Salve gente! Sono
tornata all’attacco! Non so se per voi questo sia un bene o un male….vi
lascio giudicare! Intanto scusate se vi ho fatto attendere così a lungo (fai
bene a scusarti…siamo rimaste a bocca asciutta per mesi!è__é NdSei-Saku-Yu
ehmmm…^^;;; NdMiyu) per il nuovo capitolo…ho dovuto dedicare le mie
attenzioni ad altre fic!^__^
Come al solito i
personaggi di questa storia appartengono solo e soltanto a me! Quindi giù le
mani!è_é
So far away parte
VII
di Miyuki
Il rumore dei loro
passi e le loro voci riecheggiavano nei freddi e silenziosi corridoi del
palazzo. Quella parte dell’edificio non era molto abitata. Le uniche
persone che si potevano incontrare laggiù erano le guardie addette alla
sorveglianza e coloro a cui piaceva vivere in tranquillità, gli altri
preferivano rimane in superficie.
Si trovavano al settimo
livello inferiore, l’ultimo, del palazzo. Era lì che si trovavano le stanze
ed il laboratorio del maestro Bathim.
“Allora cuginetto! Devi
ancora rispondere alle mie domande!” disse Adaman fissando con occhi
brillanti di curiosità l’altro ragazzo “Com’è stato vivere sulla Terra per
tutto questo tempo? Ti sei divertito? Ovviamente sempre nei canoni della tua
missione! Che sensazione si prova ad incarnarsi in un umano? Potevi
percepire la tua vera essenza demoniaca?”
“Ma tu respiri mai
quando parli?” chiese con voce divertita.
“Uffa, smettila di fare
lo spiritoso. Lo sai che a me il mondo dei mortali interessa. Ci sono stato
solo qualche volta in ricognizione e per poche ore. Per il resto l’ho
osservato attraverso gli specchi neri. E’ ovio che sia curioso no?”
“Desideri ancora
diventare il massimo esperto sull’argomento a quanto vedo.”
“Brammy!!”
“Si ok, ho capito, ti
rispondo!” sorrise “Vediamo…di sicuro quest’esperienza si è rivelata molto
interessante. Trascorrere più di due secoli tra gli umani mi ha permesso di
capire a fondo la loro cultura e la loro società. Ovviamente, non sapendo
l’esatta ubicazione dei talismani ad ogni reincarnazione venivo trasportato
in un luogo differente…tanto per avere sempre un nuovo territorio da
ispezionare e controllare.”
“Immagino che fatica”
disse Imashima svolazzando qualche passo davanti ai due ragazzi.
“Nessuna fatica. E’ un
processo naturale per gli uomini. Per quanto riguarda il mio potere ed i
miei ricordi, beh, sono stati tutti sigillati per evitare che venissi
rintracciato. Erano sempre con me anche se agivo come un vero e proprio
essere umano e non mi ricordavo della loro esistenza…però, in qualche modo,
avevo quasi la consapevolezza di essere privo di una parte importante di
me….non so se riesco a spiegarmi bene…”
“Perfettamente.”
rispose il giovane demone affascinato “Quanto vorrei essere stato mandato in
missione anche io!”
“Magari la prossima
volta è quella buona.”
“Tanto se glielo chiedo
mi rispondono sempre di no e non capisco perché! In fondo sono un colonnello
delle truppe demoniache! Non è che mi manchi il potere o il grado per
compiere una simile missione!”
Riegalbramas sorrise
vedendo l’espressione indignata di Adaman.
“Credo che vogliano
tenere qui a palazzo i migliori elementi in caso di problemi.”
“E tu come al solito
fai eccezione vero?” disse con sguardo truce.
“Beh….più o meno…anche
se avessero rifiutato la mia proposta sarei partito lo stesso per la Terra.
Dovevo distrarmi, tenere la mente occupata su altre cose altrimenti sarei
scoppiato.”
“Tu e lo zio non
riuscite proprio ad andare d’accordo eh?”
“Siamo troppo
differenti…” sospirò.
“Beh, consolati! Hai
guadagnato un bel viaggietto! Qui è successo un disastro ma almeno tu ti sei
divertito!” sorrise.
“Già…”
Riegalbramas sorrise e
scompigliò i capelli del cugino con un tocco affettuoso della mano,
generando ovviamente delle proteste in quest’ultimo. Ridacchiò.
Era incredibile come
Adaman riuscisse a sdrammatizzare su tutto e a farlo tornare di buon umore
con le sue parole ed i suoi discorsi assurdi. Era la qualità che apprezzava
di più nel ragazzo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, non voleva che si
creasse strane idee in quella sua testolina.
Però era vero. Senza
Adaman al suo fianco, la sua vita sarebbe stata davvero molto cupa. Poche
erano le persone su cui poteva fare affidamento e su cui poteva contare in
caso di bisogno.
La mente di
Riegalbramas, in quel momento, rievocò il ricordo di Nicolas e di come
quello che credeva essere un umano gli era entrato nell’anima, fino a farsi
amare anche ora che aveva riacquistato la sua vera identità. Anche lui gli
era sempre rimasto vicino….ed ora che si trovavano su due dimensioni
opposte, separati, si sentiva tremendamente vuoto.
Chissà quando avrebbe
potuto rivedere di nuovo l’angelo che gli aveva rubato il cuore. Lo voleva
con sé, al suo fianco per non lasciarlo più andar via.
“Padroncino!
Padroncino! Siamo arrivati!” disse Rashimari iniziando a svolazzare attorno
ai due demoni.
