Secretum.
di
IrisAlba
Capitolo II.
-Voglio questo ragazzo. Qual è il suo nome?-
-COSA?!!!-.
Non ricordo chi fu ad esclamare ciò. Forse la madre superiora. Forse i miei compagni.
O forse proprio io.
-Ho detto che voglio questo ragazzo!!!- ripeté Sanzo con voce decisa.
-LUI?!! PROPRIO LUI?!!
NON POSSO CREDERCI!!!- esclamò la vecchia al colmo dello stupore.
Nel sentire questa nuova esclamazione, Sanzo tornò a concentrare la sua attenzione verso la madre superiora e riprese a parlarle.
-Devo ripetermi una terza volta? Ho deciso di portare questo ragazzo via con me!!!-.
La suora non poté trattenersi dallo sgranare gli occhi, come tutti i presenti, me compreso. Poi iniziò a stringere convulsamente le mani, come era solita fare quando era molto imbarazzata e nervosa.
-Professor Oshi…perdonate la mia sorpresa, ma…-
-Ma cosa?- chiese Sanzo piuttosto infastidito.
-Ecco…io non credo che sia questo il ragazzo che voi cercate!!! Ma non fatemi parlare in questo luogo santo!!! Se venite nel mio ufficio vi darò tutte le spiegazioni che…-
-Proprio perché siamo in questo luogo per voi santo, voglio che mi diciate perché non posso prendermi questo ragazzo!!!- la interruppe Sanzo, che sembrava (o almeno a me così parve) alquanto divertito dall’imbarazzo della suora e dei presenti.
Io nel frattempo avevo abbassato la testa, perché non sopportavo tutti quegli sguardi increduli fissi su di me. Anche Nataku era senza parole, lo sapevo bene. D’altronde, nemmeno io riuscivo ancora a credere che tra tutti i bambini che erano in chiesa, questo misterioso ragazzo biondo avesse scelto proprio me.
“Ma tra poco gli faranno cambiare idea….” pensai rassegnato.
La madre superiora, infatti, dopo aver fatto un enorme sospiro si avvicinò a noi e riprese a parlare.
-Professor Oshi!! Malgrado io non consideri questo luogo adatto per parlare di certe cose, vi darò le spiegazioni che volete, dato che qui siamo come una grande famiglia e dato che voglio rispettare una persona della vostra fama!!! Io, lo ripeto, non credo che questo sia il ragazzo adatto a voi….-
-E perché, di grazia?- chiese Sanzo, che odiava a morte gli inutili giri di parole.
-Ecco, innanzitutto perché è ormai un adolescente!!! Ha già 15 anni e in genere a quest’età si è un pò troppo grandi per essere adottati…-
-Per quello che ho in mente la sua età va benissimo!!! Sono qui per trovare un allievo, non un lattante da accudire!!!- fece Sanzo con malcelata irritazione.
-Voi volete un discepolo. D’accordo. Ma non posso tacere sul comportamento di questo ragazzo!!!. E’ una specie di teppista, lui e il suo amico…-
-CHI HAI CHIAMATO TEPPISTA, BRUTTA VECCHIA!!!- gridai guardandola con odio, dimenticandomi completamente del luogo in cui eravamo. Se Nataku non mi avesse fatto cenno di calmarmi, avrei continuato a dire a quella megera anche di peggio.
-Ecco, avete visto, professor Oshi?- riprese quell’arpia scuotendo la testa –E’ un teppista, un ragazzaccio che si diverte a fare a botte!!! Lui e il suo amico sono sempre in giro per la città e per i campi, di giorno e di notte. E anche se, devo ammetterlo, aveva tutte le capacità per diventare il nostro studente migliore, ha saltato così tante lezioni che è un miracolo che sappia leggere e scrivere!!! E poi….-
-E poi cosa?- chiese Sanzo, colpito dall’improvvisa esitazione della suora.
