Disclaimer: i personaggi di questa fic appartengono di diritto al sensei
Inoue. Spero tanto che non si arrabbi per l’utilizzo che ne ho fatto ^_^’
SenHana
di Lilhit
La mattinata era
trascorsa senza particolari avvenimenti e anche gli allenamenti si stavano
svolgendo regolarmente. Le solite risse, i soliti battibecchi e le solite
scenate di superiorità del Rossino meno ricercato della città.
“Io sono il tensai,
nessuno può battermi hahahahaha!!!!”sbraitava stando impalato in mezzo al
campo mentre il gorilla si preparava a colpire. “iteeeeeeeee, gori!”
;l’unico altro commento che si senti nella palestra, oltre qualche risata
fu: “Idiota”.
Rukawa gli aveva dato
ancora dell’idiota, non sopportava più di essere considerato meno di niente
da quello stupido volpino e non sopportava più di essere ignorato.
Hanamici avrebbe dato
qualsiasi cosa pur di poter passare un po’ di tempo con lui senza arrivare
alla rissa,magari parlare con lui…bhè per essere proprio onesti avrebbe
voluto fare ben altro ma non sarebbe mai stato capace di chiedere e poi era
risaputo che nel campo sesso lui era l’essere umano meno esperto in
assoluto. Aveva ben 50 rifiuti alle spalle e non era mai stato nemmeno
baciato, perciò l’idea di andare oltre le chiacchiere con il volpino era
stata scartata a priori. Per il momento poteva accontentarsi di riuscire a
trovare un dialogo con lui,più avanti si poteva anche tentare un approccio
più…interessante.
L’idea di fondo era
quella di avvicinarsi a lui gradualmente, cercare di conoscerlo e di farsi
conoscere prima di provare strade molto meno battute. In fin dei conti non
era semplice la situazione in cui si trovava: va bene che sapeva di essere
gay da tantissimo tempo ormai,lo aveva scoperto quando andava alle medie e
faceva parte del club di tuffi della scuola,ma innamorarsi del proprio
peggior nemico era ridicolo. Come faceva a dirglielo, rimangiandosi tutte le
cavolate che gli aveva gridato dietro e tutte le sue proclamazioni di odio
assoluto ed eterno?. Era decisamente complicata come situazione, per di più
non aveva idea di cosa pensasse di lui il volpino, a parole diceva di
odiarlo, e dato che parlava raramente era molto probabile che fosse vero.
Stando così le cose, decise di aspettare la conclusione degli allenamenti
per poter avvicinare la “sua” kizune.
Come accadeva ormai
tutti i giorni Ayako lo trattenne per effettuare un allenamento speciale di
fondamentali mandando all’aria il suo tentativo.
Quando terminò il
supplizio della seduta di allenamento si diresse verso gli spogliatoi per
farsi una bella doccia fresca prima di andare a lavoro. Hanamici era già
convinto di non trovare nessuno negli spogliatoi quando sentì due voci
venire dalla zona degli armadietti. Inizialmente non badò molto alla cosa e
si diresse direttamente alle docce senza controllare chi ci fosse nell’altra
stanza.
Era stanco e non aveva
proprio voglia di dover fingere ancora con i suoi compagni di squadra.
L’idea di fingersi un’idiota aveva funzionato in pieno e gli rendeva la vita
molto più facile,almeno a scuola,ma richiedeva un notevole spreco di
energie. Termino la doccia che le voci erano ancora li. Avvicinandosi alla
porta riuscì finalmente a capire chi ci fosse dall’altro lato; erano Mitsui
e Rukawa che parlavano, o meglio Mitsui parlava e Rukawa annuiva o
rispondeva con i suoi più classici monosillabi.
Quel ragazzo sembrava
completamente incapace di fare un discorso più lungo di 3 o forse 5 parole.
Stava per entrare quando senti Misti chiedere: “in pratica cosa pensi di
Sakuragi? Hai detto di odiarlo ma avvolte mi pare che tu ci vada un po’
troppo pesante con gli insulti ”.
Rukawa resto in
silenzio per pochi secondi, che ad Hanamici sembrarono un’eternità, e
rispose al suo sempai con un tono di voce che nessuno gli aveva mai sentito
usare. “ci vado giù pesante? Ci vado anche troppo leggero! Quello è solo
un’idiota, una nullità. Mi fa schifo, il solo vederlo mi da il voltastomaco.
Non capisco perché Akagi lo abbia preso in squadra e perché il sig. Anzai lo
tratti così bene. Non dovrebbe metterci nemmeno piede in palestra. Mi
disgusta, lo disprezzo è solo spazzatura che non fa altro che interrompere i
nostri allenamenti e farci perdere tempo”. Detto questo prese la sua sacca
ed uscì dagli spogliatoi.
Mitsui rimase congelato
sul posto, non sapeva se essere più sconvolto per il fatto di aver sentito
Rukawa parlare così tanto e con un tono di voce tanto duro e tagliente o
per le parole che gli aveva sentito pronunciare. Sakuragi dal canto suo non
sapeva cosa fare, il suo cuore batteva fortissimo nel suo petto e le lacrime
scendevano dai suoi occhi sbarrati e increduli.
Si accasciò al suolo
cercando di respirare e di riprendere il controllo, per non lasciarsi andare
del tutto ma non ci riuscì. Cominciò a piangere e a singhiozzare talmente
forte che Mistui sentendolo aprì la porta trovandoselo di fronte.
Hanamici piangeva
disperato, sembrava un bambino piccolo che ha perso di vista la mamma e non
sa che fare per ritrovarla mentre è divorato dalla paura. Cercava di
ripetersi che andava tutto bene, che era abituato a sentirsi dire quelle
cose, che sapeva che il volpino lo odiava, che tutte quelle cose erano vere,
che era meglio averlo scoperto subito prima di esporsi troppo. Continuava a
ripetersi che andava tutto bene che non doveva fare altro che dimenticare,
cancellare dal suo cuore l’amore che provava per quel ragazzo, continuare a
fingere di essere lo sbruffone ed il pagliaccio di sempre così sarebbe
andato tutto bene. Ma per quanto cercasse di ripetersi che non era successo
nulla non riusciva a togliersi dalla testa le parole di Rukawa, il suo tono
di voce sprezzante e cattivo: ma soprattutto non poteva impedire al suo
cuore ormai malridotto di andare completamente in frantumi sotto il peso di
quelle parole.
