I personaggi di questa
storia appartengono solo ed esclusivamente a me, sono frutto del mio
cervellino contorto quindi non si toccano!u_u
Questo capitolo mi è
venuto terribilmente lungo ma secondo lo schema che ho fatto, ci dovevo far
stare un certo tot di scene…spero arriverete vivi alla fine, non voglio
avervi sulla coscienza! Probabilmente il prossimo capitolo compenserà e
verrà più corto….lo spero così scrivo meno io!^^;;;
So far away parte
XII
di Miyuki
Erano passate parecchie
ore da quando Mirai e Riegalbramas erano stati portati di peso alla
fortezza da Lucifero e per tutto questo tempo l’angelo non aveva fatto
altro che vegliare il riposo del suo amato.
Era seduto accanto al
letto e lo fissava attentamente nella speranza di vederlo aprire gli
occhi…ma fino ad allora il demone non aveva dato alcun segno di ripresa. La
cosa positiva era che l’effetto del veleno che circolava nel suo sangue era
stato annullato dalla pozione di Bathim, che aveva fatto prendere al
principe con la forza con l’aiuto di Mirai….ed ora sembrava riposare più
serenamente.
Xelenia aveva anche
mantenuto la sua promessa di fargli avere degli abiti puliti della sua
misura così Mirai, approfittando come suggeritogli del bagno, si era dato
una ripulita ed aveva indossato le nuove vesti. Queste consistevano in un
paio di pantaloni neri ed una lunga casacca viola che gli arrivava alle
ginocchia…non erano decisamente i suoi colori ma si doveva accontentare.
A parte queste due visite
nessun altro era venuto a disturbarli.
Ormai era quasi calata la
notte e Mirai cominciava a sentire sempre di più la stanchezza accumulata
durante lo scontro, però si rifiutava di addormentarsi. Doveva vegliare
Riegalbramas e non si sarebbe dato pace, neppure nel sonno, fino a quando
non si fosse assicurato che stesse realmente bene.
Voleva che si svegliasse.
Voleva che lo guardasse con quei suoi occhi colmi di dolcezza e gli
sorridesse. Voleva sentire la sua voce vellutata.
Si sentiva ancora così
abbattuto per essere stato la causa della ferita del suo compagno, aveva
bisogno di essere rassicurato, voleva sentirsi dire che era tutto passato.
Inconsciamente aumentò la
stretta sulla mano che teneva racchiusa fra le sue e Riegalbramas, quasi
avesse sentito per davvero le suppliche del suo angelo, cominciò lentamente
a riprendere conoscenza. Un gemito di disagio gli fuoriuscì dalle labbra
mentre le palpebre cominciavano a tremare, segno che si stava svegliando.
Mirai fu subito
attento…osservò con speranza ogni suo più piccolo gesto e non si accorse
neppure di stare trattenendo il respiro. Solo quando il demone apri gli
occhi lo lasciò andare in un sospiro di solievo.
Riegalbramas cercò
lentamente di focalizzare le immagine di ciò che lo circondava, che in quel
momento stavano vorticando in modo poco piacevole davanti a lui. Sentiva uno
strano e fastidioso formicolio al petto ed un peso invisibile gli rendeva un
po’ difficile la respirazione. Ma a parte questo ed un gran mal di testa
stava bene.
Quando la vista tornò a
posto riconobbe il soffitto ed i contorni della stanza come quelli della sua
camera da letto. La domanda che gli spuntò giustamente nel cervello era:
come ci era arrivato? Poi percepì la presenza di qualcuno accanto a sé,
allora si voltò ed incontrò per la prima volta dopo la battaglia il viso di
Mirai.
L’angelo gli stava
sorridendo dolcemente mentre gli occhi erano velati da lacrime di gioia nel
vederlo finalmente sveglio.
“Mirai…” sussurrò
Riegalbramas abbozzando lui stesso un sorriso.
“Sono qui….come ti
senti?”
“Stordito, indolenzito e
con un mal di testa atroce….direi che sono in forma…”
“Meno male…temevo che
fosse andato storto qualcosa…” sospirò.
“Ehm….potresti spiegarmi
cos’è successo? Come ci siamo tornati negli Inferi? E soprattutto tu cosa ci
fai qui?”
“E’ stato Lucifero a
portarci qui. Dopo che…che sei stato ferito da quel demone per proteggermi,
è comparso dal nulla e ci ha aiutati…e visto che necessitavi di cure urgenti
ci ha teletrasportati qua alla vostra fortezza…” arrossì leggermente
“Io…beh…ho insistito per venire con te e lui ha acconsentito.”
Riegalbramas aveva
ascoltato quel breve resoconto con espressione incredula. Suo padre…che si
scomodava di persona per andarli ad aiutare?! Questa cosa aveva
dell’incredibile! Se gliel’avesse raccontata qualcun altro che non fosse
Mirai non ci avrebbe mai creduto.
“Assurdo….ed io che
pensavo fosse una grande concessione il fatto che avesse mandato i suoi
uomini ad aiutarvi…ma da qui ad intervenire lui stesso…assurdo…”
“Non solo…- continuò
l’angelo – lui e tua madre hanno anche usato i loro poteri per curarti la
ferita…era piuttosto grave sai…” le ultime parole furono pronunciate in un
sussurro sofferente.
“Ok…da mia madre potevo
anche aspettarmelo…ma da lui….”
“Io non l’ho trovato un
tipo tanto odioso…anzi è stato molto gentile, mi ha pure consolato…certo, lo
ha fatto a modo suo ma secondo me non è la cattiva persona che mi hai
descritto…sono stati tutti molto buoni con me…”
Riegalbramas gli lanciò
un’occhiata sbalordita…convinto che stessero parlando di due persone
differenti, ma decise di lasciare correre per ora. Ora voleva concentrare
tutta la sua attenzione su un’unica persona…al diavolo suo padre che poteva
benissimo aver preso una botta in testa ed essersi rincretinito del tutto.
“Mirai…tu come stai? Non
sei ferito vero? Non te l’ho neppure chiesto…” chiese allungando la mano
libera verso il suo volto per accarezzargli una guancia.
“Io sto bene…ho solo
qualche graffio e qualche ammaccatura…” rispose abbassando lo sguardo, in
modo che i capelli lo oscurassero appena, e mordicchiandosi un labbro.
“Ehi…che hai? Perché mi
fai quel faccino…non mi starai mica nascondendo qualcosa, vero?” e gli
afferrò il mento tra le dita per sollevargli il capo.
Quello che vide gli fece
stringere il cuore. Mirai stava cercando di trattenere le lacrime con
ostinazione ma queste ovviamente non ne volevano sapere di fermarsi…ed ora
stavano correndo liberamente sulla sua pelle candida, lasciandosi alle
spalle sottili scie bagnate.
“Mirai..cosa…”
“Stupido!” singhiozzò
l’angelo interrompendolo e schiaffeggiando la mano che gli immobilizzava il
volto “Non fare mai più una pazzia simile!! Mi hai fatto morire di paura con
la tua bravata!! Credevo…credevo che ti avrei perso….”
Riegalbramas non ci mise
molto a capire che si riferiva al suo spiacevole ‘incidente’. La sua
espressione si addolcì di colpò e con uno strattone ad un braccio attirò a
sé l’altro ragazzo, racchiudendolo poi in un forte abbraccio.
Mirai all’inizio si
irrigidì ma alla fine si lasciò andare e si aggrappò alle spalle del moro
quasi con disperazione. L’altro non esitò un attimo a cullarlo ed
accarezzarlo per dargli tutto il conforto di cui aveva bisogno.
“Scusami per averti fatto
preoccupare, non volevo….ma rifarei in qualsiasi momento quello che ho
fatto. Pretendevi forse che ti lasciassi colpire o peggio uccidere?”
sussurrò baciandolo tra i capelli.
“Si….avrei preferito
essere io al tuo posto…” mormorò con voce spezzata dal pianto, che un po’
alla volta si stava affievolendo.
“Ma tu guarda che
egoista…” sbuffò “E non pensi a come mi sarei sentito io in quel caso? Ho
giurato a me stesso di proteggerti…nessuno ti farà mai del male…ed io di
solito mantengo le promesse.”
L’angelo si allontanò
appena dal compagno per fissarlo in volto con occhi lucidi ed il volto
bagnato di lacrime…poi abbassò lo sguardo sul suo petto perfetto che ora era
attraversato da una lunga cicatrice rossa.
“Ma tutte le volte che
vedrò questa non potrò far altro che sentirmi triste ed in colpa…perché ciò
è successo a causa della mia stupidità…”
“Non dire così…e non
pensarlo nemmeno! Considera questa cicatrice come un segno del mio amore…una
dimostrazione di quanto io tenga a te…perché senza di te non posso vivere.”
sorrise con estrema dolcezza, cancellando con una mano le ultime tracce di
dolore dal suo volto.
“Anche per me è lo
stesso…”
Riegalbramas fece passare
una mano dietro al suo collo, immergendola nei fini e morbidi capelli
argentati, e poi attirò lentamente a sé il volto del suo compagno per poter
così incontrare le sue labbra.
Erano morbide e dolci,
proprio come le ricordava il demone, e subito queste si schiusero per
permettergli di approfondire il contatto. In quel momento tutto era stato
dimenticato…la paura, la tristezza, la ferita, addirittura la guerra che
incombeva sempre di più sulle loro teste…esistevano solo loro.
