Shame di Enya16
***1*** “Ho gridato: Sfiderò il Cielo!. / Ma la Terra, fraintendendo, / pensò di inghiottirmi.” Enya#16 --- La mano del mezzodemone gli si posò con lentezza sul polso. Poi, con lentezza, lentezza estrema, iniziò a risalire lungo il braccio, fino a sfiorare leggermente la clavicola. - Non fermarti, - sussurrò, nascondendo il volto nel cuscino per evitare gli occhi scarlatti pieni di domande. – Va’avanti. - Ma io... io non so che cosa... Un singhiozzo, soffocato contro il guanciale. – Dannato... fai quello che ti dico! - Sanzo, - sentì mormorare il kappa, mentre la sua mano proseguiva la corsa verso il suo mento appuntito e la guancia scavata. – Dopo mi spiegherai ogni cosa... spero. - S...sì, sì, ma adesso... – era stato quasi un grido. Di certo c’era soltanto la sua voce rotta, quella voce solitamente profonda e sprezzante, che non faceva altro che sputare sentenze o borbottare insulti. E quegli occhi dalla sfumatura splendida, quel viola a metà tra l’ametista e il topazio, erano colmi di lacrime, che ad ogni istante minacciavano di traboccare... Un’unica perla luminosa solcò il viso perfetto, perdendosi nell’angolo della bocca. Gojyo sentì Sanzo sospirare aspramente, mentre la sua mano toccava la traccia umida e poi se la portava alle labbra, come per accertarsi di stare davvero assaggiando del sale. Dopotutto era un essere umano, dunque. Mentre Gojyo si chinava su di lui, Sanzo percepì un odore mascolino e profondo, in gran parte proveniente dagli splendidi capelli cremisi che gli si appoggiarono morbidamente su metà del volto mentre le labbra del mezzodemone gli toccavano l’angolo dell’occhio. Sanzo batté le palpebre. Il contatto, lieve come una piuma, era qualcosa di inaspettato. Non si era mai figurato che Gojyo potesse essere qualcosa di simile ad un amante premuroso. Amanti... Quella parola lo scosse all’improvviso. Sotto quella matassa di capelli, gli parve di soffocare. Annaspò, divincolandosi, costringendo il kappa a ritirarsi leggermente. - Sanzo? - Io... non voglio essere una delle tue donne, bastardo, - esclamò freneticamente il bonzo, alzandosi per metà su un gomito. – Nessuna delle tue luride puttane. E’solo una cosa come un’altra che ti ho ordinato di fare, va bene? - Sì, - mormorò Gojyo. La mano che Sanzo aveva minacciosamente teso verso di lui tremava follemente. Il monaco guardò le proprie dita come se non gli appartenessero, e il suo volto sbiancò, mentre si abbandonava di nuovo sul letto come un peso morto. - Avanti, allora. Violentami. - Cazzo... - Hai sentito quello che ho detto? - Sei impazzito! Io non farò niente del genere! Tu... non sai quello che mi stai chiedendo... - Ah, sì? E allora guarda... – un fruscio di stoffa. Il kappa si sforzò di guardare altrove, mentre percepiva coi propri sensi il bonzo spogliarsi. I suoi movimenti erano nervosi, tesi, sembrava tutto fuorché lucido. In altri frangenti, lo avrebbe detto febbricitante, delirante... ma era in perfetta salute fisica. Appunto. Il nodo inestricabile aveva sede soltanto nel suo animo. Ma... un attimo... nel suo animo o in quel petto bianco, coi muscoli snelli e ben evidenti che lo scolpivano con durezza, come se ad incidere le linee addominali o il profilo delle spalle fosse stato un artista di dubbio gusto? Ecco. Senza volerlo, lo aveva guardato. Bellissimo... Cercò con le dita, come un cieco, il punto esatto in cui il cuore del giovane martellava furioso, impazzito. – Fammi male, - implorò ancora Sanzo. – Impediscimi di pensare... Altre lacrime. Ora piangeva, senza freni. Sembrava che tutto il dolore che aveva accumulato senza sfogarlo per anni e anni si stesse riversando verso l’esterno proprio in quel momento. E allora perché, perché doveva fargli così male? Dopotutto, era quasi un bene che Sanzo fosse finalmente riuscito a lasciarsi andare... possibile che anche Gojyo provasse quel terribile senso di oppressione? L’ero-kappa toccò esitante la linea dura come marmo dello sterno di Sanzo. Lo sentì agitarsi, a disagio. Gli aveva chiesto di fargli male... ma come avrebbe mai potuto ferire quel corpo adorato? - Sanzo, rilassati, - mormorò, chinandosi per posare un bacio lieve sulla tenera fontanella della gola. – Rilassati... Sotto le proprie labbra, sentì un suono strozzarsi a metà, all’interno del collo. Poi, le mani di Sanzo gli si intrecciarono ai capelli. Gojyo sentì i polpastrelli del bonzo toccargli il cranio, mentre con la mano aperta scendeva, con una lenta e assaporante carezza, lungo il fremente muscolo addominale. - Ah... – emise Sanzo, tra le labbra socchiuse. Gli occhi erano ancora serrati in due fessure stillanti lacrime. Gojyo si chinò ulteriormente e lo baciò. Sfiorò le proprie labbra contro quelle di lui, saggiando il suo calore e il sentore delle lacrime. Fu Sanzo a gettarsi contro di lui, afferrandogli la canottiera coi pugni e invadendo ferocemente la bocca del kappa con la lingua. Gojyo partecipò al bacio in tutta la sua violenza e disperazione, rendendosi conto all’improvviso di avere il cuore che palpitava a mille, scoprendosi orrendamente spaventato all’idea che tutto potesse interrompersi di scatto. - Non ti lascerò andare, - bisbigliò, recuperando il suo solito modo di fare, parlando con voce bassa e sensuale all’orecchio di Sanzo. – Resterai con me finchè non sarai tornato il bonzo dal grilletto facile che io conosco... – Sanzo ebbe un sobbalzo, quando le mani del kappa iniziarono a scendere, massaggiando con forza il basso ventre, tra l’inguine e la zona d’ombra tra le cosce sottili. Attese con impotenza che il kappa vedesse, inorridisse e si allontanasse di scatto, sconvolto. - Ma... ma che cazzo hai fatto... – farfugliò il kappa, ritraendo le mani alla vista del sangue. Anche la tunica monacale e il letto, erano inumiditi di goccioline scarlatte. Pensò che Sanzo aveva avuto proprio ragione, in passato, a definirlo uno “stupido ero-kappa”... vederselo nudo e invitante davanti era stato come perdere la testa. Con quel corpo caldo e spigoloso disteso sotto di lui, si era dimenticato di continuare a indagare riguardo alle cause che lo avevano ridotto in quel modo... Sanzo non era, non sarebbe mai stato, la persona che si sa offrire di sua volontà ad un amante. Gojyo si odiò, constatando che la sua brama gli aveva impedito di vedere il dolore del bonzo. - Mh... Il verso che Sanzo emise distolse il kappa dallo stato di caos in cui era precipitato, ridestandolo. - Sanzo, ma... sanguini, - sussurrò, intimidito. Già, perché? Lui, di sangue, ne aveva visto parecchio, nella sua vita. – Aspetta qui, non muoverti. Vado a chiamare Hakkai. - No! – gemette il bonzo. C’era un tale sottofondo di terrore, in quella voce strozzata, che dissuase improvvisamente Gojyo. - Va bene, va bene. Niente Hakkai. Ce... ce la fai ad alzarti? Ti accompagno fino alla vasca, dopodiché farai da solo, va bene? – Gojyo si auto malediva, parlando. Cos’era, quell’imbarazzo da verginella? Non aveva mai toccato le parti basse di Sanzo? Eh? Cos’era tutto quel riserbo, tanto più che ora aveva un concreto bisogno di lui? Forse era solo... paura di quell’improvviso, patologico cambiamento nel suo amante. Sanzo annuì, gli occhi viola fissi, allucinati. Tese le braccia tremanti a Gojyo, e si lasciò trascinare a sedere sul letto. Compiendo il movimento, si accorse che il flusso sottile ma costante di sangue si era quasi interrotto. Sì sentì vagamente più forte, la sensazione incombente di anemia e debolezza lo abbandonò, almeno a livello psicologico. Stringendosi alle anche le vesti, si diresse barcollando verso la stanza da bagno, appoggiandosi pesantemente al braccio di Gojyo. Sulla soglia, strinse le labbra, incapace di parlare. - Non me ne vado, - assicurò Gojyo, in tono dolce. – Resterò qui, e ti aspetterò. Mettici tutto il tempo che vuoi, Sanzo. Gli occhi viola girarono verso di lui, un’ombra incredula nell’ametista lucida, ma poi il bonzo annuì debolmente e si staccò dal kappa, chiudendosi la porta alle spalle. Non appena fu solo, pur sapendo che Gojyo era separato da lui soltanto dallo spessore di quella porta di legno, Sanzo si sentì irrimediabilmente distrutto. Di nuovo, le lacrime gli solcarono il volto, mentre apriva il rubinetto della vasca da bagno e attendeva che si riempisse, tenendosi stretta in vita la veste macchiata di sangue. Si era ferito un’innumerevole quantità di volte, lungo la sua vita... ma quel sangue, che proveniva dalla parte più intima di lui, era diverso. Era ignominioso. Era il frutto di... di una violenza che aveva mirato alla sua distruzione mentale. Provava dolore fisico, chiaro. Un dolore persistente e diffuso, localizzato al basso ventre ma che si irradiava lungo le gambe e tra le reni. Ma il senso di profonda vergogna... quello era radicato fin troppo in profondità dentro di lui, e sarebbero passati anni prima che potesse scordarsene. Non appena la vasca fu piena, si liberò degli stracci insanguinati ed entrò nell’acqua. Il calore acuì il male, per qualche istante... Sanzo strinse i denti, ma poi lo sentì scemare lentamente. Aprì gli occhi, vedendo l’acqua tinta di rosa ferruginoso. Un sogghigno amaro gli deformò il volto stupendo. - Questa volta ce l’hai fatta, non è vero Homura? Adesso sì che potrai fare quello che vorrai... – bisbigliò, adocchiando un telo di stoffa grezza e allungandosi per drappeggiarselo addosso.
