Capitolo: unico e solo.... rabbrividisco all'idea che gli si possa dar
seguito a questa cosa.
Genere:... ^^... la maniaca del BIPPETTAMENTO ha preso le ferie e
quindi....a becco asciutto.
Sei la mia
stella
di Mokuren
E' bellissimo il mio Alek, nel sonno il suo magnifico volto torna ad esser
quello di un bambino: dolce,
indifeso e... mio, mio per sempre!
Rimarrei per ore incantato a fissarlo, i capelli ramati che mandano
riflessi infuocati ad ogni suo più piccolo movimento, quegli occhi di un
verde intenso, il verde di un giardino in primavera, striati da luminose
pagliuzze dorate e ombreggiati da ciglia lunghissime; e...questo corpo, un
corpo perfetto da mozzare il fiato... la pelle bianca, liscia, calda,
morbida delicata come il petalo di una rosa.
E questa meraviglia è qui, vicino a me, stesa nel mio letto, abbandonata,
sicura, mia.
Mi ricordava ancora la prima volta che ti ho incontrato, un piccolo
gomitolo di stracci, fradicio fino al midollo sotto quello che pareva il
diluvio universale:
*****
stava correndo per trovar riparo sotto qualche terrazzo o sporgenza, il
suo ombrello non riusciva più a ripararlo da tutta quell'acqua, ma pareva
che in quella via non ci fossero che muri completamente lisci; poi aveva
notato un vicolo e vi si era infilato sperando di trovarvi riparo e...
l'aveva visto, non sapeva neppure lui come, in un angolo rannicchiato,
quasi invisibile, un corpo tremante che pareva non aver più la forza
neppure per stare in piedi... solitamente non prestava più di tanta
attenzione a cose come quella, se ne vedevan troppe in tutta la città,
nei primi anni, dopo il trasferimento, di fronte a quella crudele realtà,
aveva cercato di opporre una qualche resistenza, ma, col passare degli
anni e l'aumento inesorabile dei poveri disgraziati, il suo cuore si era
chiuso, indurito, per evitare di essere schiacciato da tutta quella
sofferenza che lo circondava; ma.. qul giorno, sotto quella pioggia
scrosciante, davanti a quella povera creatura, non se l'era sentita di
passare oltre e dimenticare.
Gli si era avvicinato scuotendolo per una spalla, cercando di riscuoterlo
dal sonno malato in cui era caduto.
Questo aveva alzato piano il volto verso di lui, quasi anche quel piccolo
gesto gli costasse un sacrificio indicibile, fissando poi quei suoi
immensi e meravigliosi occhi nei suoi.
Occhi che eran però ben diversi dall'attuale:
il verde era il medesimo, ma la loro espressione.... vacua, vuota; quelli
erano gli occhi di chi non ha più sogni, non più desideri o speranze per
il futuro; occhi rassegati, infossati in un volto pallido e contuso.
Nell'incontrare quello sguardo il suo cuore si era fermato... un angelo,
un piccolo angelo caduto in quel sudicio mondo.
Una rabbia ceca, un dolore sordo si erano insinuati in lui, mettendo
radici e crescendo alti e svettanti
verso il cielo; non era giusto, non voleva più vedere simili sofferenze.
Prese quel corpo tra le braccia, non gli occorsero sforzi, quel poverino
era più leggero di una piuma; questo lo fissò, ma non si oppose... quasi
indifferente, spento... in quanti avevano approfittato di quella fragile
creatura sola?
L'aveva stretto contro il suo corpo dirigendosi poi verso la sua casa;
durante il tragitto non aveva sentito più la pioggia che lo colpiva
scivolandogli addosso, non aveva sentito più i lampi e i tuoni che
parevan voler dividere il cielo; c'era solo il battito del suo cuore e
quel corpo tremante tra le sue braccia.
******
"Non sarai mai più solo tesoro mio!" e non lo sarò più
neppure io!
Con una mano, delicatamente, gli scostò un riccio dagli occhi,
soffermantosi a carezzare quella fronte
candida.
Quante ne aveva dovute sopportare quel piccolo uomo!