Riegalbramas fu quasi
grato a tutto questo perché gli aveva permesso di incontrare il suo angelo,
che ora stringeva tra le braccia mentre divorava con passione le sue labbra.
Ne era intossicato…non gli sembrava possibile che fosse passato così poco
tempo dal loro incontro…ed ancora meno dalla loro dichiarazione. Eppure era
in assoluta balia di questa candida creatura…non l’avrebbe mai lasciata
andare.
Pensieri simili stava
facendo Mirai, sdraiato sotto il demone che aveva abilmente ribaltato le
posizioni. Lui stesso si domandava come poteva essersi innamorato a quel
modo di un demone…era una cosa proibita per entrambe le razze la loro
unione, non avrebbe dovuto neanche sfiorargli la mente un simile
pensiero…eppure non riusciva ad immaginare un'altra persona al di fuori di
Riegalbramas con cui trascorrere il resto dell’eternità. Era come se il loro
incontro fosse stato voluto dal destino….magari era proprio così, chissà….in
ogni caso era stato fortunato ad incontrare una persona meravigliosa come
Riegalbramas.
Mirai si strinse al suo
compagno con forza, allacciando le proprie braccia attorno al suo collo
mentre le loro bocche si fondevano l’una nell’altra. Le loro lingue
giocavano ed si intrecciavano tra di loro, spinte dal desiderio
irrefrenabile di toccarsi…e proprio travolto da questa sensazione il tocco
delle mani del demone si fece più ardito.
Con languide carezze gli
percorse il petto, i fianchi, le coscie…fino a quando non decise di
intrufolarsi sotto il tessuto della sua casacca. Mirai, colto di sorpresa,
non riuscì a trattenere un gemito che però si perse nel loro bacio.
Riegalbramas decise in
fine di passare dalle sue labbra al suo collo ed incominciò a cospargere la
candida pelle di piccoli morsi mentre la sua mano risaliva lenta ma
inarrestabile verso l’altro, fino a sfiorargli i capezzoli.
L’angelo gemette
aumentando di conseguenza la presa nei corti capelli del demone. La parte
razionale di lui e quella in balia dei sensi erano in conflitto tra di loro.
La prima voleva che smettessero perché Riegalbramas era ancora
convalescente….la seconda non ci pensava lontanamente ad interrompere quel
piacevole trattamento, anzi voleva di più.
Quest’ultima sembrava
avere la meglio ma la parte razionale volle comunque fare un debole
tentativo.
“R-Riegal…bramas….fermati…n-non
possiamo…”
“E perché no?” gli
sussurrò il demone nell’orecchio, gesto che gli provocò un privido di
piacere lungo tutta la spina dorsale.
“Perché….perché tu sei
ferito…..ti devi riposare…”
“Ma questo è un
piacevolissimo metodo per riacquistare le forse…” sorrise “..e poi Mirai, ti
ho desiderato per così tanto tempo…non puoi pretendere che ora che ti ho
tutto per me me ne resti tranquillo. Se però questo è qualcosa che non
desideri, dimmelo e smetterò subito.”
“Oh Riegalbramas….come
puoi pensare che non lo voglia. E’ solo che stavo pensando alla tua
salute….” disse ricambiando il sorriso.
I loro sguardi si
incatenarono l’uno all’altro, il viola sprofondò nel dorato.
“Se le cose stanno così,
smettila di protestare e lasciami fare.” e con questo tornò a gustare il
dolce sapore della bocca del suo angelo.
Mirai, senza più nessuna
obiezzione, si lasciò baciare con passione e trasportare dai sensi. Le mani
del demone, ormai sdraiato completamente su di lui, avevano preso a
sbottonargli la casacca rivelando man mano pezzi di pelle.
Una volta che fu aperta
completamente si alzò dal compagno per poter ammirare quel petto perfetto,
prima di abbassarsi a cospargerlo di baci. Prese uno dei suoi capezzoli tra
i denti e cominciò a mordicchiarlo e leccarlo, strappando così un gemito
all’angelo che si inarcò contro di lui e…
“Braaammmyyyy!!! Come
stai? Stai bene? Non mi morire ti pre…e…go..….ehm….”
I due erano così presi
l’uno dall’altro che non si erano accorti dell’arrivo del giovane demone,
fino a quando questo non si era precipitato nella stanza urlando e sbattendo
la porta. Ovviamente ciò che Adaman vide non era propriamente quello che si
aspettava di trovare.
“Oh….beh….se hai
l’energia per fare il maniaco vuol dire che non sei messo tanto male…”
osservò tranquillamente il ragazzo.
Riegalbramas e Mirai
erano rimasti gelati sul posto e lo fissavano in un misto di enorme sorpresa
ed imbarazzo. Il primo a sbloccarsi fu l’angelo, che si rannicchiò contro il
compagno cercando di nascondere la propria vergogna. Poi fu il turno del
principe, che lanciò uno sguardo gelido e tagliente verso il cugino, il
quale indietreggiò istintivamente di un passo.
“Adaman….giuro che questa
volta ti ammazzo. Ti farò rimpiangere talmente tanto di essere entrato in
questa stanza, che i tuoi capelli diventeranno completamente grigi…come
quelle ciocche assurde che ti ritrovi già di natura.”
“Ma…ma..ma io che ne
sapevo??Sono appena tornato dal Paradiso dopo essermi fatto un culo assurdo
a combattere…e vengo a sapere che sei stato ferito gravemente….scusami tanto
se mi sono preoccupato per te!!”
“D’accordo….ma quante
volte ti ho detto di bussare!?!”
“Si…però…ecco…” balbettò.
“Mhhh…che succede?”
“Chi è che fa tutto
questo baccano?”
Due testoline ai piedi
del letto si alzarono e si guardarono attorno con espressione persa ed
intontita. L’irritazione di Riegalbramas crebbe a dismisura, sapendo che col
risveglio di Ima e Rashi quel poco di pace che c’era sarebbe finita del
tutto.
“Io faccio una strage….la
faccio sul serio…” brobottò esasperato.
“Su dai, non
importa….sarà per la prossima volta…” sussurrò Mirai fissandolo in volto,
ancora imbarazzato per l’accaduto ma sorridente.
“Mi dispiace…”
“Sshh…non importa…sul
serio..” e per bloccare qualsiasi altra scusa gli scoccò un bacio sulle
labbra.
Riegalbramas si lasciò
tranquillizzare da quel tocco per alcuni istanti, poi si separarono e
sorrise. Come avrebbe mai potuto vivere senza quella creatura…
“Ehm…se sono di troppo
posso sempre andarmene…” disse Adaman con voce incerta.
“Ed a quale scopo?”
sbuffò il cugino “Ormai ci hai disturbati….tanto vale che resti.” e con
questo rotolò via da Mirai per tornare ad appoggiarsi allo schienale del
letto. Mirai si tirò su a sedere ed incominciò a riabbottonarsi la casacca,
con il viso ancora un po’ arrossato.
“Padroncino! Te ne stavi
approfittando mentre eravamo addormentati!!”
“Non è giusto! Sei
cattivo! Non ci dici neppure che è venuto Mirai a trovarti!”
“Oh state zitti!” ordinò
con voce stanca ai due draghetti piagnucoloni, che svolazzavano allegri
sopra le loro teste “Adaman, vieni qui…non restartene lì impalato.”
Il cugino si avvicinò
lentamente al letto con la tipica espressione da cane bastonato. Le ciocche
argentate brillavano sotto la luce artificiale della stanza e risaltavano
sulla restante massa nera. Riegalbramas scosse la testa esasperato….ed un
pochetto in colpa per essersela presa a quel modo con lui, anche se aveva
tutte le ragioni per farlo.
“Adaman…non fare quel
faccino…non sono più arrabbiato ma la prossima volta bussa ok? Altrimenti
potrei davvero portare a termine le mie minacce.”
“D’accordo….scusa…”
“Ora permetti che ti
presenti una persona….questo è Mirai, uno dei Cinque Generali Celesti e la
persona di cui sono innamorato….Mirai, questo invece è mio cugino Adaman…”
“Avevo immaginato fosse
lui, è proprio come me lo avevi descritto…tanto piacere…” disse tornando ad
assumere il suo atteggiamento gioviale.
“Il piacere è tutto mio.”
rispose l’angelo con un sorriso cordiale.
“Senti…hai detto di
essere appena tornato dal Paradiso…come sono andate le cose lassù?” chiese
Riegalbramas.
“Siamo riusciti a
ricacciare in dietro le truppe di Alucard. Ci sono state vittime sia tra le
nostre file sia tra quelle degli angeli ma meno di quello che pensavamo…il
Palazzo Eterno ha subito qualche danno ma niente che non può essere
sistemato in fretta…ma ormai il danno maggiore è stato fatto.”
“Già…i talismani….non
siamo riusciti ad impedire che li portassero via…” mormorò afflitto Mirai.
“Abbiamo fatto tutto il
possibile, non ci pensare.” cercò di rincuorarlo il compagno che poi tornò a
fissare il cugino “E’ successo altro?”
“Beh…io, Abigor e Sarjel
siamo stati mandati da Lucifero a parlare con i Generali ed abbiamo riferito
loro ogni cosa. Hanno accettato di firmare un accordo di pace e
collaborazione con noi fino a quando la minaccia di Alucard non sarà
passata…poi si deciderà se rinnovarlo o meno.”
