I personaggi di
questa fic sono frutto della mia mente contorta quindi appartengono solo ed
esclusivamente a me!^___^
Come potete notare
sto intricando sempre di più la storia (sono masochista -_-), spero
riusciate ancora a seguirmi…..se non ci riuscite, beh, dovrete aspettare che
lo chiarisca nei capitoli futuri….da me non otterrete mai uno spoiler! ohoho!^o^
In oltre in questo capitolo ci sono dei dialoghi a dir poco assurdi….a notte
tarda comincio decisamente a delirare…..
So far away
parte X
di Miyuki
“Scusate se vi disturbo
ma mi piacerebbe fare due chiacchere con mio figlio.”
I due ragazzi fissarono
la donna con espressione stupita. Era raro che Xelenia facesse visita al
figlio nelle sue stanze. Non che non avessero un buon rapporto, anzi era
ottimo, solo che preferiva incontrarlo in altri luoghi del castello…..quasi
volesse rispettare la privacy del figlio.
“Ho forse interrotto
qualcosa?” chiese quando non ottenne alcuna risposta dai due.
“No….certo che no!” si
affrettò a dire Adaman, balzando in piedi “Ero solo venuto a vedere come
stava….ma ero sul punto di andarmene!Ho un appuntamento con….Abigor, ecco!
Mi starà aspettando di sicuro!”
La donna sorrise, notando
l’espressione imbarazzata di Adaman mentre si affrettava a raggiungere la
porta. Aveva capito perfettamente che le stava dicendo una bugia, non era
mai stato bravo attore. Era troppo limpido.
Così, quando Adaman le
passò accanto, fece scivolare una mano affusolata tra i suoi capelli neri ed
argento in un gesto d’affetto. Il giovane demone si bloccò di colpo e la
fissò sorpreso.
“Grazie per la tua
comprensione”
“Di….di nulla zia….”
sussurrò senza poter evitare di arrossire sotto quei dolci occhi viola, che
gli ricordavano tanto quelli del cugino. Poi con un cenno della testa si
congedò ed uscì dalla stanza.
Xelenia tornò a
concentrarsi sul figlio con lo stesso sorriso stampato sulle labbra.
“E’ davvero un caro
ragazzo non trovi?”
“Già….forse un po’ troppo
rumoroso per il suo bene…” rispose ridacchiando “A cosa devo la vostra
visita madre? Spero non sia successo qualcosa!”
“Cos’è, un genitore non
può più far visita al figlio?” disse avanzando con passo elegante verso di
lui. Riegalbramas si alzò in pedi e raggiunse la madre, prendendole una mano
e baciandola.
“Non intendevo questo. Lo
sapete che sono sempre felice di stare in vostra compagnia.”
“Certo, lo so……è solo che
dopo che ne sei andato a quel modo ho cominciato ad essere un po’ in ansia
per te e ho deciso di assicurarmi che stessi bene.”
“Non dovevate
preoccuparvi tanto. Ormai sono abituato a questo genere di discussioni con
mio padre.” cercò di suonare convinto ma non era certo di esserci riuscito,
Xelenia lo conosceva troppo bene.
“Ma questo non è stato
uno dei soliti vostri battibecchi…è stata tirata in ballo una cosa seria che
ti riguarda personalmente.” disse accarezzandogli dolcemente il viso “Ti va
di raccontarmi tutto?”
Rigalbramas incrociò lo
sguardo con quello della madre e sospirò rassegnato. Non poteva davvero
negare nulla a quella donna tanto dolce ma determinata ed agguerrita quando
doveva esserlo. Così la prese gentilmente per un braccio e la condusse verso
il balcone della sua stanza. Un po’ d’aria fresca avrebbe alleggerito la
tensione.
“Che cosa volete che vi
racconti?” chiese appoggiandosi con le mani al davanzale in petra mentre si
perdeva con lo sguardo nella vastità del loro regno.
“Innanzi tutto dimmi….che
tipo è questo Mirai? Da come hai difeso i tuoi sentimenti e dalle tue parole
deduco già che lo ami molto….ma io lo conosco solo di nome e d’aspetto.”
“Beh….è una persona
meravigliosa…..” e così finì per raccontarle tutta la storia, dal loro
incontro sulla terra a quando avevano scoperto di amarsi lo stesso
nonostante le loro vere identità.
Xelenia lo fissava ed
ascoltava con la massima attenzione e non poteva fare a meno di compiacersi
vedendo l’espressione radiosa e serena con cui ne parlava. Se mai avesse
avuto qualche dubbio che il figlio provasse solo un’attrazione passeggera
per quell’angelo, tutto questo l’avrebbe fatta ricredere all’istante.
