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Pairing: Ruhana

Raiting: R lievemente angst…..

 

Pow alternati fra Hana e Mito, sempre.
Note importanti in fondo, leggetele per prime.


 

Slang

di Mel

parte II

 

 

 

 

Sono di fretta.

Di fretta da morire.

Sistemo qualche abito in una valigia piccolissima, quasi uno zaino.

Prendo una sua foto e il dizionario d’ inglese.

Mi saranno indispensabili.

 

Ti troverò kitsune.

 

Dovessi rivoltare tutti e 52 gli stati americani.

Ti troverò e non mi scapperai mai più.

 

Non ti permetterò più di prendere aerei senza di me.

Se moriremo lo faremo insieme, non prima tu ed io a spegnermi un po’ giorno dopo giorno per la tua incolmabile mancanza.

 

Ti amo.

Più di quanto tu o io possiamo immaginare.

 

E ti troverò.

 

Stanne certo.

 

Non voglio più vivere sotto un cielo dove tu non ci sei.

Mi è bastato l’assaggio d’ inferno di oggi.

Quando ho saputo ho pensato che prima o poi avrei trovato il modo di raggiungerti.

Mai il suicidio mi era sembrato così infinitamente piacevole e vicino.

 

Ti rendi conto come mi riduci?

 

Dovrei ucciderti a testate appena ti vedo.

E penso che almeno un po’ lo farò.

 

Dopo lo spavento enorme che mi hai fatto prendere!!!!

E’ il minimo.

 

Getto tutto velocemente alla rinfusa e poi apro la piccola cassaforte nella stanza di mia madre.

Abbiamo le chiavi, sia io che lei.

Per le emergenze.

Da ormai sei mesi stavo mettendo da parte dei risparmi per comperare una tuta vera.

Da vero basketman, con tanto di scarpe firmate e  maglia autentica.

 

Sciocco come sono lo volevo fare anche per poi sfilare  davanti a te e vedere se almeno un po’ ti saresti interessato a me.

 

Ma adesso questi soldi serviranno ad altro.

Al diavolo la tuta che ho sognato per mesi.

Tu vieni prima di qualsiasi altra cosa.

 

Prendo i soldi e sento suonare alla porta.

Deve essere Yohei.

Perfettamente in tempo.

 

 

E’ lui.

Lo faccio entrare mentre occupatissimo mi preparo un bento da viaggio.

 

“Yo….bene sei arrivato..meno male…..ho il volo stasera……l’ ultimo…….cioè il primo da quando è stata ripristinata la rotta, ho saputo che l’ hanno sistemata subito, strano vero?Ho telefonato all’ aeroporto e ho prenotato….”

 

Solo il silenzio mi risponde ed io improvvisamente mi giro.

 

Yohei, il mio migliore amico mi guarda, sorridendo dolcemente.

 

“Hana……..non ho mai incontrato uno più pazzo di te!!”

 

Rido anch’ io.

 

“Lo so…il Tensai è unico!!”

 

Ridiamo assieme.

 

 

“Vuoi partire sul serio?”mi chiedi

 

Ma lo so che conosci già la risposta.

Ti mugolo un assenso.

 

E tu sbuffi, esasperato quasi.

Via, pensavo che dopo più di dieci anni passati assieme ti fossi abituato ai miei colpi di testa.

 

“E i soldi?”

 

“Ne avevo da parte”

 

“Hana non dirmi che vuoi usare quelli per…..”

 

“Esatto”

 

“Ma Hana la sognavi da mesi!”

 

Mi giro serio, ma sorridente.

 

“Cosa me ne faccio di quella tuta se lui non sarà qui a vedere quanto bene stia addosso ad un vero Tensai?”

 

E tu sorridi e mi comprendi.

 

“A che ora parti di preciso?”

 

“Devo essere all’ aeroporto per le sette meno un quarto…..”

 

“Perfetto, ovviamente ci andiamo insieme quindi aspettami qui che devo fare un paio di cose….”

 

“Ok”

 

Yo scappa via ed io ultimo i preparativi.

Telefono a mia madre.

Brevemente le spiego la situazione, senza indulgere nei particolari.

Le assicuro che poi le spiegherò tutto.

Le mando un bacio e sposto tutte le borse all’ ingresso.

 

Yo, sbrigati!!!

E’ tardi!!!

 

Attendo ancora, ma il mio cuore impazzito non vede l’ ora di essere in volo verso il paese che mi ha nascosto la mia kitsune.

Tamburello nervosamente con le dita sul tavolo e attendo ancora.

 

Improvvisamente un rumore fuori mi porta ad avvicinarmi  alla finestra.

E vedo Yo e il mio guntai.

Apro la porta e li accolgo.

 

Noma, Okuso e Takamiya mi si avvicinano.

 

“Hanamichi  questi sono per te”dicono e basta

 

Apro la busta, dentro ci sono un po’ di banconote tutte stropicciate.

Sgrano gli occhi e li punto su di loro.

 

Non posso crederci.

 

I loro risparmi!

A me!

 

Mi sento gli occhi lucidi.

E trattenere le lacrime diventa quasi impossibile quando Yohei fa lo stesso e mi regala i suoi soldi.

 

Non posso accettare.

So che, se possibile, loro sono ancora più squattrinati di me.

 

“Non pos..”

 

Yo mi ferma.

 

“E’ un prestito….eh eh” e mi strizza un occhio

 

Mi conosce davvero, sa che altrimenti non li avrei mai accettati.

E sa anche che questi soldi in più mi fanno comodo.

Nel caso dovesse succedere qualcosa….

 

 

E’ tardi.

Devo assolutamente andare.

Saluto tutti, ma all’ ultimo istante Takamiya mi ferma.

 

“Tieni anche questo”

 

E mi porge un piccolo sacchettino.

 

Un portafortuna.

 

Lo riconosco immediatamente.

E comincio ad arrabbiarmi.

 

“Contro il prossimo, quasi certo, scaricamento” mi grida da lontano mentre Yohei mi trascina via

 

 

 

 

 

Il viaggio in treno è abbastanza lungo, ma piacevole.

Mi appoggio un po’ alla spalla di Yohei e chiudo gli occhi.

 

La sua vicinanza mi calma.

 

Il vagone  è quasi deserto.

E mi piace il colore scuro che si sta dipingendo in cielo.

Le stelle mi guardano ed occhieggiano alla luna.

Piano mormoro al mio migliore, insostituibile amico.

 

“Yohei grazie di tutto, dico davvero”

 

“Ehi…..non dirlo nemmeno…..lo avresti fatto anche tu…”

 

Vero, probabilmente.

 

Per te e la kitsune farei davvero di tutto.

 

Il silenzio ancora ci avvolge, benevolo.

D’ improvviso tu mi parli.

 

“Hana…”

 

“Sì…?”

 

“Vedi di non sparire anche tu……ok?”

 

“Tranquillo – dico piano – io non sono mica scemo come una certa volpaccia di mia conoscenza…..”

 

 

Ridi ed io mi rilasso.

E presto arriviamo.

 

 

 

Sono sbalordito.

Sicuramente sconcertato.

 

 

Cosa ci fa la mia squadra qui?

 

 

 

Tutti!

Ma proprio, proprio tutti!!!

 

Guardo Yohei, cercando di incenerirlo con un solo sguardo indagatore.

 

“Ehm……non volevo dirtelo, ma ho incontrato Ayako mentre chiamavo il guntai e ..beh…..una chiacchiera qui e una là…gli ho detto di te che partivi…ma giuro!Non pensavo che si organizzassero così presto!”

 

Lo fulmino l’ ultima volta e poi mi dirigo verso di loro, vedendoli al contempo spostarsi verso di me.

 

Spero solo che non mi sommergano di ….

 

“Hana che significa?”

“Perché parti?”

“Perché non ci hai detto niente?”

“Si può sapere cos’ hai intenzione di fare?”

 

 

…domande!

Appunto!

 

 

Yo mi si avvicina.

 

“Beh meglio che sappiano tutto qui a questo punto.....Evviva! Mi sono risparmiato la fatica di sorbirmi tutte le loro domande domani….fiuu…meno male..”trilla allegro

 

Ma io ti distruggo, Yo!!!!!!

Improvvisamente mi ricordo che loro vogliono ancora delle spiegazioni

Mi porto davanti a tutta la squadra.

 

“Se mi lasciate andare un attimo dovrei ritirare i biglietti”dico per poter avere ancora cinque minuti liberi per riflettere

 

Cosa posso dire loro?

Non certo che vado a cercarlo perché la kitsune di cui mi sono innamorato è tutta la mia vita e non potrei mai pensare ad un futuro senza di lui.

Quindi è meglio pensare ad altro.

 

Mi accosto al banco e richiedo alla signorina i biglietti che ho prenotato.

 

“Ecco a lei! Un andata e due ritorni per New York”

 

Sento gli occhi sgranati dei miei compagni gelarmi la schiena.

Ayako pone la domanda che sono certo hanno tutti in mente.

 

“Hana…perché due biglietti di ritorno?”

 

Mi giro scorgendo il sorriso compiaciuto di Yohei.

Tu sai perché, vero?

 

Prendo fiato, dipingendomi sul viso l’ espressione che preferisco.

Con tutta la mia esuberanza dico.

 

 

 

“Perché il Tensai lo riporterà indietro!!!”

 

 

 

Ayako ride e con lei anche mezza squadra si lascia ad un bel sorriso.

 

Non mi chiedono più niente.

Mi accompagnano al check-in e aspettano con me.

Poi mi seguono anche al cambio valute.

Meglio farlo qui che qualcosa ci capisco con la lingua.

 

La nostra bella manager spreca le raccomandazioni mentre i ragazzi mi salutano a modo loro.

“Ancora non capisco perché tu lo stia facendo!!”dice incredulo Ryota

 

Sorrido.

Il loro scetticismo è più che giustificato.

Non sanno.

Li guardo.

 

Serietà nei miei occhi.

 

“Non posso permettermi di perdere così il mio unico rivale”

 

E neanche l’ amore.

 

Aggiungo.

Ma solo nella mia testa.

Lui non lo posso perdere.

Non adesso.

Non quando, ancora, non ho avuto modo di dirlo ad alta voce che lo amo.

Di dirlo ai suoi occhi.

 

Mi guardano, poco convinti.

