I bellissimi personaggi di Takehiko Inoue appartengono a lui ed ai suoi editori, io mi ci sono solo divertita un po', per far vivere loro alcune delle mie fantasie.
Papà Inoue, basketboys di tutto il manga di SlamDunk, vi adoro!!!
In alcune noiosissime giornate di fine mese, dove i miei clienti si fanno vedere più di rado che la neve d'agosto (?!?), ho eccezionalmente deciso di scrivere mentre lavoravo, dal negozio, per adempiere ad un impegno che mi ero presa con una mia carissima amica...


Just a bad day
- parte 1 -
by Choco-chan


Quel pomeriggio, lo scricchiolio del parquet sotto le scarpe da ginnastica risultava fastidioso alle orecchie di Hirohaki Koshino.

Strano... Solitamente, non ci faceva neppure caso; era uno degli elementi che, da sempre, associava al gioco del basket, anzi: era un rumore piacevole, familiare, rassicurante. Eppure, oggi sembrava perforargli i timpani... Assieme al suono prodotto dalle palle che rimbalzavano, alle voci dei compagni, alle grida di Taoka-sensei, ai vigorosi battiti di mani di Uozumi... Tutto, gli dava fastidio.

Addirittura, per la prima volta da quando aveva messo piede in una palestra, percepiva un agro odore di sudore aleggiare nell'aria, come a completare lo squallido quadretto di quel soffertissimo allenamento.

Decisamente, non era la sua giornata.

Avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa, dopo la scuola.

Non stava combinando nulla di buono; si sentiva scoordinato nei movimenti, goffo e pesante.

Taoka-sensei aveva diviso i ragazzi in due gruppi ed ora stavano disputando la classica partita d'allenamento matricole-2°e 3° anno.

"KOSHINO!!!! Ma che diavolo combini, oggi?!? Giochi o fai solo finta?!? Vedi di darti una mossa, o la prossima partita te la guarderai comodamente dalla panchina!!!", lo riprese la voce tonante dell'allenatore.

Ci mancava.

Nessuno sfuggiva alle sgridate di Taoka-sensei, era un'abitudine sentirlo gridare; quindi, nessuno se la prendeva più di tanto.

Nessuno tranne lui.

Se il suo volto non fosse già stato arrossato per l'esercizio fisico, sicuramente i suoi compagni avrebbero visto Koshino diventare paonazzo, come ogni santa volta che qualcuno lo riprendeva per qualcosa, davanti a tutti o privatamente, per una sciocchezza o, al contrario, riguardo a qualcosa di serio... E, come ogni volta, il suo bel viso si accigliava, cercando di nascondere o, quantomeno, di contenere la vergogna che, in quei momenti, lo consumava come acido.

Koshino continuò a giocare malissimo, tenendo gli occhi incollati a terra per non dover fronteggiare lo sguardo fiammeggiante di Taoka o i visi dei suoi compagni... Soprattutto, un viso in particolare. Un viso che, negli ultimi tempi, aveva cercato di ignorare il più possibile...

Per la terza o quarta volta, la matricola che lo stava marcando riuscì a soffiargli la palla, come ad un principiante.

Koshino lanciò istintivamente uno sguardo verso l'allenatore, aspettandosi un'altra sfuriata; fortunatamente, Taoka-sensei si limitò ad allargare le braccia

in un gesto di resa, alzando gli occhi al cielo, dando le spalle al campo e scuotendo la testa, sconsolato.

Qualcuno lo urtò, calpestandogli un piede.

"Ah, scusa tanto, senpai!", si scusò Hikohichi Aida, alzando una mano. La reazione di Koshino fu istintiva, quanto ingiustificata: afferrò le spalle del povero Hikohichi e lo spintonò violentemente.

"Accidenti a te, Aida! Sei sempre in mezzo ai piedi!", gli gridò in faccia. La partita si fermò per qualche attimo.

I ragazzi del Ryonan si guardarono a vicenda con fare interrogativo, ognuno fissando Koshino con una gamma di espressioni che viravano tra il sorpreso ed il seccato.

Sì, aveva reagito in maniera eccessiva, se ne era reso immediatamente conto ed ora avrebbe voluto sprofondare; ma, come ogni volta in cui l'imbarazzo minacciava di prendere il sopravvento tra le sue emozioni, si rifugiò dietro la sua perenne espressione accigliata, invece di chiedere scusa ad Hikohichi e chiudere l'incidente.

