I personaggi, tutti tranne
i cattivi, sono del grande Inoue, io non ci guadagno niente
Hana - A parte una figuraccia ^^
S.I.B. (Slam in
black)
di
Kieran
parte prima
Era un ragazzino vivace, troppo per la sua età: sua madre si lamentava
sempre che si comportasse come un bambino di sette od otto anni e spesso
scuoteva la testa in preda alla rassegnazione più totale. Ma a lui non
importava: era fatto così e si piaceva. Era un grande, lui! I suoi compagni
di classe temevano la sua rabbia improvvisa ed i suoi amiconi adoravano
starlo a sentire mentre sparava le sue solite fanfaronate. Eh sì, avere
tredici anni era il massimo della vita!
Mentre ancora si gongolava per aver deciso di dichiarare il suo amore alla
biondina della classe in parte alla sua, che veramente non aveva idea di
come si chiamasse, aprì la porta di casa con le SUE CHIAVI PERSONALI. Era
l'unico in tutta la classe ad avere le chiavi di casa ed a potersi gestire
completamente la vita: i suoi genitori si fidavano di lui, perché in fondo
sapevano quanto fosse responsabile...certo, loro che lo conoscevano bene
sapevano che era un genio...
Entrò fischiettando ed accese la luce dello stretto corridoio togliendosi la
pesante giacca invernale; un rumore dalla camera da letto dei genitori lo
insospettì, ma lanciò uno sguardo all'orologio a muro della cucina e notò
che era rientrato tardi e che la madre doveva già essere tornata dal lavoro.
Stava per chiamarla quando la porta della sua camera si aprì con violenza e
ne uscì un uomo alto ed imponente, con carnagione scura e capelli corvini;
si fermò a guardarlo e lui non riuscì a fare altro che fissarlo senza
muovere un solo muscolo. Sul viso dell'uomo si dipinse un sogghigno malefico
e le sue mani si mossero avvicinandosi alla gola del malcapitato ragazzino,
che non aveva neppure la forza di indietreggiare.
"Ti prego fa che mia madre non sia in quella stanza, Ti scongiuro"
La portiera di una macchina si chiuse al di fuori della porta d'ingresso e
l'uomo apparve spaventato: lanciò un'ultima occhiata al ragazzino, come
cercando di imprimersi i suoi grandi occhi scuri ed i suoi capelli neri
nella mente, ed uscì dalla finestra della cucina. Il ragazzino corse in
camera dei genitori, senza ascoltare la sua mente che gli urlava di non
farlo e lì perse la ragione.
Qualche anno dopo: Istituto Shohoku, giovedì, 4.00 pm
- Ragazzi, venite qui, il coach ci vuole parlare - esclamò il capitano Akagi
con la sua voce possente; tutti si fermarono, tranne un ragazzo con la testa
color del fuoco, che ne approfittò per prendere la palla abbandonata da uno
dei suoi compagni e lanciarsi a canestro per effettuare una delle sue
micidiali schiacciate. Si appese al ferro del canestro e guardò verso il
basso, pronto a ricevere un mare di complimenti, ma l'unico che gli prestava
attenzione era il capitano, che però non aveva uno sguardo rassicurante.
- Stupido idiota, si può sapere perché non obbedisci mai agli ordini? -
sbraitava avvicinandosi; il rosso lasciò la presa e tornò sul parquet della
palestra sorridendo trionfale.
- Avanti Gori, so che muori dalla voglia di complimentarti con il grande
genio! Ah Ah Ah!
SBONK!
Akagi appioppò un pugno sulla testa dura del numero dieci dello Shohoku,
prendendolo poi per il collo e trascinandolo accanto ai compagni
- Il solito idiota!
- Cosa?! Come osi, stupida volpe! Gori, perché diavolo i cazzotti li dai
solo a me? La kitsune non fa che provocarmi.
- Questa volta ha ragione lui, Sakuragi. Ed ora stai zitto.
Hanamichi Sakuragi si piazzò accanto ai compagni, con le braccia incrociate
al petto ed un'espressione vendicatrice sul volto: quel maledetto Rukawa
poteva provocarlo come gli pareva e nessuno lo prendeva a pugni, solo perché
tutti erano convinti che lui fosse la stella della squadra. Ma lui conosceva
perfettamente la verità e non era altrettanto gentile con quella volpe
insulsa: il vero genio della squadra era Hanamichi Sakuragi! L'unico
problema era che gli altri si rifiutavano di vederlo! O di ammetterlo...sì,
giusto! Non volevano ammetterlo!
