I personaggi di questa storia appartengono solo ed esclusivamente a me, sono frutto del mio cervellino contorto quindi non si toccano!!

Bene…..ormai ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia dopo circa due anni che l’ho cominciata (un bel po’ di tempo sul serio^^;;;;;)….spero che fino ad ora vi sia piaciuta e che continuerete a leggerla fino all’ultimo capitolo^__^

 



So far away

parte XIII

di Miyuki

 

“Dannazione!! Possibile che si siano volatilizzati nel nulla!? Non possono non aver lasciato neppure una minima traccia…un indizio…qualcosa su cui basare le nostre ricerche!!”

Riegalbramas era a dir poco furioso, camminava avanti ed indietro per la sala senza meta, come un animale in gabbia. Si sentiva il cuore devastato dall’angoscia e dalla preoccupazione, dalla rabbia indirizzata nei suoi confronti per aver lasciato uscire Mirai da solo dalla sua stanza invece di accompagnarlo…ce l’aveva con il mondo intero perché non conosceva l’ubicazione del nascondiglio di Alucard e non poteva andare in questo modo a salvare il suo angelo. Ma soprattutto odiava il pensiero che Mirai fosse nelle mani di quel folle….non osava immaginare che cosa gli avrebbe potuto fare.

Ringhiò inferocito, sbattendo un pugno contro il muro. Se gli avesse fatto del male….se gli avesse tolto anche solo un capello avrebbe rimpianto di essere nato. Avrebbe fatto a pezzi Alucard ed avrebbe dato in pasto la sua carne alle bestie che sorvegliavano le mura esterne del palazzo.

“Riegalbramas, cerca di calmarti….così non ci aiuti di certo…” disse con voce addolorata Xelenia….la donna non sopportava l’idea di vedere suo figlio in quello stato.

“Madre…non dirmi di calmarmi…hanno rapito Mirai! Lo hanno rapito nel nostro palazzo! Lo hanno rapito davanti ai vostri occhi!!” il suo sguardo cadde pieno di rimprovero su Lucifero “E voi padre…avreste potuto impedirglielo maledizione!! Invece ve ne siete stato con le mani in mano senza intervenire mentre se lo portavano via!!”

Lucifero resse i penetranti occhi viola del figlio senza battere ciglio…se c’era una cosa in cui i due si assomigliavano era la testardaggine e l’eccessivo orgoglio che impediva loro di ammettere i propri errori l’uno verso l’altro.

“Avrei potuto farlo….ma non senza mettere in pericolo la vita del tuo amato…e poi pensi davvero che Alucard fosse così stupido da venire qui senza un minimo di protezione!? Probabilmente aveva su di sé un incantesimo che avrebbe reso vani i miei attacchi…” rispose seccamente l’uomo.

“Ma per la miseria, tu sei il re degli Inferi!!”

“E lui era pur sempre il mio braccio destro quindi non sottovalutarlo troppo!”

“Signori smettiamola per favore! Litigare non cambia la situazione e non riporterò di certo in dietro mio figlio!” disse Asarot-sui con voce ferma ed autoritaria, anche se si poteva notare una nota di stanchezza in essa.

Nessuno dei presenti aveva chiuso occhio quella notte, volendo mettersi il più presto possibile alla ricerca del ragazzo.

Riegalbramas ringhiò un ultima volta verso il padre e poi fissò il sommo generale celeste, per gettarsi in fine a peso morto su una delle sedie presenti attorno al tavolo appositamente collocato al centro della sala del trono.

“Scusatemi….” mormorò.

“Non devi scusarti…siamo tutti preoccupati per lui…” disse l’angelo con un abbozzo di sorriso prima di fissare Lucifero “Siamo sicuri che non ci sia altro da fare?”

“No purtroppo…sono anni che noi cerchiamo di scovare il nascondiglio di Alucard e dei suoi uomini ma senza risultato e non penso che lo troveremo proprio oggi…in oltre dubito fortemente che attuerà il suo misterioso rituale proprio nella sua dimora, avrà senza dubbio scovato un posto più adatto alla cosa…” sospirò “Non ci resta che sperare che la fortuna ruoti a nostro vantaggio per una volta e che una delle nostre pattuglie riesca a trovarli in qualche modo…”

“Capisco…” disse con voce sconsolata Asarot-sui…anche gli altri generali, nonché una buona parte dei suoi uomini, si erano offerti di unirsi ai soldati di Lucifero nelle ricerche…sarebbe stato un evento di cui andare fieri una simile unione di forze tra di loro se solo non fosse avvenuto il tutto in simili tristi circostanze.

“Dannazione!” sbottò di nuovo Riegalbramas, stringendo i pugni e sbattendoli sul tavolo “Odio sentirmi così impotente!! Non manca molto al momento dell’allineamento spirituale e noi siamo qui a parlare, senza far niente e senza niente di consistente in mano….odio questa situazione!!”

Nessuno osò replicare a quelle parole veritiere.

Per parecchio tempo la sala piombò nel silenzio più assoluto mentre le menti dei quattro presenti stavano lavorando a pieni ritmi nella speranza di avere un’illuminazione che avrebbe potuto ribaltare le sorti della situazione. E forse un barlume di idea comparve nella mente del più geniale tra tutti.

Bathim si alzò in piedi dalla sua sedia con uno strano scintillio nel suoi occhi aquilini.

“Forse un modo c’è per sapere dove si trovano Mirai ed Alucard….anche se ci darebbe pochissimo tempo di preavviso…e di certo non ci assicurerebbe sull’eventuale salvezza del ragazzo…”

“Qual è questo modo! Avanti Bathim non farti pregare!” lo incitò nervosamente Riegalbramas….se anche c’era una piccolissima speranza di poterlo trovare prima che gli accadesse qualcosa lui avrebbe dato fondo a tutte le sue energie pur di mettere in pratica quell’idea.

“Beh…pensate a quello che ha detto re Lucifero…Alucard ha bisogno di un posto adatto per svolgere il suo rito…questa era la traccia che ci serviva per trovarlo…” disse come se quelle parole spiegassero l’interezza del suo ragionamento.