Mitsui si avvicino a
lui solo dopo qualche minuto e gli poggio una mano sulla spalla, non sapeva
come comportarsi. Non aveva mai visto nessuno piangere tanto, con quella
intensità e disperazione.
Vedere quel ragazzo
sempre pieno di vita e sorridente piangere in quel modo lo lasciava senza
fiato.
Hanamici sentendo la
mano sulla spalla sollevò lo sguardo e vedendo Mitsui si alzò in piedi e
corse a cambiarsi per poi scappare via, lasciando il suo compagno immobile
come una statua negli spogliatoi.
Corse via dagli
spogliatoi come un fulmine, corse senza mai fermarsi fino a raggiungere la
spiaggia deserta e ormai completamente al buio. Si accascio sulla sabbia
raggomitolandosi in posizione fetale; tremava come una foglia, scosso da
singhiozzi, non riusciva a smettere di piangere e continuava a ripetere di
avere freddo,tanto freddo.
Quando si sveglio, la
mattina seguente, si ritrovò in un letto sconosciuto, in una casa
sconosciuta senza sapere come ci fosse arrivato. Si ricordava a malapena di
aver raggiunto la spiaggia, ma non riusciva a ricordare altro e la cosa lo
preoccupava parecchio anche se il mal di testa pazzesco che aveva non gli
permetteva di concentrarsi quasi per niente. Quando la sua mente iniziò a
dare i primi segni di vita e i suoi occhi si furono abituati alla luce,
entro nella stanza un ragazzo da una buffa capigliatura a spazzola, dalla
carnagione chiarissima e dagl’occhi blu.
Inizialmente non riuscì
a riconoscerlo ma poi quando si avvicinò per parlargli lo riconobbe: Akira
Sendo. Era questo il nome del ragazzo, lo ricordava bene anche se lo aveva
incontrato solo una volta durante l’amichevole tra Shohoku e Ryonan.
Lo ricordava bene
perché lo aveva notato subito al suo arrivo:primo, perché era in ritardo;
secondo, perché era decisamente bello; terzo, e più importante, per la sua
bravura sul campo che forse era superiore a quella di Rukawa.
Quando la sua mente
formulo il nome della Kizune, Hanamici non riuscì a resistere e si precipitò
nel bagno, che aveva intravisto prima dalla porta davanti alla camera in cui
dormiva. Si accasciò davanti al water e vomitò ciò che restava del suo
pranzo del giorno precedente.
Akira lo seguì in bagno
e cercò di aiutarlo come meglio poteva, lo guardava con occhi preoccupati e
dolci che rincuorarono un po’ il Rossino che almeno non si sentì troppo a
disagio.
Dato che Hanamici non
ricordava nulla del loro incontro Akira decise di fargli un resoconto
completo: “ io ero seduto sul pontile a pescare quando ho intravisto una
persona che si accasciava sulla sabbia. Avevo notato dei riflessi rossi e
così mi sono avvicinato per vedere se eri proprio tu. Piangevi e continuavi
a ripetere di avere freddo, avevi la febbre e non capivi molto bene chi
fossi; così ho preso le mie cose e ti ho portato fin qui. Ti sei
addormentato subito appena toccato il letto ”.
Hanamici non sapeva che
dire, era stato estremamente gentile per dire che non si conoscevano affatto
e continuava a esserlo. Aveva parlato con un tono di voce calmo e gentile,
rivolgendogli un sorriso aperto e sincero. Anche i suoi occhi lo guardavano
con preoccupazione e gentilezza.
Vedendo il volto
sincero e gentile di Akira, Hanamici non riuscì a trattenersi dal
ricominciare a piangere tra quelle braccia forti e gentile.
Quando smise,
finalmente, di piangere, Akira gli porto la colazione con dell’aspirina per
il mal di testa e per la febbre per poi lasciarlo tranquillo in modo che
potesse dormire ancora un pò.
Hanamici era molto
sorpreso dal fatto che non gli avesse fatto domande ma gli era molto grato
per questo. Così, sentendosi al sicuro, si riaddormento.
Si risvegliò solo a
sera inoltrata, la febbre era scesa ma non sparita del tutto e il suo nuovo
amico accanto che leggeva un libro di fisica.
Vedendolo sveglio.
Akira gli rivolse un bel sorriso chiedendogli come stava e se avesse fame.
Dopo avergli portato una minestra calda e una tazza di te gli porse il
telefono per far in modo che potesse avvisare a casa di dove si trovasse.
Hanamici accolse il
gesto grato ma triste, tanto che Akira gli domandò perché si fosse
rattristato tanto, sempre se fosse stato possibile essere ancora più tristi
di come era già.
Hanamici parlo piano,
con voce bassa e stanca: “ io vivo da solo, in un monolocale in periferia.
Non ho nessuno da avvisare. Ma devo comunque chiamare a scuola per avvisare
della mia assenza e poi devo chiamare a lavoro per scusarmi per ieri notte e
chiedere 2 giorni di riposo”. Alzò lo sguardo per cercare l’assenso alle due
chiamate e si sentì rispondere un semplice: “ anche io vivo solo, fai pure
tutte le telefonate che vuoi. Se vivi solo forse è meglio se ti fermi qui
finché la febbre non è scesa del tutto, mi farebbe molto piacere”. Così
dicendo lo lasciò solo e riporto il vassoio in cucina.
Hanamici accetto
tacitamente l’invito del ragazzo, non avendo la forza di rifiutare e di
tornarsene a casa. Così passo in quell’appartamento altri 3 giorni,
stringendo una bella amicizia con il padrone di casa.