 

“E poi – aggiungo strizzando un occhio – non vorrei che la stupida volpe usasse questa scusa per minimizzare la sconfitta che certamente gli infliggerò……capacissima di farlo quella baka kitsune!!”

 

Miyagi ride assieme a Kogure.

Il capitano mi lancia uno sguardo rassegnato.

 

“Certo, te lo potrebbero sciupare laggiù”regge il gioco Mitsui

 

Io rido e prendo le valigie.

Il mio volo verrà chiamato tra poco.

 

 

In disparte Yohei attende di  potermi parlare.

Scherzo ancora con i ragazzi senza spiegare troppo sul mio comportamento e poi mi libero.

Subito il mio migliore amico mi si avvicina con un sorriso, tutti gli altri sono distratti, parlano fra di loro e lui ne approfitta per farmi scivolare nell’ orecchio una frase che di amichevole non ha proprio niente.

 

“Hana ascoltami, perché te lo dirò una volta sola…se oserai tornare senza che lui sappia la verità sui tuoi sentimenti non scendere nemmeno dall’ aereo, perché appena  toccherai il suolo giapponese sarai un uomo morto, chiaro?”

 

Rido, ma leggo minacce concrete nei suoi occhi.

Lo stringo a me, forte.

 

Quanto ti voglio bene, Yo.

Sono queste piccole cose, secondo me, a fare grande un’ amicizia.

Scherzare, ridere e vivere insieme ed esserci anche e soprattutto quando le cose vanno male.

Tutte storte per le loro cavolo di vie.

Come quando ho saputo della presunta morte della mia volpe.

 

Se non ci fossi stato tu, su chi avrei contato?

Su chi avrei pianto?

 

Lo capisci?

Lo sai?

 

 

 

Piango e rido con te Yohei

Non sai nemmeno quanto ti voglia bene.

 

Non ti amo, ma il sentimento che provo per te non è poi così diverso da quello che mi fa battere il cuore per Kaede.

Forte uguale, ma diverso.

Perché prende la mia mente ed il mio animo di amico e fratello.

 

Ti stringo ancora e ti assicuro che tornerò presto.

 

Chiamano improvvisamente il mio volo.

Mi stacco da te e subito gli altri mi reclamano.

 

Li saluto.

Abbraccio Ayako.

Parlo e rido.

 

Che strano, mi sembra una scena già vista.

Solo che adesso sono io il protagonista.

Un protagonista molto più espansivo di quel cubetto così affascinante.

 

Pagherai anche questa Ru!

Il costringere me a venirti a cercare.

Sei così adorabilmente stupido da perderti persino nel paese che hai sognato per anni!

Ma vedrai che quando ti avrò per me non ti basterà dovermi soddisfare solo per una notte.

Suderai molto più che dopo un allenamento.

Te lo garantisco.

 

 

Ora devo proprio andare.

Un ultimo sguardo a Yo ed un sorriso da tensai a tutti.

“Akagi – grido poco prima d’ imbarcarmi – recupero la volpe e torno, capito? Conservami il posto fra i titolari!!!”

Da lontano il capitano mi risponde.

“Non prendertela comoda, per ogni giorno là te ne metto in conto due di allentamento da recuperare, chiaro?”

 

Simpatico, no?

Mi porto due dita alla fronte in un tipico saluto quasi militare da ‘roger, capo’ e scappo via.

 

L’ America mi attende.

E Kaede con lei.

 

 

 

 

Il volo non sarà particolarmente lungo, ma ho del tempo prima di arrivare e intendo sfruttarlo.

Io non ho studiato l’ inglese con tutta la sacra devozione che ci ha messo la kitsune.

Perché sinceramente pensavo di non finirci laggiù.

 

Che poi questo avrebbe significato vederlo partire da solo, mentre magari ci eravamo messi insieme, non mi interessava poi così tanto.

Io prendo la vita un po’ alla giornata.

Un problema alla volta mi dico sempre.

Io e Kaede stiamo insieme?

No.

Quindi che senso avrebbe riempirmi le giornate di assurde congetture su una sua eventuale partenza?

Nessuno.

Magari rinunciare a vivere il mio amore per lui in vista di un possibile futuro divisi?

Macchissenefrega!

Come potrei pensare al futuro della nostra coppia con mesta rassegnazione se ancora non siamo una coppia?!?

 

 

Io poi sono un ragazzo pieno di risorse.

Quando si presenterà il problema lo risolverò al meglio.

Inutile fasciarsi la testa prima.

 

Ma il mio problema del mese è questo adesso.

Imparare, in queste due o tre ore, almeno qualche frase utile.

 

Meglio cominciare da ‘Mi scusi ha per caso visto questo ragazzo?’

Dunque prendo il dizionario e lo sfoglio.

Ma non ci dovrebbero essere le frasi già fatte?

Vediamo.

 

<Well the roast lamb is very good today. Or if you prefer fish, there’s Dover sole>

 

Wow!

Ma che significa?

 

<L’ agnello arrosto oggi è molto buono. O se preferisce il pesce, c’è la sogliola di Dover>

 

Sogliola?

Arrosto?

 

 

Ma io la cerco intera la mia volpe!!!!!!!!!!!!!!

 

No, decisamente ho sbagliato pagina.

Vediamo.

 

Mi sa che non c’ è niente del genere.

Mi toccherà crearmela da solo ‘sta frase.

 

Vediamo…..

…..dove… ‘where’……

…mmmh…….<Where is my fox?>

E’ perfetta!!!!!

Ma dubito comprendano chi sto cercando.

Ricominciamo.

 

……

..

.

 

 

Guardo fuori e siamo arrivati.

Le luci dell’ aeroporto si vedono perfettamente nel nero della mia prima notte a New York.

 

 

Atterriamo.

 

 

 

Quando scendo inspiro profondamente.

L’ aria è dolce, chiara.

Seguo tutti e mi ritrovo ad attendere la mia piccola valigia davanti ad un nastro trasportatore.

 

Bene.

E adesso è meglio che mi trovi una sistemazione per la notte.

 

 

 

 

***

 

E così sei partito Hana.

Davvero, giuro, in vita mia non ho mai incontrato uno più pazzo di te.

E nemmeno più innamorato.

 

Sorrido.

 

E penso a quello che mi ha detto il tuo capitano.

In effetti mi era sembrato di sentire dei passi, oggi, quando sono  corso da te a dirti che Rukawa non era morto.

Akagi mi aveva seguito, probabilmente voleva controllare dove tu fossi.

Penso proprio che non abbia creduto alle mie parole.

 

Pensava di coglierti in flagrante.

Magari disteso al sole a ringraziare la tua buona stella per averti liberato dalla volpe maledetta.

 

Ed invece i tuoi occhi rossi e gonfi hanno sconcertato anche lui.

 

Questa sera all’ aeroporto mi ha fermato, dopo che tu sei partito.

Aveva visto la felicità incredula con la quale hai accolto la mia notizia della sopravvivenza di Rukawa a quel disastro aereo e non ha più avuto il coraggio di uscire allo scoperto.

Poi mi ha detto così.

 

‘Mito ti chiedo scusa per oggi, per non aver creduto a te e ad Hanamichi…..vi ho sentiti parlare dopo che sei corso fuori……ho visto quanto in realtà Sakuragi tenesse in considerazione il suo eterno rivale……’

 

‘Hai sentito tutto?’ ho chiesto, lievemente preoccupato…

Non ricordo perfettamente cosa ci siamo detti io e  Hana.

 

‘Più o meno..'

‘Capisco, ma potevi dirlo a lui che ….’

Il tuo capitano ha scosso la testa.

‘Lui non era sveglio e non avrebbe capito, le mie scuse vanno a entrambi, so che tu gliele riporterai quando torneranno’

‘Ok..come vuoi….riguardo quello che hai sentito non credo che….’

Mi ha fatto cenno di interrompermi.

‘Non importa, sono frasi che  non ho capito, come il perché Hanamichi non fosse diventato vedovo, che non ho voluto capire perché non mi riguardano, meglio mettere in chiaro Mito’

 

‘Perfetto’

 

E ci siamo salutati.

Ed io sto tornando a casa, testa rossa.

E mi manchi perché oramai ero abituato a tornarci con te.

 

Ma mi sa che dovrò farci l’abitudine, mi dico affondando con le mani nelle tasche.

Quando tornerai penso che dedicherai le tue serate ad una certa volpe di mia conoscenza e non avrai più tempo per i vecchi amici.

 

Beh è così che va, no?

Quindi mi devo trovare anch’ io una compagna per le sere prima del tuo ritorno.

 

Impresa ardua.

 

Sono un cuore libero, io.

 

Ti aspetto qui Hana.

Sempre a tua disposizione.

 

Sia che tu riesca a tornare con il sorriso.

Sia che tu lo faccia con il cuore a pezzi.

 

Soffrirò o gioirò con te.

 

Perché anche questo è esserti amico.

 

 

Ti aspetto Hana…e…

..va beh…..diciamolo che forse porta bene….

…..aspetto anche te volpe spelacchiata.

 

Tornate presto.

Insieme.

 

 

***

 

 

 

 

La Grande Mela.

Grande lo è sicuramente.

Ma non ho mai capito, perché Mela?

Mmh…

 

 

 

La vedo sotto gli scintillanti raggi del sole del primo mattino.

Sono qui.

All’ ingresso dell’aeroporto.

 

La schiena mi fa un male cane.

Ho dormito sì e no quattro ore e quelle c@x&z#  di poltroncine non sono affatto comode come sembrano.

 

Ieri ho deciso di dormire qui, in aeroporto.

E l’ unico posto da cui posso cominciare le mie ricerche.

E poi non ho così tanti soldi da potermi permettere una camera in hotel.

 

Anzi se sono fortunato trovo la kitsune entro oggi e me ne torno indietro con lui senza neanche spendere i soldi che mi ha prestato il mio guntai!

Speriamo!

 

Piano mi stiracchio con attenzione.

Mi ero scelto un posto quasi nascosto, confondendomi fra quelli che aspettavano i voli notturni, vicino ad una cabina di controllo passeggeri, così avrei avuto meno possibilità di subire uno scippo mentre dormivo.

E poi qui ho il bagno gratis e il bar per fare colazione.

 

Sono proprio un Tensai!!!

 

Dopo un caffèlatte ed una cosa strana e dolce che chiamano brioche inizio le mie ricerche.

