Bene gente, prima di cominciare volevo farvi solamente una piccola precisazione poiché temo di aver fatto un po’ di confusione all’inizio!^^;; Allora…Imashima e Rashimari, i due adorabili draghettini di Riegalbramas, sono due maschi…vi dico questo perché l’idea originale era di fare un maschio ed una fammina (e forse la prima volta che compaiono lo avevo fatto capire) ma visto che mi veniva spontaneo declinarli allo stesso modo…beh….li ho messi dello stesso sesso. E già che ci sono preciso anche che Witmay è una femminuccia!^^;;;

Ok…dopo avervi annoiato con questa puntualizzazione passo alle dediche! Questo capitolo è interamente per Dany che ha compiuto gli anni e che è tanto brava, bella e buona da passarmi tutti quei meravigliosi zippi!*___* Non so cosa farei senza di te!^*^



So far away

parte VIII

di Miyuki 

 

Riegalbramas spalancò di scatto la porta del bagno ed uscì nella camera, facendo sobbalzare Imashima e Rashimari che se ne stavano tranquillamente acciambellati sul letto in attesa del loro padrone.

Se questa sua improvvisa entrata non fosse stata sufficiente a mettere in allarme i due draghetti, l’espressione seria e cupa del demone lo avrebbe fatto di certo. Infatti le due creaturine accorsero subito al fianco del ragazzo preoccupate.

“Che cos’hai?”

“Cosa succede?”

Il demone non rispose subito ma si guardò attorno assorto, quasi si aspettasse che qualcuno saltasse fuori per attaccarlo di sorpresa da un momento all’altro.

Non accadde nulla di tutto ciò, ma la terribile sensazione che lo opprimeva non era scomparsa anzi era diventata ancora più forte ed inquietante.

Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.

“Voi non sentite nulla?” chiese ad Ima e Rashi.

I due draghetti si lanciarono un’occhiata incerta e poi tornarono a fissare il loro padrone, svolazzandogli attorno.

“Non sentiamo nulla”

“Perché, cosa sta succedendo? Avanti, non tenerci in ansia! Ci stai facendo preoccupare!”

“Non so spiegarmelo ma….ho una brutta sensazione. Percepisco un pericolo incombente….qualcosa di grave sta per accadere. Solo che qui sembra essere tutto a posto!”

Imashima e Rashimari fissarono con aria preoccupata il demone. I presentimenti di Riegalbramas non erano mai sbagliati. Lui possedeva un dono, una dote estremamente rara nei demoni: quella di poter prevedere gli eventi futuri.

Viveva come flash o sensazioni improvvise quello che sarebbe avvenuto, per la maggior parte delle volte, di lì a poco tempo ma altre rare volte poteve prevedere anche eventi lontani. Purtroppo questo potere non era facile da gestire e per lui era più un peso che un vantaggio.

Non poteva usarlo a comando. Non poteva decidere lui cosa prevedere. Le visioni venivano quando volevano loro e gli mostravano solo quello che reputavano loro importante. In oltre erano sempre molto confuse, quindi era sempre lui quello che doveva fermarsi a riflettere e cercare di metterle a fuoco.

In definitiva la cosa era piuttosto irritante e stressante…..ciò non toglieva, però, che Riegalbramas non si fosse mai sbagliato una sola volta. Quindi se diceva che qualcosa non andava, beh, era davvero così.

Il ragazzo cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza.

Odiava non essere in grado di comprendere i propri presentimenti. Questo poi sembrava essere tremendamente importante.

“Riegalbramas, calmati. Ci stai facendo venire mal di testa e camminare di certo non ti aiuterà a schiarire le idee!” disse il draghetto rosso.

“Non posso! Devo capire al più presto! Questa sensazione opprimente sta diventando sempre più intensa!”

“Fermati e riflettici sopra! Concentrati! Forse riuscirai a percepire qualcos’altro che ti aiuterà a venirne a capo!” aggiunse l’altro draghetto.

Riegalbramas si fermò di colpo in mezzo alla stanza. Imashima aveva ragione, non gli era di alcun aiuto agitarsi in quel modo. Fino ad allora era sempre riuscito ad interpretare questi presagi, anche se con non poco sforzo, e questa non avrebbe fatto eccezione.

Si sedette su una delle poltrone, chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. I due draghetti rimasero immobili e silenziosi sospesi a mezz’aria. Non volevano disturbarlo in alcun modo.

Il demone concentrò la sua attenzione su quella strana ed opprimente sensazione. Ne studiò l’intensità e cercò di capirne l’origine. La stimolò con il suo potere nel tentativo di generare qualche altro effetto ma non accadde nulla. Poi si rilassò e si lasciò completamente andare, smettendo di fare resistenza e facendosi travolgere dalla sua forza.

 

Odio. Paura.

Angoscia. Dolore.

Sangue.

Sembrava quasi una richiesta d’aiuto.

Lentamente, molto lentamente, un’immagine cominciò a prendere forma nella sua mente. All’inizio erano solo scene sfocate e senza senso, con rumori distorti e confusi. Poi riuscì finalmente a vedere e a capire.

Era come se fosse stato proiettato di colpo in un film.

Davanti a lui apparve una cupa visione: un luogo avvolto dalle fiamme e coperto da fumo nero. Il cielo era tinto del viola più scuro e tra di esso risplendeva di un inquietante alone rosso fuoco una sfera….nessun’altra luce brillava all’infuori di quella.

 Improvvisamente la nebbia di fumo si diradò e lasciò posto ad una strada fiancheggiata da macerie. Alla fine di essa si ergevano le rovine di un tempio.

L’immagine nella sua mente vacillò alcuni istanti poi tornò chiara. Ora si trovava all’interno del tempio. Un cono di luce rossa illuminava quello che rimaneva della stanza, ormai priva di soffitto. Un'unica figura si trovava all’interno di quelle mura ma era nell’ombra e non riusciva a vederla bene. Si avvicinò di qualche passo e capì che si trattava di un angelo. Le sue candide ali erano inchiodate alla parete di pietra ed allo stesso modo erano incatenate le caviglie e i polsi. La testa era china e una massa di lunghi capelli color della cenere gli coprivano il volto.

