I personaggi, tutti
tranne i cattivi, sono del grande Inoue, io non ci guadagno niente...
Hana - E ci mancherebbe... ^^
S.I.B. (Slam in black)
di Kieran
parte III
**Palestra Shohoku, lunedì 3.00 pm (scusate per gli orari, non so se
rispecchiano quelli originali)
Hanamichi Sakuragi fece il suo ingresso in ritardo come suo solito e si
preparò a sorbirsi la solita ramanzina del gorilla, magari condita da
qualche pugno ben assestato. Kogure lo vide immediatamente e gli corse
incontro con sguardo così preoccupato da apparire quasi comico; anche gli
altri membri della squadra lo videro entrare, ed immediatamente seguirono
Kogure dimenticandosi di ciò che stavano facendo. Solo Rukawa non imitò i
compagni, ma in ogni modo regalò minuti della sua preziosa attenzione alla
testa rossa.
- Hanamichi, come ti senti? - esclamò Kogure a corto di fiato - Abbiamo
saputo solo stamattina cosa ti è successo!
- Ah Ah Ah, quattr'occhi, sto benissimo! Un genio del basket come me non ha
paura di nulla! Ah Ah Ah!
- Perché non mi hai chiamato, Hanamichi? Sarei venuta a tenerti compagnia.
- Oh, Harukina cara! Come sei gentile!
- Te la senti di allenarti? Oppure vuoi tornare a casa? - chiese Akagi
stranamente gentile; un'ombra passò sul viso del rosso, che però guardò il
suo capitano con aria di sfida.
- Vuoi che io salti gli allenamenti per potermi battere nei rimbalzi, vero
Gori?
Si preparò a scansare il pugno del suo capitano, ma Akagi si limitò a
scuotere la testa.
- D'accordo, allora vai a cambiarti.
Hanamichi strinse i pugni ma si diresse negli spogliatoi senza dire nulla:
quando fu solo, lasciò che la sua faccia si trasfigurasse mostrando tutta la
sua rabbia. Maledizione, lo trattavano come un mentecatto! Il gorilla era
così gentile da fare invidia alla dolce Harukina! Il pensiero della sua
adorata lo tranquillizzò abbastanza per fargli sbollire la rabbia, ma non
per cancellare la sua sete di vendetta. Li avrebbe costretti a trattarlo
normalmente!
Tornò in palestra e prese subito un pallone dirigendosi verso il centro del
campo; palleggiava con noncuranza, ma si guardava intorno con attenzione.
Mitsui gli passò davanti dirigendosi a canestro e ad Hanamichi "scivolò" il
pallone che finì davanti alla seconda guardia dello Shohoku; Mitsui
v'inciampò e per poco non cadde a terra. Si voltò rabbioso verso sinistra e
Hanamichi lo guardò sorridendo.
- Oops, che sbadato! Scusa Mitchi!
Il moro lo fissò con occhi di fuoco, ma si raddrizzò ed andò a prendere il
pallone.
- Stai più attento, Sakuragi!
Hanamichi digrignò i denti e si avvicinò a Miyagi che stava provando i tiri
da due.
- Ehi, tappo, fai spazio al grande Tensai!
- Cosa?! - sbottò Miyagi guardandolo torvo; il rosso sorrise tra sé.
"Odia essere chiamato tappo, adesso me le suona...o almeno ci prova, eh eh".
- Non chiamarmi così Hanamichi, sai che non lo sopporto. - borbottò Miyagi
allontanandosi; il numero dieci rimase pietrificato. Maledizione, ma che
avevano tutti quanti? Perché avevano deciso di comportarsi gentilmente con
lui? Così lo facevano solo stare peggio! Lui voleva dimenticare quello che
era successo, ma se loro erano così gentili, come poteva? Si voltò con
rabbia verso la sua ultima vittima: Kaede Rukawa. Se anche lui aveva deciso
di essere gentile, allora lo avrebbe conciato per le feste! L'ala piccola
dello Shohoku stava raccogliendo il pallone che aveva appena tracciato la
solita, noiosissima traiettoria perfetta prima di entrare nel canestro; era
sbilanciato in avanti e Hanamichi sapeva perfettamente cosa fare. Gli andò
addosso con il corpo buttandolo a terra e mise un piede accanto al suo bel
volto di marmo; lo guardò dall'alto, sorridendo di gusto.
- Scusa, volpe, non ti avevo visto.
Rukawa alzò su di lui i suoi occhi di ghiaccio e per un attimo non rispose;
si alzò lentamente e gli si piazzò davanti, senza muovere un solo muscolo
del viso (ma come fa? NdK). Akagi si avvicinò correndo di fianco ad
Hanamichi.
- Rukawa! - esclamò solo; il volpino continuò a fissare Hanamichi per alcuni
secondi, poi gli passò accanto snobbandolo.
- Do'hao - disse solo; a quel punto Hanamichi serrò i pugni con uno scatto e
si voltò pronto ad urlare contro tutti quanti. Ma Rukawa non aveva terminato
di ribattere all'affronto subito e si voltò a sua volta con estrema
lentezza.
"I suoi occhi di ghiaccio...lui non è come gli altri" fu l'unico pensiero di
Hanamichi prima di finire steso a terra dal pugno di Rukawa.
