I personaggi di questa fic sono frutto della mia mente contorta quindi appartengono solo ed esclusivamente a me!^___^

Scusate se vi ho fatto attendere così a lungo per questo capitolo…ma purtroppo ho dovuto dare la precedenza ad altre cose. Grazie a tutti coloro che continuano a seguire questa fic….che si sta incasinando sempre di più man mano che si avvicina alla fine-__-;;….spero che non vi deluda!^_^



So far away

parte XI

di Miyuki 

 

“I demoni!! I demoni sono entrati a palazzo!!!”

I cinque generali fissarono ammutoliti il Trono, come se avesse detto chissà quale eresia. Era una cosa impossibile! I demoni non avrebbero mai potuto sfondare la barriera così facilmente, non prima che si accorgessero della loro presenza almeno!

Asaroth-sui si riprese subito e con un rapido gesto della mano fece funzionare l’enorme sfera al centro della stanza per avere una conferma alle sue parole…e la ottenne. All’interno di essa comparvero delle immagini agghiaccianti.

La barriera era stata davvero penetrata! La zona ad est presentava un varco notevole e da esso stavano entrando le truppe nemiche, affiancate da creature feroci e sanguinarie, che attaccavano senza pietà i soldati che cercavano di bloccare la loro avanzata.

“Oh mio dio! E’ terribile! Dobbiamo agire immediatamente!” disse Heliya allibita.

“Che bastardi! Hanno manipolato la barriera! Come hanno fatto a tenermelo nascosto!?” ruggì Senjuto colto da un’ira improvvisa, indicando un alone nero e malsano che circondava i bordi della breccia.

“Non ha importanza come adesso! Bisogna porvi subito rimedio!” urlò il sommo generale, cominciando ad impartire ordini “Senjuto! Heliya! Chiudete immediatamente quel buco! Non devono assolutamente entrare altri demoni a palazzo capito!? Usate tutta l’energia di cui siete a disposizione!”

“Subito!”

I due angeli si fiondarono fuori dalla Sala di Cristallo senza perdere un solo secondo e si diressero verso il centro di controllo della barriera…sperando di non incontrare troppi ostacoli durante il tragitto. Dovevano raggiungere la loro destinazione il più velocemente possibile.

“Temaray! Mirai! Voi due radunate i vostri soldati e cercati di fermali! Bisogna cacciarli in dietro a qualsiasi costo! Non devono avanzare oltre!”

“Lasciate fare a noi!” rispose il biondino ma fu troncato sul nascere dal compagno.

“No! Bisogna correre alla Camera del Sigillo! Vogliono i talismani non capite!”

“Esatto, per questo li dobbiamo fermare prima che la raggiungano!” precisò il padre.

“No no no…- scosse la testa cocciutamente – è tutto sbagliato! Loro sono già là, stanno già cercando di infrangere gli incantesimi di protezione!”

“Mirai, che stai dicendo…”

“E’ così vi dico!”

“E’ impossibile…” insistette Asaroth-sui ma il figlio era convinto di quello che stava dicendo.

Mirai sembrava farneticare, sapeva di star dicendo delle cose ridicole…’impossibili’ come aveva detto il padre….ma lui sapeva che era così. Non riusciva a spiegarselo ma una forte sensazione gli stava suggerendo che aveva ragione…non appena aveva posato occhio su quelle immagini aveva capito che qualcosa non andava, che tutto quel caos non era che un modo per distrarli da ciò che stava realmente accadendo alle loro spalle.

“Fidatevi di me….Temaray basta e avanza per dirigere i nostri uomini…io vado alla Camera del Sigillo!” e senza aspettare risposta si voltò e corse via. Witmay ovviamente lo seguiva a ruota, dove andava il suo padrone andava anche lei.

Corsero a perdifiato per i corridoi ma ad un certo punto si trovarono la strada sbarrata. Da lì in avanti era tutto un campo di battaglia. I loro soldati stavano combattendo strenuamente contro i demoni al servizio di Alucard, che erano aiutati da creature infernali.

Se volevano andare avanti si dovevano fare strada con la forza.

Fortunatamente si erano già preparati entrambi. Mirai aveva invocato la sua armatura ed impugnava salsamente le sue spade gemelle, Witmay invece aveva cambiato forma ed aveva assunto il suo aspetto originario.

“Pronta a staccare qualche testa amica mia?” chiese l’angelo con espressione seria.

“Oh eccome!” rispose il varaha mostrando le zanne affilate.

Con questo si lanciarono nella mischia. Affrontarono uno alla volta svariati nemici, parando colpi e contrattaccando rapidamente…abbattuto uno spostavano l’attenzione su un altro e continuarono così per parecchio tempo.

I corridoi invece di svuotarsi sembravano riempirsi maggiormente ed allo stesso tempo il pavimento era cosparso dai cadaveri dei caduti, di entrambe le fazioni. Mirai stava pregando ardentemente che i suoi due compagni riuscissero in fretta a ripristinare le difese, altrimenti la situazione a palazzo sarebbe precipitata drasticamente.

L’angelo parò l’ennesimo attacco di un demone e con una torsione del busto lo trafisse con l’altra spada. Poco distante da lui Witmay aveva abbattuto il suo avversario con due possenti zampate mentre ne stava stritolando un secondo tra le spire delle sue tre code.

Mirai digrignò i denti vedendo come i nemici spuntassero fuori rapidamente da ogni angolo….di questo passo non avrebbero mai raggiunto in tempo la loro destinazione. Dovevano fare qualcosa…ma cosa!?

Lui non poteva usare i suoi incantesimi là dentro….almeno non quelli potenti altrimenti avrebbe rischiato di colpire anche i suoi soldati. Ma dovevano assolutamente passare! Witmay sembrò percepire i pensieri del suo padrone e si fece avanti proponendo un’idea.

“Mirai! Salimi in groppa!”

“Cosa!?”

“Salimi in groppa ho detto! Poi crea attorno a noi uno scudo abbastanza potente da reggere uno sfondamento! Ho intenzione di passare in mezzo a questa folla!”

Mirai fissò la sua custode con espressione sorpresa. Beh…quella sembrava essere una possibilità. Se non potevano farsi strada combattendo, se la sarebbero fatta travolgendo qualcuno.

