NOTE: … e ho
detto tutto.
DISCLAIMERS: Date alla Rowling ciò che è della Rowling, e a Tes ciò
che è di Tes.
DEDICHE: per questo capitolo, vi prego, fatemi fare una dedica
particolare… è sempre per Manu, e Monchan, e cognatina Saku che ha
fatto il compleanno…
… ma è soprattutto per una persona che per me è fondamentale, che
adoro e a cui voglio bene con tutta me stessa. Quando sorridi e mi
trasmetti il tuo sorriso, quando sei triste e fai venire voglia di
piangere anche a me, quando sei burbero e un po' scontroso, quando
sei felice e mi rendi felice… in qualunque momento, Ca-chan, in
qualunque istante, qualunque cosa succeda, ti voglio e ti vorrò bene
per sempre.
Le parole non bastano, e io non sono mai stata brava ad usarle…
perciò lasciamelo ripetere:Ti voglio bene, fratellino, tantissimo.
Sei la mia forza.
Tes
NOTA 2: lo sto correggendo alle 6:18 del mattino dopo aver passato la
notte a scrivere… il 99% degli errori passerà, pazienza, la riposterò
corretta in caso, dopo averla fatta passare da Raphy-.-… che si farà
altre 4 risate :) …baci a tutti, e scusate ancora^^'''…
SFIDA
capitolo 3
di Tesla
Incrocia Draco in corridoio, ma distoglie subito lo
sguardo da quel
viso affilato, riprende a parlare con i suoi amici. Se Ron, o
Hermione, non fossero troppo presi da se stessi, o Seamus e Dean
preoccupati dalle due ore di Pozioni con i Serpeverde che li
aspettano, chiederebbero ad Harry cosa c'è che non va . La risata
così forzata, gli occhi fissi, INCOLLATI sui loro visi.
E quando Malfoy passa, non una parola o uno sguardo di sfida.
Guarda altrove, altrove… per evitare che i ricordi di ciò che hanno
fatto poche ore prima riemergano, e con essi l'imbarazzo,
l'incredulità, ed i sensi di colpa.
Diceva di amare Ron, e ha fatto sesso con il primo che glielo ha
chiesto… straordinario, Potter, molto coerente.
Ma è inutile sbatterci la testa. È un capitolo chiuso. L'idiozia di
una notte. Ora deve solo dimenticare, perché non è stato nulla di
importante.
L'ultima visione di Malfoy disteso nudo su una panca sparisce quando
scorge il sorriso maligno di Piton alla porta dell'aula. Inizia a
ripetersi febbrilmente in testa tutte le ricette degli antidoti che
hanno studiato.
Questa lezione di Pozioni si prospetta molto, molto lunga.
***
Passa quasi una settimana prima che si trovino di nuovo in una stanza
da soli. Succede tutto per caso.
È domenica mattina, ed Harry è affondato in una delle poltrone della
sala comune deserta, intento a rileggere con cura un passaggio
particolarmente arduo di "Mille Erbe Magiche e Funghi" per il tema
sulle Agavi Sanguinarie per la Sprite. Ripassa sulle righe più e più
volte, ma le parole perdono senso ai suoi occhi, si confondono.
Quando alza gli occhi verso la finestra, scorge uno strappo di cielo
azzurro e assolato. Sente le grida degli studenti che si rincorrono
sui prati o che aizzano ridendo i tentacoli del calamaro gigante
sulla riva. È una giornata troppo bella per passarla a studiare.
Mette da parte il libro, anche se sa che più tardi se ne pentirà, e
Hermione gli farà una lavata di testa perché è di nuovo in ritardo
con i compiti… ma ora come ora, non gli importa assolutamente nulla
di quello che Hermione potrà dire. Ora come ora, ha voglia solo di
rimanere in silenzio, ad osservare il cielo, senza doversi
preoccupare di essere cortese con gli altri.
Ora come ora, ha voglia di essere semplicemente lasciato in pace.