In quei 3 giorni, i due
ragazzi parlarono di tutto: Akira gli spiegò perché vivesse da solo “mio
padre è morto quando avevo solo 3 anni, mia madre si è risposata quasi
subito con un uomo apparentemente gentile ma che poi si rivelò essere un
uomo malvagio e violento. Quando avevo 12 anni mia madre si è decisa a
divorziare e a cacciare quall’uomo che non faceva altro che picchiare me e
molte volte anche lei. In quel periodo avevamo stretto un ottimo rapporto.
Anche negl’anni seguenti io e mia madre siamo andati molto d’accordo finche
non ha scoperto che sono gay… non ti racconto la scena perché è troppo
deprimente, fatto sta che mi ha buttato fuori di casa e che non vuole più
vedermi. Paga l’affitto di questo posto, le bollette e le tasse scolastiche,
per tutto il resto mi devo arrangiare. Ora faccio il cameriere in un piccolo
ristorante ma dovrò trovarmi qualcosa di più remunerativo dato che a marzo
compirò 17 anni e lei ha già detto che non mi darà più una lira. Tu perché
vivi da solo?”
Hanamici lo guardò
perplesso, aveva parlato con calma e una tale tranquillità da fare invidia
ma aveva notato che i suoi occhi si erano rattristati e aveva capito che la
cosa non doveva essere così semplice e che doveva fare molto male. Senza
pensare si ritrovò a parlare della sua infanzia senza nemmeno accorgersene,
come se fosse la cosa più naturale del mondo anche se non ne aveva mai
parlato prima. “ mia madre è morta in sala parto, pochi minuti dopo la mia
nascita. Per quel che ne so non riuscì nemmeno a prendermi in braccio o a
sapere il sesso del bambino. Ho vissuto con mio padre fino alla sua
morte,avevo 11 anni quando si è tolto la vita e se devo essere sincero non
mi dispiace poi tanto. Lo vedevo 2 o 3 giorni al mese e potevi contarci che
sistematicamente sarei finito all’ospedale. Mi ha sempre ritenuto
responsabile per la morte di mia madre, diceva che l’avevo uccisa io, che
ero un assassino, che non sarei mai dovuto nascere e che quella era la
giusta punizione per il male che avevo fatto alla donna che amava. I miei
parenti non mi vogliono nemmeno vedere, dicono che porto sfortuna e che non
valgo abbastanza per meritarmi una nuova casa. Così vivo in un piccolo
monolocale e per mangiare faccio il cameriere in una locale di
spogliarellisti uni sex. Pagano bene e si possono prendere delle buone
mance”.
Akira lo guardava con
una faccia triste e un po’ incredula, per quello che sapeva lui di Sakuragi,
ed era molto dato che aveva cercato di avere più informazioni possibili su
quel ragazzo che non aveva più lasciato i suoi pensieri e sogni dalla prima
volta che lo aveva visto, non avrebbe mai potuto immaginare un’infanzia
tanto triste. Si riscosse quasi subito e rivolgendogli un sorriso un po’
triste disse: “pare che abbiamo molto in comune noi due…sai se serve un
nuovo cameriere dove lavori?”terminò la frase con un sorriso speranzoso che
non lasciò altra strada al Rossino che ridere. Una risata un po’ triste,
bassa e breve ma che lo fece sentire molto meglio. “mi informerò Akira ehehe”.
Akira, avendo notato la
totale apatia del suo coinquilino, aveva deciso di trascorrere più tempo
possibile con lui. In quei tre giorni non andò a scuola e nemmeno agli
allenamenti, rifilando una scusa a Taoka, cercando con la sua presenza di
tirar su il morale al “suo” Hana-chan.
Scoprì così tante altre
cose sul ragazzo che amava e che fino a quel momento aveva considerato un
tipo solare e allegro e in parte superficiale; episodi della sua infanzia:
da bambino i compagnetti di scuola lo prendevano a sassate perché aveva i
capelli rossi e perché secondo loro andava troppo bene a scuola. Quando
Akira aveva fatto notare che secondo lui era davvero stupido prendersela con
qualcuno solo per il colore dei suoi capelli, Hanamici gli aveva detto serio
e con una voce particolarmente fredda: “sapevi che fino a 40 o 50 anni fa in
molte nazioni e paesi si aveva la consuetudine di annegare alla nascita i
bambini che nascevano con i capelli rossi? Si diceva che portassero
sfortuna, che fossero la reincarnazione del diavolo e la manifestazione di
tutto ciò che esiste di malvagio. Più o meno come uno spirito maligno ma in
carne ed ossa e per questo pericoloso non solo per i componenti della sua
stessa famiglia ma anche per tutto il paese…”. Detto questo si era alzate e
si era rintanato nella camera da letto.
Aveva scoperto che per
riuscire a fare la spesa doveva andare nel market del quartiere vicino
perché il padrone del negozio vicino a casa sua non voleva gaijin nel suo
market. Quel vecchio stupido e razzista aveva persino appeso un cartello al
vetro del locale con su scritto “vietato l’ingresso ai gaijin”. Hana ci
aveva scherzato su, ma si vedeva che la cosa lo ferisse molto; era l’unico
gaijin di tutta Kanagawa probabilmente e sicuramente del sua quartiere ed
era chiaro che quel cartello fosse li appositamente per lui. Nei giorni
successivi a quelli trascorsi in casa di Akira, si erano incontrati per
passare un po’ di tempo assieme e si era reso conto di quale fosse la realtà
in cui viveva Hanamici: la gente lo evitava ed additava di continuo ed era
impossibile entrare in un negozio a comprare qualcosa senza sentire le voci
delle vecchie megere che insultavano il Rossino.