Gojyo si accese una sigaretta. - Merda, - imprecò, riprendendo a girare in tondo nella stanza. Sanzo annullato, annientato, distrutto... sembrava un sogno. Chissà quante volte aveva sognato di prenderlo così, arrendevole e voglioso... ma l’esperienza, nella vita reale, si era rivelata di gran lunga troppo angosciosa per risultare eccitante. Senza contare il sangue. Ma chi voleva prendere in giro... Gojyo tirò un pugno sul materasso, infuriato. Qualcuno aveva preso con la forza Sanzo, il *suo* Sanzo! Lo aveva preso, violentato, torturato... chissà quali cose orribili aveva passato, per ridursi ad una tale ombra di sé stesso. Qualunque cosa gli fosse capitata, Sanzo aveva avuto paura. Lui, proprio lui che di solito non aveva paura di niente, e che si dimostrava sempre tanto freddo e sprezzante e rabbioso e... sì, quello era vero, ma nei momenti di intimità, Gojyo sapeva benissimo che era solito comportarsi diversamente. Mai fino a quel punto, però. L’aprirsi della porta lo fece scattare come una molla. – Sanzo! – esclamò, correndo incontro al bonzo, avvolto in un largo telo di stoffa grezza. – Tutto bene? - Sì, - rispose il giovane biondo, scostandosi dalla fronte i capelli bagnati. – I...il sangue s’è fermato. E non mi fa più tanto male. - Per tutti gli dei, Sanzo, - mormorò Gojyo, avvicinandosi e toccandogli delicatamente una spalla. - Che ti è successo? Perché non parli? Senza parlare, Sanzo gli sbattè in mano il fagotto delle sue vesti. – Portale all’albergatore e fagliele lavare, - disse, apparentemente impassibile. Apparentemente simile al Sanzo di un tempo. – Se fa delle domande, mettilo a tacere. Non voglio che Hakkai e la scimmia sappiano niente, chiaro? Gojyo aprì la bocca per protestare, ma si accorse che, a dispetto delle parole sferzanti, il volto di Sanzo era ancora devastato, e decise di non infierire. – A... adesso ti sdraierai un po’, eh? E farai un pisolino, spero. Vuoi che ti porti da mangiare? - Non sapevo che ti trovassi così a tuo agio nel ruolo di cameriere, - sogghignò il biondo, frizionandosi la pelle con l’asciugamano e mostrando a Gojyo la propria liscia schiena candida solcata da alcuni graffi rossastri prima di scomparire sotto le coperte, tirandosele fino al mento. – Se ti va, fallo pure. Mi fai comodo. Gojyo fremette interiormente, ma mimò comunque un’espressione scocciata, facendo per andarsene, quando si rese conto di non avere la minima intenzione di lasciare Sanzo da solo in quello stato. – Eh, - brontolò, buttando il fagotto di vestiti sul pavimento e liberandosi degli scarponi. – Credo proprio che lo farò domattina. Ci deve essere qualcosa nel frigo-bar. Aspetta che guardo... birra? - Birra, - assentì cupo il bonzo, alzandosi a sedere appoggiando il cuscino alla testiera del letto per sorseggiare la lattina gelata che gli aveva porto il kappa. Senza parlare, Gojyo si sedette al suo fianco , stendendo le lunghe gambe ancora calzate dai pantaloni sul copriletto senza troppi complimenti. In silenzio, i due bevvero insieme, senza nemmeno guardarsi. Poi, all’improvviso, Gojyo crollò la testa di lato e l’appoggiò sulla spalla magra di Sanzo. Il bonzo sussultò, al caldo contatto, ma il profumo dei capelli del kappa era dolce e rassicurante, così come l’odore di fumo che permeava i suoi vestiti. Senza accorgersene, già aveva appoggiato la guancia sulla sua fronte. - Adesso sei con me, Sanzo, - mormorò Gojyo. – Pensa a startene tranquillo. Parleremo domani, va bene? - Sì, - bisbigliò il bonzo, fissando senza vederlo il logo sulla lattina. Un feroce e fiero occhio dorato era ancora impresso nella sua mente, oltre ad un’immagine che non faceva altro che produrgli altro tormento. Il volto di Toshin Homura Taishi devastato dall’orgasmo... Strinse gli occhi, disperato, appoggiando le labbra sulla fronte di Gojyo. Era lì, adesso, al sicuro al fianco di quello stupido kappa dal cervello di spugna! Era salvo... e... più o meno sano... Con delicatezza, Gojyo si sollevò su un gomito, guidando le proprie labbra su quelle di Sanzo. Un bacio dolce, lieve. “Sanzo... scoprirò il nome di quel bastardo che ti ha distrutto. E giuro su tutto quello che c’è di sacro sulla terra, che lo ammazzerò personalmente... con queste mani!” - Gojyo, - fece Sanzo, con un sorriso amaro. – Non sei proprio capace di nascondere i tuoi sentimenti dagli sguardi altrui.
TBC
)( free talk )( Enya: Bonsoir... ho scritto di getto questo capitoletto molto angst!! Povero Sanzo... chi ti ha fatto la bua? Dunque, penso che tutti (tranne Gojyo...) abbiano capito di chi si tratta, eh? Ah, già, ma che cretina, l’ho anche scritto... ehm, perdono, il mio cervello è in sciopero (capitelo, poverino, troppe verifiche... ç__ç). Dunque... inutile dire che dedico questa ff a Kakashi86, la mia stellina adorata, a Reiko88 (bello l’ultimo capitolo di Bad Friend! Andate a leggerla!!) e a tutte quelle che amano la coppia 5x3! Hi hi hi... si prevedono lemon (arrrf... *ç*), blood & sufference... e Homura, il mio cucciolo cicciolo *__*!!! Homura: ç/////ç Aiuto... aiuto... salvatemiiiiii! >////< Enya16 mi ha sequestrato in camera sua, e vuole costringermi a prestazioni particolari!!!! Enya: Come è giusto che sia! ^ ^ Allora, zuccherini miei, mi raccomando ditemi se vi piace, ma solo se non vi scoccia! Gros bissous bien et baveux... ( °#° Che schifo! ndGojyo.)