L’angelo, in apparenza privo di sensi, si mosse lentamente ed alzò la testa. Due occhi dorati lo fissarono tristi e supplicanti mentre lacrime di sangue gli solcavano il viso.

Una sola parola riuscì a pronunciare l’angelo prima che fosse avvolto da fiamme nere.

“A…Aiutami…”

 

Riegalbramas si alzò di scatto dalla poltrona, facendola cadere a terra, e spalanco gli occhi terrorizzato a quella visione.

“MIRAIII!!!!” urlò disperatamente.

I due draghetti foruno altrettanto sconvolti da una simile reazione

“M-Mirai?” chiese Imashima perplesso.

“Padroncino…che cos’è successo? Cos’hai visto?”

Riegalbramas non rispose. Aveva ancora gli occhi spalancati e fissi nel vuoto. Il suo respiro era affannato ed il cuore gli batteva a mille.

Quella visione era stata terribile….agghiacciante!

Mirai….il suo Mirai….era in pericolo!

A quel pensiero il demone si ricompose velocemente. Il suo volto assunse un’espressione mortlamente seria. Si voltò di scatto ed afferrò la sua cintura in cuoio nero e argento, che giaceva abbandonata sul letto, e se la legò in vita.  Su di essa erano agganciate la sua spada a lama lunga ed il misterioso bastone in metallo lavorato.

Non perse neppure tempo a recuperare il cappotto. Doveva fare presto.

“Devo andarmene subito! Ha bisogno del mio aiuto!” annunciò alle due creature nella stanza che lo fissavano sempre più preoccupate.

“Tu cosa…..andartene? Ma che cavolo significa?”  chiese Rashimari “E per andartene dove!?”

“In Paradiso”

“CHE COOSSAAA!?!!? Ma sei diventato tutto scemo!? Non te ne puoi andare senza permesso…tanto meno andare fin lassù!! Cosa pensi che dirà tuo padre se lo venisse a sapere!?”

“Non m’importa! Mirai è in pericolo! Non posso permettere che gli accada qualcosa!” disse nervoso ed irritato “So con certezza che Alucard sta per attaccare il Palazzo Eterno per tentare di recuperare i talismani! Sempre se non lo sta già facendo in questo stesso momento, mentre voi siete qui a farmi perdere tempo!”

“Alucard!? Se è davvero così devi avvertire assolutamente tuo padre!!” insistette Rashimari.

“Certo, così perderemmo ancora più tempo ed ora che arriviamo lassù la battaglia sarà già bella che finita! E poi non è detto che mio padre sia ascolto!”

“Ma…ma…”

“Per te è così importante? Tieni a lui così tanto da rischiare la vita in una battaglia di cui ignori le dimensioni e la potenza?” chiese Imashima, interrompendo il compagno.

Fino a quel momento se n’era rimasto in disparte ad osservare le reazioni di Riegalbramas ai tentativi di persuasione di Rashimari…ma aveva capito, fin da subito, che non avrebbe ottenuto alcun risultato.

Riegalbramas non rispose ma si limitò a fissare con sguardo serio e limpido gli occhi del draghetto blu. Imashima capì al volo.

“Lui chi, scusa?” chiese Rashimari perplesso. Impulsivo com’era si era subito concentrato su come persuadere il proprio padrone da quell’azione suicida e non aveva fatto caso ad alcuni piccoli particolari.

“Mirai-sui. Il quarto generale delle truppe celesti.” rispose il compagno.

“E lui che centra? Credo di essermi perso qualcosaaa….ah!” il draghetto rosso sgranò gli occhi. “oooh! non ci credo…..tu…e lui….come?”

“Questo non ha importanza…ce lo spiegherà un’altra volta.”

Nella stanza cadde un pesante silenzio. Riegalbramas si era in qualche modo calmato ma non aveva dimenticato ciò che doveva fare.

“Vi prego ragazzi, cercate di capirmi. Devo assolutamente andare….altrimenti morirà in questo combattimento!”

Così questo aveva previsto la sua visione…

Le due creature si scambiarono una rapida occhiata e si scambiarono un cenno d’assenso.

“D’accordo! Allora andiamo!” disse Rashimari “ Perché noi veniamo con te!”

“Già”

“No! Non posso permettervelo. Dovete rimanere qui questa volta!”

“E lasciare che tu ti faccia ammazzare? Scordatelo!”

“Non vi preoccupate! Nessuno riuscirà a farmi del male, ve lo garantisco! Voi due mi servite qui….dovete cercare di coprire la mia assenza!”

“Cosa? Credi davvero che Lucifero non se ne accorgerà che te ne sei andato a spasso chissà dove?” gli fece notare Imashima.

Riegalbramas preferì non rispondere perché sapeva perfettamente che il draghetto aveva ragione, non avrebbe mai potuto ingannare suo padre….ma non voleva neppure coinvolgere i suoi due amici in questa missione.

“Sentite voi…”

“No ascoltaci tu! Noi siamo i tuoi guardiani. Tu sei il nostro padrone.” disse uno.

“Quindi dove vai tu andiamo anche noi! Stop! Non si accettano discussioni!” finì l’altro.

Il demone sembrò sul punto di ribattere ma la voce dei due draghi e il loro sguardo deciso lo fecero desistere. Non sarebbe servito a nulla cercare di persuaderli e lui avrebbe perso ancora tempo. Quei due avevano decisamente ereditato il suo brutto carattere.

“E va bene! Andiamo!” disse sospirando rassegnato.

“Evvaaiii!!”

Ima e Rashi fecero un paio di giravolte in aria prima di andare ad appolaiarsi ognuno su una spalla di Riegalbramas. Il demone non attese oltre. Chiuse gli occhi e cominciò a raccogliere il suo potere, creando una sfera di energia nera attorno a loro.

