Nota
dell’autore: Di
certo non potevo non scrivere una ff su X1999, il mio manga
preferito^__-!!! Scusate se può sembrare che abbia leggermente cambiato
il carattere di Seishiro, se l’ho fatto non me ne sono reso conto,
giuro^^”… I diritti sono sempre delle Clamp (magari fossero miei!!!) e
cose varie.
X/1999:
Sguardo di
Angel/Dev
-
Smettila di guardarmi con quegli occhi, non lo sopporto. – mormorò al
ricordo di quello sguardo che un tempo adorava, che un tempo era così
diverso, così ingenuo, ma che ora aveva cambiato e forse per sempre.
L’uomo
si spostò dal grande albero di ciliegio mentre i petali rosa si posavano
attorno a lui trasportati dal vento, come se eseguissero una danza dai
passi a lui ignoti. Guardò quei fiori che per anni erano stati tinti dal
sangue delle sue vittime.
-
Il vero colore dei petali di ciliegio sarebbe il bianco, ma sono rosa
perché succhiano il sangue dei cadaveri che sono sepolti sotto. – così
gli aveva detto quella volta guardando quel bambino che così limpidamente
gli chiedeva – Ma agli uomini che stanno sotto gli alberi non fa male,
vero? – si era davvero stupito nel sentire quella frase, lo aveva
colpito il modo in cui lo guardava aspettando una risposta fiducioso, gli
era sembrato così candido e ora questa purezza era stata sporcata da lui
come i petali del ciliegio.
-
Farò un patto con te… - quella sua fragilità in quel momento gli era
sembrata così… divertente, sì, teneramente divertente e voleva con
tutta sincerità giocare con lui, fare soltanto un “innocente” patto.
-
…quando ci rincontreremo io cercherò di affezionarmi a te, ma solo per
un anno. Se trascorso un anno ti considererò una persona speciale avrai
vinto tu. Ma se invece non sarà così, in quel caso… io ti ucciderò.
– in quel momento per lui quelle parole non volevano significare niente,
era solo un gioco diverso dal solito che voleva fare con quel bambino dal
carattere così completamente opposto al suo.
All’inizio
non era proprio niente…
Gli
venne quasi da ridere se ripensava al giorno in cui si erano rincontrati.
L’aveva
visto inciampare alla stazione e l’aveva subito riconosciuto grazie al
suo marchio, il segno che era una preda dei Sakurazukamori.
Da
allora l’anno del patto era cominciato.
Da
allora avrebbe dovuto fare in modo di innamorarsi di lui. Avrebbe dovuto
provarci. Sarebbe bastato solo questo…
-
Io ti amo Subaru! – quante volte glielo aveva detto con il sorriso sulle
labbra, eppure sapeva che non c’era verità in quelle parole. Lo aveva
detto così tante volte che ormai gliene era venuta la nausea. Ma nemmeno
una sola di quelle volte si era fermato a pensare se davvero stesse
cominciando a provare qualcosa per lui. In realtà nella sua mente non
c’era la consapevolezza di volerlo amare, lo diceva, sì, ma era solo un
modo per mascherare quella sua voglia di non provarci davvero, l’unica
cosa che realmente gli importava era vincere il patto, a tutti i costi.
-
Io sono fatto così, non provo assolutamente nulla, nemmeno quando uccido
una persona. – e nemmeno in quel tempo passato a fingere con Subaru ci
era riuscito, ma perché non ci aveva nemmeno provato e ora se ne rendeva
conto.
Il
vento cercava di trasportare via quelle parole e quei sorrisi falsi per
lasciare finalmente posto ad una verità che per la prima volta lo
spaventava.
Era
proprio paura la sua, quello che provava quando guardava quegli occhi che
un tempo erano pieni di voglia di vivere e di aiutare gli altri, due occhi
verdi che erano sempre dolci e gentili con tutti, anche con lui.
Ma
ora quegli occhi non c’erano più.