Riegalbramas si
riscosse dai suoi pensieri e focalizzò lo sguardo sul corridoio che stava
percorrendo. Lo riconosceva. Conduceva al laboratorio di Bathim. Poco più
avanti si sarebbe dovuta vedere la porta d’entrata.
Infatti eccola. Un
grosso e solido portone in legno con incise sopra oscure figure. Di solito,
a quella vista, gli scocciatori erano più incoraggiati ad andarsene che ad
entrare ma per loro che conoscevano fin troppo bene i trucchetti utilizzati
dal vecchio demone non era nulla di speciale.
“Non so perché ma c’è
qualcosa che non mi convince.” disse Imashima.
“Già già…neppure a me.”
concordò l’altro draghetto.
“Chissà cosa starà
combinando quel pazzo?” si chiese Adaman.
“Direi di entrare e
chiederglielo di persona, no?” disse Riegalbramas appoggiando la mano sulla
maniglia della porta ma prima che la potesse aprire furono tutti e quattro
travolti dall’onda d’urto di un’esplosione. La porta si spalancò di colpo e
ne fuoriuscì un’enorme nube di fumo.
“Ahio!! Che botta!! Ma
che cavolo è successo?!” disse Adaman alzandosi in piedi tossendo e
ripulendosi i vestiti.
“Io una piccola idea ce
l’avrei.” disse il principe imitando il cugino.
Rimasero immobili
alcuni istanti, aspettando che il fumo si diradasse e permettesso loro di
entrare tranquillamente nel laboratorio.
“Aiuto! Aiuto!!
Tiratemi fuori da qua sotto! Non respiro!”
“Ehi!! Chi ha spento la
luce!!?!”
“Signorino ci saaalvii!!”
“Ehi! Toglimi quella
coda dalla faccia!”
“Non l’ho fatto
apposta!”
Riegalbramas si mosse
automaticamente verso un cumoletto di detriti di pietra e legno che erano
schizzati fuori dalla stanza ed avevano sommerso i due poveri draghetti. Con
rapidi gesti li liberò dalla loro ‘prigione’.
“Tutto bene?” chiese
senza riuscire a nascondere una nota di divertimento nel vedere i due
esserini ricoperti interamente di polvere nera.
“Diciamo che stavo
meglio prima!”
“Guarda! Mi si sono
sporcate tutte le ali! Sarò costretto a farmi un bagno!”
“Che è successo?”
“Bathim deve aver
sbagliato nuovamente qualche ingrediente delle sue pozioni. A quanto pare
non è cambiato di una virgola nella mia assenza.”
Era sempre più
divertito.
“Fuguriamoci! Non è
cambiato in 30.000 anni, doveva per forza farlo in due secoli?” rispose
Adaman leggermente irritato da una simile accoglienza.
“Su dai…andiamo a
vedere se è tutto intero.”
I quattro entrarono nel
laboratorio e trovarono il caos più totale. Un tavolo rebaltato, libri
ovunque, scaffali leggermente bruciacchiati, vetri di provette rotte sparsi
su tutto il pavimento ma di Bathim neanche l’ombra. Poi un rumore ed un
borbottio attirarono la loro attenzione.
“Accidenti, credo di
aver aggiunto un po’ troppa Trepilite….eppure ero certo di averla dosata
nella maniera giusta. Che strano.”
Una fugura sbocò fuori
da dietro il tavolo, togliendosi la polvere dai vestiti.
“Sei sempre il solito,
eh Bathim?” disse Riegalbramas non riuscendo proprio a trattenere una risata
quando il demone si voltò verso di loro.
I corti capelli bianchi
erano più arruffati che mai, i piccoli occhialini dalle lenti rotonde erano
appoggiati malamente sul naso acquilino mentre due ochietti gialli
s’illuminavano di gioia trovandosi davanti un ospite piacevolmente
inaspettato.
“Principe! Quanto tempo
è passato dall’ultima volta che sei venuto qua giù a trovarmi. Mi era giunta
voce che eri tornato prima del previsto ma non pensavo che seresti venuto da
me così presto.”
“Deduco che non hai
sentito la mia mancanza. Comunque vedo che, anche senza il mio contributo,
gli ‘incidenti’ qua dentro continuano ad avvenire.”
“Ovviamente! Le arti
magiche e le scienze si sviluppano a tentativi! I tuoi disastri però erano
decisamente più spettacolari dei miei!”
Riegalbramas rise e si
avvicinò al maestro di pozioni (Snappyyyy!!!!!*____* NdSaya- ehm…no sayuccia…penso
tu abbia sbagliato professore sai!^^;;;; NdMiyu- niente Snappy?
peccato!ç___ç NdSaya) per poi stringere l’anziano demone in un caloroso
abbraccio, che egli ricambiò con gioia.
Se i suoi vecchi amici
umani avessero visto il loro Ryan sorridere così tanto come minimo avrebbero
fatto un colpo.
“Ben tornato ragazzo.
Mi fa piacere rivederti!”
“Anche a me, anche a
me”
“Ma prego, sedetevi…se,
beh, trovate un posto decente dove farlo”
Imashima e Rashimari
riuscirono a recuperare dal fondo della stanza due sgabelli ancora in buone
condizioni e li portarono ai due demoni, mentre aiutavano Bathim a sistemare
il tavolo e la sua poltrona.
“Cosa stavate provando
a fare quasta volta Maestro?” chiese Adaman.