“Non posso non ammettere
che questa notizia mi abbia piuttosto sorpresa…..ma non ho certo intenzione
di costringerti ad andare contro i tuoi sentimenti…..solo di una cosa ti
prego, cerca di capire anche il punto di vista di tuo padre.”
“Cosa c’è da capire!?”
“Figliolo, lui è il re…ha
degli obblighi e doveri tra i quali far rispettare la legge…non avercela con
lui.”
“Perché dovrei farlo?
Perchè devo sempre essere io quello comprensivo!?” disse con voce esasperata
mista ad una crescente rabbia “Lui non ha mai fatto molto per meritarsi
questo da me! Ha sempre una critica pronta e disprezza ogni cosa che faccio!
So perfettamente quale punizione riserva ai demoni che si innamorano di
creature celesti! Ha intenzione di imprigionare e torturare anche me o per
la vergogna che gli ho recato mi ripudierà o ucciderà?”
“Non dire così….lo sai
che Lucifero non farebbe mai una cosa del genere…sei suo figlio!” rispose la
donna con espressione triste e ferita. Non le piaceva che parlasse a quel
modo di suo padre. Non era giusto. Lui non conosceva la realtà dei fatti.
“Ah si? E quando mai mi
avrebbe dimostrato affetto paterno! Non gli è mai interessato nulla di me,
questo l’ho capito fin troppo bene da piccolo! Ora non puoi pretendere che
non lo odi e non lo reputi una persona spregevole! Solo mi domando come ti
sia potuta sposare con un individuo simile, madre!”
Xelenia, a quelle parole,
non riuscì a controllare le proprie azioni. Il suo braccio si mosse
d’impulso e finì per schiaffeggiare Riegalbramas in pieno volto. Il ragazzo
rimase profondamente colpito da un simile gesto. La madre non lo aveva mai
toccato, avendo sempre preferito farlo ragionare sui propri errori che
colpirlo fisicamente. Solo da piccolo e quando ne aveva combinata una
davvero grossa, era stato punito.
Ma le parole dure e
taglienti che seguirono, lo sorpresero ancora di più.
“Non ti permetto di
parlare a quel modo di tuo padre! Non voglio più sentire una cosa del
genere….e non devo di certo venire a rendere conto a te delle mie
decisioni!” disse in preda ad una collera che non faceva parte del suo
carattere. I suoi occhi viola luccicavano quasi bellicosi.
Il giovane demone rimase
in silenzio, senza ribattere, e poco dopo Xelenia riprese il controllo di
sé. Sospirò passandosi una mano tra i folti capelli ricci mentre la sua
espressione tornava dolce e dispiaciuta.
“Scusami, non era mia
intenzione farlo….ma Riegalbramas, tu devi capire che Lucifero non è così
cattivo come pensi. Ci sono molte cose che tu non sai e non puoi capire
quindi fidati se ti dico questo.” disse accarezzando la guancia che prima
aveva schiaffeggiato “E poi è come hai detto tu, non avrei mai potuto
sposare una persona crudele ed insensibile….ma l’ho fatto e ci sarà un
motivo se amo tuo padre proprio come tu ami il tuo angelo”
Xelenia sorrise, vedendo
la confusione sul volto del figlio, e lo baciò sull’altra guancia, prima di
voltarsi per andarsene. Il suo discorso lo aveva fatto e forse era riuscita
a farsi capire.
“Ah! Vorrei precisare
un’altra cosa, ma tienitela per te per favore!” disse voltandosi sulla porta
della terrazza e sorridendo ancora più apertamente “Lucifero non ha mai
imprigionato o torturato le persone che si sono infatuate di una creatura
celeste. E’ solo una diceria che è stata messa in giro di proposito per
scoraggiare simili azioni, che rimangono comunque proibite dalla legge. A
questi demoni è soltanto stata rimossa la memoria di quell’amore, perché non
tutti hanno avuto la fortuna di essere ricambiati come te….e avrebbero
finito per impazzire in breve tempo.”
Con questo uscì
definitivamente dagli alloggi del figlio, lasciandolo ad affrontare da solo
tutte queste informazioni. Chissà se prima o poi quella situazione si
sarebbe finalmente risolta.
Aveva appena svoltato
l’angolo del corridoio quando si trovò davanti una maestosa figura sbucata
dall’ombra. Lo sguardo di Xelenia si riempì di dolcezza e tristezza mentre
si avvicinava a Lucifero.
“Dovevi proprio essere
così duro con lui?” chiese la donna.
“Era inevitabile lo sai”
“Ma non è giusto, ne per
te ne per lui!”
“Così deve essere…è
qualcosa che non possiamo cambiare…” sospirò il demone, prendendo il braccio
della moglie e baciandola fugacemente sulle labbra “Grazie per essergli
andata a parlare anche se non te lo avevo chiesto…mi leggi sempre nel
pensiero, mia cara”
La donna sorrise radiosa
ed i due cominciarono ad avviarsi verso le loro stanze.