Senza pensarci troppo fece come gli era stato detto. Le salì sulla schiena, evitando accuratamente i quattro pungenti aculei, e cominciò a recitare l’incantesimo per la loro barriera mentre Witmay azzannava l’ennesimo nemico.

Poi un bagliore argenteo fuoriuscì dalle sue mani e li ricoprì interamente. L’angelo si stese il più possibile sull’animale, aggrappandosi con forza al suo manto e continuando a recitare parole in quella lingua magica….doveva mantenere il contatto con la barriera altrimenti non avrebbe resistito a lungo.

Witmay sapeva perfettamente quello che il ragazzo stava facendo così seppe che quello era il momento d’agire. Scattò in avanti facendosi strada tra i combattimenti. Le persone che tentarono di fermarli furono scagliate via dalla forza dello scudo e lo stesso valeva per le armi e gli incantesimi.

Corsero a perdifiato per i corridoi e man mano che si avvicinavano alla Camera del Sigillo incontravano sempre meno nemici. Alla fine rimasero i soli nei paraggi e Mirai richiamò a sé il suo potere…l’attimo dopo quella pellicola argentata che li aveva protetti scomparve.

L’angelo scese a terra ed accarezzo Witmay sul muso con espressione soddisfatta.

“Bella pensata!”

“Grazie!”

I due proseguirono con cautela. Ormai mancava poco alla loro destinazione, infatti, una volta svoltato l’angolo avrebbero dovuto già intravedere il portone in argento ed oro che sigillava la stanza dei talismani.

Sulla porta e su tutte le pareti circostanti erano stati impressi antichissimi incantesimi di protezione, tra i più potenti che le creature celesti conoscevano. Solo loro, i cinque generali, erano in grado di toglierli…e per farlo avrebbero avuto bisogno in ogni caso di molta concentrazione e buona parte delle loro energie.

Pensare queste cose non faceva altro che rendere più ridicola l’ipotesi che qualcuno fosse davvero riuscito ad oltrepassare tutte quelle difese ed entrare nella stanza….era davvero impossibile! Però Mirai continuava ad esserne convinto, anzi, adesso che era nelle vicinanze si sentiva stranamente a disagio…aveva una bruttissima sensazione.

E le sue paure trovarono conferma. Il suo cuore smise quasi di battere quando vide che il portone era aperto e non c’erano più residui della loro magia su di esso. Chiunque fosse entrato aveva fatto davvero un ottimo lavoro di pulizia.

Mirai stava per correre verso la stanza quando sentì Witmay ringhiare. Si voltò e vide che l’animale si era fermato qualche passo in dietro e fissava l’entrata con le zanne scoperte.

“Che succede?” chiese subito con voce preoccupata.

“Il nostro intruso è ancora là dentro….dobbiamo fare attenzione, non è un avversario da poco.”

Il ragazzo registrò le parole e mentalmente esultò. Questo significava che avevano ancora la possibilità di fermarlo ed impedirgli di rubare i talismani! Non era ancora troppo tardi!

“Allora andiamo a porgergli i nostri saluti!” e con questo varcarono la soglia della Camera del Sigillo, pronti a combattere contro il loro misterioso avversario.

La stanza aveva una forma circolare ed era completamente spoglia di ogni arredamento, con l’unica eccezione di otto colonne d’acqua, che scorreva in modo antigravitazionale, che si ergevano attorno ad un altare in pietra azzurra. Proprio su di esso, originariamente, giacevano i due talismani che avevano recuperato al tempo della Grande Guerra….e che ora erano in possesso del demone in piedi davanti a loro.

Caim teneva stretto nei palmi delle mani le due sfere e non si era ancora accorto dell’arrivo di Mirai e Witmay. L’angelo decise di cogliere quell’opportunità e scagliò contro di lui un fulmine di alta potenza.

Purtroppo per lui Caim non era così facile da abbattere e, percependo la tensione dell’aria con un istinto degno di un animale, evitò di essere colpito balzando agilmente di lato. Poi si voltò a fissare i suoi aggressori.

“Lascia immediatamente i talismani! Ormai non hai via di fuga!”

Caim non battè ciglio. La sua espressione era talmente indecifrabile da sembrare vuota e questo fece rabbrividire inconsciamente Mirai.

“Tu credi?”

“Certamente! Noi due non ti permetteremmo mai di fuggire!”

Mirai tornò ad impugnare saldamente le sue spade, mettendosi in posizione d’attacco, e Witmay al suo fianco era altrettanto pronta a balzare contro il demone.

“Bene…provateci allora.” rispose Caim con voce tranquilla mentre deponeva i due talismani in una sacca appesa al fianco.

Caim scattò in avanti con movimenti talmente rapidi che l’altro ragazzo non riuscì quasi a vederli…quasi perché Mirai riuscì comunque a parare l’attacco.

Il demone brandiva un’enorme e massiccia spada come se fosse stata un fuscello. Era difficile credere che un uomo della stazza di Caim e con una simile arma in mano potesse essere così agile e veloce.

L’angelo era costretto a difendersi dai suoi colpi con entrambe le spade, vista la loro potenza, ed allo stesso tempo cercava di contrattaccare ma non era un’impresa facile. L’avversario non gli lasciava molto tempo per reagire.

Witmay provò a sua volta ad attaccarlo alle spalle, mentre era alle prese con il suo padrone, ma Caim sembrava anticipare tutte le sue mosse e ben poche andavano a segno. Riuscì solo una volta a colpirlo con un incantesimo…una palla di fuoco per essere precisi ma questa non gli procurò molti danni.

Era davvero un avversario temibile come aveva percepito.

Mirai non sapeva che fare. Quel combattimento lo stava stancando più del previsto. Avrebbe voluto utilizzare la sua magia ma non aveva il tempo per richiamarla a sé.

Cominciava a temere che non ce l’avrebbe fatta a fermarlo ancora a lungo.

Infatti le sue braccia non ressero gli attacchi successivi e le spade gli scivolarono di mano, cadendo a terra e lasciandolo disarmato ed alla sua mercè. Witmay balzò contro il demone per aiutare il suo padrone e riuscì a ferirgli un braccio con gli artigli…ma poi fu scaraventata bruscamente dall’altra parte della stanza, contro la parete.

