E così siamo
finalmente giunti al nono capitolo!^___^ Vi piace come sta proseguendo la
storia? Beh spero di si!
Prima di iniziare devo
fare una dedica: Auguri sori Sakuya!^+++^ *Miyu che lancia coriandolini per
tutta la stanza* Questo capitolo è tutto per te!
Come al solito i
personaggi appartengono solo e soltanto a me…ehm…no sori…non ti posso
prestare Mirai per una serata!^^;;;; Brammy chi lo sente se no…..
So far away
parte IX
di Miyuki
Una volta che
Riegalbramas se ne fu andato, Mirai fece ritorno al Palazzo Eterno dove lo
stava attendendo in ansia suo padre.
Non appena il giovane
angelo mise piede all’interno della Sala di Cristallo, con l’intenzione di
riferire ciò che gli aveva confidato il demone, si ritrovò subito
intrappolato nella morsa di due possendi braccia.
“Miraiii!!!! Per fortuna
stai bene!! Per un attimo ho creduto che ti avrei perso per sempre!” disse
Asarot-sui con le lacrime agli occhi dalla gioia.
“Perdonatemi padre per
avervi fatto preoccupare” disse sorridendo dolcemente e ricambiando
l’abbraccio.
“Sei tutto intero vero?
Non sei ferito? Hai bisogno di un medico?”
“No, sto bene….sono solo
molto stanco.”
“Lo credo bene! Tu e
Temaray avete combattuto magistralmente! Non dev’essere stato facile reggere
una barriera sotto la pressione di un simile incantesimo….quel generale era
davvero potente.”
“Già….per un istante ho
creduto davvero di morire su quel campo di battaglia. Se non fosse stato per
Riegalbramas nessuno di noi sarebbe sopravvissuto.”
Asarot-sui si allontanò
dal figlio e lo fissò seriamente negli occhi.
“Che cos’è successo con
il Principe? Che cosa voleva da te? E soprattutto perché era lì e ci ha
aiutati?”
Mirai sentì un’improvvisa
agitazione attraversargli il corpo. Doveva stare attento a quello che
diceva. L’ultima cosa che voleva era far scoprire al padre la sua relazione
con il demone….non era certo che questa notizia l’avrebbe presa bene ne
tanto meno che avrebbe capito i suoi sentimenti.
Doveva limitarsi a
riferire le informazioni dategli da Riegalbramas e tenere sotto controllo le
proprie emozioni.
“Il Principe Riegalbramas
è venuto in nostro soccorso perché quell’esercito di demoni non è più fedele
a Lucifero. Dopo avermi portato via dal campo di battaglia mi ha confidato
che un Thamiel di nome Alucard si è ribellato al potere del Re e si è
costruito un proprio esercito. La cosa più terribile è che si è appropiato
di tre dei quattro talismani in possesso dei demoni…ed ora sta cercando di
recuperare gli altri per ottenere il loro potere.” disse con tono serio e
solenne.
Il volto del sommo
generale si fece pensieroso ed incrociò le braccia al petto, mentre
analizzava ciò che era appena stato detto.
“Ora si spiegano molte
cose. La presenza del Tagaririm sulla terra, quest’attacco….come supponevo
Lucifero non centra nulla, ma la situazione non è lo stesso delle più
felici….”
“Riegalbramas ha detto
anche che dobbiamo stare in guardia. Questa sconfitta non fermerà Alucard e
noi dobbiamo prepararci ad un nuovo e probabile attacco.”
“Questo è ovvio…per ora
siamo riusciti a mettere in fuga l’esercito nemico ma torneranno…mi stavo
solo domandando se questa non fosse una specie di trappola progettata per
farci credere che Lucifero, per una volta, sta dalla parte dei buoni…”
“No, non è così!” disse
con forse un po’ troppa irruenza.
“E come puoi esserne così
certo?”
“Perché…perché lo so! Lo
sento! Ho parlato io con Riegalbramas e so che era sincero!” disse con tono
deciso e convinto. “E poi non eravate voi quello che andava dicendo che
questo non era un comportamento da Lucifero?”
“Si….hai ragione. Credo
che gli avvenimenti di oggi mi abbiano un po’..confuso….piuttosto, perché il
Principe ha contattato te?” chiese con una nota di curiosità nella voce.
Quella domanda colse
Mirai di sorpresa. Che cosa poteva dirgli ora!?
“Beh…semplice…mi…mi aveva
riconosciuto! Si, ecco, mi aveva riconosciuto come l’angelo che aveva
incontrato qualche giorno fa sulla Terra e così ha deciso di confidarsi con
me credendo di potersi fidare.”
“Già, che sciocco. Non ci
aveva pensato!”
