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Shadow

di Kicchy


Il ritorno di Sephiroth!!! Ebbene sì... dato che questo personaggio è troppo meaningful, ho deciso di dedicargli un'altra fic. Cari signori della Squaresoft, so che Lui e gli altri protagonisti di questa umile storiella li  avete inventati voi e che quindi vi appartengono di diritto, ma non vi preoccupate!!!! Li tratterò benissimo! Sarete fieri di me! Ah, volete denunciarmi per plagio? Vabè... ve la siete voluta... OMNISLASH!!!!!!
Ihihihihih! Che esaurita!
Cara Ria.... passiamo alle cose serie (?). Vorrei dedicarti questa fic come ringraziamento per la fiducia che hai avuto in me... sono commossa... ç__ç
GRAZIE!!

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Faceva freddo nel Northern Crater.
Un freddo pungente, fastidioso...
Il vento ululava come impazzito all'interno della grotta, passava dai pertugi annunciando la sua presenza con gelide raffiche che ferivano il corpo delle persone lì riunite.
Di fronte a loro il pietoso spettacolo di un corpo straziato da decine di colpi mortali, il corpo di un semidio con un'ala sola... un angelo a metà.
Cloud cadde in ginocchio stremato di fronte al cadavere del suo rivale.
Guardò per un attimo ancora quei capelli d'argento puro intrisi di sangue, poi si mise le mani sul viso e cominciò a singhiozzare debolmente.
Cid gli si avvicinò con l'intento di consolarlo e portarlo via da quell'inferno, ma quando la sua mano grande e calda si poggiò gentilmente sulla spalla del giovane mercenario, questi lo scartò con fare irritato.
-Andatevene.-
Sussurrò tra i denti.
-Ma Cloud...- il biondo pilota tentò di avvicinarsi nuovamente a Cloud per aiutarlo a sollevarsi.
-ANDATEVENE HO DETTO!-
Questa volta la voce di Cloud non uscì più in un inudibile sussurro, ma con un urlo disperato che fece indietreggiare Cid.
Vincent si avvicinò all'uomo e lo prese per una mano, scuotendo la testa per fargli capire che Cloud voleva e doveva restare solo.
Cid sbuffò, ma seguì docilmente l'amico, stringendogli forte la mano come per scaricare la propria frustrazione.
Tutto il gruppo seguì Vincent, fidandosi dell'innata sensibilità di quell'uomo senza età e lasciarono Cloud solo a piangere tutto il proprio dolore.
Quando non sentì più alle spalle alcuna presenza, Cloud si avvicinò al corpo straziato che giaceva davanti a lui e lo prese tra le braccia, incurante del sangue che macchiava la sua pelle e i suoi vestiti.
Con un tenero gesto scostò i ciuffi argentei che ricadevano stanchi su quel volto dai lineamenti delicati e fissò Sephiroth nella tetra serenità della morte.
-Perchè mi hai lasciato di nuovo, mio generale? Perchè proprio ora che ho ricordato tutto...-
Le memorie di un tempo dimenticato si affollarono nella mente di Cloud...
...un bambino solo e triste che si era arruolato per poter conoscere il suo eroe, il grande generale dei SOLDIER, Sephiroth...
...una recluta decisa a dare il meglio unicamente per farsi notare da un paio di occhi color del mare...
...un ragazzo timido e silenzioso che riusciva ad aprirsi solo con un uomo che gli aveva dato fiducia ed affetto...
...una notte passata in compagnia di un amico paziente e comprensivo, che lo aveva ascoltato parlare e piangere fino ad addormentarsi sfiniti l'uno tra le braccia dell'altro...
E quando Cloud si accorse dei reali sentimenti di Sephiroth nei suoi confronti... era ormai troppo tardi: la spedizione dei SOLDIER volta a verificare un'anomalia del reattore Mako situato sulle montagne che circondavano la vallata di Nibel, aveva segnato il destino dei due amici in maniera tragica e dolorosa. Sephiroth, infatti, scoprendo in modo drammatico le sue origini ed equivocando l'identità della madre, aveva avuto un crollo emotivo che rivelò le sue debolezze ad un mondo che lo considerava invulnerabile e onnipotente; in poche ore, la consapevolezza della sua fragilità lo aveva condotto alla pazzia, portandolo a distruggere tutto ciò che lo circondava in quel momento, ovvero la città di Nibelheim, tutti i suoi abitanti, il suo amico Zack che aveva cercato di fermarlo e anche il piccolo Cloud.
Zack e Cloud vennero trovati esanimi e mortalmente feriti sul luogo del disastro; il professor Hojo, sconvolto per la presunta scomparsa del figlio, si era lanciato in un folle progetto di clonazione, usando come cavie proprio gli unici amici che Sephiroth avesse mai avuto.
Come risultato Cloud perse la memoria diventando un semivegetale e vivendo in un limbo di formalina e siringhe per anni. 
Finchè non riuscì a scappare grazie all'aiuto del capitano Zack, che si sacrificò per salvargli la vita.
- L'ho promesso a Seph, giovane Cloud... gli ho giurato che ti avrei difeso e protetto... comunque e in qualunque occasione... ora... giurami... giurami che gli starai accanto... non rendere vano... il mio gesto di... abnegazione... nei confronti dell'unico uomo che... abbia mai amato... GIURAMELO CLOUD!-
Nel gelo insidioso di quel cratere, luogo di morte e di vendetta, Cloud pianse tutte le sue lacrime ricordando un amico affettuoso, un compagno intelligente e spigliato, una persona generosa e gentile con cui poter parlare di tutto, con cui potersi confidare, con cui aveva passato ore a ridere e a conversare...