“Hai ragione…non può eseguire la cerimonia dove desidera…” disse il sovrano avendo capito alla perfezione la linea di pensiero del suo consigliere “Quindi se ci mettiamo a vagliare le varie possibilità…stando magari attenti ad insoliti picchi di energia dovremmo trovarlo…”

“Esattamente…” confermò Bathim.

“Allora diamoci da fare no!?” disse il principe balzando in piedi.

Finalmente avevano qualcosa di concreto da seguire. Il suo cuore iniziò a battere di quella nuova speranza, speranza che era in conflitto con quel senso d’angoscia che lo attanagliava da quando aveva saputo del rapimento di Mirai….e se da una parte una simile reazione era comprensibile, dall’altra gli stonava…era come se il suo inconscio sapesse qualcosa che a lui sfuggiva…e quello non servì ad altro se non a dargli un’ulteriore certezza. Doveva sbrigarsi a salvarlo oppure…non voleva pensare a quell’eventualità.

 

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Come avevano supposto Lucifero e gli altri, Alucard non si trovava più nella sua fortezza sotterranea nei monti Agathar già da un po’ di tempo. Inizialmente il demone aveva portato Mirai nella sua fortezza ma l’angelo non aveva mai ripreso conoscenza durante la sua breve permanenza in esso. L’incantesimo del sonno che era stato impresso su di lui avrebbe dovuto tenerlo fuori gioco per parecchie ore…e così fu infatti.

Questo diede tempo ad Alucard di organizzare gli ultimi preparativi del suo brillante piano e di schierare tutti i suoi uomini nelle posizioni stabilite senza il problema di un prigioniero scalpitante che meditava la fuga.

Solo quando raggiunsero la loro meta finale, ovvero la città morta di Teth Nales, qualche ora prima dell’allineamento spirituale decise di annullare l’incantesimo e permettere al loro ospite d’onore di aprire gli occhi e rendersi conto della situazione critica in cui si trovava.

I sensi tornarono lentamente nel corpo affaticato di Mirai. La prima sensazione che provò mentre lottava con sé stesso per uscire dall’oblio in cui era sprofondato fu di gelo. Non solo il suo corpo era freddo ma anche la sua anima era invasa da quello stesso freddo pungente, quasi tutto ciò che lo circondava fosse privo di emozioni, fosse un fantasma di quello che era stato in passato…lui poteva percepire tutte quelle cose grazie alla sua natura angelica ed in quel caso ne avrebbe fatto volentieri a meno vista la fatica che stava facendo per non lasciarsi travolgere da quelle sensazioni.

Dopo essere riuscito a risalire quel baratro iniziò lentamente ad aprire gli occhi. Anche quello fu un compito arduo…le sue palpebre erano così pesanti ed anche una volta aperte ci mise un po’ prima di poter mettere a fuoco le immagini di ciò che lo circondava.

La prima cosa che capì era che non si trovava in nessun luogo da lui conosciuto, ne degli Inferi tanto meno del Paradiso…e già questo bastò ad allarmarlo. Oltre tutto non si ricordava nulla di quello che era successo…di come era finito lì…era molto confuso…

Si trovava in una abitazione di pietra diroccata ed evidentemente disabitata da parecchio tempo, c’erano parecchi muri crollati tra cui una parte del soffitto che gli permetteva di fissare il cielo rosso che si stava lentamente scurendo…ok, quello era segno che era ancora negli Inferi.

La seconda cosa che notò era che era incatenato ad uno dei suddetti muri mani e piedi. Un lampo di panico gli attraversò lo sguardo mentre strattonava le catene che lo imprigionavano, constatando che la libertà che i suoi arti avevano era davvero minima. Provò a richiamare a sé i suoi poteri ma essi non gli risposero…probabilmente le manette che gli stringevano la carne erano stregate.

Mirai cercò lentamente di tranquillizzarsi, sapendo che la paura in quel momento, per quanto fondata fosse, non era quello di cui aveva bisogno. Cercò di pensare, di riflettere a come era finito in quel posto…ma soprattutto fatto prigioniero…ed alla fine qualcosa sembrò riaffiorare alla sua mente.

Era appena uscito dalle stanze di Riegalbramas per andare a cercare Imashima e Rashimari quando una guardia lo aveva fermato dicendogli che Lucifero voleva parlargli…ricordò di averlo seguito per i corridoi…ma ad un certo punto si era accorto che quella che stava percorrendo non era la solita strada che conduceva alla sala del trono. Potevano benissimo essercene state altre di strade in un palazzo così grande ma qualcosa non gli tornava…iniziò a fare domande alla guardia, vagamente sulla difensiva…e prima che potesse aprire nuovamente bocca sentì un dolore lancinante alla schiena e poi il buio più totale.

Non gli ci volle molto ora per fare i suoi calcoli ed arrivare all’avvia conclusione.

“Mi sono fatto fregare come uno stupido…” mormorò sconsolato.

“Oh bene…noto con piacere che il nostro piccolo ospite si è svegliato…” disse una voce armoniosa ed inquietante non molto lontana da lui.

Mirai si voltò di scatto nella sua direzione e si trovò davanti alla figura sorridente di Alucard, che avanzava verso di lui con passo felpato.

“E tu chi sei? Cosa ci faccio qui?”

“Io sono colui che sta tirando le fila di questo divertentissimo gioco…e tu hai avuto l’onore di essere scelto come spettatore di questo grande evento che rivoluzionerà le sorti dei tre mondi!”

“Tu sei Alucard…” disse Mirai sgranando gli occhi quando la verità di quelle parole lo colpì.

Il demone sorrise gelidamente.

“Vedo che la mia fama mi precede.”

“Che cosa vuoi da me?” chiese allarmato…ora aveva decisamente un buon motivo per iniziare a preoccuparsi seriamente della sua posizione.

“Te l’ho appena detto no? Sei il mio ospite d’onore…oltre a questo voglio vendetta contro coloro che odio…e tu essendo l’amante del caro principe mi aiuterai…” i suoi occhi verdi brillavano di una cupa e sinistra luce “Non vedo l’ora di poter assaporare l’espressione sconvolta e disperata sul volto del figlio di Lucifero quando vedrà quello che ti avrò fatto.”