Mirai tirò
silenziosamente un sospiro di solievo per aver convinto il padre. Gli era
quasi venuto un’infarto per la paura di essere scoperto.
“Ora penso sia meglio che
tu vada a riposarti. Hai sostenuto una prova molto difficile oggi.”
“Temaray e gli altri come
stanno?”
“Quelli che sono stati
infettati dal veleno di quell’acqua si trovano in infermeria, gli alri li ho
mandati nelle loro stanze.”
“E i morti?” chiese con
tristezza.
“Fortunatamente non sono
stati molti in confronto alle perdite dei nostri nemici…ma è una magra
consolazione, vero? Purtroppo ora che è cominciata questa guerra dobbiamo
aspettarci di peggio.”
Mirai abbassò la testa
sconsolato. Era vero. D’ora in avanti ci sarebbero state altre vittime, che
lo volessero o meno. A quel pensiero un’improvvisa stanchezza lo colpì.
“Penso che andrò a
riposarmi adesso”
“Bene….cerca di
riprenderti mi raccomando. Ti voglio rivedere in forze capito?” disse
Asarot-sui con un sorriso sulle labbra.
Il giovane angelo salutò
il padre con un inchino e poi si voltò per uscire dalla sala. Una voce però
lo fermò subito.
“Mirai!”
“Si padre?” disse
voltandosi leggermente.
“Si prudente per favore.
Ho già perso tua madre in una guerra, non sopporterei di perdere anche te in
questa.”
Mirai sorrise dolcemente
cercando di confortare il genitore. Sapeva quanto tenesse a lui dopo la
morte dell’adorata moglie.
“Non vi preoccupate. Non
mi accadrà nulla.” e con questo uscì.
In breve tempo l’angelo
raggiunse i propri appartamenti e si chiuse pesantemente la porta alle
spalle, appoggiandosi ad essa con le spalle. Witmay, che stava zompettando
ansiosa per la stanza, gli corse subito incontro appena lo vide.
“Mirai! Tutto bene?”
“Si”
“Mi hai fatto prendere un
colpo lo sai! Quando ti ho visto scomparire con quel demone ho creduto che
fossi spacciato!”
“Non essere così
pessimista dai…e poi quello era il Principe Riegalbramas….era venuto ad
informarci di certi avvenimenti importanti che si sono verificati
all’Inferno” disse incamminandosi verso il letto e gettandocisi sopra.
“Del tipo?” chiese il
volpino e così Mirai gli raccontò brevemente le stesse cose che aveva detto
poco tempo prima a suo padre.
“Brutta storia….non si
preannuncia nulla di buono…”
“Già…”
Mirai si sdraiò di lato
sul morbido materasso ed appoggò la testa su un braccio. Chissà come se la
stava cavando Riegalbramas…sperava sinceramente che non fosse finito nei
guai a causa del suo gesto…almeno non troppo nei guai. Non se lo sarebbe mai
perdonato se fosse stato punito severamente per casua sua.
Lentamente gli tornarono
alla mente gli eventi di poco prima. Si sentì improvvisamente arrossire
mentre si portava una mano alle labbra. Poteva ancora percepire il tocco di
quelle labbra calde che tanto aveva sognato.
Non riusciva ancora a
credere che fosse successo davvero. Riegalbramas lo amava. Voleva stare con
lui. Era decisamente troppo bello per essere vero.
Purtroppo sembravano
avere tutto contro…..ma non avrebbero mai rinunciato l’uno all’altro.
“Mirai….c’è qualcosa che
non va?”
“Tranquillo…ho solo
bisogno di dormire un po’…”
“Sicuro? Mi sembri
preoccupato per qualcosa.”
“Sono solo un po’ nervoso
per questa situazione, tutto qui.”
Witmay non sembrava del
tutto convinta, non era solo quello il problema, ma lasciò correre. Sapeva
che Mirai doveva essere esausto quindi preferì rimandare il discorso ad un
altro momento.
“D’accordo…ora
riposati….più tardi ti preparerò un buon tea.”
“Grazie” mormorò mentre
cominciava lentamente ad addormentarsi.
Intanto anche
Riegalbramas aveva fatto ritorno nel suo mondo. Era comparso direttamente
nella sua stanza, dove Imashima e Rashimari lo stavano attendendo
estremamente soddisfatti per l’esercizio fisico fatto.
“Bentornato Padroncino!
Com’è andata?” chiese il draghetto blu.
“Splendidamente.” disse
con un sorriso stranamente radioso.
“Ooohh! Allora hai fatto
colpo eh? E bravo il nostro Signorino!” disse l’altro draghetto svolazzando
attorno alla testa del demone “Siete riusciti a combinare qualcosa mentre
eravate soli soletti?”
“Non sono fatti tuoi”
“Allora qualcosa è
successo! Dai, raccontaci tutto! Non fare il timidone!”