Ora non c’era niente a dividere Caim dalla sua preda. Mirai era stato messo alle strette. Si trovava con la schiena contro l’altare e non aveva alcuna via di fuga, ne sarebbe riuscito a recuperare le sue armi in tempo.

“E’ stato un combattimento divertente.” disse con voce profonda e priva di qualsiasi intonazione. I suoi occhi erano puntati su di lui e Mirai non potè far altro che fissarlo mentre sollevava minacciosamente la sua spada.

Nel vederla discendere su di lui chiuse gli occhi, aspettando la sua fine…ma il colpo non lo raggiunse mai. Allora li riaprì e vide che una falce nera aveva bloccato a metà strada il colpo. Spostò lo sguardo sorpreso alla sua sinistra e lì vi trovò Riegalbramas, in piedi e con un’espressione furiosa sul volto. Indossava un’uniforme in pelle nera ed un lungo mantello che gli sfiorava i piedi e vibrava ad ogni suo piccolo movimento.

Caim inarcò appena un sopracciglio prima di balzare in dietro ed allontanarsi.

“Principe…che sorpresa.”

“Caim… - fece un cenno con il capo – …quanto tempo che non ci vediamo.”

I due demoni si fissarono intensamente senza dire altro, quasi cercando di intuire le intenzioni dell’avversario. L’angelo, intanto, non credeva ai suoi occhi…era troppo bello per essere vero. Era la seconda volta che il suo amato andava in suo soccorso. Sembrava il suo destino tirarlo fuori dai guai.

“Riegalbramas…” sussurò ancora incredulo.

Il principe si voltò appena verso di lui e sorrise dolcemente. Dio se gli era mancato….vederlo di persona ed attraverso lo specchio erano due cose completamente diverse. Però perché si dovevano incontrare sempre in situazioni del genere!?

“A quanto sembra arrivo sempre in tempo per salvarti.”

“Già…non che io abbia qualcosa di cui lamentarmi.” sorrise leggermente.

“Lo spero bene! Ma tornando alle cose serie – e spostò nuovamente lo sguardo su Caim – che cosa stavate combinando voi due?”

“Quel maledetto si è impossessato dei talismani ed io stavo cercando di fermarlo! Non possiamo permettergli di andarsene!” spiegò in poche parole Mirai, tornando ad impugnare le sue spade dopo averle raccolte da terra. Anche Witmay si era ripresa dal colpo subito ed era tornata zoppicando accanto al suo padrone.

“Ah è così…Alucard ha mandato il suo fidato leccapiedi per questa missione eh?” disse con una chiara nota di disprezzo nella voce…questo perché Caim una volta era stato uno degli uomini migliori di suo padre e non riusciva a sopportare l’idea che li avesse traditi a quel modo per seguire un simile elemento.

Erano stati entrambi allievi di Abigor, anche se Caim a quel tempo era tra i membri anziani vista la maggiore età. Non erano mai stati in confidenza ma aveva sempre nutrito un tacito rispetto per quell’uomo silenzioso e controllato….chi lo avrebbe detto che sarebbe finita così.

“Sono onorato della fiducia che il mio signore ha riposto in me…e proprio per evitare di contrariarlo devo dirvi addio. Ho perso fin troppo tempo a giocare con il tuo amichetto, Principe.”

Riegalbramas strinse saldamente le mani sull’asta della sua arma e fissò con sguardo tagliente l’altro demone.

“Come ha detto il mio ‘amichetto’ non possiamo assolutamente lasciarti andare con i talismani e tu lo sai!”

“Ed a questo vi rispondo nuovamente: provate a fermarmi.”

I tre si erano già preparati ad attaccare ma anche Caim non era stato con le mani in mano. Con due rapidi gesti delle braccia una potente folata di vento si abbattè sui suoi avversari, impossibilitando ogni loro movimento prima ancora che potessero agire. I suoi occhi neri come la pece divennero improvvisamente gialli come quelli di un gatto e cominciarono a risplendere in modo inquietante mentre oscure parole di un incantesimo gli fuoriuscivano dalle labbra e si perdevano tra i sibilii del vento.

Qualche attimo dopo tra lui ed i suoi avversari comparve un’enorme sfera nera, che emanava strane scintille rosse e viola. Poi una lunga mano artigliata sbucò magicamente dal suo interno fino a quando, un po’ alla volta, si vide comparire anche il resto del braccio, la spalla, una parte del busto…..un’oscura creatura stava per uscire da quella sfera.

Mirai e Witmay fissavano allibiti la scena. Non avevano mai visto una cosa del genere ma erano pronti ad affrontare qualsiasi ‘cosa’ sarebbe comparsa davanti a loro. Riegalbramas invece imprecò sottovoce, sapendo più che bene cosa stava accadendo.

“Bene signori…spero che quello che vi ho preparato possa intrattenervi adeguatamente…” disse Caim ora che il vento stava cominciando a placarsi.

Anche la luce dei suoi occhi stava cominciando ad affievolirsi, visto che l’incantesimo di evocazione era stato completato. Per lui era giunto il momento di togliere il disturbo e così richiamò a sé il suo manto d’ombra, che lo avvolse sinuosamente da capo a piedi, facendolo scomparire nel nulla senza che nessuno potesse impedirglielo.

Le sfere erano state rubate alla fine….e loro erano costretti a vedersela con la bestie che ora si ergeva in tutta la sua grandezza al centro della stanza.

La creatura era alta, ad occhio e croce più di tre metri ed era ricoperta da una fitta ed ispida pelliccia bruna. Il suo corpo era magro, quasi scheletrico e privo di muscoli robusti, però aveva braccia e gambe lunghe munite di artigli affilati. Aveva un portamento ricurvo tanto che le mani sfioravano il pavimento e se il corpo poteva vagamente ricordare quello di un uomo, la testa apparteneva a tutt’altro genere….sembrava un incrocio tra un lupo ed un uccello senza piume, ed aveva due lunghe antennine che si contorcevano nell’aria a partire dalla fronte.

