I
personaggi, tutti tranne i cattivi e la signora Hanigata, sono del grande
Inoue, io non ci guadagno niente...
Hana - ......... (ci siamo capiti ^__--)
S.I.B. (Slam in black)
di Kieran
parte V
Akagi corse nella palestra seguito dai ragazzi che erano con lui nello
spogliatoio, ma si bloccò sulla porta sentendo Ayako e Hanamichi sbattere
contro la sua schiena; il rosso sbirciò da sopra la spalla del suo capitano,
cercando di capire cosa stesse succedendo. Le porte della palestra erano
state chiuse e quattro uomini armati tenevano sotto tiro le riserve dello
Shohoku, Kogure, il coach Anzai e le tre ragazze del Rukawa shitenai, le
uniche che arrivavano in palestra prima che l'allenamento avesse inizio.
Immediatamente videro i ragazzi sbucati dagli spogliatoi ed uno di loro si
avvicinò puntando una mitraglietta; Haruko sbucò da sotto le braccia di
Hanamichi ed immediatamente impallidì. Istintivamente, senza pensarci, il
rosso la strinse a sé per rassicurarla: ancora stentava a rendersi conto di
ciò che stava succedendo, ma sapeva che doveva mantenersi freddo e lucido.
- Venite immediatamente qui e niente scherzi. - ordinò un uomo alto e moro,
vestito completamente di grigio e con un paio di occhialoni da sole che gli
coprivano quasi metà viso. Akagi obbedì e si mosse lentamente, seguito dallo
zoppicante Mitsui sostenuto da Rukawa; Hanamichi avanzò senza lasciare
Haruko ed uno strano pensiero gli attraversò la mente.
"Non sta tremando"
Senza abbassare la sua arma, l'uomo guardò tutti i ragazzi da dietro gli
occhiali scuri.
- State calmi e non vi succederà niente: vogliamo solo che Kioshi Nitzumi si
faccia avanti.
- Qui non c'è nessuno con quel nome. - rispose tranquillo Akagi, ma l'uomo
sorrise.
- E Hanamichi Sakuragi?
Hanamichi ebbe un sussulto ed involontariamente strinse Haruko fin quasi a
stritolarla; l'uomo se ne accorse e guardò direttamente lui.
- Oh...ora capisco perché la prima volta l'hai fatta franca. - disse
enigmatico; Hanamichi si accorse di cominciare a tremare e lasciò Haruko
prima che se ne accorgesse. La sua mente era tornata inesorabile alla sera
di pochi giorni prima e si era convinta che aveva sempre avuto ragione: non
era caduto vittima di una rapina qualunque, il ladro voleva colpire proprio
LUI! Ed ora anche quei tizi. Akagi gli si parò davanti sempre con
tranquillità.
- Cosa volete da lui?
- Togliti di mezzo, ragazzino: non faremo male a nessuno di voi, ma non
dovete immischiarvi.
- Vogliamo la dimostrazione che non state mentendo. - disse piano una voce
glaciale; l'uomo guardò con sorpresa il ragazzo con la maglia numero undici,
che sosteneva un suo compagno.
- E cosa vorresti, come dimostrazione? - chiese quasi sogghignando.
- Lasciate libere le tre ragazze sugli spalti.
- Quando avremo il tuo amico lasceremo tutti voi.
- Non ti credo.
L'uomo cominciò ad innervosirsi.
- Quello che credi tu non mi riguarda! - esclamò - Lasciateci fare il nostro
lavoro senza interferire, se non volete fare una brutta fine!
- Sapevo che stavi mentendo. - mormorò ancora Rukawa; l'uomo spalancò gli
occhi, poi, con esasperazione, guardò uno dei suoi colleghi.
- Maledizione, manda fuori di qui quelle tre scatenate! Questo moccioso
comincia a darmi sui nervi!
Il suo compagno fece un cenno alle tre ragazzine piangenti, che prima di
uscire lanciarono un ultimo sguardo disperato al loro Rukawa.
- Ooooohhhh, Rukawa si è preoccupato per noi!
- E' così eroico!
- Ti ameremo per sempreeeeeeeee!!!!
Vennero sbattute fuori senza gentilezza ed il capo della combriccola di
banditi guardò Hanamichi con rabbia.
- Bene, e ora muoviti!
Hanamichi si mosse senza poter fare null'altro: quegli uomini erano al
limite della pazienza ed ovviamente ora avevano molta fretta. Le tre galline
sarebbero corse a chiedere soccorso e non potevano permettersi di perdere
tempo; e lui non voleva mettere in pericolo i suoi amici. Passando accanto
ad Akagi, sentì che il capitano gli toccava il fianco con un dito e lo
guardò interrogativo.
- Non avere paura, andrà tutto bene. - bisbigliò il capitano; Hanamichi lo
guardò senza capire, ma il suo sguardo si posò anche sul resto della
squadra. A parte le riserve, i titolari, Ayako e Haruko avevano uno sguardo
per nulla spaventato: sembravano solo scocciati! Anche il coach Anzai
appariva tranquillo come sempre, incurante delle quattro mitragliette
puntate contro di loro. Mancava solo che si mettesse a sorseggiare il suo
tè! Ma cosa stava succedendo? Perché nessuno sembrava rendersi conto della
gravità della situazione? Era tutto solo un maledetto scherzo? Oppure stava
sognando? Sì, quella era l'unica spiegazione possibile! Chi mai poteva
volerlo rapire? Lui non aveva una famiglia ricca, non aveva nessuno! Forse
uno scambio di persona...no, avevano pronunciato proprio il suo nome! Già,
ma era solo un sogno! Ma allora perché la paura che provava sembrava
terribilmente reale?