“Rashi…piantala di
prendermi in giro…”
“Ma perché! E’ così
divertente vederti imbarazzato…è una cosa troppo rara per non volersela
godere fino in fondo! E poi voglio sapere!”
“Beh…forse prima ti
piacerebbe trasferirti nelle gabbie degli Harab Seraphel (corvi della
morte)…se non ricordo male andavate piuttosto d’accordo voi…” rispose con un
piccolo sorriso sadico sulle labbra.
Rashimari smise
improvvisamente di svolazzare allegro per la stanza ed indietreggiò
lentamente fino a raggiungere Imashima, nascondendosi dietro di lui.
“Ehm….che strano….mi è
passata la voglia di sapere quello che è successo….”
“Bravo”
“Padroncino, hai riferito
la situazione in cui ci troviamo a Mirai-sui?” chiese Imashima.
“Si. Non potevo di certo
tenerglielo nascosto. Sono andato troppo vicino al perderlo e non voglio più
rischiare che questo accada. Ora che anche gli angeli sanno quello che sta
succedendo, prepareranno delle difese adeguate.”
“Giusto ma….non pensate
che vostro padre ne sarà un po’ contrariato quando verrà a saperlo? In fondo
ci fa un pessima figura per essersi fatto rubare tre talismani.”
“Non credo che sarà solo
questo la causa della sua ira quando scoprirà quello che ho fatto.”
“Anche questo è vero…”
“Spero solo che non
scopra la vera motivazione delle mie azioni.” sospirò sedendosi su un
divanetto “Non mi interessano le ripercussioni che subirò per tutto questo,
solo non gli permetterò di impedirmi di amare Mirai.”
“E noi come tuoi
guardiano ti aiuteremo, per quel che ci è possibile!” disse Rashimari,
appolaiandosi sulla spalla destra del demone mentre il fratello si
appoggiava sull’altra.
“Grazie” disse
accarezzando la testa dei due animali poi infilò una mano in tasca ed
estrasse l’orecchino a pendente che gli aveva regalato Mirai.
Anche in un luogo buio e
cupo come l’Inferno, quel gioiello sembrava risplendere come un piccolo
sole. Il solo tenerlo in mano lo riscaldava, lo confortava dal pensiero che
non avrebbe potuto toccare il suo amato angelo per chissà quanto tempo. Ora
che aveva provato l’esperienza di stringerlo tra le proprie braccia ne era
rimasto intossicato e non era certo che avrebbe più potuto fare a meno del
calore di quel corpo.
Ma sapere che almeno
avrebbe potuto vederlo e parlargli lo faceva sentire più tranquillo. E
soprattutto ora sapeva di essere ricambiato.
“Che cos’è?” chiese il
draghetto rosso.
“Un dono….ed il mio
tesoro più grande” disse con l’espressione più dolce che i due animaletti
gli avessero mai visto.
“Allora, se è così
importante, non dovresti tenerlo in tasca. Potresti perderlo. Dammi qua”
Con questo Rashimari fece
levitare l’orecchino con i propri poteri, poi dalla suo bocca uscì un filo
di fiamme che avvolse il gioiello prima di trasformarsi in una catenina, che
si allacciò automaticamente attorno al collo di Riegalbramas.
Il demone osservò stupito
la nuova sistemazione dell’orecchino.
“Ora nessuno te lo potrà
togliere. Quella è una collana incantata, solo uno di noi tre la può
rimuovere.”
“Grazie, hai avuto
un’ottima idea!” disse osservando ancora un’istante il gioiello prima di
lasciarlo scivolare sotto la maglietta, in modo da tenerlo nascosto ad occhi
indesiderati.
Proprio in quel momento
qualcuno bussò alla porta.
“Chi è?” chiese il
Principe sorpreso di quell’inattesa visità.
“Sono una delle guardie.
Il sommo Re Lucifero mi ha mandato a dirvi che vi vuole subito nella sala
del trono.”
“Si, arrivo subito”
Riegalbramas fissò la
porta ancora chiusa e poi i due draghetti.
“Temo sia arrivato il
momento del giudizio. Devo ammettere che ha fatto più presto del previsto a
scoprirlo.” sospirò.
“Ci conviene andare
subito da lui. Non vorrei che si alterasse troppo.” disse Imashima.
“Come se da calmo non
fosse lo stesso terrificante!” piagnucolò Rashimari.
“Allora sbrighiamoci” e
così i tre uscirono subito dalla stanza e si diressero verso la sala del
trono.
Quando vi entrarono
trovarono più persone del previsto ad attenderli. Lucifero e Xelenia erano
ovviamente seduti sui loro troni, accanto a loro stavano in piedi Aini,
Abigor, Bathim ed altri demoni di alto rango. Tutto questo dava la
sensazione di un vero e proprio processo.