***************************************
Un paio di giorni dopo fu
concesso a Mirai di andare in infermeria a trovare Temaray e gli altri
soldati rimasti in qualche modo feriti durante lo scontro con Pakallus.
Lui e Witmay stavano
attraversando allegramente i corridoi dalle pareti bianche che conducevano
alla stanza dell’amico, quando una voce a loro nota raggiunse le loro
orecchie. I due si scambiarono uno sguardo interrogativo per poi riavviarsi
curiosi verso la loro destinazione.
Una volta arrivati alla
camera indicatagli assistettero ad una scena buffissima.
Temaray stava urlando
dietro di tutto ad un povero guaritore che aveva l’incarico di visitarlo,
visto che si era risvegliato per la prima volta quella mattina dopo la
battaglia. Il giovane generale invece si rifiutava categoricamente di
collaborare, esigendo di essere dimesso all’istante.
Siccome nessuno dei
presenti, troppo presi a litigare, avevano fatto caso a loro, decise di
provvedere.
“Scusate ma….che cosa sta
succedendo qui?” chiese l’angelo con voce divertita.
“Oh! Generale Mirai-sui,
siete capitato al momento giusto! Cercate di far ragionare il vostro amico!
Pretende di essere lasciato andare senza neppure essere stato visitato!”
spiegò un esasperato guaritore.
“Io non ho bisogno dei
vostri controlli! Sto benissimo! Quindi lasciatemi in pace!! Sparite!” urlò
il paziente dal letto su cui era seduto.
“Per me potete rifiutarvi
quanto volete…..è una vostra scelta quella di rimanere qui a tempo
indeterminato, perché non uscirete mai senza prima aver fatto i controlli
standard!”
“Questo lo credete voi!
Io da qui me ne vado quando voglio io!”
“Ahhh, basta!….non ho mai
visto una persona più indisposta di voi!” il guaritore si voltò verso Mirai
ed aggiunse “Se riuscite a convicerlo fatemi sapere…altrimenti dite addio al
vostro collega.”
“D’accordo…” rispose con
tono ancora più divertito.
Quando il medico uscì
dalla stanza Mirai si avvicinò al letto, sedendosi su una sedia, mentre
Witmay si arrampicò sul materasso. I due angeli si fissarono per alcuni
minuti, uno emanando un’aura tetra, l’altro al limite della resistenza…..stava
per scoppiargli a ridere in faccia.
“Temaray dimmi……quante
iniezioni ti doveva fare quel pover uomo?”
L’altro generale alzò
leggermente lo sguardo cupo. Passarono alcuni istanti prima che rispondesse.
“Due…….”
Con questo Mirai non
riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere a crepa pelle.
“Non ci posso credere
Temaray! Quando ti passerà questa fobia…..tutte queste storie per due misere
punture!!!”
“Che ridi infame! E’
tutta colpa tua se non posso vederle! Mi hai traumatizzato a vita quando da
piccolo, mentre giocavamo qui in infermeria, mi hai rovescito addosso quel
vassoio di siringe, facendomene piantare una nella gamba!!”
“Ma è stato un
incidente….e poi è possibile che un generale abile come te tremi ancora di
fronte ad oggettini così piccoli?”
“Zitto, è meglio per te
se non rispondo…..” sbuffò irritato.
“D’accordo non parlo
più……..” sorrise “Posso almeno chiederti come stai?”
Il biondino fissò ancora
parecchio storto l’amico ma presto accantonò l’argomento ‘siringhe’
cominciando di nuovo a rilassarsi.
“Sto bene, mi sento solo
un po’ frastornato….ma direi che ci è andata bene in confronto a quello che
sarebbe potuto succedere. Ho sentito che ci sono state delle vittime, anche
se poche fortunatamente.”
“Già….è una magra
consolazione ma poteva finire peggio…..”
“Tu invece come ti senti?
Cos’è successo con il principe Riegalbramas? Mi è preso un colpo quando ti
ho visto sparire con lui!” chiese Temaray, tornando a mostrare quel lato
eternamente apprensivo nei suoi confronti.
Mirai si passò
nervosamente una mano tra i capelli. Possibile che nessuno potesse evitare
di fargli quella domanda? Aveva sempre paura di venire scoperto per qualche
parola o gesto che faceva. Non gli piaceva mentire alle persone a cui voleva
bene….ma non vi era altra scelta.
“Niente di speciale…..mi
ha solo fornito delle informazioni sulla situazione in cui ci troviamo…” e
così fece il resoconto delle parole del demone.
Fortunatamente il ragazzo
credette alle sue parole come ci aveva creduto il padre e non aveva notato
nulla di sospetto nel suo discorso. Solo Witmay, che se ne stava
acciambellata tranquillamente ed in silenzio sul letto, tornava a pensare
che non stesse dicendo completamente la verità….ma decise che lo avrebbe
sommerso di domande al ritorno nelle loro stanze.