***2*** “Insieme nell’oscurità della notte. / Come può la luna ondeggiare / al ritmo dei miei passi / perdendosi allo stesso tempo nei tuoi occhi incerti?” Enya#16 --- Un colpo in pieno ventre lo risvegliò di colpo. Gojyo annaspò, un’imprecazione che saliva spontanea alle labbra, mentre si scostava e apriva gli occhi appannati. – Che diavolo... Sanzo sognava. Si dibatteva, sembrava lottare contro qualcosa di terribile. Sdraiato prono, il volto affondato nel cuscino e il sudore che gli inumidiva la fronte, gemeva sommessamente. - No... In un attimo, Gojyo gli fu accanto e lo cinse con le braccia, stringendolo forte a sé. Non voglio che tu soffra, pensò il kappa, disperato. Non voglio che tu riviva ancora quella violenza... anche se è solo un incubo! - Sanzo, - disse a voce alta, scuotendolo. – Sanzo, svegliati. - Mpf... – un’ultima convulsione, il volto inumidito che si spogliava lentamente degli ultimi resti del sogno, gli occhi viola che si spalancavano sul mondo, per un attimo perfettamente vuoti, assenti, ma che poi si colmavano di una luce spenta non appena si posavano su Gojyo. – Sei ancora qui? Non era esattamente quello che Gojyo avrebbe voluto sentirsi dire, ma decise di soprassedere. Accarezzò con gentilezza la sagoma tornita del bicipite del suo amante. – Eri preda di un incubo, - spiegò, in tono neutro. – Mi è sembrato giusto svegliarti. - Tzk, - fu il commento a quelle parole, mentre Sanzo riaffondava tra le lenzuola tergendosi il sudore che gli imperlava il volto con una mano. – Sempre il solito, tu. Un miglioramento? Beh, forse. In un certo senso, quell’ultima frase poteva essere interpretata come un complimento... Gojyo sorrise, un sorriso tenero che aveva riservato a ben poche donne davvero fortunate. Si chinò su Sanzo, che aveva chiuso di nuovo gli occhi, e gli baciò il chakra scarlatto. - Che diav... - Facciamo l’amore, - mormorò Gojyo, sdraiandosi al suo fianco con fare sensuale e lasciando scorrere la mano sul lenzuolo fin sopra la coscia del bonzo, percorrendola più volte con le dita. – Dai. Sanzo si irrigidì. Sul serio, quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare in quel momento... il corpo muscoloso e forte di Gojyo era una presenza familiare e piacevole, accanto a lui, ma era ancora troppo vivo il ricordo di un altro uomo che ansimava e si contorceva sopra di lui... Si sforzò di cancellare quel ricordo, di ignorarlo. Con ferocia sorprendente, si tirò a cavalcioni dell’amante, avvertendo la ormai familiare scossa dei sensi che lo prendeva sempre col semplice contatto dei loro corpi. – Uh... non avevo capito che volessi farlo proprio così, - sussurrò Gojyo, cercando di mostrarsi malizioso e disinibito come se niente fosse accaduto. – Sopra, eh? Ebbene, signor bonzo... vi tratterò con tutto il rispetto che si deve al vostro rango. Sanzo sobbalzò. Le stesse, le stesse identiche parole gli erano state rivolte da Homura, poco prima di quell’allucinante manciata di minuti di cui ricordava pochissimo, a parte il dolore, il sangue, il deviante, terribile senso di umiliazione... e Gojyo che non esitava a ricordarglielo senza alcuna pietà... in breve, sentì il sangue rombargli nelle tempie. Si scostò violentemente di lato, rifugiandosi dal suo lato del letto e tirandosi intorno le coperte. - Stupido ero-kappa! – ringhiò, furioso, ogni parola che stillava disprezzo. – Non riesci proprio a concepire altro, nella tua stupida testa, eh? All’improvviso, Gojyo si accorse del passo falso, ma era decisamente troppo tardi per rimediare l’atmosfera. – Scusami, - cercò di riparare. – Scusami davvero, ma... ecco... pensavo potesse esserti d’aiuto. - Il solo kappa che mi sarà d’aiuto sarà un kappa morto... e tu morirai davvero tra pochissimo, se non ti sbrigherai a sparire! Vattene! ORA! - Sanzo, ma che cazz... non fare così! - FUORI, HO DETTO!
Gojyo rimase per un tempo indefinibile a fissare la maniglia della porta della camera di Sanzo, immobile nel corridoio. Era talmente paralizzato da non riuscire nemmeno a rimproverarsi per la sua stupidità. Talmente paralizzato da non riuscire nemmeno a concepire il pensiero di accendersi una sigaretta. “Il fatto, Sanzo, è che quando io ti vedo... non so che mi succeda... la tua bellezza, la tua sensualità, annullano il mio pensiero. Giuro che mi dispiace, ma... è più forte di me. Dopotutto, forse hai ragione. Forse sono davvero solo uno stupido ero-kappa, come dici sempre...” - Ehi, Gojyo. - Oh... Hakkai. - Che cosa è successo? E’da ieri sera che non vedo nessuno di voi due. - Uhm, - temporeggiò Gojyo, appoggiandosi alla porta con fare che sperava potesse apparire casuale. – Il Venerabile è stato piuttosto isterico, la notte scorsa, - sogghignò. Pregò tutti gli dei del paradiso affinché Hakkai non si accorgesse della maniera disperata in cui stava proteggendo Sanzo. Se il demone gentile e... non osava pensare alla scimmia... avessero visto lo stato in cui si era ridotto, chissà cosa sarebbe potuto accadere. “Perché io?” pensò Gojyo. “Devo sempre essere io, quello che salva la faccia agli altri. Mai che nessuno lo faccia per me, e figurarsi se Sanzo lo farebbe mai... a volte mi chiedo che razza di rapporto sia il nostro. A volte sono consapevole del fatto che basterebbe farlo alterare leggermente perché mi dissangui a forza di botte o mi crivelli di pallottole. Eppure, non lo ha ancora fatto. Perché? E’la stessa ragione per cui ha acconsentito a mettersi in viaggio con tutti noi? La stessa ragione per cui ha scelto di liberare Goku dalla caverna buia? Oppure si tratta di qualcosa di meno ovvio, di meno evidente? Forse... no, non può essere. Questo non è mica un film rosa. E lui, non è certo un uomo innamorato. Nemmeno le donne si innamorano sul serio di me. Chissà come mi vedono gli altri. Come una sorta di esotico gigolo dagli occhi scarlatti? Un uomo interessato soltanto al piacere e mai alla sostanza? Sì, deve essere questo...” Hakkai rimase a fissarlo per tutto quel tempo, aggrottando il sopracciglio. L’occhio artificiale, dietro la lente opaca del monocolo, sembrava ancora più vivo e penetrante dell’occhio sano. Il colore verde dell’iride era più banale e brillante, meno *reale*, più inquietante. – Non cercare mai giustificazioni per quello che desideri fare con tutto te stesso, - mormorò, appoggiando una mano sulla spalla di Gojyo. Attese che gli occhi rossi si rivolgessero a lui, e sorrise leggermente. - Che razza di massima è mai questa? – sbottò il kappa, sollevato nel constatare che l’amico di un tempo non aveva perso la sua gentile perspicacia. – Assomiglia al biglietto di un biscotto della fortuna. - Lo diceva questa mattina il mio oroscopo, - spiegò Hakkai, allontanandosi di qualche passo. – Ma mi è sembrata significativa anche per te, nonostante che siamo nati in periodi differenti. Adesso ascoltami. - Hn? - Goku, per quanto ne sappiamo, dorme della grossa e non sa niente di quello che sta succedendo. Io andrò a svegliarlo, e poi lo porterò a fare un giro turistico del grazioso villaggio in cui alloggiamo, passando naturalmente per tutti i ristoranti aperti che incontreremo sul cammino. Mi sono permesso di prelevare la Gold Card di Sanzo, due sere fa. Tu sai cosa devi fare, vero? – lo sguardo affilato dell’occhio finto trapassò Gojyo, incredibilmente violento. - Uh... ma allora tu sapevi tutto, Hakkai? - Ho solo visto le conseguenze di un gesto terribile, Gojyo. Sono stato io il primo a vedere Sanzo, quando è tornato ieri sera. Ma non ha voluto nemmeno che io lo toccassi. E’subito corso da te... ma come ben sappiamo, lui è incapace di chiedere aiuto o di implorare salvezza e consolazione, tocca sempre a chi gli sta intorno interpretare i segnali che manda. Il nostro comune amico è un personaggio terribilmente ermetico, a volte. Gojyo sorrise. – Hai ragione. Ho un giorno di tempo, dunque? - Da ora a stasera, più o meno. Vedi di rimettere Sanzo in sesto, per quanto sia possibile. Va bene? - Senti un po’, Hakkai, - sbottò Gojyo, rovistando nelle tasche alla ricerca di una Hi-Lite. – Ma da dove la prendete tutti questa accidenti di fiducia che dimostrate di nutrire nei miei confronti? Il demone gentile sorrise enigmatico e si voltò, allontanandosi, lasciando lampeggiare il monocolo. - Non farti illusioni. Non dipende certo dal tuo bel viso.