“Non mi stai prendendo in
giro vero?”
“Figurati se scherzerei
su un avvenimento simile! In oltre ho incontrato tuo padre – riferendosi a
Mirai – ha dato non poco di testa quando ha saputo della tua scomparsa da un
Varaha…credo si chiamasse Witmay…in ogni caso ci è mancato un pelo che
svenisse quando gli ha riferito che sei sceso qui negli Inferi di tua volotà
per stare accanto al quipresente Principe, di cui sei innamorato…”
“Oh…riesco ad immaginare
benissimo la sua reazione…” disse sospirando e passandosi una mano tra i
lunghi capelli argentati.
“Poi si è anche
intromesso un altro Generale…un biondino col codino assai irritante che si è
messo a starnazzare frasi senza senso ed imprecazioni varie…mi sono stancato
di ascoltarlo dopo i primi cinque minuti…”
“Questo invece è Temaray….anche
la sua reazione era scontata…”
“Mi ricorda tanto una tua
versione angelica Adaman.” scherzò Riegalbramas.
“Si…molto spiritoso,
davvero…”
“E’ tutto?”
“Si, non c’è
altro….quindi penso che me ne andrò e vi lascerò in pace…in fondo mi sono
accertato che stai bene…”
“Non sarebbe una cattiva
idea. Si è fatto tardi ed io comincio a sentirmi stanco.”
“Vedi! Te lo avevo detto
che dovevi riposare!” disse Mirai con sguardo colmo di rimprovero.
“Ma prima eri decisamente
più interessante tu…e poi non mi sembravi tanto dispiaciuto.” sorrise
maliziosamente.
“Idiota…” mormorò
imbarazzato.
“Oook….lascio voi due
piccioncini da soli….ci vediamo domani!” e con questo Adaman si voltò ed
uscì dalla stanza, lasciando i due ragazzi al loro meritato riposo.
Il giorno dopo Mirai e
Riegalbramas non si svegliarono prima del tardo pomeriggio. Non credevano di
essere così stanchi ma, d’altro canto, la sola vicinanza dell’altro accanto
a sé si era rivelata un ottimo calmante.
Avevano dormito
abbracciati come per tanto tempo avevano desiderato fare. Mirai giaceva con
la testa appoggiata sul petto del demone, i suoi lunghi capelli erano sparsi
ovunque sul materasso e sulle lenzuola. Riegalbramas gli cingeva la vita con
un braccio e lo teneva stretto contro il suo corpo.
Il demone era sveglio già
da alcuni minuti e si stava intrattenendo accarezzando dolcemente l’angelo
ancora beatamente addormentato. Non riusciva a smettere di sorridere. Mirai
aveva un’espressione troppo dolce e tenera nel sonno….gli sembrava quasi un
peccato disturbarlo.
Fortunatamente non
dovette portare a termine quell’ingrato compito perché fu lui stesso a
svegliarsi. Aprì lentamente gli occhi ed incontrò subito quelli del suo
compagno.
Sorrise e gli si accocolò
maggiormente contro. Il demone non aveva smesso un attimo di accarezzarlo,
quasi fosse un gattino.
“Buon giorno…”
“Buon pomeriggio vorrai
dire…”
“Abbiamo fatto così
tardi?”
“Sembrerebbe di si.”
“C’è qualcosa che vuoi
fare oggi?”
“In teoria si….vorrei
andare da mio padre. Abbiamo parecchie cose di cui parlare io e lui…e poi la
situazione non si è ancora calmata…devo essere aggiornato.”
“Sei sicuro di non
stancarti troppo in questo modo?” chiese Mirai un po’ preoccupato.
“Tranquillo…tutto questo
riposo mi ha rimesso in forma! Non sono poi così fragile!” e gli scoccò un
bacio sulle labbra “E poi ci sarai tu al mio fianco ad aiutarmi no?”
“Puoi contarci!” sorrise.
“Benissimo….per quanto mi
dispiaccia credo che sia tempo di alzarsi.”
Così i due uscirono di
malavoglia dal letto e cominciarono a prepararsi per affrontare mezza corte
demoniaca che con tutta probabilità era raccolta nella sala del trono. Mirai
riuscì a recuperare una spazzola con la quale sistemare il garbuglio di
capelli che si ritrovava in testa, decidendo alla fine di raccoglierli in
una treccia che gli arrivava al fondo schiena.
Riegalbramas intanto si
era diretto in bagno a rinfrescarsi e ad indossare abiti decenti, visto che
quelli del giorno precedente erano andati praticamente distrutti.
Quando entrambi furono
pronti uscirono dalla stanza e si incamminarono per i corridoi. Un piacevole
silenzio li avvolgeva. Erano tranquilli e rilassati…ed erano pronti ad
affrontare qualsiasi protesta sul loro rapporto. Nessuno li avrebbe
separati…e fortunatamente le persone che contavano per loro, come Xelenia,
Adaman…e forse addirittura Lucifero, erano dalla loro parte.
Il silenzio fu però
interrottò dall’arrivo turbinante di Imashima e Rashimari.
“Padroncino!! Mirai!
Finalmente vi siete alzati!”
“Stavamo giusto venendo a
chiamarvi!!”
“I Generali Celesti sono
arrivati da un pezzo e stanno già parlando con i Padroni!”
“E’ stato il Padrone a
mandarci! Pensava che voleste assistere anche voi alla discussione!”
“Però prima eravate così
carini addormentati che non volevamo svegliarvi!”
“Ma adesso, vista l’ora,
ci sembrava il caso di farlo!”
I due ci mesero alcuni
istanti a registrare la raffica di parole che erano state pronunciate dai
due draghetti.
“Mio padre e gli altri
sono QUI?” chiese Mirai incredulo…quella era davvero una notiziona.
“Si esatto!” rispose Ima
“Sono venuti a discutere del contratto e della strategia adatta per
affrontare il nemico!”
“Allora ci conviene
sbrigarci a raggiungerli. Non vorrei farli attendere oltre.” disse
Riegalbramas e Mirai fu d’accordo con lui.
Ripresero a camminare per
i corridoi, seguiti dai due draghetti, e nel giro di qualche minuto
arrivarono di fronte all’enorme portone della sala del trono. Senza un
attimo di esitazione la spalancarono ed entrarono, facendo voltare le teste
di tutti i presenti nella loro direzione.
Sul trono sedevano
Lucifero e Xelenia, accanto a loro stavano Bathim, Abigor ed Aini…altri
generali e lord demoniaci erano seduti ai lati della stanza in ascolto. Di
fronte ai sovrani stavano i quattro Generali Celesti con a seguito sei
serafini.
Quando Asarot-sui vide il
figlio, gli corse subito in contro con espressione raggiante e lo racchiuse
in un forte abbraccio.
“Miraiii!! Figliolo!!
Come stai? Stai bene? Non sei ferito? Ti hanno trattato bene? Cosa ti è
saltato in testa di farmi preoccupare così!?”
Il ragazzo tentò in vari
modi di uscire dalla presa stritolante del padre e dopo vari tentativi ci
riuscì, riuscendo finalmente a respirare.
“Sto bene padre.” rispose
sorridendo “Nessuno mi ha fatto del male anzi, sono stati tutti gentilissimi
con me. Mi dispiace di averti fatto preoccupare ma…dovevo farlo…non potevo
abbandonare Riegalbramas in quel momento.”
La voce si era andata via
via affievolendo ma lo sguardo negli occhi dell’angelo era saldo e deciso
mentre affrontava il giudizio del genitore. Asarot-sui spostò lo sguardo sul
demone, che fino a quel momento era stato in silenzio accanto a suo figlio.
La sua espressione aveva perso tutta la gentilezza di qualche istante prima
e si era fatta seria e meditabonda.
“Principe, ho saputo da
Witmay tutto quello che hai fatto per noi durante l’attacco al nostro
palazzo…e so anche che hai salvato la vita di Mirai più volte…te ne sono
immensamente riconoscente.”
“Non dovete esserlo. E’
qualcosa che rifarei in qualsiasi momento.” rispose sinceramente, reggendo
lo sguardo indagatore del generale.
“Mi ha anche riferito ciò
che mio figlio le ha raccontato della vostra relazione. Mi stupisco di non
essermene accorto prima, eppure gli indizi c’erano.” i suoi occhi caddero
sugli orecchini gemelli che uno portava all’orecchio e l’altro attorno al
collo.
Riegalbramas rimase in
silenzio in attesa che Asarot-sui emettesse il suo giudizio riguardo alla
loro storia. In ogni caso, se anche fosse stato negativo, non si sarebbero
mai lasciati.
“Tu lo ami?”
“Si” rispose senza un
attimo di esitazione.
“E mi sembra più che
evidente che anche tu lo ricambi…” rivolto a suo figlio.
“Con tutto il mio cuore.”
confermò stringendo la mano del compagno nella sua.
L’uomo lì fissò
intensamente alcuni istanti e poi sorrise.
“Beh figliolo, sembra
proprio che in amore tu abbia mirato in altro eh? Benvenuto in famiglia
Riegalbramas!” e senza dare il tempo al demone di reagire, stritolò pure lui
in uno dei suoi abbracci con l’aggiunta di qualche pacca sulla schiena.
