Secretum
di IrisAlba.
Capitolo IV.
Il giorno in cui incontrai per la prima volta Homura io e Sanzo ci eravamo recati all’Università per partecipare ad un convegno. Era ormai pomeriggio inoltrato e sembrava che da un momento all’altro si sarebbe scatenato un temporale.
Io non mi sentivo molto tranquillo, soprattutto perché sapevo che Sanzo (che, diciamoci la verità, non ha mai avuto particolare predisposizione per i rapporti interpersonali….) sarebbe stato d’umore ancora più nero del solito. A ciò si aggiunga che in quel periodo era proprio intrattabile, soprattutto perché avevano iniziato a circolare delle strane dicerie.
Da un po’ di tempo, infatti, giravano strane voci sui rapporti tra Sanzo e me. Io, allora, non capì bene tutta la faccenda (il mio tutore mi rimproverava e mi rimprovera spesso la mia ingenuità!!!), comunque pare che nell’ambiente accademico io passassi per l’amante di Sanzo.
Avrete ormai intuito che il mio tutore non aveva mai avuto a che fare con le donne dal punto di vista sentimentale; ebbene,
ora l’apparente misoginia di Sanzo veniva additata da alcuni calunniatori come segno della sua predilezione per “passioni particolari” (così dicevano).
In particolare, si mormorava sul fatto che era strano che un uomo dalle abitudini quasi eremitiche come Sanzo avesse deciso
di adottare all’improvviso –Un ragazzino, e non un moccioso qualsiasi: uno schianto di ragazzo con gli occhi dorati!!!- (sentì
per caso una delle tante oche di cui prima parlavo dire così ad un’amica).
Sanzo, ovviamente, era venuto subito a conoscenza di queste calunnie, ma sfacciatamente sembrava ignorarle.
I suoi parenti arrivarono addirittura a chiamarlo in tutta fretta, perché queste dicerie si erano talmente diffuse tra la ricca borghesia intellettuale della città che temevano fossero vere!!!. Non so bene cosa si dissero quella volta perché Sanzo
non volle farmi andare con lui, ma da quello che potei capire i suoi familiari volevano che si sbarazzasse di me.
-E tu che cosa vuoi fare?- gli chiesi guardandolo dritto negli occhi.
Quella volta, solo quella volta, Sanzo non mi sfidò a sostenere il suo sguardo. Distolse gli occhi da me e, perfettamente
atono, mi rispose -Perché dovrei mandarti via!!! Non sono che delle volgari maldicenze, non è così?!!-.
Quel giorno mi spezzò il cuore come mai aveva fatto.
Dio solo, se realmente esiste, sa la disperazione che provai in quei giorni, proprio perché sapevo che quelle dicerie ERANO SOLO CALUNNIE!!!.
Durante quei primi tre anni passati assieme avevo dovuto reprimere ogni manifestazione d’affetto troppo espansiva, perché sapevo che Sanzo odiava le –scenette da telefilm!!!-.
Quando avevo scoperto di amarlo, di desiderarlo, solo la paura di perderlo, solo la paura nei confronti di un sentimento che temevo fosse peccaminoso e folle, solo la paura per i miei occhi dorati mi tratteneva dal dirgli ciò che provavo per lui.
Quanto avrei voluto che quelle dicerie fossero vere, che per Sanzo io non fossi semplicemente un allievo di cui essere orgoglioso!!!. Ma quel giorno capì solo che mai sarei stato per Sanzo ciò che Sanzo era per me.
Quella sera stessa pregai, pregai per la prima volta nella mia vita e chiesi a Dio di perdonarmi se avevo peccato e di farmi dimenticare al più presto ogni mio insano sentimento, perché se non fossi riuscito ad affogare al più presto questa mia
passione avrei finito per parlare e se avessi parlato, e se avessi perduto Sanzo, io mi sarei tolto la vita.
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Arrivammo alla conferenza in ritardo e subito ci dirigemmo verso i posti che ci avevano riservato, in prima fila. Anche quella volta non potei fare a meno di notare le occhiatine che molti lanciavano nella direzione mia e di Sanzo e le frasi che si bisbigliavano all’orecchio.