- Rukawa! - urlarono più voci nella palestra; Akagi si chinò su Hanamichi
per aiutarlo a rialzarsi, mentre Mitsui afferrava Rukawa per le spalle. Il
rosso schiaffeggiò la mano del suo capitano, alzandosi con uno scatto.
- Maledizione a voi! Questa stupida volpe è l'unico che mi ha trattato come
sempre! Possibile che io debba essere aiutato proprio da LUI? Non capite che
trattandomi diversamente, mi fate solo ricordare ciò che è successo giovedì
notte? Io voglio dimenticare, maledizione, e credevo che rituffandomi nella
normale vita quotidiana ci sarei riuscito! Invece mi ritrovo circondato da
un branco di mammolette che mi fanno l'inchino appena passo! Mitsui, ti ho
lanciato quel pallone di proposito e tu lo sapevi! E tu, Ryota? Ti ho
chiamato tappo e non hai provato a strangolarmi! Ayako non mi ha colpito con
il suo ventaglio quando ha visto che saltavo il riscaldamento e tu, Gorilla,
non mi hai ancora dato un pugno in testa! Perché siete tutti così gentili?
- Hanamichi...hai ragione. - mormorò Kogure - Ma noi pensavamo che tu non
stessi bene...
- Non sto bene, è vero! Continuo a ripensare a quella sera e la notte non
riesco a dormire! Ma dimenticherò, se voi non continuate a ricordarmelo.
Sentì le lacrime salirgli a scaldargli gli occhi, così si fermò per non
mettersi a piangere lì davanti a tutti: si era già lasciato sopraffare dalla
disperazione una volta, e non aveva intenzione di ripetere quell'errore.
Haruko gli corse incontro e gli si fermò davanti prendendogli le mani con le
sue piccole dita calde; Hanamichi per poco non si sentì svenire di felicità.
La sua Harukina, però, aveva uno sguardo quasi piangente.
- Hanamichi, ci dispiace tanto! Noi non sapevamo come comportarci perché non
avevamo idea di come ti sentissi. Ma ora ti prometto che cercheremo di
comportarci normalmente, per non farti più soffrire.
Hanamichi le rivolse il suo sorriso più ebete, perso nelle sue
fantasticherie, e non sentì i commenti affermativi dei suoi compagni di
squadra; l'unico rumore che lo risvegliò, fu quello del pallone che cadeva a
terra dopo essere finito nel canestro: Rukawa lo stava ignorando di nuovo.
Solo nella sua casetta silenziosa, Hanamichi si stava preparando un semplice
panino che costituiva la sua cena: da giorni, ormai, il suo appetito si era
dimezzato, ma riteneva che non fosse un problema. Ne avrebbe approfittato
per fare un po' di dieta, che non guastava mai. Riempì il panino con
insalata, formaggio e gamberetti in salsa rosa (Alla faccia della dieta ah
ah ah! NdK), poi si sedette sul divano raccogliendo i piedi sotto il corpo
ed abbassando il volume del televisore. Da quando era successo...l'incidente...era
la prima sera che trascorreva a casa da solo e si sentiva inquieto: nei tre
giorni precedenti, approfittando che fosse fine settimana, era sempre uscito
con i suoi quattro amici, fingendo di volersi divertire con loro, in realtà
sfuggendo all'inquietante solitudine di casa sua. Ma ora doveva affrontare
la sua paura e comportarsi con coraggio, proprio come si addiceva ad un
genio del suo calibro. Cercò di concentrarsi sulle parole del giornalista
che lo guardava fisso dallo schermo, ma i suoi sensi erano totalmente
rivolti ai rumori all'interno della casa. Cos'era quel fruscio proveniente
dalla camera? E quello strano scricchiolio? Addentò con furia il panino,
dandosi dell'idiota: erano i soliti rumori d'assestamento della casa, che si
ampliavano con il silenzio serale. Tutto qui. Ma il fruscio? Il vento, solo
il vento!
- Basta! - urlò balzando in piedi; ingurgitò il resto del panino, spense la
televisione e s'infilò le scarpe prima di uscire da casa. Erano solo le
otto, non sarebbe mai resistito per tutta la serata a quella tortura; chiuse
a chiave con mani leggermente tremanti, poi si strinse intorno al corpo la
leggera giacca e s'incamminò verso il centro della città.
Era uscito con l'intenzione di immergersi nel caos cittadino, che lo avrebbe
distratto e rassicurato, ma, soprappensiero, si diresse inconsciamente verso
il mare ed il campetto che conosceva ormai a memoria. Era a poca distanza da
casa sua e vi arrivò in alcuni minuti; udì dei tonfi sordi ed inconfondibili
e si riscosse alzando lo sguardo. Una figura alta e scura gli voltava le
spalle e palleggiava dirigendosi al canestro malridotto e senza la rete; si
fermò ad una certa distanza
"la linea dei tre punti"
e tirò con grazia: canestro. La figura raccolse il pallone e tornò verso il
centro del campetto e Hanamichi sgranò gli occhi, incredulo.
- Cosa ci fai qui?!
(continua)...
***********************
Kieran - Bene, niente siparietto, andiamo subito al quarto capitolo.
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