Si arrampica su per il buco del ritratto e si dirige verso la
Guferia. Ha voglia di vedere un po' Edvige, di rimanere in silenzio
ad accarezzarle le piume candide ed osservare il panorama. Lungo i
corridoi non incontra nessuno degli altri studenti, e tira un sospiro
di sollievo; il fantasma di Nick Quasi senza Testa attraversa il muro
un paio di quadri più in là, ma è troppo preso dagli strilli della
giovane dama ritratta spaventata dalla sua improvvisa apparizione, e
dalle urla di Sir Cadogan
("Avanti, vile marrano! Abbandona i tuoi intenti malvagi e affronta
un vero cavaliere!" )
per salutare Harry, e Harry ne approfitta, e si allontana di corsa
nell'ultimo tratto.
Gli è tornato il sorriso.
Entra nella Guferia, e alza gli occhi in cerca di Edvige tra il
centinaio di gufi che sonnecchiano o tosicchiano pezzi di topi morti
al ritorno dalla caccia. Rimane lì col naso in su a cercarla per
cinque minuti buoni, ma non scorge da nessuna parte il manto candido
della sua civetta. È solo dopo un secondo momento che si ricorda di
averla mandata il giorno prima dai Wesley con gli auguri di Natale.
Sbuffa deluso e si accosta alla finestra senza vetri, osserva gli
altri studenti che giocano, o studiano all'ombra dei faggi in riva al
lago. Ogni tanto la superficie dell'acqua viene increspata da un
tentacolo solitario che accarezza l'aria e rimane lì a mollo qualche
istante prima di riaffondare; un gruppetto di ragazzini del primo
anno si siedono a guardarli, ed ogni volta che il tentacolo emerge,
cacciano gridolini entusiastici e lo indicano scoppiando a ridere. Ad
Harry ricordano una scolaresca di alunni Babbani davanti alla gabbia
degli oranghi allo zoo.
Lì nella Guferia, da solo, si sente molto più vecchio dei suoi sedici
anni.
Si sente vecchio… e immensamente solo.
Non c'è più Ron, o Hermione a cui confessarsi, o sentirsi vicino,
perché entrambi hanno scelto un'altra persona a cui aprire
definitivamente il cuore e condividere i pensieri, e non c'è più
posto per lui.
Non ne modo in cui ha bisogno.
Prima era diverso, prima erano tre, ed erano solo loro… ora sono due,
ed Harry non si sente altro che un appendice estraibile di Hermione e
Ron, da ricongiungere quando serve…
Non c'è più Ron. Non c'è più Hermione.
Non c'è più Sirius, la persona più vicina ad un padre e un fratello
che Harry abbia mai conosciuto… gli manca tanto, Sirius, tanto forte
da sentirsi il cuore lacerato in due dal dolore, tanto forte da
desiderare a volte che di essere al suo fianco, ovunque lui si trovi.
Lui, e Sirius, e la sua mamma, e il suo papà… trovarsi di nuovo in
una stanza insieme, come nel riflesso di uno Specchi delle Brame che
esiste solo nella sua testa… perché forse aveva ragione Silente,
quello specchio non dava né la verità, né la conoscenza… ma quanto si
era sentito il cuore gonfio di affetto, di amore, mentre rimaneva
nell'aula abbandonata in cui era stato nascosto, seduto a terra,
appoggiato contro il vetro ad osservare la sua famiglia…
Non era vero, non era reale… ma non sarebbe stato più solo. Avrebbe
alzato lo sguardo, e avrebbe visto occhi verde chiaro come i suoi
riflessi nel volto della mamma, e capelli neri tremendamente ribelli
osservando il suo papà. Avrebbe ricevuto un abbraccio ogni volta che
ne sentiva bisogno, e forse anche oltre; avrebbe studiato nella sua
cameretta piena di foto di famiglia, di SUE foto, e avrebbe chiesto
aiuto a Lily o James davanti alla risoluzione di un esercizio di
Trasfigurazione particolarmente difficile… e forse James avrebbe riso
tranquillo, e gli avrebbe mostrato come fare, un piccolo gioco di
polso e via…
E il nonno lo avrebbero aiutato per i temi di Storia della Magia
assegnatigli per le vacanze dal professor Ruf, e la nonna lo avrebbe
riscaldato con una bella tazza di cioccolata bollente quando
rientrava infreddolito a casa dopo aver fatto un giro sulla vecchia
scopa di papà…
E avrebbe avuto qualcuno pronto a dirgli " Auguri Harry!" ad ogni suo
compleanno, gli avrebbero rivolto la parola a tavola, chiedendogli la
sua opinione su questo o quell'argomento. Avrebbe avuto degli amici
con cui giocare senza lo spauracchio di Dudley a mantenerli lontani…
Avrebbe fatto… oddio… avrebbe avuto tante di quelle cose da ritenerle
quasi scontate per la maggior parte del tempo… eppure ora… lui non
aveva nulla di tutto questo.