“Che mostro è quello!?” chiese Mirai, allibito e disgustato.

“Un Drak….una creatura magica del mondo dei demoni…di settima classe purtroppo.” ringiò il compagno continuando poi a spiegare “Caim è un invocatore. Ha il potere di richiamare a sè e controllare molte creature…quelle che gironzola per il palazzo affiancando i soldati di Alucard sono alcuni dei suoi servizievoli amici.”

Dopo quel breve scambio di battute non ebbero più tempo per parlare visto che il drak si era svegliato dal suo torpore ed aveva deciso di mettersi in azione. Gli era stato ordinato di ucciderli ed era quello che avrebbe fatto….con immensa gioia. Troppo tempo era rimasto segregato nel suo antro buio a bramare sangue.

Si scagliò contro il gruppo con un agilità incredibile…i movimenti di Caim erano niente in confronto ai suoi. Erano talmente veloci che lo si vedeva per un attimo in un posto e quello dopo non c’era più, per ricomparire poi metri più in là.

Mirai non riusciva a parare i suoi colpi, solo ad evitarli. Witmay sembrava cavarsela meglio, utilizzando la sua natura di animale per tenergli testa….ma il più abile tra loro era senz’altro Riegalbramas, probabilmente perché aveva già avuto a che fare con mostri del genere nel suo regno.

Vedendo il drak momentaneamente alle prese con la sua custode, l’angelo decise di tentare un incantesimo ma fu bloccato dalle parole dell’amato.

“Non sprecare energie utilizzando la magia, lui ne è immune! Solo le maniere forti funzionano con quel bestione!” gli urlò prima di scagliarsi contro il drak e cercare di ferirlo con la lama della sua falce.

Purtroppo la creatura si accorse delle sue intenzioni e schivò il colpo, procurandosi solo un lieve taglio ad un braccio. La sua fitta e robusta pelliccia era difficile da incidere, anche con le armi più affilate.

“Mirai! Dobbiamo uscire da qui e portarlo all’aperto…in questa stanza i nostri movimenti sono limitati!” propose Witmay mentre evitava con un balzò un’artigliata.

“Ha ragione lei!” confermò Riegalbramas “Andiamocene!”

Con questo i tre si precipitarono fuori dalla Camera del Sigillo e corsero per i corridoi con l’intenzione di raggiungere una delle uscite e portarlo nei giardini. Non dovettero neppure voltarsi a controllare che il dark li stesse seguendo, potevano chiaramente sentire lo stridere dei suoi artigli sul pavimento ed il suo respiro affannato non molto distante da loro.

Il varaha faceva loro strada e durante la corsa Mirai notò che i combattimenti si erano in qualche modo ritirati verso l’esterno, lasciando più liberi i corridoi del palazzo, nei quali si potevano comunque incontrare i cadaveri dei caduti. Ed anche se incontrarono scontri durante il loro passaggio, subito gli angeli ed i demoni in questione si tiravano da parte, per evitare di essere travolti ed uccisi dall’essere che li inseguiva.

Si domandò anche se Senjuto e Heliya fossero riusciti a ripristinare la barriera ma conoscendoli era senz’altro così. Oltre che una necessita per loro era stata anche una questione di orgoglio…erano sempre stati loro due gli incaricati delle protezioni magiche del palazzo mentre lui e Temaray erano i comandanti dell’esercito…quindi essere stati aggirati in quel modo dai nemici si era rivelato un affronto personale.

Improvvisamente videro davanti a loro una luce, segno che stavano per sbucare all’aperto. Riegalbramas, intuendo le intenzione del drak sempre più vicino alle sue prede, afferrò Mirai per la vita ed una volta fuori spiccò un balzò di lato, evitando per un soffio l’attacco della creatura. Poi, senza perdere tempo, fece comparire le sue enormi ali nere e si alzò da terra, tenendo sempre stretto al petto il ragazzo dai capelli argentati.

Una volta raggiunta un’altezza sicura, lasciò andare il suo angelo che spalancò lui stesso le sue candide ali piumate per rimanere a fluttuare nell’aria. Ringraziò con un sorriso il compagno e poi si mise a scrutare il panorama che li circondava.

Come aveva pensato i combattimenti si erano spostati quasi tutti all’esterno, sia dentro che oltre la barriera che era stata ripristinata. I loro soldati stavano respingendo tenacemente gli uomini di Alucard e sembravano avere la meglio.

Una cosa però balzò ai suoi occhi….qualcosa che prima non c’era….

“Quelli sono i nostri uomini Mirai…gli uomini di mio padre…” spiegò Riegalbramas indicando i demoni dalle divise rosse e nere che erano coinvolti nella mischia affianco alle creature celesti.

Angeli e demoni che combattevano assieme….era un evento storico.

Poi il suo sguardo si spostò e vide qualcosa che lo sorprese di più.

“E quelli..?”

Mirai stava fissando impressionato due enormi draghi che volteggiavano nel cielo con movimenti agili e fluidi. E stavano affrontando una dozzina di esseri alati, probabilmente altri animaletti al servizio di Caim.

Uno aveva le scaglie blu, anche se la maggior parte del suo corpo era ricoperta da una specie di armatura bianca più dura della roccia, l’altro le aveva rosse e portava anche lui un armatura simile a quella del compagno, solo che era nera e ricopriva semplicemente le zampe e la coda, così da rendere i suoi colpi ancora più potenti.

Riegalbramas sorrise di fronte alla sua meraviglia.

“Quelli sono Imashima e Rashimari…i miei custodi, li ricordi no?”

“Cosa!? Quei due bestioni sono quegli adorabili draghetti che ho visto!? Ma erano così piccoli!”

“Prova a tenerli te in una stanza se avessero quelle dimensioni! E poi anche la tua Witmay sembrava un batuffolino di pelo quando l’ho vista….ed ora che che ci penso….credo sia meglio andare ad aiutarla.” disse indicando ai loro piedi, dove il varaha stava ancora affrontando il drak “Abbiamo ancora quel coso da sistemare….ma adesso abbiamo noi un vantaggio su di lui. Quassù non ci può raggiungere.”

“Cavolo hai ragione!” disse accorgendosi di aver lasciato nei guai la sua amica.