- Ho ucciso l'unico amico che abbia mai avuto. Ho tolto la vita a chi me l'aveva ridata. Accecato dall'ira, dalla convinzione di rappresentare la giustizia ho barbaramente ammazzato l'unica persona che mi avesse accettato... oh Sephiroth perchè... PERCHEEEEEEEEEEEEE'?????-
Le urla strazianti di Cloud colpivano le rocce secolari di quell'umido antro, l'eco rimbombava sinistro, quasi messaggero di morte e disgrazia mentre le lacrime scendevano dai chiari occhi del giovane mercenario fino a raggiungere le pallide guance del suo generale, trasformandosi in minuscoli cristalli di ghiaccio che brillavano come diamanti purissimi.
-Hai sofferto per tutta la tua vita e il colpo di grazia te l'ho inferto proprio io che mi professavo tuo amico... ma c'è giustizia al mondo, maledetti dei? ESISTE UNA GIUSTIZIA?-
Il biondo guerriero pianse e gridò tutta la sua rabbia fino a non avere più lacrime nè voce.
Poi si distese accanto a Sephiroth e prese il corpo senza vita tra le braccia, baciandone le gelide labbra.
-Voglio morire qui accanto a te. Il ghiaccio ci ricoprirà, e staremo insieme per sempre, te lo prometto... amore mio. -
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Un dolce tepore lo avvolgeva... una luce diafana in lontananza e poi una voce profonda, amica...
-Ci rincontreremo...-
Cloud aprì gli occhi, spaesato e confuso.
---ma dove sono? nell'aldilà? Sephiroth, dove sei? vieni a prendermi, ti prego... non voglio stare più da solo...---
-Guarda, si sta svegliando.-
Voci lontane, ovattate...
-Vai a prendere dell'acqua per favore, Cid.-
Luci che diventavano più nitide... il sole forse? O magari una lampadina....
Figure confuse... un viso dai lineamenti delicati, pallido, incorniciato da lunghi capelli neri e con un'espressione preoccupata...
-Mi senti Cloud?-
Una mano tiepida sulla guancia, qualcosa di gradevolmente fresco sulla fronte.
-Do.. dove...-
La voce pacata gli accarezzò dolcemente le orecchie.
-Non sforzarti Cloud... sono Vincent e siamo a casa di Cid. Vuoi bere?-
Il biondino annuì stancamente e Vincent lo aiutò a sollevarsi un po' per fargli bere qualche sorso d'acqua.
-Ci hai fatto prendere un colpo accidenti a te e porç@ §##**!!!-
Vincent fulminò l'amico con lo sguardo.
-Cid, per favore... trattieniti!-
-Ero preoccupato, sai! Stupido vampiro.. (grumble grumble)-
Vincent sorrise e si rivolse nuovamente a Cloud.
-Ora che ti sei ripreso è meglio che ti riposi. Io e il colonnello, qui, andiamo a prepararti qualcosa di caldo.-
Cloud trattenne Vincent per un braccio: la sua presa era debole e malferma e l'uomo s'impietosì, sentendo una stretta al cuore.
-Cosa.. è successo? Il cratere.. Sephiroth...-
Vincent gli passò una mano tra i capelli con fare affettuoso e si liberò gentilmente dalla flebile stretta.
-Ti racconterò tutto a tempo debito. Ora riposati, ne hai bisogno. -
Cloud era esausto e obbedì. Appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi stancamente.
Cid e Vincent lo osservarono per qualche istante, poi spensero la luce ed uscirono in silenzio.
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Dopo aver mangiato qualcosa ed essersi reso conto di dov'era e di essere ancora vivo, Cloud sentì una rabbia furiosa salirgli in petto e il sapore della bile invadergli la bocca.
Il ragazzo porse il vassoio a Vincent che era seduto accanto a lui e, mantenendo lo sguardo fisso sul lenzuolo azzurrino sussurrò tra i denti:
-Perchè mi avete portato via da là?-
Vincent sospirò debolmente.
-Sapevo che prima o poi me lo avresti chiesto.-
L'uomo vide che Cloud stava stringendo il bordo del lenzuolo talmente forte da farsi sbiancare le nocche. Il suo viso era pallido e tirato e un tremito leggero gli percorreva il corpo indebolito. Vicent appoggiò la mano sana su quella del ragazzo e gliela carezzò gentilmente.
-Non potevamo lasciarti là... saresti morto.-
Cloud sollevò il volto rigato di lacrime con uno scatto e guardò Vincent dritto negli occhi di rubino.
-Era quello che volevo, accidenti a voi!!!-
Strappò la propria mano dalla presa di Vincent e si coprì il viso arrossato dalla rabbia.
-Volevo morire accanto a lui... non ho più niente adesso, perchè dovrei continuare a vivere in questo mondo schifoso che non mi ha dato altro che delusioni e dolore?-
Vincent prese una pezza inumidita dalla bacinella sul comodino, scostò le mani di Cloud e cominciò a detergergli il viso.
-Questo è il mondo che TU hai salvato. Qui ci sono le persone a cui TU hai ridato una speranza e credimi... non puoi davvero permetterti di buttare via la vita come fosse qualcosa di vecchio e ingombrante. LUI non te lo permetterebbe.-
Cloud battè furiosamente un pugno sul materasso, ricominciando a piangere silenziosamente.
-Cosa ne sai... COSA VUOI SAPERNE!!!!-
Vincent non si lasciò intimidire dalla rabbia e dalla frustrazione del ragazzo, ma mantenne un'espressione ferma e risoluta sul bel volto sottile.