Mirai era stato talmente
occupato ad aiutare il padre a gestire i vari problemi che una possibile
guerra presentava, che il volpino non aveva avuto tempo di chiedergli nulla.
E davanti a Temaray non era il caso.
Dopo una quindicina di
minuti di conversazione Mirai e Witmay salutarono il ‘malato’,
raccomandandogli di fare quelle iniezioni, e tornarono in camera. L’angelo
si sedette su uno dei divanetti e chiese a Witmay se gli poteva portare una
tazza di tea. Tutto il via vai degli ultimi giorni lo aveva un po’ esaurito
e finchè tutto era tranquillo preferiva approfittarne.
Il volpino tornò come al
solito con un vassoio svolazzante sopra la testa che reggeva una teiera
fumante ed una tazza. Mentre Mirai si serviva da solo da bere, Witmay
ritenne giunto il momento di avere delle spiegazioni. Stava per fargli la
domanda che la tormentava da giorni quando qualcosa attirò l’attenzione di
entrambi.
L’orecchino a pendente
appeso al lobo destro dell’angelo aveva preso a brillare, tenuamente
all’inizio ma poi con intensità sempre maggiore. Mirai per la sorpresa versò
fuori dalla tazza il liquido ambrato mentre i battiti del suo cuore
aumentarono di colpo. Witmay invece fissava il suo padrone con espressione
incredula, conosceva quell’orecchino…..sapeva il suo significato ed il
potere che racchiudeva…..come aveva potuto non accorgersene prima!? E
soprattutto chi era il possessore del suo gemello? Quello però lo avrebbe
scoperto da lì a pochi attimi.
“Mirai…..cosa sta
succedendo?” chiese il volpino con voce incerta.
Il ragazzo si voltò e
fissò con sguardo imbarazzato e colpevole Witmay. A quanto sembrava non
sarebbe riuscito a mantenere il suo segreto con tutti.
“Witmay….ti prego, non
dire a nessuno quello che stai per vedere e sentire….” e senza aspettare
risposta alla sua supplica, sfiorò l’orecchino con un dito e pronunciò a fil
di voce la parola magica che da giorni non vedeva l’ora di usare….Arisel.
Nell’istante in cui parlò
uno specchio d’argento, dalla cornice elegantemente lavorata ed intarsiata,
comparve di fronte a lui. La superficie ondeggiava quasi fosse fatta d’acqua
mentre si schiariva, passando da un profondo nero ad un purissimo bianco.
Poi ci fu un leggero bagliore e nello specchio comparve subito dopo la
figura maestosa di Riegalbramas.
Sul viso di Mirai
comparve un’espressione dolcissima, i suoi occhi risplendevano radiosi
vedendo il volto dell’amato. Allo stesso modo il demone, quando lo vide,
sorrise felice e sereno, dimentico di tutti i problemi che lo affliggevano.
“Riegalbramas……mi sei
mancato….”
“Anche tu mi sei
mancato….avrei voluto contattarti prima ma non ho potuto.”
“Hai scelto il momento
giusto….sono stato molto occupato ad organizzare le difese del Palazzo con
mio padre….non avrei potuto neppure risponderti…”
“Va tutto bene lì? Non ci
sono stati altri attacchi da Alucard o movimenti sospetti vero?”
“No….per il momento è
tutto tranquillo….”
Tra i due cadde un
leggero silenzio durante il quale si fissarono con occhi adoranti e colmi di
sentimenti che non era necessario esprimere per comprenderli. Si amavano
oltre i limiti immaginabili.
Witmay intanto fissava
allibita la scena….non poteva crederci….il suo padrone, uno dei Generali
Celesti, ed il Principe dei Demoni…. erano innamorati? Non poteva essergli
sfuggita una cosa così importante! Il suo primo pensiero fu quello di
accertarsi che Riegalbramas non stesse imbrogliando Mirai con dei sentimenti
fasulli per ottenere informazioni….però notò che non era solo Mirai a
stravedere per il demone….ma tanto il contrario.
Ora finalmente aveva la
risposta alla sua domanda. Ora sapeva cosa stava tormentando il suo padrone
per tutto questo tempo. Stava cercando di nascondere la sua relazione con
lui!
“Ogni volta che ti vedo
non riesco più a toglierti gli occhi di dosso…” mormorò il demone con
espressione seria e triste “Vorrei averti qui con me.”
“Darei qualsiasi cosa per
poterci essere…..”
I loro sguardi si
incatenarono un’altra volta ma l’atmosfera delicata fu interrotta
bruscamente da un fracasso assordante proveniente dalla stanza di
Riegalbramas. Il ragazzo si voltò appena in tempo per ricevere in pieno
petto due oggetti neri e rossi, che altro non erano che Imashima e Rashimari.