“Una pozione che
avrebbe dovuto creare una barriera protettiva senza dover utilizzare la
magia. In questo modo si sarebbe liberi di utilizzare un incantesimo diverso
e prendere il nemico in contropiede….però credo di aver sbagliato le dosi di
alcuni ingredienti e mi è venuta fuori una sostanza esplosiva. Peccato….non
ricordo più che sostanze avevo usato.” disse in tono meditativo per poi
riportare l’attenzione sui due ospiti “Piuttosto, com’è stata la tua visita
sulla Terra?”
“Interessante….e con un
finale un po’ brusco.”
“Ho sentito…hai saputo
le novità suppongo.”
“Purtroppo si”
“Hai già parlato con
tuo padre?”
“In un certo senso. Lo
sai che io e lui nella stessa stanza non possiamo rimanerci per più di
alcuni minuti…devo tornarci più tardi, dopo aver sbollito un po’ la rabbia.”
“Quando crescerete voi
due?” disse scuotendo la testa in disappunto e sistemandosi gli occhiali
“Due demoni come voi che si comportano ancora da bambini”
“Temo di non poter
rispondere alla tua domanda….e Abigor come sta? Eravamo venuti qua giù con
la speranza di trovare pure lui.”
Aveva cambiato
discorso. Riegalbramas non voleva parlare del suo rapporto con il padre,
tutte le volte che se ne discuteva finiva sempre per irritarsi. Bathim, che
lo conosceva fin troppo bene, decise di lasciare correre, per il momento.
“Oh, lui sta benone! Lo
avete perso per pochissimo. Era qui con me fino a qualche minuto fa che
cercava di convincermi a lasciare perdere questo esperimento…”
“Non avrebbe avuto
tutti i torti…” borbottò Adaman.
“….però adesso si
dovrebbe trovare con il Re. E’ stato convocato.”
“Capisco.”
Il principe fissò il
suo ex-maestro e capì che stava per ricevere uno dei suoi soliti rimproveri.
Conosceva quello sguardo profondo e severo.
La cosa che poi lo
infastidiva da morire è che finiva sempre per dargli retta….perché in fondo
aveva sempre ragione. Riusciva a farlo ragionare quando gli altri fallivano.
“Riegalbramas….credo
sia meglio che tu lo raggiunga. Gli farà molto piacere rivederti e
poi…approfittane per parlare con Lucifero. Non va bene piantare i discorsi
in sospeso troppo a lungo e tu lo sai.” sorrise “Scommetto che non vedi
l’ora di ottenere tutte le informazioni e le risposte alle tue domande. Non
sei mai stato un tipo molto paziente per certe cose….odi essere lasciato
all’oscuro di qualcosa.”
“Bathim…” sospirò “…ti
odio quando fai così!”
L’anziano demone rise
di gusto vedendo l’espressione sconfitta sul volto del ragazzo.
“Me lo sento dire
spesso. Ora vai. Una volta che avrai sistemato tutta la questione potrai
tornare a trovarmi, anzi devi!Ma non prima, chiaro?”
“D’accordo, ho capito!”
disse alzandosi di mala voglia dallo sgabello “Adaman, dai una mano al
maestro a riordinare il laboratorio per favore. Ima, Rashi, tornate nelle
mie stanze.”
“Ehi!! ma perché devo
rimanere qui a sgobbare?” protestò.
“Perché così ho deciso
io. Vuoi discutere con me?”
Adaman rabbrividì di
fronte allo sguardo duro del cugino. Era irritato, molto irritato quindi
sapeva di non dover peggiorare la situazione se non velva rimetterci la
pelle. Sapeva bene quanto il demone potesse essere pericoloso quando era di
cattivo umore….e di sicuro, dover affrontare di nuovo il padre, non lo
rendeva felice.
“Come vuoi tu” borbottò
alla fine.
“Bene. Ci vediamo
dopo.” disse uscendo dal laboratorio.
Qualche attimo dopo
arrivò nella sala del trono. Dentro vi erano soltanto Lucifero, Aini e
Abigor intenti a discutere su come porre rimedio a quell’assurda situazione
prima che le cose peggiorassero.
“Scusate se interrompo
la vostra riunione ma vorrei parlarvi, padre.”
I tre demoni si
voltarono nella sua direzione.
“Non ti aspettavo così
presto Riegalbramas.” disse Lucifero senza scomporsi.
“Lo so ma visto che ero
di passaggio qui attorno ho pensato di venire ora da voi ed aproffittarne
anche per salutare il maestro Abigor.”
Si avvicinò al trono e,
non appena ebbe raggiunto il gruppo, ricevette una sonora pacca sulla
schiema mentre una voce profonda gli dava il benvenuto.
“E’ un piacere
rivederti Principe”
“Anche per me maestro”
L’enorme demone accennò
un sorriso mezzo nascosto dai suoi folti baffi neri. Riegalbramas avrebbe
voluto ricambiare il gesto, mettersi a parlare tranquillamente con lui ma
sapeva che quello non era ne il luogo ne il momento adatto per farlo.
Avrebbe rimandato tutto a dopo.
“Bene figlio, immagino
che tu sia venuto qui per ottenere le risposte alle tue domande, o sbaglio?”
disse Lucifero andando subito al sodo.
“Esattamente”
“Da dove vuoi che
cominci?”
“Dall’inizio se non vi
dispiace”
Padre e figlio si
fissarono attentamente negli occhi prima che il Signore dei demoni iniziasse
a parlare.