“Lucifero non sarà felice di quello che stiamo per fare”

“Speriamo soltanto che non decida di buttarci in un pentolone e mangiarci per cena!”

Un attimo dopo la sfera d’energia si dileguò nel nulla e con lei anche i suoi passeggeri.

 

*****************************************

 

Mirai era seduto comodamente su una delle poltroncine della sua camera a leggere un libro di incantesimi e mitologia celeste, uno dei tanti volumi presenti nell’immensa biblioteca del palazzo. Witmay era acciambellata sulla poltroncina accanto alla sua e stava riposando tranquillamente.

Leggere era uno dei suoi passatempi preferiti e nemmeno nelle sue varie incarnazioni umane era mai riuscito ad allontanarsi più di tanto da quei mattoni di carta. 

Trovava estremamente rilassante sprofondare ed immergersi in quelle pagine che raccontavano di fatti ed eventi verificatisi secoli o millenni prima, addiriddura precedenti la sua nascita. Ogni volta che terminava di leggere un libro si sentiva soddisfatto e, in qualche modo, arricchito.

Così aveva sfruttato quelle poche ora di calma, che gli erano state concesse tra il lavoro appena svolto e quello nuovo che lo attendeva, per svagarsi un po’ con qualcosa d’interessante. In realtà la sua lettura, in questo caso, poteva anche essere considerata un modo per tenere la mente occupata e lontana da certi tristi pensieri che non lo abbandonavano mai.

Mirai stava giusto leggendo il capitolo riguardante gli incantesimi del tempo e la loro incapacità di mandare una persona nel passato nell’esatto momento in cui essa desiderava tornare, quando qualcuno spalancò di scatto la porta della sua camera ed entrò come una furia.

“MIRAI!!”

“T-Temaray! Mi hai fatto prendere un colpo!” disse l’angelo dai capelli color cenere, balzando attento sulla poltroncina.

Witmay, che era stata presa altrettanto alla sorpresa, si svegliò di soprassalto.

“E’ successa una cosa terribile!!” disse l’altro angelo raggiungendo il compagno.

“Cosa?”

“I demoni!! I demoni ci stanno per attaccare!!”

“Che…..ma stai scherzando vero!?” chiese allarmato.

“No! Due guardie nel loro solito giro di ricognizione nel confine ovest hanno visto materializzarsi dal nulla un esercito di demoni! Presto raggiungeranno il cancello dorato!”

“Dobbiamo subito correre nella Sala di Cristallo!” disse alzandosi rapidamente.

“Sono venuto apposta a chiamarti! Tuo padre sta già organizzando le difese!”

“Bene….andiamo a raggiungerlo! Vieni Witmay!”

“Eccomi!” il volpino saltò giù dalla poltroncina e corse fuori dalla stanza assieme al suo padrone e al biondino.

Quando i tre arrivarono nella Sala di Cristallo trovarono Asarot-sui indaffarato a dare ordini e a tenere sotto controllo la situazione attraverso l’enorma sfera al centro della stanza, nella quale erano proiettate le immagini dell’avanzata nemica.

L’angelo supremo era così diverso da come era di solito. Non accolse i due ragazzi con uno dei suoi soliti sorrisi o con la solita voce squillante e allegra. Li accolse con uno sguardo serio e determinato e la voce con cui parlò era molto più profonda  e autoritaria.

Sembrava di essere davanti  ad un’altra persona tale era stato il cambiamento nell’uomo.

“Mirai!! Temaray! Finalmente siete arrivati!”

“Com’è la situazione padre?”

“Per il momento è ancora sotto controllo. I demoni non sono ancora giunti al cancello e, una volta lì, dovranno comunque cercare di sfondare la barriera protettiva che circonda tutta la zona del palazzo per poter entrare.”

“Quanti sono?”

“Un migliaio circa”

“Heliya e Senjuto dove sono?” chiese l’angelo dai capelli biondi.

“Heliya è andata a rafforzare e controllare le protezioni della Camera del Sigillo mentre Senjuto si sta occupando della barriera del palazzo. Sta convogliando più energia nella parte ovest in previsione dell’attacco.”

“Pensate che vogliano recuperare i talismani?”

“E’ probabile. Altrimenti non riesco a spiegarmi lo scopo di quest’attacco. Non capisco cosa abbia in mente Lucifero…non è da lui comportarsi così…non dopo tutti quegli ambasciatori di pace.”

“Forse ci ha solo ingannati per tutto questo tempo.”

“Può essere…” disse Asarot-sui perplesso “..ma qualcosa mi dice che c’è molto di più sotto a questa storia. Chiamatelo sesto senso il mio.”

“Allora come si spiega quest’attacco?”

“Non lo so ragazzo! Per il momento pensiamo a respingerli senza subire troppi danni o perdite….sul perché ci penseremo dopo!”

Mirai stava ascoltando parzialmente il discorso tra suo padre e Temaray. La sua mente era concentrata su un particolare molto più importante, almeno per lui.

Se quei demoni facevano davvero parte della schiera di Lucifero, cosa di cui dubitava fortemente per le stesse ragioni del padre e per lo stesso presentimento, Riegalbramas era in una gran brutta situazione. Era certo che il demone non avrebbe permesso un attacco del genere….quindi avrebbe potuto subire delle forti ripercussioni per questo suo ‘insubordinamento’ contro il padre e la sua stessa razza.

Se invece quei demoni stavano agendo sotto gli ordini di qualcun altro che non era il Re dei demoni, la situazione era ancora peggiore perché presto ci sarebbe stata un’enorme sommossa negli inferi….se non addirittura l’inizio di una guerra civile.

A Mirai veniva la pelle d’oca solo a pensarci.

“Mirai! Ehi Mirai, mi stai ascoltando?!”

“C-Cosa? Che c’è?” chiese l’angelo tornando a concentrarsi su ciò che lo circondava.

