Nota: Okay, da come ne parlo (e in seguito ve ne accorgerete) la madre di
Akira è un angelo, ma io sono ottimista di natura e quindi per me reagirebbe
così. ^__^!
Nota2: Mandate commenti! ^__^!
Nota3: A tutte le fan del SenKosh sperando che il mio lavoro venga
apprezzato! ^__^! Scusate se verrà fuori una schifezza ma io ci ho privato!
^__^!
Sguardo
di Mab
Akira Sendo p.o.v.
Cosa nasconde il tuo
sguardo blu come il cielo?
Cosa nasconde il tuo
broncio?
Cosa c'è dietro quell'atteggiamento
distaccato e scorbutico?
Me lo chiedo di
continuo mentre ti osservo, ti sbircio, ti fisso adorante.
Ti amo e vorrei
conoscerti, sapere tutto di te.
Ma tu non vuoi.
Tu neanche mi guardi.
Non mi sfiori neanche
con lo sguardo.
Per te sono
invisibile.
E questo mi fa male.
Perchè mi tratti così?
Eppure siamo amici,
no?
Insomma, ci conosciamo
dalla prima media, siamo sempre stati in classe insieme e conosciamo tutto
l'uno dell'altro.
Ma tu mi guardi come
se fossi trasparente.
O meglio, tu mi
guardi, ma come si guarda un amico, un conoscente, non un innamorato.
Ed è proprio quello
che io vorrei.
Che tu mi guardassi
come se mi amassi.
Vorrei che tu mi
amassi.
Ma tu non lo fai.
Certo, sono
incredibilmente felice che tu sia il mio migliore amico e che ti confidi con
me, anche se solo superficialmente; perchè le cose serie, come i sentimenti,
tu non li sfiori mai come argomento; ma in compenso ci sono io a parlare e
parlare di me dando a te la sola possibilità di ascoltare.
Ed è proprio quello
che tu vuoi.
E io per vedere il tuo
sorriso sarei disposto a fare qualsiasi cosa.
Questo mi spaventa e
mi esalta perchè so che sono pazzo di te.
"Insomma, Sendo! Torna
tra noi!".
L'urlo del professore
mi fa sobbalzare dalla sedia.
Mi accorgo che non sto
fissando la cattedra ma la persona di cui sono innamorato, due banchi
davanti a me nella fila laterale.
Quindi mi volto verso
il professore e con la mia migliore faccia di bronzo sorrido sfacciatamente
e dico: "Mi scusi".
Il professore annuisce
e torna a spiegare.
L'ho scampata.
Come sempre.
Decido di fare almeno
finta di seguire la lezione e fisso con sguardo attento che nasconde tutta
la sua vacuità la lavagna dove il professore continua a fare segni
impossibili e incomprensibili mentre la mia mente vola da tutta altra parte.
Ovviamente la mia
mente è occupata da il solo viso di Hiroaki Koshino, colui che amo e che non
mi guarda.
Accidenti!
Maledetta sfiga!
Ho sempre avuto
successo con le ragazze e mi bastava schioccare le dita per averle tutte ai
mie piedi, e invece, ora che mi sono innamorato SERIAMENTE la persona che
amo non mi si caga di striscio.
Ma che cazzo!!
*
DLING, DLOG, DLANG.
Evviva!
La campanella!!
La tortura è finita!!
Con passo deciso mi
avvio agli armadietti, afferro il borsone da basket dove tengo tutta la mia
roba e mi dirigo verso la palestra dove passerò l’altra metà del pomeriggio.
Con un sospiro
spalanco la porta e le urla di Taoka mi giungono forti e prepotenti alle
orecchie: “SENDOOOO!! MALEDETTO SCREANZATO! SEI IN RITARDDO!!”
“Scusi coach!”.
Sfrondo un sorriso
disarmante a trentadue denti mo de pubblicità del dentifricio o di filo
interdentale e lui rimane basito e io lo supero nascondendomi nella
sicurezza degli spogliatoi.
Vi entro, ovviamente,
lo trovo vuoto visto che tutti i miei compagni di squadra sono di la a
correre.
Mi cambio con
lentezza.
So che riceverò
unp0altra strigliata da Taoka ma non me ne importa.
Non ho proprio voglia
di allenarmi oggi.
