Secretum

di IrisAlba.

 

Capitolo VI.

 

Quella sera non tornai subito a casa. Io e Homura, infatti, continuammo a vagare per la città sino a tarda ora, a piedi, parlando di qualsiasi cosa ci venisse in

mente. Poi, quasi senza accorgermene, iniziammo a lasciarci alle spalle le luci e i rumori assordanti per addentrarci in quella che era la zona periferica, costituita

da grattaceli industriali chiusi per l’ora tarda o abbandonati ormai da tempo.

Proprio quando la mia mente stava iniziando a prender atto dello squallore del luogo, vidi Homura fermarsi di fronte ad un palazzo altissimo e con tutti i vetri rotti. Anche attraverso l’oscurità notturna era possibile intravedere l’ambiente interno dell’edificio, completamente vuoto.

-Perché siamo venuti qui?- chiesi mentre riprendevo a guardarlo.

-Perché volevo che tu vedessi un luogo a me particolarmente caro. C’è una cosa di cui vorrei parlarti e sento che potrò farlo solo qui. Vuoi continuare a

seguirmi?-.

Io rimasi a fissarlo per qualche minuto, stupito dal tono grave con cui mi aveva posto quella domanda. Infine annuì ed iniziai a seguirlo all’interno di quel mostro

di cemento e metallo.

 

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Salimmo sino all’ultimo piano dell’edificio senza dire una parola, accompagnati solo dal rumore dei frammenti di vetro schiacciati sotto i nostri piedi.

Più salivamo, però, più l’oscurità si faceva meno fitta e l’aria più respirabile. Poi, quando finalmente arrivammo in cima, non potei trattenermi dallo sgranare

gli occhi dallo stupore.

Ci trovavamo all’interno di una stanza dalle finestre enormi, prive anch’esse dei vetri. L’interno era sporco e deprimente ma era il panorama su cui davano le

finestre che mozzava letteralmente il fiato.

Cielo e mare. Solo cielo e mare. Un’immensa, grandiosa, infinita distesa blu oscuro intervallata da puntini piccoli e luminosi come tante lucciole lontane.

-È…è bellissimo!!!- fu questo tutto ciò che riuscì a dire prima di correre ad affacciarmi per meglio godere di quella vista.

Sentì Homura sorridere e con la coda dell’occhio lo vidi mentre si sedeva per terra, di fronte ad una delle finestre.

Lo raggiunsi e mi sedetti poco distante da lui.

-Sono contento che questo posto ti piaccia!!!- esclamò vedendo che mi accingevo a sedermi –Vengo qui spesso, soprattutto quando ho voglia di scrivere

qualcosa. Tutte le mie poesie le ho scritte qui!!!-.

-Come lo hai scoperto?- chiesi affascinato.

-Girando per la città senza una meta precisa. Ricordo che mi colpì l’aspetto desolante della parte esterna e che pensai “chi potrebbe vivere in un posto del

genere. È orribile!!!”. Lo hai pensato anche tu, vero?-.

-Si- ammisi, quasi sentendomi in colpa.

-Poi, non so perché, decisi di salire, penso per vedere se l’interno del palazzo fosse ugualmente squallido. Quando arrivai all’ultimo piano, però, quasi non

riuscivo a respirare di fronte alla bellezza di ciò che si mostrava ai miei occhi…-.

Si interruppe un attimo e respirò profondamente, come se stesse rivivendo le emozioni provate quel giorno con la stessa intensità. Poi riprese a parlare.

-Quel giorno ebbi una sorta di illuminazione e molte cose mi furono chiare. Per anni ero stato considerato una creatura impura, eretica, figlia del peccato e per

anni avevo nascosto nel silenzio qualsiasi sentimento e sensazione che pensassi fosse frutto delle colpe che, senza saperlo, mi portavo dentro. Odiavo tutto ciò

che mi circondava ma, soprattutto, odiavo me stesso. Mi bastò, però, vedere l’intensità della luce di quel tramonto per capire quanti anni della mia vita avevo sprecato. Mio Dio, quante cose non dette!!! Quante cose ho disperatamente nascosto con tutte le mie forze!!!-.

