É forse la fic cui mi sto dedicando con maggiore impegno... per la difficoltà del genere (western) che non ho mai trattato! La dedico a Mercy che mi ha aiutato con i nomi e che per ora studia lontano lontano!!! ^*^
Sfida all'OK Corral
di Fiorediloto
TITOLO: Sfida all'OK Corral
AUTORE: Fiorediloto
SERIE: Slam Dunk
PARTE: 10/10
STATO: In corso di lavorazione
PAIRING: tutti i canonici
RATING: AU/NC-17
DISCLAIMERS: I personaggi non sono miei, ma del divino Takehiko Inoue!
NOTE: I nomi dei personaggi sono tutti americanizzati. Li trovate tutti
con i corrispettivi in fondo alla pagina, ma vi consiglio di leggere prima la storia e provare ad indovinarli da soli... alcuni sono molto facili, altri un po' meno.
EPILOGO
Ricky Earp, venticinque anni, si passò il dorso della mano destra sulla fronte, ad asciugare l’ennesimo gocciolone di sudore salato.
La siccità dell’estate si trascinava in quell’autunno dell’82, con postumi pesanti per le persone e le bestie, per non parlare dei raccolti. Ricky Earp si soffermò a studiare il dorso bagnato della mano, poi la scostò con una smorfia dal volto. Per un attimo aveva avuto la tentazione di abbandonarsi alla fantasia di un bagno nel laghetto vicino alla riserva dei Kanagawa.
Scosse la testa. Ora aveva qualcosa di molto più serio a cui pensare. Socchiuse gli occhi per difenderli da una volata di vento e terra rossastra.
Una voce, subitanea e spavalda, vicina, gli fece drizzare di scatto il capo.
D’impulso, Hiroaki serrò la mano destra intorno all’impugnatura della sua arma.
Quella del capanno era una ben misera protezione; sapeva che avrebbe dovuto spostarsi. Invece rimase fermo, accucciato dietro il muro roso dai tarli e dalle intemperie, il palmo chiuso intorno al manico, ad attendere che fosse l’avversario a fare la prima mossa.
E l’avversario la fece, ma con tanta silenziosità e rapidità che prima di potersi rendere conto di averlo alle spalle…
«CLANTON!» ruggì, staccandosi dalla testa il secchio non più pieno di vernice, ma prontamente vuotatogli addosso. Si asciugò gli occhi, sputando e tossendo la gelatina collosa, rossa e puzzolente.
«Pare che abbia vinto anche questa volta, Earp» sogghignò Hike Clanton, passandosi una mano tra i capelli diritti all’insù.
«Ah sì?» sibilò un Ricky Earp rosso di rabbia e di vernice fresca. E con altrettanta rapidità si tirò in piedi e gli appioppò sulla testa il proprio secchio, colmo della stessa schifosa pasta densa, stavolta di un bianco candido.
Si posò le mani sui fianchi, contemplandolo con feroce soddisfazione. «Chi ha vinto, Clanton?» ringhiò.
Akira si sfilò dalla testa il secchio, ridacchiando. «Pari, Earp.»
I capelli di Clanton, nero pece, erano adesso di un bianco splendente e innaturale, così come il viso e parte della camicia dalle maniche rimboccate.
Ricky la trattenne in bocca, tra i denti, tra le labbra, ma gli scappò lo stesso: una risatina beffarda.
«Ebbene…?» commentò Hike Clanton, inarcando un sopracciglio.
Lo sceriffo gli si avvicinò, ridacchiando, e gli posò le mani sulle spalle. «Ridicolo, Clanton.»
Hike gli circondò la vita con le braccia. «Se serve a farti ridere…»
«Eccome!» Con un’abile torsione, lo sceriffo girò su se stesso, lo afferrò da un braccio e poi lo mise a tappeto, se così si può dire, giù dritto nell’abbeveratoio dei cavalli.
«Ma che… Earp!» ringhiò l’ex-bandito, sguazzando le braccia nella pozza. Le ciocche, non più diritte contro la forza di gravità, gli erano ricadute sugli occhi come i gambi di fiori marci.
«Sceriffo! Clanton!» esclamò Ken Fujima, passandosi una mano sulla fronte. «Quando vi siete offerti di aiutarci a riverniciare il capanno non credevo che ci avreste aiutati in questo modo…!» Lo sguardo, carico di disapprovazione, si soffermò interamente su Hike Clanton.
«Bastardo!» esclamò Ricky, scivolando nell’abbeveratoio insieme all’ex-bandito. «Idiota!» ringhiò, fissandosi la caviglia che Hike Clanton non voleva saperne di lasciar andare. «Mollami!»
«No!» ghignò Akira, circondandolo con le braccia.
«Sceriffo…»
Ricky affondò i denti nella spalla dell’altro, con forza.
«Violento… sì, mi piaci violento…» mugugnò Hike Clanton, ricambiandolo con un morsetto più gentile sul collo.