Non era nel mio carattere farmi provocare senza reagire, almeno verbalmente, e per questa mia abitudine avevo causato al mio tutore già parecchi fastidi. Quella volta però, prima di entrare nella sala, Sanzo mi aveva detto con uno sguardo di ghiaccio
–Evita di fare scenate!!! Non voglio che parlino più di quello che già fanno!!!- ed io non potei che annuire ed attraversare
la sala con una maschera di indifferenza che sembrava palesemente falsa.
In quel momento stava parlando un giovane professore, grande rivale di Sanzo all’Università, che nel vederci ci squadrò con uno sguardo ironico che non mi piacque per niente. Il mio tutore si limitò a guardarlo con il suo solito sguardo sprezzante e
per tutto l’intervento non fece un commento.
Ad un certo punto, però, Sanzo si lasciò sfuggire dalle labbra un –Che imbecille!!!- rivolto al giovane professore, che stava quasi finendo di parlare. Quest’ultimo lo sentì (essendo noi seduti in prima fila) e, interrotto improvvisamente il suo discorso, guardò acidamente Sanzo e, sempre parlando al microfono, disse –Se non vi piace il mio intervento, professor Oshi, potete sempre andare a divertirvi con il vostro AMATO allievo da qualche altra parte!!! I bagni per gli uomini sono in fondo al corridoio…-.
Nella sala molti iniziarono a ridere. Sentì qualche deficiente che addirittura gridava –Bravo!!!- e applaudiva.
Io ero fuori di me!!!.
–SPORCO BASTARDO!!!- gridai, mentre gettavo per terra il mio quaderno per gli appunti. Stavo ormai alzandomi per dirigermi verso quell’imbecille (e vi assicuro che non mi sarei limitato solo a ribattere verbalmente!!!) quando Sanzo, afferratomi il braccio, mi spinse nuovamente a sedere, per poi alzarsi a sua volta.
Nella sala calò il silenzio.
Lentamente, tra la curiosità generale, il mio tutore raggiunse la cattedra dalla quale aveva parlato quel professore. Tutti in sala pensavano che avrebbe risposto al suo rivale per le rime ma giunto faccia a faccia con lui Sanzo, dopo avergli riservato un’occhiataccia terribile, lo colpì con un pugno fortissimo dritto sulla mascella, facendolo finire a gambe all’aria!!!.
Quasi tutti gli occupanti della sala si alzarono, esterrefatti e increduli, e alcuni sembravano volersi dirigere minacciosamente verso Sanzo. Io scattai in piedi e raggiunsi il mio tutore, che MOLTO teatralmente si stava pulendo il sangue dalle nocche
delle mani con un fazzoletto.
-Sanzo che facciamo?- gli chiesi, mentre ero ancora piacevolmente sorpreso dal destro da manuale che aveva rifilato a quell’idiota.
-Non mi dire che hai dimenticato come si fa a pugni, scimmia!!!- mi rispose e, ebbri entrambi dalla voglia di menar le mani, demmo inizio alla scazzottata più grandiosa a cui avevo mai partecipato!!!!.
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Durante tutto il tragitto per ritornare a casa Sanzo non spiccicò una sola parola. Guidava la macchina perso nei suoi pensieri
e quasi sembrava che non stesse realmente vedendo la strada.
La pioggia ci accompagnò con la sua nenia monotona e le sue mani fredde sino all’edificio dove abitavamo. Poi, sempre in silenzio, salimmo sino al nostro appartamento.
Sanzo entrò senza nemmeno preoccuparsi di accendere le luci. Si limitò a privarsi del soprabito, per poi dirigersi verso la sua stanza.
-Sanzo….-
-Lasciami stare!!!- mi intimò mentre si avvicinava alla porta –Voglio stare da solo. Lontano da tutti. Lontano anche da te- e, così dicendo, si chiuse in camera sua mentre io, pazzo di dolore, mi precipitavo fuori di casa.
Corsi come un dannato giù per le scale, mentre ripetevo nella mia mente “Ti odio!!! Ti odio!!! Ti odio!!! Perché non sei mai gentile con me?!!! Perché ti comporti così?!!!”. Senza che me ne accorgessi, giunsi fino all’ampio giardino che circondava il palazzo in cui abitavo, sferzato senza pietà dalla pioggia.