Riegalbramas era
imbarazzato da una simile dimostrazione d’affetto mentre Mirai scoppiò a
ridere, scaricando in questo modo anche tutta la tensione che lo aveva
attanagliato fino a quel momento. Gli sarebbe stato davvero difficile, per
non dire doloroso, dover scegliere tra suo padre ed il suo compagno di
vita….ma non aveva dubbi su chi avrebbe scelto, seppur a malincuore.
“Ma signore!!! Acconsente
a questa unione?? Non può farlo, lui…lui è un demone!! E Mirai non può stare
con un demone!” protestò Temaray a viva voce, avanzando verso il gruppo.
“Temaray, tu non centri
niente in tutto questo. La decisione è loro, chi sei tu per impedire che
siano felici? Dovresti ammirarli invece per la loro determinazione.” disse
Senjuto fissando con sguardo serio e colmo di rimprovero per il loro giovane
compagno.
“Esatto! Dai ascolto a
Senjuto che è sempre il più saggio.” concordò Heliya giocando distrattamente
con la sua lunga coda “E poi piantala di fare l’idiota! Lo sappiamo
benissimo che sei arrabbiato solamente perché Mirai non è venuto a
confidarsi con te!”
“E va bene! D’accordo!
Avete vinto voi!” sbuffò irritato, il tutto per nascondere l’imbarazzo di
essere stato punto sul vivo da quella donna che sembrava saperla troppo
lunga “Ma tu – puntando il dito contro il petto di Riegalbramas – farai
meglio a trattarlo bene altrimenti verrò di persona a prenderti a calci in
culo, capito?”
“Non credo che ti dovrai
scomodare.” rispose il demone divertito mentre Mirai si lanciava tra le
braccia dell’amico con espressione raggiante. Quando l’aveva sentito parlare
aveva temuto di aver perso il suo migliore amico.
“Grazie Temaray.”
“Si si va bene…”
bofonchiò imbarazzato.
“Ehm….scusate se
interrompo questa bella rimpatriata…ma stavamo discutendo di cose importanti
fino ad un attimo fa.” intervenne finalmente Lucifero, riportando tutta
l’attenzione sul luogo e la situazione in cui si trovavano.
“Si, hai ragione
Lucifero. Scusaci.” disse Asarot-sui ritornando al suo posto seguito da
Temaray. Mirai e Riegalbramas si sedettero su due sedie lasciate libere
appositamente per loro.
“Dunque….per voi due che
siete appena arrivati farò il punto della situazione…” disse Lucifero “I
Generali Celesti hanno firmato l’accordo di pace con noi demoni ed hanno
accettato di unirsi a noi per combattere Alucard, visto che ne va della
sopravvivenza di entrambi. In oltre, questa mattina siamo venuti a sapere
che gli uomini di Alucard sono riusciti ad impossessarsi dei tre talismani
dispersi sulla Terra.”
“State scherzando padre,
vero?” chiese Riegalbramas incredulo.
“Purtroppo no.”
“Dannazione….ora ne ha in
mano otto!”
“E le guardie che avevamo
appostato in loro protezione?” chiese Mirai.
“Tutte uccise.” rispose
Asarot-sui.
“Ora al nemico non resta
che impossessarsi dell’ultimo talismano in nostro possesso e potrà eseguire
il rituale per spezzare il sigillo!” continuò il principe.
“Questo è vero….di sicuro
ci attaccheranno per rubarcelo ma non devi preoccuparti di questo, non
riusciranno a prenderlo.” rispose Lucifero con sguardo ardente, quasi
bellicoso.
“Sono d’accordo…il
talismano in mano sua è al sicuro…per quanto forte Alucard non potrà mai
sconfiggere il suo signore.” aggiunse Asarot-sui.
“Che cosa possiamo fare
allora?” chiese Mirai.
“Possiamo solo
aspettare…non sappiamo quale sia il loro rifugio, ne sappiamo quali siano le
sue intenzioni…in teoria non dovrebbe neppure essere in grado di rompere il
sigillo in condizioni normali….deve aver trovato un altro modo per farlo.”
“Cosa intendi dire
padre?”
“Per liberare il potere
dei talismani c’è solo un metodo…che coloro che hanno imposto il sigillo lo
rimuovano. Tua madre è morta durante la Grande Guerra e lo stesso vale per
Mikos, il predecessore di Temaray….quindi restiamo solo noi tre – indicando
sé stesso, Heliya e Senjuto – con la capacità di farlo. L’incantesimo che
abbiamo usato è antico ed oserei dire il più potente che conosciamo….e non
si spezzerebbe neppure se ci dovessero uccidere…quindi, come vedi, Alucard
deve aver trovato un altro metodo.”
“E noi non abbiamo
neppure un piccolo indizio vero?”
“Già.”
“Allora come possiamo
fermarlo se non sappiamo nemmeno un piccolo dettaglio di questa assurda
situazione!?” protestò Riegalbramas.
Nella stanza calò il
silenzio. Nessuno sapeva dare risposta a quella domanda…l’unica cosa che
potevano fare era davvero aspettare, con la certezza di essere attaccati
nell’immediato futuro. Non potevano di certo gettarsi alla cieca in ricerche
che con tutta probabilità non avrebbero dato alcun frutto.
Xelenia lanciò
un’occhiata al marito e Lucifero se ne accorse. Si lasciò sfuggire un
sospiro rassegnato, sapendo benissimo quello che la donna stava per fare.
“Caro, credo che sia
arrivato il momento…”
“Se ne sei certa
procedi…”
“Di cosa state parlando?
E’ arrivato il momento per cosa?” chiese il demone dagli occhi viola,
lanciando uno sguardo perplesso a Mirai.
“La riunione è sospesa.
Uscite tutti!” ordinò il sovrano ai suoi generali e lords “Tranne voi,
restate.” riferendosi a Bathim, Abigor, Aini e Adaman….i Generali Celesti
era sottinteso che rimanessero.
“Cosa può mai essere così
segreto da non poter essere rivelato in pubblico?” chiese Asarot-sui
curioso.
“La rivelazione di un
segreto stesso, un segreto che è restato tale per 9000 anni….solo io, la mia
compagna ed Aini ne siamo a conoscenza.”
I presenti pendevano
dalle sue labbra ma fu Xelenia a continuare.
“E’ difficile parlare
dopo aver taciuto per così tanto tempo…ma è giunto il momento che si sappia
la verità, che tu figlio mio la conosca…”
La donna fissò
Riegalbramas con uno sguardo colmo di dolcezza ma allo stesso tempo di
atroce tristezza. Il ragazzo si sentì gelare, sapendo già con certezza che
quello che sarebbe stato detto, non gli avrebbe fatto piacere.
“Tu hai chiesto come
possiamo fermare Alucard, fermare questa inutile guerra…beh….l’unico che può
farlo se tu….ciò è quello che la profezia ha predetto per te.”
“Profezia?”
“Esattamente….devi sapere
che il giorno della tua nascita Aini ha avuto una visione che non poteva
essere ignorata e riguardava te….e ciò che sta avvenendo in questi giorni.”
Xelenia si voltò verso
Aini, il loro consigliere e stregone, e fece un cenno affermativo col capo.
Il vecchio demone fece qualche passo avanti, mettendosi quasi al centro
della sala, e chiuse gli occhi, incrociando le braccia sul petto. Dopo
alcuni istanti di concentrazione dal dorso delle sue mani partirono dei
raggi luminosi che lo avvolsero come tentacoli, per poi scomparire in una
neve cristallina quando Aini aprì nuovamente gli occhi. Erano completamente
bianchi….e la voce con cui cominciò a parlare non era la sua, bensì roca e
gracchiante…aveva qualcosa di spettrale ma allo stesso tempo di potente e
definitivo.
“ Oscurità e
morte sui tre mondi si abbatteranno
e al dolore e alla sofferenza nessuno avrà
scampo
ma viva ed indomabile la nostra forza rimane
e solo un uomo potrà salvere ciò che ancore ne
rimane.
Il nome di costui sarà Principe Nero
e com’è nel suo destino sarà ricoperto da
un’oscuro velo.
Nato dall’amore, cresciuto nell’odio
la solitudine è sua amica, il rancore suo
compagno,
l’amore e la pace il suo animo troverà
solo nell’abbraccio di chi un cuore puro avrà
da ciò il custode della sacra fiamma la sua
forza trarrà
per sconfiggere il traditore che davanti si
troverà.
Rosso color sangue sarà il suo cammino
e nero come la pece sarà il suo
destino.”
Una volta finito di
recitare la sua premonizione, il vecchio demone rimase immobile e
silenzioso, come una statua, mentre i suoi occhi ciechi era puntati contro
il loro giovane principe.
Tutti i presenti erano
rimasti allibiti. Bathim e Abigor si scambiarono un’occhiata incredula, non
avendo mai saputo che il loro allievo avesse un tale distino da compiere
sulle spalle. Adaman era semplicemente senza parole. Mirai fissava
Riegalbramas con sguardo preoccupato, non sapendo bene come avrebbe reagito
ad una simile rivelazione…lui di sicuro non avrebbe reagito bene.
Riegalbramas invece
fissava i genitori come se non li stesse guardando per davvero…in particolar
modo suo padre.