Si interruppe nuovamente per qualche secondo, cercando di contenere la rabbia e il disprezzo che i ricordi gli avevano suscitato. Gli concessi quest’attimo di

tregua e distolsi i miei occhi dai suoi.

-Consideri questo posto come il simbolo della tua esistenza e mi hai portato qui perché diventasse anche il simbolo della mia, non è vero?- chiesi, malgrado già sapessi la risposta.

-Si, perché so bene cosa si agita nel tuo animo e so quali sentimenti stai cercando di nascondere. Noi due siamo così simili, Son Goku- e, così dicendo, si

avvicinò maggiormente a me ed avvertì le sue lunghe dita mentre mi sfioravano delicatamente gli zigomi.

-Homura, senti…- iniziai mentre cercavo di sottrarmi, incredibilmente imbarazzato, al tocco delle sue mani.

-Aspetta!!!- mi interruppe –Rispondi prima a questa domanda: vorresti venire via con me domani?!!-

-Cosa?!!!!- esclamai allontanandomi di scatto, quasi che la sua pelle fosse diventata bollente

–Parti?!!! Dove vai?!!-

-Ti ho detto che non mi fermo mai a lungo in città- rispose sorridendo –Vado via con Zenon, Shien ed altri artisti e mi piacerebbe portarti via con me!!!-.

Nell’ascoltare quella proposta mi sentì all’improvviso in preda al panico. Proprio io, che orgogliosamente dichiaravo di non aver paura di niente, che traevo

tanto più piacere quanto più le prove che dovevo affrontare erano difficili, mi sentì letteralmente assalire dalla paura.

Perché avrei dovuto dire di no? A casa mi aspettavano soltanto degli studi difficili ed un ragazzo che amavo davvero più di me stesso, ma per il quale mi sembrava

a volte di essere semplicemente uno dei suoi tanti allievi.

“Non è così Sanzo?” pensai “Perché non dovrei andare con Homura? Dopo tutto lo hai detto anche tu: è ora che inizi a vivere con i miei simili!!! A che mi serve rimanere?!! Non ho mai fatto parola dei miei sentimenti, eppure a volte mi sembri così lontano!!! Se ti dicessi cosa provo realmente nei tuoi confronti, finirei inevitabilmente per perderti.

In un modo o nell’altro io non posso che rimanerti distante…”.

Ma sapevo di non essere sincero con me stesso. Certo, provavo dentro di ma tanta rabbia e tanto dolore, nei miei confronti e in quelli di Sanzo, ma per quanto lui potesse essere duro e scostante con me ero consapevole del fatto che avrei continuato ostinatamente a seguirlo.

Forse vi sembrerà banale se vi dicessi che Sanzo è sempre stato il mio sole, ma in realtà è proprio così.

Fu la sua figura eterea e quasi diafana che quel giorno, nella chiesa dell’orfanotrofio, mi rapì facendomi dimenticare completamente del luogo in mi trovavo. Furono

i suoi occhi freddi, le sue mani bianche, i suoi capelli biondi che, per la prima volta, mi fecero desiderare di fuggire da quel luogo a prescindere da ciò che poi avrei fatto.

Per tre interi anni della mia vita lo avevo seguito, avevo seguito quelle mani, quel corpo, quella voce e gli ero stato vicino come a nessuno mai aveva permesso. Questo non poteva non riempirmi di orgoglio e dentro di me sapevo che, in realtà, solo io conoscevo veramente Sanzo!!!.

A volte mi sembrava di non ricordare nulla degli anni precedenti a quelli trascorsi con lui. È assurdo, lo so, ma è così.

Avevo iniziato a vivere davvero solo grazie a lui e solo per lui ora desideravo vivere.

“Non posso andarmene” pensai “Perché io ho già trovato il simbolo della mia esistenza!!!”.

Tornai a guardare Homura, questa volta sicuro della risposta che avrei dato.

-Allora?-

-Non posso!!!- risposi guardandolo dritto negli occhi –Non posso andarmene!!!-

-È per Sanzo, non è vero? È per lui che desideri rimanere qui!!!- esclamò quasi con rabbia, desideroso di mostrarmi l’intensità della sua delusione. Ma io preferì non aggiungere nulla.