 

Dunque per prima cosa voglio chiedere informazioni su quel volo che è esploso ieri.

Voglio sapere tutto quello che c’ è da sapere.

Forse la polizia ha contattato tutte le persone che erano scese dall’ aereo per avere una pista da seguire.

Mi sposto nell’ aeroporto e cerco di carpire informazioni dalle signorine che danno i biglietti.

Non capisco bene cosa mi dicono, hanno tutte fretta, maledette oche!!!

 

C’ è un viavai continuo di gente.

Beh, in fondo questo è l’aeroporto di New York.

DEVE essere sempre pieno.

 

Mi sento un po’ fuori posto.

Capisco meno della metà delle scritte e un quarantacinquesimo di quello che la gente mi dice.

Sembrano tutti avere troppo da fare per darmi il tempo di tirare fuori il dizionario e chiedergli quello che voglio sapere.

 

Noto distrattamente gruppi di poliziotti entrare e uscire.

Ci sono delle strisce d’ avvertimento che delimitano tutta un’ area vicina alle piste principali.

Grandi teli di plastica mi coprono la visuale.

 

Improvvisamente individuo una donna delle pulizie.

Una donna di colore, che passa svogliatamente una di quelle macchine-lava-pavimenti.

Sorrido al mio colpo di genio.

Sono certo che lei lo troverà un po’ di tempo per me.

 

Mi avvicino e la saluto educatamente.

Mi sento squadrare, ma non noto cenni d’orrore o disappunto per miei capelli.

Beh, in fin dei conti questa è l’ America.

Qui tutto è un po’ normale.

 

Subito le faccio capire a gesti che cerco informazioni e che non conosco bene la sua lingua.

 

Lei mi dice qualcosa.

Credo che mi stia chiedendo cosa cerco.

Spero che il mio istinto abbia ragione.

 

<Eehm………..fly of  yesterday…..the air that….. – oddio, oddio, oddio come si dice esplodere? – ……the air…ehmm…..yesterday …….BOUM!>

 

La donna scoppia a ridere ed io arrossisco fino alla punta del naso.

Mi guarda, improvvisamente benevola e mi dice qualcosa.

 

Sento le parole ‘air’ …’yesterday’ e ‘explode’.

Tutte nella stessa frase.

 

Forse ci siamo!

Annuisco.

Il tono mi era sembrato di domanda.

Istinto, non mi abbandonare!

 

La donna sorride ancora.

Forse la mia aria tutta concentrata la diverte.

 

A me per niente.

Sto facendo una fatica bestiale solo per poter capire un ventesimo di quello che dice!!!!

 

Improvvisamente lei si avvicina, mi indica con un braccio l’area delimitata dalle strisce gialle della polizia e scandisce lentamente.

 

<An   air   fired  in the hangar yesterday >

 

Controllo velocemente le parole che non conosco e poi guardo la donna.

Incredulo.

 

Un’ aereo esploso nell’ hangar????

Ma non era esploso in volo???

 

Oh Kami!!

 

Velocissimo sfoglio il dizionario.

Poi trattenendo il fiato chiedo.

 

<And…and the…passengers???>

 

Kami ti prego.

Io sto rispettando le promesse.

Ho giurato che mi sarei dichiarato.

Guarda la sto anche cercando la mia volpe per poterlo fare al più presto.

 

Non dirmi che invece lui non c’ è più.

Non puoi avermi illuso e portato fin qui solo per andare in un obitorio a riconoscere il suo cadavere.

 

 

<The air was empty>

 

Che significa ‘empty’?

 

Sfoglio alla velocità della luce.

 

Vuoto!!

Vuoto!!!!

 

La kitsune deve essere viva!!!

 

Kami, sei davvero grande.

 

D’ impulso abbraccio la signora poi la ringrazio con un inchino e scappo verso l’ uscita.

 

Ricapitoliamo: se ho capito bene l’aereo non è esploso durante il volo, né d’ andata, nè di ritorno, ma è esploso nell’ hangar.

Lo stavano mettendo nella rimessa e quindi non  c’era più nessuno a bordo.

Forse un pilota.

 

Ma non la mia volpe!!!

 

Rapido prendo la sua foto.

Ne avevo diverse, fatte da Ryota per dispetto.

Gli avevo espressamente detto di andare a fotografarmi Haruko, perché a quei tempi credevo di esserne innamorato e lui, per farmi uno scherzo, mi aveva quasi riempito il rullino di foto del Gorilla e della volpe.

 

Ryota sei un genio!

Come avrei fatto altrimenti ad averne?

Certo non potevo andare in giro con la foto della squadra in cui il viso di Kaede sembra solo un puntolino bianco e nero.

Tra un po’ non mi ci riconosco neppure io lì.

 

Prendo quindi la foto, che ritrae Rukawa a mezzo busto, voltato di tre quarti.

E’ piuttosto riconoscibile, si vedono perfettamente i suoi occhi azzurri e i tratti delicati.

 

Prendo il foglietto in cui ieri sera mi sono appuntato la frase che devo usare e fermo la prima persona.

Una guardia di sicurezza.

 

<Ehm….excuse me…did you see this guy, by chance?>

 

E subito gli mostro la foto di Kaede.

 

L’ uomo scuote la testa.

Lo ringrazio e mi allontano.

 

 

La mattina passa così.

Fermo qualche inserviente.

Qualche guardia.

Dei passanti.

 

Ma solo cenni negativi.

 

Esco in strada.

E mi metto in un angolo.

 

Pranzo con un hamburger preso da un chiosco e bevo da una fontanella.

 

Riposo un attimo le gambe e poi mi tuffo di nuovo nella strada.

Dovessi anche fermarli tutti, uno per uno, ti troverò.

 

Stanne certo Kaede.

 

La gente è sempre di fretta.

Mi spingono, mi urtano continuamente.

Tutti.

Donne, uomini, ragazzi come me.

Le strade sono affollatissime, molti non ascoltano nemmeno la mia domanda.

Temono forse che voglia vendergli qualcosa.

 

Come potergli dire, invece, che sto solo cercando l’ altro pezzo del mio cuore?

 

Sono stanco.

Avrò fermato sì e no almeno duecento persone.

 

Niente.

 

Il tramonto è vicino.

Ed io ancora non ti ho trovato volpe.

 

Devo pensare a dove trascorrere la notte.

Non posso sostare ancora in aeroporto.

Non ho più nulla da fare lì.

 

Mesto mi dirigo lungo questa strada.

Non so dove mi porterà.

 

Sarebbe troppo sperare di trovarci lui in fondo?

 

NO.

Non posso abbattermi.

 

Fermo ancora un paio di persone.

Kami ti prego.

 

Niente.

Nessuno sembra sapere niente.

 

 

Sento la tristezza cominciare a pesarmi addosso.

Mi sento spaesato.

Mi guardo attorno.

 

Improvvisamente realizzo.

 

Sono solo.

In un posto che non conosco.

Con una lingua che non parlo.

Senza nessun punto di riferimento.

 

 

No.

No davvero!

Non mi arrenderò così.

Setaccerò tutti i dintorni dell’ aeroporto.

E lo troverò.

 

Mi fermo ad un angolo.

Ora devo solo rimediare un posto per la notte.

 

Fermo un ragazzo, un giovane uomo.

Gli chiedo se ha visto Kaede.

Lui scuote la testa.

 

<I don't  know him from Adam!!!>

 

Che ha detto?

Sta per andarsene, ma lo trattengo.

 

<Motel?>riesco a dire

 

Lui comprende e mi indica con il dito una strada laterale.

Lo ringrazio e mi incammino.

 

Poco dopo sono nella hall di questa specie di topaia.

La vernice scrostata e l’odore di muffa almeno mi assicurano che qui non ci vorranno molti soldi per poter prendere una stanzetta per la notte.

 

Prendo il dizionario, mentre aspetto di veder comparire qualcuno e leggo le ‘short conversation’ che riguardano gli hotel.

Qualche frase fatta mi potrebbe aiutare.

 

In breve una donnona dai capelli unti e dallo sguardo severo mi raggiunge.

Chiede qualcosa.

Probabilmente cosa voglio.

 

<Good evening, I want a single room, please>dico cercando di ostentare sicurezza

 

Non deve accorgersi che sono straniero e che non capisco un tubo.

O potrebbe tentare di fregarmi sul prezzo.

Ed io devo risparmiare.

 

La signora corpulenta mi squadra.

Lentamente.

Molto lentamente.

 

<Do you have  money?>mi sento chiedere

 

Money?

Soldi.

 

E’ una domanda, dal tono lo capisco.

Vuole sapere se ho i soldi.

 

Anche tu non vuoi essere fregata eh?

 

<Yes, but how much is a room?>

 

<Fifhteen dollars including breakfast>

 

Con colazione?

Evviva!

 

<Ok! I'll take a single room, please>

 

La donna legge sul registro di questa sottospecie di albergo.

Poi mi parla di nuovo.

 

<For how long will you stay, guy?>

 

Stay?

Che cavolo significa????

Oddio!

 

<..Y.yes……..>

 

Rispondo.

Kami mandamela buona per favore!!

Non posso tirare fuori il dizionario adesso.

 

La donna mi guarda in attesa.

Risposta sbagliata….

Proviamo con …

 

<I don’t know…..>in un leggero tono vago

 

Lei alza le spalle e poi si decide a farmi firmare il registro.

 

Fiuuuu!!!!!

 

Sollevato la seguo per le strette scale che avevo osservato prima alle sue spalle.

Le porte sono poche, di cui una scardinata che pende storta sul corridoio.

La donnona si ferma davanti ad una porta con il numero 9, capisco che probabilmente un tempo molto lontano era un 6.

Non c’ è un solo numero di ottone che non abbia perso le viti e che non ciondoli tristemente sul legno.

 

Apre la stanza, me la lascia guardare un attimo.

Beh, l’ importante è che ci sia una cosa lunga e rettangolare che assomigli  ad un letto.

Il resto non lo voglio nemmeno guardare.

Come, per esempio, quella cosa amorfa che sta strisciando verso un buco nel muro.

 

Rabbrividisco ed entro.

 

La donna mi consegna le chiavi.

 

<The breakfast is at seven o’clock.Be punctual, boy!>

 

Che significherà?

Annuisco perché sembra che lei aspetti solo questo, poi mi lascia e si chiude la porta alle spalle.