“Mi avete fatto chiamare
padre?” disse Riegalbramas inchinandosi in segno di saluto.
“Si….e noto con piacere
che ti sei affrettato ad arrivare. Penso che tu sappia il motivo di questa
convocazione, o sbaglio?” disse Lucifero con il suo solito tono freddo ed
autoritario.
“Forse”
“Beh…in questo caso
lascia che ti illumini. Mi è giunta voce che poco tempo fa hai lasciato le
tue stanze per recarti in Paradiso dove hai aiutato gli angeli a scacciare
un’esercito inviato da Alucard.”
“La vostra informazione è
esatta.” confermò, ormai non aveva più nessuno scopo mentire.
“E dimmi, chi ti ha
autorizzato a fare una cosa del genere?” chiese con voce leggermente più
dura e seria.
“Nessuno. Ho fatto tutto
ciò di mia libera iniziativa.”
“Ti rendi conto che la
tua è stata un’azione sconsiderata ed avventata! Ti saresti potuto trovare
in una situazione più grande delle tue misere capacità! Avresti dovuto
venire a riferirmi le tue intenzioni prima di agire!”
“Non ce n’è stato il
tempo. Se fossi venuto ad avvertirvi saremmo, eventualmente, arrivati a
battaglia già terminata. Infatti sono riuscito a salvare l’esercito celeste
per un soffio, prima che fosse travolto dall’incantesimo di Pakallus! Ho
avuto una visione ed ho agito di conseguenza, tutto qui!”
Riegalbramas se la stava
cavando bene. Nonostante fosse piuttosto nervoso riusciva a mantenere i
nervi saldi ed a controllare il proprio comportamento. In oltre trovava le
parole adatte per gestire quell’interrogatorio.
“Ciò non toglie che ti
sei comportato da irresponsabile! E voi – riferito a Ima e Rashi – come
guardiani avreste dovuto impedirgli di andare!”
“Non li rimproverate!
Loro non hanno fatto nulla per meritarsi la vostra ira. Hanno svolto il loro
compito egregiamente! Hanno cercato di dissuadermi ma avendo capito che
sarei andato comunque mi hanno accompagnato per proteggermi in caso di
bisogno…come dei veri guardiani avrebbero fatto!”
I due draghetti
guardarono con gratitudine il loro padrone….forse, dopo tutto, non sarebbero
finiti in un pentolone e bolliti vivi.
“Se volete punirmi fatelo
pure ma rifarei di nuovo quello che ho fatto se fosse necessario. Non potevo
permettere che i soldati di Alucard distruggessero la barriera e si
impossessassero anche dei loro talismani!”
“Ah, così l’hai fatto
solo per proteggere i talismani!” disse Lucifero con un sorriso che non
prometteva nulla di buono.
“Quale altro motivo avrei
avuto per recarmi là se no?”
La piega che stava
prendendo il loro discorso non gli piaceva, possibile che lui sapesse tutto?
“Non centra niente un
certo Generale Celeste? Se non sbaglio il suo nome è Mirai-sui.”
“Non capisco dove
vogliate arrivare padre.” disse con la massima disinvoltura, anche se in
realtà stava cominciando seriamente a preoccuparsi.
Imashima e Rashimati si
scambiarono uno sguardo ansioso ma non sapevano proprio come aiutare il loro
padrone ad uscire da quella situazione.
“Ah no? Al termine della
battaglia sei scomparso con lui….posso sapere perché?”
Come diavolo aveva fatto
a scoprire anche quello!? Riegalbramas stava cominciando a pensare che suo
padre gli avesse messo chissà quale spia alle spalle per riuscire sempre a
sapere quello che faceva! Ma alla fine bocciò quell’idea.
Con tutta probabilità,
non appena era venuto a conoscenza della battaglia in atto, aveva
indirizzato uno specchio nero verso il Paradiso ed aveva assistito a tutta
la scena.
“Niente….ho solo pensato
che fosse giusto informarlo di quello che sta accadendo.”
Dopo questo Lucifero non
disse nulla. Si limitò a fissare intensamente il figlio, quasi sperando di
comprendere qualcosa o forse già sapendo quello che voleva.
La sala piombò in un
pesante silenzio visto che nessuno degli spettatori osava proferire parola.
Abigor e Bathim avevano seguito attentamente l’intero dialogo tra padre e
figlio e neppure a loro piaceva quello che stava succedendo.
“Sei innamorato di lui,
non è vero?”
Questa domanda colse di
sorpresa tutti i presenti, che cominciarono a bisbigliare tra di loro.