Mirai rabbrividì ma mantenne lo sguardo saldo su quel volto serafico.

“Hai intenzione di uccidermi?”

Alucard rise…e ciò non lo tranquillizzò di certo.

“Chissà…forse si, forse no…” disse avvicinandosi a l’angelo fino a quando non fu che a pochi centimetri da lui. Sollevò una mano per accarezzare la pelle di porcellana del ragazzo e poi una ciocca di capelli argentati…Mirai scostò il capo disgustato dal solo pensiero di farsi toccare da quell’essere. La cosa sembrò divertire enormemente il demone.

“Hai un bel caratterino…mi piace…peccato che per te abbia altro in programma, altrimenti mi sarei divertito un mondo ad umiliarti e domarti…saresti stato un perfetto schiavetto…” la sua mano scese dal volto ad accarezzargli il petto ed i fianchi, facendo rabbrividire quel corpo attraverso il leggero tessuto degli abiti “E scommetto quello che vuoi che sei ancora intoccato…”

Mirai arrossì a quelle parole ma si rifiutò cocciutamente di incrociare lo sguardo del demone, che emise un'altra risata a quella reazione.

“Davvero un peccato…ora però penso sia arrivato il momento di iniziare la preparazione del rituale.”

Con questo Alucard si allontanò da Mirai, che si fece subito attento, e si diresse verso il centro della stanza dove stava un tavolo in pietra con sopra dipinti con una strana sostanza simboli e rune antiche…sembrava un altare

“Mio caro generale…tu sarai il primo a scoprire il segreto del mio rituale…rituale che mi conferirà il potere assoluto…Caim!”

Pochi istanti dopo il generale fece la sua comparsa nella stanza, reggendo in mano un vassoio in argento con sopra gli otto talismani ed un calice in pietra nera. Alucard gli si avvicinò sinuosamente e prese tra le mani una delle sfere, Marduk, la dimenticanza e l’oblio.

“Non sono meravigliosi? Tutti riuniti sono un vero spettacolo…” mormorò più a sé stesso che ai presenti.

“Non ce la farai a rompere il sigillo…te ne manca ancora uno per averli completi…” disse Mirai tirando fuori la voce di forza dalla sua gola.

“Sciocco ragazzino…pensi davvero che abbia bisogno di averli tutti e nove per portare a termine il mio piano? Certo, mi farebbe comodo avere anche quello nelle mani di Lucifero…ma otto bastano ed avanzano per conferirmi un potere che tu non puoi neppure immaginare.” poi tornò a rivolgersi a Caim “Vogliamo cominciare?”

“Certamente.”

Così Alucard si voltò con il talismano in mano e si diresse verso l’altare, seguito dal suo fedelissimo generale. Una volta davanti al tavolo in pietra studiò il suo precedente lavoro di scrittura con soddisfazione poi fissò la sfera nera che teneva in mano e la andò a posizionare in un punto preciso di quelle misteriose iscrizioni. Una volta fatto ciò vi posò sopra una mano e si concentrò, i suoi occhi smeraldini brillarono come quelli di un gatto mentre una potente magia affiorava in lui.

“Anai sirà hodona Marduk gyamkila”

A quelle parole il talismano prese a brillare di una luce pulsante ed Alucard sorrise come una bestia feroce che aveva appena catturato la sua preda. Poi si voltò nuovamente verso Caim e prese una seconda sfera: Nosferatu, il dolore…la posizionò come la sua compagna sul tavolo, solo in un punto diverso, e pronunciò lo stesso incantesimo di prima.

“Anai sirà hodona Nosferatu gyamkila” ed anch’essa prese a pulsare.

Fece lo stesso cerimoniale anche per gli altri 6 talismani fino a quando non furono tutti quanti posizionati alla perfezione sull’altare, al centro del quale era stato situato il calice nero. Poi Alucard si allontanò di qualche passo per ammirare il suo operato, la soddisfazione era limpida sul suo volto.

“Magnifico…davvero magnifico…tutto è quasi pronto ormai…mancano solo un paio di cosette…” disse voltandosi poi verso Caim “Quanto manca all’allineamento?”

“Meno di un ora mio signore”

“Molto bene…siamo in perfetto orario…torna pure alla tua postazione e disponi gli uomini come sai…conoscendo Lucifero non perderà l’occasione di rovinare i miei piani fino all’ultimo…e manda dentro Mallen…” concluse accarezzandogli il volto con una mano.

“Ai vostri ordini” rispose con uno strano luccichio negli occhi.

Con questo Caim fece un composto inchino ed uscì dalla stanza.

“Beh…che te ne pare fin’ora mio piccolo generale?” chiese il demone in direzione di Mirai, che fino a quel momento non si era perso un solo gesto o una sola parola che erano state fatte o pronunciate.

Sentendo parlare di un possibile attacco degli uomini di Lucifero il suo cuore aveva gioito…il re degli Inferi non si sarebbe mai arreso così facilmente e neppure Riegalbramas, avrebbe dovuto saperlo…era probabile che stessero muovendo mari e monti in quel momento per trovare la loro posizione…si, era sicuro che sarebbero arrivati presto a fermare i progetti di questo pazzo ed a salvarlo.

“Secondo me è una grossa pagliacciata…” disse l’angelo fissando Alucard con sguardo severo.

“Ah si?” chiese l’altro divertito.

“Si…non riuscirai mai ad avere il potere che desideri…”

Alucard rise nello stesso istante in cui Mallen entrò nella stanza.

“Staremo a vedere…- poi voltandosi verso il demone dai capelli rossi – oh Mallen…sei già arrivato.”

“Si mio signore…Caim mi ha detto che desideravate vedermi…” disse il ragazzo inginocchiandosi al suo cospetto.