Soprattutto perché mi
sento stanco e avvilito.
Come posso fare per
risolvere la mia situazione con Hiro??
Voglio a tutti i costi
stare con lui non come amico, ma come qualcosa di più.
Voglio a tutti i costi
prenderlo per mano, osservarlo negli occhi senza aver paura di tradire i
miei sentimenti, abbracciarlo, baciarlo, fare l’amore…
O più semplicemente
osservarlo.
Voglio lui in tutto il
suo essere e lo voglio ora!!
“Capitano, muoviti.
Taoka sta per farsi prendere da un infarto isterico se non sei in palestra
tra due secondi!”.
Fukuda è entrato nello
spogliatoi spalancando la porta con la solita grazia.
Capitano, è così che
mi ha chiamato.
Mi fa uno strano
effetto essere chiamato così!
Sì, ora sono in terza,
Uozumi se ne è andato e ha affidato a me il compito di guidare la squadra,
ma….
Non so…
Mi fa uno strano
effetto!
“Sì, sì, arrivo!” dico
chiudendo la borsa.
“Senti, capitano… Che
cazzo hai ultimamente?” chiede Fukuda incrociando le braccia sul petto.
“Niente, perché?”
chiedo.
“O, avanti! Non dire
cazzate! Permettimi di aiutarti, in fondo sono in debito con te!” sbotta lui
scrollando le spalle.
“Ancora con quella
storia? E’ stato più di un anno fa…” sorrido sbalordito con un leggero
sospiro.
“Be, mi hai cambiato
la vita” dice Kitcho “Se non fosse stato per te io adesso no starei con
Soichiro”
“E mi subisco di come
Jin riesca a sopportarti!” dico sorridendo.
Ho fatto una battuta,
ovviamente.
Non li offenderei mai.
So che per Kitcho è
importantissimo stare con Jin, visto che gli sbavava dietro dalle medie.
E poi, potrei
dirglielo.
Insomma, lui è gay,
no?
Non mi giudicherà mai
per essermi innamorato di Hiro.
“Ahahah!” dice con
tono canzonatorio “Molto spiritoso! Comunque spara!”
“Okay, sparo!” dico
sorridendo “Sono innamorato”
Lui sgrana gli occhi e
mi fissa.
Cha cavolo gli
piglia??
“Chi è la fortunata
stavolta?” chiede dopo un attimo di silenzio.
“IL fortunatO!”
preciso.
“E chi sarebbe
costui?” chiede.
“Koshino” rispondo.
“Ma va!” dice con lo
stesso tono di uno che la sa lunga.
“Che vuoi dire?”
chiedo infastidito dal suo tono.
“Che lo hanno capito
tutti!! E’ così evidente! Insomma, non fai altro che fissarlo! Lo veneri e
lo tratti con i guanti! E quando arriva lui ti si illumina tutto i viso!”
spiega lui.
“Lo sanno TUTTI?”
chiedo sbalordito.
“Sì, anche Taoka!”
dice ridendo.
“CHHEEEEEEEEEE?????????? Anche il coach??” urlo.
Non è possibile…
Devo aver capito male…
“Hai capito
benissimo…” dice lui con un sorrisetto divertito.
“Non è possibile… No,
vi prego, dimmi che non è vero…” sussurro.
“Va be, è meglio
andare di la prima che il coach scleri!” dice Fukuda prendendo la porta.
“Okay, okay…” dico e
anche io esco.
Quando siamo sul
corridoio tra la porta dello spogliatoio e quella della palestra, lo afferro
per un braccio e gli chiedo: “Perché quando ho detto che sono innamorato, tu
hai sgranato gli occhi?”
“Sentire parlare di
amore da te mi ha stupito piacevolmente. Sono contento che tu ti sia
innamorato di lui”
“Sì, ma lui non ama
me…” sospiro piano.
“Mai dire mai!”
risponde sibillino.
Che voleva dire?
“Kitcho…”
“SENDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!! MUOVITI O TI RAPO A
ZEROOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” l’urlo di Taoka mi interrompe.
“NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!! I MIEI CAPELLI NO!!!!!!!!!!” urlo disperato.
Toccatemi tutto ma non
i capelli!
E visto che conosco
abbastanza bene Taoka sarà meglio fare come dice.