Aveva scoperto che non
era affatto superficiale e che doveva essere uno studente modello a
giudicare da come si esprimeva e dal fatto che lo aveva aiutato nei suoi
compiti, nonostante lui fosse al secondo anno. La cosa che però Akira non si
aspettava affatto, fu lo scoprire quanto Hanamici avesse paura dei temporali
specialmente se con lampi e fulmini. Quando si era intrufolato nel suo
letto, con il cuscino tra le braccio e l’aria di un cucciolo abbandonato
perché aveva paura, non era riuscito a resistere dall’abbracciarlo forte e
al tenerlo per tutta la notte al sicuro tra le sue braccia. Inutile dire che
non aveva dormito molto quella notte!
In soli tre giorni
aveva conosciuto una persona del tutto nuova che, anche se lui stesso non
riusciva a crederci, era migliore di quella che pensava di conoscere,
scoprendo di amare ancora di più il suo cucciolo rosso.
Anche per Hanamici quei
tre giorni si dimostrarono illuminanti: per quanto considerasse Akira uno
splendido ragazzo, tanto che nella prima partita giocata contro il Ryonan
non era riuscito a staccargli gli occhi di dosso, pensava a lui come a un
ragazzo molto superficiale. Il ritardo con cui era arrivato prima della
partita, quel sorriso vuoto costantemente stampato in faccia e altri piccoli
particolari gli avevano dato un’idea completamente distorta del ragazzo che
ora aveva davanti. Un ragazzo che si era dimostrato estremamente gentile e
disponibile nei suoi confronti, gentile, simpatico e molto serio e adulto.
Era stato l’unico che in 16 anni di vita gli aveva offerto la sua amicizia
senza volere nulla in cambio.
L’ultima sera a casa di
Akira, Hanamici si decise finalmente a svelargli il motivo del suo
comportamento sulla spiaggia. Gli raccontò l’accaduto senza fare nomi e
senza entrare troppo nei dettagli ma nonostante questo Akira parve capire
perfettamente la situazione tanto che dopo averlo abbracciato dolcemente,
gli sussurro all’orecchio: “ non sono vere tutte quelle cose, se quella
persona le pensa davvero significa che non ha capito nulla, ed è lui a
essere spazzatura. Sei una persona speciale e fantastica, almeno per me!”.
Hanamici non si era mai
sentito così felice in vita sua; nessuno gli aveva mai detto nulla di più
bello e gentile o forse, semplicemente, nessuno gli aveva mai detto nulla di
gentile. Il calore del corpo a cui veniva stretto dolcemente dalle braccia
forti di Akira erano il più bel rifugio del mondo, un rifugio dal quale non
voleva proprio allontanarsi. Quello era sicuramente il primo vero abbraccio
che riceveva ed era una sensazione meravigliosa.
In quegli stessi giorni
Mitsui era stato molto nervoso e preoccupato. Il Rossino non era più andato
a scuola e nessuno sembrava saperne nulla; nemmeno Yoei, che sarebbe dovuto
essere il suo migliore amico, sapeva nulla. Mitsui riuscì a malapena a
scoprire che nessuno sapeva nulla di Sakuragi e che anche volendo non c’era
modo di rintracciarlo.
Era talmente
preoccupato e schiacciato dai sensi di colpa per non aver fatto nulla per
aiutarlo che alla fine si confidò con Kogure il quale sembro anche più
scioccato di lui al termine del racconto. Se fosse stato presente
probabilmente si sarebbe messo a piangere anche lui.
Decisero, assieme, di
dare al Rossino un paio di giorni per riprendersi, se non fosse rientrato
a scuola il lunedì successivo si sarebbero mossi.
Il lunedì successivo
Hanamici si presento agli allenamenti come se nulla fosse, facendo tirare un
sospiro di sollievo ai due sempai che non osarono dire nulla ma che lo
tennero bene d’occhio.
Hanamici rideva e
scherzava come al solito, ma avevano notato che non disturbava più tanto gli
allenamenti anzi era molto più serio, in campo, del solito. La cosa che però
era più evidente e che saltava perfettamente agl’occhi era che ignorava
totalmente Rukawa. Non lo provocava più, non lo chiamava più kizune; per
essere sinceri non lo chiamava affatto. Non rispondeva nemmeno ai suoi
insulti. Si comportava come se non lo vedesse ne sentisse. Si accorsero
tutti della differenza, persino Rukawa che dopo i primi giorni sembrò
infastidito dal nuovo comportamento del Rossino, tanto che era lui a cercare
la rissa.
Hanamici dal canto suo
faceva una fatica immane a ignorarlo. Aveva riflettuto allungo su come si
sarebbe dovuto comportare; Rukawa non sopportava affatto il suo
comportamento, gli dava fastidio il fatto che disturbasse gli allenamenti,
che lo distraesse e che lo provocasse. La soluzione migliore era ignorarlo,
sperando che Mitsui si fosse fatto i fatti suoi e che nessun’altro sapesse
cosa era successo. Per lui era molto importante far parte della squadra di
basket e non voleva doverci rinunciare, quei ragazzi, ormai, erano come una
famiglia, per lui, e la palestra aveva assunto i contorni di una casa.
Tutto procedette come
al solito per circa un mese. Tutti sembravano contenti: Akagi ed Ayako, che
non dovevano più costringere Sakuragi a fare gli esercizi o interrompere
risse; Kogure e Mitsui, che grazie a questa faccenda si erano avvicinati
tanto da riuscire finalmente a confessarsi i loro reciprochi sentimenti;
Myagi, che non doveva più fare da paciere tra Hanamici e Rukawa riuscendo
persino a insegnare cose nuove a Sakuragi che continuava ad imparare ad una
velocità incredibile; le matricole che non avevano più paura dei suoi scatti
d’ira; Sendo, che si era avvicinato tanto al ragazzo che amava e che ora
poteva vedere tutti i giorni nel campetto vicino casa e soprattutto a
lavoro.
Akira, infatti, aveva
trovato un posto come intrattenitore nel locale dove Hanamici lavorava come
cameriere e poteva quindi vederlo tutti i giorni. La cosa che piaceva di più
ad Akira, era però l’abbigliamento che i camerieri del locale indossavano.