 

 

Stanco mi siedo sul letto.

Fingendo di non vedere un topo che scappa via impaurito.

 

Beh, per quindici dollari al giorno + colazione non è proprio male.

Il letto è abbastanza morbido.

Chissà come lo hanno riempito.

Pelo di topo?

 

Mi alzo, il bagno deve essere fuori, comune per tutti.

Sistemo veloce la mia poca roba e vado a sciacquarmi.

 

Esco dal bagno a torso nudo.

Accidenti!

Ho dimenticato la maglietta in camera.

Che freddo!

 

Mentre sto per aprire la porta della mia stanza la donnona sale le scale con un secchio.

Andrà a pulire il pavimento sudicio di quel cavolo di bagno puzzolente, spero.

La vedo sollevare uno sguardo su di me.

 

Cosa?!

 

Possibile…..adesso mi stia ………………………….……ammiccando????????????

 

OH KAMI…NOOOO!!!

 

Rabbrividisco d’ orrore, scorgendo il suo sguardo malizioso al mio torace nudo e mi chiudo in camera.

Doppia mandata.

 

Kitsune mi pagherai anche questa, TE LO GIURO!!!!!!!

 

 

E’ scesa la sera.

Sento fame.

Tiro fuori il panino che ho comprato per strada e lo mangio velocemente.

 

Sul letto ho lasciato la foto di Kaede.

 

Lo guardo.

 

Sei veramente bello.

Anche statico, lì, racchiuso in una prigione di carta plastificata, sei sempre splendido ed affascinante.

 

Mi guardi con indifferenza.

 

Lo farai anche quando ti troverò e scoprirai che sono venuto a cercarti?

 

Spero di no, volpe.

 

Spero proprio di no.

 

Mi alzo.

Non posso permettermi di sprecare queste poche fino alla notte.

 

Esco, veloce.

Senza degnare di uno sguardo il donnone dell’ ingresso.

 

Brrrrrr!

Ho sentito i suoi occhi scivolarmi addosso.

 

Seguo le strade e mi inoltro fra i locali.

 

E’ tutto così pieno di luci qui.

Brutto.

 

Una città che non dorme mai.

Ed invece un po’ di riposo le farebbe bene.

Per riprendersi da questo colore grigiastro.

 

Prendo la foto di Kaede, la stringo e mi faccio coraggio.

 

Forza Hanamichi!

 

Entro nel primo bar.

Un pub più che altro e chiedo un po’ in giro.

Niente.

 

Il proprietario già mi guarda male perché non ho ordinato niente e sto infastidendo i clienti, così esco.

Mi giro un po’ tutti questi locali dietro l’ aeroporto.

 

Ma niente.

 

Un pezzo di cielo mi sorride fra le luci accecanti.

Non vedo la luna e non vedo neppure te, Kaede.

 

Dove sei?

 

Cerco i tuoi occhi su tutti i visi che incontro.

Cerco i tuoi capelli fra tutti i fili neri che intessono il cielo notturno.

 

Dove sei?

 

Stai bene?

 

 

Torno alla mia stanza e mi sdraio esausto.

Deprimente come primo giorno.

Mi ripeto fino alla nausea che domani sarà un giorno migliore, mentre tento di non far caso al raspare dei topi sul soffitto.

 

 

 

Niente.

 

Ho girato per i centri commerciali.

Kami, che marea d’ umanità!

 

Almeno duemila persone.

E nessuno ti ha visto, volpetta.

 

Stringo forte una ringhiera al centro di questo impero del consumo.

Il rumore è talmente forte ed eterogeneo che sento quasi silenzio.

 

 

Dove sei, Kaede?

Dove?

 

 

Torno verso il motel.

 

Ed è solo primo pomeriggio.

 

E di te nessuna traccia.

 

Che sia stato troppo ottimista nel ritenere che ti avrei trovato facilmente?

 

Pensavo davvero che sarebbe bastato questo mio sciocco, privato sentimento a mettermi sulla giusta strada verso di te?

 

 

 

Sì, dannazione, sì.

Io ci credevo!

Ci speravo!

 

Ed invece….sono solo e non riesco a trovarti.

 

 

Ma non voglio ancora arrendermi.

Non lo farò mai.

 

 

Perché penso proprio che amarti valga tutto questo sacrificio.

Sento con sicurezza che il tuo amore per me varrà così tanto da ripagarmi di qualsiasi sforzo.

 

 

E se anche dovessi finire i soldi, se anche fossi costretto a ritornare in Giappone senza di te, non temere.

Troverò un lavoro.

Uno di quelli in cui si riesce a guadagnare bene.

Non importa a che prezzo.

Ed ogni mese tornerei una settimana qui per continuare a cercarti.

E’ una promessa volpe!

 

 

Più tardi ho deciso di prendere l’ autobus per l’ ospedale.

Voglio essere certo che tu non sia stato ricoverato per qualche motivo.

 

 

 

***

Sono passati ormai due giorni.

Perché non telefoni Hana?

Il mio numero lo conosci…..

 

Siamo in pena per te, per voi.

 

Il tuo coach non fa che telefonare al college che aveva la responsabilità di accogliere Rukawa.

Avevano mandato un tutor a prenderlo, ma dicono che non sanno niente neppure di lui.

 

Ci hanno detto poi che non sono nemmeno sicuri che l’ aereo sia esploso in volo.

 

I tuoi compagni sono tesi, preoccupati.

A scuola si è sparsa la voce.

 

Cosa sta succedendo?

Cosa è successo?

 

Adesso mi sembra un posto pericoloso l’ America.

Torna presto Hana.

 

Torna presto, amico mio.

 

 

***

 

 

 

Niente.

Niente.

 

Se non parole di scuse che non capisco.

Non voglio le vostre scuse o le vostre ragioni.

 

Voglio Kaede.

Il Kaede che doveva essere mio.

 

Qui all’ ospedale lui non c’è.

Non so se sentirmi sollevato oppure no.

 

In compenso mi hanno detto, un’ infermiera gentile che si è presa il tempo di farsi capire, che l’ aereo esploso ha provocato diversi danni all’ aeroporto, tutta l’ area che ho intravisto, circondata dalle strisce gialle della polizia.

Ha detto anche che diversi feriti sono stati ricoverati.

Ho chiesto i nomi, ma non me li ha voluti dire.

Così gli ho fatto vedere la foto, speranzoso.

 

Ma niente.

Lui non è qui.

 

Non mi arrendo!!!

No.

Non ci sto, kitsune!

 

Non puoi sparire così.

Non puoi !!!!!!

 

Torno al motel che è già sera.

Inutile dire che mi sono perso al ritorno.

Ed i miei risparmi si stanno esaurendo.

 

Ne avrò ancora per tre giorni.

Poi dovrò tornare indietro.

 

 

Fatti trovare stupidissima volpe!

Fatti trovare!!!!

 

 

Tristemente faccio ritorno alla topaia.

Educatamente saluto la donna.

Meglio essere gentili, potrebbe sempre decidere di farmi uno sconto.

 

<Good evening>

 

<Nh!>

 

Simpatica.

Sembra la volpe.

 

<Oh...madam…did you see by chance this guy?>chiedo mostrando anche a lei la foto di Kaede

 

Non voglio tralasciare nessuna possibilità.

Forse lo ha visto, penso che una come lei non dimentichi un bel ragazzo come il volpino…..

…mmmh…a dire il vero nessuna donna con un equilibrato senso estetico si dimenticherebbe di lui…..

 

Comunque attendo, trepidante.

Kami, kami fa che….

 

<No…>

 

Uff….ho tentato almeno….triste la ringrazio e salgo le scale.

Improvvisamente mi sento richiamare.

 

La donna mi squadra.

Poi sorride.

 

Sembra quasi umana ora……brrrr……

 

Poi mormora un nome, anzi prende una penna e lo scrive poi mi porge il foglietto.

Dev’ essere un locale e questo qui il nome della persona alla quale devo chiedere.

 

Signora.

Ma io la amo!!!!!!!

 

Beh, non esageriamo però posso riuscire a farmi violenza e ad abbracciarla.

Lo faccio e lei arrossisce.

 

Poi scappo via, al diavolo il riposo.

Voglio trovare Kaede!!!

 

 

Raggiungo il locale grazie ad un sacco di indicazioni prese per strada.

Ed entro.

E’ pieno di fumo, un sacco di minorenni bevono birra e fumano tranquillamente.

 

Il paradiso per noi giapponesi!!!!

 

Mi snebbio la testa da questi pensieri e da tutti gli odori forti che mi stanno stordendo e cerco quest’ uomo.

Dal nome almeno credo che lo sia.

 

Mi guardo attorno poi un simpatico ragazzo mulatto mi si avvicina.

Mi chiede qualcosa.

Sarà la musica, sarà il fumo, sarà che ancora non capisco un tubo di inglese, ma questo davvero parla arabo!!!!

 

Lo fermo e gli mostro il foglio.

Spero capisca.

 

Annuisce e mi guarda.

Mi fa cenno di seguirlo ed io lo faccio.

Subito.

 

Mi porta ad un tavolo.

Seduto lì un giovane uomo dalla faccia simile a quella della donnona del motel.

Che sia suo figlio?

 

Mi siedo davanti a lui e aspetto.

 

Sento che i suoi occhi mi percorrono.

 

Non abbasso lo sguardo.

Non l’ ho mai fatto.

Nemmeno il giorno dopo che mi sono reso conto di amare Rukawa l’ ho abbassato quando ho incontrato i suoi splendidi occhi blu.

 

E non lo farò di fronte a questo sconosciuto.

 

Ci sfidiamo quasi.

Io reggo i suoi occhi verdi e penetranti.

 

<What do you want?>dice improvvisamente, in tono duro

 

Lo fisso ancora un istante poi tiro fuori la foto e gliela mostro.

 

<Please…please – sottolineo con la voce e lo sguardo – did you see this guy, by chance?>

 

I suoi occhi verdi mi guardano ancora.

Mi scrutano profondamente.

 

Passano dal mio sguardo serio ai miei capelli.

Infine penso che il mio colore rosso gli piaccia particolarmente perché finalmente mi risponde.

 

<Maybe…>

 

Maybe?

Non so che vuol dire.

Ma almeno non è un no!

Kami ti prego fa che sia la volta buona….