L’allenamento
comincia.
*
E dura una vita!
Sembra non finire mai!
Queste due ore passano
così lente che credevo di morire.
Sono stanco e ho
voglia di starmene solo, magari di uscire stasera e portarmi a letto qualche
stupida puttanella da disco, per cercare di dimenticarlo.
Per far finta, nel
buio della stanza, che quel corpo e quei gemiti appartengono a Hiro e non a
qualcun altro…
Posso fingere a me
stesso.
Tanto è inutile
continuare a pensare a Hiro.
Lui non mi ha mai
guardato e mai mi guarderà.
Siiigghhh…
Che tristezza la vita!
“Fine
dell’allenamento!” urla di Taoka ponendo la parola fine alla nostra tortura.
Ci dirigiamo
rumorosamente alle docce con sospiri di sollievo e borbottii contro la
fiscalità di Taoka.
“Quell’uomo è un
mostro!” dice uno dei miei compagni.
Sapessi quanto sono
d’accordo con te…
*
Con una doccia veloce
e un vestimento ancora più rapido, molto strano per i miei standard, me ne
torno a casa.
Apro la porta di casa
e la trovo piena di luce e calore.
Ho sempre amato questa
casa.
Mi fa sentire ‘a casa’
e amato.
Esattamente come mi
fanno sentire i miei genitori.
Ed è bellissimo.
“Mamma, sono a casa!”
dico dirigendomi in cucina sapendo di trovarla lì indaffarata a preparare la
cena.
“Ben tornato tesoro,
sono felice che tu sia a casa!” mi dice lei sorridendomi.
So di essere molto più
fortunato di molti miei coetanei ad avere una famiglia così, ma per me
rappresentano la normalità e, anzi, vedere i genitori degli altri, così
isterici ed egocentrici, mi fa provare una sensazione di vuoto, di
inadeguatezza, di confusione.
Io non so cosa voglia
dire tornane a casa la sera e non trovare tua madre o tuo padre che ti
salutano con affetto…
Io non ho mai provato
una cosa del genere e spero di non provarla mai…
“Grazie mamma, spero
tu abbia trascorso una buona giornata” le dico.
Lei sorride: “Come è
andata la scuola? Tutto okay, spero. Ti hanno interrogato? Hanno riportato
il compito di inglese?”
Okay, devo ammettere
che la mia cara mammina è un po’ ossessiva quando si tratta della scuola, ma
chi non lo sarebbe??
Credo che tutte le
mamme siano una piattola quando si tratta di voti scolastici!
… O no?
“La scuola è andata
bene, nessuna interrogazione e la professoressa di inglese non ha riportato
il compito” dico andando a posare il borsone in bagno.
Comincio a svuotarlo e
a operazione terminata me ne vado in camera a lavarmi i capelli.
Mi direte: ti sei
fatto la doccia adesso a scuola, perché non te li sei lavati?
Semplice.
Se mi fossi lavato i
capelli il gel che me li incrosta se ne sarebbe andato e i mie capelli si
sarebbero messi a baschetto e non voglio.
Ho una reputazione da
difendere IO!!
Quindi con calma me li
lavo.
Ho tempo, tanto mio
padre tornerà tra un’oretta dal lavoro.
Con calma li asciugo e
li lascio liberi dal gel.
Mi infilo il pigiama e
scendo in sala a guardarmi la televisione.
Subito Zoya, il mio
cane, uno shar- pey di un anno e messo, mi si accoccola sopra inondandomi
con la sua ciccia.
Alza il musetto e mi
fissa con i grandi occhi neri.
Ma quanto sei teneroso!
Lo abbraccio e lo
bacio sul muso e poi lo coccolo mentre guardo una partita di NBA.
Sento la porta
dell’ingresso aprirsi e sento mia madre salutare calorosamente mio padre:
“Ben tornato Natsuki!”
“Grazie, Nobuko”
sorride mio padre.
“Ciao Akira!” dice
entrando in sala mentre posa la sua ventiquattrore e la giacca su una sedia
e si slaccia i bottoni delle maniche della camicia e se le arrotola fino ai
gomiti.
Si siede sul divano di
fianco a me e si toglie la cravatta.
“Ciao papà” lo
risaluto.
Lui mi sorride e io
ricambio.