-E poi….oh, vi prego professor Oshi!!! Non fatemi parlare di queste cose vergognose in chiesa!!!- lo pregò la vecchia con fare supplichevole.
-Il fatto che voi ne parliate con tanta poca voglia costituisce sicuramente un’ammenda alla vostra colpa. Continuate!!!- la incitò Sanzo incuriosito.
La suora si guardò un po’ intorno, come se volesse chiedere man forte a qualcuno. Dopo qualche secondo di silenzio, riprese con grande sforzo a parlare.
-Ecco…ecco…oh, professor Oshi, guardate!!! Guardate i suoi occhi!!! Sono dorati, per tutte le sante anime, dorati!!! Sapete che cosa significa? Che è un figlio del peccato!!! Che è il frutto di una violenza o di un rapporto incestuoso o di un matrimonio non benedetto da Dio!!! E solo il Signore sa la malizia e le tentazioni che quel ragazzo cova nel sangue…-.
Io ormai non l’ascoltavo più. Sapevo che l’avrebbe detto, sapevo che avrebbe parlato nuovamente del mio segreto e il sentire le sue parole, gettate in fretta fuori dalle labbra quasi fossero peccaminose esse stesse, mi lasciava senza niente da dire.
Non avevo assolutamente niente da dire.
Erano anni ormai che convivevo con questa verità, bisbigliata alle mie spalle o gridata direttamente in faccia. Erano anni ormai che vivevo con la consapevolezza di essere il frutto di qualche peccato e che le mie carni erano ugualmente portate a peccare. Quasi non mi intristivano più gli sguardi curiosi e sbigottiti degli estranei (alcuni arrivavano addirittura a farsi il segno della croce!!!).
Ma in quel momento la possibilità che quel misterioso ragazzo biondo, che si era avvicinato a me proprio per meglio guardare i miei occhi, che malgrado i miei occhi aveva deciso di prendermi con sé, sarebbe potuto arretrare di fronte al segreto che mi portavo dentro, aveva cancellato dalla mia mente ogni speranza di potermene andare via da quel posto.
Sentivo le membra pesanti, pesanti per la rassegnazione.
Ma allora non conoscevo ancora bene Genjo Sanzo Oshi, né sapevo che ad attirarlo in una persona erano proprio le sfaccettature più oscure e torbide, ciò che maggiormente si cercava di tener nascosto. Fu con grande stupore (e non solo mio, credetemi!!!) che lo vidi mentre fissava dritto negli occhi la madre superiora e, con voce carica di impazienza, le diceva: -Non sono solito dare ascolto a delle credenze popolari!!! Inoltre quando prendo una decisione non cambio mai idea!!!-.
La vecchia suora lo guardava con un espressione che sembrava dire Ma avrà ascoltato quello che gli ho detto, o no?, mentre gli altri spettatori avevano gli occhi talmente spalancati che se fossero potuti cadere dalle orbite il pavimento della chiesa sarebbe diventato un tappeto di iridi!!! (scusate l’immagine macabra!!!). Ma Sanzo non aveva ancora finito e, avvicinatosi alla madre superiora, le disse: -Ora desidererei, se non le dispiace, concludere la faccenda al più presto, dato che la mia città è molto lontana dalla vostra. TU!!!- fece poi rivolto a me –Prendi ciò che è tuo e saluta chi devi!!! Poi aspettami vicino alla mia macchina!!!- e, così dicendo, tra lo stupore generale, si diresse verso l’uscita della chiesa.
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All’orfanotrofio avevo raccolto in fretta le mie cose, aiutato da Nataku, come me ancora incredulo. Non ci eravamo ancora detti una sola parola.
-Sono contento che almeno tu riesci ad andartene da questo postaccio!!!- mi disse poi all’improvviso, mentre mi aiutava a sistemarmi addosso i miei vestiti migliori (ovvero un paio di jeans scoloriti e strappati in più punti ed una maglia nera senza maniche).