“Ti ho chiesto se avevi qualche suggerimento sulla strategia d’attuare.” disse Temaray.

“Beh…ora come ora abbiamo poco tempo per organizzarci. Heliya e Senjuto hanno già il loro da fare….quindi tocca a noi due affrontare i demoni con i nostri uomini.”

“Sei sicuro che sia una buona idea?” chiese il padre, ora un po’ apprensivo.

“Non vedo altra scenta.”

“Benissimo! Andiamo fuori e rimandiamoli a calci da dove sono venuti!” disse Temaray con voce decisa.

“Padre, tu rimani qui a supervisionare tutto! Ci vediamo dopo!” detto questo Mirai si voltò ed uscì dalla Sala di Cristallo assieme all’amico. Anche Witmay, che se n’era stata sempre in silenzio, era sul punto di seguirli quando una voce la fermò.

“Witmay”

“Mi dica signore?” voltò leggermente la testolina pelosa in direzione di Asarot-sui.

“Stagli vicino e aiutalo il più possibile!”

“Non era necessario che me lo chiedeste, lo avrei fatto comunque!” si voltò e corse fuori dalla stanza alla ricerca del suo padrone.

 

 

Alcuni minuti dopo i due angeli si trovavano schierati con i propri soldati al di fuori del cancello ovest  del palazzo, in attesa dell’arrivo dei nemici, che non si fecero attendere a lungo. La schiera di demoni comparve proprio in quell’istante dal bosco, armata ed agguerrita.

“Ci sarà un bel po’ da menar le mani” osservò quasi soddisfatto Temaray.

“Già….come numero, forse, siamo leggermente svantaggiati…ma ce la faremo in ogni caso. Witmay…sei sicura di voler restare?”

“Certamente padrone. Ho giurato di proteggerti e lo farò.” disse il volpino seduto vicino ai due generali, in attesta dell’inizio del combattimento.

“Allora preparati….si stanno per aprire le danze.”

“Subito”

Witmay iniziò a risplendere di una forte luce violacea, che aumentava d’intensità con il passare del tempo, abbagliando quasi la vista. Poi il suo corpo iniziò lentamente a mutare e a crescere fino a raggiungere le dimensioni di un’enorme tigre. Le crebbero artigli affilati sulle zampe, quattro aculei pungenti e minacciosi sulla schiena e due vistose zanne, pronte a conficcarsi nelle carni dei nemici. Il corno che aveva sulla fronte si allungò e divenne trasparente come il cristallo.

In fine il suo corpo smise di brillare e la trasformazione cessò.

“Ora sono pronta a staccare la testa a qualche bel demone!” disse quello che prima sembrava essere un misero volpino, sbattendò minacciosamente a terra le sue enormi tre code.

“Bene…perché adesso si comincia a fare sul serio.”

Mirai e Temaray uscirono dalle file ed avanzarono di qualche passo in modo che tutti i soldati potessero vederli e ricevere chiaramente il segnale d’attacco. In quel momento si sentì un urlo agguerrito nell’esercito nemico ed i demoni cominciarono ad avanzare di corsa verso di loro, con le armi in pungo.

I due generali celesti estrassero le loro di armi e diedero il segnale d’attacco ai propri soldati.

La battaglia ebbe inizio.

L’impatto tra i due eserciti fu duro. Witmay aprì un piccolo varco a suon di artigli, codate ed un paio di incantesimi basati sull’elemento aria. Subito dietro c’era Mirai, che affondava e parava colpi con le sue spade gemelle a lama corta. Poco lontano stava Temaray  con spada sguainata.

Ben presto i due eserciti si trovarono mischiati fra di loro, ogni soldato era alle prese con un corpo a corpo con uno o più avversari.

L’esercito degli angeli era molto provato e faticava a contrastare l’avanzata dei demoni. Cercare di tenerli lontani dalla barriera era un’impresa.

Il giovane generale utilizzava la sua agilità per schivare gli attacchi e muoversi velocemente tra i nemici per colpirne ed atterrarne il più possibile mentre Witmay gli copriva le spalle. Fecero ricorso a barriere energetiche per proteggersi dagli incantesimi e ne utilizzarono a loro volta alcuni. Purtroppo questo non era ancora sufficiente.

“Dannazione! Così non va bene!” imprecò Temaray dopo aver steso uno dei suoi avversari.

“Già…stiamo subendo troppo i loro attacchi….dobbiamo cercare di ribaltare la situazione in qualche modo!”

“Bisogna usare degli incantesimi più potenti. Abbaterli uno ad uno è troppo faticoso considerando che sono in numero maggiore a noi….se solo ci avessero lasciato organizzare meglio gliele avremmo suonate per bene fin da subito!”

“Già…tanto vale che la prossima volta ci mandino un biglietto per avvertirci che hanno intenzione d’attaccarci!” disse Mirai ironico, affondando la lama destra nel petto di un demone mentre con la spada sinistra parava un colpo. Il tutto fu reso più facile dalla curvatura delle due lame.

“Non mi sembra il momento per fare dello spirito, sai?”

“Allora tu piantala di dire cretinate!”

“Generali! Generali! Alcuni demoni sono riusciti a raggiungere la barriera e la stanno attaccando!” urlò uno dei soldati dalle lontane retrovie.

“Maledizione! Witmay! Occupatene tu!”

“Non posso lsciarvi da solo!” protestò l’animale.

“Vai! Se riescono a fare breccia nella barriera entreranno a palazzo e saranno guai seri. Qui me la posso cavare da solo!”

“Ma Mirai…”

“Niente ma! Vai, ti prego!”

“Come vuoi!” detto questo Witmay balzò via e sgusciando tra i nemici, atterrandone qualcuno ogni tanto, si diresse verso il luogo indicato.

“Noi che facciamo?” chiese Temaray.

“Se riesci a coprirmi le spalle, posso cercare di utilizzare un incantesimo più potente….”

“Lascia fare a me!”