“Come ti ho già detto
prima 60 anni fa Alucard ci ha traditi e si è ribellato al mio potere
sottraendoci tre talismani ed uccidendo i dodici custodi del Tempio delle
Anime….lascio a te immaginare il loro umore una volta rievocati dalle loro
ceneri. Non vedono l’ora di versare un po’ di sangue.” disse mentre nei suoi
occhi infuocati comparve uno strano bagliore sinistro “Alucard per quanto
ambizioso e potente non avrebbe mai potuto fare tutto questo da solo. Grazie
al suo carisma e al suo metodo di persuasione è riuscito a convertire un
gruppo di demoni, facendoli combattere nella sua stupida guerra per il
potere. Non ha ancora capito che la sua è una battaglia suicida.”
“Però dovete tener
conto del fatto che ora lui possiede tre talismani. Per quanto in minoranza
numerica sia il suo esergito in confronto al nostro, ha il potere per darci
parecchio filo da torcere!”
“Pensavo che a te
piacessero le sfide Riegalbramas!” disse Lucifero con un sorriso ironico
sulle labbra.
Ciò irritò molto il
giovane demone, che riuscì a stento a trattenersi. Come poteva suo padre
fare dell’umorismo su una cosa seria come questa? Non gli importavano le
sorti del regno demoniaco?
“Forse dimentichi,
figlio, che tutti i talismani sono stati sigillati dai quattro generali
celesti durante la Grande Guerra di 6000 anni fa ed ora il potere che
possono generare è molto limitato. In oltre ne possiede solo tre….deve
recuperare gli altri sei prima di poter fare davvero qualcosa di concreto.”
“Quindi ha mandato i
suoi uomini sulla Terra per recuperare i tre dispersi nel regno umano. Come
quel Tagaririm…”
“Esattamente. Solo
possedendoli tutti e nove potrà infrangere il sigillo ed impossessarsi del
loro potere. E’ un rito piuttosto complicato che solo io ed i generali
celesti conosciamo….Alucard ci deve essere arrivato con anni di studio e
preparazione.”
“Voi sapevate tutto
questo eppure gli avete permesso di farvi fregare come un fesso! Non capirò
mai i vostri metodi d’azione! Potevate anticiparlo voi e cercare di
recuperare i talismani al posto suo!” gli urlò contro irato.
“Bada a come parli
moccioso!” sibilò il sommo demone, emanando una lieve aura maligna “Ti ho
già detto che Alucard si è soltanto scavato la fossa con le proprie mani con
questo suo atto di ribellione! E poi dimmi…ti sarebbe davvero piaciuto se
avessi provato a recuperare tutti e nove i talismani, per liberare di nuovo
il loro potere al nostro servizio? Avrei scatenato un’altra guerra visto che
due di essi sono in mano degli angeli!”
Sorrise perfidamente.
“Non che la cosa non mi
avrebbe divertito, anzi! Ma al contrario di quello che puoi pensare tu, non
sono il tipo da iniziare una guerra per nulla come ha fatto Alucard! Quindi
non mi abbassare al suo livello!”
Riegalbramas abbassò il
volto e si morse il labbro inferiore per scaricare la rabbia. Gli altri due
demoni rimasero in silenzio.
Questa volta suo padre
aveva ragione. Lui non voleva un altro massacro come quello avvenuto 6000
anni prima, voleva mantenere l’equilibrio tra i tre mondi più di chiunque
altro. Eppure non riusciva davvero a capire il comportamento del padre. Non
si rendeva conto del pericolo che stavano correndo?
All’improvviso gli
venne in mente Mirai. Non voleva che soffrisse per colpa di un demone con
manie di grandezza. Che cosa voleva ottenere poi Alucard? Potere? Prendere
il posto di suo padre come Re dei demoni?
Lui non lo avrebbe
permesso. Non gli avrebbe permesso di fare del male alle persone che amava.
Avrebbe impedito ad Alucard di causare altra morte e distruzione gratuita.
Riegalbramas, al tempo
della Grande Guerra, era giovane e non gli fu permesso di andare a
combattere ma ricordava perfettamente quell’atmosfera tesa e opprimente che
impregnava l’aria ed i volti cupi e sofferenti della sua gente. Nulla del
genere si sarebbe mai dovuto ripetere.
“Perdonatemi padre. Ho
parlato troppo.”
Per una volta il
giovane demone aveva messo da parte l’orgoglio. Anche se gli costava
scusarsi con suo padre sapeva di aver sbagliato e quindi gli sembrava giusto
rimediare all’errore commesso.
Lucifero sembrò
tranquillizzarsi e sospirò stancamente.
“Se ti può consolare
sappi che la situazione è sotto controllo. Ne stavo giusto parlando un
attimo fa con Abigor e Aini. I nostri uomini pattugliano costantemente la
Terra per evitare altri episodi come quello a cui hai assistito. E’ stato il
terzo attacco ma tutte le volte i soldati di Alucard sono tornati indietro a
mani vuote.” si spostò una ciocca di capelli neri dal volto “Da adesso in
poi, però, gli attacchi saranno molto più frequenti. Il momento adatto per
attuare il rito è molto vicino ed Alucard lo sa, quindi deve recuperare
velocemente gli altri talismani.”
“Quali sono quelli in
suo possesso?”
“Azazel, il taliasmano
degli elementi. Sammael, quello della guerra e della distruzione. E
DarkNight, quello della furia e del caos.”
“Per fortuna non ha
rubato Mephistophles. Dove si trova?”
“Nel posto più sicuro
che esista. Con me.”