“Oh…su via…non siamo così formali!” sorrise con quel suo fare ambiguo “Alzati ed avvicinati mio caro…”

Mallen fece come gli era stato ordinato e si avvicinò al suo signore…entrando nel campo visivo di Mirai che lo riconobbe subito come il demone che li aveva assaliti sulla terra. Un’ondata di rabbia lo assalì ripensando all’evento non molto lontano e a tutte le vittime innocenti che le sue azioni avevano causato.

“Avevate bisogno di me signore?”

“Beh…si e no…in realtà ti volevo qui con me…sei stato molto bravo ultimamente, per non dire utile…quindi ho pensato di farti assistere al grande evento in prima persona come ricompensa…tanto penso che Caim sia in grado di fare da solo per un po’…non credi?” rispose con quel suo ambiguo sorriso.

Il demone dai capelli rossi fissò Alucard con espressione assolutamente incredula…il suo signore lo voleva con sé, al suo fianco, nel momento più importante della sua vita immortale?…non sapeva davvero cosa dire. Sentì il suo cuore riempirsi di gioia ed orgoglio perché era riuscito ad attirare l’attenzione, seppur fugace, del sommo demone.

Era il suo sogno più grande e nascosto che si era trasformato in realtà…non poteva davvero crederci…già quando Alucard lo aveva accolto nel suo letto non molte sere prima, pur a conoscenza del fatto che per lui fosse solo un passatempo, lui ne era stato felice oltre ogni limite…questo perché il demone dai capelli verdi non permetteva a chiunque di avvicinarsi a lui, le voci (che tanto voci poi non erano) avevano sempre e solo parlato di Caim…quindi il fatto che lo avesse accettato al suo fianco significava che per lo meno era degno di stare in sua presenza.

“S-signore…io…ne sono davvero onorato…non potevo sperare in dono più grande.” disse infine Mallen con occhi lucidi di commozione.

“Non esagerare ora…non è poi una gran cosa…e poi come hai potuto notare non sei solo…spero non ti scocci…” rispose l’altro fissando Mirai con la coda dell’occhio.

Mallen in quel momento si voltò verso l’angelo e lo scrutò da capo a piedi con espressione neutrale, nutrendo una certa soddisfazione nelle sue restrizioni.

“Che cosa avete intenzione di fare con lui, mio signore?”

“Mah…penso che qualcosa da fare per lui la possiamo trovare – sorrise in modo poco raccomandabile – per adesso direi di dimenticarci di lui e divertirci, in attesa che giunga il momento fatidico.”

Prima ancora che Mallen potesse chiedere ad Alucard che cosa aveva in mente, si ritrovò contro il petto del suo padrone, stretto tra due possenti braccia, e con le labbra racchiuse in quelle dell’altro. Senza esitazione iniziò a ricambiare il bacio, aggrappandosi alle sue spalle, mentre Mirai voltò il capo lontano da quella vista…sia perché la cosa lo disgustava sia perché lo imbarazzava…certe cose lui le aveva fatte solo con Riegalbramas, in oltre si domandava se quei due avrebbero avuto il coraggio di andare fino in fondo con lui presente…dalle allusioni che aveva fatto precedentemente Alucard non credeva proprio che qualcosa lo avrebbe fermato, tanto meno lui.

Poi uno strano gemito attirò la sua attenzione e nonostante cercasse di impedirsi di guardare, la curiosità vinse e si voltò.

Davanti a lui Alucard gli dava le spalle ma si poteva anche intravedere parzialmente la figura di Mallen dall’altra parte…i suoi occhi erano aperti, spalancati, e non di certo di piacere, quasi di sorpresa…le sue labbra erano ancora incollate a quelle del suo signore che però, dopo pochi istanti, si allontanò da lui, permettendo così a Mirai di vedere quello che era realmente accaduto…pure l’angelo non poteva credere ai suoi occhi.

“P-perché…?” sussurrò Mallen allibito, con una nota di sofferenza nella voce…nel suo ventre era stato conficcato un pugnale dalla lama lunga, la cui impugnatura era stretta in una delle mani di Alucard, che lo fissava con un sorriso di sadico divertimento.

“Semplice…perché la tua vita appartiene a me ed io posso disporne come meglio credo…oltre a questo ti ho mentito…non ti volevo qui per gongolare, dovresti sapere che odio gli sfaticati…ti volevo qui perché mi servivi o meglio mi serviva il tuo sangue…per essere precisi non mi serviva proprio il tuo ma eri cosi devoto nei miei confronti che non ho saputo resistere alla tentazione di illuderti ed ucciderti nell’illusione…”

Alucard rise leggermente e poi si sporse verso il suo sottoposto, rigirando un po’ il coltello in quella ferita mortale strappandogli delle urla di dolore.

“In fondo penso tu possa morire sereno, no? Per un po’ di tempo ho realizzato i tuoi sogni…” detto questo estrasse con una rapidità incredibile il pugnale dal corpo del giovane demone e con lo stesso fluido movimento gli taglio la gola. Poco dopo Mallen giacque al suolo privo di vita mentre dai suoi occhi vacui sgorgavano ancora lacrime cristalline.

Sotto lo sguardo orrificato di Mirai, Alucard andò a recuperare con tranquillità il calice nero dall’altare e lo riempì per metà con il sangue che zampillava fuori dal corpo del ragazzo.

“T-tu…lo hai ucciso…” mormorò l’angelo ancora allibito di fronte ad una simile crudeltà…per quanto il demone dai capelli rossi fosse un loro nemico ed avesse compiuto crimini atroci sulla Terra non si meritava di fare quella fine.

“Beh…mi sembra ovvio, no?” rispose l’altro divertito.

“Ma…ma lui ti amava!! L’ho capito subito anche io che non lo conoscevo!”

“Proprio per questo è stato così divertente ucciderlo.”

“Tu sei pazzo!”

“Dal tuo punto di vista forse, dal mio no di certo.” disse allontanandosi dal cadavere col calice riempito parzialmente di sangue mentre si leccava via da una mano le tracce di quel liquido scarlatto “E la vuoi sapere una cosa che sono convinto ti interesserà molto? Il suo sangue era solo una parte dell’ingrediente…indovina qual è l’altra metà…o meglio di chi è?”