L’angelo dai capelli biondi ordinò a quattro soldati di aiutarlo a tenere a bada i demoni mentre Mirai richiamava a sé l’energia necessaria per attuare il suo piano.

Il giovane generale strinse saldamente l’impugnatura delle sue due spade, incrociò le braccia al petto e si concentrò. Sentì il potere fluire velocemente nelle proprie vene e cercò d’incanalarlo, in modo da usarlo per richiamare l’incantesimo.

“Ashex da detama ut zamor…”

Il corpo di Mirai cominciò a brillare di uno strano alone dorato mentre i suoi lunghi capelli iniziarono a fluttuare nell’aria, senza la presenza di alcun vento.

“…kadesha wet dwa bsadir…..lo hyumer ghio kala detar!!”

Al termine dell’incantesimo un rombo sovrastò le voci della battaglia e una scarica di fulmini si abbattè su tutti i demoni nel raggio di cinquanta metri.

Il ragazzo fu attraversato da un brivido gelido quando si sentì svuotato da tutta quell’energia che si era, invece, scaricata a terra travolgendo un centinaio di nemici. Usare quell’incantesimo, però, lo aveva leggermente stancato. Non era più abituato ad usare così tanto il suo potere, dopo tutti quegli anni in cui era vissuto senza.

Comunque si riprese velocemente, per non dare la possibilità ai demoni di attaccarlo in un momento di vulnerabilità, anche se Temaray ed i quattro soldati stavano facendo un ottimo lavoro nel coprirgli le spalle.

“Ben fatto Mirai!! Li hai stesi tutti!” disse il biondino entusiasta.

“Ne dubitavi?” rispose, accennando un lieve sorriso prima di tornare a combattere con i restanti demoni.

Ora la situazione era molto più equilibrata.

Le due fazioni erano alla pari e nessun soldato era in grado di avvicinarsi alla barriera grazie alla sorveglianza costante di Witmay. Gli angeli avevano buone possibilità di terminare la battaglia in breve tempo.

Un demone scagliò una palla di fuoco contro Mirai, occupato con un altro avversario, cercando di coglierlo di sorpresa. Sfortunatamente per lui il giovane generale se ne accorse e spiccò un salto per evitare l’attacco, spiegando le proprie ali per rimanere a fluttuare in aria mentre il colpo nemico si abbatteva sul suo stesso alleato.

L’angelo, dall’alto della sua postazione, notò uno strano spostamente nelle retrovie dell’altro esercito. I demoni stavano cominciando a ritirarsi lentamente verso i lati, aprendo una specie di corsia in mezzo alla battaglia.

“Ma che stanno facendo?” si chiese mentre planava a terra vicino al compagno.

“Che succede?” chiese Temaray.

“Non lo so, ma teniamoci pronti….non mi piace questa situazione…”

Fece appena in tempo a pronunciare la frase che una tremenda onda d’urto li travolse, scaraventando a terra i due generali e tutti i loro soldati.

“Ahh…ma che…”

“Bwahahaha! Poveri illusi! Pensavate davvero che ci saremmo ritirati così facilmente! Stolti!” urlò un demone che fino ad allora non avevano notato.

Era comparso misteriosamente nella corsia creatasi tra gli eserciti, emanando una potente aura maligna. Indossava una dettagliata uniforme in varie tonalità di blu e azzurro, che complementava alla perfezione i suoi corti capelli ed occhi dello stesso colore. I suoi lineamenti erano delicati ma dietro di essi si nascondeva un’enorme forza.

“Mentre voi giocavate con i miei uomini ho avuto tutto il tempo per accumulare un buon quantitativo d’energia….ahahah…idioti!” disse avanzando lentamente verso l’esercito celeste “Volete un piccolo assaggio del mio potere?”

Il demone, ovviamente, non aspettò la risposta prima di agire. I suoi occhi cominciarono a brillare mentre attorno a lui presero a fluttuare vortici d’acqua, che vennero subito scagliati contro quei soldati che avevano provato a rialzars,i dopo la prima onda d’urto.

Gli angeli colpiti furono scaraventati di nuovo a terra parecchi metri più in dietro e da lì non si rialzarono più, alcuni svenuti, altri morti.

Mirai si era messo a fatica a sedere ed era rimasto inorridito alla scena. Temaray era scattato in piedi come una molla, con lo sguardo colmo di rabbia.

“Maledetto….” ringhiò il biondino.

“Quello deve essere il comandante dell’esercito….è stato stupido da parte nostra non accorgerci della sua presenza.” disse Mirai alzandosi in piedi.

“In mezzo a tutte quelle aure demoniache era difficile localizzarlo, soprattuto se non stava utilizzando il suo potere.” disse il compagno.

“Ahahah! Vi è piaciuto lo spettacolo? Io sono Pakallus, il Signore dei Mari…e come avrete già capito la mia non è semplice acqua…..è velenosa, se non addirittura mortale per voi esseri alati!” rise soddisfatto del suo potere “Questo però è nulla in confronto a quello che ho in servo per voi….dite addio alle vostre misere vite e alla vostra stupida barriera protettiva.”

(Pakallus…Pakallus…Paka…lus….’spacca balle’…..si può andare!^_^ NdHira- -______-||||||| NdMiyu- Oh ciao Miyuccia!^_^ NdHira- Hira….si può sapere cosa ci fai ancora qui? Possibile che non riesca a tenerti lontana per più di 3 capitoli?-_- NdMiyu- Che vuoi farci! Sono la migliore, non puoi fermarmi!^^ NdHira- Tu dici? Anche io sono ricca di risorse sai? NdMiyu- ah davvero? NdHira- Si!^__^ NdMiyu che tira una leva - Cos…AHHHHHH!!!!! NdHira che precipita in una botola- Vediamo se gli alligatori hanno più fortuna con lei! ihihih!^^ NdMiyu)

Gli occhi di Pakallus presero nuovamente a brillare ma questa volta l’energia utilizzata era quasi tangibile a mani nude. Dietro il demone comparve un enorme muro d’acqua che si muoveva minaccioso come un fiume in piena in attesa di essere liberato dalle proprie catene.