 

Imbarazzato gli faccio cenno di aspettare.

E’ troppo importante questa risposta per fregarmi della mia reputazione.

 

Tiro fuori dalla tasca il dizionario e cerco velocemente, arrossendo.

 

Ecchecavolo almeno fai finta di restare serio occhi d’ erba, se mi ridi in faccia mi fai arrossire.

Lo so che sono un ignorantone, ma vorrei vedere te.

 

Sfoglio ed infine ….

 

‘Può darsi’

significa ‘Può darsi’….

 

CHE CAVOLO SIGNIFICA??!!!?

O SI’ O NO!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Mi trattengo dal provocare una rissa e lo guardo intensamente.

Ehm….forse troppo…

 

Cos…..cos..cosa…sta facendo?

 

Eh eh eh (risatina isterica).

AIUTOO!!!

Mi …mi..mi….mi…sta toccando una …..gamba??!!??

 

Oh Kami, tale madre tale figlio.

 

Aiuto Ru.

Aiuto!!!!

Credo proprio che alla fine dovrai essere tu a salvare me, non il contrario.

 

<Where…….did you see…..ehmm…..?>tento di domandare

 

Lui mi guarda mentre stoicamente lo ignoro.

Ancora tre secondi e gli do una testata alla giapponese come dico io!!!

 

Lui mi artiglia quasi una coscia e si avvicina.

Pensa forse di essere così affascinante?

Schifo non fa, però da lui al mio volpino ce ne passa!!!

 

<Manhattan…….75° district, behind Harlem Queen’s Boulevard, nice chick>

 

Nice chick?

Che caspita significa?

 

Molto rapidamente mi scosto e mi alzo.

Veloce come un fulmine lo ringrazio e scappo via.

 

Fiuuuu!!!

 

Volpe anche questa metta in conto, anche questa.

 

Corro per le strade, fermo tutti quelli che mi capitano.

Devo raggiungere questo posto.

 

Finalmente ho una pista, un indizio.

Grazie Kami!

 

Corro come il vento.

Se l’ istinto non mi abbandona forse già domani io e la kitsune potremmo essere su un volo per Kanagawa.

 

Le persone che fermo mi indicano la strada veloci, spaventate quasi?

Non capisco.

 

Raggiungo la zona.

Vicoli stretti s’ intersecano fra di loro creando un dedalo pieno di ombre.

Che strano contrasto fra le vie principali illuminate a giorno.

 

Velocemente mi guardo in giro.

 

E mi ritrovo al punto di partenza.

Quel maniaco mi ha indicato il posto, ma non mi ha detto niente di preciso.

 

Beh, almeno è già qualcosa.

Concentrerò le mie ricerche qui.

 

Riprendo in mano la  foto di Kaede e ricomincio a chiedere alle persone che passano.

 

Nessuno mi guarda.

Mi ignorano.

Molti di loro sono ragazzi dall’ aspetto poco rassicurante.

Quasi certamente teppistelli come lo eravamo io e Yo.

 

Dopo l’ ennesimo mi fermo.

Mi guardo attorno.

Forse devo inoltrarmi un po’.

Mi infilo in un vicolo, giro un angolo.

Qui l’ aspetto delle strade è degradato, cupo.

Il buio mi circonda quasi, fumi senza odore si levano da terra mentre i fasci di luce dei lampioni non sono che miseri tentativi d’ illuminare pochi centimetri di cemento sporco e vecchio.

Aneliti deboli nel vento nero di questa sera.

 

Giro veloce un angolo.

Questo posto non mi piace neanche un po’.

 

Un urlo mi ferma.

Tre figure nel buio.

Due in piedi, uno accovacciato in terra.

Urto qualcosa con un piede.

Abbasso gli occhi.

 

Un….un ragazzo?

Riverso a terra.

 

Immobile?

 

Kami….cosa….

 

 

<Please …please …….today I’m broken, but tomorrow…..>

 

Parla veloce, concitatamente.

 

<Ehy…..he hasn’t got a cent…..sure!> risponde sprezzante uno dei ragazzi in piedi

 

L’ altro si avvicina al giovane rannicchiato a terra.

 

<You are a very dipshit to ask us dope without a buck>continua quello che ha parlato prima

 

Come al rallentatore vedo l’ uomo che è stato in silenzio fin ora mettersi una mano nella giacca, prendere qualcosa, sussurrare.

 

 

<I cannot abide your rudeness>

 

 

E ridere.

 

 

E sparare.

 

 

 

Schizzi di sangue mi raggiungono.

Li sento.

Bollenti.

 

Su una guancia.

 

Sul petto attraverso la maglia.

 

 

Sussulto violentemente.

E i due giovani uomini si voltano verso di me.

 

Passo lo sguardo da loro ai resti sul muro della testa squartata del ragazzo che li pregava.

Un riflesso di luce illumina il colore più chiaro del cervello che, dolcemente, scivola verso terra accarezzando, tiepido, il muro freddo contro il quale è stato fatto in pezzi.

 

Sento il respiro abbandonarmi.

Ed il cuore impazzire.

 

Un orrore smisurato mi cresce nella testa.

 

E urla.

 

Urla.

 

 

I due si alzano veloci, verso di me.

 

Kaede.

Penso solo e fuggo via.

Le mie gambe si muovono velocissime.

Senza che la mia volontà le possa comandare.

 

Sento dei fruscii alle spalle.

 

Kami, kami mi stanno inseguendo.

 

Uno scatto metallico dietro di me.

Salto in un cono d’ ombra per istinto e solo dopo sento gli spari.

Vicini ai miei piedi che adesso corrono come il vento.

 

Kami, cosa……Dio…!!

Mi stanno sparando.

Vogliono uccidermi.

 

 

Sento ora per la prima volta in tutta la mia vita un sentimento che non ho quasi mai avvertito.

 

 

Paura.

 

Folle.

 

Cieca.

 

Enorme.

 

Nera.

 

E tutto questo mi fa correre.

 

Forte.

 

Corro, corro così velocemente, ma non so verso dove.

Questi vicoli sono tutti uguali.

Sembrano un labirinto nero e alto.

Profondo.

Se troverò un vicolo cieco davanti a me non potrò più vederti volpe.

Mai più.

 

 

Se mi uccidessero spero solo di  rivederci lassù, kitsune.

Nei campi da basket che sicuramente stanno costruendo per te in paradiso.

 

Il buio complice mi aiuta, ma ho perso l’orientamento.

I polmoni mi bruciano, sembrano sanguinare.

 

Ho gli occhi lucidi, ma non mi fermerò.

 

Perché se lo faccio lo faccio per sempre.

Altri spari.

Vorrei coprirmi le orecchie.

Ma non posso.

Perderei l’ equilibrio.

 

Corro.

Corro.

Corro.

 

 

Con sollievo li sento lontani adesso.

Intravedo le luci, improvvisamente.

La strada principale.

Non so come.

Kami, ti ringrazio.

 

Corro via, fregandomene di chi urto, volando verso il motel per rifugiarmi da quello che ho visto.

 

Le gente mi sembra un unico, immenso carosello.

Le forze vogliono abbandonarmi, ma non glielo permetto.

 

Corro.

Corro.

 

Mi bruciano gli occhi e anche la gola.

 

Kami.

Kami.

 

 

Rientro rapido.

Non c’ è nessuno all’ ingresso.

 

Prendo le chiavi.

Per l’ agitazione mi cadono di mano, le raccolgo guardandomi attorno con agitazione.

Apro la porta e mi chiudo dentro.

 

Stremato mi accascio contro la porta.

 

Raccolgo le ginocchia al  petto.

Non è possibile.

Non è possibile.

 

 

Gli ha…..

….gli ha….sparato……

 

avrà..avuto la mia età………..

 

…ed è morto….

 

…ucciso…..

 

Kami.

Kami.

 

….E il ragazzo per terra……………….

……………la pozza scura che lo accoglieva…..

 

………….sangue……….

 

Kami!

 

 

Perché me lo hai fatto vedere?

 

 

Ho assistito ad un omicidio.

Chiudo gli occhi

 

 

Rivedo la morte di mio padre.

Sulla soglia di casa mia.

 

Anche lui mi pregava.

Con lo sguardo.

Di salvarlo.

Di non lasciarlo morire.

 

 

Kami!

Basta, non torturarmi.

 

Strappami tutti i ricordi.

Lasciami solo quelli di Kaede.

 

Solo i suoi.

 

Ti prego.

 

Sono stanco.

E’ notte fonda.

 

Mi strappo di dosso la maglia sporca di sangue e la getto via, dalla finestra.

La vedo accasciarsi scompostamente nel sudicio vicolo qui sotto.

Fra tutta l’ altra spazzatura dimenticata.

 

Mi hanno sparato contro.

Ma non sento dolore.

Non sono stato colpito fortunatamente.

 

 

Sì.

È solo fortuna.

Perché sono abituato a correre.

Akagi allena bene.

 

 

Era buio.

Non li ho visti in viso e forse neanche loro hanno visto me.

 

Credo sia così.

Spero sia così.

Altrimenti mi cercheranno e mi uccideranno.

Questa notte, ne sono certo ora che mi rannicchio scosso sul letto, non riuscirò a dormire e so già che mi sembrerà di sentire, oltre al suono orribile dei topi che masticano, anche passi soffusi verso la mia porta.

I passi di chi vorrà farmi tacere perché ho visto troppo.

Mi copro, ma sorrido.

 

Ti troverò Kaede.

 

Volpina.

Il tuo pensiero, il pensare a te mi dà un vago sentore di conforto.

Mi aggrappo alla speranza di vederti.

 

Ti troverò, penso, sentendo le lacrime iniziare a correre.

 

Perché mi devi pagare anche questa volpe, capito?

Anche questa metto in conto quando ti ordinerò di riempirmi di baci.

 

Sussurro dolcemente  a me stesso, come stessi scherzando, mentre ancora piango di spavento.

 

 

 

***

 

Hana perché non ho tue notizie?

Cominciamo seriamente a preoccuparci.

 

Tua madre mi ha telefonato.

Ha voluto sapere.

Io gli ho detto solo ciò che potevo dire.

Solo quello che so avresti detto anche tu.

 

Quelle parole in più, quei sentimenti in più che ti hanno spinto non sono io a doverli svelare.

E’ una decisione tua.

 

Ho rassicurato lei.