«Sceriffo!»
«Sterco di vacca, se ti metto le mani addosso…»
«Oh sì, non vedo l’ora! Perché non lo fai?»
Kenji girò sui tacchi, scuotendo forte la testa.
«Ancora quei due?» gli domandò Toru, vedendolo entrare in casa con aria sconsolata.
L’allevatore annuì, con un sospiro. «Ricordami di non accettare mai più il loro aiuto.»
Rimasti soli a fronteggiarsi, Akira e Hiroaki si fissarono per un breve istante in silenzio. Solo allora lo sceriffo parve rendersi conto dell’equivocità della loro posizione.
Avvampò fino ai capelli.
«Quanti anni hai, Hiro-kun? Venticinque?» lo stuzzicò l’ex-bandito, baciandogli la guancia. «Perché arrossisci ancora come un bambino…?»
«Non mi piace che ci vedano… così» borbottò, tentando di alzarsi, ma Akira lo attirò nuovamente a sé.
«Perché ti vergogni di me?»
«Perché… perché sì. Fammi alzare.»
«No.» Lo strinse al petto e gli baciò la bocca, con fermezza. Lo baciò una volta, un’altra, e alla terza Hiroaki non si dibatteva più. Allora lo lasciò. «Bene, alzati.»
«… eh?» Ricky Earp riaprì lentamente gli occhi.
Akira sorrise. «Il capanno dobbiamo pitturarlo, no?»
«… sì…»
«Ci vorrà il tempo che ci vorrà» osservò compiaciuto, tirandolo dentro.
«Buongiorno! Cosa ti servo?»
«Te l’ho detto cento volte, Bob, non c’è bisogno che urli così…» gemette Aya, sconsolata.
L’avventore, il vecchio Hansel, sorrise dietro gli occhiali spessi. «Una tequila, ragazzo.»
«Arriva!» gridò Bob Clanton, afferrando con disinvoltura la bottiglia dallo scaffale alle sue spalle.
«Nobu, quello è rhum» mormorò Sean.
«Merda, le confondo sempre» borbottò l’ex-bandito, cacciando fuori la lingua.
«Tieni, questa è quella giusta» disse Sean, porgendogliela. Guardò con affetto Nobunaga versare il liquido nel bicchiere… poi rifletté tra sé che se avesse continuato a dare rhum per tequila, tequila per whisky e whisky per gin sarebbero andati presto in rovina. La cosa gli fece colare un lento gocciolone di sudore lungo la tempia.
Quando aveva acconsentito a farlo passare dietro al bancone, al servizio, Sean non credeva che il suo ragazzo potesse mostrarsi del tutto incapace di distinguere i liquori. D’accordo, non era un gran bevitore, ma quantomeno leggere le etichette…
Gli sorse il dubbio che Bob non sapesse leggere un granché.
«E tu diventerai un grande pistolero… il migliore di tutta Tucson, no, di tutta l’Arizona! Hai capito, Fletch?»
«Ray, non torturare il bambino!»
«Vado bene, vero, Sean?» mormorò Nobunaga, guardandolo con i suoi due grandi occhioni neri sgranati e ricolmi di venerazione.
Il proprietario del saloon annuì, del tutto disarmato, accarezzandogli i capelli. «Bene, bene. Fai più attenzione e vai una favola.»
Gli occhioni si illuminarono di gratificazione.
Come barista faceva pena, ma… Nobu era pur sempre Nobu.
«Hisashi…»
Il secondogenito dei Clanton gli posò il palmo della mano sulla bocca, con il solo risultato di farselo riempire di baci.
«Che c’è, Sashi…?» mormorò Kiminobu, con una voce che diede i brividi all’ex-bandito, gli occhi accesi privi dello schermo delle lenti, le guance arrossate, le labbra umide.
«Rumore di passi…»
La bocca di Kiminobu passò a baciargli il polso e l’incavo del gomito, languidamente. «Che t’importa…»
«Ma…»
I lembi della tenda si spalancarono di colpo, lasciando filtrare la luce tutta insieme. «È lui il viso pallido con cui stai ora, Isi?» tuonò un indiano gigantesco, nerboruto e dall’aria furente.
«Nahuel!» ansimò Kiminobu.
L’indiano tirò fuori da dietro la schiena un’impressionante ascia bipenne e si avvicinò, minaccioso. La sollevò sopra la testa. «Tu mi hai rubato Isi, viso pallido! E io uccido te!»
Hisashi si svegliò di scatto, urlando.
«Sashi… che c’è?» mormorò Kiminobu, con voce impastata.
Ash Clanton scosse la testa, massaggiandosi una tempia. «Un brutto sogno…»
Kim Earp lo attirò giù, accovacciandosi con la guancia sulla sua spalla. «Raccontamelo…»
«Non me lo ricordo…» mentì, abbracciandolo.