-Io so più di quanto tu creda, giovane Cloud. Prova a ragionare... il link che le cellule di Jenova avevano stabilito tra te e Sephiroth, esisteva anche tra me e lui... anche tra te e me... Hojo mi aveva usato come una marionetta molto prima che tu e suo figlio nasceste... io sentivo il dolore, la rabbia, conoscevo i vostri ricordi, i vostri pensieri in maniera più nitida di quanto tu possa immaginare.-
Per un istante lo sguardo di Vincent si perse nel vuoto, poi tornò sul viso di Cloud: la sua espressione si era addolcita.
-So cos'hai passato. So quanto hai sofferto. Ma ho imparato a mie spese che la vita è comunque degna di essere vissuta anche se hai perso tutto, e non ti permetterò di buttarla al vento.-
Cloud, a queste parole, si calmò.
-Tu sai quanto io amassi Lucrecia, la madre di Sephiroth. E sai anche come mi è stata portata via... sai cosa Hojo ha fatto al mio corpo... avrei voluto rimanere per sempre nella bara in cui mi avete trovato , per non ricordare, per non accorgermi di che mostro ero diventato.-
Un triste sorriso illuminò quei lineamenti finemente cesellati.
-Ma poi, stando con voi, accorgendomi che c'era ancora bisogno di me... mi sono ricreduto. La morte e l'oblìo non sono una soluzione, ma un vigliacco ripiego. La vera forza si dimostra vivendo e combattendo per chi è rimasto, non per chi non c'è più.-
Cloud si asciugò gli occhi con il dorso della mano e guardò Vincent. Il viso dolce di quell'uomo senza età, le sue parole sagge e pronunciate in un tono pacato gli riportarono alla mente Sephiroth e Cloud si sentì istintivamente meglio.
Non riuscì a sorridere... per quello ci sarebbe voluto del tempo. Ma sentì qualcosa aprirsi in lui, come uno spiraglio di luce tra le nuvole dopo un lungo temporale.
-Grazie Vincent.-
L'uomo si alzò in piedi e sistemò i cuscini dietro la testa di Cloud. Poi raggiunse la sbilenca libreria (un'opera d'arte del grande re del bricolage, alias Cid Highwind), scelse un testo dall'aspetto usurato e lo porse a Cloud. 
-Astronomia?-
Vincent gli fece l'occhiolino.
-Mi sembrava di ricordare che ti interessasse... sai... Rocket Town non è molto grande, ma ci sono un sacco di cose che un ragazzo come te potrebbe fare...-
Detto questo, si voltò e uscì.
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Non ci volle molto perchè Cloud si rimettesse. La vicinanza di Cid e Vincent giovava parecchio al suo umore, tanto che il ragazzo ricominciò a fare qualche sorriso e a parlare, cominciò ad uscire inizialmente per qualche passeggiata nel verde che circondava Rocket Town, poi in città per trovare qualcosa da fare.
Lavorò per un po' nel negozio di armi, ma ben presto quel mestiere gli venne a noia. Passava un sacco di tempo a leggere i vecchi testi universitari di Cid, finchè un giorno prese una grande decisione.
Erano a cena nella calda cucina della casa di Cid. Vincent come sempre, essendo l'unico capace di preparare qualcosa di almeno decente, stava trafficando con le pentole, mentre Cid fumava con i piedi appoggiati allo schienale di una sedia.
-Un giorno o l'altro ti ribalterai e quel giorno io riderò fino a morire sbudellato.-
Cid rivolse pigramente lo sguardo su Vincent.
-Due cose, Mister Valentine. Uno, se tu osassi ridere di Cid Highwind ti rifilerei una punizione esemplare. Due, guai a te se osi morire prima di me. Ti inseguirei fino all'inferno e ti trascinerei fuori per quei capelli di cui vai tanto fiero.-
Vincent sorrise senza voltarsi.
-Che romantico...-
Cid si alzò in piedi e raggiunse Vincent, abbracciandolo da dietro e appoggiandogli il mento su una spalla.
-Credo di averti dimostrato in più di un' occasione quanto possa essere romantico, vampiraccio!-
Vincent si girò tra le braccia di Cid in modo da poter guardare in quegli occhi di un blu infinito.
-In quel caso io parlerei di perversione, più che di romanticismo...-
Le ultime lettere le sussurrò direttamente nella bocca di Cid, che senza mezzi termini prese possesso delle labbra di Vincent mordendogliele delicatamente per garantirsi un accesso in quel sogno vellutato.
Il sapore secco e aspro del tabacco nella bocca di Cid non infastidiva più Vincent... solo la sensazione di quella lingua che accarezzava con estrema passione la sua lo faceva salire in paradiso e ogni volta sentiva lo stomaco contrarsi come se fosse una scolaretta alle prese col suo primo bacio.
Vincent intrecciò le mani tra i capelli del suo uomo e lo trasse ancora più vicino, rispondendo a quel bacio passionale con tutto se stesso.
Cid sentì il sangue ribollire nelle vene e si lasciò sfuggire dei gemiti sensuali che infiammarono ulteriormente il desiderio che già scorreva nel corpo di Vincent...
-Ehi! Mi si stanno cariando tutti i denti a stare qui con voi... potreste, almeno ogni tanto, cercare di essere un po' più discreti?-
Cid abbandonò le labbra di Vincent e si voltò con uno scatto. 
-Guastafeste. Proprio adesso che stavo cominciando a divertirmi.-
Vincent era ancora tra le braccia del biondo pilota, approfittò di quella vicinanza per stampargli un sonoro bacio sul collo, dopodichè si sciolse dal caldo abbraccio e tornò alle sue pentole ridacchiando.
Cid gli diede una manata sul sedere e tornò al tavolo bofonchiando e guardando Cloud in cagnesco.