 

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L’esercito di Lucifero arrivò ai confini della città morta di Teth Nales una mezz’ora prima dell’allineamento spirituale. Il re degli inferi non aveva risparmiato le sue forze per quella battaglia, aveva schierato in campo la maggior parte dei suoi uomini perché nulla doveva essere lasciato al caso quel giorno…non contro Alucard.

Quella sarebbe di sicuro diventata la seconda grande guerra della storia dei demoni.

Gli scontri si fecero fin da subito duri e cruenti…come c’era da aspettarselo i loro nemici non erano impreparati al loro arrivo, al contrario, con tutta probabilità li stavano aspettando da tempo, e soprattutto erano altrettanto agguerriti. Ma a favore di Lucifero stava il fatto di essere affiancato dalle truppe celesti guidate da Asarot-sui in persona e dagli altri generali, tutti mossi da un unico ardente desiderio…quello di liberare al più presto Mirai dalle grinfie di Alucard.

Nel cielo sovrastante le rovine della città volteggiavano in complicate movenze i due draghi del principe dei demoni, presi ad affrontare strane e feroci creature alate invocate con tutta probabilità da Caim…lo stesso stava avvenendo a terra, dove uomini combattevano contro uomini o contro belve assetate di sangue.

Tra questi uomini stava anche Riegalbramas che come una furia nera si faceva strada tra le prime file brandendo la sua affilata falce di morte e travolgendo chiunque si metteva sulla sua strada. Nella sua mente c’era solo il pensiero…Mirai…doveva salvarlo…doveva salvare il suo angelo…nient’altro aveva importanza in quel momento, neppure la guerra stessa che stava combattendo per il bene del suo mondo. Riusciva solo a pensare al suo volto sorridente che lo fissava con occhi colmi d’amore…ai momenti di pace trascorsi sulla terra sotto false sembianze ma anche quelli trascorsi solo qualche giorno addietro nelle sue stanze…come…come si era potuti arrivare a questo? Come aveva potuto permettere a quell’essere di mettere mano sull’unica persona che aveva mai amato in modo così totale e travolgente? Se gli fosse successo qualcosa lui avrebbe perso completamente la ragione…avrebbe perso l’unica ragione di vivere…doveva assolutamente trovarlo e salvarlo.

Altri nemici si fecero avanti nel tentativo di arrestare la sua avanzata ma fu tutto inutile, nessuno poteva più fermarlo, era un automa che disseminava cadaveri al suo passaggio. Li colpì e trafisse con la lama della sua falce per poi proseguire oltre verso la sua metà…in verità non sapeva di preciso dove si trovassero Alucard e Mirai ma il suo sesto senso gli stava dicendo di continuare in quella direzione…che era la direzione giusta per trovarli…ed il suo sesto senso non aveva mai sbagliato.

Alla fine stanco di essere rallentato in quel modo dai suoi avversarli, fece comparire sulla sua schiena le sue enormi ali nere e si librò in aria per avanzare più velocemente…ovviamente gli uomini di Alucard erano tenaci ed alcuni di essi lo seguirono nel suo stato sospeso, intraprendendo anche lì dei piccoli combattimenti che videro sempre Riegalbramas come vincitore.

Abbattuto l’ultima nemico, il principe si concesse alcuni attimi per guardarsi attorno da quella sua posizione privilegiata e controllare la situazione della battaglia, che sembrava vedere loro in leggero vantaggio rispetto ad Alucard…quella però non fu l’unica cosa che notò. Una strana sensazione gli invase il corpo mentre continuava a studiare il paesaggio sottostante…era una sensazione opprimente che gli appesantiva il petto mentre un formicolio gli punzecchiava il cervello, quasi ci fosse qualcosa che istintivamente stava cercando di ricordare…qualcosa che era certo di sapere.

Sotto di lui non stavano altro che macerie, i resti di una città che secondo i libri di storia millenni fa, ancora prima della sua nascita, era stata di uno splendore e di una prosperità inimmaginabile…tutto ciò prima che una terribile sciagura si abbattesse su di lei. Il terreno cominciò a spaccarsi e da esso fuoriuscirono colonne di fumo e zampillanti fiamme rosse, devastando ogni costruzione e mettendo la popolazione in fugo da quel luogo che ormai non era più abitabile…alcuni diedero la colpa alla maledizione di un potente stregone esiliato dalla città, altri a fenomeni di livello spirituale, per altri rimase semplicemente un mistero.

Riegalbramas non riusciva a cosa ci fosse da ricordare, lui in quel posto sperduto non c’era mai stato prima di quel momento…però continuò a sforzarsi di ricordare…e quando il suo sguardo cadde su un edificio in particolare quella memoria tornò a farsi strada nella sua mente e gli gelò il sangue nelle vene. Un improvvisò terrore lo assalì al pensiero dell’enorme pericolo che Mirai stava effettivamente correndo nelle mani di Alucard…era talmente perso in ciò che aveva appena realizzato che quasi non percepì la presenza alle sue spalla, fortunatamente si mosse appena in tempo per evitare il fendente di un’enorme spada.

“Principe…non è da te essere così distratto…” disse la voce profonda di Caim.

Riegalbramas si voltò e lo fissò furioso.

“Ed io non sapevo che fosse nel tuo stile attaccare un avversario alle spalle…” ribatté irritato.

“Le cose cambiano…come le persone…”

“Si, l’ho notato…in ogni caso vorrei tanto starmene qui a chiacchierare con te ma purtroppo ho qualcosa di più urgente da fare.” e fece per andarsene ma fu prontamente bloccato da Caim, che gli si piazzò davanti.

“Posso ben immaginare dove vorresti andare ma non posso permetterlo…prima dovrai battermi se vorrai andare da lui.” annunciò brandendo la sua spada con presa decisa.

Riegalbramas ringhiò irritato stringendo però la sua falce nelle mani, ben sapendo di non potere evitare lo scontro…ma dannazione! Perché gli stavano facendo perdere tempo quando di tempo lui non ne aveva…tanto meno Mirai.