Sanzo passò la mattinata immerso in una strana dimensione a metà tra il sogno e la veglia. Il più delle volte restava immobile, passivo, a fissare come in un film i fotogrammi di quegli orribili minuti. Era arrivato ad un punto in cui tutto ormai gli sembrava incredibilmente falso, come se fosse appartenuto a qualcun altro. Ciò che gli faceva più male, e che sembrava impresso a fuoco come il bagliore di un lume al calor bianco nella sua mente, era il sorriso di Homura... - Scommetto che non lo hai mai fatto, - aveva detto il dio, sogghignando maligno, tenendolo inchiodato a terra con tutto il suo peso. – Scommetto che dopotutto il Venerabile è ancora vergine. - Ha... spiacente di deluderti, - aveva ringhiato Sanzo, cercando di liberarsi. L’odore di Homura era tutt’altro che sgradevole. Forse dipendeva dal fatto che non era un vero uomo? Difatti, lui era un mostro... non un dio, un mostro... eppure, profumava di sandalo ed essenze esotiche e balsamiche, cardamomo e vetiver, forse... In realtà, Sanzo non si sarebbe mai aspettato che le cose prendessero la piega che avevano finito per prendere. Non aveva mai dubitato del fatto di riuscire a cavarsela indenne, come sempre... ma quella volta, niente era andato secondo i suoi piani. Forse era anche questo di cui si componeva la tortura fisica e morale di Homura... il dio aveva inteso sbattergli in faccia la propria debolezza, senza edulcorare minimamente le cose. Hai osato sfidarmi, mortale? Ebbene, questo è ciò che ti spetta. Riconosci di essere poco più di un insetto, poco meno di un inquilino su questa miserabile terra corrotta. Sanzo aveva finito per realizzare tutto quello, ancora disteso prono con Homura addosso. E da quel momento in poi, tutto era terribilmente confuso. Soltanto brevi sprazzi di immagini si susseguivano nella sua mente con velocità folle, ma ormai erano talmente tanto ovvi da risultare più stomachevoli che orribili. Ciò che Sanzo provava ora, a distanza di tempo, era... disgusto. Per se stesso, per il mondo divino in cui un tempo aveva sperato, nel mondo terrestre. Ricordava... la propria mano sollevata in alto, come per ghermire l’aria, alla disperata ricerca di un appiglio per rimettersi in piedi e correre... il brivido umido della lingua di Homura che gli percorreva la giugulare e poi gli penetrava tra le labbra risolutamente serrate... le mani forti che gli afferravano i fianchi in una presa decisa... il proprio ventre nudo che sfregava dolorosamente sul terreno, mentre attendeva disperatamente che il dio finisse... che quel tormento finisse... ma non sembrava finire mai, sembrava assurdamente troppo lento... e quando si era deciso a sollevare la testa per vederlo, aveva viso quelle palpebre tremanti, gli occhi rivolti verso l’alto, i muscoli delle spalle in evidenza per la tensione, la bocca spalancata in un gemito di godimento... - Urgh... Sanzo si raggomitolò, sentendosi preda di una forte nausea. Come avrebbe mai fatto, da quel momento in poi, a cancellare quegli orrori dalla propria mente? - Stai bene? Sanzo scattò a sedere, tirandosi addosso le coperte, e vide l’ultima persona che si aspettava in quel momento. – Hakkai! - Ti ho portato qualcosa da mangiare, anche se presumo che non la toccherai nemmeno. Ci sono anche delle pastiglie per l’emicrania, ma non troverai sigarette, mi dispiace. Oh, meglio non coinvolgere Goku in questa storia, d’accordo? In questo momento è fuori a torment... ehm, a giocare con Hakuryu. Suppongo che Gojyo non sia qui, eh? Sanzo stava per commentare burberamente, frastornato da tutti quei discorsi vuoti, ma l’ultima frase lo fece irrigidire di scatto. – Come... no, se ne sarà andato da un paio d’ore almeno... dove cazzo è andato quel cerebroleso?! - Che parole! – lo rimproverò Hakkai, con un sorriso. - Dimmi dove è andato, stupido! – si infuriò Sanzo, mettendosi in ginocchio. – Dann... i miei vestiti, che fine hanno fatto? - Qua, - fece Hakkai, mostrando i panni ordinatamente piegati che teneva su un braccio. – Sono riuscito a rimediare questi. Spero ti piacciano. - Vorrai scherzare, - sbottò Sanzo, rigirandoseli tra le mani. – Che volgarità! - Tornando a Gojyo, - disse Hakkai, di nuovo serio. – Preferirei che smettessi di trattarlo così male. Capisco che tu sia il primo a soffrire per motivi tuoi, in questo momento, ma devo ammettere di non aver mai incontrato un uomo più maldestro di te nel chiedere aiuto. A dispetto di ciò che può sembrare, Gojyo è una persona sensibile. Nel suo animo, al pari di te, cela profonde ferite, e una enorme carenza d’affetto. A differenza di me e di poche altre persone davvero fortunate, non ha mai saputo cosa significhi sentirsi davvero amati, sentirsi tutto per qualcuno, sentirsi fondamentali per la vita altrui. Non hai il diritto di mostrarti tanto ambiguo e crudele nei suoi confronti... - Fatti gli affari tuoi! – gridò Sanzo, infilandosi in fretta una semplice camicia di denim blu notte. - Devo accertarmi che tu capisca, Sanzo, - mormorò Hakkai. Per un attimo chinò il capo, e il riflesso sul monocolo impedì a Sanzo di vedere l’espressione dell’occhio artificiale. – E’fondamentale, credimi. Un tempo, io avevo perso ogni cosa. Ero reduce da un passato felice, in cui tutto era sembrato meravigliosamente puro e gradevole, fino a che non mi era stato brutalmente strappato di mano. E per molto tempo, ho creduto di aver trovato in Gojyo un degno sostituto della donna che avevo perduto. Lui non ha mai cercato di diventare più importante di Kanan nei miei pensieri... ma la tenacia disperata con cui si è aggrappato a me ha messo completamente a nudo la sua anima ai miei occhi. Il suo cuore, Sanzo, è talmente affamato di qualsiasi tipo d’amore che non può evitare gli slanci di generosità tipici del nostro avventato amico. Sappi che se per causa tua Gojyo dovesse fare una brutta fine, io non ti perdonerò. Sanzo scivolò senza parlare nei boxer e nei pantaloni neri a sigaretta che gli erano stati portati, senza degnarsi nemmeno di rispondere. Voltandosi, Hakkai sorrise leggermente tra sé. – Se non desideri che lui ti doni tutto quello che ha, Sanzo, respingilo adesso. Ma fallo ora. In caso contrario... - Non ho bisogno dei tuoi consigli. Conosco l’I-Ching a memoria, per tua norma e regola. Il bonzo scese dal letto e cominciò a guardarsi intorno, forse alla ricerca di un paio di calzini. - Oh. Posso chiederti dove sei diretto, allora? – domandò con innocenza Hakkai, porgendogli docilmente le calze e un paio di anfibi. Sanzo se ne appropriò con uno sguardo sprezzante, infilandosi stizzosamente il tutto. - Limitati a tenere la scimmia lontano dai guai, - ordinò. – Io devo andare a salvare un decerebrato. - Come volevasi dimostrare, - sorrise Hakkai, al che Sanzo sollevò la testa di scatto. - Cosa intendi dire?! Ma il demone gentile era già scomparso, chiudendo la porta dietro di sé senza il minimo rumore.
“E se dovessi fallire?” mormorò una vocina insidiosa nella sua stessa testa. “Nemmeno Sanzo, che di solito non si lascia mettere al tappeto da nulla, ha potuto fare niente. Cosa accadrebbe se anche a te venisse riservato lo stesso trattamento, o peggio... se morissi?” Gojyo sollevò lo sguardo. Aveva fame, sonno, sete di sakè e voglia di fumo. E un’inesplicabile pizzicore nel fondo dell’addome. “E’la stessa voglia che mi prende poco prima di fare sesso”, pensò, con un sorriso amaro, ed inevitabilmente i suoi pensieri volarono verso Sanzo. - Tutto solo, Sha Gojyo? - Ti sembrerà strano, Homura, ma ho uno scopo, - disse il kappa, con un sorriso affascinante. La shakujyo gli apparve tra le mani, la lunga catena scintillante che culminava nello sprazzo di luce catturato dalla lama ricurva. - ...sgozzarti.
TBC
<> FREE TALK <> ENYA: Hellooooo girls, happy to see you again--- sono in un inspiegabile periodo di penna feconda... speriamo che duri! ^ ^” HOMURA: =__= Deve solo festeggiare lo scampato debito in matematica... nell’ultimo compito ha preso la bellezza di 9 e ½... roba da correrle dietro con la scopa e ammazzarla di botte... ENYA: Ehm, che dire... le cose basterebbe studiarle, temo! (Meno male che non sei mia madre, Hommy-chan :P) SANZO: Tanto per sapere... quand’è che io finisco di fare la mammoletta?! GOJYO: Tanto per sapere... quand’è che io avrò un ruolo serio?! ENYA: Ragaaaaazziiiii... (imita la voce di Barbara D’Urso) TUTTI: Aiuto, scappiamo!!! ENYA: Con le buone si ottiene tutto ^__^ allora: baci alla mia povera Kakashi sotto esami (resisti, piccola!), a Iulia (ehi, aspetto ancora il new chapter di STREETS OF PHILADELPHIA!!!! Nonché la fine di JUST PUSH PLAY...), a Moon89, Aladia-chan, Reiko e tutte le ragazze che commentano anche REBORN (quello è un parto lungo e sofferto, ragazze... ma tra poco arriva anche Gojyo! Tenete duro!!) CIAO A TUTTE, ALLA PROX!