Niente famiglia.
Niente Lily e James.
Niente Ron ed Hermione.
Niente casa.
E solo pochi mesi prima era scomparsa la sua ultima realtà, Sirius,
sparito dietro il velo nero della stanza dell'Ufficio Misteri.
Luna aveva detto… aveva detto qualcosa, su quel velo… sulle persone
perse…
(" In fondo non è come se non dovessi rivederla mai più, no? Li hai
sentiti anche tu dietro il velo")
… sulle persone che non erano più… accanto a noi
("Si nascondevano, tutto qui.") .
Era solo un'attesa, la sua? Deve solo aspettare, e prima o poi si
riunirà a loro?
Sì, ma quanto, quanto deve aspettare?
Quanto dolore deve sopportare prima di rivederli?
Quanti anni?
Quante ore?
Quanti minuti?
Quanti secondi?
Che valore può avere, ai suoi occhi, la prospettiva di rivederli, tra
settant'anni, se ora non sono lì con lui? Se ora lui si sente così
solo da impazzire?
Dove dovrà aspettare, in quell'attesa, se non ha nessun posto a cui
appartenere?
È senza risposta, la sua domanda, lo sa benissimo.
Rimane ad osservare gli altri ragazzi sotto, mentre un venticello
fresco entra dalla finestra senza vetri e gli ghiaccia le guance
bagnate.
Si sta asciugando le lacrime rapidamente con un lembo della manica
quando sente un rumore di passi alle spalle: si gira, e Malfoy è lì,
all'entrata della Guferia; ha una lettera in mano e lo sguardo
annoiato, ma cambia espressione alla vista di Harry. È come se si
accendesse un qualcosa in quello sguardo. Non riesce a capirne la
natura. Tra la rabbia e la seccatura per essere stato interrotto, non
ha voglia di indagare oltre.
L'attimo dopo, gli tornano in mente tutti i ricordi, e realizza chi
ha veramente davanti.
Malfoy.
QUEL Malfoy.
Una civetta emette un fischio sommesso e lascia cadere un ossicino di
topo sulla paglia accanto al piede di Harry. Non se ne accorge
nemmeno.
Stringe la stoffa della manica con i pugni fino a sbiancare le
nocche.
Trattiene il respiro, rimane immobile.
Oddio, e ora?
Cosa deve fare? Nulla, no? Ok, hanno avuto un momento di intimità
fisica qualche sera prima, ma certo non vuol dire che non si può più
ritrovare in una stanza solo con Malfoy senza preoccuparsi. In fondo
a chi importa se hanno fatto appena appena un po' di sesso? È
normale, sono giovani, ma non sono bestie, sanno perfettamente che
l'episodio negli spogliatoi di Corvonero è stata una pazzia, e non
accadrà mai più…
Harry, se non altro, lo sa benissimo. Guarda Malfoy ed inspira.
Anche Draco dovrebbe aver capito che non ci sono problemi. Guarda
Harry, ed espira.
Un attimo dopo hanno consumato la distanza che li separa, sono un
groviglio di arti avvinghiati, di dita che tastano, e frugano, e
spogliano, di lingue che si agitano, senza sapere come e dove
muoversi, sapendo solo di doverlo fare.