“Vuoi….vuoi dire che tu
ti sei comportato per tutti questi anni in modo così odioso e sprezzante per
seguire le indicazioni di questa profezia?”
“Esattamente” rispose
Lucifero, con gli occhi fissi sul figlio…occhi rossi che per una volta non
esprimevano rabbia o indifferenza, bensì tristezza e qualcosa che
Riegalbramas si rifiutava con tutte le sue forze di considerare affetto.
“Ma questo è ridicolo!!
Assurdo!!” urlò alzandosi in piedi con espressione furiosa “E poi, se
sapevate già quello che sarebbe successo perché non avete cercato di
impedirlo!? Dannazione….”
“Riegalbramas…tu più di
tutti dovresti sapere che le profezie e le visioni sono tutt’altro che
chiare! Anche con anni di studio ed analisi non saremmo mai riusciti a
‘decifrarla’…..un periodo oscuro come quello descritto poteva rappresentare
qualsiasi cosa, non avremmo potuto prevenire l’attacco di Alucard neppure
volendolo.” spiegò Xelenia “In oltre dovresti sapere anche che non mentono
mai…le tue visioni non si sono mai rivelate false e ciò ti ha permesso di
salvare più volte il tuo amato Mirai….e quelle di Aini nemmeno.”
“Ciò che non capisco è
come abbiate potuto reggere tutta questa pagliacciata fino ad ora!”
“Abbiamo dovuto….non
pensare che per noi sia stato facile, tanto meno per tuo padre che a
dispetto di tutto ti ama moltissimo….ma se noi non ci fossimo comportati in
questo modo tu non saresti diventato la persona che sei ora. Chissà se ti
saresti mai innamorato di una creatura celeste…e chissà se la situazione non
fosse stata peggiore!”
“Beh…mi spiace deludervi
ma adesso non potete pretendere che accetti la cosa senza battere ciglio!!”
e con questo il ragazzo si alzò e si avviò a passo rapido verso l’uscita
della sala…Mirai gli corse dietro qualche istante dopo.
**********************************
Mallen avanzava con passo
deciso verso la grande sala. Avanzava con orgoglio perché sapeva con
certezza che questa volta il suo signore sarebbe stato orgoglioso di lui….e
lui non desiderava altro che ottenere la sua stima e le sue parole di
elogio. Il suo signore Alucard era tutto ciò che aveva importanza per lui.
Nella borsa che portava a
tracolla aveva riposto i talismani che aveva recuperato sulla Terra. Non era
stato facile rintracciarli ma dopo il primo fallimento non se ne poteva
permettere un secondo, quindi aveva utilizzato tutte le risorse a sua
disposizione per trovarli ed alla fine era stato premiato. Lui ed i suoi
uomini si erano dovuti scontrare con alcuni insignificanti guardiani a
protezione delle tre sfere, posti sia dagli angeli che da Lucifero, ma il
risultato dello scontro era deciso in partenza. I suoi uomini erano in
maggioranza numerica, li hanno sterminati tutti nel giro di pochi minuti.
Ora non gli restava altro
da fare che consegnarli al suo sovrano e quando lo avrebbe fatto avrebbe
ricevuto il suo premio.
Al contrario di quello
che Alucard gli aveva lasciato ad intendere con la sua espressione maliziosa
e la sua voce vellutata, Mallen non credeva che avrebbe mai ricevuto ‘quel’
genere di ricompensa….per quanto la desiderasse. Erano uno sciocco, lo
sapeva da tanto tempo….era uno sciocco a credere che il suo signore, se mai
avesse deciso di accoglierlo nel suo letto, lo avrebbe considerato degno per
più di un paio di notti. Eppure lui continuava a sperare inutilmente che
dietro il fare ambiguo di Alucard, il suo carattere lunatico ed
imprevedibile, dietro la sua crudeltà, ci fosse spazio anche per sentimenti
stupidi come l’amore o l’affetto.
La cosa che gli rodeva di
più, però, era il fatto che di Caim non si era mai stancato. Non sapeva se
le voci che il generale era il suo amante fossero vere…e già il dubbio lo
tormentava….gli bastava la semplice evidenza. Alucard faceva sempre
affidamento su Caim per tutte le missioni importanti. Caim era il suo
complice nei complotti.
Se esisteva qualcuno così
vicino e fidato ad Alucard da riuscire a conoscere tutti i suoi piani ed i
suoi segreti, quello era Caim….e lui non riusciva a sopportarlo.
Ma questa volta,
finalmente, era il suo turno di fare bella figura agli occhi del suo
signore.
Intravedendo alla fine
del buio ed umido corridoio l’enorme portone della sala del trono rallentò
il passo e cercò di calmarsi. Due guardie erano appostate come al solito a
protezione della stanza.
Mallen si fermò davanti
ad uno dei suoi soldati e gli riferì il messaggio per il suo padrone.
“Dite al sommo Alucard
che sono venuto a fare rapporto e porto ottime notizie sull’esito della
missione.”
Il demone dai capelli
rossi si aspettava che il guardiano entrasse e lo presentasse, prima di
farlo entrare….invece questa volta non si mosse.
“Mi spiace generale
Mallen, Lord Alucard non si trova qui al momento. Si è ritirato questa
mattina nelle sue stanze dopo aver avuto un colloquio con il generale Caim….sembra
che il generale abbia recuperato i due talismani racchiusi nel Palazzo
Eterno.”
Mallen non sapeva se
essere sorpreso del comportamento insolito del loro signore, anche se quando
mai si era comportato in modo prevedibile, oppure essere adirato col suo
‘collega’ per averlo anticipato sul tempo. Voleva essere lui il primo a
tornare per beccarsi le lodi maggiori….beh, pazienza…..se Alucard era già di
ottimo umore, con il suo bottino non poteva far altro che renderlo più
felice.
“E non si è mai
allontanato dalle sue stanze?”
“No signore…e nessuno si
è avvicinato loro. Lord Alucard ha ordinato di non essere disturbato per
nessun motivo, salvo emergenze o casi particolari.”
Beh….il suo era
decisamente un caso particolare quindi si avviò dalla parte opposta del
corridoio dopo aver biascicato un semplice “grazie” alla guardia.
Impiegò alcuni minuti a
raggiungere le camere private di Alucard, visto che erano dalla parte
opposta del palazzo sotterraneo ed un livello più in basso. L’accesso a
quella zona era limitato e solo coloro che erano autorizzati potevano
varcare la barriera protettiva che rivestiva quasi la metà del piano.
Arrivò di fronte ad un
portone in pietra scalpellato con l’effige di un drago a quattro teste
cavalcato da un’oscura figura. Quel portone era privo di maniglia quindi per
entrarvi o conoscevi la parola d’ordine per aprirla o dovevi aspettare che
qualcuno lo facesse dall’interno.
Lui la conosceva, essendo
uno tre più fidati e potenti generali che Alucard possedesse, ma il solo
pensiero di abusarne lo faceva tremare come una foglia. Non osava immaginare
cosa avrebbe fatto il suo signore se avesse trovato un ospite non gradito
nei suoi alloggi….quindi bussò per annunciare la sua presenza.
In realtà non poteva
bussare, non nel vero senso della parola non essendoci i mezzi materiali per
farlo….appoggiò semplicemente una mano sulla seconda testa di drago a
partire da destra. Questa possedeva un incantesimo che avrebbe avvertito
colui chi si trovava all’interno della stanza dell’identità del suo
visitatore.
Mallen attese alcuni
istanti ma non ricevette risposta. Strano, visto che la guardia gli aveva
assicurato che Alucard si trovava qui e non si era mai allontanato. Riprovò
nuovamente ma non ricevette risposta.
Che il suo signore lo
stesse ignorando? No, non era possibile perché sapeva l’importanza della
missione che gli era stata affidata e non avrebbe atteso un secondo per
sapere se era andato tutto per il meglio.
Che l’incantesimo non
funzionasse? Impossibile anche quello….allora perché non rispondeva?
Mallen decise che quella
sarebbe stata la prima volta in cui avrebbe ‘abusato’ della parola
d’ordine….in fondo ciò che doveva riferirgli era della massima importanza,
non si sarebbe adirato. Così si fece coraggio e la pronunciò….l’istante dopo
il portone scivolò via senza fare il minimo rumore.
Il demone avanzò
lentamente nella stanza. Alle pareti c’erano drappeggi verdi ed argentati
che assumevano interessanti sfumature sotto la luce tremolante delle torce.
L’arredamento era sobrio e ben distribuito, sembrava praticamente
inutilizzato…e probabilmente era così visto che Alucard trascorreva la
maggior parte del suo tempo della sala del trono oppure in giro per il loro
palazzo ad organizzare i soldati.
Al centro della stanza
stava il familiare piedistallo sul quale erano riposti i talismani, che ora
erano saliti a quota cinque grazie a Caim, ed il blu della barriera era più
brillante che mai.
Del suo signore, però,
Mallen non vide traccia. Stava per cominciare a credere che l’informazione
che gli avevano dato fosse falsa quando percepì un rumore. Si voltò di
scatto nella direzione del suono ma non vide niente…però notò che il letto a
baldacchino in fondo alla stanza aveva le tende tirate.