***3*** “A volte mi chiedo / chi tu sia in realtà. / La sola risposta / è il tuo viso abbandonato al sogno: / e ciò mi basta.” Enya#16
- Idiota di un kappa! – ringhiò Sanzo, correndo. Il ramo frondoso di un albero gli si impigliò tra i capelli, strappandogli un piccolo grido di sorpresa e tracciando una sottile linea di sangue su uno zigomo scolpito, ma non arrestò minimamente il suo passo furioso. – Stupido scarafaggio! Chissà cosa si crede di combinare? Gli starebbe solo bene se ci rimettesse le penne... In realtà, non appena ebbe pronunciato quelle parole, si bloccò su due piedi, chinando la testa. Sul serio stava augurando a Gojyo di ricevere lo stesso trattamento che Homura aveva riservato a lui? Qualcosa si contrasse, dentro di lui, all’idea. Gojyo... - Tzk! Patetico! – tempestò, riprendendo a correre, questa volta con la pistola in mano. – Li farò secchi *entrambi*! Così risolverò tutti i miei problemi in un colpo solo!
- Mi chiedo cosa mai tu stia cercando qui, - disse in tono beffardo Homura Taishi, avanzando con passo elegante verso Gojyo. Il kappa osservò con occhi distaccati quel portentoso miscuglio tra uomo e divinità, e un assurda ed empirica particella della sua mente lo trovò decisamente molto bello. Il fisico imponente e tuttavia dinoccolato, il volto dall’ossatura fine, lo sguardo impari degli occhi differenti, i capelli scuri... nonché il richiamo dal tono sadomaso delle catene che aveva ai polsi. Scoppiò a ridere. - Mi trovi buffo? - Stavo cercando di immaginarti incatenato a un letto con un amante violento che tenta di possederti, - rispose il kappa, in tono duro. – Sarebbe una scena degna di te. Homura lo fissò, poi sorrise leggermente. – Immagino che tu ti riferisca a Sanzo, giusto? - Mi stavo proprio chiedendo se tu avessi avuto uno scopo, - mormorò Gojyo, lo sguardo duro. – Diciamo... annullare psicologicamente il componente principale del nostro gruppo? Perché se lo scopo era quello... devo ammettere che ci sei andato vicino. - Hm? - Ieri sera era pressoché irriconoscibile... ridotto ad una misera ombra di se stesso. Non era più il mio Sanzo. - Il “tuo” Sanzo? – ripetè Homura, con espressione pensierosa. – Questo spiega molte cose. - Che cosa? – gridò Gojyo, infuriato. Strinse forte tra le dita l’asta della shakujyo. Gli pareva quasi di sentire formicolare il metallo tra le dita... voleva colpire quel bastardo e ricoprire quell’arma del suo sangue. Ecco tutto. - In effetti, tra le minacce e le imprecazioni, era un solo nome, quello che invocava, - sussurrò Homura, con un sorriso sensuale, - mentre lo violentavo... - Yaah! Gojyo compì un balzo in avanti, la shakujyo spianata davanti a sé, la catena che saettava micidiale verso il dio. Il kappa fissò con odio gli occhi differenti indurirsi all’improvviso, mentre la lama si bloccava a mezz’aria davanti al volto di Homura. - Avanti! – gridò, strattonando la catena. – Combatti ad armi pari! - Ah, sì? – fece il dio, annoiato, facendo scorrere un dito sulla lama luccicante. Una goccia di sangue comparve sul polpastrello, Homura la fissò corrucciato per un istante, poi tornò a dedicarsi a Gojyo. – Non ci sarebbe gusto, allora. - Dimmi perché! Perché hai fatto quelle cose a Sanzo? - Non è detto che ci sia un motivo. - ... - A volte, istanti e attimi di vita... possono riportarci al passato, non credi? Possono riportare alla mente antichi ricordi, ossessioni mai soddisfatte... Gojyo sentì l’asta della shakujyo tremargli tra le dita, mentre con un colpetto della mano Homura spediva la lama dritta contro di lui, veloce come un proiettile. Riuscì a scansarsi all’ultimo momento, gettandosi a terra. La falce a mezzaluna si conficcò profondamente nel tronco di un albero. - Come può una creatura opporsi ai desideri della carne? Alle pulsioni più nascoste della sua mente? Gojyo trasalì, quando sentì la grande mano di Homura farsi strada tra i suoi lunghi capelli per afferrarli in una morsa e sollevargli la testa. Gemette di dolore, fronteggiando il volto immobile del dio. Dei onnipotenti, quale forza... quale immensa, indescrivibile forza... - Che cosa conosci, tu, di ciò che si cela nel bonzo che dici di voler proteggere? La domanda restò sospesa nell’aria. Gojyo sentì qualcosa gridare, dentro di sé. Il dolore era insopportabile... ma quelle parole penetravano in lui come fiamme roventi. - In realtà, che cosa sai di lui? – insistette Homura, accostando di più il volto al suo. Gojyo si trovò le narici ricolme del suo odore, un misto di spezie ed essenze preziose. Si sentì inebriato, per qualche istante rimase inerte e fluttuante. Un nuovo scossone, però, lo risvegliò bruscamente. – Non sai nulla, non è vero? Lo leggo nei tuoi occhi. Begli occhi, Sha Gojyo... chi ti può assicurare che la ricchezza del sentimento che provi nei confronti di quell’uomo sia ricambiata? Quel pallido attaccamento che lui ti mostra... non potrebbe essere soltanto attrazione fisica? Gojyo contrasse il volto in una smorfia disperata. Ed eccoli lì, dunque, tutti i dubbi e le domande angosciose che aveva preferito ignorare fino a quel momento. Sanzo... per lui, Sanzo era davvero importante. Per lui avrebbe fatto tutto, tutto. Ma Sanzo? Quali erano i sentimenti di Sanzo, nei suoi confronti? Un velo nero gli scese davanti agli occhi. Possibile che... avesse ragione Homura? - Quello stolto non è mai riuscito a capire quanto fosse fortunato, - disse il dio, in tono meditabondo e distante. – Né ora, né cinquecento anni fa. Non si è mai assicurato di distinguere le persone che amava da quelle che odiava. In un certo senso, per lui tutti sono ugualmente nemici. - Non è vero, - mormorò Gojyo, gli occhi chiusi. – Non è assolutamente vero. Io... io e Sanzo... All’improvviso, qualcosa di caldo gli si posò sulle labbra, catturandole delicatamente. – Hm! – si lamentò il kappa, aprendo gli occhi e scoprendo che Homura si era chinato per baciarlo. Con nessuna violenza, comunque. Un tocco gentile e... consolatorio? Sì, forse. Un tocco da amante. Sembrò durare un’eternità. Un’eternità durante la quale la mano di ferro che ancora gli stringeva i capelli lo lasciò andare per accarezzargli una guancia... - Sanzo non merita un uomo che lo ami così tanto, - disse Homura, staccandosi lentamente. Poi, senza alcun preavviso, colpì Gojyo con un pugno al basso ventre. Il kappa sbattè a terra, sputando sangue. - Argh! - Rifletti su ciò che ti dico, - fece Homura con un sorriso, prima di svanire. Gojyo si contorse, tenendosi lo stomaco, per poi raggomitolarsi su se stesso. Gli sembrava di non vedere più niente davanti a sé.
Quando Sanzo giunse nella radura, il rosso dei capelli di Gojyo gli saltò immediatamente agli occhi. Ignorando i postumi delle proprie lesioni fisiche, il bonzo corse verso il corpo riverso. Ma una volta giunto a pochi passi di distanza, si immobilizzò. Il kappa lo stava fissando. Un solo occhio rosso, seminascosto dalle ciocche scarlatte che luccicavano al sole, lo studiava con un misto incomprensibile di ferocia e disperazione. Sanzo batté le palpebre, sforzandosi di mantenere il controllo. - Ce l’hai fatta a farti ammazzare, razza di idiota? – lo accusò, avanzando di un passo e tendendo una mano per toccargli una spalla. – Alzati e torniamo dagli altr... Rimase veramente sorpreso, quando il kappa si rialzò di colpo, sottraendosi al suo tocco e indietreggiando. – Che diavolo ti sta succedendo? - Niente, - disse Gojyo. Sanzo si stupì profondamente del tono ferito della sua voce, ma non se ne lasciò impressionare. - Sei ferito, - osservò il bonzo, restando al suo posto. - Lo so. - Hai combattuto con Homura? - Sì. Sanzo tacque, chiedendosi se Gojyo avesse ricevuto un trattamento simile al suo. Le brame di quel dio depravato erano davvero insaziabili, pensò, scoprendosi infuriato. Si tolse alcune ciocche bionde dagli occhi, raccogliendo il fiato per porgli una domanda. – Ti... ha detto qualcosa? - ... – Gojyo esitò, chiedendosi fino a che punto fosse lecito rispondere. Lo sguardo di Sanzo era abbassato, evitava i suoi occhi. E le iridi violette, pur sotto il sole, erano di un opaco colore livido, pieno di malinconici veli scuri. - No. - Bene. - Sanzo fremette interiormente, sentendosi improvvisamente male. – Torniamo, allora.