I miei occhi rivelavano già più di quello che io volessi e in quel momento capì che avevano rivelato molto anche a Sanzo.

Homura tornò ad avvicinarsi a me e, con feroce delicatezza, prese il mio viso tra entrambe le sue mani e lo portò vicinissimo

al suo. -Lo ami davvero così tanto, Son Goku?- mi chiese a pochi millimetri dalle mie labbra.

-Si- risposi senza una briciola di esitazione, ammettendo per la prima volta ad alta voce ciò che mi portavo dentro da tanto tempo –E stasera voglio che lo sappia anche lui!!!-.

 

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La casa era completamente buia. Sapevo che Sanzo stava dormendo ma non me ne preoccupai minimamente e cercai di fare più rumore possibile.

Il mio tutore però, che di solito aveva un sonno talmente leggero da svegliarsi per ogni piccolo movimento, proprio quella sera sembrava che fosse caduto in

letargo, perciò decisi di interrompere la distruzione della casa ed iniziai a prepararmi per andare a letto.

Stavo dirigendomi verso la mia stanza, quando all’improvviso mi fermai nel mezzo del corridoio e guardai verso la porta chiusa della camera di Sanzo.

L’aprì.

Sapevo che Sanzo aveva l’abitudine di dormire nudo, ma perché era stato lui stesso a dirmelo, una volta che si sentiva particolarmente in vena di prendere in giro

i miei “pigiami infantili”.

Non nego che il desiderio di vederlo “non completamente vestito” mi aveva sempre allettato, ma la paura di farmi sorprendere in “flagranza di reato” mi aveva

fatto sempre desistere da qualsiasi tentativo!!!.

Proprio quella sera in cui avevo deciso di giocarmi il tutto per tutto, però, Sanzo si era abbandonato totalmente al sonno ed io mi ritrovai a fissare estasiato il suo corpo perfetto fasciato da lenzuola di seta nera, a guardare il suo petto che, sfuggito a quelle coltri bramose, sembrava lascivamente esposto allo sguardo di chiunque fosse entrato nella camera, a mirare il suo viso bellissimo totalmente in preda alla rilassante e voluttuosa carezza di Morfeo.

Io non so per quanto tempo rimasi lì fermo a fissarlo. Ricordo solo che, dopo aver chiuso la porta, silenziosamente iniziai a spogliarmi.

Gettati i miei indumenti in un angolo mi avvicinai al letto di Sanzo e, scostate leggermente le lenzuola, mi stesi accanto a lui e strinsi tra le braccia il suo corpo, i suoi fianchi contro i miei, lasciando alla mia pelle finalmente la soddisfazione di potersi ubriacare della sua pelle e lasciando che il suo profumo gettasse nell’oblio la mia mente.

 

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Per tutta la notte giacqui stretto a Sanzo, deliziandomi del calore del suo corpo. Non badai minimamente alle conseguenze di questo mio gesto a dir poco ardito,

alla reazione che Sanzo avrebbe avuto una volta alzatosi.

“Non ho nulla da perdere” pensai “Assolutamente nulla da perdere” e mi strinsi ancora di più a lui.

Non ricordo precisamente a che ora mi svegliai, ma non potrò mai dimenticare quello che successe DOPO il mio risveglio.

Sanzo sedeva su una sedia poco distante dal suo letto. Aveva indossato solo un paio di pantaloni neri, nient’altro, e con calma ostentata stava fumandosi una sigaretta.

Sembrava volesse darmi il tempo per svegliarmi completamente, prima di iniziare ad attaccarmi. I suoi occhi, come ogni volta che doveva prepararsi ad un serio scontro verbale, erano freddi e taglienti, come le schegge di vetro che avevo visto la sera prima.

Questa volta però non avrei abbassato il mio sguardo: troppe erano le cose non dette, troppe quelle lasciate a metà.

Sapevo che, molto probabilmente, dopo sarei dovuto andarmene, ma prima volevo dirgli tutto quello che dovevo, al diavolo le conseguenze!!!.

“Almeno non vedo in giro l’harisen…” pensai prima che la voce di Sanzo mi riportasse in maniera definitiva alla realtà.