Forse il suo signore
stava riposando….ecco perché non aveva risposto. Doveva svegliarlo e fargli
sapere che era lì? Non ne era molto sicuro…ma non poteva di certo andarsene
in giro tutto il giorno con i talismani appresso e non poteva neppure
lasciarli incustoditi. Sì, forse era il caso che lo svegliasse….
Così Mallen si avvicinò
al letto e man mano che si avvicinava riuscì a percepire nuovamente il suono
che aveva attirato la sua attenzione poco fa….sembrava il rumore di lenzuola
sfregate.
Con il petto oppresso dal
peso di un cattivo presentimento scostò un lembo della pesante tenda in
velluto nero….e rimase ghiacciato sul posto a bocca aperta.
Nel letto c’era sì il suo
signore…ma non era solo. Assieme a lui c’era Caim e quello che stavano
facendo era inequivocabile. Alucard giaceva sulla schiena, con il generale
sdraiato sul suo corpo e tra le sue gambe…con il generale che lo possedeva
con forza e lo baciava con foga, quasi cercasse di divorarlo. Il sommo
demone assecondava ogni movimento del suo sottoposto. Con le gambe avvolte
attorno alla sua vita andava in contro alle sue spinte…gemeva senza ritegno
nel loro bacio…accarezzava languidamente la sua possente schiena fino quasi
a graffiarla. I loro corpi, uno dalla carnagione scura come il bronzo,
l’altro dalla carnagione candida come la porcellana, erano ricoperti da
minuscole goccioline di sudore che facevano risplendere la loro pelle.
Mallen non poté far altro
che restare a guardare impotente mentre dentro di sé tutte le speranze di
avere la completa e totale attenzione del suo signore, la sua stima…il suo
amore…morivano. Allo stesso tempo non poteva negare di essere affascinato da
ciò che accadeva sotto i suoi occhi.
I due decisero finalmente
di sciogliere il bacio. Alucard si passò la lunga sulle labbra arrossate
dalla forza con cui Caim lo aveva baciato ed aprì gli occhi smeraldini,
puntandoli proprio su di lui. Non sembrava affatto sorpreso di trovarlo
lì…infatti si limitò a sorridere, uno dei suoi soliti sorrisi che non
illuminavano il volto ne tanto meno gli occhi.
“Guarda guarda Caim….a
quanto pare abbiamo un visitatore.”
La voce con cui aveva
parlato, nonostante il respiro affannato, era calma ed armoniosa….come la
aveva sempre sentita.
Mallen arrossì ed abbassò
lo sguardo colmo di vergogna per essere stato colto a spiarli in quel
momento di intimità. Caim voltò appena il capo nella sua direzione, per
fissarlo un istante con i suoi profondi occhi neri, prima di tornare a
dedicare la sua attenzione al suo signore. Scese a mordicchiargli il collo e
la spalla mentre affondava nel suo corpo con spinte più forti e profonde che
fecero fremere Alucard di piacere.
Mallen provò più volte a
parlare per spiegare la sua presenza ma apriva e chiudeva la bocca senza
emettere alcun suono….e non riusciva neppure a voltarsi ed andarsene.
“Spogliati Mallen…”
Il demone sussultò a quel
ordine e fissò il suo signore come se non avesse compreso bene ciò che
doveva fare.
“Spogliati ho detto.”
“Ma signore…io…i
talismani…cosa…”
“Mallen caro….non vorrai
disubbidire ai miei ordini proprio in questo momento vero?” chiese Alucard
con quella voce dolce che però non preannunciava niente di buono….come
facesse a rimanere così lucido e controllato in un momento del genere lo
ignorava.
“No certo…ma…”
“Allora ubbidisci ed
unisciti a noi….non ti avevo promesso una ricompensa per il tuo operato?”
Il giovane generale non
riuscì più a ribattere ma nemmeno si mosse per eseguire l’ordine…Alucard
invece fu impossibilitato a parlare dalle labbra di Caim che erano scese
nuovamente a pretendere le sue.
Alla fine Mallen giunse
ad una decisione….appoggiò i talismani su un divanetto accanto al letto e
cominciò a slacciare la sua divisa in pelle, che presto andò a raggiungere
le tre preziose sfere, lasciandolo completamente nudo. In fondo gli era
stato offerto ciò che desiderava di più al mondo…anche se era per una sola
notte, chi era lui per rifiutare un tale dono?
Si voltò nuovamente verso
il letto giusto in tempo per vedere Caim ed il suo padrone raggiungere
assieme l’orgasmo che li lasciò entrambi, per alcuni istanti, fuori
combattimento. Poi Alucard aprì gli occhi e lo fissò sorridendo,
allungandogli una mano in un gesto d’invito. Mallen la prense e gli sembrò
tanto di finire tra le fauci del lupo cattivo.
L’attimo dopo si ritrovò
steso sul materasso…il suo signore era sdraiato per metà su di lui e gli
teneva bloccate le braccia sopra la testa.
“Sei stato davvero molto
bravo Mallen….mi hai riportato ben tre talismani…” e lo baciò fugacemente
sulle labbra “Non trovi anche tu, Caim, che sia stato bravo?”
“Senza dubbio” rispose il
generale, comparendo chissà come dall’altro lato del letto, così da
rinchiudere il ragazzo tra i loro due corpi.
“Allora dobbiamo
assolutamente premiarlo.”
Alucard esibì uno strano
sorriso, che fece rabbrividire il rossino, e poi scese a baciarlo come si
deve. Con le mani lasciò lentamente libere le braccia del suo sottoposto ed
iniziò ad accarezzargli la pelle, partendo dal braccio su cui era tatuato il
drago fino a raggiungere il petto ed in fianchi. Caim si unì al suo signore
e cominciò a ‘tormentare’ Mallen, seminando morsetti lungo il suo collo per
poi andare ad infierire sui suoi capezzoli.
Il giovane generale non
poté far altro che gemere sotto il tocco esperto ed intossicante di quei due
uomini, osando addirittura allungare una mano ed affondarla nella soffice
massa di capelli verdi del suo padrone.
Alucard si allontanò di
qualche centimetro e si leccò le labbra con espressione soddisfatta.
“Mmhhh…così dolce…e così
innocente….devi assolutamente provarlo Caim.”
Il compagno interruppe
silenziosamente il suo trattamento e diede il cambio ad Alucard, affondando
nella bocca del ragazzo ed iniziando una lotta con la sua lingua. Alucard
invece riprese dove Caim aveva interrotto.
Se Mallen avesse avuto
ancora la capacità di pensare lucidamente si sarebbe di sicuro vergognato a
morte per quello che si stava lasciando fare….ma il piacere che stava
provando era troppo per chiedere di smettere…sarebbe stato un folle a farlo.
Tanto preso com’era a
ricambiare il bacio di Caim non si era neppure accorto che il suo signore
aveva abbandonato il suo petto per scendere verso il basso….solo quando
sentì qualcosa si umido avvolgere il suo sesso eretto, spalancò gli occhi
sorpreso ed inarcò inconsciamente la schiena.
Alucard iniziò a
succhiare lentamente la sua erezione, facendola uscire completamente dalla
sua bocca per poi riprenderla nuovamente dentro si sé. I suoi movimenti
erano lenti e calcolati….voleva portare Mallen al limite della
sopportazione, alla vetta del piacere senza però dargli appagamento. Voleva
farlo supplicare, implorare per avere di più….ma lui non glielo avrebbe
concesso, non subito almeno.
Caim aveva smesso di
baciarlo per tornare a divertirsi sul suo petto, lasciando scie umide con i
suoi baci e piccoli segni rossi dovuti a morsi. Il ragazzo adesso, senza più
nessuno ad attutire i suoi gemiti, si faceva sentire a gran voce, anche se
tentava di trattenersi mordendosi il labbro inferiore.
Alucard con le dita aveva
preso a giocherellare con le due sfere perfette alla base del suo sesso
mentre continuava a succhiarlo senza dargli pace, per poi farle scivolare
lentamente verso il basso, fino a sfiorare la fessura nascosta tra le sue
gambe.
Mallen cercò
inconsciamente di avvicinarsi a quel tocco ma Alucard fu pronto ad
allontanare la mano….non voleva dargli la minima soddisfazione.
“M-Mio signore….vi…vi
prego….”
Il demone si allontanò
lentamente dalla sua erezione ancora insoddisfatta e dopo averne baciato la
punta risalì languidamente verso l’alto.
“Che cosa vuoi?
Dillo….per cosa mi implori?” sussurrò a pochi cm dal suo orecchio.
“Voglio…ahh….voglio voi…”
gemette mentre fissava Alucard con sguardo annebbiato dal piacere.
“Ah si? E come mi
vorresti?” sorrise maliziosamente.
“Fate…fate l’amore con
me….”
Alucard rise, una risata
divertita…poi fissò Mallen quasi con tenerezza.
“Hai sentito Caim?
Beh….perché non concederglielo?”
Caim intanto aveva smesso
i suoi trattamenti e si limitava ad osservare la scena, accarezzandogli i
fianchi con le mani.
“Lo vuoi davvero?”
“Si mio signore…..”
“Allora apriti per me.”
Mallen, senza che glielo
dovesse ripetere due volte, divaricò le gambe così che Alucard vi si potesse
adagiare in mezzo. I suoi occhi rossi fissavano adoranti il demone, quasi
credesse che tutto quello non fosse altro che un sogno…un sogno da cui non
si voleva svegliare.
