso
sinistra, sperando di non trovare quello che temeva…e forse una piccola
parte di lui già sapeva.
Davanti a lui si presentò il suo incubo divenuto realtà.
Mirai
era incatenato alla parete proprio come nella sua visiona, ad eccezione
delle ali di cui non c’era traccia…la testa era china ed i lunghi capelli
argentei gli coprivano il volto e buona parte del petto. Gli si avvicinò
esitante e quando fu abbastanza vicino da poterlo toccare posò una mano sul
suo volto, ritraendola poco dopo come se fosse rimasto scottato…era
freddo…il corpo di Mirai era freddo.
La
sua falce cadde a terra dopo essere stata abbandonata senza secondi pensieri
e con entrambe le mani tremanti prese tra di esse il volto del suo amato e
lo sollevò…ritrovandosi rispecchiato in due spente iridi dorate, che lo
fissavano vuote e prive di vita. Più in basso poté scorgere, ora che gli
aveva in qualche modo spostati i capelli, un pugnale conficcatogli dritto
nel cuore.
I
suoi occhi fissarono increduli quella scena che veniva rifiutata con
insistenza dal suo cervello…Mirai era morto…morto…non era riuscito a
salvarlo…aveva fallito…non lo avrebbe più rivisto…
I
suoi occhi si riempirono di lacrime mentre le sue labbra si muovevano
silenziosamente in suppliche…chiedevano a Mirai di svegliarsi…perché non
poteva essere veramente morto…
I
suoi occhi caddero sul braccio su cui ci sarebbe dovuto essere l’Elejita
(*)…ma del simbolo magico non ve n’era traccia.
I
suoi occhi caddero sull’orecchino che stava appeso al suo lobo…l’orecchino,
gemello del suo, che era formato dall’anima sua e di Mirai, dal loro
amore…l’orecchino che adesso non era più di brillante oro bensì opaco come
il bronzo…segno che una delle due parti era venuta a mancare.
I
suoi occhi caddero sulla scia di sangue lasciata sui suoi abiti dalla ferita
nel cuore…
…e la
sua gola ritrovò la voce.
Un
urlo disumano risuonò per la stanza e ben oltre essa mentre la terra iniziò
a tremare.
L’allineamento era finalmente giunto.
Fine
13^ parte
(*)
Per chi non se lo ricorda visto tutto il tempo che è passato, l’Elejita era
il simbolo proprio dei generali celesti e compare nel capitolo 5 e 6. Io lo
avevo immaginato come un simbolo magico che si ‘nutriva’ della vita del suo
padrone quindi ecco spiegato il perché la sua assenza è un’ulteriore prova
per Riegalbramas della morte di Mirai u_u Avrei voluto dare un’importanza
maggiore sia all’Elejita che al Wubala che il nostro principe ha sul petto
ma purtroppo le cose mi si sono evolute in modo che non è stato possibile
farlo^^;;;;
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