-Guastafeste che non sei altro. Sei solo invidioso! Trovatene anche tu uno così e poi mi verrai a dire 'Oh Cid avevi ragione!!! Non riesco proprio a tenere le mani lontane dal suo...'-
Vincent avvampò.
-Cid, ti sembra il modo? Chiudi quella boccaccia e impara a parlare meno sporco!-
Cid scoppiò in una risata fragorosa.
-Un ex-Turk mi vuole insegnare la buona educazione!!! Ma dove siamo arrivati?-
Cloud si sedette al tavolo accanto a Cid sghignazzando. Quei due erano le persone più diverse e peggio assortite sulla faccia del pianeta, ma costituivano una coppia perfetta. Non ci si annoiava mai in loro compagnia e Cloud si sentiva parte di una famiglia.
Ma ormai era giunta l'ora di lasciare quel nido caldo e accogliente... dopotutto quei due avevano bisogno della loro privacy... Cloud glielo doveva, aveva già ricevuto troppo da loro.
Vincent portò in tavola un abbondante piatto di arrosto e patate per Cid, un altro meno stracolmo per Cloud e una terrina d'insalata per sè.
-Ehi Vince? Non puoi continuare a mangiare così poco!-
Vincent sollevò un sopracciglio con fare scherzoso.
-Sai chi si è spazzolato tutta la torta che ci ha portato Shera?-
Cid strabuzzò gli occhi.
-Tutta? Te la sei mangiata TUTTA?-
Vincent abbassò gli occhi sulla sua insalata e cominciò a mangiare educatamente.
-C'è qualcuno in questa casa che mi fa fare un'attività fisica fuori dai normali standard per un essere umano, poi si addormenta russando e magari pretende che non mi venga fame!-
Cloud sorrise. La sua presenza era davvero di troppo. Non si sentì triste a questo pensiero, ma solo più risoluto nel suo intento.
-Ehm, ragazzi... avrei qualcosa da dirvi.-
Cid interruppe la sua sfilza di improperi e portò l'attenzione sull'amico.
-Ho deciso di frequentare il liceo per gli studi sullo spazio. Andrò a stare alla casa dello studente. Hanno già accettato la mia domanda.-
Vincent si illuminò in uno splendido sorriso e appoggiò la mano affusolata su quella di Cloud.
-Sono fiero di te, ragazzo.-
Cid gli diede una sonora pacca sulla schiena, togliendo a Cloud l'aria dai polmoni.
-Hai deciso di seguire le orme del grande Cid Highwind! Bravo, figliolo... bravo... ah... che soddisfazione!-
Vincent incontrò per un attimo gli occhi di Cid e ridacchiò, quando si rese conto che entrambi stavano pensando la stessa cosa.
-Stiamo parlando come due genitori babbioni e sentimentali...-
Cloud strinse la mano di Vincent nella sua.
-Per me voi due siete stati questo ed anche di più in questi mesi. Se non avessi avuto voi accanto, non so che fine avrei fatto... ma ormai è ora di salutarci... non posso approfittare oltre della vostra gentilezza e della vostra ospitalità.-
Lo sguardo di Cloud si perse prima nello zaffiro degli occhi di Cid, poi nel rubino di quelli di Vincent.
-Seguirò il tuo consiglio, Vince... vivrò. Lo farò anche per LUI. E per mia madre, che è morta senza sapere che fine avesse fatto il suo unico figlio.-
Cid e Vincent si alzarono e raggiunsero Cloud, stringendolo in un abbraccio carico di mille significati, molto più di quanti ne avrebbero potuto esprimere le parole.
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Freddo.
Freddo intenso.
Dolore.
Aprì gli occhi, la sua vista era confusa. Mise a fuoco e tutto ciò che riuscì a vedere fu roccia.
Muta, grigia. Ruvida.
Tentò di mettersi seduto, ma i muscoli gridavano pietà.
Si guardò le mani, le braccia, la parte di gamba che si intravedeva attraverso i pantaloni lacerati: la sua pelle era pallida, quasi azzurra nel suo candore.
---sono morto.---
Si passò una mano sul viso, sentì le guance scavate, le labbra secche...
---sono morto?---
Con un grandissimo sforzo e con l'aiuto della propria spada che era poggiata al suo fianco, l'uomo si alzò in piedi.
Lentamente, dolorosamente raggiunse la luce che rappresentava l'uscita e quando fu fuori il sole ferì i suoi occhi abituati a null'altro che ombra.
Cadde in ginocchio con un urlo inarticolato , lacrime di dolore gli bagnavano le guance e una massa spettinata di capelli d'argento gli ricadde sul viso: Sephiroth era tornato nel mondo dei vivi.
Era uscito dal ventre della terra, ripetendo come in un rito sacro il miracolo della nascita.
E adesso urlava disperato, bisognoso di sentire il suono della propria voce in quel deserto di ghiaccio nel quale era imprigionato.
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Cloud si svegliò di soprassalto sudato e ansimante. Si tolse i capelli dal viso e si guardò intorno.
Era nella sua camera, tutto era al proprio posto e una luce rosata entrava attraverso le veneziane disegnando sottili arabeschi sulla coperta e sul pavimento.
---cos'è questa sensazione? mi è sembrato di sentire qualcuno urlare...---
Riaffondò la testa nel cuscino e appoggiò un braccio sugli occhi tentando di rilassarsi, di far calmare la tachicardia che l'agitazione gli aveva provocato.
---un incubo, non c'è altra spiegazione.---
Ma sapeva di star mentendo a se stesso. Aveva sentito vivissima la presenza di Sephiroth e un'onda di ricordi lo aveva sommerso riportandolo con la mente agli ultimi, tragici momenti della battaglia contro quell'uomo.