Ma chi rassicura me?

 

Dove sei?

Stai bene?

Hai trovato il tuo Rukawa?

Perché non tornate?

 

Le mie giornate assomigliano a giri senza fine su una giostra chiamata apprensione.

 

Voglio scendere, ma non so come fare.

 

Anzai ci ha parlato, di nuovo.

Akagi ha chiamato anche me.

 

L’ aeroporto ha confermato, questa volta con sicurezza, che l’ aereo di Rukawa non è esploso in volo.

E’ scoppiato mentre veniva riportato nell’ hangar.

I piloti avevano riscontrato delle anomalie durante il volo.

Fortunatamente non c’ è troppa distanza fra il Giappone e l’ America.

 

Altrimenti…….

 

L’ aereo era vuoto.

Fatta eccezione per i piloti e i meccanici addetti alle riparazioni.

 

I danni però sono stati ingenti.

Un’ intera aerea dell’ immenso aeroporto di New York è stata chiusa.

Le scosse provocate dall’ esplosione hanno causato danni e feriti.

 

Il college che doveva ospitare Rukawa ha telefonato.

Il tutor mandato da loro è stato ricoverato perché rimasto ferito.

Ma di Rukawa non si sa niente.

 

Ora tu sai che io non sono uno sciocco.

Se il tutor si trovava lì è probabile che anche Rukawa fosse in quell’ area.

Altrimenti che ragione avrebbe avuto per recarcisi?

 

Sospiro e prego Kami affinché tu possa tornare da me sano e salvo e possibilmente ‘accasato’.

 

Capito Hana?

 

Non ti permettere di venire qui senza un anello al dito o un ciondolo o roba del genere.

Come anche non ti permettere di farti lasciare dalla tua volpe dopo un mese o roba simile, chiaro?

 

Se no ti sfascio!!!!

 

Scherzo Hana.

Scherzo.

 

Perché sono nervoso.

E sai che quando lo sono devo cercare una via d’ uscita, anche idiota.

 

Hana.

Fa’ attenzione.

Spero tu abbia controllato gli ospedali.

 

Ma so che sei davvero un Tensai quando vuoi quindi…..

 

Però torna Tensai.

Si sente la tua mancanza.

 

Chiaro?

 

 

***

 

 

Dannazione.

E’ tardi ed io, che mi sono addormentato solo verso l’ alba, non mi sono svegliato.

 

Niente colazione oggi.

La simpatica signora maniaca, con figlio maniaco al seguito, è stata chiara su questo punto.

 

Alle sette o mai più.

 

Esco in strada.

Camminare in mezzo alla gente non mi crea problemi.

 

E’ il dover tornare lì a spaventarmi.

Ma quello è l’ unico posto in cui posso cercarti.

L’ unico che mi sia stato indicato in tre giorni.

 

Torno vicino a quei vicoli.

Facendomi seriamente violenza ne imbocco uno.

 

Mi canticchio la mia canzoncina per darmi forza.

 

Devo trovarti ad ogni costo.

 

Mi ripeto che quei due di certo saranno fuggiti lontano dal luogo dell’ omicidio.

Quindi non dovrei correre il rischio di incontrarli.

E poi, mi dico, è giorno.

 

Di notte è buio si vede male, le ombre fanno credere ciò che non è, ingigantiscono i problemi e la paura.

 

Perso nelle mie riflessioni non mi accorgo proprio di queste ombre e finisco a terra.

 

Sgrano gli occhi.

Non sono inciampato.

 

Qualcuno mi ha spinto.

 

Kami.

 

 

Mi giro.

 

Teppisti.

 

Quattro o cinque.

 

Quattro.

 

Borchie e orecchini, capelli di tutti i colori, catene in mano.

 

E guardano me.

Steso a terra.

 

 

Rapidamente mi rialzo.

Li fronteggio con lo sguardo.

 

Se vuoi  sperare di cavartela, ho imparato nelle innumerevoli risse a cui ho partecipato, non devi mai fargli capire che hai paura di loro.

 

I conigli vengono sempre fatti fuori.

I leoni al limite feriti, no?

 

Li guardo con rabbia.

 

Uno di loro si avvicina.

Sferra un pugno e lo evito.

Per farlo non vedo un secondo pugno appartenente ad un altro uomo, che mi arriva sul viso.

 

Sbando, ma resto in piedi.

 

C***o che male!

Non sono veloci, ma sono potenti.

 

Mi lancio contro di loro e ne stendo uno con una testata.

Era dall’ altro giorno che avevo la voglia di prendere a testate un americano!!!

 

Mi giro, ma sento qualcosa di mortalmente freddo serrarsi sul mio polso.

 

Una catena!

 

 

Il più imponente di loro mi si avvicina.

In un attimo mi hanno bloccato.

 

Scalcio furiosamente.

 

<Give me your money, dickhead!!!>

 

Money?

 

Vogliono i miei soldi?

 

Bastardi!!!!!

La risposta alla vostra richiesta non può che essere una sola.

 

<No!!!>

 

E gli sputo in viso.

Mi arriva un altro pugno.

Così forte da stordirmi.

Con uno strattone mi libero della catena, gemendo per la ferita sanguinante che mi sono procurato.

 

Assesto un calcio violento al ragazzo che mi teneva e lo butto a terra.

Voi, miseri insetti, non sapete che io sono il Tensai delle risse.

 

Fingo di lanciarmi contro il più alto ed invece scarto di lato e colpisco con il gomito l’ idiota che mi teneva con la catena.

 

Poi mi giro e………………..il nulla!

 

 

Mi riprendo faticosamente.

La mia testa sembra un dondolo.

 

Un forte dolore s’ irradia dalla spalla destra al collo, su fin dietro la nuca.

 

Bastardi maledetti!!!!!

Mi hanno colpito con qualcosa e……….

………….mi hanno svuotato le tasche!!!!

 

Bastardissimi   @x))#/&@!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Erano i soldi del mio pranzo.

Adesso dovrò restare a digiuno!!!

Ho anche saltato la colazione!

 

Mi guardo attorno.

Il portafortuna di Takamiya mi deve essere caduto.

In mezzo a tutta questa spazzatura non riesco a trovarlo!

Lo avevo in tasca, assieme ai soldi!

Non è che si sono presi anche quello?

Ma se non sanno nemmeno cos’è!

 

 

Maledetti!

 

Ah, se ci fosse stato Yo con me li avremmo sistemati per le feste.

 

Mi sento a pezzi.

Forse per oggi dovrei sospendere e continuare domani.

 

Ma non posso.

Non posso sprecare nemmeno un istante.

Ho sempre meno soldi (anche grazie a certi avvenimenti!!!!)e devo ancora trovare la mia kitsune.

 

Sono stanco, ma vago lo stesso per queste strade.

Gli edifici non sono curati.

Campi di sterpaglie circondati da reti arrugginite e contorte infestano ogni angolo.

La spazzatura crea piccoli monti dall’ odore nauseante.

In giro solo ragazzi dall’aspetto di delinquenti e donne dall’ aria poco casta.

 

Ed io penso alla mia kitsune.

E prego affinché mi sia stata data una notizia sbagliata.

Non voglio saperti in un posto del genere, volpe.

Così pieno di pericoli.

 

Prendo la tua foto ed il tuo viso, così forte ed indifferente, mi fa sperare che tu abbia tutta la determinazione a non lasciarti  andare, qualsiasi cosa tu stia affrontando.

Io, da parte mia, farò l’ impossibile per raggiungerti.

 

Arrivo in una strada che sembra essere centrale.

E come sempre inizio a tempestare i passanti con la solita, unica frase.

Mostrando la tua foto.

 

Quasi nessuno si  ferma.

E’ più difficile del previsto.

 

Evito di fermare gruppi di più di tre persone.

Non sono affatto cordiali da queste parti.

Molti addirittura mi mettono le mani addosso.

Stringono il mio colletto fra le dita e mi insultano.

 

<I don’t know a jackshit about your stupid friend!!!>mi grida un teppista

 

Non so nemmeno cosa abbia detto, ma capisco che non è un sì, quindi……

Continuo.

 

Mi spingono, mi strattonano.

Sto attirando troppo l’attenzione.

 

Devo andarmene.

Non vorrei che…corresse voce che…..sono qui…..

…quei due di ieri notte……….potrebbero sapere che sono in questa zona…

potrebbero cercarmi e…….

 

Un brivido intenso mi corre lungo la schiena.

Vorrei Yo con me e le braccia del mio Kaede sulle spalle.

 

Ed  invece….

 

 

Sono solo.

 

Completamente.

Disperatamente.

Solo.

 

 

Torno al motel e ringrazio la donnona per l’ informazione dell’ altro giorno.

Poi salgo e mi chiudo nella mia stanza, lasciandomi andare sul letto.

 

Mi sento la schiena a pezzi.

Il braccio ferito mi fa male.

 

Sono stanco.

E sfiduciato.

 

 

Ti troverò, Kaede?

Ma dico, ti rendi conto di cosa sto facendo per te ?

 

E non me ne pento neppure!

Sono definitivamente impazzito.

 

 

C***o mi manchi, volpe.

Ti vorrei davvero qui, in questo schifo di letto, insieme a me.

 

Non mi importerebbe nemmeno dei topi o dell’ odore o dell’ aspetto fatiscente di questo posto.

Guarderei solo te.

 

Stanco mi spoglio e lavo i miei vestiti, stendendoli su un semplice filo alla finestra.

Mi infilo nel letto, rigorosamente sul fianco sinistro.

La guancia destra mi fa troppo male.

 

Sospiro e spero almeno di incontrarti nei sogni.

Perché nella realtà mi sei ancora lontano.

 

 

La luce del sole mi raggiunge.

Mi alzo di soprassalto, è tardi.

 

Mi vesto in un lampo, ma quando arrivo giù sono già passate le sette da un po’.

 

Sconsolato mi allontano dalla sala colazione di mia iniziativa, prima che la donna mi scacci malamente.

 

Lei mi vede.

La saluto e sto per andarmene, quando mi chiama.

Con un sorriso burbero mi lancia qualcosa.

 

Lo prendo al volo.

 

Un sacchetto.

 

Lo apro e sorrido.

Le devo essere simpatico, in fondo.

 

Dentro ci sono due panini ed una mela.

Una specie di bento!!!