Più lo fisso e più mi
rendo conto di somigliargli sempre di più: mio padre è alto, magro e
abbastanza muscoloso, con gli occhi neri e i capelli del medesimo colore
pettinati ordinatamente indietro mentre la sua pelle diafana è ricoperta
dalle fini lenti degli occhiali.
Mia madre, invece, è
totalmente diversa: è piccolissima,alta si e no un metro e cinquanta, ha gli
occhi blu come i miei, i capelli castani legati sempre con un fermaglio un
po’ mossi, le labbra carnose, la pelle chiara un po’ rosata sulle guance ed
è grassottella.
Ed è tenerissima e io
la adoro!
Sorrido.
Sono proprio fortunato
ad avere una famiglia come questa…
*
Dopo cena me ne vado
in camera con la scusa di dover fare i compiti, scusa assai poco credibile
visto che io e lo studio non andiamo affatto d’accordo e i miei genitori lo
sanno bene.
Comunque ho colto il
loro momento di defaillance per andarmene in camera.
Mi butto sul letto a
pancia in giù e affondo il viso nel cuscino.
Sbuffo.
Avrei una voglia pazza
di dire a Hiroaki ciò che provo ma ho paura della sua reazione.
Ho paura di poter
perdere quel poco di rapporto che ho con lui.
Non vorrei che mi
guardasse e mi dicesse che, oltre a non amarmi, non vorrebbe più essere mio
amico.
E io non potrei
sopportarlo.
Anche di soffrire per
sempre non voglio dirglielo.
Però non è gusto,
così…
Insomma, io mi sento
di doverglielo dire, ma ho paura.
Lo ammetto.
Ho paura di Hiroaki.
Io, il grande Sendo,
ho paura della reazione di uno scorbutico prepotente che io amo.
E non lo sopporto.
TOC. TOC.
Sento bussare e con
voce atona dico: “Avanti”
Mi metto seduto e nel
frattempo entra mia madre.
“Tesoro, tutto okay?”
chiede.
“Sì, mamma, perché?”
chiedo sorridendo mentre mi aggiusto meglio il cuscino dietro la schiena.
“Io e tuo padre siamo
preoccupati… Hai una faccia strana, negli ultimi giorni, non sei più lo
stesso… Cos’hai?” mi chiede con faccia preoccupata sedendosi sul bordo del
letto vicino a me.
“Niente, mamma, te
l’ho detto” cerco di uscire dalla conversazione ma so che fino a quando non
otterrà ciò che vuole non se ne andrà.
Infatti mi fissa e
tacitamente mi chiede di essere sincero.
Sospiro e con una gran
fatica cerco di trovare le parole adatte per dirgli ciò che provo: “Senti,
mamma… Tu, con papà… Cioè, chi ha fatto la prima mossa?” chiedo.
“Io, perché?” risponde
mia madre.
“Ecco, a me… Ehm…
Piace una persona… E, non so se piaccio a questa persona e questa persona ha
un carattere un po’ difficile… E io ho un po’ di… Paura, a fare il primo
passo…” dico cercando di stare attendo a non usare il maschile perché credo
che se lo facessi dovrei portare mia madre al pronto soccorso con urgenza di
infarto.
Quindi, per evitargli
qualsiasi tipo di shock, sto più attento del previsto.
“Che intendi per
carattere difficile?” chiede.
“Sì, insomma, è una
persona un po’ nervosa… E scorbutica e... E’ un po’ particolare… E, anche
se ha questo carattere, di lui mi piace tutto e…” e mi blocco rendendomi
conto dio aver usato l’appellativo ‘lui’.
“LUI?” chiede mia
madre sgranando gli occhi.
MA PERCHE’ SONO COSI’
CRETINO???
“Ehm… Sì…” dico
fissandola “Sei arrabbiata?” chiedo timoroso.
“No, e da come ne
parlavi mi sembrava Koshino. Ahahahah! Ho sempre immaginato che ti saresti
innamorato di lui!” ride mia madre allegra e vivace come se gli avessi
raccontato una barzelletta.
“Mamma, io sto
parlando di un ragazzo…” dico.
“Lo so, e allora?”
chiede con lo sguardo di una che è COMPLETAMENTE sincera.