Praticamente i ragazzi erano mezzi nudi con indosso solo una mascherina,chi
voleva un cappellino, un paio di pantaloncini corti ed attillati neri e ai
piedi un paio di anfibi. Poteva ammirare Hanamici praticamente nudo tutte le
sere… adorava quel lavoro!
Adorava quella sorta di
complicità che si era istaurata tra loro, un segreto in comune e un’infanzia
simile che gli permettevano di conoscersi e capirsi meglio di chiunque
altro. Le cose andavano così bene tra loro che Akira iniziava a sperare di
poter avere qualche possibilità con lui. Magari se riusciva a far sentire
Hanamici completamente tranquillo e al sicuro quando era con lui, poteva
riuscire a farlo innamorare di se.
Le cose presero una
piega inaspettata quando alcuni ragazzi delle squadre: Shohoku,Ryonan,
Kainan e Shiyo decisero di organizzare un’uscita tutti assieme per
festeggiare l’ammissione dello Shohoku e del Kainan ai campionati nazionali.
Il problema fu che come
meta per i loro festeggiamenti, i ragazzi scelsero proprio il locale in cui
Akira ed Hanamici lavoravano.
Non era proprio il
locale in cui avevano pensato di andare inizialmente ma furono comunque
tutti molto contenti quando arrivarono a destinazione.
Il locale era molto
bello, tutto in legno e con delle luci soffuse che creavano una bellissima
atmosfera. Le cameriere e i camerieri avevano tutti un fisico impeccabile,
erano alti e slanciati, muscolosi e ben modellati. La maschera che portavano
sul viso li rendeva misteriosi ed ancor più affascinanti. Gli spettacoli sul
palco si susseguivano ad un ritmo cadenzato, circa uno ogni 15 minuti, dando
il tempo ai clienti di riprendersi dalle meravigliose visioni a cui avevano
assistito e di commentare e parlare prima che le luci si spegnessero di
nuovo per un nuovo balletto.
Ragazzi e ragazze si
alternavano sul palco e ai tavoli rendendo l’atmosfera rilassata e
divertente.
Il locale era stato
proposto da Fujima e Maki, che a quanto pareva erano amici da tempo e
avevano sentito parlare molto bene del locale. Il punto a favore di quel
posto era proprio il fatto che fosse un locale unisex. Così erano contenti
gli eterosessuali, le ragazze e allo stesso tempo i gay, rigorosamente in
incognito. Tutto era perfetto. Il gruppo era composto da: Maki e Kyota, Jin
e Fukuda, Koshino e Hikoici, Kogure e Mitsui, Fujima e Hanagata, Hasegawa,
Uozumi, Akagi, Myagi, Rukawa, Ayako, Haruko e Yoei.
Mancavano solo il
Rossino e il porcospino.
Qualcuno fece notare
l’assenza ma nessuno ci diede molto peso.
La serata per il gruppo
andava alla grande, un po’ meno per i due camerieri che non sapevano più che
fare per evitare di ritrovarsi faccia a faccia con i loro compagni di
squadra. In più Akira doveva assolutamente salire sul palco; tra breve
sarebbe toccato a lui spogliarsi e non sapevano più che fare. Se qualcuno lo
avesse riconosciuto sarebbe stato rovinato! Non aveva detto a nessuno del
suo cambio di casa e meno ancora del nuovo lavoro. La maschera sul viso non
gli garantiva una praivacy adeguata al caso. Fu Hanamici a risolvere il
problema: “ basterà che tu tolga l’impalcatura ai tuoi capelli Akira!
Nessuno ti riconoscerà con un taglio di capelli normale ehehehe!!!” e mentre
il Rossino rideva Akira non sapeva se arrabbiarsi o esultare per la geniale
idea.
Akira salì sul palco
mentre un Hanamici al quanto preoccupato ma curioso si posizionava dietro al
tavolo dei suoi compagni per captare le loro reazioni.
Lo spettacolo iniziò e
fu subito ben chiaro a tutti che Akira aveva fatto un ottimo effetto. Era
vestito da kawboy ed era davvero bravo a spogliarsi seguendo il ritmo della
musica e poi si strusciava contro al palo al centro del palco in modo così
sensuale che tutti restarono a becca aperta.
Appena terminò la
musica Hanamici si riscosse dai suoi pensieri addir poco osè e si mise in
ascolto dei commenti: nessuno aveva notato nulla, nessuno aveva dato
rilevanza alla faccia del ragazzo sul palco ma sicuramente avevano notato il
suo bel culetto sodo; si, quello lo avevano notato tutti. Una frase fece
gelare il sangue al ragazzo in ascolto: “sapete ragazzi,io quel culo lo
conosco; lo conosco proprio bene.” Disse Koshino tutto concentrato. Fukuda
voltandosi verso di lui rispose: “ti riferisci a Sendo eh? Sappiamo che lo
conosci bene quel culo!” tutti risero ma Koshino non sembrava soddisfatto
finché Mitsui aggiunse “ ma figuriamoci! Quando mai quel pallone gonfiato si
mostrerebbe in pubblico senza quella ridicola capigliatura da porcospino!”
tutti risero di nuovo e la cosa fu archiviata definitivamente. Hanamici tirò
un sospiro di sollievo anche se ciò che aveva sentito gli aveva dato molto
fastidio. Perché Koshino conosceva bene il culo di Akira?... la risposta era
evidente…
Le sue elucubrazioni
furono però interrotte da una voce fredda e atona che lo chiamava:
“cameriere… un’altro drink”. Si volto nella direzione della voce e vide due
occhi quasi neri che lo fissavano freddi ma con un po’ troppo interesse. Per
fortuna aveva il cappellino in testa ed una maschera, penso, mentre si
avvicinava per prendere il bicchiere e fare un cenno con la testa a Rukawa
per fargli capire che aveva capito e che lo serviva subito.
Si diresse spedito al
bancone e si ritrovò Akira che lo fissava in cerca di una bella notizia che
arrivo repentina facendo tirare un sospiro di sollievo ad entrambi. Ma la
serata era ancora troppo lunga per cantare vittoria.