Alucard posizionò il suo
sesso contro la sua apertura, stuzzicandola alcuni istanti prima di
affondare dentro di lui con una rapida spinta. Il rossino non riuscì a
trattenere un urlo strozzato causato dal dolore ma Alucard non gli diede il
tempo di abituarsi alla sua presenza, cominciò subito a possederlo con
movimenti lenti e profondi….sembrava godere di quel suo temporaneo dolore e
lo voleva prolungare.
Mallen ben presto si
dimenticò completamente del dolore e si concentrò solamente sul piacere che
il suo signore gli stava dando. Allacciò le gambe attorno alla sua vita e
cercò in tutti i modi di assecondare le sue spinte, con le quali andava a
toccare un punto particolare del suo corpo che lo faceva fremere….che
generava una specie di scossa elettrica che incendiava i suoi sensi.
Alucard intanto gestiva
la situazione a suo piacimento, aumentava o diminuiva il ritmo delle sue
penetrazioni ogni volta che gli sembrava di concedergli troppo o troppo
poco….anche in questo caso non voleva dare al suo sottoposto nessuna
soddisfazione prima del momento da lui deciso….gioiva del potere che aveva
su di lui. Mallen apprezzava ma allo stesso tempo odiava questo suo
sadismo…voleva che il suo signore lo possedesse senza freni, senza
trattenersi ma questo gioco di potere lo eccitava da morire.
Caim era arrivato alle
spalle di Alucard ed aveva preso a baciargli il collo e la schiena mentre le
sue mani gli accarezzavano languidamente il petto. Il sommo demone si lasciò
sfuggire un sospiro di apprezzamento e reclinò la testa in dietro
socchiudendo le labbra, un tacito invito a Caim di baciarlo…invito che il
generale non esitò ad accettare.
Con le loro labbra
sigillate, mentre Alucard continuava a spingersi dentro Mallen, Caim allungò
una mano verso il basso andando così a sfiorare i glutei sodi del suo
compagno per poi scivolare tra di essi, fino ad incontrare il suo orifizio,
ancora umido a causa del loro precedente amplesso. Dopo averlo stuzzicato un
po’ vi introdusse subito due dita senza trovare alcuna resistenza.
Alucard gemette nel bacio
e diede una spinta più forte che fece gridare Mallen. Allora Caim si
allontanò dal suo signore quel tanto che bastava per posizionare il suo
sesso eretto contro la sua apertura e spingere dentro di lui in una sola
volta.
“A-ah….Caim…” gemette il
demone dai capelli verdi affondando con maggiore impeto dentro Mallen.
I movimenti di Caim erano
forti e profondi ed ogni sua spinta si riversava nel suo giovane compagno
attraverso Alucard. Mallen era al limite della follia….una follia che però
era ben lieto di raggiungere. Dalla sua gola non uscivano altro che gemiti e
suppliche incomprensibili. Gli bastò una semplice carezza di Caim per
riversare la sua essenza sui loro corpi.
Alucard lo imitò pochi
istanti dopo, svuotandosi dentro il suo corpo mentre Caim sembrava ancora
lontano dal raggiungere il suo appagamento.
Mallen si accasciò
completamente esausto sul materasso. Le sensazioni che aveva provato erano
state talmente forti ed intossicanti da prosciugarlo di qualsiasi energia ed
ora non poteva far altro che lasciarsi andare e sprofondare in un sereno
oblio. Alucard invece fu attirato in dietro da Caim, che lo allontanò dal
rossino e lo costrinse ad una posizione seduta, con la sua erezione ancora
sprofondata nella sua carne.
“Vi siete divertito, mio
signore?” chiese il generale, scostandogli i lunghi capelli verdi per
baciare la candida pelle del collo.
“Oh si….moltissimo…”
rispose con il respiro un po’ affannato ma la voce calma e controllata di
sempre.
“Di lui che ne volete
fare?”
“Niente. E’ così fedele e
servizievole…mi ha pure riportati gli altri tre talismani, è stato bravo no?
E poi ho altri progetti per lui…” lo fissò e rise “Povero piccolo…lo abbiamo
sfinito. Un vero peccato perché avrei voluto giocarci ancora un po’ e far
divertire anche te….vorrà dire che ci rifaremo al suo risveglio.”
Alucard si adagiò con la
schiena contro il petto possente di Caim, le cui braccia lo stringevano con
dolcezza, e cominciò muovere il bacino in modo assai provocante, ricordando
al suo generale una certa situazione in sospeso.
“Mmmhh….si, lasciamolo
riposare un po’….tanto noi due qui abbiamo ancora molto da festeggiare…”
sussurrò con un sorriso accattivante.
**********************************
“Riegalbramas….ti prego,
smettila di comportarti in questo modo. Sono due giorni che non esci da
queste stanze.”
Mirai era appoggiato allo
stipite della porta che dava sulla terrazza e fissava l’altro ragazzo che da
due giorni si era rinchiuso nella sua camera e si rifiutava di vedere
chiunque a parte lui. Era molto preoccupato per lui e non sapeva che fare
per tirarlo fuori da quello stato di depressione in cui era sprofondato. Non
era da lui chiudersi in questo modo in sé stesso, anche se la notizia che
gli era stata data non era facile da accettare.
“E che cosa dovrei fare?
Andarmene in giro come se niente fosse? Ti rendi conto che i miei genitori
mi hanno tenuto nascosta una cosa del genere per tutto questo tempo! Che
mio…padre non è neppure ciò che credevo fosse!”
Mirai gli si avvicinò
sospirando….effettivamente non poteva biasimarlo. C’era stato parecchio
scalpore anche da parte degli altri da quello che gli aveva riferito Temaray
in seguito, prima che tornasse in Paradiso.
“Lo so Riegalbramas…è
stato crudele da parte loro…ma ormai non puoi cambiare quello che è stato
fatto. E poi non credi che abbiamo sofferto anche loro per questa storia?
Cerca di perdonarli se puoi.”
“Si certo…” rispose in
tono piuttosto scettico prima di scoppiare a ridere, una risata priva di
allegria “Un eroe….mi hanno trasformato nell’eroe della situazione. Come se
già il fatto che sia il figlio del re dei demoni non bastasse a farmi capire
il mio ruolo in questa storia….è la vita della mia gente che è in pericolo,
oltre che la vostra e quella degli umani, ed è compito mio fare qualsiasi
cosa per proteggerla….tutta questa pagliacciata non era necessaria.”
Il suo sguardo era perso
a fissare quella landa rossa e deserta che era il loro regno. Un territorio
abitato da migliaia di demoni che vivevano ignari di ciò che stava accadendo
tra queste mura e del pericolo che stavano correndo.
“Però stai notando solo
le parti negative….tua madre un po’ di ragione l’ha avuta quando ha detto
che senza questo loro comportamento saresti potuto non diventare la persona
che sei adesso.”
Riegalbramas si voltò a
fissarlo con espressione seria e cupa allo stesso tempo. Sollevò una mano a
sfiorargli una guancia per poi mettersi a giocare con una ciocca dei suoi
capelli argentati.
“Vuoi forse dire che se
fossi stato diverso tu non mi avresti mai amato?”
“Sciocco…” sorrise “Ti
avrei amato lo stesso….perché indifferentemente dal fatto che la profezia di
Aini abbia previsto che nella tua vita ci sarebbe stata una ‘creatura
dall’animo puro’, palese riferimento a noi angeli….già sapevo che era il mio
destino quello di incontrarti ed amarti….e non avrei potuto sperare in un
destino migliore di questo.”
“Mirai…”
Riegalbramas fece
scivolare lentamente la mano dietro la sua testa, affondando le dita tra i
soffici capelli, e lo attirò dolcemente a sé per baciarlo sulle labbra.
Mirai gli si strinse contro e gli circondò la vita con le braccia.
Si, era la verità….ad
ogni tocco, ad ogni carezza, ad ogni bacio, ad ogni parola sussurratagli con
affetto….lui era certo che quello era il suo posto. Avrebbe trascorso
l’eternità al fianco di quest’uomo e con lui avrebbe trovato la gioia
assoluta.
“Sai, anch’io l’ho sempre
saputo…” gli sussurrò a fior di labbra “Fin dal primo momento che ti ho
visto ho avuto la sensazione, anzi la certezza, che tu avresti fatto parte
della mia vita…ed ora che ti ho qui e nessuno sembra avere obiezzione al
nostro rapporto, non ti lascerò più andare…sarai un mio prigioniero.”
“Siamo dei tipetti gelosi
e possessivi eh?” sorrise l’angelo divertito.
“Non sai quanto.” rispose
ricambiando il gesto.
“Allora, adesso che
abbiamo chiarito un po’ questa situazione, hai intenzione di smetterla di
fare il musone e di startene rinchiuso qui? Io sarò anche il tuo indiscusso
prigioniero, che solo tu hai il diritto di guardare e toccare…” sorrise con
sguardo maliziosetto “Ma io voglio mostrare il mio bel aguzzino alla gente,
così da farli schiattare tutti d’invidia!”
“Mirai….certe volte sei
davvero diabolico…” mormorò scuotendo la testa “Solo tu riesci a fare
sembrare notizie del genere rosa e fiori…colpa dei bei discorsettini che
fai.”
Mirai rise ed alzandosi
sulle punte dei piedi gli schioccò un bacio sulle labbra.