Riegalbramas dimenticò per un istante come respirare ed i suoi occhi si
spalancarono per lo shock. Fortunatamente fu abbastanza rapido da riprendere
il controllo di sé e tornare a fingersi calmo. Però a Lucifero quel gesto
non era sfuggito.
“State farneticando
padre.”
“Non credo proprio. Tu lo
ami, lo so….lo sento. Il legame di sangue che ci unisce mi permette di
leggere nel tuo cuore e lui non mente di certo.”
Ora tutta l’attenzione
era rivolta verso il giovane demone. Era stato scoperto ed ormai non aveva
più senso mentire. Maledisse mentalmente suo padre ed i suoi poteri e si
preparò a difendere i suoi sentimenti. Strinse i pugni e cominciò a parlare.
“E se anche fosse voi
cosa fareste?”
Lucifero lo fissò
intensamente mentre si spostava una ciocca di capelli neri dal volto. I suoi
occhi rossi risplendevano di una luce cupa.
“Riegalbramas, lo sai
perfettamente che a noi demoni è assolutamente proibito innamorarsi delle
creature celesti….ed allo stesso modo a loro è proibito innamorarsi di
persone della nostra razza.”
“E voi sapete altrettanto
bene che a me piace andare contro le regole” rispose con tono di sfida.
“Qui non si tratta
semplicemente delle nostre leggi, si tratta di mantenere l’equilibrio tra le
nostre due razze!”
“Suvvia! Ora non venite a
raccontarmi storie! Come potrebbe mai modificare il sacro equilibrio il
fatto che io mi sia innamorato di un angelo!”
“Si dia il caso che non
sia un semplice angelo ma uno dei cinque generali! E poi tu sei il Principe
degli Inferi quindi tutto questo è inaccettabile!”
“In questo caso sono ben
disposto a dare in dietro il mio titolo di Principe…tanto non mi è mai
piaciuto e non so che farmene!”
Lucifero scatto in piedi
colmo d’ira. Le luci della sala vacillarono sotto l’aura minacciosa del re.
“Come osi dire una simile
eresia davanti a me, figlio ingrato!”
“Lucifero, calmati e
siediti per favore!” disse Xelenia afferrando il marito per il braccio.
Il demone si voltò verso
di lei e la fissò con sguardo incandescente, che lei sostenne senza battere
ciglio. Dopo qualche attimo il re si calmò e tornò a fissare il figlio.
“Faccio finta di non aver
sentito quello che hai detto.”
“Fate quello che vi pare.
Sappiate solo una cosa, io non ho alcuna intenzione di rinunciare a Mirai
per delle studipe leggi ed assurdi pregiudizi. Ora come ora dovremmo
allearci con gli angeli invece di combatterli ancora, vista la situazione in
cui ci troviamo. A me non importa quello che deciderete…ma se mi
obbligherete a lasciare la persona che amo, sarò io ad andarmene di qua!”
Detto questo si voltò ed
uscì dalla sala del trono senza ascoltare o guardare in faccia nessuno.
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“Vi prego
maestà…i-imploro il vostro perdono…”
“Il mio perdono dici?
Perché mai dovrei perdonare un incompetente come te!” urlò Alucard alzandosi
dal suo trono colmo d’ira.
I suoi occhi smeraldo
brillavano di una luce terrificante, che sembrava quasi in grado di
incenerire qualunque cosa toccasse, ed erano puntati su una figura tremante
al centro della stanza.
Pakallus aveva appena
fatto ritorno alla fortezza nascosta nei monti Agathar ed era subito stato
trascinato al cospetto del suo signore da due guardie armate. L’aria pesante
che aleggiava nella stanza al suo ingresso lo fece rabbrividire e,
spaventato come non mai, avanzò al suo interno barcollando a causa delle
numerose ferite ricevute durante la battaglia.
Ed ora era lì, in
ginocchio, in balia del suo padrone, sanguinente e dolorante, in attesa di
un giudizio sul suo fallimento.
“Avevi la vittoria in
mano Pakallus e te la sei lasciata sfuggire come la sabbia tra le dita! Come
pensi di poter rimediare a questo tuo errore!? Neppure la tua misera vita
potrebbe placare il mio malcontento e la mia rabbia….anche se, devo
ammetterlo, il pensiero di vederti morire tra atroci sofferenze per mano mia
genera in me una lieve sensazione di soddisfazione.”
Pakallus impallidì di
colpo. I suoi occhi si spalancarono in preda al terrore al pensiero delle
numerose torture che avrebbe potuto subire mentre le sue braccia si
avvolgevano attorno al suo corpo, in un inconscio gesto di difesa.
I suoi abiti lacerati e
macchiati di sangue, il suo pallore cadaverico ed il suo sguardo spaventato,
conferivano al generale un’aspetto debole e fragile….ed Alucard godeva come
un folle della sua paura.