I due iniziarono subito a combattere, facendo stridere il metallo contro il metallo nei loro attacchi e nelle loro parate, si muovevano nell’aria con una velocità ed una precisione invidiabili…sembravano quasi danzare, ma una danza carica di morte.

Il principe ruotò su sé stesso, cercando di imprimere maggiore forza al suo affondo che Caim però schivò, ripartendo poi con la sua lama per un attacco in contropiede. Il colpo sferzò dal basso verso l’alto dritto al petto del ragazzo che riuscì a deviare all’ultimo momento con l’asta della sua falce.

Rimasero immobili alcuni istanti a studiarsi, mentre si giravano attorno senza agire, e poi si buttarono nuovamente l’uno contro l’altro nel tentativo di avere la meglio una volta per tutte ma entrambi sembravano essere troppo abili perché quel combattimento giungesse presto al termine. Riegalbramas continuava a mandare ogni tanto delle occhiate al tempio che scorgeva in lontananza, sapeva che Mirai era là dentro ma non poteva raggiungerlo…e la cosa si rivelava essere tremendamente frustrante.

Provò a fare uso di un incantesimo di fuoco ma anche quello ebbe pochi risultato se non qualche bruciacchiatura degli abiti in pelle del suo avversario…alla fine non resse oltre e si mise ad urlare furioso.

“Dannazione Caim! Perché stai facendo tutto questo!? Perché ti sei schierato con Alucard e perché avete rapito proprio Mirai!?”

“Non è tuo da sapere il motivo delle mie azioni.” rispose con assoluta calma “Per quanto riguarda il tuo compagno penso tu possa ben immaginarlo…per vendetta…il mio signore odia Lucifero con tutte le sue forze e si vuole rifare su di lui attraverso la tua sofferenza…ed io odio tuo padre tanto quanto il mio signore se non di più quindi sono ben felice di aiutarlo in ogni suoi piano.”

“Perché ce l’hai tanto con lui? Non capisco che ti ha fatto a parte essere uno stronzo di natura, ma non vedo molte differenza con il tuo caro Alucard.” chiese ormai al limite dell’esasperazione e disperazione.

“Perché lui ha provato a privarmi di una vendetta che meritavo di portare a termine…”

Caim aveva parlato con voce non più calma come il suo solito, bensì piena di una rabbia silenziosa che sembrava covare dentro di sé da parecchio tempo. Il generale non perse tempo e scagliò le sue ombre contro Riegalbramas che fu preso un po’ alla sprovvista da quella sua repentina azione. Riuscì ad evitare tre dei quattro tentacoli che lo stavano minacciando ma il quarto riuscì nel suo scopo…lo afferrò alla gola e lo avvolse nelle sue spire, stringendolo in modo che non si potesse liberare.

Riegalbramas imprecò ed iniziò a dimenarsi in cerca di una via di fuga mentre Caim si avvicinava a lui minaccioso…c’era una nota di soddisfazione nei suoi occhi che non preannunciava nulla di buono.

“Ora sei in mano mia principe…”

“Non contare che ci resti per molto…” ruggì prima che la stretta sulla sua gola si fece più insistente e lo fece tacere.

“Non puoi liberarti delle mie ombre…una volta che si attaccano alla loro preda non c’è più scampo per quest’ultima…ti stringeranno sempre di più, sempre di più, fino a quando non ti spezzeranno completamente le ossa del corpo e poi ti succhieranno via l’anima.”

Il giovane demone però non aveva intenzione di lasciarsi battere con tanta facilità, non c’era in gioco solo la sua vita, ma anche quella di Mirai, doveva salvarlo a tutti i costi. Provò nuovamente ad allentare quelle spire che si avvolgevano con insistenza attorno al suo corpo quasi fossero vive come un serpente. Purtroppo nonostante il suo impegno e la sua forza non riuscì a liberarsi, anzi, più si muoveva più esse si stringevano.

Poi, improvvisamente, un lampo di luce candida sfrecciò davanti ai loro occhi e si conficcò dritto nel braccio d’ombra, che alcuni istanti dopo iniziò a creparsi come fosse ghiaccio fino ad esplodere in una pioggia di cristalli neri. Riegalbramas aprì le sue ali maltrattate per reggersi in volo mentre tossiva per riempire nuovamente i polmoni dall’aria che gli era stata momentaneamente privata mentre lo sguardo di Caim si alzava verso una figura che li sovrastava da qualche metro più in alto, con le sue candide ali piumate spiegate al vento. Poco dopo anche il principe lo imitò e si ritrovò a fissare la maestosa figura di Senjuto, i cui capelli azzurri fluttuavano sfiorandogli le spalle…nelle sue mani stava un’alabarda dalla complicata lama argentea.

“Caim…” mormorò con voce calma il secondo generale celeste.

“Senjuto…” fu la risposta altrettanto calma da parte del demone.

I due si fissarono a lungo e senza mai rompere il contatto dei loro occhi l’angelo si rivolse al principe.

“Vai Reigalbramas, a lui penso io…vai e salva Mirai te ne prego…”

A quelle parole il ragazzo lanciò un ultimo sguardo ai due avversari e poi si voltò, volando a tutta velocità verso il tempio. Una volta che il principe se ne fu andato tra i due regnò ancora per qualche momento il silenzio mentre attorno a loro urla agguerrite ed i vari suoi del combattimento riempivano l’aria.

“Ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti Caim…” disse Senjuto interrompendo per primo il silenzio, abbassandosi allo stesso livello del demone, che aveva sul volto un’espressione profondamente divertita e soddisfatta, con una luce bellicosa.

“Molto…troppo direi…ero quasi convinto che dopo tutti questi millenni ti fossi dimenticato della persona che aveva giurato di ucciderti…pensavo davvero che avessi troppa paura per farti avanti ed affrontarmi.”

“Non ho paura di te…non ne ho mai avuta e dovresti saperlo bene…”

“Io ricordo diversamente…quel giorno scappasti…come un codardo…come il bugiardo che sei…”

Caim proferì quelle parole con voce dura e sprezzante, colma di odio e rancore mal celato…il suo volto era tornato la maschera impassibile di sempre ma i suoi occhi neri di brace dicevano un’altra storia. Senjuto sussultò a quelle parole, anche se impercettibilmente, quasi fosse stato colpito fisicamente da esse e fissò il demone con sguardo cupo.