Diciassette anni fatti di solitudine e dolore, paura e tormenti.
Gli tracciò con il polpastrello i contorni del sopracciglio perfetto.
"Come si può abusare di un simile angelo!"
********
Alec non parlava, non gli aveva mai detto una sola parola e si scostava
spalancando quei suoi incredibili occhi se veniva solo sfiorato; era
rimasto con lui, da quel giorno di pioggia, non l'aveva più lasciato; non
l'aveva detto, ma si capiva dai suoi gesti che desiderava poter rimanere
li, non per lui, ma solo per la sua casa, per quel rifugio sicuro che gli
si offriva; rinchiuso, protetto da mura spesse e lontano da tutto il
resto.
******
"Il mio Alek!"
******
Quel ragazzo era bravissimo con le piante, sembrava quasi che queste
crescessero e fiorissero rigogliose solo per poter essere riscaldate dal
suo sorriso, coccolate dalle sue amorevoli cure...
******
Un sorriso accennato.
"Non sai piccolo tesoro, quanto son stato invidioso e geloso di quei
fiori a cui tieni tanto..."
******
Eran trascorsi diversi mesi ed Alek era ormai divenuto un perfetto
giardiniere e questa era una fortuna per entrambi; non sarebbe mai
rimasto, nonostante tutte le sue paure, accettando quella che, hai suoi
occhi, era la mia carità, non aveva voluto compensi per quel che faceva,
gli bastava di poter rimanere, di non essere costretto a lasciare, quello
che ormai per lui era il suo rifugio dal mondo e dal dolore.
Mesi, mesi senza metter piede fuori dal cancello, senza incontrare nessuno
che non fossi io o il mio fedele cane Spok... che, scontroso con tutti,
persino con me, si scioglieva non appena vedeva Alek.
*****
Mi ricordo ancora il tormento di quel periodo, la disperazione per
quei sentimenti che crescevano man mano in me verso quel ragazzo, la
rabbia che provavo nel vederlo sempre distaccato ed indifferente nei miei
confronti; rispettoso, reverente, quasi servile, ma distante anni luce.
*****
Quante volte aveva provato il desiderio di afferrarlo per le spalle e
scuoterlo con tutte le sue forze, per far si che si accorgesse di lui;
come poteva non sentirsi solo, non desiderare aver qualcuno con cui
parlare, con cui sfogarsi, quando lui, cercava qualcuno da amare da tutta
una vita... lo capiva, capiva perfettamente cosa volesse dire esser soli,
non potersi fidare di nessuno, ma cercare disperatamente qualcuno a cui
aggrapparsi.
Lui era stato fortunato, dopo la morte prematura dei genitori aveva
pensato la nonna a tutto, divenendo la sua seconda madre,.... la sua cara
e dolce nonna!
Ma poi, abbandonato anche da questa, si era ritrovato a doversela cavare
con le sue sole forze in un mondo che cercava di sommergerlo ad ogni
passo; era vero che lui non aveva dovuto vivere i tormenti a cui era stato
sottoposto quel fanciullo, ma... riusciva a comprenderne il dolore e le
paure come fossero le sue.
*****
"Pensare che in quel periodo il solo vederti mi procurava dolore
angelo mio, e adesso non potrei resistere un solo giorno senza di
te."
Con le dita proseguì la sua carezza sulla tempia candida.
*****
Poi è arrivato il giorno dell'incidente... non dimenticherò mai quel
giorno...
I suoi occhi si fecero lucidi.
Non ringrazierò mai abbastanza quello sconosciuto (^^;;;) che mi ha
investito.
Quella sera ero uscito di casa furente, distrutto; non riuscivo più a
nascondermi dietro la facciata del buon samaritano, non riuscivo più a
sopportare di starti vicino, ma di non poterti toccare, non sopportavo più
la tua indifferenza, il non rivolgermi mai una parola, un sorriso, una
qualsiasi gesto d'affetto: Mi stava logorando.
Ricordo che ti afferrai! Si, non ti avevo più toccato da quel lontano
giorno, ma, quella sera ti toccai... ti toccai di nuovo.