Hakkai e Goku erano ancora in giro, per fortuna... Sanzo ringraziò silenziosamente il Budda, mentre si occupava delle medicazioni necessarie a Gojyo. Il kappa aveva acconsentito a lasciarsi toccare da lui soltanto dopo una lunga trattativa, ed ora giaceva supino a braccia aperte, lasciando che le mani sottili e rapide del bonzo lo bendassero. Inutile ignorare però la sensazione profondamente erotica delle dita che sfioravano lievemente il largo livido sull’addome... senza volerlo, Gojyo sollevò leggermente il bacino. Sanzo si bloccò. – Tsk, che idiota, - commentò, ricevendo per tutta risposta un rassegnato sorriso. Il bonzo rimase a fissare quell’uomo abbandonato a lui, il tronco magro e muscoloso, il volto splendido, gli occhi dal taglio demoniaco e dal colore inequivocabile. In preda a una sorta di ispirazione, lasciò scivolare le dita fin sotto l’ombelico. Gojyo chiuse gli occhi. – Sì... – e si rilassò completamente. Sanzo rimase inespressivo, mentre spingeva la mano sotto la cintola dei pantaloni del kappa e scorreva coi polpastrelli sull’elastico dei boxer. Constatando che Gojyo non gli avrebbe opposto alcuna resistenza, il bonzo infilò con fermezza la mano tra gli strati di tessuto, finchè le dita un po’fredde non si chiusero con fermezza intorno alla virilità del mezzodemone. Gojyo ebbe uno scatto involontario dei muscoli del collo, che gli spinsero il capo di lato. Si trovò con la guancia premuta sul guanciale, il respiro corto, il ventre contratto dall’immediata sensazione di piacere. Gli sarebbe piaciuto ricevere un bacio, a quel punto. Ma non osava muoversi... e poi, aveva bisogno di verificare fino a che punto le parole di Homura potevano essere vere. *Doveva* saperlo. Sanzo continuava a stringerlo in mano, indeciso sul da farsi. Un rossore improvviso era salito al volto di Gojyo, diffondendosi fin sulla gola e un poco anche sulle spalle. Questo faceva risaltare di più le cicatrici sulla sua guancia, che spiccavano per il loro colore violaceo, nonché la sua naturale bellezza... Il bonzo fissò ipnotizzato le sottili labbra dell’amante socchiudersi leggermente in cerca di aria... e se lo avesse baciato? Si trovò restio all’idea. Gojyo avrebbe anche potuto respingerlo, dopotutto, visto ciò che era ultimamente accaduto tra loro. Mosse lentamente le dita lungo l’asta già inumidita. Homura aveva fatto a lui la stessa identica cosa... ma lui si era divincolato con violenza, tentando di liberarsi e fuggire, e allora il dio l’aveva inchiodato a terra con tutto il suo peso e lo aveva posseduto. - Stupido kappa, - mormorò, sentendo caldo al volto. – Stupido kappa ingenuo. Con lentezza, si chinò in avanti e portò le labbra vicinissime alle sue. Percepì le palpebre di Gojyo socchiudersi e le sue lunghe ciglia palpitare a poca distanza dai suoi stessi occhi... una sensazione apparentemente insignificante, ma che sembrò scatenare in lui una tremante eccitazione. Il bacio fu delicato all’inizio, poi un pigro gioco di labbra calde subito seguito dalle lingue più esigenti e sensibili... i due furono costretti a separarsi in fretta, senza fiato. Sanzo era praticamente a cavalcioni del kappa, e continuava a stringere risolutamente il suo sesso scivoloso tra le dita. - Prima non... non ero dell’umore giusto per farlo, - disse Sanzo, leccandosi le labbra tumide. - Adesso sì? – domandò Gojyo, inarcando un sopracciglio. Il bonzo non rispose, strofinando il pollice sulla punta della sua virilità. Gojyo si inarcò profondamente, stringendo i denti. Sanzo lo fissò meravigliato; quando provava piacere, il suo volto bellissimo si trasformava in una maschera quasi di dolore. E non aveva ancora emesso un suono... cosa strana, visto che di solito Gojyo era un amante decisamente vocale. Del resto, però, nemmeno lui aveva voglia di parlare... Si staccò per un attimo da lui, finendo di spogliarlo per poi levarsi di dosso pantaloni e camicia. Il contatto della pelle nuda con l’aria gli diede una sensazione elettrizzante. Ancora gli sembrava strano, che il kappa restasse così passivo... però decise di non spezzare quel silenzio, mentre si infilava due dita in bocca per coprirle di saliva. Senza emettere alcun suono, Sanzo si sfiorò i glutei, aspettando il dolore che però non arrivò minimamente... allora, si limitò a lubrificare la zona, penetrandosi con cautela. Mantenne sempre un volto impenetrabile, ma non riuscì più a trattenersi quando si accorse degli occhi di Gojyo su di sé. – Ah... – gemette piano, tirando indietro la testa... sentì la mano di Gojyo toccargli esitante il ventre, mentre si posizionava a cavalcioni del suo bacino e spingeva all’indietro... Sentì i propri muscoli già allentati cedere con naturalezza all’invasione. Il membro di Gojyo era così caldo e pulsante e forte che non poté evitare un denso gemito. Si curvò in avanti, cercando con il proprio il viso di Gojyo e appoggiando la fronte sulla sua. Iniziò a muoversi, lento, cercando di prendere un passo tranquillo, ma scoprì di essere davvero molto eccitato. Bastarono poche spinte, e si sentì sul punto di venire... ma inaspettatamente fu Gojyo a precederlo, afferrandogli la testa con forza tra le mani e tirandolo in basso per un bacio feroce... Sanzo sentì il suo stesso corpo contrarsi in preda agli spasmi, mentre il seme bollente dell’amante lo inondava. Il tutto era successo nel silenzio... erano venuti entrambi, e senza emettere il minimo suono. Gojyo ansimava pesantemente, i polmoni doloranti e vuoti d’ossigeno. Provò un ultimo brivido, quando la calda guaina del corpo di Sanzo si allontanò da lui... si sentì improvvisamente indifeso, mentre gli tendeva le braccia e lo stringeva fortissimo a sé, senza riuscire a dirgli nulla del turbine di parole ed emozioni che aveva dentro. Sanzo gli aveva appena donato qualcosa di enorme... di stupendo... Sanzo, lo schivo e scorbutico Sanzo, gli aveva appena dimostrato con gesti inusuali tutta quella totalità di emozioni che non poteva essere definita in alcun modo. Con rapimento, Gojyo lo strinse forte a sé, tirando il lenzuolo sopra entrambi. - Non esagerare, - sbottò debolmente Sanzo, divincolandosi, ma con ferma dolcezza Gojyo lo tenne contro di sé finchè il bonzo non fu costretto a rilassare il capo sul suo petto caldo. - Possiamo restare così? – domandò Gojyo. Qualcosa di terribilmente infantile e supplichevole tremava nella sua voce. – Ti prego. - Umpf, - fece Sanzo, circondandolo con le braccia. – Non mi sbagliavo. Sei un vero stupido.
TBC
++ FREE TALK ++ Auffa, che fatica... questa storia mi sta prendendo un sacco, ma le scene lemon sono sempre difficilotte da buttar giù... nel frattempo, bacioni a tutte le ragazze che commentano. Mi farò viva presto, non temete.