“N-No….vi prego..io…io mi
sono impegnato..ho…fatto tutto il pos-sibile per..”
“SILENZIO!!” urlò Alucard,
scagliando il suo sottoposto contro la parete opposta della stanza con
un’onda d’energia.
Pakallus sbattè con forza
contro la dura roccia e ricadde a terra inerme. Non un solo lamento uscì
dalle sue labbra. Quell’attacco era stato troppo veloce perfino per urlare.
“Non voglio sentire
scuse!! Quello che hai fatto è imperdonabile! Sei stato troppo arrogante e
sicuro di te e così non ti sei accorto dell’aura del Principe Riegalbramas
che si avvicinava! Se non ti fossi messo a giocare con quei maledetti angeli
ed avessi fatto subito sul serio quel moccioso sarebbe arrivato a battaglia
già terminata e noi avremmo in nostro possesso altri due talismani!”
Il generale ovviamente
non era in grado di ribattere. Giaceva ancora a terra mentre gemiti di
dolore uscivano dalle sue labbra.
Alucard avanzò con passo
deciso verso il demone e si inginocchiò davanti a lui. Gli afferrò
saldamente i capelli e gli alzò bruscamente la testa, in modo che potesse
fissare il suo volto. Pakallus era solo mezzo cosciente.
“Per questa volta non ti
ucciderò perché, nonostante la tua incompetenza, mi sei utile……ma la tua
rimane pur sempre una sconfitta e per ciò dovrai essere punito.” sibilò
perfidamente, risbattendo la sua testa a terra.
“Guardie!!” urlò
alzandosi in piedi mentre i due soldati che avevano portato al suo cospetto
Pakallus entrarono nuovamente nella stanza. I due si inchinarono e
aspettarono silenziosamente i loro ordini.
“Portate via questo
idiota e fatelo curare il meglio possibile” si interruppe un attime e
sorrise sadicamente “Poi portatelo nella sala torture ed affidatelo alle
abili mani di Rakan. Lasciatelo giocare con lui un paio d’ore e poi fatelo
curare nuovamente, infine riportateglielo…..ah, mi raccomando! Assicuratevi
che Pakallus sia cosciente e dite a Rakan che mi serve ancora vivo! Vi dirò
io poi quando andarlo a riprendere!”
I due soldati
s’inchinarono nuovamente in segno di saluto e raccolsero da terra il povero
generale, inziando poi a trascinarlo fuori dalla stanza.
Quando le porte si
chiusero nuovamente ed il silenzio calò nella salà, un’altra voce attirò la
sua attenzione.
“Non pensate di essere
stato un po’ troppo duro con lui?”
“Non direi, perché?”
rispose Alucard senza neppure voltarsi.
“Perché sapevate già che
Pakallus sarebbe stato sconfitto.”
In quell’istante Caim
fuoriuscì dal suo nascondiglio nell’ombra ed avanzò tranquillamente verso il
proprio signore. Era strano come un demone della statura del generale, che
raggiungeva quasi i due metri, si fosse potuto nascondere ad occhio altrui
così bene.
“Beh….che io l’avessi
progetta o meno la sua rimane sempre una sconfitta. Non potevo mica
lasciarlo andare come nulla fosse, no? Sono stato già fin troppo clemente
con lui.”
“Senza dubbio”
Solo allora Alucard si
voltò a fissare il proprio generale e gli andò incontro sorridendo
amabilmente. Se quel cambio repentino d’umore aveva sorpreso Caim, di certo
non lo aveva dato a vedere. Il suo volto era rimasto severo ed
imperscrutabile come una roccia.
“Allora, mio caro Caim,
com’è andata la missione?”
“Tutto secondo i piani.
Nessuno si è accorto della mia presenza, erano tutti troppo presi dalla
battaglia in atto.”
“E la barriera?”
“Come avevate predetto
hanno convogliato molta della sua energia nella zona ovest….ad est era molto
debole, è stato facile manipolarla.”
“Perfetto….lo sapevo che
su di te potevo sempre contare….non per nulla sei il migliore dei miei
generali…” disse Alucard, accarezzando sensualmente il suo mantello di
morbida bellicia bruna.
“Il mio compito è quello
di servirvi al meglio e donarvi la mia vita se necessario. Tutto ciò che ho,
tutto ciò che sono appartiene a voi….non potrei mai deludervi.” disse
solenne.
“Infatti non lo hai mai
fatto e sei stato l’unico fin’ora…ma se dovesse succedere, ti ucciderei con
le mie stesse mani.” rispose il signore dei demoni con sguardo duro mentre
portava una mano alla guancia del suo generale.