Poi ci guardammo negli occhi, occhi che avevamo dello stesso colore, e ci abbracciammo forte, come mai avevamo fatto nella nostra vita.
-Vienimi a trovare qualche volta!!!- mi disse mentre iniziava a pianger forte.
Io annuì semplicemente e lo abbracciai di nuovo, perché sapevo che lì lasciavo quella che per anni era stata l’unica mia famiglia. Mio fratello. Nataku.
Alcune cose vennero dette in quel momento, che io non ho la forza di riportare in queste pagine, perché non è bello ricordare gli addii di cui siamo stati protagonisti.
Ci separammo con la promessa di rivederci e poi, senza dire più nulla, mi diressi verso la macchina di quello che era ormai diventato il mio tutore.
Alcuni mesi dopo tornai con Sanzo all’orfanotrofio per vedere Nataku, ma lì seppi che era scappato ormai da alcune settimane.
Da allora non ho saputo più nulla di lui.
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Io e il mio tutore viaggiavamo ormai da tempo, ed era ormai sera, ma tutto ciò che si vedeva era ancora la strada e l’aperta campagna. Mi aveva fatto salire in macchina senza una parola e sempre senza dirmi nulla aveva iniziato a guidare.
Stanco di quel silenzio, però, decisi di farmi avanti, almeno per ringraziarlo.
-Ehm…signore-.
Sembrò non avermi sentito, quindi decisi di riprovare.
-Signore, mi scusi….-
-Il mio nome è Genjo Sanzo Oshi, non “signore”- mi interruppe lui leggermente infastidito.
-Ehm…signor Oshi…-
-Che vuoi?- mi chiese con fare non propriamente gentile (Sanzo?!! Gentile?!! Ma quando mai!!!).
-Ecco…volevo ringraziarla…-
-Per che cosa?-
-Per… aver scelto me… oggi…- gli dissi un po’ imbarazzato.
-Non ringraziarmi!!! D’altronde non avevo molta scelta, dato che tra tutti i ragazzi con l’espressione idiota che ho visto tu avevi l’aria meno idiota degli altri, malgrado l’aspetto da teppista…-
-COSA?!!! IO AVREI L’ASPETTO DI UN TEPPISTA?!!!O___O- esclamai piuttosto offeso.
-Non solo!!! Hai anche l’aria di una scimmia selvatica…-
-COSAAAA?!!!>___<- feci al colmo dell’indignazione.
Sanzo, però, sembrava averci preso gusto a offendermi (sin da allora, ma ci rendiamo conto?!!!) e decise di continuare.
-Non solo hai l’aspetto di una scimmia selvatica, ma a quanto pare sei anche sordo!!!-
-IO NON SONO SORDO!!! >__<- replicai risentito.
-Ma sei un mezzo barbaro, un animale da addomesticare!!! Vedremo cosa ne verrà fuori…- e, mentre mi OFFENDEVA in questo modo, giungemmo in vista della città.
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L’appartamento di Sanzo si trovava quasi al termine di una lussuosissima zona residenziale, ed era situato all’ultimo piano di un altissimo edificio, che sembrava avere la pareti di vetro oscuro.
Ovviamente in tutta la mia vita non ero mai entrato in un edificio simile!!! Immaginate con che espressione entusiasta, quindi, accompagnai il mio tutore fino al suo appartamento.
Sanzo aveva l’aria piuttosto stanca (non a torto, dato che lo avevo bombardato di domande non appena eravamo arrivati in città!!!) e quasi con impazienza aprì la porta del suo appartamento.
-Che fai, non entri?- mi chiese, vedendo che rimanevo titubante sulla soglia della porta.
Mentre percorrevo lentamente il corridoio, non potei fare a meno di pensare che quella casa, così come era arredata, non poteva che appartenere al mio tutore. L’ambiente era infatti dominato da colori freddi e oscuri e anche alle pareti vi erano soltanto quadri dai soggetti astratti. Tutto, inoltre, era attraversato da un forte odore di incenso.