-Si può sapere perché diavolo sei venuto qui ieri notte?- mi chiese con la sua solita voce bassa, guardandomi dritto negli occhi.

-Volevo…volevo dormire con te- gli risposi mentre tentavo disperatamente di non farmi vincere dall’imbarazzo.

-E vorresti degnarti di dirmi il perché, stupida scimmia?!!!-.

Notai che il tono della sua voce iniziava impercettibilmente ad alterarsi. Alla mia prossima risposta sarebbe esploso del tutto.

-Ecco…io…- iniziai, mentre forte si faceva in me l’impulso di sottrarmi a quello sguardo che continuava ostinatamente a restare fisso su di me.

“Non farlo” pensai “Meglio sarebbe allora che prendessi subito le tue cose e te ne andassi…”.

Voleva la guerra. Bene, non mi sarei tirato indietro!!!. Questa volta l’avrei sfidato io!!!.

-Perché me lo chiedi?!! Sappiamo tutti e due che sai già perché l’ho fatto, non è vero Sanzo?- gli chiesi senza nessuna esitazione.

Alla mia domanda Sanzo si alzò di scatto, come se le mie parole lo avessero punto, e si avvicinò furioso al letto.

Non sopportava di essere provocato, soprattutto da me.

-Stupido moccioso sfacciato, come ti permetti di parlarmi così!!!- mi ringhiò a poca distanza dal viso.

-Hai sempre odiato gli inutili giri di parole!!- gli dissi, senza allontanarmi di un millimetro -Perché dovrei dirti cose che sai già!!!-

-IO NON SO PROPRIO NIENTE!!!- gridò, mentre tornava nuovamente ad allontanarsi di qualche passo –SO SOLO

CHE TI STAI FACENDO INFLUENZARE DA DELLE DICERIE!!!-

-I SENTIMENTI CHE PROVO NEI TUOI CONFRONTI NON SONO DICERIE, SANZO!!!- gridai con tutta la

voce che avevo dentro in quel momento.

“L’hai detto!!!” pensai “Ormai l’hai detto!!! Potrà prenderti a pugni o mettersi a ridere, ma non potrà fare finta di niente”.

In silenzio rimasi in attesa della sua risposta.

Sanzo rimase per qualche minuto senza dire nulla, ma non perché la mia “dichiarazione” (se così può definirsi…) lo avesse scioccato, anzi. Poteva negare

quanto voleva, ma sapevo che si aspettava una reazione del genere da parte mia.

Ciò che mi colpì, invece, fu vedere l’espressione del suo viso.

So che sembra impossibile, dopo tutto Sanzo è sempre stata una persona forte, sicura di sé; eppure quel giorno, per un attimo, lasciò cadere quella maschera

di sicurezza che era solito portarsi dietro.

Sembrava quasi dispiaciuto per le mie parole. Solo per un istante, riuscì a vedere come in realtà lo avessi colpito.

Si limitò ad accendersi un’altra sigaretta, quasi svuotato dall’ira che prima aveva cercato invano di contenere. Tornò a guardarmi e poi, scossa un po’ la testa,

iniziò ad avviarsi verso la porta.

-A volte crediamo di provare sentimenti che forse, in realtà, non proviamo. Cerchiamo di non farci influenzare dalle parole degli altri, capito scimmia?- e, detto questo, richiuse la porta dietro di sé.

“Cerchiamo” ripetei nella mia mente “Sanzo ha detto cerchiamo….MA ALLORA!!!”.

Con un gesto rabbioso mi liberai delle lenzuola e, indossati velocemente i vestiti che avevo gettato in un angolo, mi precipitai in salotto.

“Questa volta non te la cavi così!!!” pensai mentre facevo la mia entrata trionfale nella stanza.

 

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-QUESTA VOLTA NON TE LA CAVI COSÌ, SANZOOO!!!- gridai precipitandomi nel salotto.

Lo trovai seduto su una delle poltrone. Sapevo che era sua intenzione restarsene lì a fumare e a pensare, sperando che nessuno (e, in questo caso, soprattutto

il sottoscritto!!!) lo disturbasse, ma non gli avrei permesso di prendere qualsiasi decisione su di noi senza di me!!!.

