Nota: Salve a tutti... Sono Hikari,
e anche se sono più di due anni che scrivo fanfics, questa è la mia prima
pubblicata qui e basata su persone realmente esistenti (mi scuso, quindi,
con i Malice Mizer in anticipo...), ma non ho saputo resistere. Mi sono
persa troppo per loro, e, tant'è, Mana si è guadagnato un posto accanto ad
Edgar Allan Poe nella mia bacheca mentale: DEI. E' solo una leggera
shounen-ai, GacktxMana (amo questo pairing...), e tratta dell'ancora poco
chiaro abbandono di Camui... Spero vi piaccia. Fatemi sapere. E' piuttosto
importante.
Au-revoir.
Shattered Porcelain
di Hikari-malfoy
La
dea che pregavi, ti ha lasciato in dono un cristallo che si è rotto,
cadendoti tra le mani.
Sanguini.
E vuoi fermare quel sangue – pur amando quel dolore.
(l’egoismo reciproco)
La decisione è presa.
Si alzi il sipario.
> HouKai JoKYoKu:
*Ningen to wa? Ningen to wa?…*
“Me ne vado.”
Sul pallido volto di bambola, un guizzo insolito di vita. Sopracciglia
sottili e disegnate si inarcano.
“Come?”
“Ho detto…” sospiro. È difficile. Ti porti una mano alla fronte. Stanco.
“Voglio lasciare la band.”
Un filo di voce: “Non mi pare che oggi sia il primo aprile, Camui.”
Cos’era quella?, ti chiedi, Rabbia? Irritazione? Preoccupazione?
Oh.
Oh, in ogni modo troppo fredda per essere un sentimento umano.
Ti sta facendo del male, quella bambola. Vuole ancora assicurarsi che tu sia
in suo potere… portandoti a ferirti ancora… vero? Perché lui… capisce che ti
fa male, tutto questo, vero?
“Infatti, Mana. Non è il primo aprile.” Un sorriso debole ti piega le
labbra.
Miracolosamente, un alito di vita si impossessa di quel giocattolo
raffinato. E può alzarsi. E può camminare.
Perfino, riesci a sentirne il respiro – leggermente alterato! – che sposta i
tuoi capelli.
È così vicino.
“Così, all’improvviso?” [Tu che avevi guardato nei miei occhi inespressivi…]
Involontariamente (ed amaramente) lasci che il tuo sorriso si allarghi.
“Non è ‘all’improvviso’.” [È tanto che mi hai ridotto in questa
disperazione…]
Le lunghe ciglia finte si abbassano. Assieme a quello sguardo freddo.
“Non capisco.” [E non voglio farlo. Perché fino ad ora avevo creduto…] “Non
riesco a vedere un motivo: le cose non potrebbero andare meglio…” […Avevo
creduto che tu avessi letto oltre questo schermo trasparente ma opaco.]
Come la calma prima della tempesta.
“Non è questo. Non può-- non deve esserci solo questo. Il nostro successo è
solo una fragile maschera. Un’illusione che potrebbe rompersi troppo
facilmente, Mana.”
Forse, vuole spingerti addirittura all’ultima umiliazione? Te la farà pagare
per aver spezzato il suo sogno (la sua unica ragione di vita, la tua band)?
Facendoti dire la verità…
“Un’illusione, dici? Eppure, sono anni che suoniamo insieme, e sin
dall’inizio ti abbiamo tutti accolto come uno di noi… Anzi: basta guardare i
nostri fans. Se ora tu te ne andassi, porteresti la metà di loro via con
te.” [Davvero non hai capito nulla, Gackt? Allora… a cosa è servito stare
insieme per tanto tempo…?!]
– Da un nembo, una goccia silenziosa e
veloce cade…
“Ah, perché è questo ciò che ti importa, no? I fans! Che la tua musica venga
ascoltata!” Alzi la voce. Non l’avevi mai programmato. Non volevi che fosse
così, il vostro ultimo discorso. “Sei un dannato egocentrico e
nient’altro!!” [E troppo, troppo freddo.] “Forza! Forza, mondo! Onoriamo la
nostra” [Ma come vorrei che fosse solo mia…] “nuova, distaccata, bellissima”
[Anche ora, almeno questa parola dolce te la devo] ed irraggiungibile
divinità Mana!”