Sostenne gli sguardi dei compagni, sfidandoli uno ad uno... Finché non incontrò un paio di occhi che aveva cercato di evitare il più possibile.

Sendoh lo stava fissando in un modo che lo fece gelare. Lui, una delle persone più serafiche e posate che avesse mai conosciuto, il ragazzo che risolveva qualsiasi diatriba con un sorriso, ora lo stava praticamente schiaffeggiando con lo sguardo.

"KOSHINOOOOOOOO!!! Che fai, dormi?!? Guarda che la partita non è ancora finita!!!"

La voce imperiosa e temporalesca di Taoka lo riportò nuovamente alla realtà, anche se un pochino troppo tardi.

Qualcuno gli aveva passato la palla e lui, palleggiando distrattamente, aveva cominciato a correre verso il canestro; ancora una volta, non si accorse della marcatura serrata di Aida e gli finì addosso.

Non avrebbe voluto prendersela a quel modo; dentro di sé, sapeva che si stava comportando da autentico imbecille.

Ma non poté farci nulla; in quel momento, l'istinto prese il sopravvento e Koshino spinse di nuovo il suo kohai, questa volta con una violenza tale da fargli perdere l'equilibrio e mandarlo quindi a gambe all'aria sul parquet, gridandogli un secco: "Fuori dai piedi, idiota!!!"

Hirohaki non fece nemmeno in tempo a registrare, nella sua mente, che il modo in cui aveva appena agito era stato quantomeno scorretto e che avrebbe dovuto scusarsi immediatamente, quando si accorse che Sendoh si stava avvicinando a lui con fare minaccioso.

Prima che Taoka-sensei riuscisse ad aprire bocca, Koshino venne colpito in pieno viso da un esemplare schiaffone, elargitogli dal suo compagno di squadra, nonché migliore amico.

Akira Sendoh.

L'atmosfera si congelò nuovamente per un istante, nessuno osò dire nulla; Aida se ne stava seduto a terra con i lacrimoni agli occhi, sinceramente dispiaciuto di aver fatto arrabbiare il suo sempai; Taoka era rimasto immobile, assolutamente a corto di parole; lo sguardo di Uozumi viaggiava, interrogativo, da Sendoh a Koshino e viceversa; gli altri ragazzi osservavano sbigottiti, senza fiatare.

Poi, Koshino girò sui tacchi, tenendo una mano sulla guancia offesa, avvicinandosi all'allenatore a testa bassa.

Sendoh non proferì parola, limitandosi ad osservarlo, con aria cupa, mentre si allontanava.

Taoka-sensei lo guardava con le braccia conserte sul petto ed una vaga aria di rimprovero, offuscata, comunque, dallo sbigottimento causato dalla scena cui aveva appena assistito.

"Taoka-sensei..." chiese Hirohaki, con la voce più ferma che riuscì a modulare, senza guardare il suo interlocutore negli occhi. "Io... vorrei lasciare gli allenamenti, per oggi. Credo di non sentirmi troppo bene, e..."

"Nossignore", lo interruppe Taoka, "Tu non ti muovi di qua. Stai benissimo, hai semplicemente una giornata no. E non ti puoi permettere di rinunciare ad un allenamento per un motivo così futile: cosa succederebbe se fossi di cattivo umore durante una partita? Giocheresti come oggi? Avanti, torna subito in campo, o da domani puoi anche fare a meno di presentarti in palestra!"

Il tono dell'allenatore non ammetteva certo repliche; raccogliendo tutto il coraggio e la forza di volontà che aveva, Koshino tornò a giocare.

Nessuno poteva sapere quanto gli costava tutto questo.

Nessuno poteva sapere che era proprio lui stesso la persona che più odiava quel carattere scorbutico ed un po' irascibile che, se da una parte lo rendeva aggressivo ed efficiente nel suo ruolo di playmaker, dall'altra gli procurava non pochi problemi a socializzare e a farsi accettare, sia dai compagni di squadra che dai ragazzi della sua classe; per non parlare poi delle ragazze, che sembravano quasi aver paura di lui.

Hirohaki Koshino, in realtà, si detestava; e questo non faceva altro che esasperare i lati meno simpatici della sua personalità.

E pensare che tutto quanto nasceva da una sola, insormontabile, odiosissima parola, che racchiudeva tutti quanti i suoi problemi come un simbolico vaso diPandora: insicurezza.

Il gioco era ricominciato, ma a lui non importava più nulla. Aveva sempre pensato che il basket fosse la sua passione, l'unica cosa in grado di infiammarlo, di sciogliere quella sua maschera di ghiaccio e far affiorare un ragazzo vivace, dinamico, un giocatore che condivideva tutto con i suoi compagni; ora, però, sentiva di odiare quello sport come non aveva mai odiato nulla.