-Tornatene immediatamente nella tua stanza!!!- mi ordinò con un tono che non ammetteva repliche –Oggi stai rischiando grosso, scimmia!!!-

-Non ci torno nella mia stanza. Prima dobbiamo parlare!!!-

-Non ho niente da dirti!!! Ora lasciami in pace!!! Mi sei stato anche TROPPO vicino…- mi intimò calcando volutamente sull’ultima frase.

-Vuoi…vuoi rimanere da solo per riflettere su come dovrai comportarti con me d’ora in poi, non è così?!!- chiesi, mentre mentalmente maledicevo la mia

innata tendenza ad arrossire.

-Che intuito!!!- mi schernì Sanzo –Ammetterai anche tu che non è moralmente accettabile che un allievo dorma abbracciato al suo maestro completamente nudo!!!!!-.

Da quando era diventato un moralista?!!!!!!.

-Vattene scimmia- mi ordinò nuovamente.

-No!!!-.

-Moccioso arrogante!!!- esclamò Sanzo, alzandosi e minacciandomi con il dito –Vattene prima che io…-

-Prima che tu ammetta di aver paura di provare qualcosa per me Sanzo?!!!- gli chiesi, non lasciandomi vincere questa volta dall’imbarazzo né dalle esitazioni, aspettando coraggiosamente la sua reazione.

Questa non si fece aspettare e uno schiaffo violentissimo quasi mi fece cadere a terra.

-Sentimi bene, stupido moccioso- mi sibilò Sanzo, nuovamente vicinissimo al mio viso –Non so quali idee ti abbia messo in testa quel pervertito di Homura,

mi interessa. Voglio solo che la pianti con questa storia!!!. E, per tua informazione, sappi che io non ho mai avuto paura di nulla!!!-.

Io non avevo più il coraggio di guardarlo. Lo ascoltai a testa bassa, tenendo gli occhi fissi sui miei piedi nudi, prima di arrischiarmi a parlargli di nuovo.

-Tu invece hai paura…-

-Smettila…-

-Hai paura di dirmi che mi vuoi bene…-

-Ti ho detto di smetterla…-

-Hai paura di ammettere che il nostro rapporto si è evoluto in qualcosa di diverso da quello che ti aspettavi, in qualcosa che avresti voluto condividere con Koumyou Sanzo, che non era il tuo vero padre…-

-DEVO UCCIDERTI PER FARTI STARE ZITTO?!!!!!!-.

Sentì le sue mani artigliarmi le braccia con violenza e con altrettanta violenza lo sentì scuotermi.

Per un attimo rimasi soggiogato dalla sensazione delle sue unghie che si conficcavano nella mia carne.

Non gli avevo mai parlato così, né avrei voluto che le cose si svolgessero in questo modo.

Mi allontanò da lui con una spinta, fremendo e trattenendosi dal prendermi seriamente a pugni. Sicuramente nessuno aveva mai avuto il coraggio di parlargli così.

-Niente- mi sibilò dandomi le spalle –Non hai imparato niente. Mi sei stato vicino per ben tre anni, ed ora sei qui che reclami da me parole. Sappi che le parole

non servono a nulla, soprattutto quando la natura dei nostri sentimenti sfugge a noi per primi…-

-Io voglio solo che tu mi dica cosa provi nei miei confronti, Sanzo- lo interruppi, stupendomi del fatto che la mia voce ora era incredibilmente calma.

Tornammo entrambi a guardarci e penso che mai lo sentì così lontano come in quel momento.

-Vattene-

-COSA?!!!- esclamai guardandolo con gli occhi spalancati.

-Mi hai sentito bene!!! È del tutto inutile che tu continui a rimanere qui d’ora in poi. Anche se ci lasciassimo questi momenti alle spalle, tu non potresti più fare a meno di guardarmi, affinché io dia la risposta alle tue domande. Ma alle tue domande io sento che non potrei rispondere e i giorni passerebbero nella vana attesa

di parole che non devono essere pronunciate…-.