“Non è come pensi…”

“E’ esattamente come penso io… - ringhiò serrando la presa sull’elsa della spada – Sei soltanto un debole che merita la morte…e dovresti essere onorato di morire per mano della mia lama…”

L’angelo scosse il capo e sospirò.

“Non c’è proprio possibilità di discuterne con te vero?”

“No…le parole ormai non servono…hai avuto l’occasione per farlo, più di una ad essere sinceri, e non l’hai colta…ora preparati a combattere ed a soccombere…questa volta non ti lascerò fuggire!”

Caim si mise in posizione d’attacco e Senjuto non ebbe altra scelta che fare altrettanto…ebbe uno scarto di pochi secondi prima che il demone si scagliasse contro di lui e lo scontro ebbe inizio. Se prima, la battaglia tra Caim e Riegalbramas si era svolta a grandi livelli, ora sembrava quasi incredibile che due persone potessero combattere così. Il manipolatore di ombre era agguerrito come mai lo si era visto per non dire concentrato in ciò che faceva, a quanto sembrava il suo desiderio di uccidere il generale celeste era molto forte…ma allo stesso tempo Senjuto non era da meno e riusciva a tenergli testa egregiamente, ruotando con abilità la sua alabarda per parare i colpi dell’avversario. Nonostante la sua determinazione a combattere però l’angelo sembrava essere carente della scintilla assassina che brillava nello sguardo del demone.

“Cosa c’è Senjuto…vuoi per caso rendermi più facile il lavoro?” ringhiò Caim sferrandogli l’ennesimo attacco che l’avversario parò con l’asta della sua alabarda.

“No…ma per me ucciderti non ha nessuna attrattiva…” rispose con voce calma fluttuando nell’aria con il suo battito di ali candide.

“Per me invece ha molta attrattiva…ho aspettato 10.000 anni per averti di nuovo tra le mie mani…”

A quelle parole il volto di Senjuto fu attraversato da una strana espressione, qualcosa che durò solamente pochi istanti, ma fu sufficiente a distrarlo dal demone e ritardare di pochissimo i suoi movimenti…così l’enorme spada nera che sfrecciò contro il suo petto fu deviata in ritardo e riuscì a ferire l’angelo al braccio, che gemette lievemente di dolore.

Non ebbe però tempo per lasciarsi andare perché Caim iniziò ad attaccarlo serragliatamente senza dargli tregua, alternandosi tra la spada e la sua magia. Anche Senjuto riuscì ad infliggergli un paio di ferite superflue che però il demone sembrò quasi non sentire.

Man mano che il combattimento proseguiva però la determinazione di Senjuto cominciò a vacillare, questo per vari motivi che lui non avrebbe mai voluto ammettere a sé stesso, soprattutto perché pensava di aver rimosso tutto di quel tempo lontano…ma in realtà sapeva che non aveva mai dimenticato realmente quello che era successo. Oltre a questo c’era un dubbio che lo stava assillando.

“Caim…perché stai facendo tutto questo…non è da te un atteggiamento simile…- parlò ad alta voce per sovrastare i rumori della battaglia in corso attorno a loro – Non sarà per quello che è successo, vero? Per colpa mia…?”

“Esattamente…ma anche per colpa di quello che ha cercato di fare Lucifero dopo…”

Altro colpo, altra parata.

“Di cosa stai parlando?!”

“Ha cercato di rimuovere tutto dalla mia memoria…ogni ricordo…voleva togliermi anche la possibilità di vendicarmi…solo che con me non ha funzionato come avrebbe dovuto, sono riuscito a riavere i miei ricordi poco tempo dopo…e non l’ho mai perdonato per questo…come non ho perdonato te per avermi tradito…”

Ora sul volto del generale celeste si fece chiaramente strada un’espressione colma di dolore e tristezza.

“Caim io non…” ma non riuscì a terminare la frase, quella sua notevole esitazione diede al demone l’occasione che stava aspettando. Scomparve da davanti l’angelo e ricomparve misteriosamente alle sue spalle, cogliendolo di sorpresa e racchiudendolo in una morsa ferrea.

“Non sprecare parole…non credo più a ciò che esce dalla tua bocca…ti farò soffrire Lija…” gli sussurrò contro l’orecchio, utilizzando quel soprannome che lui stesso gli aveva dato tanto tempo fa e che a quel tempo era utilizzato con tanta dolcezza mentre ora era colmo solo di disprezzo. Dopo di questo ci fu un rumore di ossa rotte…Caim gli aveva spezzato un ala, prima di lasciarlo andare e farlo precipitare a terra, dove atterrò con un urlo di dolore.

Il demone lo raggiunse poco dopo, planando con delicatezza, mentre Senjuto cercò a fatica di rimettersi in piedi…ma ferito e dolorante com’era non ci volle molto a Caim per ributtarlo a terra, solo un pugno e finì con la schiena al suolo. Senjuto fissò con espressione sofferente quello che una volta era stato il suo compagno e che non aveva mai dimenticato…la sua alabarda lì accanto era spezzata, probabilmente a causa della caduta…era completamente inerme di fronte alla figura possente del demone, che gli piazzò un piede sul petto per immobilizzarlo e la punta della sua spada sulla gola.

“Siamo giunti alla fine Senjuto…”

“C..aim…”

I due si guardarono a lungo…l’angelo cercò nello sguardo del demone anche solo una piccola traccia della persona di cui si era innamorato ma non vi trovò nulla, solo rancore in quelle profonde iridi nere…l’uomo che amava era morto e lo aveva ucciso lui, lo sapeva…e la cosa gli spezzava il cuore.

“E’ tempo di dirci addio Lija…”

Con questo Caim sollevò la sua spada dalla gola dell’angelo e la riabbassò con l’intento di trafiggerlo nel petto…uno strano luccichio però attirò la sua attenzione e quando riconobbe l’oggetto i suoi occhi si spalancarono sorpresi e la sua mano esitò un istante…istante che permise ai riflessi allenati di Senjuto di afferrare una parte della sua alabarda spezzata e conficcarla nel petto del demone prima che avvenisse il contrario. L’asta lo trafisse da parte a parte.