---Sephiroth è morto. il suo corpo riposa tra i ghiacci e la sua anima è tornata nel Lifestream. perchè mi devo angosciare così...---
Cloud guardò la sveglia sul comodino: erano appena le sei di mattina. 
Con un colpo di reni si alzò dal letto, raccolse in una coda i capelli che ormai gli raggiungevano le scapole, si infilò una tuta ed uscì.
Raggiunti i confini della città cominciò a correre e corse, corse fino a non poterne più, finchè non sentì i polmoni bruciare, finchè non sentì delle fitte alla milza...
Stanco, distrutto e ansante si appoggiò contro il tronco di un albero e si lasciò scivolare a terra sentendo le gocce di sudore solleticargli il viso.
---Sephiroth è morto, me lo devo mettere in testa.---
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Dopo essere emerso dal cratere, Sephiroth si guardò intorno: ghiaccio e roccia, neve e cielo... null'altro.
Sollevò lo sguardo: sopra di sè l'azzurro sereno del cielo gli fece salire alle labbra un nome.
-...Cloud...-
Con quella parola che gli risuonava nel cervello dolce come la melodia di un carillon, cominciò a camminare.
Sephiroth andò avanti per ore affamato, assetato, stanco, dolorante finchè all'orizzonte, confusa come un miraggio, apparve una casa di legno.
Era piccola e isolata, sembrava una stalla più che una casa, ma Sephiroth aveva talmente tanto freddo che sedersi tra quattro mura gli sarebbe bastato.
Con un ultimo sforzo raggiunse la costruzione e bussò.
Poco dopo un uomo anziano e vestito in maniera bizzarra apparve sull'uscio e senza chiedere nulla fece entrare lo sconosciuto.
Il vecchio lo fece sedere di fronte al fuoco e gli appoggiò una calda pelliccia sulle spalle; mentre Sephiroth riguadagnava una temperatura decente, il suo ospite gli preparò una zuppa bollente.
-Tieni viandante, mangia questa e starai meglio.-
Sephiroth non aveva la forza di stupirsi per l'ospitalità dell'uomo, ma decise che il tempo per le domande sarebbe giunto in seguito.
Il vecchio aveva fatto spogliare Sephiroth, gli aveva controllato le ferite e lo aveva fatto entrare in una tinozza di acqua calda e mentre gli strofinava la schiena, Sephiroth finalmente parlò.
-Perchè fai tutto questo per me, vecchio?-
L'uomo alzò lo sguardo, nei suoi occhi sembrava esserci tutto l'universo tanto erano profondi e avevano una luce particolare che li facevano sembrare giovani nonostante la fitta rete di rughe che li circondava.
-E' mio dovere aiutare i viandanti che si perdono nel deserto di ghiaccio.-
Sephiroth cercò di leggere l'espressione di quel viso, ma non ci riuscì. 
-Non è tutto qui, vero?-
L'eremita smise di strofinare la schiena dell'uomo seduto nella tinozza e portò lo sguardo sul fuoco che danzava nel caminetto.
-Tu hai sofferto. Hai sofferto più di chiunque altro e il senso di colpa sta divorando la tua anima. E' giunta l'ora che le ombre si dissolvano e che i raggi del sole tornino a splendere nella tua vita.-
Sephiroth era perplesso.
Quell' uomo diceva il vero: il suo cuore era attanagliato dai rimorsi e tutto quello che ricordava della sua vita era solo dolore.
Ma lui come lo sapeva?
Chi era veramente quell'uomo?
-Non porti troppe questioni, straniero... accetta la mia ospitalità come fosse un dono e poi riprendi il tuo cammino. La strada che ti porterà alla tua meta è lunga e difficile, ma la tua forza è grande.-
Sephiroth decise di dare retta al vecchio eremita e dopo essere uscito dalla tinozza, si asciugò di fronte al fuoco e indossò i vestiti che l'uomo gli aveva preparato: vecchi calzoni e un pesante maglione di lana.
La mattina dopo Sephiroth, improvvisamente com'era arrivato, sparì.
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Vincent si sedette sul divano accanto a Cloud porgendogli una tazza di the fumante e appoggiando la propria sul tavolino di fronte a sè.
-Di cosa volevi parlarmi, Cloud?-
L'uomo sapeva già qual'era il motivo che aveva spinto Cloud a recarsi da lui e l'espressione smarrita sul viso del ragazzo aveva rafforzato i suoi sospetti.
-Si tratta di Sephiroth.-
Vincent sospirò.
-Hai sentito la sua presenza.-
Quella di Vincent non era una domanda, infatti anche lui, per un istante, aveva percepito l'aura di Sephiroth chiara e nitida come un colpo di pistola sparato da vicino.
-E' successo anche a te, vero Vince? Cosa significa, me lo sai dire?-
Nella voce di Cloud c'era un misto di disperazione e speranza che commosse l'uomo dai lunghi capelli corvini. Ma lui stesso non sapeva a cosa era dovuta quella sensazione... Sephiroth era morto, ne aveva visto lui stesso il cadavere a Northern Crater...
-Cloud, non so darti una spiegazione.-
-Ma tu stesso mi dicesti che le nostre coscienze sono collegate a causa delle cellule di Jenova presenti nel nostro corpo... questo può voler dire solo che Sephiroth è ancora vivo!-
Vincent si voltò verso l'amico e gli poggiò le mani sulle spalle.
-Cloud... se qualcosa deve succedere, succederà. Mi hai sempre dato ascolto, fallo anche stavolta, ti prego. Non nutrire speranze in qualcosa che potrebbe rivelarsi una bolla di sapone e scoppiarti tra le mani... non voglio più vederti soffrire.-
Cloud nascose il viso nel petto dell'amico e lo abbracciò stretto.