Quando si impossessava della palla, la palleggiava con una violenza tale da perderla costantemente dalle mani, incespicando, spintonando i suoi compagni, addirittura cadendo a terra, un paio di volte.

Avrebbe voluto trovarsi in qualsiasi altro posto, tranne lì.

Non riusciva a giocare; non riusciva a farsi accettare dai suoi compagni di squadra; l'allenatore l'aveva umiliato davanti a tutti. E Sendoh...

Sendoh...

Improvvisamente, un dolore lancinante scacciò dalla mente di Koshino tutti quei pensieri tormentati; si accasciò a terra, tenendosi una caviglia tra le mani e stringendo i denti per non gridare.

"Ecco, lo sapevo!" Fu il primo commento, di Taoka-sensei, che le sue orecchie captarono. "Non poteva che succederti questo, dopo tutte le belle figure che hai collezionato oggi! Sarai contento: adesso dovrai davvero lasciare gli allenamenti e non solo per oggi!" Nel tempo che impiegò a dare voce al suo rimprovero, l'allenatore aveva già raggiunto Hirohaki e, inginocchiatosi al suo fianco, incominciò ad ispezionargli la caviglia senza troppa circospezione.

Koshino non riuscì a trattenere un grido di dolore, mentre sentiva un pericolosissimo nodo formarglisi in gola.

'Maledizione!!! '

Non era decisamente la sua giornata. Ma perché si era alzato dal letto, quella mattina? Chi glielo aveva fatto fare?

Riaprì gli occhi, che aveva strizzato non appena le mani poco delicate di Taoka gli avevano afferrato l'articolazione dolorante, per cercare con lo sguardo l'unica persona che...

...L'unica persona che aveva avuto il coraggio di prenderlo a schiaffi. Nemmeno sua madre lo aveva mai picchiato a quel modo. Sendoh... Non era forse il suo migliore amico? Certo, quel ceffone se l'era meritato, ma avrebbe preferito che fosse stato chiunque altro a darglielo, anche Taoka-sensei, ma lui...

"Forse non è nulla; vediamo se con un impacco di acqua tiepida e sale e una bella fasciatura si rimette in sesto..." La voce baritonale di Taoka aveva di nuovo interrotto il filo dei suoi pensieri.

"Uozumi! Presto, aiutami a portarlo negli spogliatoi!" Ordinò l'allenatore al corpulento capitano del Ryonan.

"...Ci penso io, sensei"

Gli occhi di Koshino incontrarono finalmente quelli di Sendoh, solo per ricevere una poco rassicurante occhiata di rimprovero. Non una parola, nemmeno il minimo accenno ad avvicinarsi e chiedere come stava...

Nel frattempo, Uozumi si era avvicinato al compagno infortunato; facendogli passare un braccio intorno alle immense spalle e infilando il suo sotto le ginocchia di Koshino, il gigantesco capitano del Ryonan sollevò Hirohaki fra le braccia, come se fosse stato un fuscello; dopodiché, si diresse negli spogliatoi, seguito da Taoka.

"...Beh, che fate lì impalati?!? Non vi ho mica dato un time-out!!!" Sbraitò l'allenatore, mentre si girava a chiudere le porte scorrevoli della palestra.

***

Sendoh rimase a guardare la scena impassibile, asciugandosi il sudore dalla fronte con un lembo della T-shirt che indossava.

Forse nessuno l'aveva notato, ma lui era sconvolto quanto, se non più, dello stesso Koshino per quello schiaffone.

Era pressoché impossibile far perdere la calma a lui, a Sendoh, il ragazzo dall'eterno sorriso.

Ma, questa volta, Hirohaki aveva davvero esagerato; d'accordo, non aveva mai avuto un carattere facile, ma ultimamente stava diventando proprio insopportabile... Persino per lui.

Sendoh aveva sempre pensato che lui e Koshino fossero diventati amici proprio perché si compensavano a vicenda: l'uno calmo, pacifico ed ottimista; l'altro, introverso, negativo e perennemente accigliato.

Ma Sendoh aveva imparato a conoscere bene il suo amico; sapeva che dentro Koshino c'era molto di più di quello che lasciava intravedere alla maggior parte delle persone.