I due scesero a terra e fecero scomparire le ali, cominciando subito ad attaccere il mostro ed a cercare un modo efficace per abbatterlo. Con il drak distratto da Witmay riuscirono ad infliggergli alcune ferite ma questo sembrava farlo infuriare di più invece di indebolirlo o lasciarlo sofferente.

Con uno spazio più ampio a loro disposizione era più facile evitare i suoi attacchi ma allo stesso tempo il drak era più sfuggevole ai loro.

Mirai parò una zampata con entrambe le spade e Riegalbramas colse quel momento per colpirlo alle spalle con la sua falce. La lama scivolò sulla sulla pelliccia ed affondò nella sua carne….la creatura ruggì di dolore e rabbia. Si voltò di scatto inferocita ma ormai il demone si era già allontanato dalla sua portata.

Witmay gli balzò addosso ma fu respinta malamente in dietro. Combattere con quel bestione era stancante anche se erano in tre…dovevano farla finita alla svelta. C’erano cose più importanti da sistemare…ed invece stavano perdendo tempo per colpa di quel coso!

Sarebbe stato molto più facile se avessero potuto utilizzare la magia su di lui…sarebbe bastato un solo incantesimo bello potente per stenderlo….invece quello ne era immune!

In quel momento a Riegalbramas venne un’idea che forse avrebbe funzionato…e lo avrebbe tolto dai piedi una volta per tutte.

“Voglio provare una cosa! Tenetelo occupato per un paio di minuti!” urlò agli altri due mentre si librava in aria.

Voleva provare un giochetto con la sua arma. Per quanto potenti fossero i loro colpi il drak sgusciava via abilmente riducendo i danni oppure il suo manto ne attutiva il colpo. Ma se fosse riuscito a rendere la sua arma più potente ed affilata di quello che era, il che era un pensiero piuttosto inquietante, forse lo avrebbe potuto eliminare.

E lui conosceva giusto l’incantesimo adatto a quello scopo.

Riegalbramas si portò davanti a sé la falce e socchiuse gli occhi, cominciando a pronunciare delle parole misteriose dal suono duro e sibilante.

“Shakala tesh derash du rekaseth yulia seth holik karesh”

La lunga asta in metallo nero inciso cominciò a brillare di una cupa luce viola. Quella luce finì lentamene per accumularsi completamente sulla lama mentre il demone ripeteva per l’ennesima volta le parole dell’incantesimo.

La luce si trasformò poi in un alone fiammeggiate che vorticava attorno alla lama. Riegalbramas allora aprì gli occhi del tutto ed osservò il suo lavoro. Sorrise soddisfatto.

Se non erano in grado di attaccarlo direttamente con la magia, gliela avrebbero ficcata in corpo con la forza attraverso la sua arma.

Il demone abbassò lo sguardo e vide che Mirai e Witmay stavano svolgendo un ottimo lavoro nell’intrattenere il drak ma da soli non avrebbero resistito molto. Decise che quello era il momento migliore per scoprire se la sua idea avrebbe funzionato.

Si lanciò rapidamente a terra verso la sua preda, come un falco pronto ad attaccare. I suoi due compagni lo videro arrivare e si fecero subito da parte per lasciargli campo libero. Anche il drak si accorse della sua presenza e riuscì ad evitare il primo fendente…solo che Riegalbramas lo aveva previsto e ruotando su sé stesso ruiscì a trafiggerlo da dietro sfruttando la forza centrifuga del colpo.

La lama lo trapassò da parte a parte mentre il drak gracchiava per il dolore e cercava faticosamente di liberarsi…ma prima che ci riuscisse fu avvolto dalle fiamme viola che fino ad un attimo prima risplendevano sull’arma. Lo scopo di quelle fiamme era quello di divorare lentamente la sua carne dall’interno, facendo evaporare tutto il sangue che aveva in corpo fino a quando non si sarebbe accasciato privo di vita…e la cosa sembrava funzionare con loro estremo sollievo.

Il drak crollò sulle ginocchia, stringendosi convulsamente le braccia attorno al busto e lanciando urla atroci. Poi scivolò a terra senza più muoversi.

Riegalbramas sospirò sollevato ed estrasse la lama dalla carcassa del mostro. Era stata dura ma ce l’avevano fatta. Si voltò con un’espressione soddisfatta verso Mirai, che si era seduto sull’erba a riposarsi e a riprendere fiato. L’angelo gli sorrideva e lo fissava con occhi colmi d’ammirazione.

Il demone si sentì riscaldare il cuore…però quella sesazione morì in un istante per essere sostituita dal terrore.

Un soldato di Alucard era comparso alle spalle di Mirai, del tutto ignaro del pericolo, e lo stava per colpire a tradimento.

Ciò che avvenne dopo si svolse in pochissimi secondi.

Riegalbramas con una velocità impressionante raggiunse l’amato mettendosi tra lui ed il suo aggressore, impedendo così che venisse ferito in alcun modo. Allo stesso tempo riuscì ad abbattere il soldato con un colpo della sua arma. Mirai si voltò sconvolto giusto in tempo per vederlo cadere a terra.

Era stato salvato per l’ennesima volta.

“Riegalbramas…?” chiamò con voce incerta il demone che se ne stava ancora in piedi davanti a lui.

Quello non si voltò ne rispose.

Mirai si stava per alzare quando lo vide vacillare in modo preoccupante e cadergli addosso. Non se lo aspettava ma i suoi riflessi lo aiutarono ad afferrarlo al volo. Lo strinse tra le braccia e lo fece adagiare sul suo petto.

Il volto del suo amato era sofferente e pallido, ed il suo lo divenne subito dopo quando vide una profonda ferita trasversale che gli sfigurava il petto. Stava perdendo molto sangue così si affrettò ad usare un lembo del suo mantello per tamponare quello che poteva.

L’angelo era nel panico più totale, non sapeva praticamente che fare. Riegalbramas era stato colpito per proteggere lui…e lui non poteva fare niente per aiutarlo. Attorno a loro la gente stava ancora combattendo ed i suoi poteri curativi non erano a sufficienza per curare e rimarginare una simile ferita, poteva solo rallentare la fuoriuscita di sangue…ma se continuava così sarebbe…sarebbe…no, non voleva pensarlo!