Lucifero mise la mano
all’interno del suo mantello in velluto cremesi ed estrasse una testa di
drago in oro e argento, con gli occhi color rubino. Nelle sue fauci
spalancate era incastonata una sfera in cristallo trasparente.
“Per questo Alucard non
è riuscito ad impossessersene.”
“Esattamente. Non è
stupido fino a questo punto. Sfidarmi apertamente sarebbe stato un atto da
folli, nonostante abbia osato accusarmi di essere diventato troppo tenero e
di aver perso il mio onore di demone cercando di instaurare un rapporto di
convivenza pacifica con gli angeli. Presto si accorgerà del terribile errore
commesso….allora vedremo se la mia pietà sarà sufficiente per lui.” rise e
poi concentrò la sua attenzione sul talismano “Questo più di tutti è il
simbolo della Famiglia Imperiale Demoniaca, non solo perché è uno dei più
potenti tra i talismani ma anche perché rappresenta i nostri guardiani e
custodi.”
Lucifero accarezzo la
fredda superficie della testa di drago e poi, recitando un paio di
misteriose parole, il talismano scomparve per ritornare dove era tenuto
nascosto.
“Ho risposto a tutte le
tue domande?”
“Si padre.”
“Allora lasciami
lavorare. Io e Abigor abbiamo una discussione in sospeso.”
Con questo Riegalbramas
si voltò ed uscì dalla sala del trono, con i propri dubbi soddisfatti ma
molto più preoccupato di prima.
*****************************
Pace e tranquillità.
Una natura verde e rigogliosa. Uno spettacolo da togliere il fiato.
Quel luogo non poteva
essere altro che il Paradiso.
Mirai camminava
tranquillamente tra gli alberi del giardino che circondava il palazzo.
Doveva ammettere che gli era mancato quel posto. Poteva quasi sembrare di
essere ancora sulla Terra ma tutto era troppo perfetto per poterlo credere
davvero.
Si guardò intorno con
sguardo sereno, ricordando alla perfezione ogni angolo di quel giardino.
Andava sempre lì per riflettere quando aveva qualche problema o anche solo
per starsene un po’ per conto suo.
Si diresse verso un
spiazzo dove si ergeva un’enorme fontana in marmo bianco, con due delfini
che sputavano acqua, e si sedette su una delle panchine in pietra.
Alzò il volto al cielo
e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla tiepida brezza che filtrava
tra i rami degli alberi e gli scompigliava i lunghi capelli color cenere.
Rimase così per un po’ di tempo, fino a quando una voce non attirò la sua
attenzione.
“Si sta bene qui fuori,
eh Mirai?”
L’angelo aprì
lentamente gli occhi e sorrise all’amico.
“Già, è da tempo che
non mi sentivo così tranquillo!” disse aggiungendo mentalmente ‘E nemmeno
così solo’.
“Ti capisco. Come ti
senti oggi?”
“Bene. Sono solo un po’
stanco. Da quando sono tornato non abbiamo smesso un attimo di lavorare. Non
sono più abituato a questi ritmi.”
“Effettivamente in
questi tre giorni abbiamo sgobbato parecchio” disse Temaray sedendosi anche
lui sulla panchina “Non sapendo quello che sta succedendo dai nostri cari
amici demoni dobbiamo tenerci pronti ad ogni eventualità. Non abbiamo
neppure avuto il tempo di parlare un po’ in santa pace!”
“Vero”
“Allora, che mi
racconti? E’ stato bello il tuo soggiorno sulla Terra?”
“Molto piacevole. Gli
umani sono davvero delle creature affascinanti e meravigliose. Qui in cielo
come sono andate le cose in mia assenza?”
“Come al solito. Tuo
padre non faceva altro che parlare di te!” rise e si schiarì la voce
cercando di imitare quella del sommo generale “Mirai di qua, Mirai di là,
chissà cosa starà facendo sulla Terra, chissà se sente la mancanza del suo
adorato papino, sono davvero fiero di lui e roba simile!”
Il giovane angelo rise
all’imitazione di suo padre. Temaray fissò l’amico soddisfatto. Era riuscito
a far illuminare un po’ il volto del ragazzo, che in quei giorni era
sembrato particolarmente cupo, anche se aveva cercato di nasconderlo al
meglio.
“Posso davvero
immaginarlo. E’ tipico di lui preoccuparsi a questo modo!”
“Se è per quello anche
io ero preoccupato. Lo sai che non mi è andato a genio il fatto che ti sia
offerto volontario per quella missione.”
“Lo so, le tue proteste
le ho sentite chiaramente due secoli fa. Ma qualcuno ci doveva pur andare
no? Mi era sembrata anche una buona occasione per studiare i cambiamenti
della società umana.”
“Ci poteva andare
benissimo qualcun altro”
“Temaray! Ormai non mi
sembra più il caso di discutere su queste cose. Sono tornato, no?” disse con
un sorriso sincero sulle labbra, cercando di rassicurare l’amico.
“Però hai rischiato
brutto con quel Tagaririm e col Principe Riegalbramas!”
Una fitta lo colpì al
petto al suono di quel nome mentre un ombra di tristezza passava nei suoi
occhi. Fortrunatamente Temaray era troppo preso dal discorso per
accorgersene.
“Fino a prova contraria
io sono molto più forte di un misero Tagaririm mentre, per quanto rigurarda
Riegalbramas, non mi ha minacciato in nessun modo anzi, tra noi due era lui
quello più sorpreso della presenza dell’altro demone!”