- Eh Eh Eh! - bofonchiò senza accorgersene; Akagi lo sferzò con lo sguardo,
mentre il coach Anzai osservò uno per uno i suoi giocatori.
- Ragazzi, fra un mese inizieranno gli interscolastici e voi avete
dimostrato di essere una grande squadra...
"Bla bla bla" pensò fra sé Hanamichi "uno di quei soliti discorsi che
dovrebbero caricarci! Figurati! Io sono già pronto ad esplodere, solo che
questi qui pretendono che me ne stia zitto e buono a guardare la presunta
bravura della kitsune. Tzè! Niente di speciale: è bravo a fare canestro, ma
chi non lo è in questa squadra? Certamente non salterà mai in alto quanto
me, e non riuscirà mai a battere il Genio dei Rimbalzi"
- Eh Eh Eh! - ridacchiò senza riuscire a trattenersi; Akagi gli si avvicinò
minaccioso con i pugni stretti.
- C'è qualcosa che ti diverte, Hanamichi? - ringhiò quasi; il rosso si
accorse di avere riso ad alta voce ed indietreggiò di un passo agitando le
mani davanti al corpo.
- No, no Gori, proprio niente! - esclamò, ma...
SBONK!
- Non chiamarmi Gori!
Quando gli allenamenti terminarono, ed anche i fondamentali ai quali doveva
sottoporsi continuamente anche senza comprenderne il motivo, Hanamichi uscì
dalla palestra appoggiandosi il borsone sulla spalla destra. Come sempre, i
suoi fedeli amici erano ad aspettarlo davanti all'uscita della scuola.
- Ehi, Hanamichi, hai fatto i fondamentali? - esclamò ridacchiando Takamiya
mangiucchiando qualcosa d'indecifrabile; gli altri tre scoppiarono a ridere,
ma Hanamichi non aveva voglia di litigare.
- Sì, li ho fatti per fare un favore a Gori, anche se a me non servono.
- Se non ti servono, perché tu li fai e Rukawa no? - continuò Takamiya; a
sentire quel nome, il rosso dimenticò i buoni propositi che aveva quando era
uscito dalla palestra.
- Non azzardarti a paragonarmi a quella volpe spelacchiata, chiaro? - urlò
in direzione dell'amico; Takamiya non si spaventò, ma cominciò a ridere come
gli altri. Hanamichi lasciò cadere a terra il borsone e cominciò a
rincorrere gli amici con manie omicide, ma un rumore alle sue spalle lo fece
bloccare e voltare: proprio davanti all'entrata della scuola, Rukawa e la
sua bicicletta erano distesi in mezzo alla strada dopo aver urtato la borsa
che il rosso aveva abbandonato senza pensarci. Invece di sincerarsi delle
condizioni della stella dello Shohoku, Hanamichi gli si avvicinò con sguardo
trionfante.
- Stupida volpe, perché non impari a stare sveglio quando vai in bicicletta?
Lo sguardo che Rukawa alzò su di lui era glaciale: chiunque sarebbe fuggito
a gambe levate, tranne il grande Tensai. Il numero undici dello Shohoku si
alzò senza dire nulla, raccolse la bicicletta e l'appoggiò al muro di
recinzione della scuola, vi mise accanto anche la borsa e si voltò sferrando
un pugno ad un sorpreso Hanamichi. Il rosso però si riprese immediatamente e
rispose con un altro pugno al viso del suo nemico giurato; iniziò una delle
loro solite scazzottate, mentre gli amici del rosso facevano il tifo e
ridevano a crepapelle.
- Stupido Rukawa, perché devo sempre trovarmelo fra i piedi? - ringhiava
Hanamichi tornando verso casa; Yohei non trattenne una risata.
- Veramente è lui che si è trovato la tua borsa in mezzo ai piedi!
- Se non si addormentasse ogni volta che sale su quella maledetta bici!
- Comunque ti sta venendo proprio un bell'occhio nero! È meglio che ci metti
subito del ghiaccio.
- Occhio nero? Di cosa parli? Quella mezza donnetta non sa neanche fare a
pugni!
Yohei guardò l'amico inarcando un sopracciglio.