Ovviamente, per quanto uno pensasse che la situazione fosse delle peggiori, poteva sempre accadere qualcosa di ancora peggio. Infatti tre demoni, con espressioni tutt’altro che amichevoli, si stavano avvicinando a loro.

“Guarda guarda cosa abbiamo qui…due prede facili facili….”

“E l’ironia poi! Un angelo ed un demone assieme!”

“Che carini!”

I tre risero, fermandosi a pochi passi dai due ragazzi, brandendo le loro spade sporche di sangue. Mirai li fissò con odio mentre afferrava con una mano una delle sue spade mentre l’altra tamponava ancora la ferita. Il suo volto era umido di lacrime.

“Fate un solo passo e ve ne farò pentire!” sibilò con voce roca.

Questo scatenò ulteriore ilarità nei tre.

“Ah si? E cosa mai potresti farci tu da solo in quelle condizioni?”

“Lui forse no, ma io posso fare molto male!” ringhiò Witmay  balzando accanto al suo padrone pronta a staccare qualche testa con le sue zanne. Prima che però potesse fare qualsiasi cosa i tre demoni finirono letteramente tranciati a metà. Dietro di loro comparve un alta figura nera dai brillanti occhi rossi.

“Nessuno può osare minacciare mio figlio!”

Lucifero era lì, in tutta la sua maestosità, con in pugno una lunga ed affilata spada. Gli abiti scuri ed i lunghi capelli color della pece fluttuavano al vento. La sua espressione era seria e controllata ma i suoi occhi ardevano minacciosi. Mirai lo fissò allibito. Era la prima volta che aveva l’onore di incontrarlo…e non pensava che lo avrebbe mai fatto, di certo non nei giardini del loro palazzo durante un combattimento.

Il re dei demoni si avvicinò a loro e si inginocchiò accanto al figlio, ormai privo di coscienza, per esaminare la ferita. Scosse la testa sconsolato.

“Stupido di un ragazzo! Perché finisci sempre per cacciarti nei guai…e ti lamenti anche quando ti rimprovero!” disse con voce tutt’altro che arrabbiata, sembrava piuttosto preoccupata invece.

Mirai stava ancora stringendo Riegalbramas tra le braccia quando si ritrovò due iridi rosse puntate su di lui.

“Lascialo.” ordinò “Qui nessuno di noi può aiutarlo, deve tornare con me alla fortezza.”

L’angelo fissò Lucifero indeciso mentre il suo cervello analizzava in fretta varie possibilità di quello che doveva fare…alla fine scelse quella che gli stava sussurrando il suo cuore, al diavolo le conseguenze. Riegalbramas era ferito per colpa sua e non lo avrebbe lasciato!

“Voglio venire con voi.” disse con voce che non ammetteva repliche.

Lucifero scrutò attentamente il suo sguardo, alla ricerca di qualcosa che solo lui sapeva. Poi fece passare le braccia sotto il corpo del figlio per sollevarlo da terra. Mirai fece altrettanto e si alzò, aspettava ancora cocciutamente una risposta….e quasi sobbalzò quando il demone parlò.

“Afferra la sua mano.”

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e prese una delle mani dell’amato tra le sue.

“Mirai non puoi andare! Cosa dirà tuo padre quando saprà che sei scomparso!?” si fece avanti Witmay, che non voleva lasciare andare il suo padrone in un luogo dove lei, ovviamente, non poteva accompagnarlo.

“Parlagli tu. Digli quello che vuoi…digli la verità…non importa…fagli solo sapere che sto bene e che sono partito di mia iniziativa….” sorrise “…e non temere, tornerò.”

L’attimo dopo i tre erano scomparsi in un bagliore nero.

 

*************************************

 

Lucifero li fece comparire direttamente nella sala del trono, dove Xelenia, Bathim ed altri generali stavano discutendo varie strategie per far fronte a questa situazione. La donna si voltò subito verso di loro ed impallidì vedendo il figlio ferito e sanguinante.

“Oh no! Riegalbramas!” disse correndo loro incontro preoccupata.

“Non temere…è vivo ma dobbiamo curarlo immediatamente.” la rassicurò Lucifero che si voltò poi verso il loro alchimista “Bathim, vieni subito con me!”

Senza perdere un altro secondo uscì dalla sala, seguito dalla moglie, l’anziano demone e Mirai. Nessuno aveva fatto molto caso a quest’ultimo ed a lui non interessava…le eventuali presentazioni sarebbero state fatte dopo…ora gli bastava essere vicino a Riegalbramas.

Doveva ammettere di essersi sentito piuttosto scombussolato dopo il teletrasporto, specialmente perché i loro due mondi erano estremamente distanti e l’energia maligna che il re aveva utilizzato per portarli fin lì gli aveva stordito i sensi…però si era ripreso in fretta ed ora camminava spedito per i corridoi seguendo silenziosamente gli altri.

Alla fine giunsero di fronte alla porta delle stanze del principe e Xelenia le aprì così da permettere al marito di entrare senza problemi. Subito l’uomo si diresse verso il letto e vi adagiò sopra il corpo febbricciante del figlio. Poi fece comparire dal nulla un pugnale e cominciò a ridurre a brandelli la parte superiore della divisa, per liberargli il torace nel modo più veloce possibile….il mantello era stato gettato senza troppe cerimonie sul pavimento.

“Bathim…dobbiamo ripulire la ferita prima di curarlo…conoscendo i vili trucchetti di Alucard è probabile che abbia munito i suoi uomini di armi avvelenate…è tipico di lui.”

Il demone non ebbe bisogno di altre spiegazioni. Corse nel bagno e prese una bacinella riempiendola d’acqua calda, cospargendoci poi dentro una manciata delle sue erbe. Come alchimista ed esperto delle propietà delle piante portava sempre con sé i componenti base di molte pozioni…proprio in eventualità di emergenze come quella.

Ricomparve poco dopo con la bacinella ed alcune salviette, che intinse dentro l’infuso che aveva preparato, cominciando così a ripulire al meglio la ferita.