Harry chiude gli occhi e segue l'istinto
(" E se Grifondoro il coraggio cercava, e il giovane mago più audace
premiava")
e non pensa, perché intuisce inconsciamente che rimuginare anche per
un solo istante su ciò che sta facendo lo farebbe arretrare
bruscamente da Malfoy… e non quello che vuole, in questo momento.
Realizza solo quanto legnose siano le sue gambe, le sue braccia, e
goffe le sue dita. Non gli importa nulla. Ha un corpo caldo, giovane
e familiare tra le braccia, che si struscia inguine a inguine con
movimenti bruschi che gli serrano il respiro in petto.
Sente le mani di Malfoy girarlo rozzamente e spingerlo di stomaco
contro il muro di mattoni; ringrazia mentalmente la schizzinosità di
Draco per non essere finito a fare sesso sul pavimento coperto di
cacche di gufo e topi morti.
È tutto confuso, odori, suoni, colori, corpi e spessori… c'è il
calore della stanza, la frescura del vento che entra dalla
finestrella, e le mani bollenti di Draco che gli abbassano impacciate
i pantaloni e i boxer con un'urgenza distruttiva. Ci sono i suoi
denti, che mordono le nocche delle mani per soffocare le grida quando
Draco lo penetra col suo pene dalla punta già bagnata. Ci sono le
spinte, tutto il mondo è una spinta, del suo viso e petto contro i
mattoni irregolari, e fuori e dentro, nel suo corpo… dentro,
allargato a forza, dentro col suo pene duro, sesso caldo che ha
tenuto in bocca, e succhiato, e riempito di saliva. Fuori e dentro,
fuori e dentro, tutto dentro…ancora ancora ancora, di più, più
affondo, la carne che penetra, e pulsa, e preme per farsi strada in
quel buco stretto… Uhn… fuori e dentro, fuori e dentro, oh, sì, così
grande e tutto dentro, nel calore, e nell'umidore … fuori e dentro,
uhn… sì, così…ancora, ancora… i capezzoli strofinano attraverso la
stoffa contro i mattoni in movimenti cadenzati, e la lingua lecca
l'aria in ricordo di un sapore… uhn, fuori dentro, sì, sì, le sue
mani sui fianchi, sì, sì, sì, le spinte più brusche e dolorose, e
rapide, sì, uhn, sì sì sì, ah, sì, uhn…
Esplode ed implode, il suo corpo, divelto, stomaco e cosce imbiancate
del proprio sperma, l'ano traboccante di una crema bianca ed
estranea. Umida, e calda. Scivolosa, ma non è una brutta sensazione.
Draco è appoggiato di peso contro il suo corpo, pelle a pelle, il
respiro affannato che gli solletica il collo, il viso nascosto tra i
capelli e le pieghe delle divisa di Harry. Harry cerca di
allontanarlo da sé, scostandolo un po' bruscamente, infastidito dal
peso in più. Malfoy si ritira e si riabbottona in fretta i pantaloni.
- Ti devo una scopata, Potter- ghigna aria soddisfatta e stanca
sulle labbra.
Harry lo guarda un attimo smarrito, con i pantaloni calati a
mezz'asta e le mani aggrappate ai mattoni sporgenti per sostenersi.
Ha il respiro ancora affannato che gli impedisce di dire nulla, e
Draco deve accorgersene, perché senza dire nulla gira sui tacchi ed
esce dalla Guferia. Gli scricchiolii al passaggio di Malfoy sugli
scalini riporta Harry alla realtà. Si affretta a riassettarsi, si
ripulisce con un po' di paglia pulita lo sperma dalle cosce e dalle
mani e si riabbottona i pantaloni. Dovrebbe essere tutto a posto, in
caso Gazza spuntasse da un momento all'altro in cerca di una scusa
per punirlo.
Ma non è per questo che esce dalla Guferia di corsa.
Presto Draco si accorgerà di non aver spedito la sua lettera, e
tornerà indietro, e Harry non si sente ancora pronto ad riaffrontarlo
così presto. È troppo confuso, su Ron, su Hermione, e lui, e Draco,
troppi pensieri che affollano la testa, la intasano, senza trovare
via d'uscita.