-Nemmeno io voglio soffrire, Vince... ma se lui fosse ancora vivo... se avesse bisogno di me...-
Vincent accarezzò dolcemente la testa bionda di Cloud.
-Se avesse bisogno di te, te lo farebbe sapere.-
Il ragazzo sollevò gli occhi e guardò il viso sereno dell'uomo di fronte a lui: di nuovo notò che quei modi pacati, quel parlare rassicurante gli ricordavano Sephiroth.
Cloud decise di farsi forza e dare retta alle parole dell'amico, ma in fondo al suo cuore una luce flebile aveva già cominciato a bruciare.
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Sephiroth non aveva bisogno di fermarsi a chiedere informazioni.
Non doveva fare lunghe ricerche o indagini su dove risiedesse Cloud.
Lo sentiva.
Era come se stesse cercando una parte di sè che si era staccata dal suo corpo e pulsava, chiamava, aspettava. Dopo giorni e giorni di cammino, di passaggi rubati di nascosto ai treni e ancora cammino, raggiunse finalmente Rocket Town.
Cloud era lì.
Sephiroth immaginò quella testa bionda, quegli occhi color del cielo, quel sorriso timido e poi la sua forza, il suo coraggio, la sua determinazione...
sentì il cuore agitarglisi furioso in petto e un nodo in gola... voleva vederlo più di ogni altra cosa al mondo ma allo stesso tempo aveva paura.
Lo tratteneva la propria fragilità interiore dovuta ai sensi di colpa, alla consapevolezza di aver fatto del male a Cloud, di averlo deluso e ferito, di aver provocato la morte di persone a lui care... non aveva scuse. Non poteva dimenticare. Ma voleva vedere Cloud. Sentirne la voce.
Anche solo da lontano...
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Il sole batteva sul banco al quale era seduto Cloud. Aveva un libro di fisica aperto davanti agli occhi, ma stava leggendo la stessa riga da ore, senza capirci nulla.
---qui dentro c'è troppo brusio, non riesco a concentrarmi.---
Si alzò con un gesto aggraziato, raccolse le sue cose ed uscì.
Fuori il tempo era bellissimo: il cielo sereno, una sottile brezza profumata di mare gli carezzava delicatamente la pelle, il calore del sole baciava il suo viso tanto che Cloud decise di uscire dalla cittadina per andare a studiare nella pace dei boschi che circondavano Rocket Town.
Circondato dal verde e dalla tranquillità che solo la natura può offrire, Cloud si perse nel suo libro, talmente concentrato che non sentiva nemmeno il canto degli uccelli che lo avvolgeva in una coltre di soffici note.
Finchè un'ombra si proiettò sulle pagine che stava leggendo.
Il ragazzo non osò sollevare la testa, perchè nel giro di una frazione di secondo una cascata di ricordi gli si riversò nel cervello.
Anche quella volta...
La prima volta che il generale che tanto ammirava gli si era avvicinato e aveva parlato con lui per ore...
Gli occhi di Cloud rimasero incollati al libro, mentre il suo cuore batteva all'impazzata, si scuoteva talmente forte all'interno della gabbia toracica che il ragazzo pensava che gliel'avrebbe spaccata per rotolare a terra e farsi raccogliere dalla persona in piedi di fronte a lui.
Poi una voce, lieve come il sussurrìo del vento, dolce come miele selvatico, calda come una giornata d'estate, pronunciò il suo nome.
Il mondo smise per un attimo di girare. Gli uccelli si azzittirono. La brezza cessò di suonare la sua melodia tra le fronde.
Nulla... Cloud non sentì più nulla tranne l'eco di quella voce che gli risuonava nelle orecchie e poi si espandeva nel suo corpo come un balsamo accarezzandone ogni cellula...
Finalmente trovò la forza di sollevare lo sguardo e lentamente osservò chi gli stava davanti: le gambe, il torace, le spalle e poi quel viso pallido, quegli occhi color del mare, i capelli d'argento... Sephiroth...
-Sephiroth...-
Entrambi rimasero immobili, gli occhi negli occhi, mille pensieri che passavano da una mente all'altra senza bisogno di parole, le emozioni conservate per troppo tempo all'interno dei loro cuori che finalmente venivano liberate...
Senza pensare, Cloud balzò in piedi e si gettò tra le braccia di Sephiroth incapace di trattenere ulteriormente le lacrime e pianse, pianse, pianse fino a sentirsi gli occhi gonfi.
Il grande generale si strinse il ragazzo al petto e affondò il viso nei suoi capelli d'oro, respirandone il profumo e sentendosi pervadere da un'incommensurabile nostalgia. Il suo petto sussultava in muti, dolorosi singhiozzi mentre anche il suo bel viso era percorso da luccicanti, umidi sentieri.
Quando Cloud si calmò, si allontanò un po' da Sephiroth, rimanendo però nel cerchio rassicurante del suo abbraccio.
Non riusciva a parlare, non sapeva cosa dire... le emozioni erano troppo forti per poterle tradurre in mere parole...
Così si sollevò sulla punta dei piedi, aggrappandosi alle spalle di Sephiroth per non perdere l'equilibrio e gli diede un bacio leggero come un soffio sulle labbra rosate.
Sephiroth chiuse gli occhi a quel tocco e quando il calore della bocca di Cloud lo abbandonò si sentì morire.
-Cloud, io...-
Il ragazzo gli poggiò la punta dell'indice sulle labbra e scosse dolcemente la testa.
-Non ho bisogno di alcuna spiegazione, Sephiroth. Non mi diresti nulla di quel che già so. Volevo rivederti e adesso sei qui... non ho bisogno di nient'altro.-
Cloud tolse il dito dalle labbra di Sephiroth e si sporse per dargli un altro bacio meno delicato questa volta e più passionale. Le lacrime quiete di Sephiroth non avevano smesso di scorrere dai suoi occhi arrossati e si mescolavano al loro bacio dandogli un sapore ancora più sensuale.