Sanzo si fermò di fronte ad una piccola porta blu, che immetteva nel bagno. Mi disse di aspettarlo lì per qualche secondo e poi tornò con un asciugamano pulito ed un pigiama.
-Fatti un bagno prima di andare a dormire- mi disse mentre iniziava a riempirmi la vasca –Ma non aspettarti sempre un trattamento del genere!!! Ci tengo a precisare che quello che cercavo è un allievo, non un moccioso da accudire!!!-.
-Ho 15 anni!!! Sono abituato a cavarmela da solo!!!- gli risposi un po’ orgoglioso.
-Tzè!!!- si limitò a dirmi, ed iniziò ad avviarsi fuori dalla porta. Prima di uscire, però, tornò a guardarmi di nuovo.
-Vedi di abituarti a questa situazione!!! D’ora in poi sarà questa la tua casa!!! E, se vogliamo esagerare, posso dire che sono io adesso la tua famiglia!!!-
-Lo so signore!!!- gli risposi, tentando di sostenere il suo sguardo.
Il mio tutore annuì e tornò a darmi le spalle. Poi, senza riprendere a guardarmi, mi disse:
-Ti ho detto che non mi chiamo “signore”!!! Basterà che tu mi chiami Sanzo, d’ora in avanti. Hai capito, scimmia?!!- e, senza aspettare la mia replica stizzita, chiuse dietro di sé la porta, lasciandomi solo.
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Il giorno dopo, mentre facevamo colazione, Sanzo mi parlò un po’ della sua famiglia e del ruolo che io ora occupavo all’interno di essa. Mi disse che potevo ora considerarmi un suo allievo, che lui stesso si sarebbe preoccupato della mia preparazione filosofica (mentre, per colmare le mie lacune nelle altre discipline, mi avrebbe assegnato un insegnante privato), che avrei dovuto seguirlo a lezione e alle varie conferenze e che una volta adulto sarei diventato l’erede del pensiero della sua famiglia.
-Ma io non ho mai studiato filosofia!!!- replicai con la bocca piena di biscotti.
-Preoccupati innanzitutto delle buone maniere, stupida scimmia!!!- e, così dicendo, vidi che impugnava un bizzarro ventaglio di carta (dal quale, come poi avrei tristemente imparato, non si separava mai!!!) con cui mi colpì dritto in testa.
-Ahi!!! Mi hai fatto male…- piagnucolai mentre controllavo con le mani il punto dove mi aveva colpito.
-Dovrai abituarti anche a questo, scimmia!!!- mi zittì Sanzo non molto finemente -Dannazione, dovrò lavorare su di te più di quello che credevo!! Sei proprio un barbaro…-
-IO SONO EDUCATO E RAFFINATO!!!- lo interruppi al colmo del risentimento ma Sanzo, che non ha mai avuto molto rispetto per i risentimenti degli altri, mi colpì nuovamente con quel suo ventaglio e, alzandosi da tavola, mi fece: -Oltre che selvaggio sei pure maleducato!!! Mi sa che non dovrò educarti, ma ADDOMESTICARTI!!!-
-Ma…-
-Niente “ma”. Ora vestiti!!!- mi ordinò con sguardo truce –Andremo a comprarti dei vestiti, dato che non posso presentarti stasera vestito con il pigiama…-
-Presentare a chi?- gli chiesi incuriosito.
-Alla mia famiglia!!!- mi rispose mentre iniziava a spingermi verso la mia stanza.
Quella sera stessa quindi, lavato e profumato come mai nella mia vita, ebbi modo di conoscere i nonni e alcuni zii del mio tutore. Sanzo mi ordinò di rimanere nella mia camera, e di uscire solo nel caso in cui mi avesse chiamato. Lasciai comunque la porta socchiusa, in modo da sentire cosa dicevano i suoi ospiti nel soggiorno.