Aveva capito che Koshino era un ragazzo sensibile, forse un po' timido e molto, molto severo con se stesso. Sapeva che il suo amico era solito biasimarsi per ogni piccolo errore che commetteva, per ogni risultato che non riusciva ad ottenere... Insomma, Hirohaki Koshino aveva una pessima concezione della sua persona e sembrava volerlo riprovare, agli altri e a lui stesso, ad ogni occasione.

I suoi problemi derivavano, molto probabilmente, da questo... Ma non era certo una giustificazione per i suoi modi incivili; inoltre, comportandosi così non faceva altro che confermare l'idea che avevano di lui tutti quanti e questo era il motivo principale che aveva spezzato la corda della pazienza di Sendoh, quel giorno.

Perché il suo migliore amico doveva sempre fare in modo di farsi dire dagli altri che era esattamente ciò che lui pensava di essere, cioè uno scorbutico e ringhiante gattaccio randagio...

'Un gatto?!? Perché mai mi è venuto in mente un gatto, pensando a Koshino? Sarebbe molto più appropriato un orsacchiotto, no, cioè, un orso... Al diavolo,

dovevo proprio rimbambirmi per una... una... Iena del genere?!?'

Sendoh infilò un canestro, schiacciando quasi con violenza. Un'altro gesto inconsulto da parte sua, e i suoi compagni lo scrutarono di nuovo con sospetto.

Era il momento di sfoggiare uno dei suoi sorrisi più suadenti e 'professionali'.

"Beh?!? Mi si è forse rovinata l'acconciatura? Hey, ragazzi!!! Avete sentito Taoka-sensei, prima? L'allenamento non è ancora finito!" Decretò, ironico, prima di concentrarsi sugli ultimi dieci minuti di quella tormentata partita. Già, meglio pensare solo al basket... Non prima, però, di essersi reso conto che l'immagine di Uozumi che portava in braccio Koshino l'aveva disturbato in modo strano...

***

Nello spogliatoio, intanto, l'allenatore Taoka aveva rimosso la scarpa ed il calzino di cotone dal piede di Koshino ed ora lo stava ispezionando con attenzione.

Koshino si sentiva a pezzi.

La caviglia gli faceva davvero male, doveva sforzarsi per non mettersi a gridare e due lacrimoni rotondi gli si erano formati agli angoli degli occhi, minacciando di scendere sulle guance da un momento all'altro, per chiudere in bellezza quel pomeriggio già ricco di umiliazioni.

Uozumi era andato a cercare del sale nel laboratorio di chimica, dopo aver preparato un catino colmo di acqua calda e Koshino era a dir poco terrorizzato di rimanere da solo con il suo coach, che, il quel momento, gli stava massaggiando la caviglia con una pomata lenitiva.

Koshino si aggrappò alle assi di legno della panca su cui era seduto, mentre un grugnito di dolore si faceva strada tra i denti stretti.

Dopo tutto quello che aveva combinato, temeva che, come minimo, Taoka-sensei gli avrebbe fatto una lavata di capo di quelle che non si sarebbe dimenticato per tutta la vita; avrebbe preferito che fosse stato il capitano a prendersi cura di lui. Uozumi non era il migliore degli interlocutori, tanto meno un gran chiacchierone; ciò nondimeno, quando si trattava di consolare qualcuno che aveva collezionato qualche brutta figura in campo, quell'apparentemente goffo ragazzone riusciva sempre a regalare uno sguardo complice, un'affettuosa pacca sulla spalla o un sorriso accondiscendente...

Mentre Taoka, oltre a gridare, era anche esperto nel pungere sul vivo.

"Te lo sei voluto" Sentenziò infatti l'alenatore, rispondendo al ringhio che Koshino aveva emesso poco prima; subito dopo, comunque, il severo coach emise un sospiro rassegnato e lasciò andare la caviglia del ragazzo, cessando la sua terapeutica tortura.

"Forse avrei fatto bene a lasciarti andare a casa... Mah... E' così difficile capire come è meglio agire con te, figliolo..."

'Figliolo'?!? Era la prima volta che Taoka-sensei gli rivolgeva una parola affettuosa... Doveva fargli compassione, non c'erano altre spiegazioni...

"Sensei, ho trovato il sale..." Uozumi era entrato negli sogliatoi, spalancando le porte senza troppa grazia.

"Nel laboratorio di chimica ne hanno una scorta..."

Taoka si alzò con circospezione, massaggiandosi un po' le reni.