- Io non direi, visto come sei ridotto! Rukawa picchia piuttosto forte...
- Basta, non voglio più sentire quel nome! Già mi tocca vederlo ogni giorno
e sentire le urla di quelle quattro galline che gli corrono dietro!
- Quattro? Ma sono un reggimento! E vorrei ricordarti che anche la tua
Haruko...
- Non nominarla neppure! Lei è innamorata di me, deve solo accorgersene!
Yohei cominciò a ridere e non smise fino a quando non si divisero per
recarsi ognuno a casa propria; Hanamichi salutò l'amico con un semplice
cenno della mano, infuriato dalle sue risa e senza smettere di borbottare
imprecazioni rivolte a Rukawa, arrivò di fronte a casa sua.
Estrasse le chiavi dalla tasca della divisa scolastica e le appoggiò alla
serratura per aprire, ma la porta si spostò all'indietro: qualcuno era
entrato in casa sua. Appoggiò delicatamente a terra il borsone, per nulla
intimorito: l'intruso aveva scelto il momento sbagliato per invadere la sua
reggia, e ne avrebbe pagato care le conseguenze. Aprì piano l'uscio
d'entrata, sbirciando nella penombra: cercò di avvertire ogni rumore
proveniente dall'interno del suo bilocale, ma riuscì a sentire solo il
ticchettio delle due sveglie ed il ronzio del frigorifero. Rimase immobile
per alcuni istanti, senza porsi alcuna domanda: doveva sfogare la rabbia
provocata dalla scazzottata con Rukawa, e niente lo avrebbe fermato.
Finalmente un rumore: un cassetto che sbatteva nella sua camera! Il ladro
era lì! Si diresse in cucina senza quasi respirare, e per un attimo valutò
se prendere uno di quei coltellacci che mai una volta aveva toccato da
quando viveva solo. Un senso di nausea gli attraversò lo stomaco fino a
fermarsi in gola, ed istintivamente afferrò quel coso che doveva chiamarsi
mattarello, ma che non aveva idea di come fosse finito in casa sua...forse
era un'eredità lasciata dalla madre. Si avvicinò alla sua stanza sentendosi
un po' ridicolo, ma con la ferma intenzione di ammazzare di botte colui che
stava frugando nei suoi cassetti; dalla porta semichiusa, filtrava un lieve
bagliore rossastro e Hanamichi capì che il ladro aveva acceso la luce del
comodino accanto al suo letto. Sbirciò con attenzione e finalmente lo
scorse: era un uomo completamente vestito di nero, di corporatura snella.
Indossava un passamontagna che gli copriva il volto ed era intento a cercare
qualcosa nei cassetti della scrivania; gli voltava le spalle e Hanamichi ne
approfittò per entrare di soppiatto. La sua camera era un disastro: calzini
e scarpe stavano sparsi sul pavimento, manga e fumetti americani ne
costituivano la cornice. Il letto era sfatto ed il cuscino era probabilmente
caduto dall'altro lato...ma non era colpa del ladro! Hanamichi era
disordinato per natura! E fu proprio quel suo difetto (l'unico del grande
Tensai! NdH) che lo tradì: urtò una penna che rotolando mise in allarme il
ladro. L'uomo si voltò di scatto e Hanamichi si gettò su di lui con il
mattarello alzato sopra la testa, ma non calò la sua arma: una pistola era
puntata davanti al suo viso.
(continua)...
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Kieran - Boh, il primo capitolo è finito!
Hana - Ma non c'è sentimento in questa storia!
Kieran - Come no! Ma se sei sempre inc****to!
Hana - E che sentimento è?
Ru - E io cosa dovrei dire, che dico solo una battuta?
Kieran - Perché, di solito quante ne dici?
Ru - Nelle fic degli altri sono molto più eloquente!
Kieran - Eloquente, ma sentitelo! Non mi risulta che tu sia anche più
intelligente!
Ru - \ ___ / Grrrr...
Kieran - E dai, che scherzavo!
Ru - Bene, visto che sono troppo ignorante per stare in questa fic, me ne
vado in un'altra!
Kieran - Va bene, baka kitsune, vorrà dire che la mia fic, che doveva essere
yaoi, non lo sarà.
Ru - Sai che m'importa.
Kieran - E Hana-chan si metterà con Haruko, in una bellissima scena lemon!
Ru - .............
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