“Dannazione! Se quel coso ci colpisce siamo spacciati!” disse Temaray a denti stretti dalla rabbia.

“Dobbiamo creare uno scudo….e pregare che resista ad un simile colpo.”

Pakallus innalzò le braccia verso l’alto e fissò l’esercito degli angeli con un ghigno soddisfatto sul volto. Poi le abbassò di colpo, urlando la parola di un incantesimo, e quella cascata d’acqua fu scaraventata contro di loro a tutta velocità.

Temaray diede il comando a tutti i soldati di creare uno scudo, che fu innalzato giusto qualche secondo prima che quell’incantesimo li travolgesse. La barriera vacillò di fronte ad una simile potenza ma resistette….il problema era quanto avrebbe retto sotto una simile pressione.

Gli angeli, soprattutto i due generali, erano già affaticati dalla battaglia appena sostenuta mentre Pakallus, che non vi aveva preso parte, era fresco come una rosa.

“Illusi! Ahahah! Pensate davvero di poter resistere a lungo in quelle condizioni? State solo ritardano l’ora della vostra morte! Vi piace così tanto soffrire?” chiese avanzando minacciosamente di qualche passo, senza perdere, neanche per un secondo, il controllo dell’incantesimo.

“Purtroppo per voi non ho molto tempo da perdere….quindi vediamo di porre fine a questa pagliacciata!”

Altra acqua comparve alle sue spalle ed andò ad aggiungersi a quella che cercava di sfondare le difese dell’esercito celeste.

Mirai stava sudando freddo. Più il tempo passava più si sentiva sempre più debole, le energie stavano cominciando a venirgli meno e faticava a mantenere la concentrazione necessaria per reggere lo scudo.

Ben presto si trovò inginocchiato a terra, con le braccia tese in avanti in un disperato tentativo di resistenza. Non si sarebbe arreso facilmente. Se proprio era suo destino morire lì, lo avrebbe fatto con onore e combattendo fino all’ultimo.

Solo una cosa rimpiangeva….non aver potuto rivedere per un ultima Riegalbramas.

Altro potere fu aggiunto da Pakallus e questa volta sembrava davvero di essere giunti alla fine. La barriera vacillò perciolosamente, cominciando a creparsi in più parti. Mirai sospirò stancamente e chiuse gli occhi, in attesa di essere travolto da quell’acqua mortale.

Una forte esplosione raggiunse le sue orecchie qualche attimo prima che lo scudo si infrangesse del tutto…..ma nulla di più. Niente acqua che si abbatteva su di loro con la sua forza distruttrice. Niente urla di panico. Nulla.

Il giovane generale aprì gli occhi perplesso e cominciò a guardarsi attorno per capire quello che era successo. Vide, con sua enorme sorpresa, che Pakallus era steso a terra privo di sensi, attorno a lui il terreno sembrava essere stato bruciato da una potente fiamma.

Improvvisamente percepì una presenza famigliare attorno a lui…..un’aura che avrebbe potuto riconoscere tra mille. Alzò di scatto la testa e rimase piacevolmente sorpreso alla vista.

Riegalbramas fluttuava maestosamente in aria con le sue splendide ali nere spalancate e con due draghetti come scorta. Il suo sguardo era colmo di rabbia verso quei demoni che avevano osato avventurarsi fino in Paradiso per attaccare gli angeli, mettendo in pericolo il suo Mirai.

“A quanto pare siamo arrivati appena in tempo!” disse Imashima.

“Già già!” concordò il compagno.

Il demone spostò lo sguardo sul campo di battaglia alla ricerca della figura del suo amato e quando lo vide, l’espressione dei suoi occhi si raddolcì ed il suo cuore prese a battere a mille dalla gioia di averlo incontrato di nuovo dopo tutto quel tempo, che a lui era parso infinito.

Mirai non poteva ancora credere ai suoi occhi. Riegalbramas era davvero lì, era venuto ad aiutarlo….e non era un sogno. Uno splendido sorriso comparve sulle sue labbra.

Riegalbramas, dopo un ultima occhiata al suo angelo, torno a concentrarsi sull’esercito di demoni ed il suo sguardo torno duro come la pietra.

“Voi! Pagherete con la vita quello che avete fatto!” disse estraendo dal fodero sulla sua cintura il misterioso bastone in metallo inciso.

“Ahia! Lo hanno fatto arrabbiare!”

“Vedi di non andarci giù troppo pesante, padroncino!”

Le labbra del demone si mossero, pronunciando misteriose parole, ed il bastone prese a brillare di un intenso rosso. Poi fu avvolto da fiamme che salirono a circondare anche il suo braccio mentre Riegalbramas impugnava senza problemi quello strano oggetto magico, che stava lentamente mutando forma.

Alla fine nelle sue mani comparve una lunga e perfetta falce a doppia lama.

Il demone fece vibrare nell’aria la sua amatissima arma, con un’abilità ed una destrezza impareggiabili. Sembrava che quella falce fosse una specie di prolungamento del suo corpo….ed in un certo senso poteva anche essere così, visto che quell’arma era stata forgiata utilizzando il suo sangue ed il suo potere.

Nessuno poteva brandirla al di fuori di lui, se qualcuno avesse osato tanto sarebbe morto arso vivo. Essa sapeva riconoscere il suo unico e solo padrone.

Un brusio di voci allarmate si levò dall’esercito di demoni mentre osservavano il principe, cercando di decidere cosa fare. Alcuni proponevano di scappare, visto che Pakallus era stato messo k.o., altri volevano continuare a combattere sfruttando la loro superiorità numerica per sopraffare Riegalbramas, altri non sapevano come comprotarsi e basta.

Purtroppo per loro avevano scelto il momento sbagliato per mettersi a discutere. Riegalbramas, già profondamente irritato per essere stato colpito sul personale, agì rapidamente e senza ripensamenti. Caricò la falce di potere maligno e scagliò un colpo tra i soldati inviati da Alucard, eliminandone una buona parte e lasciando un lungo e profondo solco nel terreno.