Ron.
Tutto torna a Ron.
È sicuro di amarlo, e tanto. Ed è altrettanto sicuro di non amare
neanche lontanamente Malfoy. Ma allora cosa gli sta succedendo?
Perché si arrende… così?
Se solo potesse parlarne con qualcuno, se solo potesse capire,
riflettere più freddamente…
Scuote la testa e continua a camminare. Sta per andare nel corridoio
verso la torre di Grifondoro quando sente dei passi rapidi risalire
alle sue spalle verso la Guferia. I passi rallentano, si fermano.
Sono a soli pochi metri di distanza. Un rapido respiro affannato che
ormai Harry conosce bene.
Harry non si volta, riprende a camminare spedito.
Quando svolta nel corridoio, sente Draco alle sue spalle allontanarsi
rapidamente.
***
E passa ancora tempo, e sono nella stessa aula da più di un'ora,
eppure Harry non gli ha mai rivolto uno sguardo. È troppo preso da
quell'idiota con le lentiggini per fare altro.
Sbava come un ragazzino, è ridicolo.
Ridicolo.
Si mordicchia le unghie distrattamente e rilegge le istruzioni della
Pozione Rimpolpante scritte sulla lavagna da Piton. Dà una scorsa
agli ingredienti, alza lo guardo sul calderone, e si accorge di non
ricordarsi esattamente nulla di ciò che ha appena letto.
Non gli importa niente di quell'inutile pozione. Niente.
Si mordicchia l'unghia del pollice.
Deve proprio fissarlo in quel modo? E quell'altro imbecille, a non
accorgersi di nulla? Come lo guarda, come lo fissa.
Diluirà la pozione a forza di sbavare.
Che schifo. Gli viene la nausea.
E poi, chi cazzo se ne frega di quello che fanno? Non sono cose di
suo interesse, ha di meglio da fare, lui, che osservare gli sguardi
languidi di Potter verso quel pezzente di Wesley.
("Bollire per cinque minuti a fuoco basso la maggiorana e gli occhi
di tritone a fuoco basso")
Tritone... maggiorana… sì , cosa? Che ha letto? Che deve fare?
Il fuoco,sì. Avvicina la bacchetta alla base del calderone di peltro
e sprigiona alcune scintille per iniziare a scaldare l'acqua…
Deve scaldarla?
E che cosa?
Acqua?
Sangue?
Vino?
Rilegge. No, no, è acqua.
Continua a fissarlo, continua a fissarlo, maledizione, e mai una
volta che si sia voltato verso di lui.
Che fungo deve tagliare, ora? Sminuzza cappelli di Aconide prima di
accorgersi che per la Pozione Rimpolpante sono perfettamente inutili.
Li getta via e rilegge le istruzioni.
("Bollire per cinque minuti a fuoco basso la maggiorana e gli occhi
di tritone a fuoco basso")
Bollire? Sì, il corpo di Harry era bollente, riesce ancora a sentire
la pressione delle pareti di carne contro il suo pene… quel suo corpo
così deliziosamente stretto…
Non una volta.
Non si è girato neanche una volta.
Vergogna.
Insensibile.
Bollire… ah, sì, cosa?
La fiamma sotto il calderone è troppo alta; soffia sul fuoco per
affievolirla, ma lo spegne completamente.
Non una volta.
Riaccende il fuoco con la bacchetta.
Ed ora… ora deve…
Non.
Una.
Volta.
****
FINE CAPITOLO 3-.-
TES: mamma che sonno-.-!
HARRY: wuf! Wuf!
TES: mappoooorc… prima le campane, adesso tu? che vuoi?!!
HARRY: wuf! Wuf!
TES: hai fame? Di nuovo?
HARRY: WUF!
TES: ti ho già dato la peperonata e la granita di cozze con la
briochina-.-, che altro vuoi? animaletti domestici ingordi…
i commenti dei sopravvissuti impietositi-.- a
tesla_vampire@yahoo.it, grazieç_______ç…
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