Quando la bocca di Cloud abbandonò per la seconda volta quella di Sephiroth, il fiero generale gli afferrò le mani intrecciando le proprie dita pallide a quelle abbronzate di Cloud.
-Ti ho fatto del male Cloud. Non me lo potrò mai perdonare.-
Cloud scosse vigorosamente la testa bionda, facendo ricadere lunghe ciocche dorate sugli occhi color del cielo.
-Io ti ho perdonato. Non eri in te. Io non ero in me e solo mentre stavi morendo ho ricordato tutto.-
Sephiroth si lasciò sfuggire un debole sospiro dalle labbra socchiuse.
-Ho dato fuoco alla tua città uccidendo tua madre. Ho ammazzato barbaramente la ragazza di cui eri innamorato. Ti ho usato come un burattino per perseguire i miei scopi e tu... -
Cloud liberò una mano dalla stretta di Sephiroth e la portò sulla guancia del suo generale.
-Sephiroth... io ho conosciuto il vero te stesso sei anni fa, in caserma. Un uomo capace di commuoversi, di amare, di farmi sentire importante. Non avevo mai avuto un amico prima di conoscere te. Quello che è successo dopo non è dipeso da te, l'ho letto nei tuoi occhi al Northern Crater mentre la vita lasciava il tuo corpo... per un istante i tuoi lineamenti hanno assunto un'espressione sorpresa, spaventata... e mentre estraevo la spada dal tuo ventre ti ho riconosciuto. Ho riconosciuto il generale che tanto ammiravo, l'amico che amavo. Ti ho perdonato in quell'istante.-
Sephiroth afferrò la mano poggiata sulla sua guancia e se la portò alle labbra, depositandovi tanti piccoli baci.
Poi strinse di nuovo Cloud al petto assaporando il suo calore, il suo profumo, la sua vicinanza.
Ancora una volta la dolcezza e l'innocenza di quel ragazzo stavano avendo la meglio sulle ombre che attanagliavano il suo cuore, la sua coscienza.
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-Ecco la mia stanza. So che è piccolina... cercherò di farmene dare una più grande.-
Sephiroth abbracciò Cloud e gli baciò la punta del naso.
-Questa va benissimo e comunque mi cercherò un posto dove stare... non voglio causarti problemi.-
Cloud si liberò dall'abbraccio del suo generale, lo prese per una mano e lo tirò fino al letto.
-Per stanotte dormirai qui, poi si vedrà. Cid e Vincent saranno lieti di aiutarmi, come sempre hanno fatto.-
Sephiroth distolse lo sguardo dal volto radioso di Cloud per portarlo sulle proprie ginocchia.
-Vincent Valentine... un altro essere umano vittima della pazzia di mio padre...-
Cloud sollevò il volto dell'amico con la punta delle dita in modo tale da fissare i propri occhi nelle profondità verde mare di fronte a lui.
-Vincent ha sofferto molto, ma in Cid ha trovato una ragione per vivere. Ce la faremo anche noi.-
Sephiroth portò una mano sui capelli di Cloud.
-Sono successe troppe cose perchè tutto possa venire messo in una cassaforte e buttato in fondo all'oceano... io... non posso dimenticare.-
Cloud lasciò che Sephiroth gli carezzasse i capelli per un po' prima di rispondere.
-La tristezza, il dolore lasciano un graffio sul cuore e anche se la ferita guarisce, rimane indelebile una cicatrice. Ma nonostante questo io non posso fare a meno di te Sephiroth: vivere in tua assenza sarebbe peggio che riaprire quella ferita e rivivere il dolore della mia vita tutto in una volta.-
Sephiroth si bloccò a quelle parole.
-Sei cresciuto.-
Cloud appoggiò la testa sul cuscino e fece spazio all'amico perchè si distendesse accanto a lui. Appena Sephiroth si fu messo comodo, Cloud si rannicchiò contro il calore del suo corpo.
-E' passato diverso tempo da quando ci siamo incontrati. Mi sono successe molte cose, ho conosciuto delle persone, sono passato attraverso un'infinità di situazioni diverse. Ho dovuto prendere delle decisioni, ho combattuto e ucciso, ho pianto e sepolto i miei amici caduti durante questo viaggio, ho scoperto che talvolta i nemici non sono tali per definizione, ma solo persone come me che perseguono un proprio scopo o che ubbidiscono agli ordini... così ho imparato che tutto è relativo, tranne la coerenza con se stessi.-
Sephiroth sorrise alle parole del giovane amico, era maturato veramente tanto, tra le sue braccia stringeva un Cloud totalmente diverso da quello che era entrato tutto tremante e balbettante nel suo ufficio sei anni prima. 
-Ho sempre pensato che fossi un ragazzo sveglio, piccolo Cloud!-
Il ragazzo si strinse ancora di più al corpo tiepido accanto a lui, godendo di quella vicinanza tanto sognata. Non gli importava più nulla del passato... sì è vero... il ricordo dei terribili momenti vissuti era incancellabile, ma il fatto di avere Sephiroth era la miglior medicina per curare le ferite inferte al suo spirito.
Inoltre la speranza più grande era di sortire lo stesso effetto sulla fragile psiche dell' amico, duramente attanagliata da tremendi e radicati sensi di colpa.
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I due si erano addormentati l'uno tra le braccia dell'altro sul piccolo letto di Cloud.
I raggi argentei della luna entravano attraverso la finestra priva di protezioni ed illuminavano i due corpi intrecciati l'uno all'altro.