Ed
era stato lui la causa della loro scomparsa.
Ora
al loro posto era arrivata la durezza e la diffidenza di un nuovo Subaru
pieno di odio e rancore verso un uomo che lo aveva soltanto ingannato.
Verso un uomo che non aveva nemmeno provato a tenere fede a quel patto di
7 anni fa – Io proverò ad innamorarmi di te… - ma in realtà non ci
aveva mai provato e sapeva benissimo anche il perché. Per paura, la
stessa paura che quello che gli sarebbe successo gli procurava, non la
consapevolezza che sarebbe potuto morire ucciso dalla persona amata, come
sua madre, ma quello che veniva dopo quel sentimento a lui tanto
sconosciuto.
Era
cominciato tutto per gioco, soltanto per una voglia da parte sua di poter
scoprire un nuovo volto di se stesso che da tempo infinito era rimasto
nascosto, se non addirittura inesistente. Voleva soltanto scoprire come
poteva lui, che non provava alcun sentimento, poter addirittura arrivare
ad amare una persona.
Se
l’era chiesta tante volta e la risposta era sempre stata solo una:
Impossibile.
Ma
quando vide quel bambino con quegli occhi qualcosa in lui era già
cambiato.
Solo
ora se ne poteva rendere conto, se non lo aveva ucciso in quel momento, se
invece gli aveva proposto quella scommessa era solo perché già allora
aveva provato qualcosa per quell’essere così piccolo, così fragile.
Non era stata una scommessa solo con quel bambino, ma anche con se stesso
perché doveva assolutamente scoprire se poteva anche lui in qualche modo
amare.
E
quella scommessa l’aveva persa… anche con se stesso.
-
Subaru… - ma ora dov’era quel bambino non poteva più saperlo, era
sparito da qualche parte nelle profondità del cuore spezzato di un
giovane uomo per cui la fiducia negli altri era tutto e per cui ora
l’unico scopo di vita era la sua vendetta.
Un
ragazzo che non esisteva più.
-
Subaru… - era la seconda volta che si trovava a ripetere il suo nome,
sembrava così distante da lui. Così irraggiungibile.
-
Subaru… - continuava a chiamarlo convinto che in questo modo si sarebbe
fermato, che in questo modo lo avrebbe aspettato… o forse sperava solo
di essere perdonato e… amato da lui…
Non
gli interessava di nient’altro, non gli era mai importato di niente e
nessuno, ma ora improvvisamente quel suo mondo fatto di indifferenza e
cinismo era cambiato, era stato stravolto da quel sentimento che una volta
lui riteneva stupido, inutile, ma di cui ora ne aveva paura…
-
Subaru… non guardarmi così… - era inutile continuare a chiamarlo,
continuare a ordinargli di smetterla di odiarlo, non era questo quello che
voleva, una volta forse il suo odio gli sarebbe bastato, ma ora invece…
-
…Ti amo… - tante volte l’aveva detto senza crederci realmente, ma
questa volta, per la prima volta era davvero quello che sentiva. Questa
volta lui era consapevole del fatto che quello che stava provando così
intensamente per quel ragazzo a cui aveva distrutto la vita era amore.
Perché lui, Seishiro, non il falso veterinario che si nascondeva dietro
ad un paio di occhiali e dall’onnipresente sorriso, non il crudele e
freddo assassino, ma lui, solo Seishiro, solo quello che provava e che lo
costituiva, amava Subaru, più di ogni cosa al mondo, anzi, era l’unica
cosa, persona, che poteva amare.
-
Ti amo Subaru… - per così tanto tempo aveva avuto paura di confessare
questo suo sentimento represso e ora era finalmente riuscito a dirlo quasi
con gioia, come liberato da un peso.
Sorrise.
Chissà
cosa avrebbe pensato Subaru se lo avesse saputo, chissà se sarebbero
tornati quei grandi occhi sognanti.
Chissà…
Lui
comunque non glielo avrebbe detto…
***FINE***
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