“La cosa però non è
molto confortante. Non potevi prevedere quali sarebbero state le sue
intenzioni. Per quello che ne sapevamo ti avrebbero anche potuto attaccare!”
disse l’angelo dai capelli biondi.
Mirai sospirò
sconsolato.
Il suo amico era più
testardo di un muro. Se solo avesse saputo almeno la metà di quello che
sapevo lui…..ma non poteva scoprirsi. Non poteva rivelargli il suo segreto.
Era sicuro che non avrebbe capito.
“Fidati. Io ero certo
che non sarebbe successo nulla. Il mio intuito non ha mai sbagliato.”
“Va bene…lasciamo
perdere questi discorsi.” accennò un sorriso.
“Grazie”
“In ogni caso….sono
venuto a cercarti anche per un altro motivo. Tuo padre ti vuole parlare.
Vuole discutere con te di alcune cose……penso voglia mandare alcuni tuoi
soldati in ricognizione.”
“Capisco…grazie per
avermi riferito il messagio.” disse alzandosi dalla panchina “Ora vado da
lui…ci vediamo dopo.”
“A dopo Mirai” con
questo fissò l’amico allontanarsi per dirigersi nella Sala di Cristallo.
Due ore dopo Mirai fece
ritorno nelle sue stanze. Era talmente esausto che gettò il proprio mantello
sul letto e si accasciò su una delle poltrone. Passò lentamente una mano tra
i suoi capelli mentre l’altra massaggiava le tempie nella speranza di far
sparire quell’altroce mal di testa.
“Bentornato Mirai.
Com’è andata la giornata?” chiese Witmay comparendo da una porta.
“Secondo te?” rispose
mostrandogli una faccia stravolta.
“Non bene mi sembra di
capire.”
Con un balzo
l’animaletto si ritrovò sul tavolo a fissare il proprio padrone.
“Non è che sia andato
storto qualcosa….è solo che sono stanchissimo. La situazione è molto tesa e
c’è molto da organizzare e controllare.”
“Forse una tazza di tea
potrebbe allentare un po’ la tensione e farti rilassare. Vuoi che lo
prepari?”
“Te ne sarei grato”
“Due minuti e sarà
pronto”
Witmay saltò giù dal
tavolo e con le sue tre code scodinzolanti si diresse nella stanza
adiacente. Ritornò non molto tempo dopo con un vassoio, che fluttuava
sospeso a mezz’aria, carico di teiera e tazza. Fece scendere delicatamente
il vassoio sul tavolo usando i suoi poteri e balzò sulla poltroncina accanto
a Mirai.
“Grazie Witmay. Non so
cosa farei senza di te.” disse sorridendo ed accarezzando la testolina
pelosa della piccola volpe.
“E’ un piacere esserti
utile”
L’angelo afferrò la
teiera ed iniziò a versare nella tazza il caldo liquido ambrato. Dall’aroma
poteva chiaramente capire di cosa si trattava. Tea alle rose, il suo
preferito.
Prese il piattino della
sua tazza e vi versò dentro un po’ di tea e lo offrì a Witmay, che balzò con
piacere sul tavolo ed iniziò a sorseggiarlo assieme al suo padrone.
“Aaah! Ci voleva
proprio! Ora mi sento meglio! Anche se il mal di testa non è ancora passato
del tutto.”
“Prendine un’altra
tazza e vai in terrazza. Rilassati e vedrai che ti passa! L’ho sempre detto
che lavorare troppo fa male. Io intanto metto in ordine il tavolo.”
“Buona idea.”
Mirai si alzò dalla
poltrona con in mano una tazza fumante ed usci all’aria aperta.
Camera sua si trovava
in una delle parti più alte del palazzo e dalla sua terrazza si aveva una
visione mozzafiato del regno degli angeli. Sotto di lui il giardino nel
quale aveva passeggiato qualche ora prima, molto più lontano si poteva
chiaramente distinguere il cancello dorato che delimitava il terreno sacro
all’interno del quale solo gli angeli di alto rango potevano accedere. Oltre
ad esso si espandevano i territori verdi e pacifici nei quali vivevano gli
altri angeli di grado inferiore.
Tutto era in completa,
assoluta armonia.
Tutti al di fuori di
quel palazzo erano felici, ignari di quello che stava succedendo.
Suo padre, Temaray e
gli altri potevano essere preoccupati e un po’ ansiosi ma nulla di più. Lui,
però, stava soffrendo davvero, più di chiunque altro anche se non lo dava a
vedere. Era tornato da appena tre giorni e già gli sembrava di morire.
Gli mancava
Riegalbramas. Gli mancava terribilmente.
Ogni notte, durante le
sue poche ore di sonno, gli compariva il volto del suo amato. Riviveva
l’attimo in cui lo vide uscire dalle macerie nelle sue vere sembianze di
demone mentre il terrore di averlo perso per sempre scompariva e viniva
sostituito dalla gioia….ma allo stesso dalla disperazione, sapendo che il
loro amore sarebbe stato impossibile, nell’eventualità che anche l’altro
provasse i suoi stessi sentimenti.
In quel momento
immaginava di correre verso di lui per buttarsi contro il suo corpo e
abbracciarlo con tutto sé stesso, per non lasciarlo più andare. Così avrebbe
voluto fare ma si era trattenuto ed ora lo rimpiangeva.
Gli sarebbe piaciuto
anche che l’altro ricambiasse il suo gesto, che lo stringesse a sé e gli
sussurrasse parole dolci e confortanti. Voleva sentirsi dire che nessuno li
avrebbe mai separati.