Senjuto aveva agitò per istinto più che per volontà propria e quando si rese conto di quello che aveva fatto ne rimase agghiacciato. Vide l’espressione sorpresa di Caim mentre quest’ultimo lasciava andare la spada ormai troppo pensante per lui…poi si accasciò lentamente tra le braccia del suo avversario che lo prese al volo.

“C-Caim…” lo chiamò con voce tremante.

Dal demone fuoriuscì solamente una lieve e sofferente risata.

“Non lo a-avevo calcola..to…non p-pensavo lo avessi a-ancora con…te…”

Ciò di cui stava parlando e l’oggetto che lo aveva fatalmente distratto non era altro che un ciondolo in argento opaco, quasi nero, che però riusciva comunque a brillare a contatto con la luce…sembrava rappresentare un cerchio formato da due ali, una d’angelo e una di demone, con al centro una gemma rossa.

“Non l’ho mai tolto…non potevo farlo neppure sapendo che era inutile portarlo perché non ti avrei più rivisto…sapevo che avevi distrutto il suo gemello quel giorno…ma per me era troppo importante.”

“Ciò non c-cambia la situazione…è…tardi…ho smesso di a-amarti da tempo…ora provo solo odio… - mormorò mentre una scia di sangue gli colava dalle labbra e la sua voce andava affievolendosi – non ti ho ucciso ma…almeno…mi sono libera…to di te in ogni…caso…”

Senjuto osservò lentamente la vita di Caim spegnersi come la fiamma di una candela mentre dai suoi occhi cominciarono a sgorgare lacrime che non sapeva di avere.

“Io invece non smetterò mai di amarti e vivrò per il resto dell’eternità con il rimorso di quello che ho fatto…o meglio non ho fatto per codardia…”

 

Riegalbramas intanto aveva raggiunto il tempio nel centro della città, l’unico edificio che sembrava ancora in condizioni decenti, al contrario di tutte le macerie che li circondavano. Entrò cautamente nell’atrio e fu accolto dalla semi oscurità, nessuna torcia era accesa in quella stanza…solo la luce proveniente dall’esterno e da una porta in lontananza gli permetteva di farsi un’idea di ciò che lo circondava. Avanzò stando all’erta e brandendo con presa salda la sua falce, pronto ad affrontare eventuali aggressori ma quando non ne trovò nessuno fu attraversato da un brivido…non gli piacevano le cose troppo facili…sapevano sempre di trappola…ed era impossibile che quel luogo non fosse almeno minimamente sorvegliato.

Arrivò davanti alla porta che lo avrebbe condotto nella sala delle cerimonie e lì esitò…non vi era alcun rumore proveniente dall’interno…e ciò gli piaceva ancora meno della nulla presenza delle guardie. Aveva una brutta sensazione ma si fece coraggio e vi entrò.

La prima cosa che vide fu l’altare, privo dei talismani che lui non sapeva vi fossero stati riposti prima…poi vide a terra, in una pozza di sangue, il corpo di un demone che anche lui riconobbe come il loro aggressore sulla terra…e con un peso opprimente sul cuore e la gola secca si voltò verso sinistra, sperando di non trovare quello che temeva…e forse una piccola parte di lui già sapeva.

Davanti a lui si presentò il suo incubo divenuto realtà.

Mirai era incatenato alla parete proprio come nella sua visiona, ad eccezione delle ali di cui non c’era traccia…la testa era china ed i lunghi capelli argentei gli coprivano il volto e buona parte del petto. Gli si avvicinò esitante e quando fu abbastanza vicino da poterlo toccare posò una mano sul suo volto, ritraendola poco dopo come se fosse rimasto scottato…era freddo…il corpo di Mirai era freddo.

La sua falce cadde a terra dopo essere stata abbandonata senza secondi pensieri e con entrambe le mani tremanti prese tra di esse il volto del suo amato e lo sollevò…ritrovandosi rispecchiato in due spente iridi dorate, che lo fissavano vuote e prive di vita. Più in basso poté scorgere, ora che gli aveva in qualche modo spostati i capelli, un pugnale conficcatogli dritto nel cuore.

I suoi occhi fissarono increduli quella scena che veniva rifiutata con insistenza dal suo cervello…Mirai era morto…morto…non era riuscito a salvarlo…aveva fallito…non lo avrebbe più rivisto…

I suoi occhi si riempirono di lacrime mentre le sue labbra si muovevano silenziosamente in suppliche…chiedevano a Mirai di svegliarsi…perché non poteva essere veramente morto…

I suoi occhi caddero sul braccio su cui ci sarebbe dovuto essere l’Elejita (*)…ma del simbolo magico non ve n’era traccia.

I suoi occhi caddero sull’orecchino che stava appeso al suo lobo…l’orecchino, gemello del suo, che era formato dall’anima sua e di Mirai, dal loro amore…l’orecchino che adesso non era più di brillante oro bensì opaco come il bronzo…segno che una delle due parti era venuta a mancare.

I suoi occhi caddero sulla scia di sangue lasciata sui suoi abiti dalla ferita nel cuore…

…e la sua gola ritrovò la voce.

Un urlo disumano risuonò per la stanza e ben oltre essa mentre la terra iniziò a tremare.

L’allineamento era finalmente giunto.

 

 

Fine 13^ parte

 

 

(*) Per chi non se lo ricorda visto tutto il tempo che è passato, l’Elejita era il simbolo proprio dei generali celesti e compare nel capitolo 5 e 6. Io lo avevo immaginato come un simbolo magico che si ‘nutriva’ della vita del suo padrone quindi ecco spiegato il perché la sua assenza è un’ulteriore prova per Riegalbramas della morte di Mirai u_u Avrei voluto dare un’importanza maggiore sia all’Elejita che al Wubala che il nostro principe ha sul petto ma purtroppo le cose mi si sono evolute in modo che non è stato possibile farlo^^;;;;




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