La fisso attonito e
poi la abbraccio: “Sei la mamma migliore del mondo!” dico e gli bacio la
guancia con uno schiocchio.
“Eh, lo so!” dice
allegra.
“Comunque, credo che
tu debba dirglielo. E non guardarmi con quella faccia. So che Koshino è
scorbutico e musone ma no credo che ti tratterà mai male. A modo suo ti
vuole bene e il massimo che potrà fare sarà dirti di no. Quindi, morale
della favola, DEVI dirglielo!” mi consiglia mia madre.
Rimaniamo in silenzio
per un po’ e poi mia madre si alza ed esce.
Prima che lei possa
chiudere la porta la chiama e gli dico: “Mamma, grazie per quello che hai
fatto e detto per me!”
Lei sorride e chiude
la porta.
E io ripenso alle sue
parole.
Forse ha ragione.
In più io non ce la
faccio più a tenermi tutto dentro.
Insomma…
Io SENTo di
doverglielo dire.
Ne ho il BISOGNO.
Mi alzo ed esco sul
corridoio e prendo il telefono portatile e me ne ritorno in camera.
Compongo velocemente
il numero della casa di Koshino e aspetto trepidante mentre il telefono
suona.
“Pronto?” chiedono
dall’altro capo del telefono.
“Pronto, buona sera,
scusate l’orario, sono Akira Sendo e vorrei sapere se Hiroaki è in casa”
dico parlando con la madre, credo.
“Sì, un attimo che te
lo passo” dice la donna.
“Grazie…” dico e
aspetto con calma.
Quando avverto il
rumore di qualcuno che alza il ricevitore il cuore comincia a battermi
forte.
“Akira, sono Hiroaki,
che c’è?” chiede l’inconfondibile voce del mio amico.
“Ehm, potrei venire da
te?” chiedo un po’ titubante.
“Adesso?” chiede.
“Non è il momento?”
chiedo.
“No, non è questo…
Anzi, vieni pure…” mi dice.
“Okay, allora vengo.
Tra 10 minuti sono lì” dico.
“Bene” dice e chiude
la conversazione.
Anche io abbasso il
ricevitore e riappoggio il cordles dove lo avevo trovato.
Afferro la giacca ed
esco con un veloce: “Torno subito” rivolto ai miei genitori.
Corro per la strada e
in breve arrivo davanti casa sua.
Oltrepasso il
canceletto, il giardino e suono.
**
Hiroaki Koshino p.o.v.
Sento il campanello
suonare e so per certo che è Akira.
Pochi minuti fa mi ha
telefonato e con voce affannosa mi ha chiesto se poteva venire qui da me
perché aveva un urgente bisogno di parlarmi.
Di cosa, poi, rimane
un mistero…
Comunque, vado ad
aprire e me lo ritrovo davanti col suo sorriso sfrontato sempre dipinto sul
volto.
“Ciao, Hiroaki” mi
dice lui entrando in casa e togliendosi le scarpe.
“Ciao Akira…” lo
saluto.
Aspetto che termini la
sua operazione e poi lo invito nella mia stanza dopo essere passati in
cucina a prendere qualcosa da bere.
Quando vi arriviamo,
io mi siedo sul letto e lui rimane in piedi di fronte a me.
“Che dovevi dirmi?”
chiedo.
“Una cosa che mi preme
dirti da parecchio…” dice.
“Cosa!” dico
spazientito.
Perché ci gira
intorno?
Che senso ha?
E poi che sarà mai!??
Manco dovesse dirmi
che si è follemente innamorato di me! (à tono ironico)
Tsk!
…
però devo ammettere
che mi piacerebbe proprio che fosse innamorato di me.
Io sono anni che
impazzisco per lui e lui neanche mi guarda.
Ha occhi solo per
quelle puttanelle che si porta a letto.
Maledetto cretino!
Come se io non potessi
dargli più di quelle sgualdrine!
Potrei dargli amore,
amicizia…
Tutto quello che
vuole!
E allora PERCHE’ non
mi guarda??
“Sì, insomma…” la sua
voce mi riscuote dai mie pensieri “… Ecco, io…” si interrompe e poi sbotta:
“Accidenti quanto è difficile!”
“Cosa è difficile?”
chiedo.
“Dirti questa cosa…
Non so se ci riuscirò…” ammette.