“Padroncino!! Sei
cattivo! Approfitti della nostra assenza per chiamare il tuo ragazzo! Non
vale!!” protestò a viva voce il draghetto rosso.
“Già…potresti almeno
presentarci no?” diede man forte il fratello.
Riegalbramas fissò le due
creaturine con sguardo seccato ed era fortemente tentato di sbatterli fuori
dalla porta della terrazza per averlo disturbato, ma poi gli giunse
all’orecchio una risata argentina. Il demone tornò a fissare lo specchio ed
il suo cuore si sciolse mentre tutti i pensieri negativi volavano via dalla
sua mente. Vedere Mirai sorridere era qualcosa di indescrivibile, ti
toglieva il fiato.
“Scusatemi….non avevo
intenzione di essere sgarbato….” disse mentre cercava di trattenere le risa
“Se volete mi presento da solo….io sono Mirai…..”
“Io sono Imashima!”
“Ed io suo fratello
Rashimari!”
“Siamo i guardiani del
signorino.”
“Ma è un lavoro ingrato
perchè questo musone ci tratta sempre male!!”
“Ora zitti! Avete parlato
abbastanza voi due!” li interruppe Riegalbramas con sguardo esasperato, poi
tornò a fissare il suo angelo “Bene….ora hai fatto la conoscenza di questi
due rompiscatole….”
“Beh…sono dei
rompiscatole simpatici.” rispose divertito.
“Visto! Lui ci apprezza
più di te!” rinfacciò Rashimari.
Riegalbramas sospirò e
Mirai scoppiò di nuovo a ridere.
“Anch’io avrei qualcuno
da presentarvi….ammesso che voglia…” detto questo lanciò uno sguardo a
Witmay. Il volpino si riscosse dai suoi pensieri e riflettè un attimo prima
di saltargli in braccio. In fondo lei non aveva nulla da criticare al suo
padrone. Se questo lo rendeva felice come sembrava, lei non aveva alcun
diritto di intromettersi, nonostante la difficoltà della situazione. Anzi
avrebbe aiutato Mirai il più possibile ed avrebbe mantenuto il suo segreto.
In oltre, e cosa più
importante, Riegalbramas sembrava essere un tipo in gamba e molto innamorato
del suo padrone….non lo avrebbe mai fatto soffrire…in caso contrario gli
avrebbe staccato la testa con le sue zanne.
“Questa è Witmay, la mia
custode”
“Salve!” rispose tutta
allegra muovendo le sue tre code.
“Ciaooooo!” urlarono in
coro Ima e Rashi.
Il demone osservò
incuriosito il volpino mentre i due draghetti si agitavano estasiati
dall’incontro.
Allora aveva visto
giusto. Durante il combattimento dell’altro giorno gli era sembrato di
notare quella creatura sul campo di battaglia a fianco degli angeli ma non
ci aveva fatto molto caso, visto che la sua completa attenzione era rivolta
ad una certa persona.
“Mirai….è da un po’ che
te lo volevo chiedere…..come mai hai un Varaha come custode? Non dovrebbero
essere delle creature che non fanno legami con le persone?”
Mirai sorrise con lo
sguardo perso in ricordi lontani, poi accarezzò dolcemente la testolina
pelosa di Witmay quasi per chiederle il permesso di parlare. Questa fissò il
padrone continuando a scodinzolare. Aveva la sua approvazione.
“Beh….è una storia
piuttosto semplice in realtà, un po’ insolita forse ma non complicata. E’
successo tutto durante la Grande Guerra….io ero troppo giovane per
parteciparvi e quindi fui costretto a restare nelle mura del Palazzo. Solo
non riuscivo a sopportare l’idea di non poter essere d’aiuto a nessuno, così
sgattaiolai fuori di nascosto durante un momento di ‘quiete’. Mentre vagavo
cautamente per i boschi, in parte distrutti dalla battaglia, ho incontrato
Witmay.”
Il suo sguardo si fece
leggermente cupo e nello stesso momento il volpino smise di scodinzolare.
Dall’altra parte dello specchio Riegalbramas ed i suoi guardiani erano in
silenziosa attesa.
“L’ultimo scontro aveva
devastato la parte di bosco che lei ed il suo branco abitavano ed era
rimasta gravemente ferita mentre i suoi genitori ed altri varaha erano stati
uccisi….così ho deciso di portarla con me a Palazzo per curararla.”
Improvvisamente il suo
volto tornò a sorridere e gli scappò una risatina dalle labbra.