Infatti quando portò il
drink a Rukawa si accorse che tutti lo stavano fissando con molta
attenzione, cercò di allontanarsi il più velocemente possibile ma fu fermato
per un braccio da una mano diafana con dita lunghe e sottili. Ad Hanamici
per poco non venne un colpo, che cosa voleva Rukawa da lui, che lo avessero
scoperto? Restò immobile per vedere che succedeva e a sua grande sorpresa
Rukawa chiese: “ a che ora stacchi?” Hanamici era incredulo! Non sapeva che
fare, se avesse parlato avrebbero capito chi era ma non poteva nemmeno stare
li fermo a fissarlo. Tutti erano in attesa di una sua risposta e Mitsui
aggiunse: “anche tu salirai o sei salito sul palco?” Hanamici cercò di
parlare con voce bassa ed impostata e rispose: ”non posso dare appuntamenti
ai clienti e no, io non salgo sul palco”. Detto questo cercò di allontanarsi
e sentì le voci dietro che dicevano : “ hei Ru, stavolta ti è andata male
eh?”.
Rukawa stava cercando
di rimorchiarlo? Fu questo il pensiero che passo nella mente del rossino
prima che un’altra mano lo afferrasse per un braccio facendolo voltare. Era
Ayako: non era riuscito ad ingannarla. Quella ragazza era davvero molto
intuitiva; lo guardò negl’occhi e mormoro, incredula: “ Hanamici”. Non
sapeva che fare, stava per cadere nel baratro quando una voce amica giunse
in suo soccorso: “vieni con me Ayako meglio parlarne in un posto più
tranquillo”. Hanamici ringraziò mentalmente Akira e seguì lui e la ragazza
nei camerini.
Spiegata la situazione,
Ayako promise di mantenere il segreto e tornò tranquilla al tavolo lasciando
però Hnamici in un totale stato di angoscia; Rukawa lo stava davvero
rimorchiano!
La serata terminò senza
nuovi colpi di scena e mentre i ragazzi lasciavano il locale dalla porta
principale, Akira ed Hanamici uscirono dal retro. Si diressero verso la
spiaggia per una passeggiata rilassante in uno dei loro posti preferiti.
Akira ormai era
arrivato al limite della sopportazione, doveva assolutamente dire al Rossino
quali erano i suoi veri sentimenti .
Si sedettero sulla
spiaggia senza una parola finche Akira non si mise in ginocchio davanti al
ragazzo che amava e … “ io ti amo Hanamici, da tanto tempo ormai. Dalla
prima volta che ti ho visto e se anche all’inizio pensavo fosse solo una
infatuazione ora sono sicuro di amarti. Mi sono bastati quei 3 giorni in cui
hai dormito a casa mia per capire quanto sia profondo ciò che provo per te.”
Si fermò un attimo per guardare il Rossino negl’occhi , per capire che
emozioni suscitassero in lui quello parole. Ciò che vide fu felicità,
tristezza, paura ,smarrimento,amore…continuò a parlare “ non ho voluto
dirtelo subito perché eri troppo sconvolto ma ora non potevo più aspettare”.
Si fermò di nuovo in attesa di una risposta.
Hanamici abbasso lo
sguardo passandosi una mano fra i capelli, prese fiato e dopo qualche
secondo rispose: “ mi spiace Akira, non so proprio cosa risponderti. Sono
lusingato ma soprattutto felice per ciò che mi hai appena detto,nessuno mi
aveva mai parlato così, nessuno mi aveva mai detto di volermi bene né
tantomeno di amarmi. Per questo mi sento davvero felice e ti ringrazio
perché è come se tu avessi dato un senso alla mia vita.” “ma…” interruppe
Sendo “ma ora come ora non posso darti una risposta. Io ti voglio bene e se
dicessi di non essere attratto da te mentirei, sei la cosa più bella che mi
sia capitata nella vita, forse l’unica cosa bella che mi è capitata nella
vita e l’ultima cosa che voglio e perderti o dover rinunciare a te. Ma
proprio per questo se ora, senza essere sicuro di ciò che provo per te o per
Rukawa ti dessi una risposta finirei per farti soffrire in seguito o per
perderti adesso. Non so che fare Akira, fino a ieri sera sarei stato il
ragazzo più felice del mondo se mi avessi detto queste parole ma oggi non
sono più tanto sicuro.”
Hanamici aveva parlato
tra le lacrime, sembrava terribilmente triste, soprattutto per Akira, e
sincero. Ma alcune cose non erano chiare : “ cosa centra Rukawa? E cosa è
cambiato tra ieri e oggi?”
Hanamici rispose tutto
d’un fiato: “ Rukawa è il ragazzo di cui ti ho parlato, quello che ha detto
di odiarmi e che gli faccio schifo. Io lo amo o almeno lo amavo da morire,
pensavo di essere riuscito a dimenticarlo o almeno di aver voltato pagina. È
il mio primo amore e non credo che potrò mai dimenticarlo davvero ma speravo
di aver rinunciato a lui. Invece stasera lui ha cercato di rimorchiarmi e io
ho pensato solo che mi sarei voluto gettare tra le sue braccia, il mio cuore
ha iniziato a battere così forte che pensavo scoppiasse. Credo di essermi
sentito felice in quel momento… ma ho pensato che avrei anche voluto
togliermi la maschera per fargli vedere chi è che voleva rimorchiare per poi
chiedergli se gli faccio poi tanto schifo!”.
Era chiaro ciò che
voleva dire Hanamici, non sapeva se amava ancora il ragazzo che aveva detto
quelle cattiverie o se voleva solo dimostrargli quanto si sbagliava e magari
prendersi una rivincita.
Akira sospirò, era
stato sincero e poi era davvero troppo confuso per saper prendere una
decisione. “ io non ho fretta Hana-chan, pensaci con calma, fai quello che
devi fare ma scopri quello che provi veramente e poi dimmelo. Qualunque sia
la tua decisione stai sicuro che non mi perderai, noi saremo sempre amici,
abbiamo troppo in comune per perderci. Finché non prenderai una decisione
andremo avanti come sempre poi decideremo insieme. Io ti amo , e voglio che
tu faccia la scelta giusta” e dicendo questo poggiò il suo indice
all’altezza del cuore del rosso, sorridendogli gentilmente.