Non ricordo cosa mi fece esplodere così; poco, ormai ero al limite:
Affondai le dita nella pelle delle tue spalle e ti gridai... non ricordo
cosa, forse il mio dolore, la mia frustrazione per te che eri come uno
spettro, una creatura ultraterrena distaccata ed irraggiungibile.
Eri di spalle, la testa china, il corpo scosso, ti voltai e fu come se il
cuore mi si frantumasse in mille pezzi quando incontrai i tuoi occhi
enormi, impauriti, quasi terrorizzati spersi nel volto pallido.... ed ero
io la causa di tutto, io e la mia lussuria, io e quei miei sentimenti a
senso unico.
Ti lasciai, come scottato, mentre le braccia mi ricadevano lungo i fianchi
e tu, scivolasti a terra senza una sola parola.
MALEDIZIONE! cosa avevo fatto, cosa mi era preso.
Disgustato di me stesso afferrai la giacca e uscii nella notte.
Ricordo il vento che mi sferzava la pelle, il freddo che mi penetrava
nelle ossa e poi una luce, lo stridio di freni, un urlo... una voce mai
sentita, ma subito riconosciuta, un dolore acuto e poi il buio.
Mi risvegliai dopo 2 giorni in un letto d'ospedale, con una strana
sensazione sulla pelle e nel cuore; le membra intorpidite e fredde, ma...
avvertivo un calore, tenue, benefico che si irradiava dalla mia mano,
alzai lo sguardo e ti vidi, esausto con gli occhi segnati dalla stanchezza
e da quello che non poteva essere che pianto, riverso con la testa sul mio
letto e con le dita strettamente intrecciate alle mie.
Strinsi quelle dita, o almeno cercai di farlo; a quel leggero movimento
subito ti destasti e i tuoi occhi si fissarono nei miei, in un solo attimo
vi sfrecciarono milioni di sentimenti contrastanti divenendo lucidi e
lasciando sgorgare calde lacrime.... mio Dio, erano per me quelle lacrime,
quella disperazione.
Cercai di alzare una mano per carezzargli il volto e tu... mi volasti tra
le braccia stringendoti a me quasi temessi che il mio corpo svanisse.
So che hai avuto paura e non dovrei gioirne, ma... quello fu uno dei
giorni più belli della mia vita, la fine dell'indifferenza, lo
sgretolarsi di quel muro invalicabile che avevi eretto intorno al tuo
cuore.
Certo, non era ancora arrivato il momento in cuoi ti avrei potuto dire e
dimostrare il mio amore, ma quello fu il primo ed indispensabile passo
verso la felicità.
Ne passarono tanti di giorni, settimane, ma adesso non eri più
distaccato, parlavi, mi sorridevi e, pian piano hai iniziato anche ad
uscire, hai iniziato nuovamente a vivere e a sbocciare come un fiore
baciato dai caldi raggi del sole.
*****
"Poi... poi è arrivato quel giorno, il giorno in cui mi hai aperto
veramente il tuo cuore, il giorno in cui finalmente ho potuto dirti quanto
ti amo."
Le dita che ora scorrevano sulla sua guancia candida, si fermarono sul
labbro inferiore, pieno, rosso... carezzandolo dolcemente.
*****
Neppure tu sapevi in quale giorno eri nato, ma io volevo avere un giorno
in cui festeggiare, in cui ringraziare quel qualcuno che ti aveva dato la
luce, dandoti così a me.
Scelsi io, in maniera arbitraria, forse egoista, ma... il 10 Agosto, il
giorno di San Lorenzo, il giorno in cui le stelle cadono dal cielo per
scendere sulla terra, mi sembrò il momento più adatto per festeggiare
quella che ormai era divenuta la mia preziosa stella, il desiderio
realizzato.
Quel giorno arrivai a casa prima del solito, avevo chiesto qualche ora di
permesso, volevo organizzare una festa in grande stile. Palloncini,
festoni, luci ed un immensa torta con sfavillanti candeline, tutta per te.