“Il nostro rapporto
all’inizio è stato piuttosto burrascoso. Come hai già detto tu i varaha, o
volgarmente conosciuti come ‘cacciatori di demoni’, non amano avere legami
con le persone. Certo, loro proteggono per natura i nostri territori dai
demoni di classe inferiore che una volta ogni tanto raggiungono il Paradiso
e tra noi angeli e loro esiste un tacito rapporto di ‘fiducia’ e
‘rispetto’….però non si lasciano controllare da noi…..ed è stato parecchio
difficile entrare nelle grazie di questa qui…”
“Beh….noto che ci sei
riuscito….” disse il demone sorridendo.
Se lo immaginava proprio
il suo Mirai da giovane che cercava di aiutare un cucciolo di varaha ferito,
con quel suo modo di fare colmo d’affetto e di premura che sarebbe stato in
grado di sciogliere qualsiasi cuore di pietra. Nessun uomo o animale può
resistergli, quindi era inevitabile che finisse così.
“Già, Witmay è
l’eccezione della sua razza….proprio per questo è speciale!”
“Ora non lusingarmi
troppo…” rispose il volpino scodinzolando con energia maggiore a prima per
la soddisfazione che avevano generato quelle parole.
“Padroncinoooooo!!!
Perché tu non ci tratti mai così!!! Non ci dici mai delle paroline
dooolciiii come quelle!!” piagnucolò Rashimari.
“Già!! Mirai si che è
buonooo!!! Chissà se il Padrone la smetterebbe di essere così arrabbiato con
te se conoscesse di persona l’angelo di cui ti sei innamorato….”
“Ima! Taci!!” lo ammonì
Riegalbramas, ma era troppo tardi. Mirai aveva capito che qualcosa non
andava e lo stava fissando con espressione preoccupata ed apprensiva.
Imashima intanto fissava il demone con occhi colpevoli che dicevano ‘non
l’ho fatto apposta’.
“Riegalbramas….è per caso
successo qualcosa con tuo padre?”
“No…niente….non fare caso
a quello che dicono….”
“Non raccontarmi
storie…si capisce che stai mentendo.”
Il demone sospirò,
ripromettendosi di strangolare quello stupido drago non appena ne avesse
avuto l’occasione.
“Mio padre si è accorto
della mia ‘fuga’ per venire in vostro soccorso…il che era scontato…solo ha
anche scoperto che sono innamorato di te, grazie ai suoi poteri…”
L’angelo impallidì di
colpo. Il poco colorito che la sua carnagione candida possedeva abbandonò
quel volto delicato. I suoi occhi d’orati si spalancarono e fissarono
increduli e terrorizzati l’amato.
“Lui non…..cosa….non
ha…vero?” balbettò incapace di formulare la sua domanda.
Riegalbramas sorrise
cercando di tranquillizzarlo.
“Non fare quella faccia.
Non è successo niente…..ormai sono abituato alle sue urla e lamentele. E’
una cosa normale.”
“Si ma….io non vorrei
che…che ti capitasse qualcosa per colpa mia…..” mormorò triste e preoccupato
allo stesso tempo.
“Non dire sciocchezze! Se
amarti è una colpa, beh, sono un peccatore allora! Te l’ho già detto che
farei qualunque cosa pur di stare con te liberamente….e di mio padre non ho
paura!”
Mirai accennò un sorriso
anche se un po’ triste, al che Riegalbramas appoggiò una mano sulla
superficie dello specchio, proprio dove aveva riflessa la guancia
dell’amato. Gli sarebbe piaciuto accarezzarlo davvero.
L’angelo aveva capito le
sue intenzioni ed il solo pensiero gli scaldò il cuore. Mosse la mano e la
appoggiò su quella riflessa del demone. I due si fissarono negli occhi e
pensarono la stessa cosa nello stesso istante.
“Così vicini….”
“…eppure così lontani.”
Il silenzio dilagava
nelle due stanze ed i tre guardiani non osarono interrompere l’atmosfera
surreale che si era creata. Se ne restavano tranquilli sulle gambe dei loro
padroni, riuscendo a percepire chiaramente l’amore che provavano l’uno per
l’altro e la sofferenza di essere separati.
Poi un bussare lieve ma
deciso alla porta di Mirai, destò tutti di colpo.
“Generale, il Sommo
Asarot-sui ha bisogno di voi nella Sala di Cristallo!”
Mirai imprecò sotto voce,
cercando di riprendere il controllo del suo cuore. Aveva preso un’infarto.
“Riegalbramas io…devo
andare….” disse con tono dispiaciuto. Non voleva salutarlo così presto!
Voleva stare con lui ancora!
“Non temere, ci rivedremo
presto….ora vai, il dovere ti chiama.”
“Ti amo, lo sai vero?”
Il demene sorrise
dolcemente.
“Certo che lo so. Anch’io
ti amo.” con questo Riegalbramas pronunciò la parola per interrompere
l’incantesimo degli specchi, ed essi scomparvero di fronte ai due ragazzi.