Iniziai ad inoltrarmi nel giardino e stavo quasi prendendo in considerazione l’idea di sedermi su una delle panchine, malgrado
il temporale, pur di non tornare così presto nel mio appartamento quando, all’improvviso, la mia attenzione venne attratta da qualcosa.
Seduto, o meglio, steso su di una panchina c’era un ragazzo. Non indossava che un paio di jeans ormai fradici di pioggia e
una camicia blu completamente sbottonata. Dalla punta dei capelli alle dita dei piedi era completamente bagnato, ma
sembrava che stesse lì a prendere il sole.
Decisi di avvicinarmi ulteriormente, fino a quando potei guardarlo bene in faccia. E mi scappò un’esclamazione di
sorpresa quando vidi che stava sorridendo!!!.
Quel ragazzo sconosciuto se ne accorse e, senza cambiare espressione o posizione, aprì gli occhi.
Ed io quasi gridai nell’accorgermi che una delle sue iridi era dorata come le mie.
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Accortosi di essere spiato, Homura (questo era il nome di quel ragazzo) aveva aperto gli occhi e, dopo avermi guardato
per qualche secondo, mi sorrise.
-Ciao!!!- mi disse semplicemente, mentre si metteva a sedere.
Io, resomi conto della mia maleducazione, iniziai a mettere in pratica le difficili lezioni di galateo impartitemi da Sanzo (per
la serie “senti da che pulpito….”) e, fatto un leggero inchino, esclamai
-Mi scusi se l’ho disturbata, signore. Io….-
-Tu sei Son Goku, vero? L’allievo del professor Oshi!!!- mi chiese, fissandomi con attenzione.
-Si, sono io!!! Ma lei come fa a conoscermi?- gli chiesi incuriosito.
-Tutti ti conoscono qui!!! Non passa certo inosservato l’allievo di uno come Sanzo…-
-Lei conosce Sanzo?-.
A quella domanda Homura sorrise nuovamente e, scostatasi una ciocca bagnata dalla fronte, disse
–Posso dire di conoscerlo, ma ciò che so di lui lo so per sentito dire!!! Gli ho parlato solo qualche volta e non credo di
essergli sembrato particolarmente simpatico….-
-A Sanzo non sono simpatiche molte persone, signore- mormorai mentre chinavo un po’ la testa.
Mi accorsi che Homura si era spostato verso il lato della panchina e, con un cenno della mano, mi invitò a sedermi vicino
a lui. Dopo un attimo di esitazione mi sedetti, cercando di trattenermi dal chiedergli di dirmi qualcosa sui suoi occhi.
-Il mio nome è Homura- fece non appena mi fui seduto.
-Abita anche lei in questo palazzo?- chiesi, perché mi sembrava di non averlo mai visto prima.
-Si- rispose –Anche se non ci rimango mai per molto tempo-
-Per motivi di lavoro?- gli chiesi incuriosito.
-In un certo senso….-fece lui piuttosto vago.
Rimanemmo per un po’ in silenzio; poi, desideroso di conoscere meglio quel ragazzo che sicuramente si portava dentro
un segreto simile al mio, chiesi –Che lavoro fa?- (si, lo ammetto, sono uno sfacciato, Sanzo me lo ha sempre detto!!!).
Homura, prima di rispondermi, mi guardò, quasi fosse indeciso se rispondermi o meno.
-Quanti anni hai?-
-Diciotto!!!-
-Bene- esclamò –Non avrò bisogno di inutili giri di parole!!!-
-Perché, fa qualcosa che potrebbe scandalizzarmi?- domandai sempre più incuriosito.
-Dipende dai punti di vista. Devi sapere, Son Goku, che io sono un poeta….-
-Davvero!!!- esclamai –E avete pubblicato dei libri?!!!-
-Ancora no…- rispose lui un po’ abbattuto.
-E allora come vi guadagnate da vivere?-
-Lo vuoi proprio sapere?- fece Homura con uno sguardo furbetto –Scegli: vuoi una risposta diretta o vuoi che usi qualche perifrasi?-
-Sanzo mi ha insegnato che gli inutili giri di parole sono propri degli insicuri e di chi non ha nulla da dire - gli risposi.