Lanci uno sguardo pieno d’odio alla bambola dai boccoli azzurri.
…e colpisce l’acqua già grigia, in… cre…
span… do… la. –
E vedi che ha rialzato i suoi occhi. La stessa tua rabbia vi si riflette.
“Ora piantala Gackt! Piantala!” [Anche se questo è davvero quello che pensi,
non mi importa! Non posso permetterti di rompere tutto… tutto…] Ha sibilato
la serpe, ritirandosi su sé stessa, prima di divorare la sua preda.
Ma anche davanti a questa sua preghiera-- no, ordine, non ti fermi più.
“Non permetterti di dirmi cosa fare!” [Fermami, invece. Fermami, te ne
prego. Prima che io debba pentirmi delle mie parole…] “In fondo, non hai
proprio nulla di cui preoccuparti!!” urli “Tanto, è pieno di idioti che
continueranno ad adorarti, nonostante il tuo atteggiamento da puttanella
altezzosa!” [ED IO SARÒ TRA QUELLI. Ma… dovevi fermarmi prima… dovevi…]
CRASH.
Il prezioso vaso che era arrivato da Parigi appena una settimana prima.
Ora è a terra: (un mosaico scomposto; steso sull’acqua e le rose rosse
ferite. I loro petali creano una cornice morta.
È tutto estremamente imperfetto, che non potrà mai cambiare. È qualcosa di
pericoloso: una bellezza che ti ferirà se provi ad afferrarla.
Eppure…
Eppure tu non puoi farne a meno, uh?)
Il prezioso vaso che era arrivato da Parigi appena una settimana prima.
Ora è a terra.
La tua adorata bambola ha sacrificato l’oggetto che tanto adorava al suo
disprezzo per te.
Sei contento?
Per una volta, tu prima di lui…
Una bambola non ha voce.
Eppure lui grida.
Grida:
“Basta! Basta! Basta! Basta!!!” [Non posso sentire ancora… Questo è stato
davvero troppo per me…] “Non azzardarti mai più a dire una cosa del genere!
Come… come ti permetti?! Ora capisco: tu non sai niente di me, così come di
tutti gli altri… è per questo che prima hai detto che il nostro è un
rapporto falso, vero?!” [I tuoi baci. Le tue carezze…]
Anche davanti ad un simile isterismo, ora sei tu ad essere surrealmente
calmo.
[…Ho sempre sbagliato a rimproverarmi per non essermi mai lasciato andare
con te, Camui. Avrei fatto l’errore più grande, affidandoti tutto me stesso.
Lo capisco, ora.]
Sei contento, Gackt?
No, tu volevi lasciarlo in un altro modo… calmo, sereno… Come un tragico,
pomposo eroe romantico quale tu sei. O vorresti essere.
L’hai spezzato.
L’hai rotto.
Miseramente…
…è andato in pezzi.
[Camui… avevi letto il libro indecifrabile che ero – almeno questo
lasciamelo credere. Non rompere anche questa mia illusione. Tuttavia… non
sei mai arrivato fino alla fine!!]
Ma consolati.
In questa scena pietosa…
Sembrate una coppia di sposini alla prima lite coniugale.
Basterà comprare un bell’anello e cento rose rosse, e chiedere scusa, no?
“Mana…” – la voce che suona il suo nome ti muore sulle labbra.
…No?
Ti sta dando le spalle, la tua ambitissima bambola.
Per lui, di nuovo umilierai te stesso: allunghi una mano verso quelle spalle
esili. Ma boccoli di seta fredda sfiorano la punta delle tua dita e ti
riportano alla realtà: devi finirla.
Questo, lo devi a te stesso.
Non una nuova umiliazione.
Ma solo… andare via. Scappa, va’.
Per non soffrire più cercando di afferrare qualcosa che sta troppo in alto.
Ritrai la mano.
Ti volti.
Apri la porta.
Una volta, il tuo amato era una bellissima bambola francese. Ora è
porcellana rotta, ancora bellissima come quel vaso, che va verso una fine
inesorabile.
Chiudi la porta. Sul quel mondo di illusioni e sogni rosati infranti. Che
vuoi lasciarti dietro.
Ma il tuo cuore… che grida silenzioso, sarai costretto a tenerlo sempre nel
tuo petto.
“AISHITERU…”
*…Ningen to wa?*
*Akui to higeki.*
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