“Lo so, sono bravo!”
“Io direi terribile.”
“Dai, mi farò perdonare
più tardi….però devi promettermi che parlerai con tuo padre e chiarirai la
situazione con lui…..ci sta soffrendo parecchio anche se non sembra e pure
tu…”
“D’accordo….gli
parlerò…ma è difficile riprendere un mano un rapporto con lui quando per
tanto tempo ho creduto che non ci fosse niente tra noi, che a lui non
interessasse la mia esistenza.” sospirò.
“Lo so….ma sono convinto
che ce la farei e poi ci sono io al tuo fianco ad incoraggiarti, no?”
“Hai ragione.” sorrise.
“Benissimo….ora credo sia
meglio vada a cercare i tuoi adorabili guardiani…” disse allontanandosi
dall’abbraccio del compagno “Stavano progettando non so cosa per tirarti su
di morale…ma non sono molto convinto che non combineranno guai.”
“Ah! Ecco perché la
stanza era così tranquilla….se l’erano filata a complottare alle mie spalle!
Hai finalmente capito che combinazione pericolosa sono quei due assieme
vedo!”
“Sembrerebbe di si….per
questo vado a cercarli. Ci vediamo più tardi ok?”
“Perfetto….e cerca di non
perderti nei corridoi.”
Mirai rise. “Questo
palazzo è così affollato che troverò di sicuro qualcuno che mi dia
indicazioni per tornare qui da te…e poi ho una mezza idea di dove si sono
nascosti quei draghetti.”
Con questo si voltò e
rientrò nella stanza, per poi dirigersi alla porta. Riegalbramas aveva fatto
in modo che anche lui, come pochi altri, potessero entrare nei suoi
appartamenti senza doversi prima presentare. Sarebbe stata davvero una
scocciatura dover bussare alla porta di una stanza che era diventata
praticamente la sua nuova casa….anche se temporanea visto che prima o poi
avrebbe dovuto far ritorno in Paradiso.
Continuò a camminare per
i corridoi che sapeva lo avrebbero condotto al laboratorio di Bathim, dove
si dovrebbero essere rifugiati Imashima e Rashimari, almeno secondo quello
che gli avevano detto.
Ad un certo punto, però,
una voce alle sue spalle attirò la sua attenzione.
“Mi scusi signore…”
Mirai si voltò e si trovò
davanti una delle guardie di questo palazzo….non l’aveva mai vista prima ma
d’altronde i soldati di Lucifero erano tantissimi e lui ne aveva conosciuti
appena una dozzina.
“Lei è il generale Mirai
giusto?”
“Si, si sono io….posso
fare qualcosa per voi?”
“Mi ha mandato a
chiamarvi Lord Lucifero…ha detto di volervi parlare e che vi sta attendendo
nella sala del trono.
“Oh, capisco….vengo
subito.”
“Da questa parte.” disse
il soldato voltandosi ed incamminandosi in un corridoio alla loro destra
“Permettete che vi accompagni.”
Mirai senza perdere tempo
lo seguì.
Intanto nella sala del
trono Lucifero era seduto accanto a Xelenia, il suo sguardo era triste ed
era perso in chissà quali pensieri. La donna lo fissava afflitta e gli prese
una delle sue mani tra le sue per attirare la sua attenzione.
Quando Lucifero si voltò
verso di lei abbozzò un sorriso incoraggiante.
“Caro….non essere così
triste, vedrai che le cose si sitemeranno presto.”
“Non ne sono certo. Non
sono sicuro che abbiamo fatto bene a rivelargli la profezia….e sono ancora
meno sicuro che abbiamo fatto bene a seguirla in primo luogo.” sospirò.
“Lo sai bene che non
potevamo fare altrimenti….ci perdonerà vedrai.”
“Lo spero…”
“E’ così fidati….e poi
pensa a che splendido uomo è diventato in tutti questi anni. Nonostante
tutto lo abbiamo cresciuto bene.” sorrise.
“Questo è tutto merito
tuo che gli sei stata accanto…”
“Non è vero e lo sai.
Anche nel tuo ingrato compito, mentre fingevi di odiarlo, gli hai impartito
degli insegnamenti importanti…anche se lui non lo sa.”
Lucifero sorrise
caldamente alla moglie e si portò una mano alle labbra per baciarla.
“Che cosa avrei fatto in
questi secoli senza te a sostenermi.”
“Sono qui apposta per
questo.” rispose lei ricambiando il sorriso.
Quel momento di felicità
fu però interrotto bruscamente dalla comparsa di un’aura negativa nella
stanza.
Lucifero si alzò subito
in piedi, parandosi davanti a Xelenia per proteggerla da qualsiasi
minaccia….minaccia a cui sapeva già dare un nuome. Una nebbia scura avvolse
la stanza, offuscando quasi ogni cosa….poi all’internò di essa si intravide
un bagliore verde e qualche istante dopo la nebbia cominiciò a ritiarsi
attorno ad una figura dalle enormi ali nere che fluttuava al centro della
stanza.
“Alucard…”
“Salve Lucifero…quanto
tempo che non ci vediamo!” salutò il demone con un sorriso cordiale sulle
labbra, anche se i suoi occhi rimanevano comunque taglienti come una lama di
coltello.
“Non posso dire di essere
sorpreso di trovarti qui…me lo aspettavo….mi domando solo come hai fatto ad
entrare senza che me ne accorgessi.”
La voce di Lucifero era
calma e controllata, il suo sguardo duro e brillante come un fiume di lava
incandescente. Xelenia dietro di lui fissava Alucard sorpresa, ma senza la
minima traccia di paura.
“Oh beh…è un segreto.”
sorrise enigmaticamente “Non per nulla ero il tuo braccio destro
Lucifero….qualche bel trucchettino lo conosco anch’io.”
“Così sembrerebbe…”
“Penso che tu sappia
ormai che in mio possesso ho ben otto talismani…e che il tuo è l’ultimo
mancante….”
“Se venuto qui per
sfidarmi Alucard? Se è così dillo chiaramente senza tanti giri di parole.”
Il demone rise….una
risata divertita che però aveva un non so che di agghiacciante. C’era una
strana luce nei suoi occhi smeraldini mentre fissava Lucifero…e quest’ultimo
sapeva bene cosa stava a significare….dopo averlo avuto al suo fianco per
secoli e secoli poteva vantarsi di essere l’unico che lo conosceva
veramente. Era lo sguardo di chi aveva ingannato l’avversario e sapeva già
di aver vinto.
“Oh si…potremmo
combattere per il possesso di Mephistophles….di sicuro sarebbe un incontro
memorabile….ma non ho intenzione di farlo. Ho già quello che voglio e non è
il tuo talismano….anche se, devo ammetterlo, averli tutti e nove mi
fornirebbe il potere assoluto….ma già otto mi renderanno imbattibile.”
sorrise “Allora sì che mi farò vivo per esigere la tua testa.”
“Illuso….come credi di
riuscire a romprere il sigillo che racchiude i loro poteri!?”
“Mmmhhh…ti do un
indizio….cosa avverrà domani notte?”
Lucifero lo fissò con
attenzione mentre cercava con la mente qualsiasi evento strano che si
sarebbe verificato il giorno seguente….e lo trovò. I suoi occhi si
spalancarono per le sorpresa ma solo per qualche brevissimo istante…tornò
subito composto come sempre, anche se la sua espressione celava una notevole
dose di ira.
“L’allineamento
spirituale…”
“Esatto! Domani Inferi,
Terra e Paradiso saranno allineati e l’energia generata dalla risonanza
dell’aura dei nostri tre mondi mi sarà di grande aiuto…..ah! Poi spero non
ti dispiaccia se mi sono preso il disturbo di scegliere un…come dire…’assistente’.”
All’inizio Lucifero lo
fissò senza capire ma poi alle spalle di Alucard comparve un’altra figura.
Quello che all’inizio sembrava essere uno dei soldati di Lucifero in realtà
era uno degli uomini di Alucard…e costui stringeva tra le braccia il corpo
privo di sensi di Mirai.
“Oh no! Mirai!” urlò
Xelenia balzando in piedi con espressione preoccupata ma Lucifero bloccò
ogni suo movimento con un gesto del braccio.
“Lascialo andare Alucard….quel
ragazzo non centra nulla con questa storia!” intimò il sovrano di tutti i
demoni con sguardo bellicoso.
“Tu dici? In effetti non
avevo intenzione di prendere lui con me.…ma un mio caro uccellino mi ha
sussurrato che questo angelo, oltre ad essere di altissimo rango, è di
particolare importanza per voi. In special modo per tuo figlio Riegalbramas…”
“Maledetto…” ruggì.
“Oh si! Odiami! Odiami
pure…è quello che voglio! Voglio vederti soffrire Lucifero! E se non posso
colpire direttamente te, colpirò quelli che ti stanno a cuore!” sorrise
perfidamente gustandosi fino in fondo il suo trionfo “Il vostro bell’angelo
adesso è mio….dietegli addio perché non credo che lo rivedrete più…al
contrario di noi che ci incontreremo molto presto. Mi devi la tua testa
Lucifero!” e, lasciandosi alle spalle una risata, lui ed il suo sottoposto
scomparvero in un bagliore, proprio come erano arrivati….portandosi con sé
Mirai.
Fine 12^ parte
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