La ringrazio con uno sguardo ed esco.

 

Torno ancora lì.

Nell’ unico posto in cui posso continuare le mie sfortunate ricerche.

Kami.

 

Ho soldi solo per altri due giorni.

Come farò se non ti trovo?

Come?

 

 

La grande varietà di razze che scorgo qui è stupefacente.

In realtà non dovrei nemmeno parlare di razze.

Gli esseri umani non sono mica cani!

 

Mi giro.

Filippini, cinesi, neri, europei.

 

 

Che camminano insieme.

Scherzano, parlando quel loro dialetto che non capirò mai.

 

 

Lo slang.

 

 

Mi distolgo da questi pensieri, che in fin dei conti non mi sono affatto utili, e riprendo a chiedere informazioni.

Certo non è migliorato molto da ieri, ma non voglio ancora arrendermi.

Non lo farò mai.

 

Non finché avrò respiro e questo battito irregolare al cuore quando ti penso.

 

Ti voglio trovare, dividere con te  la vita che ho progettato per due.

E se tu non mi vorrai allora potrò provare a conquistarti.

E mi impegnerò per piacerti.

Per essere una persona che tu possa rispettare, stimare, amare.

E se non dovessi riuscirci allora mi potrò arrendere.

 

Ma sarà solo per tua libera scelta e per tua volontà.

Non perché un paese intero ci ha divisi.

Non perché io mi sono arreso prima.

 

Il sole picchia forte.

Sento caldo.

E la necessità di restare un po’ all’ ombra.

 

Mi riparo sotto un albero e i miei occhi incontrano un’ altra rete metallica.

Lascio correre il mio sguardo oltre, abituato alle distese desolate di erba gialla e fabbriche abbandonate, quando scorgo delle forme che conosco fin troppo bene.

Forme che mi sono entrate nel cuore.

 

Tralicci di ferro, intersecati fra di loro, una rigida struttura che s’ innalza verso il cielo.

Un tabellone bianco, squadrato di nero.

Un cerchio di ferro, tondo come il sole.

 

 

Mi giro meravigliato ed osservo un campetto da basket americano.

 

Mi aggrappo alla rete con le mani e mi perdo, finalmente, in un attimo di serenità e ricordi.

Solo adesso noto il gruppo di ragazzi che sta giocando sul cemento.

 

Li guardo, ognuno di loro.

Forse li ho anche fermati in strada per chiedergli di Kaede.

 

Giocano bene, ma senza stile, senza tecnica.

Sono ‘campioni di strada’ che forse sognano il successo come me e la volpe, ma che molto probabilmente non lo raggiungeranno mai.

Forse solo il ‘mio’ giocatore ce la farà, fra noi tutti.

Forse, davvero, solo lui.

 

Mi riscuoto dai soliti pensieri che lui mi fa fare e decido di cogliere al volo anche quest’ opportunità.

Sono tanti, se riesco a domandare loro durante una pausa forse uno o due di quei ragazzi sa o ha visto qualcosa.

 

Mi avvicino lentamente, con attenzione.

Non vorrei sembrare un malintenzionato.

 

Ci sono anche diverse ragazze che li guardano, urlano, fanno il tifo con le braccia alzate e le mani a mo’ di megafono.

Sembra una gara, una sfida importante.

 

Mi accosto ancora, apro il cancelletto lasciato socchiuso e mi appoggio alla rete, dentro il campo.

 

Appena lo faccio la partita si ferma.

Come le ragazze, anche tutti i giocatori in campo si voltano verso di me.

 

 

 

Ehm…..cos’ ho fatto?????

 

Non è suolo pubblico, questo?

 

Nel silenzio generale un ragazzo, con la palla ferma sotto il braccio mi si avvicina.

 

<Who are you?>

 

Reggo il suo sguardo penetrante.

Occhi neri, capelli biondi.

 

<Blow it off, buddy!>sento gridare da lontano

 

Non capisco un cavolo, che caspita stanno dicendo??!!?

 

<Mind your own business..>sibila piano il ragazzo biondo, sembra stia rispondendo a quello che gli ha parlato

 

Mi si avvicina.

Ancora.

 

 

 

<Ehy……..I asked who are you…..I want an answer, foreigner>

 

 

Silenzio.

Come faccio a dirti che non ho capito un accidente di tutto il tuo favoloso ed interessantissimo discorso?

 

Oh Kami.

Sembrano minacciosi.

 

Un altro ragazzo si fa avanti.

Si accosta a quello che dovrebbe essere il suo capo e dice.

 

<I saw this idiot ramble around here to check out something about a….. guy I think…>

 

Ehi un attimo!!!!!

Non ho capito niente, ma ho sentito la parola ‘idiot’.

 

E so perfettamente cosa significa.

La mia volpe mi ha delucidato sul suo significato più e più volte.

 

Faccio un passo avanti.

Nessuno può chiamarmi idiota, tranne la mia volpe adorata, chiaro?

 

<Ehy…..idiot will be your sister, stupid!!!>

 

Non me ne frega niente se non si dice così, vai a quel paese americano del cavolo!!!!!!!

 

Il ragazzo sembra capire e sta per avventarsi contro di me.

Solo contro dieci o dodici.

 

La vedo male….

 

Ma il ragazzo biondo lo ferma.

 

<Cool it >lo sento dire piano e il mio presunto aggressore si ferma, regalandomi comunque uno sguardo d’ odio intenso

 

Il loro capo mi fissa ancora.

Scruta il mio viso, i miei capelli, il mio corpo.

 

<Who are you, then?>

 

Vuole sapere chi sono.

Questo almeno l’ ho capito.

L’ ha detto tre volte.

 

Lo sfido con lo sguardo.

So che non riuscirei mai a spiegargli che sono un ragazzo che viene dal Giappone in cerca di un suo amico, di cui si è innamorato, che si è perso dopo l’ esplosione del suo aereo.

 

Quindi dico solo, sorridendo.

 

 

<I am Hanamichi Sakuragi, the great basketman of Kanagawa>

 

 

Gli occhi neri di questo ragazzo che mi fronteggia sembrano divertiti.

Mi lancia improvvisamente la palla.

 

E silenziosamente so che mi sta sfidando.

 

Lo seguo in campo.

Sia mai che il Tensai rifiuti una sfida.

 

<One on one?>mormoro, giusto per essere certo

 

E lui annuisce.

 

Gli altri si separano e ci lasciano il campo.

 

 

 

Al centro.

Palla a due.

 

Lo supero di ben cinque centimetri e la ottengo.

Scatto verso il  canestro, palleggiando come Ayako mi ha insegnato.

Era da quando sono arrivato qui che mi manca la palestra, l’ allentamento, il capitano, tutto insomma.

 

Avevo davvero una voglia matta di giocare.

 

Vengo improvvisamente fermato.

Il biondo mi marca stretto.

 

E’ bravo.

Quasi come la mia kitsune.

Ma manca di velocità.

E non ha nemmeno un grammo della precisione della mia volpe.

 

In compenso  è potente e scattante.

Ha una buona tecnica.

So che se mi ruberà la palla non lo potrò più fermare.

 

Ma io sono abituato a ben altro.

Le interminabili partite contro le finte da manuale di Miyagi.

Le stoppate del Gorilla.

I tiri millimetrici di Mitsui.

 

Voi non siete granchè, ve lo assicuro.

 

 

Scarto, finto, tento di liberarmi.

Ma è tenace  il biondino.

 

Mi circonda, si preme contro di me, cercando di infilare le mani nei pochi spazi che lascio scoperti.

Mi giro.

Siamo petto contro schiena.

Ho un solo tentativo.

 

Come fu con Akagi.

Un solo canestro ed avrò dimostrato di valere.

Devo farlo.

 

Per me, per Kaede.

Saranno costretti ad ascoltarmi dopo.

 

 

Un’ idea improvvisa.

Mi giro, di scatto.

Dopo una delle finte più semplici che Miyagi mi abbia insegnato tento un tiro che so non entrerà.

 

<Rebound!!!!> sento gridare ed immagino cosa significhi

 

Rimbalzo!

Urla la mia mente ed il mio corpo è già pronto.

Salto e mi impossesso della sfera.

Atterro e salto di nuovo.

Sento i muscoli tendersi, modellarsi per consentirmi elevazione e potenza.

 

Kaede, questo è anche per te!!!

 

E schiaccio.

Il ferro duro contro la mano.

La palla che s’ infila violentemente nelle retina.

 

 

<Slam Dunk!!!!!!> grido

 

 

E sorrido, ricadendo a terra.

 

 

Nel silenzio scoppia un boato.

Per me.

 

Sorrido ancora, felice come non lo sono mai stato da quando sono arrivato qui.

 

Il biondo guarda la palla e sospira, poi si passa una mano fra i capelli e sospira di nuovo.

Mi tende le dita ed io mi alzo con lui.

Mi sorride, lievemente imbronciato per la sconfitta.

 

E adesso dovrai ascoltarmi!!!

 

Gli faccio cenno che devo parlargli e lo vedo finalmente attento.

Prendo dalla tasca la foto di Kaede e gli chiedo se lo ha visto.

 

Trepidante, attendo.

 

Lui scuote la testa, con decisione.

Io abbasso lo sguardo sulla foto, disperato.

Kami.

 

Niente.

Niente.

 

Ancora niente.

 

Kaede dove sei?

 

Lui mi guarda, lo noto ora.

Sorride…incoraggiante?

 

Lo fisso e lui chiama tutti i suoi amici.

Mostra loro la foto e chiede qualcosa.

 

Comprendo al volo e li fisso, fiducioso.

Forse….

Forse….

 

 

Sì.

Sì.

 

SI’.

 

 

Uno di loro annuisce e indica la foto.

Io mi accosto, velocissimo.

Li sento parlare.

Non capisco un cavolo.

Sento solo ‘black hair’, ‘tall’, ‘Japanese’.

 

Prendo un foglio, la penna.

Chiedendo con i gesti di scrivermi la zona, l’ indirizzo, la persona a cui devo chiedere.

Qualsiasi cosa, insomma.

 

Il ragazzo scrive veloce, un po’ storto e mi riconsegna tutto.

Sembra una zona.

E sotto c’è scritto ‘Basket ground’.

 

Devo chiedere al campo di basket di laggiù?

 

Alzo lo sguardo e loro mi fissano.

Sorrido, con tutta l’ anima.