***************************************
Il giorno dopo, monti
Agathar.
“Bene, miei generali, il
momento è finalmente giunto!”
Alucard sedeva sul suo
maestoso trono inscavato nella pietra, con un sorriso soddisfatto sulle
labbra mentre fissava Caim e Mallen inginocchiati al centro della stanza. Un
aura di pura eccitazione e frenesia lo circondava.
“Oggi entreranno in
nostro possesso altri due talismani, che si andranno a raggiungere i tre già
in mano nostra….il giorno dell’allineamento è vicino, non abbiamo più tempo
da perdere!” disse alzandosi e scendendo verso i suoi uomini con passo
elegante e felino.
“Caim…..questa missione è
tua, lo sai…fin’ora ti sei comportato alla perfezione, vedi di non deludermi
ora. Portami i talismani in mano degli Angeli ed avrai una…’piacevole’
ricompensa!”
Il possente generale non
si scompose. Si limitò ad alzare lo sguardo sul suo signore, che sorrideva
quel suo sorriso enigmatico, e rispondere con voce profonda e seria.
“Saranno vostri entro il
calar del sole!”
Mallen invece si rabbuiò
sentendo quelle parole da Alucard. Sapeva che il suo sire nutriva un’enorme
stima per Caim, per il fatto che appartenevano entrambi alla stessa
gerarchia ed era uno dei guerrieri più forti che aveva al suo servizio…..oltre
al fatto che da lui non aveva mai ricevuto una sola delusione…..e ciò lo
avviliva. Soprattutto perché giravano voci che il generale fosse in realtà
il suo amante….voci che lui riteneva assai fondate.
In altre parole era
geloso di lui.
Voleva essere lui
l’oggetto di tutte quelle lodi, anche se non si poteva mai sapere quanto
valessero vista l’ambiguità di colui che le pronunciava. Desiderava anche
dal profondo del cuore che Alucard nutrisse per lui lo stesso interesse che
nutriva per Caim, ma cos’era lui in confronto all’altro generale, che era
mille volte più affascinante e potente di lui?
Solo elementi simili
potevano attirare l’attenzione del loro signore, già, ma fino a quando? Con
Alucard non si poteva avere nessuna certezza. Ed a conferma di ciò giunsero
alle sue orecchie delle parole che lo lasciarono completamente di sasso.
“Ovviamente la
‘ricompensa’ vale anche per te, Mallen…..se riuscirai a portarmi i talismani
dispersi sulla Terra.”
Il giovane demone fissò
sbalordito il suo signore, i cui capelli verdi risplendevano sotto le luci
tremolanti delle torce appese alle pareti.
“A che punto stai con le
ricerche?”
“Io…noi…beh…siamo.. –
balbettò – ..abbiamo quasi terminato. Conosciamo l’ubicazione di due dei tre
talismani, sul terzo avrò il resoconto finale oggi stesso….poi non ci
resterà altro da fare che andarli a prendere.”
“Molto bene” ripose con
un bagliore sinistro ma soddisfatto negli occhi “Ve la state cavando
entrambi molto bene, ne sono contento. Vi avrei dato qualche aiuto ma
Pakallus al momento è…come dire…indisposto.”
Una risatina fredda
riempì il salone e fece rabbrividire Mallen, mentre Caim manteneva sempre la
sua espressione impassibile. In ogni caso il giovane generale era troppo
contento delle parole che gli erano state pronunciate per darci peso.
“Non voglio trattenervi
oltre, andate! Caim….tu sai cosa fare….Mallen, tu tienimi informato sui
vostri progressi!”
I due generali si
alzarono simultaneamente, fecero un profondo inchino e si diressero a grandi
passi verso l’uscita della sala. Le loro missioni li attendevano.
Una volta che furono
scomparsi Alucard si diresse con passo lento verso il pedistallo su cui
erano custoditi i tre talismani in suo possesso. La barriera brillava ancora
con intensità, emanando ogni tanto scintille di potere.
Il sommo demone fissò le
tre sfere con un interesse bramoso e sorrise perfidamente. Sammael, la
guerra e la distruzione. Azazel, gli elementi. Dark Night, la furia ed il
caos. Già poteva pregustare il momento in cui avrebbe sentito tutto quel
potere e oltre scorrere nelle sue vene.
“Lucifero…ormai avrai
capito che sono in grado di rompere l’incantesimo che sigilla i loro
poteri, ed ovviamente anche gli Angeli lo sanno.” una risata agghiacciante
riempì il silenzio della stanza “Sfortunatamente per voi il rito non è
quello che potreste pensare! Sarà un piacere immenso rendervelo noto….a
tempo debito…”
Riegalbramas era ancora
rinchiuso in camera sua. Non aveva avuto nessuna voglia di uscire per
rischiare d’incontrare i volti disgustati e scettici degli altri demoni. Gli
erano bastate le visite di Adaman e la presenza dei suoi due piccoli
guardiani per tenerlo su di morale. Pure Bathim e Abigor erano andati a
trovarlo ed avevano tentato di rassicurarlo che si sarebbe risolto tutto per
il meglio.