Sgattaiolai dentro dalla porta di servizio per posare tutta la roba
acquistata e mi chiusi in salotto.
Trafficai per quasi un ora, ma poi il risultato fu perfetto.
Spensi la luce e ti chiamai a gran voce.
Ti sentii correre in casa, chiamarmi stupito, cercarmi per le stanze, sin
quando non sei arrivato alla porta giusta... ti sei affacciato cercando la
luce e io ti son venuto dietro, premendo l'interruttore al posto tuo e
baciandoti sulla guancia.
"Auguri di buon compleanno Alek!"
Sulla faccia un sorriso ebete, nello stomaco uno svolazio di farfalle....
mi sentivo così assurdamente felice per quella piccola cosa.
Sei rimasto per un attimo immobile e senza parole... strano! dal giorno
dell'incidente non hai fatto altro che parlare, parlere, quasi volessi
rifarti del tempo perso.
Poi mi hai guardato...
"io... io, non so quand'è il mio comp..."
"Sarà oggi, compi 18 anni, e l'anno prossimo, in questo stesso
giorno saranno 19, poi 20 e così via per tutti gli anni a venire."
A quelle parole, dette con leggerezza, i tuoi occhi si riempirono di
lacrime, lacrime che mi disorientarono e spaventarono... che diritto avevo
io di decidere e scegliere per te, che diritto avevo di sperare in un
futuro assieme a te.
"Sc... scusa, io non credevo... è un idea stupida è... e poi tutto
questo apparecchiamento, devo sembrarti un creti....."
Ma non mi lasciasti il tempo di finire, ti gettasti su di me, stringendoti
al mio corpo, affondando il volto nella mia spalla singhiozzando.
Forse il tuo non era dispiacere, solo sconcerto, sorpresa e... gioia, si,
sono sicuro che in quel momento eri veramente felice.
Ti strinsi a me, contro di me, respirando il tuo odore, beandomi per quel
contatto, poi... poi avvertii le tue labbra sul mio collo, i singhiozzi
erano cessati ed ora le tue mani non mi stringevano più, si erano
spostate dalle mie spalle alla nuca e mi carezzavano, mentre le tue labbra
mi baciavano... si, mi stavi baciando sul collo e poi sempre più su, lo
zigomo, la bazza fino alle mie labbra.
In quel momento, non ho fatto nulla, troppo stupito, troppo contento, non
sono riuscito a muovere neppure un muscolo e... tu... tu hai frainteso
questa mia impotenza, questa mia sorpresa, per sconcerto, magari disgusto.
Mi hai lascito ed io mi son sentito come privato di una parte di me, della
parte più importante, mi hai fissato poi con gli occhi sbarrati:
"Scusa... io...io...."
E sei fuggito senza darmi il tempo di reagire.
Io ti ho chiamato, ho gridato, implorandoti di fermarti, ma tu correvi,
scappavi da me.
*****
"Mi hai fatto correre come non mi era mai successo, con il cuore che
mi batteva all'impazzata, piccolo diavoletto, impulsivo."
*****
Sembrava non volessi più fermarti, ma io non avevo alcuna intenzione di
lasciarti andare.
Ti raggiunsi e ti afferrai per un braccio, cercai di tirarti, ma persi
l'equilibrio e cademmo a terra entrambi.
"Lasciami... Lasciami... ti prego lasciami, non... non volevo farlo,
non volevo...."
Ti rannicchiasti su te stesso piangendo.
"Ti prego non mandarmi via, non... ti giuro che non accadrà più,
non lo farò mai più.... ti prego... non voglio far schifo anche a te...
no,... no..."
Cosa stava dicendo? quale perdono, quale schifo...
Ti presi di peso e ti strinsi a me.
"Alek... io... non potrai mai farmi schifo! Io ti voglio bene, .. ti
amo, ti amo da quel giorno sotto la pioggia, non sai quanto ho desiderato
che... che tu potessi ricambiare i miei sentimenti, oh Alek, se sapessi
cosa ho passato temendo che sarei stato io a disgustarti se avessi
scoperto cosa provavo per te..."