Tacque per un attimo, come se si fosse reso conto di essersi lasciato andare, mentre io ormai mi ero reso conto dell’inutilità di ogni mia replica.

Non riuscì nemmeno a muovermi quando vidi Sanzo uscire dalla stanza. Riuscì solo a percepire la sua presenza poco lontano dal mio fianco e a mala pena riuscì

a sentire le sue parole.

-Non tornare indietro perché non rimarrò sveglio ad aspettare un tuo possibile ritorno. Troverai la porta chiusa e le luci spente-.

Dopo tre anni tornavo alle tenebre da cui ero nato, e paradossalmente era stato proprio la luce a cui anelavo che aveva deciso di restituirmi alle ombre.

 

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Ammucchiai la mia roba dentro un vecchio zaino e, senza fare il minimo rumore, uscì di casa. Non era che il primo pomeriggio, ma decisi comunque di affrettarmi, dato che la stazione era parecchio lontana.

Sanzo non mi aveva neanche detto addio. Dopo avermi ordinato di andarmene si era velocemente vestito, per poi lasciarmi completamente solo, permettendomi

di percepire tutta la freddezza e il vuoto che quella casa emanava senza la sua presenza.

Senza la presenza del mio sole.

Chiusi dolcemente la porta alle mie spalle ed iniziai ad avviarmi, senza nemmeno preoccuparmi di lanciare a quella casa un ultimo saluto né di versare una sola lacrima.

Non avevo tempo da perdere in pianti. Prima, infatti, c’era una cosa che dovevo ancora fare, una cosa che dovevo ancora verificare.

Solo dopo avrei detto definitivamente addio a tutto.

Vi starete forse chiedendo, allora, che diamine ci stessi andando a fare in stazione!!!. Semplice: volevo salutare Homura.

Sapevo che sarebbe partito quel pomeriggio, così come sapevo che mi avrebbe aspettato fino alla fine. La sua amicizia per me era stata importantissima: non potevo, quindi, lasciarlo partire senza averlo salutato.

Riuscì ad arrivare in stazione a tempo di record e, dopo una veloce ricerca, lo intravidi in un angolo, seduto su un vecchio borsone.

Era vestito come al suo solito, ovvero con un paio di jeans scoloriti e strappati, una maglia aderente nera e degli stivaloni neri. “Se fosse per il modo di vestire, potremmo davvero essere due fratelli!!!” pensai prima di correre a raggiungerlo.

-Homura!!!- gridai, cercando di richiamare la sua attenzione.

-Son Goku!!!- esclamò lui sorridendomi –Speravo che venissi a salutarmi!!!-

-Non potevo non farlo!!!- dissi mentre cercavo di riprendere fiato.

-E quello?- chiese indicando il mio zaino.

-Cosa?...Ah, niente!!! Mi serve per un esperimento…- risposi con un vago sorriso.

-Un esperimento?!!- mi domandò incuriosito. Poi, però, sembrò aver intuito il senso delle mie parole e, messa una mano sulla mia spalla, mi disse con quella sua voce calda e intensa  –Se non dovesse riuscirti, raggiungimi!!-.

-Lo farò!!!- esclamai mentre appoggiavo la mia mano sulla sua.

Restammo in silenzio per qualche minuto, cercando disperatamente qualcosa di importante da dirci. Poi, all’improvviso, lo sentì avvicinarsi e sentì il suo viso vicinissimo al mio, le sue labbra sulle mie, con un tocco leggerissimo e quasi impercettibile.

Mi aveva rubato il mio primo bacio, e lo aveva fatto con tutta la violenta dolcezza che possedeva il suo animo.

Si allontanò lentamente, tenendo gli occhi socchiusi, per poi guardarmi con espressione leggermente divertita (non oso immaginare la MIA espressione in quel momento…). Poi lo sentì sussurrarmi all’orecchio –Spero che tu possa raggiungermi, Son Goku!!!-.

Ormai il tramonto era arrivato e il cielo si andava lentamente colorando di rosso e arancio. Sapevo che avrei dovuto rifarmi tutto il tragitto, tutto quell’orribile tragitto, fino a casa, ma decisi di rimanere in stazione sino alla partenza del treno, aspettando di vederlo scomparire all’orizzonte, ingoiato dalle nuvole e dal vento.