***4*** “Cielo! Che miracolo / è mai questo? / Le braccia dell’amante, / il silenzio del cuore, / il tumulto dell’anima. / Se un tempo non avevo nulla, / ora ho tutto ciò che occorre.” Enya#16 --- Pioggia. Grandi gocce pesanti, che gli battevano sulla fronte e sul capo con incomprensibile leggerezza. Homura Taishi sollevò lentamente il volto verso l’alto... rimase immobile, sbarazzandosi del kimono, sotto l’acqua scrosciante, lasciando che le lacrime del cielo gli infradiciassero i vestiti. Non gli importava bagnarsi. Voleva una prova tangibile del fatto che fosse ancora vivo, nonostante tutto. E pensare che secoli prima aveva invidiato Konzen Douji e i suoi compagni perché gli erano sembrati in qualche modo fin *troppo* vivi... rise, tirandosi indietro i capelli e allargando le braccia sotto la pioggia, gli occhi chiusi e pieni di antichi ricordi. Konzen era uno di quei personaggi che chiunque avrebbe definito contraddittori... il suo carattere era schivo e irascibile, ma il suo semplice aspetto fisico lasciava presagire tutt’altro. I lunghi e sottili capelli biondi rinchiusi nella solita coda di cavallo, trattenuti dal fermaglio d’argento. Il corpo snello e nervoso, tutto angoli e ossa sporgenti, inguainato nelle diafane vesti violette. Il volto ultraterreno, forte e bello e rabbioso. Gli occhi, infine, di quel colore tra l’indaco e l’ametista. Quanto avrebbe gradito, Homura Taishi, avventarsi su quella sdegnosa creatura e mostrargli i piaceri che l’esistenza poteva offrire... eppure, in breve tempo il dio della guerra era stato costretto a ricredersi sul conto di Konzen Douji. C’era qualcosa, sì... qualcosa di sfumato e indefinibile, che sembrava ammorbidire le sue durezze, a tratti. Era l’affetto per quel bambino urlante dagli enormi occhi d’oro che si trascinava sempre dietro? Era la lealtà nei confronti dell’amico Tenpou? L’ambivalenza, il sentimento fatto di attrazione e repulsione contro l’opposto in tutto Kenren Taisho? Bah... di certo, Konzen Douji si sarebbe rivoltato nella tomba, al pensiero che la propria reincarnazione fosse un ospite abituale del letto di Sha Gojyo, il nuovo volto di Kenren. Strano come potevano andare le cose, hm? Eppure, Homura non riusciva a ridere. Non riusciva nemmeno a maledire quegli uomini tanto fortunati da avere trovato la meta dei loro sforzi l’uno nell’altro. Lui, l’amore... non era mai stato in grado di stringerlo a sé. Lo aveva trovato, e lo aveva subito perduto, nella figura amabile ed affettuosa di Rin-rei... tanto da trovarsi così disperatamente affamato di calore umano da avventarsi come un lupo su Genjo Sanzo. O forse, Konzen Douji... Immobile sotto la pioggia, Homura rabbrividì. Sentiva freddo, freddo fin dentro il cuore. Eppure, non voleva muoversi... quella, quella pungente sensazione di dolore interiore, era la prova schiacciante che non fosse ancora morto.
Sanzo si svegliò di scatto, tirandosi a sedere e trovando il volto sorpreso di Gojyo a fissarlo bizzarramente. – Che succede? - Mpf, - fece il bonzo, come sempre incapace di esprimere a parole il sollievo nel vedere il compagno. I postumi del sesso del passato pomeriggio si facevano sentire... un certo dolore persistente nella zona renale e addominale, un po’come una pressione costante e pungente. Sanzo contrasse i muscoli del ventre, premendo leggermente con la mano l’area sopra all’inguine. Gojyo si stirò pigramente, sbadigliando. – Hai fatto un discreto sonnellino... - Tu no? - No, - rispose sorridendo il kappa, sornione. – Io sono rimasto sveglio. - Motivo? - ...risponderò soltanto se non hai l’harisen a portata di mano, - sussurrò Gojyo, girandosi su un fianco e puntellandosi su un gomito. – Fa male? - Tzé. Niente di irrimediabile, - sbottò Sanzo. – Tu hai rischiato di farti molto più male di me, prima, quando hai fatto quell’atto da vendicatore. - Ingrato, - sentenziò il kappa, sporgendosi per prendere le sigarette dal comodino. – Vuoi? - Io non fumo quella roba, - fu la stizzosa risposta, mentre Sanzo si procurava il proprio pacchetto di Marlboro rosse. Gojyo gli porse la sigaretta che aveva appena messo in bocca, perché con la punta bruciante Sanzo potesse accendere la sua. Dopo poco, si rese conto che il kappa lo stava fissando con occhi sgranati, mentre si infilava la sigaretta tra le labbra... suo malgrado, simulò un attacco di rabbia per mascherare l’imbarazzo che l’allusione alla fellatio aveva provocato in lui. - Che hai da guardare, stupido? - N... niente, - rispose Gojyo, in tono apparentemente casuale. Poi, all’improvviso, scoppiò a ridere come un ragazzino e gli appoggiò la fronte nell’incavo della spalla. - Ehi! – fece Sanzo, cercando di ritrarsi. Il brivido piacevole del respiro del kappa sulla propria pelle lo aveva colto di sorpresa. Dal canto suo, Gojyo si accomodò col naso contro la sua gola, godendosi il suo misterioso profumo misto di fumo, sakè, tela pregiata, antica pergamena, e rimase fermo. Sanzo fissò la morbida massa dei capelli scarlatti sulla nuca dell’amante, e senza volerlo si trovò a passarci le dita in mezzo, pettinandoli all’indietro. Erano proprio rossi... rossi-rossi, più un color scarlatto che un vermiglio... contrastavano nitidi contro le sue dita troppo pallide che vi indugiavano in mezzo... ne strinse forte una ciocca, quando sentì le labbra di Gojyo posarsi con lascivia sul lobo del suo orecchio. - Uh... - Sanzo, - propose il kappa, con un sorriso scaltro, - che ne diresti di... - Benritrovati!!! – esclamò Hakkai con un sorriso a trentadue denti, comparso apparentemente dal nulla con un vassoio in mano. – Cominciavo a temere per la vostra salvezza. Di entrambi, si capisce... ricordatevi di non gettare a terra i mozziconi di sigaretta, eh? Fate pure con comodo, tranquilli, io non ho visto niente... ehm, comunque, vi esorto a ricomporvi e a venire a cenare con noi, o la scimmia butterà giù la porta! Dunque... tra un’ora, ok? Vi lascio un’ora. A più tardi! Rimasti soli, frastornati sia da tutte quelle chiacchiere che dalla proverbiale imperturbabilità di Hakkai, Gojyo guardò Sanzo, e Sanzo guardò di rimando Gojyo... finché il kappa non scoppiò a ridere, rotolandosi sul letto. - Tzk... che figura! – brontolò Sanzo, tenendosi le guance scottanti tra le mani. - Ah ah... Hakkai è sempre il solito, eh? Devo ammettere che un po’mi inquieta, quando è così, - commentò Gojyo, asciugandosi una piccola lacrima che era spuntata all’angolo dell’occhio per le troppe risate. – Però è stato carino a coprirci, vero? - Hm-hm, - fu la risposta, mentre Sanzo si alzava in piedi, agli occhi di Gojyo una celestiale visione di membra pallide e longilinee, e si dirigeva alla finestra, con la sigaretta in mano. – Non è poi così tardi, - osservò il bonzo, senza voltarsi. – E un’ora potrebbe essere più che sufficiente per... Gojyo sorrise, facendogli posto sul letto e battendo invitante la mano sul materasso. – Decisamente. Sanzo non accennò neppure a un sorriso, avvicinandosi. Eppure, nessuno dei due ne sentiva la mancanza. Che bisogno c’era di smancerie e gesti di circostanza? Era di sentire le proprie mani colme della carne dell’altro, ciò di cui avevano bisogno. Era di stringersi, lasciarsi, perdersi e subito ritrovarsi, di immergersi completamente in quell’amore che andava contro ogni regola, ignorando le proprie paure, dimenticandosi di se stessi e della propria tanto inevitabile quanto odiosa debolezza. - Fottimi, - sussurrò il biondo, strofinando le labbra sulla bocca di Gojyo. – Adesso. - Come siamo dispotici! – disse il mezzosangue, con un sorriso. Sollevò un ginocchio e intrappolò la vita spigolosa di Sanzo tra le proprie gambe, tirandolo sotto di sé con un abile mossa. - Ehi! – qualcosa di simile a un campanello d’allarme risuonò in fondo alla mente di Sanzo. Riusciva ancora a vedere l’occhio d’oro di Homura scintillare per il piacere derivato dall’amplesso che era riuscito a rubargli... ma stare con Gojyo era così diverso! Tanto per cominciare, il kappa era un po’più magro, ed aveva il petto meno ampio. Non lo abbracciava come se avesse desiderato spezzargli lentamente le costole, ma con più delicatezza. E nonostante fosse un seduttore e un amante esperto, tutto sommato era amore, calore, quello che voleva trasmettergli coi suoi gesti. Non era soltanto prevaricazione e vendetta. Fu con questi sentimenti che decise di abbandonarsi a Gojyo. Non aveva intenzione di dichiarargli niente, come al solito avrebbe lasciato tutto in sospeso tra loro. Chi poteva dirlo, forse il loro rapporto era così particolare proprio perché entrambi