Dalle labbra di Riegalbramas sfuggirono alcuni gemiti…quelle erbe, per quanto avessero poteri benefici, non provocavano sensazioni piacevoli.

Nel giro di un minuto la ferita era ripulita, anche se continuava a perdere sangue, di sicuro meno di quello che poteva essere grazie al piccolo contributo di Mirai, che ora giaceva in piedi vicino al letto con un’espressione estremamente preoccupata.

In oltre si sentiva terribilmente inutile. Tutti stavano facendo qualcosa per Riegalbramas tranne lui, che non poteva fare altro che fissare il suo amato soffrire per causa sua.

“Ora mia cara, avrò bisogno del tuo aiuto…” disse Lucifero a Xelenia, che gli fù subito accanto.

Proprio come era successo precedentemente per il pugnale, il re dei demoni fece comparire nel palmo della sua mano destra l’unico talismano che era ancora in loro possesso: Mephistophles, la vita e la morte. La donna appoggiò la mano sopra la sfera di cristallo così che fosse racchiusa tra i loro palmi.

Mirai fissò stupito il talismano. Sapeva che quello non era caduto nelle mani di Alucard perché era protetto direttamente da Lucifero, glielo aveva detto Riegalbramas, ma non capiva a che cosa sarebbe servito, visto che i suoi poteri erano sigillati.

“Tienilo fermo”

La voce del sommo demone lo fece sobbalzare.

“Tienilo fermo” ripetè fissandolo negli occhi “E’ un procedimento piuttosto doloroso e potrebbe dibattersi, complicando la guarigione.”

L’angelo fece come gli era stato ordinato senza fare domande. Si sedette sul letto accanto al suo amato e gli afferrò saldamente le braccia mentre Bathim faceva altrettanto con le gambe.

Riegalbramas aveva il respiro affannato ed il volto era matido di sudore. Probabilmente Lucifero aveva ragione, la lama della spada doveva essere stata avvelenata per creare un effetto così devastante nel principe.

Mentre lo fissava a Mirai venne quasi da piangere di nuovo ma si morse il labbro inferiore per sopprimere l’impulso. Non era il momento di cedere quello.

Lucifero e Xelenia portarono il talismano, racchiuso nelle loro mani, sopra il petto del figlio e chiusero gli occhi, concentrandosi per richiamare i loro poteri. Alcuni istanti dopo i due demoni furono avvolti da aure d’energia viola e rosse e cominciarono a convogliare i loro poteri verso la sfera, all’interno della quale presero a vorticare dei cristalli argentati. Questi presero poi a brillare fino a quando dal talismano non scaturì un raggio di luce candido, che si proiettò sul petto del ragazzo.

Riegalbramas fu colto subito da forti convulsioni tanto che sia Mirai che Bathim dovettero impegnarsi per tenerlo fermo il più possibile. La sua espressione era sofferente mentre gemiti strozzati gli uscivano dalle labbra. L’angelo vedendo il compagno in quelle condizioni sentì un dolore lancinante al cuore e non riuscì a trattenere le lacrime, che presero a scorrergli copiose sulle guancie. Questo però non gli impedì di compiere il suo dovere.

La ferita sul torace del giovane demone aveva cominciato a rimarginarsi ma il procedimento sembrava maledettamente lento. Mirai voleva che cessasse presto così che Riegalbramas potesse finalmente riposare.

Dopo lunghi ed atroci minuti la ferita era scomparsa, lasciando il posto ad una sottile cicatrice rossa. Il ragazzo si accasciò sul materasso senza più muoversi così Bathim lo lasciò andare e lo stesso fece Mirai, che però si sentiva spossato e tremante con il volto ancora bagnato di lacrime.

Xelenia sospirò sollevata e lasciò andare il talismano che Lucifero fece prontamente scomparire, finito il suo utilizzo.

In quel momento si sentì bussare alla porta della camera. L’alchimista andò ad aprire e subito due guardie fecero la loro comparsa, stringendo tra le braccia due figurine apparentemente addormentate. I due si inchinarono di fronte ai sovrani e poi parlarono.

“Signore…abbiamo trovato i guardiani del principe svenuti sul campo di battaglia.”

“Adagiateli ai piedi del letto.”

Le guardie fecero come ordinato e poi si congedarono. Sia Imashima che Rashimari sembravano sofferenti come il loro padrone e presentavano qua e là qualche ferita, probabilmente ottenuta durante lo scontro.

“Bathim….prepara una delle tue pozioni per togliere ogni traccia di veleno dal suo sangue.”

“Subito maestà…sarà pronta in meno di un ora.” e con questo l’arzillo vecchietto corse via, verso i suoi laboratori.

Lucifero tornò a fissare con espressione indecifrabile il figlio. Accanto a lui Mirai gli stava accarezzando i capelli con un’infinita dolcezza ma era ancora terribilmente preoccupato per le sue condizioni, lo si vedeva chiaramente.

“Non ti preoccupare. Si riprenderà presto.”

L’angelo fissò sorpreso il demone. Non si aspettava che lo rassicurasse…non si aspettava proprio che gli parlasse ad essere sinceri…sembrava una persona completamente diversa da come Riegalbramas gliela aveva descritta.

Senza aggiungere altro o aspettare un qualsiasi ringraziamento, Lucifero si incamminò verso la porta ed uscì. Nella stanza ora era rimasta solamente Xelenia.

La donna gli si avvicinò sorridente ed appoggiò una mano sul suo volto, asciugando le ultime traccie del pianto, prima di spostargli una ciocca dei lunghi capelli argentati dietro un orecchio.

“E così tu saresti il Generale Mirai-sui, l’angelo che ha rubato il cuore di mio figlio...”

Il ragazzo abbassò lo sguardo imbarazzato e si limitò a fare un cenno d’assenso col capo.

“Sei proprio come ti avevo immaginato…Riegalbramas mi ha parlato molto di te, beh, molto in base alla sua riservatezza…”

“Davvero?” chiese sorpreso.

“Si…mi spiace solo di essere venuta a sapere di voi in un modo così…brusco. Avrei voluto che si fosse confidato prima con me..” sospirò ma poi tornò a sorridere “Però, ora che ti vedo, capisco perché ha conservato così gelosamente il vostro segreto, sei una creatura davvero speciale…venire fin qui da solo pur di non abbandonarlo…sei stato coraggioso.”