"Bene... Senti, Uozumi, qui pensaci tu, per oggi hai finito... Tanto, tra dieci minuti mando tutti a casa. Ci vediamo dopo, vado in palestra a vedere che combinano quegli altri sfaticati..." Così dicendo, Taoka si allontanò, incamminandosi verso l'uscita.

Koshino sospirò sollevato. Gli sembrava di essersi tolto un peso dal cuore, osservando il suo coach uscire dalla stanza.

La felpa della sua tuta da ginnastica gli volò improvvisamente in testa.

"Copriti. Sei sudato, ti raffredderai a rimanere lì seduto." Uozumi stava versando il sale nella bacinella con l'acqua che, ormai, era diventata tiepida. "Su, immergi il piede qui, dovrebbe avere raggiunto la temperatura giusta, ormai... Io vado a farmi una doccia. Dopo ti faccio la fasciatura." Continuò il capitano, nel suo consueto tono un po' brusco, un po' affettuoso.

Koshino guardò Uozumi allontanarsi verso le docce, con gli occhi bassi, infilandosi la felpa e immergendo il piede nella bacinella come gli era stato suggerito.

'Che giornata... E' vero che, da qualche settimana, va davvero tutto malissimo ma oggi... E' stato lo schifo assoluto. E penso che mi sia andato male anche il test

di scienze. Merda, merda, merda! Ci manca solo che cominci ad andare male a scuola, dato che col basket ho iniziato oggi, nelle relazioni sociali non sono mai stato una cima, con i miei non riesco a comunicare e Sendoh...'

Il volto sorridente di Sendoh gli si affacciò agli occhi della mente per un istante, venendo poi immediatamente sostituito dall'immagine del Sendoh incredibilmente serio e arrabbiato che l'aveva colpito davanti a tutti; inghiottì, sbattendo gli occhi per cacciare indietro le lacrime che minacciavano continuamente di scivolare giù, mostrando a tutti, ma soprattutto a se stesso, la propria debolezza.

'Mi fa ancora male... Solo io potevo riuscire a farlo arrabbiare a quel punto... E pensare che è l'ultima persona da cui vorrei farmi odiare...'

Koshino sentiva il nodo che aveva in gola farsi sempre più difficile da inghiottire; non sarebbe mai riuscito a confessare a Sendoh quanto contasse, per lui, la loro amicizia; non avrebbe saputo immaginarsi una vita senza Sendoh, senza i suoi sorrisi, le sue battute, la sua gioia di vivere, la tranquillità che sapeva trasmettergli...

Certo, negli ultimi tempi aveva fatto davvero di tutto, per perderlo; era stato spesso sgarbato, scostante, si era comportato con lui peggio di quanto non si fosse mai comportato con tutti gli altri.

Era logico che, quel pomeriggio, vedendolo maltrattare Aida a quel modo, Sendoh non avesse retto più.

Solo che Sendoh non poteve neppure immaginare il motivo per cui Koshino aveva assunto quell'atteggiamento ostile nei suoi confronti, ultimamente...

Uozumi uscì dalla doccia e si infilo in fretta una maglietta pulita con un paio di pantaloni di felpa.

A Koshino venne quasi da sorridere, per un attimo.

'Chissà dove riesce a trovare dei vestiti della sua taglia...'

Poi, il corpulento capitano gli si avvicinò, dopo aver preso la benda elastica dalla cassetta del pronto soccorso che Taoka aveva lasciato sulla panchina.

"Coraggio, adesso ti fascio il piede... Stringi i denti."

Dopo aver asciugato delicatamente la zona con un po' di garza, Uozumi procedette ad applicare un'accurata fasciatura alla caviglia del compagno.

Koshino strinse di nuovo spasmodicamente le assi della panchina e si morse forte il labbro. Uozumi stava cercando di essere gentile, ma riuscire a non gridare di dolore era comunque un'impresa disperata.

E poi... Sembrava che tutta quella sofferenza fisica stesse esprimendo anche il dolore della sua anima, che, da qualche tempo, era più inquieta e tormentata del solito; sembrava che ogni fitta, dalla caviglia, salisse su, attraverso il suo corpo fino a raggiungere il suo cuore, il suo cervello, ogni fibra del suo essere.

Quando Uozumi, finito il suo meticoloso lavoro, esclamò un soddisfatto: "Ecco fatto!" e alzò lo sguardo sul viso del suo compagno, sgranò gli occhi in un'espressione incredula; invece di trovarsi faccia a faccia con le solite sopracciglia aggrottate di Koshino, fu sorpreso da due occhi pieni di vergogna e un viso arrossato rigato di lacrime.

-owarii parte 1-


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