A lui sinceramente non
importava la punizione che avrebbe deciso di infliggergli suo padre, erano
le parole della madre che lo stavano tormentando da giorni.
Non riusciva a
togliersele dalla testa. Xelenia aveva difeso Lucifero con un tale ardore e
passione che lo avevano sorpreso. Quelle informazioni a metà erano state
seminate accuratamente con lo scopo di farlo riflettere e mettergli una
fastidiosa pulce nell’orecchio.
Lui non voleva credere al
messaggio sottinteso che esse lasciavano intuire, ovvero che il padre non
era quello che sembrava, ma allo stesso tempo non poteva evitare di
rifletterci. Era attirato come una falena lo era dalla luce.
A Mirai ovviamente non
aveva detto niente, non poteva sapere la particolarità del sue rapporto col
padre. Non aveva neppure avuto intenzione di farlo preoccupare rivelandogli
di essere stato scoperto, ma le cose erano andate com’erano andate.
Sospirò passando accanto
alla porta che conduceva alla terrazza mentre Ima e Rashi facevano un
baccano assurdo alle loro spalle litigando, come al solito.
Poi un’improvvisa fitta
gli attraversò il petto facendolo crollare a terra sulle ginocchia. Il
dolore era talmente forte da togliergli il fiato. La sua vista cominciò ad
annebbiarsi e le voci preoccupate dei due draghetti gli giungevano ottuse e
distorte.
Caos. Fumo.
Nero. Sangue.
Urla spaventose ed
agghiaccianti lo assordavano nonostante il luogo in cui si trovasse fosse
deserto. Macerie e detriti giacevano ovunque, edifici anneriti e devastati
rimanevano in piedi per puro miracolo, pezzi di una fine cancellata in oro
erano disseminati qua e là.
Avrebbe giurato di non
aver mai visto quel luogo eppure una sensazione di familiarità lo invase.
Un po’ alla volta
ombre sfocate, fantasmi di persone comparvero davanti ai suoi occhi
cominciando a recitare un macabro copione.
Gente che correva,
fuggiva, combatteva contro oscure creature. Gente che crollava a terra
morente nei modi più crudeli e dolorosi immaginabili…in quel palazzo che una
volta splendeva luminoso sotto i raggi del sole nella pace più assoluta ma
di cui ora non restava che la memoria.
Poi il suo corpo fu
trasportato in un altro luogo di distruzione. Altri edifici, questa volta a
lui sconosciuti, erano ridotti a detriti sul terreno arido e scuro. Fiamme
roventi s’innalzavano qua e là tra le macerie mentre un cielo viola,
illuminato dal quell’inquietante disco rosso, lo sovrastava.
In lontananza
intravide i resti di un tempio…che ora ricordava di avere già visto…subito
dopo immagini del suo amato angelo, incatenato e sanguinante ad una parete,
gli invasero la mente ed un senso di nausea lo fece vacillare.
Parole di supplica
uscirono da quelle labbra candide mentre la vita si spegneva lentamente nei
suoi occhi. Intravide per un istante un bagliore di lama poi tutto tornò ad
essere confuso e nebbioso……
Riegalbramas tornò di colpo cosciente, con il
respiro affannato ed il viso matido di sudore. Ima e Rashi gli stavano
gironzolando attorno in uno stato di apprensione tale che si spaventarono
quando il demone scatto in piedi senza preavviso.
“Sta accadendo di nuovo!” e senza dire altro
corse fuori dalla stanza, imprecando mentalmente contro le sue visioni. Mai
una volta che si rivelassero meno macabre e apocalittiche…anche se questa
volta le sensazioni erano state molto forti.
Senza annunciarsi irruppe nella sala del trono
dove trovò il padre a discutere con Abigor ed altri generali, con Xelenia
sempre al suo fianco.
Tutti i presenti si girarono allarmati alla
sua entrata ma Riegalbramas non diede loro il tempo di fare domande.
“Alucard ha abbattuto le difese del Palazzo
Eterno e si sta per appropiare dei talismani! E questa volta non venite a
dirmi che non vi ho avvertito!”
Mirai si trovava nella Sala di Cristallo con
suo padre e gli altri tre generali quando l’intero palazzo tremò facendo
quasi ruzzolare a terra i cinque angeli. Un rombo assordante invase l’aria
ed un istante dopo uno dei Troni spalancò l’enorme portone con
un’espressione allarmante sul volto.
“I demoni!! I demoni sono entrati a
palazzo!!!”
Fine Decima Parte
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