Era bello sognare che
tutto si potesse sistemare facilmente. La realtà però era diversa e molto
più difficile d’accettare. Non sapeva neppure quando avrebbe potuto
rivederlo e questo gli spezzava il cuore.
Mirai sospirò e si
appoggiò al davanzale, continuando a sorseggiare distrattamente il suo tea.
Ricordava chiaramente
le utlime parole di Riegalbramas. La risposta alla sua domanda. Ha detto che
quel bacio, quel meraviglioso ed unico bacio che si erano scambiati
rappresentava molto per lui….molto più di quello che poteva immaginare.
Quelle parole gli
avevano dato la speranza di essere, forse, corrisposto. Ma in ogni caso dove
avrebbe portato il loro amore se non ad altra sofferenza? Eppure lui era
disposto a soffrire in eterno se questo significava poter aver il demone per
sempre al suo fianco.
“Perché deve essere
tutto così difficile?” sospirò sconsolato.
“Difficile cosa?”
chiese improvvisamente Witmay comparendo in terrazza e saltando sul
davanzale.
“Nulla…non farci caso.
Stavo pensando ad alta voce.” disse accennando un sorriso e baciando quell’animaletto
sempre così premuroso sulla punta del naso. Era davvero la sua salvezza in
certi casi.
“Vieni, troniamo
dentro, comincio ad essere stanco”
“Agli’ordini
padroncino!”
Intanto nelle
profondità dei monti Agathar, nella sua fortezza segreta Alucard stava
cominciando muoversi, impaziente di portare a termine il suo piano.
Inginocchiati di fronte
al suo trono giacevano tre persone.
“Miei carissimi
generali, come ben sapete il nostro momento sta per giungere. Non manca
molto al giorno in cui le tre dimensioni saranno allineate quindi dobbiamo
cominciare ad agire.”
Si alzò e si diresse
verso il piedistallo dove erano custoditi i tre talismani. Appoggiò una mano
sulla fredda superficie della barriera ed essa cominciò a brillare e
lanciare piccole scintille e scariche elettriche. I generali seguirono i
suoi movimenti con lo sguardo.
“In nostro possesso
abbiamo soltanto Azazel, Sammael e DarkNight. Ci servono assolutamente gli
altri talismani prima di quel giorno…voi sapete perché, vero?”
“Perché altrimenti non
potrà attuare il rito per infrangere il sigillo che tiene imprigionati i
loro poteri, maestà.” rispose solenne il demone dai capelli blu come il
mare.
“Esattamente” sorrise
“Il nostro caro Mallen si sta occupando del recupero dei talismani dispersi
sulla Terra e la cosa non mi preoccupa perché sono certo che farà un ottimo
lavoro, ora che ha superato un paio di ‘piccoli’ imprevisti.”
“Grazie della vostra
fiducia. Non vi deluderò.” rispose l’interpellato.
“Penso che tu e il tuo
esercito siate in grado di affrontare gli eventuali ostacoli che ti porranno
davanti i nostri nemici.”
“Certamente.”
“Bene….ora è il momento
di passare oltre. Il talismano in possesso di Lucifero sarà il più difficile
da recuperare quindi lasciamolo per ultimo….per adesso concentriamoci sui
nostri cari amici pennuti.” un sorriso perfido comparve sulle sue labbra.
“Cosa avete in mente
maestà?” chiese il terzo generale.
“Semplice. Sfruttare la
loro ignoranza a nostro favore. Con il ritorno in Paradiso di Mirai-sui gli
angeli si saranno messi in allerta ma non sanno ancora cosa sta succedendo
realmente, quindi possiamo sfruttare un discreto effetto sorpresa.”
Alucard tornò a sedersi
sul suo trono in petra. I suoi capelli ed occhi verdi risplendevano di una
strana luce sinitra a causa delle fiamme delle torce. I generali rimasero in
rigoroso silenzio in attesa che il sommo demone impartisse loro ordini.
“Pakallus!”
“Ditemi!” rispose il
demone dai capelli blu.
“Voglio che tu prenda
una parte delle tue truppe e vada in Paradiso ad attaccare il Palazzo
Eterno. Crea scompiglio, caos e distruzione ma riportami i due talismani in
loro possesso! Parla con Dantalian, lui ti saprà dare tutti i dettagli”
“Ai vostri ordini”
“Per quanto riguarda te
Caim….rimarrai qui alla base….ho in mente qualcosa di diverso per te.”
Il demome dalla strana
uniforme in pelliccia si limitò a fare un cenno d’assenso con la testa.
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“Forza Brammy! Fagli
vedere chi sei! Non puoi farti battere!” urlò eccitato Adaman.
“Padroncino! Sei tutti
noi!” diedero man forte i due draghetti.
Si trovavano
all’interno della sala addestramenti del palazzo. Abigor aveva insistito che
Riegalbramas facesse un piccolo duello con lui, in modo da mettere alla
prova le sue capacità sopite per due secoli e risvegliare i suoi poteri.
Quindi erano lì, a combattere da un buon quarto d’ora.
Il giovane demone
brandiva una delle sue spade d’allenamento mentre il maestro usava una
lancia a doppia punta. Non era sembrato il caso di utilizzarele loro vere
armi. Infatti, nonostante si stessero impegnando al massimo per sconfiggere
l’avversario, era pur sempre un allenamento.