“Era il minimo che potessi fare. E’ stata colpa mia se è stato ferito…mi ha protetto col suo corpo..” mormorò tristemente ricordando la scena.

“Se non lo avesse fatto non sarebbe stato mio figlio…lui farebbe qualsiasi cosa per le persone che ama e so che tu avresti fatto lo stesso per lui…”

Xelenia si era seduta sul letto accanto a Mirai e gli stava accarezzando i capelli in modo rassicurante, quasi materno.

“Si…però vorrei davvero riuscire a fare qualcosa per lui…ma sembro causare solo problemi…”

“Non è vero e tu lo sai…e poi a mio figlio piaci come sei! Quindi smettila di fare quel faccino triste o Riegalbramas penserà che ti abbiamo maltrattato…e ti assicuro che non è bello vederlo arrabbiato!”

“Grazie…” mormorò accennando un sorriso, poi il suo sguardo cadde sui due draghetti “Loro come stanno?”

“Si rimetteranno e tornaranno a schiamazzare non appena mio figlio aprirà gli occhi….devi sapere che il destino dei guardiani della famiglia reale è strettamente legato a quello del loro padrone. Nascono nello stesso istante in cui il loro protetto emette il suo primo respiro e moriranno quando morirà lui.”

“Questo significa che sono in quelle condizioni a causa di Riegalbramas?”

“Esattamente.”

“Oh…”

Mirai abbassò il capo sconsolato. Ora si sentiva quasi peggio di prima….non era responsabile solamente della sofferenza del demone, ma anche di quella delle due creaturine. E poi una cosa gli rimaneva ancora oscura.

“Scorgo una domanda nei tuoi occhi…chiedi pure, non farti tutti questi problemi.” disse la donna sorridendo, leggendogli quasi nel pensiero.

“Ecco…stavo pensando al talismano….”

“Ah, vuoi sapere come abbiamo potuto usare i suoi poteri nonostante fossero sigillati?”

“Si…”

“Beh…è semplice. Non stavamo usando i suoi poteri…lo abbiamo utilizzato semplicemente come catalizzatore dei nostri, così da renderli più potenti ed efficaci…con questo espediente abbiamo risparmiato un sacco di tempo e fatica.” disse accarezzandogli i capelli un ultima volta prima di scostarsi.

“Oh bene! Ora devo tornare ai miei doveri…fai come se fossi a casa tua ed usa pure il bagno per darti una rinfrescata, hai passato dei brutti momenti oggi. Farò anche in modo di portarti degli abiti puliti della tua misura…”

I suoi vestiti, infatti, erano tutti sporchi e laceri a causa del combattimento contro Caim ed il drak…per non parlare del sangue dell’amato che li chiazzava di rosso.

“Sarebbe davvero gentile da parte sua.”

“E’ un piacere ragazzo…”

Xelenia posò un bacio sulla fonte di Mirai e si alzò dal letto dirigendosi verso la porta con passo elegante. Si voltò un ultima volta, lanciandogli un sorriso rassicurante, prima di scomparire nei corridoi.

 

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Caim bussò alla porta della sala del trono ed aspettò che il suo signore gli desse il permesso di entrare. Era appena tornato alla loro fortezza segreta e doveva fare rapporto sulla riuscita della sua missione. Alucard ne sarebbe stato molto compiaciuto.

Quando ricevette risposta varcò la soglia ed entrò nella sala.

Il demone dai capelli verdi era seduto sul suo trono in pietra, con un’espressione cupa ed annoiata sul volto. Sembrava pronto a sbranare il povero malcapitato che aveva osato farsi avanti in quel momento…ma quando riconobbe Caim, il suo umore ne giovò enormemente.

Alucard saltò giù dal trono con un’espressione allegra e sorridente, andando incontro al suo generale che si era inginocchiato al suo cospetto.

“Mio signore…sono venuto a farvi rapporto.”

“Oh lo sai che non hai bisogno di tutte queste formalità con me! Avanti dimmi, è andato tutto bene?”

“Alla perfezione.”

Caim slacciò dalla cintura la borsa che conteneva i due talismani e la pose al suo comandante con un gesto estremamente rispettoso. Gli occhi di Alucard si illuminarono mentre prese tra le mani la borsa e l’aprì, rivelando il suo prezioso contenuto.

Lasciò cadere in terra l’involucro in pelle e strinse tra le mani le due sfere.

“Lo sapevo che tu non mi avresti mai deluso!” disse posando nuovamente lo sguardo sul suo generale.

“Non potevo deludere la vostra fiducia.”

Alucard tornò a dedicare l’attenzione sui due talismani. Nella mano destra stringeva Marduk, il talismano della dimenticanza e dell’oblio, che era di un semplice color nero, come un buco senza fine. Nella sinistra stringeva Benemoth, quello del tempo e della conoscenza. Era dorato con l’unica eccezione di una runa nera incisa sulla superficie.

Il demone aveva un’espressione stranamente soddisfatta, che però aveva un non so che di sinistro. Si voltò e si diresse verso il suo trono. Doveva assolutamente analizzarli prima di metterli assieme agli altri.

“Alzati e vieni” ordinò Alucard a Caim, così che si mettesse al suo fianco “Hai altro da riferirmi?”

“Si…il principe Riegalbramas si è fatto nuovamente vivo. In oltre Lucifero ha schierato i suoi uomini al fianco degli angeli…stavano combattendo contro i nostri soldati quando me ne sono andato.”

“Lucifero…” disse con una nota sprezzante nella voce “Quell’idiota sta ancora cercando di riavvicinare i rapporti con quei…pennuti! Si è rammolito!”

“Ho scoperto anche un’altra cosa.”

“Sarebbe?”

“Un punto debole…perfetto per una vostra vendetta personale.”

Sulle labbra di Alucard comparve un sorriso indecifrabile.

“Lo sai che ti adoro quando pensi così perfidamente!”

Il giorno fatidico si stava avvicinando…ed a quanto sembrava, sarebbe stato più divertente del previsto.

 

 

Fine 11^ parte




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