Cloud si svegliò sentendo Sephiroth borbottare qualcosa nel sonno e rimase incantato a guardarlo mentre dormiva con le labbra socchiuse.
Si sollevò sul gomito e si chinò sull'uomo, scostandogli dal volto alcune ciocche. I lineamenti del viso di Sephiroth erano perfetti, sembravano scolpiti nell'alabastro più puro e levigato: il naso dritto, le sopracciglia sottili, la fronte liscia, gli occhi leggermente a mandorla, le labbra invitanti... e poi il collo: bianco, sottile, percorso ai lati da vene e arterie vitali che pulsavano ritmicamente a ritmo col cuore... tu-tum...
tu-tum...
Cloud non resistette alla tentazione di assaporare quella pelle vellutata come una pesca... appoggiò delicatamente le labbra sulla gola di Sepiroth posandovi un bacio leggero, poi un altro e un altro ancora... sporse appena la lingua per assaggiare che sapore avesse e sapeva di mare e di frutta, dolce e salata come il desiderio... come la passione. 
Cloud succhiò dolcemente la pelle delicata ai lati del collo di Sephiroth, incurante ormai di svegliarlo... anzi, il suo intento era proprio quello. Voleva baciarlo per tutto il corpo, baciarlo e accarezzarlo... Infilò una mano sotto il suo maglione tracciando vagabonde spirali sul petto di Sephiroth, intorno ai piccoli capezzoli, poi giù verso l'ombelico e di nuovo su, ai lati del torace fin sotto le ascelle.
Cloud, acceso dal desiderio a quel contatto di seta sotto i palmi delle mani, infilò anche la testa sotto la maglia del compagno e cominciò a lasciare una traccia umida di baci su ogni millimetro di pelle che riusciva a raggiungere.
Improvvisamente il calore della lana abbandonò la schiena di Cloud, che si trovò faccia a faccia con l'uomo che stava così sottilmente tantalizzando.
Sephiroth si era alzato sui gomiti facendo scivolare il ragazzo su un punto del suo corpo che aveva reagito prontamente alle cure di Cloud.
-Sephir...-
Cloud non riuscì a terminare la frase, perchè l'uomo lo trasse su di sè per baciarlo sulle labbra e poi ancora, cercando la lingua del ragazzo con la propria, togliendogli il respiro con tutto il desiderio che per anni era rimasto insoddisfatto.
La bocca di Cloud era calda, invitante... Sephiroth immaginò quel calore al gusto di miele su altre parti del suo corpo e si sentì bruciare da un fuoco che aveva origine nelle proprie vene e si espandeva rapidamente in ogni cellula e tessuto di sè.
-Ti voglio... voglio fare l'amore con te.-
Cloud appoggiò gli avambracci sul petto di Sephiroth e guardò in quegli occhi resi ancora più profondi ed espressivi dal desiderio.
-E' un ordine, generale?-
Sephiroth sorrise e spinse Cloud sul materasso, bloccandogli le mani sopra la testa e adagiandosi su di lui.
-E' un invito, soldato.-
Cloud sollevò il viso per baciare Sephiroth, mentre affondava le mani in quella massa di splendidi capelli e poi scendeva giù, fino alle anche per sollevare il pesante maglione e sfilarlo dal busto del suo amante.
Dolcemente passò le dita sulla schiena di Sephiroth facendolo gemere piano a quel tocco impercettibile e poi di nuovo tornò alla sua bocca incontrandolo in un bacio che lasciò entrambi storditi.
Fuori la luna guardava curiosa, i suoi raggi non erano invadenti come quelli del sole, ma si limitavano ad accarezzare i corpi intrecciati sul letto disfatto donando alla pelle dei due amanti arcane sfumature d'argento.
Sephiroth donò piacere a Cloud senza mai togliergli gli occhi di dosso, godendo di ogni espressione, di ogni sussurro, di ogni gemito del ragazzo avvinghiato a lui. Per un istante chiuse gli occhi, solo un istante... il momento culminante di quell'atto d'amore... un istante in cui la sua gola sospirò il nome del ragazzo che amava con tutto se stesso... Cloud... Cloud... ti amo...
Sephiroth si svegliò... fuori era ancora buio, ma già l'orizzonte rosato prometteva l'alba di un nuovo giorno.
Le ombre si dissolvevano, la luce rinasceva in un ciclo che nessuno avrebbe potuto arrestare... nemmeno lui, nemmeno la sua pazzia c'era riuscita... e tutto per merito dello scricciolo addormentato tra le sue braccia.
-Mi hai salvato di nuovo dall'ombra, mio piccolo, coraggioso Cloud. Voglio credere in te come tu hai creduto in me e andare avanti... la vita avrà un altro sapore se tu sarai al mio fianco.-
Osservò estasiato i raggi del sole nascente illuminare il suo Cloud, il suo amore, poi si rannicchiò contro di lui e tornò nel sereno oblio del sonno.

**OWARI**

Note della scleratissima autrice:
Ho un grande debito nei confronti della mia link-amica Chocolat, che mi ha aiutata per il plot di questa fic (leggi: ne ha scritto un pezzo) ed ha corretto i grossolani errori commessi per pigrizia. E poi... so che queste due creature sono destinate ad un amore disperato (altrochè Zetsu Ai!!!), ma ho voluto regalare loro una parentesi di serenità. Amo Sephiroth (infatti non riesco a finire il gioco perchè non voglio ucciderlo...) e non mi va di farlo soffrire ulteriormente: l'hanno già fatto soffrire abbastanza quei sadici della Squaresoft (cattivi!).
Un bacio alla vaniglia a tutte le persone che leggeranno questa mia umile fic!








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