Con grande stupore di
Hanamici, Rukawa si presento al locale la sera successiva verso l’orario di
chiusura.
Il locale era quasi
deserto, e Rukawa si fermò al centro della sala alla ricerca di qualcosa o
di qualcuno. Quando finalmente riuscì a scorgere la sua preda, gli si
avvicino con passo deciso e senza farsi vedere gli si fermò a pochi
centimetri . Hanamici stava parlando tranquillamente con un altro cameriere
quando sentì la voce fredda e distaccata del suo compagna di squadra : “mi
hai fatto fare brutta figura ieri”.Hanamici non sapeva che fare, era
confuso,incredulo e spaventato dalla strana luce che animava gli occhi di
Rukawa; si voltò verso Akira in cerca di aiuto ma quest’ultimo gli rivolse
un sorriso un po’ triste ma deciso e si allontano.
R: “ allora,cosa
rispondi?”
H: (con voce impostata)
“ non posso uscire con i clienti”
R: “allora ti aspetto
fuori!?”
H: “perché? Senza
maschera potrei farti schifo!”
Ru alzò un sopracciglio
in segno di sorpresa, aveva percepito rabbia e tristezza in quella strana
affermazione.
R: “nh, ti aspetto
fuori davanti all’entrata secondaria”
Così dicendo si voltò
senza aspettare una risposta ed uscì dal locale.
Hanamici era nel panico
più totale, non sapeva che fare; avrebbe voluto chiedere aiuto ad Akira ma
la cosa gli sembrava ingiusta e crudele.
Entrò nei camerini,
Akira gli venne in contro sorridendo e gli chiese:”allora? Com’è andata?”
Hanamici colse
l’occasione al volo, voleva un consiglio da Akira e dato che era lui a
chiedere… e poi ormai era il suo migliore amico e l’unico che sapesse tutta
la verità.
H: “ mi sta aspettando
fuori…”
A: “non mi sembri molto
entusiasta”
H: “ NON LO SONO
AFFATTO! Mi presento davanti a lui con la maschera o senza? Gli faccio dire
che vuole prima o dopo che gli ho detto chi sono?.
A: “ stop stop.. 1) se
esci con la maschera sarai ridicolo. 2) quello che lui ora vuole è evidente
Hana,sei solo un cameriere: non hai né un volto ne un nome, ma solo un corpo
ed è QUESTO che lui vuole. 3) ti vendicherai comunque non appena ti
presenterai davanti a lui, e tu capirai istintivamente cosa vuoi tu da lui
veramente. In ogni caso starà a lui scegliere no?”
Hanamici annui, Akira
aveva ragione; se voleva solo portarselo a letto, cosa molto probabile, ci
sarebbe rimasto molto male vedendolo e lui si sarebbe preso la sua piccola
rivincita ma soprattutto avrebbe capito se lo amava ancora o meno.
Si finì di vestire e si
presentò davanti a Rukawa.
Il Rossino camminava
verso di lui con passo elegante e sicuro; indossava un paio di jeans chiari
attillati che mettevano in risalto le gambe lunghe e muscolose, una camicia
corta che mostrava il corpo perfetto e ben modellato, i capelli rossi
lucenti e ancora umidi dopo la doccia che gli ricadevano sul viso. In un
primo momento sperò che il cameriere con cui aveva parlato non fosse
Sakuragi ma quando quest’ultimo gli si fermò davanti dicendo: “ eccomi, cosa
volevi?” , iniziò a pensare che fosse proprio fortunato.
R: “sono un po’
sorpreso…”
H: “allora, ti faccio
SCHIFO?”
R: “ no , dovresti?”
H: “ dimmelo tu!”
R: “casa mia?!”
H: “……….” (che diceva
questo sorbetto di volpe?)
H: “ cosa?”
R: “ non hai capito
idiota? non vorrai che ti scopi in mezzo ad una strada!”
Sul volto di Rukawa
passò un veloce e quasi impercettibile sorriso che fece sobbalzare Hanamici
che, ormai tutto rosso , trovò la forza per ribattere.
H: “ perché dovrei
seguirti?”
R: “ non fare il
difficile, lo so che non aspettavi altro. È la tua grande occasione!”
H: “mi hai preso per
una bambolina, per un giocattolo o per una puttana?”(ora l’imbarazzo aveva
lasciato strada alla rabbia).
R: “ più o meno…”
H: “ sei uno stronzo
Rukawa, non ho alcuna intenzione di farmi sbattere da te solo per farti
passare la serata”.
R: (si avvicinò
lentamente alla sua preda, spingendola contro il muro e bloccandocela
contro) “ se non fosse per una sola scopata accetteresti,vero?”.
Hanamici si sentiva in
trappola, aveva paura della luce che sprigionavano quegli occhi blu tanto
profondi quanto freddi ma nonostante questo il suo corpo stava reagendo.
Aveva il corpo di
Rukawa premuto contro il suo, quel bellissimo viso a pochi centimetri dalla
sua faccia, le mani bianche e agili che si intrufolavano sotto la sua
camicia.
Nonostante la paura,
nonostante non volesse essere il giocattolo di quell’angelo senza cuore, si
ritrovava ad assecondare quelle carezze e a desiderare d’essere baciato.
Rukawa si stacco da lui
con un sorrisetto soddisfatto sul volto che fece gelare il sangue ad
Hanamici, lo prese per un braccio e lo trascinò in un vicolo buio.