E corro via.

Ringraziandoli da lontano.

 

Non voglio perdere nemmeno un istante.

 

Volo per i vicoli che mi spaventavano senza nemmeno pensarci.

Verso quella strada.

 

Ma non riesco a trovarla.

Chiedo, ma nessuno risponde.

Molti ragazzi di colore girano guardandomi.

Nessuno mi presta più di un secondo  d’ attenzione.

 

E senza rendermene conto è già buio.

La partita contro quel biondino mi ha portato via quasi tutto il pomeriggio.

 

Dannazione.

 

Ma almeno so dove andare domani.

L’ ultimo  giorno.

Poi niente.

 

 

Torno verso il motel, mi sono spinto molto in là.

Sarà notte prima che riesca ad arrivarci.

 

 

E devo attraversare nuovamente qui vicoli dove ho visto….

Basta.

Certo non mi aiutano questi pensieri.

 

Raccolgo le ultime forze e li attraverso correndo.

Veloce.

Per non vedere.

Non sentire.

Non essere fermato.

 

Salgo nella mia stanza.

Stanco.

Sfinito.

Ma felice.

 

E’ la prima volta, da quando sono qui, che rido di cuore.

Mi lascio cadere sulle lenzuola

Chiudo gli occhi e li riapro.

 

 

Questi….rumori?

 

Oh kami…sono…..sono………………………………..gemiti?

 

Mi rialzo, rosso in viso, mentre un grido di piacere risuona fra le pareti.

 

Kami, ma non hanno un po’ di decenza?

Mi risponde un altro grido, ancora più forte se possibile.

 

Mi sento il viso in fiamme.

Gemiti e ansimi.

Lo sbattere di…un letto..contro il muro…..?

 

Ma che diavolo stanno facendo?

 

Mi rannicchio fra le mie lenzuola.

Ed inevitabilmente i pensieri corrono.

 

Si prova davvero tutto questo piacere, nel farlo?

Penso di sì.

Ma la sicurezza non la ho.

Non ho mai…….

 

Blushhh!!!!!!

Arrossisco ancora.

 

Altri gemiti e ansimi.

Ma non avevano finito??????

 

Penso a me…e alla volpe…

A me che faccio l’ amore con la volpe………oddio, oddio!

 

Mi si arrossa persino la punta del naso.

Certo, lo desidero più di ogni altra cosa al mondo, ma…..

Lo faremo mai?

 

Mentre gli animali di sopra riprendono il loro secondo o terzo round mi spoglio e mi vado a sciacquare il viso.

Mi stendo nel letto e mi addormento.

 

Certo che domani troverò la metà mancante del mio cuore.

Quella che ho lasciato a lui.

 

 

 

***

 

Hana, qui procede tutto come sempre.

Angosciantemente lento e monotono il tempo scorre.

Ed io mi sento solo.

Al Guntai, come a me, manchi.

Dico loro di abituarsi all’ idea.

 

In palestra gli allenamenti sono privi di vita e spessore.

Il fan club di Rukawa è sparito.

Spererei un suicidio di massa per la perdita del loro idolo, ma temo sia solo una pausa momentanea.

 

Le vostre liti, la tua allegria, il brio che Rukawa dava alle vostre sfide.

Manca tutto.

Anche Akagi sospira.

 

E non sappiamo niente.

Ti rendi conto?

 

Ci farai disperare?

Ti costa così tanto farti sentire?

 

Non voglio credere che ti sia successo qualcosa.

Non a te.

 

So che sei forte e capace.

Determinato.

 

Ed innamorato.

 

Ma non sfidare troppo la sorte.

Se anche non troverai lui lo sai vero, che qui puoi tornare e sarai accolto e sostenuto?

Ci saremo io, la tua armata, i ragazzi della palestra.

 

Torna.

 

Torna Hana.

Ci manca la tua voglia di fare.

E di vivere.

 

Quella che ci sai trasmettere solo con un sorriso da Tensai.

 

 

***

 

 

Mi alzo ed esco.

Guardando malissimo, nella sala della colazione, la coppia d’ innamorati che non mi ha fatto dormire stanotte.

Inutile!

Tanto non saprei trovare le parole per lamentarmi con la proprietaria.

 

La saluto con un sorriso e lei sbuffa.

E’ simpatica in fondo (molto in fondo).

 

Rapido esco e corro fino al punto in cui, ieri, ho dovuto sospendere le ricerche.

Devo trovare questo campetto di basket.

Assolutamente.

 

E’ il mio ultimo giorno qui.

Devo riuscirci.

 

 

Fermo tutti i passanti.

Siamo già a metà mattina e niente.

Entro in un negozio e chiedo.

Quasi mi sbattono fuori.

 

Maleducati!!!!

 

Tento di fermare anche due anziane signore, ma le vedo correre via.

 

Per evitare di farle cadere, poverine, o di far venire loro un infarto, le lascio stare.

E mi accascio su un gradino.

 

Sconsolato.

 

Uff!!!!!!

Ma perché tutte a me?

 

Sospiro e mi volto.

Un anziano signore sta tentando di scendere le scale dove sono appoggiato.

Mi alzo e lo aiuto.

 

Chiedo anche a lui.

Sia mai che……

 

Si mette una mano sotto il mento, mi guarda e prende la penna che ho in mano.

Corregge l’indirizzo che quel deficiente mi ha dato e mi indica la strada.

Lo ringrazio con un inchino e corro via.

 

E’ già primo pomeriggio.

Il campetto è pieno.

Lo trovo subito.

Gremito.

Ci sono moltissimi neri.

Molti più di quelli che ho visto nell’ altro campo.

 

Ci sono davvero un sacco di persone.

Tante.

Troppe.

 

Mi sento a disagio.

Basta che mi accosti alla rete e subito ho tutti i loro sguardi addosso.

 

Devo farmi forza.

Non posso mollare proprio ora.

Sembrano ostili, ma io devo riuscire a trovarlo entro oggi.

E’ la mia ultima possibilità.

 

Penso a Kaede.

La mia meta.

 

 

Prendo tutta la voglia che ho di vederlo e la trasformo in coraggio.

 

 

Entro.

Tutti gli sguardi sono davvero puntati su di me.

 

Avanzo lentamente.

Si aprono fino a che un solo ragazzo di colore non rimane di fronte a me.

 

Prendo fiato, lentamente.

Prendo anche la foto che ho in tasca e gliela porgo.

Non ho più tempo da sprecare in incertezze o presentazioni.

Voglio sapere dov’è lui.

 

Mormoro calmo.

<Please…..do you know where is he ?>

 

Il ragazzo prende la foto e mi guarda.

Un suo amico gli si accosta.

 

Li sento parlare.

Mentre continuano guardarmi.

Discutono velocemente, a bassa voce, in slang.

 

Non capisco una parola, ma attendo.

<Why are you looking  for this boy?> mi viene chiesto

 

Non so cosa rispondere.

Non posso dire loro che lo amo più di me stesso e per lui ho sfidato la morte, la solitudine, un intero paese straniero e pericoloso.

 

Il mio silenzio li insospettisce, lo so.

Ma non riesco a trovare le parole.

 

Prendo il dizionario e loro attendono.

Non so nemmeno cosa cercare.

 

Indico la foto.

 

<Kaede Rukawa is his name……..we play basketball together in Japan, in a team named Shohoku…..>

 

Il ragazzo di colore che tiene ancora in mano la foto mi scruta.

Sembra fregarsene delle mie frasi stentate.

 

 

Vuole sapere un'unica cosa.

 

<Are you his friend?>

 

 

Amici?

Io e la volpe?

 

No.

 

No, affatto.

 

Scuoto la testa.

Lentamente.

 

 

Poi piano sfoglio il dizionario.

Li sento attendere una risposta completa.

                                            

<More – dico piano – lot more>

 

E spero capiscano, nonostante tutto.

 

Mi guardano.

Ancora incerti.

 

Non posso perdere la battaglia contro i loro sguardi.

Altrimenti tutto quello che ho fatto finora non avrebbe valore.

 

Spero i miei occhi possano parlare per me, in una lingua sincera e leale.

Spero riescano a trasmettere loro la mia determinazione.

La serietà e l’ importanza di questa cosa.

 

Vi prego.

 

 

<Bring me to him> chiedo

 

Nei miei occhi nocciola un leggero lucore.

Lo sento anch’ io.

 

 

Si guardano.

Il suo amico scuote la testa.

Ma io guardo il ragazzo che ho di fronte.

Nei suoi occhi scuri.

 

 

Mi fa un cenno ed io chiudo gli occhi ad arginare la tentazione di piangere.

 

Kaede, sto venendo da te.

Aspettami.

 

Lo seguo per un breve tratto.

Dal cancello del campo ad un vicolo vicino, dentro un portone malridotto, lungo un corridoio vecchio e sporco.

Fino ad una porta.

 

<Wait!> mi ammonisce

 

Non sai nemmeno da quanto lo sto facendo.

 

Lui entra, esce, mi chiede il nome.

 

<Sakuragi>dico

 

E lui sparisce di nuovo dentro.

Un attimo che mi sembra lungo un anno.

Due attimi, due anni.

Tre attimi, una vita intera quasi.

 

Lui esce e mi fa cenno d’ entrare.

Solo.

 

Saluta con un cenno, ma io lo fermo.

 

<Thank you so much>dico dal profondo del cuore

 

E lo guardo andare via.

 

Fermo, con la mano sulla maniglia.

Se entro lo vedrò.

O forse no.

 

Forse si sono sbagliati.

Forse non è lui.

Forse….

 

 

Kami, mi sento il cuore scoppiare.

Brucia.

Brucia da morire.

 

 

Mi calmo con un respiro profondo ed entro.

 

 

 

 

Continua…..

 

 

 

 

M:Ih ih ih ….tutte le note e traduzioni di tutte le frasi inglesi e americane nell’altro capitolo, alla fine, ok?

Vi consiglio si tenerlo aperto mentre leggete, le frasi sono messe in ordine d’ apparizione.

Non impazzite a cercarle sul dizionario!!!!E' una faticaccia che vi risparmio!!!

 

 

Un bacio!!!

Mel

 _spunta fuori Lem: E’ finito il Natale, eccomi a voi!!!!

M: Oh no!!!!

Hana e Ru: Oh sì!!!! *________*

 

 

 

 


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