*****
In quel momento, a quelle parole ti irrigidisti e forse il tuo pianto si
fece ancor più intenso, si erano riaperte vecchie ferite nel tuo cuore e
tutte le tue paure, le brutture del tuo passato vennero a galla, quasi
potessero essere una scusa, un motivo per non amarti più... ma ormai non
era più possibile smettere di amarti, più facile strapparmi il cuore dal
petto che smettere di adorarti.
*****
Non avevi mai parlato così tanto ed io mai sofferto fino a tal punto, ora
sapevo cos'era stata la tua vita, l'orfanotrofio, gli abusi subiti, la
fuga, la fame, il freddo, la solitudine e la disperazione; il desiderio di
morire, il terrore di continuare a vivere....
"Scusami, io....non volevo che accadesse, io... sono un essere
orrendo, sporco, che non si può amare..."
"SMETTI, smetti di dire tutte queste assurdità, non puoi aver
terrore del tuo passato e non devi temere i tuoi sentimenti... e... e non
dovrai mai, MAI dubitare del mio amore per te."
Lo strinsi fin quasi a soffocarlo e poi schiacciai la mia bocca sulla
sua.. da quanto... per quanto tempo ho desiderato quel bacio,
vergognandomi dei miei pensieri, dei miei desideri, quasi terrorizzato
all'idea che tu scoprissi tutto disprezzandomi, e adesso.. adesso che
scopro che anche tu mi desideri, che anche tu mi ami, nulla importa più,
rimaniamo solo noi due, io e te per sempre, il passato non esiste più ed
il futuro ci vedrà uniti... insieme per sempre.
Sento che la sorpresa sta lasciando il posto alla gioia e al desiderio;
schiudi le tue labbra ed il tuo corpo si rilassa contro il mio; io ti
carezzo la schiena, esploro la tua bocca fresca, profumata inebriante,
respiro il tuo respiro mentre continuiamo a carezzarci, esplorando i
nostri corpi con riverenza e timore... forse entrambi temiamo che questo
sia solo un sogno; ma poi l'impazienza, ci rende sempre più audaci e
iniziamo a spogliarci a carezzarci e baciarci in maniera famelica,
frenetica.
Mi stacco da te, senza più fiato, con il sangue che mi romba nelle vene
assordandomi, tu mi guardi spaesato; io ti sorrido e ti bacio sulla
fronte.
"Sai cosa sta per accadere vero?! Lo desideri anche tu?!"
Una domanda assurda, sento chiaramente la risposta nel suo corpo, nei suoi
gesti, lo leggo nei suoi occhi, ma ho bisogno di una parola, ho bisogno di
quella parola.
Lui mi sorride, mi allaccia le braccia la collo e poggia le labbra sul mio
orecchio.
"Ti Amo Michael...."
Tre parole che rimarranno marchiate a fuoco nel mio cuore per sempre.
Facemmo l'amore, stesi sull'erba, lambiti dal vento, carezzati dalla
terra; quella fu la prima di molte
altre.
*****
"Sono trascorsi tre anni da allora, son volati; ed il mio amore è
andato crescendo. Ormai non potrei più vivere senza di te mio piccolo
Alek."
Mi chino su di lui sfiorando le sue labbra con le mie, in un bacio
leggerissimo, avverto un sospiro, mi accorgo che le sue palpebre tremarono
e i suoi occhi si dischiusero piano, fissandosi così nei miei, adesso
quello sguardo mi accarezza carico d'amore, non vedo più ne paura, ne
rassegnazione in quelle bellissime iridi; e son felice che, di questo
cambiamento, il merito sia anche un pò mio, so che non dimenticherà mai
quel che a vissuto, ma, adesso quei tristi ricordi, son chiusi in fondo ad
un cassetto del suo cuore, ed io sarò sempre qui affinchè, quel cassetto
rimanga chiuso per sempre.
FINE.... ^^ so che tutti
coloro che son giunti sin qui avranno mal di denti per un mese e oltre,
ma... ringrazio per la cortese pazienza e sopportazione.
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions |
|