Cominciando a notare chiaramente il pericolo che correvano, i poveri sventurati rimasti pensarono bene di darsela a gambe.

“Che conigli! Guarda, stanno scappando!”

“Senti padroncino, visto che siamo venuti qui pure noi, lasciaci divertire un po’! Tu vai ad occuparti di Mirai, ok?”

“Già! Lascia fare a noi! Non ci dobbiamo neanche impegnare sul serio per spaventarli, se la stanno già facendo sotto!”

“D’accordo ragazzi, lascio tutto in mano vostra. Finito qui tornate subito a palazzo, ci vediamo nelle mie stanze!”

“Ok!!” dissero i due draghetti prima di fiondarsi all’inseguimento dei soldati fuggiasci.

Riegalbramas li fissò volare via per qualche istante, poi spostò la sua attenzione sull’angelo dai capelli color della cenere e si diresse verso di lui, scendendo lentamente.

Il cuore di Mirai cominciò a battere sempre più forte man mano che il demone si avvcinava a lui. Lo fissava avanzare come ipnotizzato dai suoi movimenti sicuri e regali, fino a quando il suo cuore non si bloccò quasi di colpo quando mise piede a terra, a qualche passo da lui.

I suoi occhi dorati lo fissavano colmi di gioia e commozione ed anche quelli viola del compagno sembravano essere carichi di altrettanto forti sentimenti.

Rigalbramas colmò la distanza che li separava e, dopo qualche attimo di indecisione, parlò con voce calma e rilassata.

“Mirai…..stai bene?” disse porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

L’angelo non esitò un solo istante e la prese, rimettendosi faticosamente in piedi. Era a pezzi ma felice come mai era stato prima.

“Benissimo…..ora che ci sei tu….” la seconda parte l’aveva detta in poco più che un sussurro e non era sicuro che il demone l’avesse sentita. Quest’ultimo però sorrise dolcemente e Mirai si sentì il volto bruciare dall’imbarazzo.

I due si fissarono a lungo ma poi una voce li distrasse bruscamente.

“Tu! Maledetto demone! Non toccare Mirai!”

A parlare era stato Temaray che, a qualche metro di distanza dalla coppia, stava cercando di rialzarsi per aiutare l’amico, credendolo in pericolo. Purtroppo la stanchezza che lo affliggeva non gli rese il compito facile.

Riegalbramas fissò scocciato quell’angelo ficcanaso che li aveva interrotti e senza pensarci due volte attirò a sé Mirai, che teneva ancora saldamente per mano, circondando il suo copro con le possenti ali nere, in un modo quasi protettivo. Poi scomparvero entrambi in una nube di fumo nero.

 

Riapparvero nuovamente all’interno di un fitto bosco. Non si erano allontanati molto dal Palazzo Eterno, solo il demone voleva avere un po’ di privaci per discutere con il suo angelo…e là, difronte a tutti quegli spettatori, non poteva di certo farlo.

Abbassò lo sguardo per fissare quella figura snella che teneva stretta tra le braccia e non potè fare a meno di pensare quanto fosse perfetta quella posizione, quanto i loro corpi combaciassero alla perfezione.

“Mi spiace di averti portato via di peso…ma ho dovuto farlo…”

Mirai alzò il volto e sorrise, lasciando completamente spiazzato l’altro ragazzo.

“Lo so….e sono felice che tu l’abbia fatto”

Riegalbramas perse in quel momento l’uso della parola, eppure c’erano così tante cose che voleva dirgli e chiedergli…ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Lo fissò rapito mentre una delle sue mani si muoveva, quasi di volontà propria, per andare ad accarezzare quel volto puro e levigato.

Mirai mosse lentamente il capo cercando di approfondire quel dolce contatto e chiudendo inconsciamente gli occhi. Li riaprì soltanto quando sentì un lieve tocco sulle sue labbra.

Le sue pupille d’orate incontrarono quelle viola del demone e non ci fu bisogno d’altro. Richiuse gli occhi e si lasciò andare.

La sua mente aveva già capito ed il suo corpo lo aveva anticipato. Portò le braccia fino al collo del compagno e lì le agganciò, stringendosi il più possibile a quel corpo caldo e protettivo.

Il loro bacio, all’inizio, non era altro che uno sfiorarsi di labbra ma già quel semplice gesto era intossicante. Presto Riegalbramas decise di spingersi oltre e rendere tutto molto più profondo e passionale mentre Mirai lo assecondava con gioia.

I due ragazzi non erano mai stati così felici come in quel momento e tutte le loro domande, le loro paure e speranze trovarono risposta in quel bacio. Un forte senso di completezza li travolse ma presto si dovettero separare per riprendere fiato.

Riegalbramas strinse forte il suo angelo tra le braccia e affondò il viso tra i suoi splendidi e lunghi capelli.

“Mirai….non poi immaginare quanto mi sei mancato!”

“Anche tu mi sei mancato…..credevo di impazzire senza di te.” disse ricambiando l’abbraccio.

“Prima che succeda qualcos’altro o che venga qualcuno ad interromperci, lasciami dire una cosa della massima importanza…” respirò a fondo e poi proseguì “Ti amo Mirai…ti amo alla follia! Ti ho amato come mortale e ti amo ancora di più come creatura celeste. Non mi importa se le nostre due razze sono nemiche da tempi immemorabili. Non mi importa se verrò disconosciuto da mio padre o cacciato dal mio regno….l’unica cosa che conta, per me, sei tu.”

Il cuore di Mirai perse un battito a quelle parole. Alzò di scatto la testa con un’espressione sorpresa sul volto per fissare il compagno, gli occhi spalancati cercavano in quelli dell’altro un ulteriore conferma a quello che aveva appena sentito…e la ottenne.

Erano così colmi d’amore che, quasi, gli si tolse anche il respiro ad una simile vista.