continuavano a evitare di sancirlo con precisione, consacrandolo con promesse e simili? Bah, non faceva per loro. Il tocco umido della lingua di Gojyo sul pomo d’Adamo lo riportò bruscamente al presente, strappandogli un ansito sorpreso. Contro la sua pelle, Gojyo sorrise. – A che cosa stavi pensando? - Mpf. - Allora... permettimi di farti pensare a me soltanto. Il kappa scivolò con le labbra verso il basso, seguendo la linea dura e diritta dello sterno, mentre con le dita accarezzava un fianco tornito e un bicipite dai muscoli tesi. Sanzo chiuse gli occhi di scatto, quando chiuse le labbra intorno al suo capezzolo sinistro. – Qui sotto... – Gojyo leccò attentamente la sensibile zona circostante. – Qui sotto, sento battere il tuo cuore. – Poi proseguì nella sua corsa, giungendo fino all’addome fremente e prendendosi tutto il tempo necessario per accarezzare la pelle con le labbra, massaggiando vigorosamente il ventre. - Nh... ti vuoi muovere, pervertito... di un... kappa? – Sanzo era già senza fiato, mentre Gojyo temporeggiava. - Tu non sei mai abbastanza paziente, eh Sanzo? – mormorò Gojyo, sfiorando con una mano la virilità del bonzo. – Guardi solo al sodo. Ma i preliminari sono molto importanti! - E allora vai... - Eh? - Ho detto vai! Sbrigati! Fai quello che devi fare, ma... *fa’ qualcosa*! Gojyo sorrise. Non sarebbe mai cambiato, e lo amava anche per quello. Soffiò leggermente sulla carne calda e pulsante, sentendola prendere vita sotto i suoi tocchi. Sanzo tirò indietro la testa con tanta violenza che sentì scricchiolare i muscoli del collo. – Aah... Gojyo rabbrividì con anticipazione. I gemiti del suo amante avevano sempre avuto il potere di eccitarlo terribilmente. - S... stupido kappa! – esalò Sanzo, ansante. – Ti ho detto di far presto... non abbiamo tutto questo tempo! - Ma prima avevi detto... – iniziò Gojyo, petulante. - Lascia stare quello che ho detto! – ringhiò Sanzo. In breve, si giunse ad un’altra situazione tipica di loro due... il bonzo e il mezzodemone si fronteggiavano bellicosi, pronti a venire alle mani o piuttosto a... - Finisci ciò che hai iniziato, kappa, - ordinò Sanzo, stendendosi e ancheggiando leggermente. – Se quella stupida scimmia ci dovesse trovare così, le si bloccherebbe lo sviluppo mentale. - Quale sviluppo? Quale mente? – scherzò Gojyo. Chi avrebbe mai immaginato che potesse essere tanto facile rimediare l’atmosfera guasta? Forse, se l’avessero scoperto prima, metà del tempo che avevano sprecato litigando e sparandosi addosso avrebbero potuto impiegarlo in maniera assai più creativa. – Dei, quanto sei bello, - mormorò Gojyo, chinandosi lentamente. Sanzo fissò la testa rossa, le ciocche scarlatte piovere in avanti coprendogli la visuale mentre il respiro gli si fermava nei polmoni. Il suo stato di eccitazione si trasmise a Gojyo, che aveva appena toccato la base del suo membro con le labbra. – Uhm... potrei continuare così, - pensò a voce alta, poi passò a lasciare una lenta scia di baci lungo l’asta fremente. – Oppure così... – un solo bacio lievissimo, proprio sulla punta. – Come preferisci? - Gh... – Sanzo non voleva rispondergli. Sapeva perfettamente che se l’avesse fatto avrebbe perso la pazienza e si sarebbe infuriato... e non voleva distruggere quell’attimo... quell’attimo così prezioso. - D’accordo, deciderò da solo, - mormorò Gojyo, mimando un tono deluso. Appoggiò delicatamente le labbra sulla punta, restando fermo. Poteva sentire la tensione accumularsi nel corpo di Sanzo... tensione che cercò una valvola di sfogo costringendo il biondo a sollevare il bacino in una muta supplica. In quel modo, Gojyo aprì le labbra e lo accolse in bocca. La sensazione della calda e morbida cavità strappò un gemito a Sanzo... quando poi Gojyo approfittò del suo momento di distrazione per violare con un dito il suo intimo anello, gridò sonoramente. “Bene... può bastare”, pensò Gojyo, mentre si staccava dall’oggetto delle sue attenzioni. Sanzo era già sufficientemente pronto... fin troppo... poteva vedere con chiarezza i muscoli delle cosce tesi fino allo spasmo, che si raggruppavano in un groviglio di nervi e tendini sulle ginocchia ossute. Nell’interno coscia, erano visibili alcune sottili vene bluastre... Gojyo si chinò ancora e ne baciò una, particolarmente evidente sotto la pelle diafana. – Sei pronto? – domandò. - Mpf... sì! - Se senti dolore, promettimi di fermarmi, d’accordo? - Ah, stupido... vai! - E va bene... – Gojyo non aveva bisogno di lubrificanti. Si sputò sulla mano, ricoprendo alla meglio il proprio membro di saliva, mentre Sanzo fissava con una leggera disapprovazione l’intero procedimento, poi sorrise leggermente prima di afferrare l’amante per i fianchi e tirare il suo bacino aderente a sé. Sanzo ansimò forte... era davvero poco dissimile dal ricevere un pugno nelle reni. Si restava senza fiato per la stessa manciata di secondi... e poi si desiderava ricevere soddisfazione. Gojyo si trovò in breve davvero frenetico. Non poteva più aspettare! Con un movimento fluido, entrò in lui. Era meno stretto di quanto ricordasse... ma altrettanto bollente. – Ah... – era incredibile. Quando si univa a Sanzo in quel modo, quasi non aveva più percezione del proprio corpo come essere individuale... aveva la netta sensazione che tutto intorno a lui fosse una massa indistinta di liquido piacere, ansiti, pelle chiarissima, capelli biondi e sfocati occhi violetti... Affondò con forza, poi si ritrasse e di nuovo tornò ad affondare in lui. Dopo qualche attimo di smarrimento, anche Sanzo prese a venirgli incontro. Sentiva le guance roventi, le labbra gonfie. Un uomo con una ferita mortale, era conciato nello stesso identico modo prima di esalare l’ultimo respiro. Ah, ma se fosse davvero morto di lì a pochi minuti... che razza di deliziosa morte sarebbe stata! Avvinghiò le braccia intorno al tronco di Gojyo. Sulla sua schiena, tra le scapole che sporgevano dalla pelle abbronzata, sentì il battito furioso del cuore, lo sforzo dei polmoni vuoti d’aria. E mentre sentiva quel vuoto, quel vuoto che aveva sempre avvelenato la sua anima solitaria, colmarsi lentamente con tutto l’amore e la devozione che il suo amante gli stava donando, recuperò all’improvviso la percezione di se stesso, trovandosi a gemere e ad implorare... per quel piacere sempre crescente che minacciava di esplodere da un momento all’altro. Il primo a raggiungere l’apice fu Gojyo. Sanzo lo vide slanciarsi all’indietro, irrigidirsi e tremare profondamente con un denso gemito, prima dell’acuta sensazione del fiotto di liquido rovente che si spandeva dentro di lui. Quell’ultimo stimolo lo portò all’orgasmo. Urlò con trasporto, aggrappandosi a Gojyo, mentre le onde di piacere diminuivano lentamente di intensità. - Sanzo... – bisbigliò Gojyo, ricadendo su di lui, sfinito. A tentoni, trovò una delle mani del biondo, e la strinse con forza, intrecciando le dita alle sue. – Oh, Sanzo, è stato... - Taci o ti ammazzo! – fu la ringhiosa risposta. – Stai zitto. Stai zitto e non fiatare. Gojyo sorrise, premendo piano le labbra tumide sulla clavicola di Sanzo. – Agli ordini. - Tzk, - sbottò il bonzo, ansante, lisciando una ciocca rossa che ricadeva con noncuranza sulla sua spalla. – E adesso come faremo ad alzarci da qui per andare incontro a quei due sciocchi? - Mi sa che ci toccherà... – sorrise Gojyo, senza accennare a muoversi. La calda tana che avevano ricavato dalle lenzuola appallottolate era davvero confortevole. - Allora via! – esclamò Sanzo, spingendolo giù dal letto senza tanti complimenti. Gojyo atterrò sull’osso sacro, con uno strillo indignato. - Razza di bonzo corrotto... ! Dando le spalle al kappa, che ancora perdeva tempo a lagnarsi, Sanzo sorrise, infilandosi una Marlboro tra le labbra.
THE END.
#FREE TALK# Ma ciao... ci si ritrova come sempre alla fine delle nostre storielle, con il magone... ç////ç GOJYO: Ehm... io sarei contento! ^ ^ E’un problema?! SANZO: °////////° Ma che... ma che caspita mi hai fatto fare, pervertita... ENYA: ^ ^” Ero ispirata così! Uffa, io veramente avrei desiderato che il mio Hommy-chan avesse una parte un pochino più attiva in tutta la vicenda... HOMURA: >< E’già stata abbastanza, credimi!! QUALCUNO MI LIBERI!! Sono legato e imbavagliato in camera di Enya16!! ENYA: Eh eh eh... *__* In attesa di altro, non dimenticate di seguire REBORN, mi raccomando! A rivederci... HOMURA: No, nooooooo! Hellllpp!
Un grazie speciale alla mia cara Lyam e a Kakashi. A tutte le altre, alla prossima fic! ^ ^ Ciauz
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