Hana era
smarrito,nonostante tutto non si aspettava tanta aggressività dal ragazzo
che era stato nei suoi pensieri per così tanto tempo…ma in fin dei conti
cosa poteva aspettarsi dalla kizune:nulla di più di quello che stava
accadendo in quegli istanti. La furia di quell’essere che gli si trovava
dinanzi,lo sguardo fulmineo e privo di umanità che lo fissava con fare
spavaldo,con disprezzo quasi…improvvisamente si rese conto di quanto il suo
amore,le sue fantasie,il suo interesse,si erano rivolti ad un mostro:un
ragazzo certo ben fatto,con un bel culo (che tante fantasie gli aveva
suggerito),ma anche privo di qualsiasi umanità. Era quello che voleva?Un
involucro da sbattersi ogni qual volta ne avesse avuto voglia?No ,non era
quello che voleva!
La situazione pareva
dovesse precipitare da un momento all’altro: Rukawa si sarebbe scopato
senza tanti complimenti il suo inerme compagno di squadra,poi…ecco ,tutto
finito!La braghetta dei calzoni riportata lentamente su,una leggera
ravvivata ai capelli scomposti dal violento amplesso,uno sguardo veloce e
distratto alla “marchetta” di turno che gli era capitata tra le mani……………….
No, non sarebbe finita
così:Hana si ridestò improvvisamente da quel torpore in cui ,suo
malgrado,era precipitato in seguito al terrore scaturito dall’attacco
improvviso di Rukawa. Una forza quanto mai inaspettata lo pervase….
Hanamici ribaltò le
posizioni sbattendo Rukawa contro il muro e bloccandolo per i polsi. Non
aveva nessuna intenzione di lasciarsi violentare in quel vicolo da quel
mostro che ora aveva davanti. Gli venne in mente il volto triste di Akira
che lo superava uscendo dal locale per tornare a casa e si chiese che
diavolo stava facendo in quel vicolo, perché stesse facendo soffrire quello
splendido ragazzo che aveva detto di amarlo. Guardo dritto negli occhi il
ragazzo che teneva bloccato e non si sorprese nel leggerci disprezzo ma la
cosa che lo fece sussultare fu leggerci la stessa luce che gli aveva sempre
visto su un campo da basket. Era evidente che per lui non ci fosse alcuna
differenza tra giocare una partita o sbattersi una persona in un vicolo,
l’unica cosa che voleva dimostrare era di essere il più forte. “ per te non
ha alcun valore la vita degl’altri vero Kitsune? Ti credi così dannatamente
superiore a tutto e a tutti?sei così preso da te stesso che non ti rendi
conto che non esisti solo tu e che il tuo modo di fare ferisce chi ti
circonda!”. Rukawa rimase sorpreso nel sentirlo parlare così sicuro e
soprattutto non riusciva a credere che gli stesse opponendo resistenza.
Cerco di divincolarsi ma fu tutto inutile. Guardò Sakuragi negli occhi e vi
lesse delusione e tristezza, poi lo sentì parlare ancora: “pensavo di
amarti, pensavo di essere riuscito a vedere il tuo vero io ed ero convinto
che fossi una persona speciale… non è così! Sei meschino e crudele, non
meriti nulla perché non sei in grado di apprezzare nulla. Hai detto che mi
consideri spazzatura, bhè è molto meglio essere spazzatura che essere come
te. Almeno io ho un cuore, almeno io cerco in tutti i modi di vivere nel
migliore modo possibile, impegnandomi per conquistare ogni piccola cosa. Tu
pensi che tutto ti sia dovuto, che ti basti mettere questi vestiti di marca
per essere superiore agli altri.
Io sarò spazzatura ma
tu non sei niente e così non otterrai mai niente e alla fine anche il basket
ti abbandonerà perchè in realtà non sei in grado di amare nemmeno questo. Mi
chiedo perché perdo ancora tempo con te quando un
ragazzo fantastico probabilmente
sta soffrendo per colpa mia… “
Così
dicendo lo lasciò andare e senza dire altro o aspettare un commento si mise
a correre in direzione della spiaggia, dove pensava si fosse rifugiato Akira,
sperando che il ragazzo lo accettasse ancora e gli permettesse di amarlo
come si meritava.
Corse verso
la spiaggia con tutte le sue forze, voleva fare il più in fretta possibile
per chiarire, con Akira la situazione e non farlo soffrire ancora; aveva
notato l’andatura abbattuta di Akira quando li aveva superati uscendo dal
locale, le spalle curve e la testa bassa erano i chiari segnali della sua
sofferenza e Hana non voleva per nessun motivo al mondo vederlo soffrire e
soprattutto non sopportava di essere lui la causa di tanta sofferenza.
La spiaggia
non era molto lontana ma la stanchezza accumulata durante la giornata si
faceva sentire tanto che non riusciva più a correre per la stanchezza.
L’affanno gli impediva di respirare regolarmente,le forze lo avrebbero
abbandonato da lì a poco………stava per farsi sopraffare dalla stanchezza
quando vide stagliarsi davanti a lui un’immensa distesa blu e, seduto sul
pontile, la figura del ragazzo che amava.
Akira
guardava il mare rannicchiato con le braccia che si stringevano forte al suo
petto le ginocchia, il cuore batteva forte, il suo animo era in tumulto
diviso tra la possibilità di aver perso per sempre l’unico ragazzo che
avesse mai amato e la consapevolezza del legame profondo che li univa e che
rendeva le loro vite speciali.
Quando la
speranza stava ormai lasciando posto all’amarezza e alla solitudine, sentì
dei passi dietro di lui. Voltandosi si ritrovò davanti gli occhi dolci,
pieni di speranza e di amore di Hanamici che lo scrutavano attentamente
quasi a voler carpire ogni suo più piccolo segreto.
Non ci fu
bisogno di parole per capire cosa provavano, i loro occhi parlarono per
loro.
Akira lo
guardò e senza dire una parola sorrise,ormai certo che il suo angelo era lì
per lui pronto a camminare al suo fianco sempre e comunque per andare
incontro al loro destino,un destino pieno d'amore.
L:Non è
bellissimo Aki-chan?
A: grazie
grazie…. Ma la lemon?
L: tanto
bello quanto hentai….
R: io non
sono affatto così!
L: si si
certo Ru. Torna a nanna su!
R:
zzzZZZzzzz
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