“Non chiedo di meglio”
La carnagione scura di
Caim faceva risaltare enormementenla pelle candida di Alucard, ed i suoi
vestiti in cuoio nero erano così diversi da quelli chiari e morbidi del
sommo demone. Alucard avvicinò il suo corpo a quello possente dell’altro ed
alzò il volto.
“Dimmi…i tuoi amichetti
sono pronti ad entrare in azione?” chiese con voce bassa e profonda.
“Si, aspettano solo un
vostro ordine per agire.”
“Bene…allora lasciamoli
aspettare un po’. Lasciamo credere agli angeli che per ora hanno scampato il
pericolo.” poi sussurrò sensualmente “Intanto che ne dici di andare a
rilassarti….nei miei alloggi ovviamente.”
Caim fissò il proprio
signore senza mutare espressione o dire nulla mentre la mano di Alucard, che
prima giaceva sulla guancia, prese a scivolare nei suoi capelli neri.
“Non credi che sia un
modo più ‘piacevole’ di passare il tempo?”
“Senza dubbio” rispose
infine, abbassando lentamente la testa ed incontrando a metà strada quella
di Alucard.
**********************************************
Erano passate alcune ore
dal colloquio avuto con suo padre e da quel momento Riegalbramas si era
rinchiuso in camera senza più proferire parola. Imashima e Rashimari aveva
provato in qualche modo a risollevare l’umore al loro padrone ma nulla era
servito.
Il suo umore era
decisamente nero.
Ovviamente il fatto di
essere stato scoperto quando lui riteneva più opportuno mantere il segreto
sulla sua relazione lo faceva infuriare, e tutte le cavolate che aveva detto
suo padre non miglioravano la situazione. La cosa che però lo irritava di
più era che Lucifero sapesse sempre tutto su di lui - dove andava, cosa
faceva, cosa provava – ma non riuscisse assolutamente a comprendere i suoi
sentimenti.
Suo padre non lo aveva
mai trattato con affetto, beh forse da piccolo, ma ora non più. Era sempre
così distaccato, tutte le volte che parlavano finivano per litigare….non
riusciva più a reggere quella situazione. Per questo si era proposto per
quella missione sulla Terra. Voleva scappare, voleva cambiare aria per un
po’.
Dannazione! Ora che
avrebbe avuto più bisogno di lui e della sua comprensione di genitore gli
diceva che aveva sbagliato!? D’accordo, lo sapeva pure lui che innamorarsi
di un angelo non era stata la mossa più astuta che potesse commettere…ma lui
non poteva controllare il suo cuore. Si era innamorato e non poteva farci
niente….e sinceramente non si era mai sentito meglio di adesso.
Come poteva essere
sbagliato questo sentimento meraviglioso che gli invadeva le vene?
Soprattutto, visto che era ricambiato!
Non avrebbe mai capito
quell’uomo.
Improvvisamente qualcuno
bussò alla sua porta. Riegalbramas non si alzò dal letto su cui era
sdraiato, si limitò solo a rispondere.
“Si, chi è?” chiese con
voce svoglita e priva d’interesse.
“Sono…sono io, Adaman.
Posso entrare?” chiese dopo un’istante di silenzio.
“Da quando in qua bussi
alla mia porta invece di fiondarti dentro di prepotenza nella stanza?”
“E’ solo che…non ti
volevo disturbare in questo momento” disse il giovane demone facendo
capolino dalla porta.
“Lo sai che non disturbi
mai, anche se spesso sei troppo rumoroso.” disse appogiandosi con i gomiti
al letto per sollevarsi un po’ “Dai entra sciocco, non stare lì impalato!”
Il cuginò entrò nella
stanza e si fermò, notevolmente imbarazzato, mentre Riegalbramas si metteva
a sedere sul materasso. Ima e Rashi invece non si erano accorti di nulla,
visto che se ne stavano belli addormentati su un cuscino.
“Ma che hai? Guarda che
non ti mangio mica, vieni qui.” disse battendo una mano sul letto accanto a
lui.
Adaman avanzò lentamente
verso di lui e si sedette al suo fianco, senza dire nulla. Riegalbramas lo
fissò perplesso alcuni istanti e poi sospirò.
“Avanti sputa il rispo.
So che stai morendo dalla voglia di chiedermi qualcosa. Su fallo.”
“Non ti si può proprio
nascondere nulla, eh?”
“Con un comportamente del
genere non inganneresti nemmeno un cieco. Allora?”
“Beh…ecco…io volevo
sapere…è vero che…ti sei innamorato di un…angelo?”
“Si, è vero” rispose con
tutta sincerezza guardando il cugino negli occhi.
“Ma..ma come hai potuto!?
Tu…loro..loro sono nostri nemici! E’ sbagliato….e poi non di un angelo
qualsiasi ma addirittura di uno dei generali!” urlò Adaman balzando in
piedi.