-Che uomo concreto!!! Degno di lode!!! Comunque, io mi guadagno da vivere facendo l’accompagnatore…-
-Ovvero?- domandai, dato che non sapevo che cosa significasse.
-Ovvero in un’agenzia c’è una mia foto e a volte delle donne o degli uomini che, pur essendo ricchi, hanno una vita sentimentale che fa schifo, vedendo il mio bel faccino decidono di invitarmi a cena. Io indosso il mio migliore abito da sera, porto sempre loro dei fiori e cerco di fare sfoggio di una conversazione brillante. Poi, se fisicamente non sono messi male,
me li sbatto per una o due sere in attesa che mi chiami qualcun altro….-.
Abituato com’ero al cinismo di Sanzo, il cinismo delle parole di Homura avrebbe dovuto trovarmi già preparato.
Ma non fu così.
Sono passati molti anni ormai ma anche adesso, così come allora, non riesco a rimanere indifferente di fronte a questo modo sprezzante di guardare la vita, a questo atteggiamento distruttivo ed autodistruttivo.
Rimasi ad ascoltarlo con gli occhi spalancati, sorpreso dal fatto che parlasse con tanta naturalezza di una cosa del genere.
-Forse era meglio che utilizzavo qualche perifrasi…- fece Homura con sguardo divertito.
-Non sono più un bambino!!!- gli risposi risentito.
-Lo vedo, Son Goku. E poi, tra noi figli del peccato, tra noi che abbiamo le iridi dorate, non ci si dovrebbe mai vergognare
di chiamare le cose con il proprio nome!!! Non dovremmo mai rinnegare le nostre origini, non trovi?-
-No- gli risposi –Perché il peccato non è mai qualcosa di cui essere fieri!!!-.
Il discorso aveva improvvisamente preso la piega che volevo prendesse. Forse Homura lo fece appositamente, sorpreso anche lui (credo) di trovarsi di fronte ad un altro ragazzo con le iridi dorate.
-Ti sbagli, Son Goku- ribatté Homura –Anzi, ti dirò che di certi peccati bisogna sempre esser fieri!!! Immagino che prima le mie parole ti avranno scandalizzato, ma devi sapere che quando parlo di me ad una persona che non mi conosce inizio sempre dagli aspetti più brutti del mio carattere o dalle azioni più gravi che ho commesso…-
-Che comportamento illogico!!!- esclamai (ed anche in questo caso mi sembra onesto dire “senti da che pulpito…”^^)
-Affatto. In questo modo il mio interlocutore sa chi si trova di fronte ed è libero di scegliere se continuare a frequentarmi
o meno, se voltarmi le spalle inorridito o scoprire quali buone qualità nasconde il mio animo…-
-Ma così non troverai mai nessuno che voglia continuare a parlarti!!!- osservai.
-Non è vero. Tu sei rimasto, il che vuol dire che il mio metodo funziona!!!-.
Ci mettemmo entrambi a ridere, mentre la furia della pioggia attorno a noi iniziava a diminuire. I miei pensieri tornarono a Sanzo e all’improvviso mi terrorizzò la possibilità che lui potesse uscire dalla sua stanza senza che io fossi lì ad aspettarlo.
Mi alzai lentamente in piedi, dato che ero completamente intirizzito dal freddo.
-Vieni spesso a passeggiare da queste parti?- mi chiese Homura, vedendo che mi accingevo ad andarmene.
-Si- risposi –Ma non a quest’ora. Sanzo mi impedisce di rincasare tardi-.
-È molto apprensivo nei tuoi confronti…- fece Homura con sguardo malizioso.
-Bè, è il mio tutore, e in genere a quest’ora ripassiamo assieme le sue lezioni- affermai, fingendo di non cogliere la sua provocazione (dopo tutto ero ancora dolorante per la scazzottata precedente!!!).
-E direbbe qualcosa se, disgraziatamente, per una sera ti trattenessi fuori sino a tardi?- mi domandò incuriosito.