“Avanti, non credo sia
una cosa così importante da metterti in imbarazzo!” dico.
“O, sì, invece…” dice
lui.
“E allora parla tutto
d’un fiato!” dico guardando i suoi occhi che mi rendo conto sono velati
dalla paura, dal TERRORE di dirmi questa cosa.
“Ho paura di sbagliare
tutto…” dice abbassando lo sguardo.
“Fallo questo errore!
Non si migliora mai se non si fanno gli errori. Gli errori sono il pretesto
migliore per diventare grandi!” dico cercando i suoi occhi ma non
trovandoli.
Ma che diavolo gli
prende?
Non l’ho mai visto
così…
“Okay, allora parlo!”
dice annuendo e riportando gli occhi su di me.
Si avvicina lentamente
a me e mi si inginocchia di fronte prendendomi una mano e intrecciando le
mie dita con le sue.
Ho un sussulto al
cuore e mi irrigidisco un po’.
Sento la sua stretta
allentarsi ma io gli stringo le dita perché non voglio che si allontani.
Voglio che continui a
tenermi stretto a se senza allontanarsi perché così posso far finta che lo
fa per amore…
“Hiro… Io, da tanti
anni, ormai… Ecco… Io ti voglio bene, te ne voglio tantissimo, ma non come
se ne vuole ad un amico ma come se ne vuole ad una persona speciale… Io…
Vuoi stare con me?” chiede.
Sgrano gli occhi e lo
fisso con sguardo perso.
Che ha detto?
Ha detto che mi vuole
bene come se ne vuole ad una persona speciale e che si vuole mettere con me?
Ho capito bene?
Siamo sicuri?
“Che hai detto…?” gli
chiedo con voce tremate.
“Ti amo, Hiro” dice
rafforzando ancora di più il concetto “Vuoi stare con me?”
lo fisso ancora senza
riuscire a proferire parola.
Perché non mi esce
niente dalla bocca?
Perché non riesco a
rispondergli?
Perché non riesco a
dirgli che anche io lo amo, che voglio stare con lui, che provo esattamente
quello che prova lui?
Perché me ne sto
zitto?
Perché?
Lui mi fissa e poi
annuisce con la testa abbassando lo sguardo e scioglie la mano dalla mia e
si alza.
Sorride amaramente e
dice: “Spero solo che continueremo a rimanere amici…” sussurra.
Ed esce.
E io rimango immobile.
Rimango così anche
dopo parecchio tempo che lui se ne è andato.
Ma che diavolo mi è
preso?
Perché sono
pietrificato e con gli occhi sgranati?
Perché non ho detto
niente?
Perché accidenti!!?
E mi alzo.
Afferro la giacca e
corro veloce verso casa di Akira.
Sento mia madre urlare
ma non le bado.
Ho fretta.
Devo andare da lui e
chiarire la situazione.
Devo dirgli ciò che
provo senza timore calpestando il mio stupido orgoglio e la mia stupida
paura.
Arrivo davanti la sua
casa mi attacco al campanello.
Mi viene ad aprire la
madre che mi sgrida e dice: “Insomma, Hiroaki! Che ti prende?”
“Dov’è Akira?” chiedo.
“In camera sua,
perché?” quasi non finisce la risposta che io già sono volato in camera di
Akira.
Spalanco la porta e
lui alza la testa dalla rivista di basket che stava leggendo.
“Hi… Hiroaki?” chiede.
Non rispondo ne dico
niente ma gli butto le braccia al collo e lo bacio.
Lo bacio a lungo, con
amore e passione fino a quando non avvertiamo il bisogno di respirare.
Quando ci stacchiamo
lui mi fissa sbalordito e mi dice: “Che significa?” chiede.
“Secondo te?”
rispondo.
“Ma prima…” dice.
“Lascia perdere prima.
Ero così felice che tu me lo avessi detto che non mi sembrava vero. Ti amo
da tantissimo tempo e avevo perso le speranze. Credevo che tu avessi occhi
solo per le puttanelle che ti portavi a letto e…” ma mi interrompe
baciandomi ancora.
Ma il bacio non dura
molto perché lui ha usato questo pretesto solo per zittirmi e mi dice: “Io
non ho mai guardato nessun altro all’infuori di te…”
**FINE**
18.12.003
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