Il capo della banda gli afferrò un polso stringendo con forza. Anche il
dolore era reale. Gli altri tre si diressero all'uscita della palestra senza
perdere d'occhio la squadra dello Shohoku; uscirono per primi, correndo
all'auto parcheggiata appena fuori, ed Hanamichi lanciò uno sguardo
annebbiato verso i suoi amici. Veloci e freddi come serpi, si erano
dileguati nel nulla. Tranne Mitsui. Lui era seduto al centro della palestra,
circondato dalle riserve tremanti e con Haruko e Anzai al suo fianco.
Fu spinto sul sedile posteriore dell'auto e finì addosso ad uno dei quattro
uomini; il capobanda gli sedette di fianco urlando ai suoi compagni di
partire immediatamente. L'auto si voltò su se stessa in un testacoda
spericolato e Hanamichi finì addosso al capo che lo raddrizzò con uno
spintone; il ragazzo lo guardò con una furia accecante negli occhi nocciola.
- Maledizione, cosa volete da me? - urlò rabbioso; nessuno gli rispose e
Hanamichi si mosse con uno scatto. Si avvinghiò al collo dell'autista, che
perse il controllo dell'auto per un attimo; i due banditi dietro cercarono
di fermarlo e lo colpirono alla base del capo per intontirlo. Hanamichi
lasciò la presa gemendo, ma non svenne. Mentre l'autista riprendeva il
controllo dell'auto però, tre palloni da basket colpirono in rapida sequenza
il parabrezza e subito dopo un oggetto metallico frantumava il vetro creando
miriadi di minuscole ragnatele. L'autista si spaventò e perse di nuovo il
controllo dell'auto, che girò su se stessa un paio di volte prima di
fermarsi a pochi centimetri dal muro; immediatamente un fumo irrespirabile
inondò l'abitacolo, facendo tossire sguaiatamente gli occupanti che aprirono
le portiere cercando aria fresca. Hanamichi si sentì afferrare per un
braccio e trascinare fuori dell'auto: quello era il momento della fuga,
anche se non si rendeva pienamente conto di quanto stesse succedendo. Si
voltò pronto a colpire il suo rapitore, ma il suo pugno si fermò contro il
palmo aperto di colui che stringeva l'altro braccio; sbatté gli occhi per
liberarli dalle lacrime provocate dal fumo e si trovò a fissare due gelide
iridi blu.
Rukawa aveva sul volto un'espressione un po' più sveglia del solito, ma
sempre piatta; senza dire una parola cominciò a correre allontanandosi dal
luogo dell'incidente e trascinando Hanamichi con sé. Il rosso lo seguì
docilmente, non riuscendo a comprendere più nulla; voltò il capo
all'indietro scorgendo il fumo uscire dall'auto. Ma non fu quello a
sconvolgerlo: due dei quattro rapitori erano stesi a terra al fianco
dell'auto, apparentemente senza vita. Ma neppure quello lo toccò: ciò che
realmente gli fece mancare il fiato, fu la presenza di Akagi, Ayako, Kogure
e Miyagi accanto all'auto. I loro volti erano impassibili mentre guardavano
i corpi riversi a terra. Li avevano stesi loro.
Rukawa voltò l'angolo e per poco non andò a sbattere contro la motoretta di
Yohei; il ragazzo frenò e sbandò, ma riuscì a rimanere in equilibrio. Quando
vide lo stato di Hanamichi, lanciò uno sguardo interrogativo verso Rukawa,
che spinse il rosso verso l'amico.
- Portalo via di qui, immediatamente! - esclamò perentorio il moro - Tieni,
prendi le mie chiavi e vai a casa mia! Cerca di percorrere strade nascoste!
Non aprire a nessuno, tranne a noi! Sbrigheremo le faccende qui e poi ti
raggiungeremo.
Yohei annuì e voltò la vespa aspettando che Hanamichi salisse dietro di lui;
il rosso, però, aveva ormai perso ogni capacità di ragionamento e sembrava
vegetare. Rukawa se ne accorse e quasi lo spinse addosso al suo migliore
amico.
- Muoviti idiota!
Finalmente Hanamichi si sedette dietro a Yohei e quando l'amico partì, gli
strinse le braccia intorno alla vita per puro istinto; la sua mente era
tutt'altro che vuota. Milioni di domande vi si affollavano. Perché stava per
essere rapito? Cosa volevano da lui quegli uomini? E perché i suoi amici non
avevano avuto paura in palestra? E cosa facevano in parte all'auto? Avevano
steso loro quegli uomini? Avevano lanciato loro i palloni da basket? E come
conosceva, Yohei, la strada per arrivare a casa di Rukawa?
(continua)...
**********************
Kieran - Allora?
Hana - Sì, comincia a farsi interessante.
Ru - Mi piace, finalmente non faccio la figura dello sdolcinato.
Kieran - Non ti ci vedo gentile.
Sig.ra Hanigata - E io dove sono?
Kieran - Ehm...un po' di pazienza signora...e poi non ho detto che ero
sicura di metterla...
Sig.ra Hanigata - BUAAAAAAAHHHHHHH!!!!!!
Kieran Ru Hana - 'mmazza che voce!
Yohei - Scusate, io non so dove abita Rukawa...
Kieran - Non preoccuparti, guiderò io i tuoi passi!
Hana - E tu come lo sai?
Ru&Kieran - .................
Hana - Cosaaaaaaaaaaaaa???????????
Kieran - Ma che hai capito? Io so dove abita perché l'ho contattato per la
ff.
Hana - Hn...
Kieran - Che, hai preso la Rukawite?
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