 

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Corsi fino a casa con una furia disperata, come se un demone si fosse impadronito della mia mente. Non ricordo bene quante persone travolsi, né quante mi guardarono totalmente allibite, ma in quel momento non mi importava di nulla.

Correvo. Correvo e basta, senza pensare ad altro se non al fatto che dovevo tornare a casa, se non al fatto che dovevo rendermi conto se davvero la porta

di casa era chiusa e le luci erano spente.

“Se è così me ne potrò andare. Se è così me ne potrò andare. Se è così me ne potrò andare…” continuavo a ripetermi, ed erano così tante le sensazioni che

in quel momento si erano ammassate nel mio cuore che mi sentivo esplodere e, allo stesso tempo, completamente vuoto.

Lacerato da una speranza disperata.

Giunsi finalmente al mio quartiere e l’essere quasi arrivato mi spinse a correre ancora più veloce.

“Più veloce”.

“Più veloce”

“Più veloce, ti prego, ti scongiuro, ti supplico!!! Ti riposerai dopo, avrai tutta la vita per farlo, ma ora, ti prego, non fermarti!!!!”.

Sentivo che da un momento all’altro mi sarei messo a piangere.

Attingendo a tutte le mie forze, riuscì a far violenza a me stesso e, superati in un lampo gli ultimi isolati, finalmente arrivai al palazzo dove abitavo.

Mi fermai di colpo e, prima di azzardarmi a guardare verso l’ultimo piano, chiusi per un attimo gli occhi e feci un profondo respiro.

Quando li riaprì, non potei trattenere le lacrime.

Le luci di tutte le stanze erano state accese e, affacciato alla finestra della sua camera, circondato da un bagno di luce come la prima volta che lo incontrai,

vidi Sanzo che guardava verso la strada da dove ero tornato, cercandomi con lo sguardo.

Compresi che sapeva. Sapeva che sarei tornato da lui, che l’avrei raggiunto dovunque avesse deciso di andarsene, che avrei continuato a disubbidirgli e lo

avrei  seguito sempre, senza stancarmi mai.

Sapeva che mai mi sarei permesso di vivere la mia vita lontano dalla sua, né lui mi avrebbe mai realmente permesso di lasciarlo solo.

In quel momento capì di essere per Sanzo ciò che lui era ed è per me, in quel momento in cui i nostri sguardi si incontrarono e finalmente vennero pronunciate

tutte le parole che non avevamo mai avuto il coraggio di dirci.

 

 

THE END.

 

P.S.S.S.S.S.S. di IrisAlba: è così anche questa ficcina è stata completata!!!. Non posso non sentirmi soddisfatta, soprattutto perché questa è una storia a cui

tenevo molto e spero che anche a voi, o miei gentili lettori (sempre se è rimasto qualcuno a seguirmi fin qui…^^Nd.IrisAlba 

Non ci contare troppo…-__- Nd.Homura  ;__;Nd.IrisAlba ), possa esser piaciuta!!!.

Prima di dileguarmi con il mio principino (ovvero Homura-il-fustaccio-del-mio-cuore!!!^^) desidero ringraziare la mia sorellina trottolina IrisAtra (forse per i

tuoi 18 anni scrivo una ff tra te e Konzen, così risparmio anche i soldi per il regalo…^^) e Victor, che con la sua recensione mi ha reso felicissimissimissima!!!

Ti ringrazio!!!^^ (P.S. Mi chiedi che cosa vi sia dopo il settimo cielo: ebbene, dopo il settimo cielo c’è un posto bellissimo, il “regno-degli-scrittori-di ff-felici”,

dove gli autori di ff che hanno ricevuto un complimento per ciò che hanno scritto vagano, con un sorriso a 32 denti, tra nuvolette bianche e rosa!!! È, insomma,

un posto pucciosissimo e, dopo aver letto la tua recensione, ci ho fatto un giretto, con il cuore ciccioso di felicità!!!!!^^).

A lot of kiss e….ALLA PROXIMA!!!

CIAUUU!!!!!!!^_______________^