“Per favore non
cominciare anche tu con questa storia, ho sentito già abbastanza stronzate
da mio padre. E poi non urlare. Ima e Rashi stanno dormendo e se li svegli
posso dire addio alla tranquillità.”
“S-Scusami” borbottò
imbarazzato sotto lo sguardo cupo e severo del cugino, così si risedette sul
letto.
Tra i due trascorsero
attimi di profondo silenzio. Adaman si sentì un po’ a disagio ma non sapeva
cosa dire. Era stato uno shock per lui apprendere quella notizia. Non era
stato presente alla conversazione tra Riegalbramas e suo padre ma aveva
incontrato un preoccupatissimo Bathim che gli aveva raccontato tutto.
Ora non sapeva come
comportarsi con lui.
“Trovi così strano il
fatto che mi sia innamorato di un angelo? Ti da fastidio?”
“Beh….un po’
si…insomma….fin da piccoli ci hanno sempre insegnato che questo tipo di
rapporti sono…tabù….e poi è una legge antichissima….”
“Lo sai che io e le
regole non siamo mai andati d’accordo. E poi non è come se l’avessi voluto
proprio io questo sentimento…ma ora che ce l’ho non me ne voglio separare.
Per me è diventato come l’ossigeno, capisci?”
“Non proprio”
Riegalbramas chiuse un
attimo gli occhi e pensò ad un modo per spiegare quella situazione ad Adaman.
“Tu ami il mondo degli
umani, giusto?”
“Si”
“Vorresti sapere ogni
cosa che lo riguarda e per esso saresti disposto ad infrangere anche qualche
regola, giusto?”
“Esatto”
“Non è una passione che
hai deciso tu di avere, però ne sei rimasto subito affascinato ed ora non ne
puoi fare a meno. Cosa faresti se qualcuno, però, provasse a portarti via
questa cosa che ami dicendoti che è sbagliata e che non la devi più fare?”
“Lo picchierei a sangue
per averci provato! Nessuno può dirmi cosa fare e pretendere di
sopravvivere!” rispose determinato.
“Ecco…questo è
esattamente quello che provo io. Non permetterò a nessuno di separarmi dalla
persona che amo, lotterò con tutte le mie forze per impedirlo!”
Adaman lo fissò stupito.
Forse ora qualcosa riusciva a capire.
“Ti voglio confidare un
segreto, ma non devi confidarlo a nessuno…anche se non credo che a questo
punto le cose possano peggiorare” sospirò “Vedi….il mio non è stato un
cosiddetto colpo di fulmine….Mirai l’ho incontrato molto tempo fa…solo che a
quel tempo io ero umano e lo era anche lui.”
“Vuoi dire che lui era
stato mandato sulla Terra in una missione simile alla tua?”
“Esattamente. Ci siamo
incontrati come umani e ci siamo innamortati come umani…ma la cosa strana è
che, anche dopo aver scoperto le rispettive vere identità, questo sentimento
non è cambiato anzi, oserei dire che è diventato più forte.”
Riegalbramas si voltò
verso il cugino e vide che Adaman lo stava ascoltando con la massima
attenzione. Non potè evitare di sorridere.
“Vedi, a me non interessa
l’approvazione degli altri, non ne ho bisogno. A me basta sapere che Mirai
mi ricambia per essere felice….non chiedo altro che stare con lui.”
Adaman rimase colpito
dall’espressione dolce che era comparsa sul volto dell’altro demone. Non lo
aveva mai visto così sereno e tranquillo….così felice. Lentamente cominciò a
riflettere attentamente sulla situazione. In fondo a lui che importava di
chi si era innamorato suo cugino…a lui importava che stesse bene. Se la
meritava un po’ di felicità no? Che a dargliela fosse un angelo a lui non
doveva interessare.
“Ok Brammy! Ho deciso!
Sono dalla tua parte!”
“Eh?” chiese perplesso
l’altro demone.
“Ho detto che qualunque
cosa farai io sarò con te. Se hai bisogno di un supporto, di una spalla su
cui piangere, di qualcuno con cui scazzottare puoi contare su di me!” disse
sorridendo ampiamente.
Riegalbramas lo fissò un
attimo sorpreso e poi non resistette all’impulso di abbracciarlo.
“Grazie”
“Su dai…o-ora non fare
così…lo sai odio le sdolcinatezze…” borbottò imbarazzato, anche se sotto
sotto quel gesto gli faceva molto piacere.
Quello però sembrava il
giorno delle visite inaspettate ed infatti qualcun altro bussò alla sua
porta. La porta si aprì lentamente senza che ci fosse stata prima una
risposta e sulla soglia comparve una sorridente Xelenia.
“Scusate se vi disturbo
ma mi piacerebbe fare due chiacchere con mio figlio.”
Fine Nona Parte
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