Riegalbramas parò un
colpo di lancia alla sua sinistra e si allontanò di scatto da Abigor quando
lo vide invocare una palla d’energia. Creò attorno a sé una barriera che
assorbì la sfera e si preparò al contrattacco facendo apparire nella sua
mano libera due anelli, affilati come rasoi.
La magia nel loro
scontro era consentita, entro certi limiti ovviamente.
Abigor respinse ed
infranse gli anelli con la sua lancia, poi scattò in avanti per cercare il
corpo a corpo con il suo discepolo.
Nonostante il fisico
robusto e possente del demone il principe riusciva perfettamente a tenergli
testa. Era difficile prevedere chi dei due sarebbe uscito vincitore dallo
scontro.
Seguirono alcuni
attacchi lancia contro spada. Riegalbramas fu costretto a bloccare un
affondo con entrambe le mani sull’impugnatura di essa per evitare di essere
colpito al fianco. Poi con un rapido movimento delle gambe e del corpo, girò
su se stesso e sferrò un calcio dritto nello stomaco di Abigor che,
nonostante le protezioni usate nello scontro, percepì chiaramente il colpo.
Riegalbramas,
sfruttando l’attimo di distrazione del maestro, colpì col piatto della spada
il retro del suo ginocchio, sbilanciandolo, per poi farlo cadere a terra con
un altro calcio ben assestato all’altra gamba.
“Ho vinto!” esultò
puntanto la spada alla gola di Abigor.
Il maestro ghignò
soddisfatto rialzandosi in piedi.
“E bravo ragazzo! Vedo
che non hai perso la tua abilità e la tua grinta!”
“Ovvio! E’ mio cugino!
Lui è il miglior guerriero che esista!” disse Adaman allontanandosi dal muro
della sala per andare in contro a Riegalbramas ed agganciarsi al suo collo.
“Non esagerare ora….e
comunque ho avuto un ottimo maestro!”
Abigor rise di gusto e
passò una manona tra i folti capelli del suo alievo, scompigliandoli
terribilmente.
“Bene bene….ora che so
che non ti sei arrugginito….passiamo a questo terremeto di tuo cugino! Ora
tocca a te sfidarmi!”
“Cosa? Io? Che centro!?
Sono venuto qui solo a fare il tifo per Brammy! Non voglio combattere contro
di te!”
“Su non fare lo
scansafatiche! Visto che ci sei combatti!”
“Nooo! Non c’ho volgia!!”
piagnucolò Adaman ancora appeso al collo di Riegalbramas, che se la rideva
sotto i baffi.
“Senti colonnello dei
miei stivali….non vorrai mica disubbidire ad un ordine di un tuo superiore
vero?” tuonò autoritario Abigor.
“Ma…ma…uffiiii!! E va
bene!”
Adaman si staccò dal
cugino e si diresse verso il depositò d’armi, uscendone subito dopo con la
sua spada d’allenamento, leggermente più corta di quella dell’altro demone.
“Bene…io allora vi
lascio duellare in pace. Me ne torno in camera a farmi una bella doccia!”
disse Riegalbramas raccogliendo la sua giacca dal pavimento e
appoggiandosela su una spalla.
“Ehi! Cattivo! Io sono
rimasto qui a fare il tifo per te!” protesto Adaman.
“Io non ti avevo
chiesto nulla cuginetto!” sorrise “Ci vediamo presto Maestro!”
“A dopo Riegalbramas! –
fissando poi il ragazzo di fronte a sé - Ora a noi due moccioso!”
Riegalbramas raggiunse
velocemente la sua stanza, seguito a ruota dai due draghetti. Gettò il lungo
cappotto in pelle sul letto e frugò nell’armadio alla ricerca di un cambio
d’abiti.
“Sei stato bravissimo
lo sai?”
“Già già…proprio bravo!
Il maestro Abigor è il generale di fiducia di tuo padre e tu sei riuscito a
batterlo!”
“E’ stata solo fortuna.
La maggior parte delle volte sono io quello che giace con la sciena a terra,
sapete?”
“Questo non toglie che
tu sia stato bravo!”
“Esatto!”
“Ok…..come volete voi!”
scosse la testa sconsolato.
Entrò in bagno e si
chiuse la porta alle spale. Aprì il getto d’acqua calda, si tolse gli abiti
e vi si infilò sotto.
Ora stava bene. Era
proprio necessario un po’ di movimento fisico per fargli riprendere i giusti
ritmi ma soprattutto per distrarlo e tenergli la mente occupata.
Un altro giorno era
passato…un altro giorno senza il suo angelo.
Sorrise. Era quasi
buffo il modo in cui si era attaccato a Mirai. Era diventato il suo pensiero
fisso, non che la cosa gli dispiacesse….però non sopportava di stare ancora
separato da lui.
Sospirò e si scrollò di
dosso quei pensieri. Era inutile pensarci al momento. Non poteva fare nulla
nelle condizioni in cui era.
Uscì dalla doccia,
fresco e rilassato, e ricominciò a vestirsi.
Improvvisamente
spalancò gli occhi di scatto ed iniziò a guardarsi attorno allarmato. Aveva
percepito qualcosa….qualcosa di strano….pericoloso. Un brivido gelido gli
aveva attraversato il corpo e gli era sembrato che una voce pronunciasse il
suo nome disperatamente.
Finì d’infilarsi la
maglietta nera tutta strappata e di abbottonarsi i pantaloni in pelle. Poi
si diresse verso la porta del bagno e la spalancò di colpo.
Fine Settima Parte
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