Era stato proprio un sogno, pensò osservando il suo compagno. Specialmente nel sonno, ma in generale sempre, aveva un’aria così angelica che pareva impossibile sovrapporgli l’immagine sensuale di un attimo prima. Inspirò. Espirò.
Una mano scivolò, noncurante, sul suo fianco, mentre si voltava.
Tranquillo, Kiminobu gli si strinse addosso.
«Kimi-kun…» mormorò, soffiandogli sulle labbra.
Gli occhi del guaritore si aprirono di scatto. Aveva riconosciuto il tono. «Ho sonno, Sashi» borbottò, voltandosi dall’altra parte.
«Ma Kimi…» sussurrò Ash Clanton, sbaciucchiandogli con la dovuta dolcezza il collo nudo.
«Smettila, dai…»
«Ti aiuto io a svegliarti…»
«Ci pensa già il gallo, grazie» replicò il suo compagno.
«E il gallo sa fare questo?» sussurrò Hisashi, sfiorandogli con la punta della lingua l’arco delicato dell’orecchio.
«Dio!» soffiò il guaritore, sgranando gli occhi.
«Già, proprio così» commentò Ash Clanton, soddisfatto.
Più tardi, terminate le schermaglie, l’ex-bandito abbracciò alla vita il compagno accaldato. «… e comunque io dai Kanagawa non ci vengo.»
«… ancora con quella storia?»
«Sì.»
«Bene, allora…» Kiminobu si tirò in piedi, sgusciando fuori dalla sua stretta, «d’ora in poi dormi da solo.»
«Ma Kimi…»
«Ci hai già ripensato?» ghignò il guaritore.
Hisashi chinò il capo. «Comincia a scappare, Kiminobu…»
Mitch Clanton, meglio conosciuto come Mitch Il Rosso, aveva riprovato la mossa più e più volte, con metodo. Non per nulla era il primo, da quelle parti, a sostenere l’importanza dell’impegno e dell’esercizio costante nell’allenamento. Da quando poi avevano ricevuto la notizia che Meenham e Casemite si aggiravano nella zona, la sua convinzione si era rafforzata.
Quando gli parve di aver raggiunto la perfezione, disse a voce alta: «Ora puoi entrare!».
Kay Earp, meglio conosciuto come La Volpe, entrò nell’ufficio dello sceriffo con aria scocciata. «Sei morto, Mitch Clanton» ripeté a memoria, gli occhi al cielo.
Mitch, le gambe appollaiate sul tavolo, estrasse la pistola e la puntò contro di lui, sollevando il cane. «Tu sei morto, bandito» replicò, con un sorriso che doveva sembrargli terribilmente seducente, deciso e maschio.
Kaede lo guardò, inarcando un sopracciglio.
«Embè?» replicò l’ex-fuorilegge. «Non ti piace?»
Kay Earp si limitò a sbuffare e richiudere la porta.
«Tu non mi aiuti a ispirarmi, dannastra volpastra, ecco! Non sei affatto convincente come bandito!»
«Hn. Allora fallo tu il bandito, visto che hai più esperienza» sibilò Kaede, togliendogli la pistola di mano e ficcandogliela nella fondina.
Mitch si alzò. «Pensi di saper fare meglio di me?»
«Esci.»
«Esco, esco! Così vediamo!»
In tutta calma, Kay Earp sedette al tavolo dello sceriffo, anzi, degli sceriffi di ***. Riordinò le carte messe a soqquadro da quel terremoto del suo compagno e si godette qualche istante di silenzio, prima che Mitch cominciasse a picchiare il pugno contro la porta, chiedendogli se per caso non fosse morto o non si fosse addormentato sulla scrivania.
Quasi quasi… Kay guardò con rimpianto il comodo piano del tavolo e poi sbuffò: «Entra».
«Sei morto, volpas…»
Una pallottola si conficcò nel muro a un centimetro dall’orecchio sinistro di Hanamichi.
«… trahh…» ansimò Mitch, voltandosi a guardare il proiettile.
Kaede soffiò sulla bocca della pistola e poi la rinfoderò in tutta calma. «Uno a zero» commentò semplicemente, e incrociò le mani dietro la nuca.
PERSONAGGI E INTERPRETI (in ordine di apparizione):
Ricky Earp ------> Hiroaki Koshino
Hike Clanton ------> Akira Sendo
Ash Clanton ------> Hisashi Mitsui
Kim Earp -------> Kiminobu Kogure
Mitch Clanton ------> Hanamichi Sakuragi
Kay Earp --------> Kaede Rukawa
Bob Clanton ------> Nobunaga Kiyota
Ray Earp -------> Ryota Miyagi
Mean Casemite ------> Minori Kishimoto
Josh Meenham ------> Tsuyoshi Minami
Keith McPerson ------> Kitcho Fukuda
Geene McPerson ------> Soichiro Jin
Sean O' Connor ------> Shin'ichi Maki
Aya O' Connor ------> Ayako (ma ce l'ha un cognome, 'sta ragazza???)
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|