L’espressione del suo volto si addolcì e sorrise mentre lacrime di gioia cominciarono a bagnargli la pelle delle guancie. Ora tutto era veramente perfetto.

“Non sai quanto ho aspettato per sentirti pronunciare queste parole.”

Riegalbramas ricambiò il sorriso e portò dolcemente le mani ad incorniciargli il volto per cercare di asciugare quelle goccie salate. Poi si sporse in avanti e lo baciò nuovamente sulle labbra. Fu un tocco rapido ma dolce e carico di sentimenti.

“Adesso nessuno ci potrà più separare. Tu sei mio e non ti cederò mai a nessun altro!” disse abbracciandolo.

“Non chiedo di meglio che appartenerti.” mormorò accoccolandosi contro il suo petto “I nostri cuori saranno sempre uniti anche se i nostri corpi saranno lontani.”

Rimasero in quella posizione alcuni istanti, a godersi la vicinanza reciproca, prima di separarsi. Riegalbramas aveva assunto di nuovo un’espressione seria, anche se i suoi occhi non riuscivano ancora a trattenere la gioia che aveva in corpo.

“Mirai….prima di andarmene devo dirti un’altra cosa….molto importante. Riguarda quello che sta succedendo. Mio padre ed io non centriamo nulla in questa faccenda, quei demoni non facevano parte della nostra gente…o per lo meno, una volta lo erano ma ora non più. Appartengono ad un esercito fedele ad Alucard, un Thamiel che si è ribellato al potere di mio padre e ci ha sottratto due dei tre talismani in nostro possesso.”

“Allora è successo proprio quello che temevo….state rischiando una guerra civile!”

“Non ti preoccupare per noi…sappiamo come cavarcela. Pensate a voi stessi, invece. Alucard vuole recuperare tutti i talismani e questa sconfitta non servirà certo ad arrestarlo! Siate molto prudenti e sempre allerta.”

“D’accordo….riferirò tutto a mio padre appena torno a palazzo….scommetto che gli sarà già preso un colpo, vedendomi scomparire nel nulla con te.” sorrise leggermente.

“Beh…porgigli le mie scuse se questo lo farà sentire meglio.”

“Non penso sarà necessario….ma grazie lo stesso del pensiero.”

Riegalbramas sospirò triste e accarezzò il volto di Mirai, spostandogli una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Ora devo tornare nel mio mondo….è inutile sperare che non si siano accorti della mia assenza ma vorrei cercare di limitare i danni il più possibile.”

“Mi spiace…finirai nei guai per colpa mia….”

“Non importa….questo è il minimo…sopporterei qualunque cosa pur di poterti amare liberamente…e poi credo di potermi inventare una scusa plausibile per essere intervenuto a proteggervi.”

“Se Lucifero scoprisse che suo figlio si è innamorato di un angelo, di uno dei Cinque Generali, non oso immaginare come reagirebbe….”

“Tzè…come se io e lui fossimo sempre stati in buoni rapporti!”

Mirai lo fissò intensamente negli occhi, poi afferrò una delle sue mani e vi pose sopra una delle sue. Senza sciogliere i loro sgurdi iniziò a convogliare un piccolo quantitativo di potere nella mano, che prese a risplendere tenuamente.

Riegalbramas ricambiò lo sguardo un po’ perplesso. Non riusciva a capire cosa stesse facendo l’altro ragazzo ma la sensazione non era spiacevole. Si sentì invadere da un leggero calore che aveva il potere di riuscire ad infondergli sicurezza e pace.

All’improvviso sentì comparire qualcosa nel palmo della sua mano, sembrava essere un piccolo oggetto metallico, molto leggero, ma non poteva ancora vedere cosa fosse.

Cominciava a chiedersi curioso che tipo di magia avesse usato Mirai.

“Accetta questo come mio regalo e pegno d’amore” disse l’angelo prima di allontanare la mano da quella del compagno e permettergli di vedere il misterioso oggetto.

“Ma questi…sono orecchini?!” disse sorpreso.

Il demone, infatti, stringeva nel palmo un paio di splendidi orecchini a pendente. Erano fatti completamente in oro inciso, con gemme bianche, rosse e nere incastonate sulla superficie luccicante.

“Si…però non sono semplici gioielli…” disse prendendone uno tra le dita, facendolo tintinnare allegramente “Sono fatti di potere e sentimenti, i miei sentimenti…e anche i tuoi…ci permetteranno di rimanere in contatto anche se ci troviamo in due mondi diversi.”

“Come?”

“Io ne terrò uno mentre tu conserverai l’altro…grazie alla risonanza che li lega e alle nostre emozioni, essi possono creare delle specie di…specchi…” sorrise “Questi ci permetteranno di vederci tutte le volte che vogliamo. Per me è già troppo sopportare la tua assenza, quando invece ti vorrei sempre vicino a me….se non ti potrò neppure vedere o sentire credo che morirei.”

“Lo stesso vale per me. Come funzionano?”

“Beh….per prima cosa mi devi pensare…”

“Non sarà difficile visto che sei sempre nei miei pensieri..”

Mirai arrossì ma continuò con la sua spiegazione.

“Poi devi pronunciare la parola ‘Relemx’, ciò farà pulsare e brillare leggermente il mio orecchino….per accettare il tuo…messaggio…non devo far altro che dire ‘Arisel’ e comparirà lo specchio. Questa specie di blocco ci impedirà di contattarci in momenti..ehm…poco oppurtini…”

“Perfetto….questo è un regalo prezioso che conserverò con la massima cura e e gelosia.”

Riegalbramas si avvicinò a Mirai per baciarlo dolcemente sulle labbra e attirarlo a sé per un ultima volta prima di doverlo lasciare. Poi fece qualche passo indietro, lasciando l’altro ragazzo con un’espressione ancora sognante sul volto.

“A presto…mio angelo!” e con questo si dileguò in una nube di fumo nero.

 

 

Fine Ottava Parte




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