-Certo che si!!!- risposi –Non che si preoccupi per me, ma vuole che non sottragga molto tempo allo studio. L’ultima volta che sono tornato tardi mi ha dato per punizione da scrivere in quaranta pagine l’evoluzione del concetto di disobbedienza!!!
È stato un incubo!!!-
-Non lo nego!!!- ribatté Homura ridacchiando –Vorrà dire che cercherò di incontrarti sempre prima del tramonto….-
-Cosa?!!!- gli chiesi stupito –Tu vuoi…-
-Voglio rivederti- concluse Homura per me –E penso che anche tu lo voglia. Erano anni che non incontravo qualcuno
con i miei stessi occhi!!!-
-Anch’io, da quando mi sono separato da un mio carissimo amico, non ho più visto nessuno con occhi simili ai miei…- affermai un po’ abbattuto.
-E questo è male- riprese Homura – Perché le creature come noi dovrebbero rimanere unite. Cosa abbiamo da spartire
con i cosiddetti “normali”?!!!- chiese in tono quasi sprezzante.
-Io vorrei non sentirmi diverso dagli altri…-
-Io ringrazio ogni giorno Dio per il fatto di esserlo!!!- affermò Homura con orgoglio.
Le sue parole mi ricordarono una frase che Sanzo mi ripeteva spesso, ogni volta che il colore dei miei occhi diventava un
peso troppo grande anche per una persona spensierata come me.
Il mondo là fuori è
solo un ammasso di ritualità noiose!!! Ogni diversità
dovrebbe essere considerata alla stregua
di una benedizione.....
I miei pensieri tornarono a focalizzarsi su Sanzo. Dovevo tornare da lui, a dispetto delle parole che mi aveva detto.
Homura riuscì ad avvertire la mia preoccupazione e, sfioratami la guancia con un’impercettibile carezza, mi disse –Spero
di rivederti domani, Son Goku-.
-Anch’io!!! A domani, allora!!!- esclamai, mentre mi precipitavo verso casa.
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Quando tornai a casa la porta della camera di Sanzo era ancora chiusa.
“Non è ancora uscito” pensai e, malgrado fossi bagnato dalla testa ai piedi di pioggia, mi apprestai a sedermi di fronte alla
sua porta, come sempre facevo, quando all’improvviso questa si aprì e Sanzo, a petto nudo e con una sigaretta accesa in mano, mi si parò di fronte chiedendomi -Dove sei stato?-.
C’era una leggera punta di irritazione (o preoccupazione?) nella sua voce, malgrado si sforzasse di mantenersi completamente atono.
-Ero giù a parlare con un ragazzo- risposi con lo stesso sguardo di un bambino sorpreso a compiere qualche marachella
–Uno che abita in questo palazzo…-
-E chi sarebbe?- mi chiese Sanzo con tono leggermente inquisitorio.
-Non l’ho mai visto prima qui. Mi ha detto di chiamarsi Homura-
-Homura?- mi domandò Sanzo, come se non avesse capito.
-Homura- ripetei –Mi sembra una persona simpatica….e sai una cosa, Sanzo: ha un occhio dello stesso colore dei miei!!!-.
Sanzo, però, sembrò non sentirmi. Dopo aver dato una lunga boccata alla sua sigaretta stette in silenzio per un attimo, quasi stesse pensando qualcosa e, dopo un’indefinibile –Tzè- si accinse a tornare in camera sua.
-Sanzo- gli chiesi –Hai bisogno di qualcosa?-
-Non ho bisogno di niente, scimmia!!! Pensa piuttosto a levarti quei vestiti bagnati- e, così dicendo, chiuse la porta alle sue spalle per tornare alla compagnia delle sue ombre, lasciandomi solo con le mie.
TO BE CONTINUED!!!
P.S.S.S.S. di IrisAlba: e così anche il IV capitolo è sfornato!!!^^ Sono contenta, soprattutto perché mi sono tolta una
grande soddisfazione: ci tenevo tanto a fare di Homura un “poeta maledetto” alla stregua di François Villon o del
Rimbaud!!!^^ Ora non mi resta che passare al V sperando, o miei gentili lettori, che non mi abbandoniate (vi
preeego!!!!!!!!).
CIAUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!!!!!!!!!^^