-NON POSSO CREDERCI!!!- gracchiò un’anziana signora –Ti prego, Sanzo, dimmi che è uno scherzo…-
-Mi hai mai visto scherzare in vita mia?- le chiese Sanzo con tono infastidito.
-Ma caro, cerca di capire!!!- intervenne una signora più giovane –Quando ci hai chiamati qui pensavamo che fosse per comunicarci finalmente che volevi fidanzarti….-
-E invece veniamo a sapere che, senza dirci niente, sei andato in uno stramaledetto orfanotrofio e ti sei portato un moccioso a casa!!!- gridò un vecchio signore.
-Ha 15 anni- fece Sanzo atono.
-PEGGIO!!! ANCORA PEGGIO!!!- sbottò l’uomo che aveva parlato prima –Mio nipote, invece di sposarsi e di mettere al mondo un figlio ed un degno erede, si prende e si porta a casa come allievo un ragazzino morto di fame, venuto da chissà dove, che MIRACOLOSAMENTE si troverà, un giorno, a rappresentare il pensiero della nostra famiglia. È ASSOLUTAMENTE ASSURDO!!!-.
Il vecchio signore si interruppe per riprendere fiato. Sanzo lo aveva lasciato parlare senza fiatare, ma riuscivo ad intuire l’espressione che doveva avere assunto: fredda e completamente priva di segni che lasciassero trapelare ciò che pensava.
Il silenzio venne interrotto da un’altra voce più giovane, che sentì mentre domandava
-Ma è vero che ha gli occhi dorati?-.
Sanzo dovette annuire semplicemente, perché poco dopo tornai a sentire la piagnucolosa voce della vecchia che esclamava
–COME SE NON BASTASSE HA ANCHE GLI OCCHI DORATI!!! Ma cosa ti sei messo in testa!!! Vuoi forse macchiare il buon nome della famiglia? Vuoi far parlare le malelingue a tutti i costi?!! Vuoi che dicano di te quello che
hanno detto dietro le spalle del tuo amico Cho Hakkai…-
-Il caso mio è completamente diverso da quello di Hakkai!!!- la interruppe Sanzo, ora veramente arrabbiato –E comunque non capisco su cosa dovrebbero malignare!!! Ho solo scelto un allievo, non un amante!!!-.
L’intervento del mio tutore fu un tantino troppo forte e fece calare un silenzio imbarazzato nella sala. Non nascondo che le sue parole, però, avevano imbarazzato anche me.
-Ma Sanzo caro- tornò a dire la giovane signora –Cerca di capire il nostro punto di vista…-
-Non potrei mai, dato che lo trovo totalmente irrilevante!!!- la interruppe nuovamente Sanzo.
Senti il rumore di una sedia che si spostava e mi parve di riuscire a vedere il vecchio che aveva parlato prima mentre si alzava faticosamente in piedi.
-Hai preso tutta l’arroganza che è mancata a tuo padre!!!- esclamò con tono serio ma meno agitato di prima –Adesso ascoltami attentamente, perché te lo chiederò una sola volta: sei sicuro di quello che stai facendo?-.
Nella stanza scese nuovamente il silenzio. Poi sentì i rumori dei passi di Sanzo nel corridoio, lo sentì aprire la porta della
mia camera e vidi che mi prendeva, senza dirmi una parola, per il braccio, per poi condurmi nella stanza dove stavano i
suoi parenti.
Sanzo si fermo sulla soglia della porta, proprio dietro di me. Non ebbi nemmeno il tempo di inquadrare bene le persone
sedute nel soggiorno, che sentì entrambe le sue mani posarsi sulle mie spalle.
-Questo è il ragazzo di cui vi ho parlato. Si chiama Son Goku ed è l’allievo a cui trasmetterò il pensiero della nostra famiglia. Ho preso questa decisione e non tornerò più indietro!!!-.
TO BE CONTINUED!!!
P.S.S. di IrisAlba: allora, che ve ne pare del secondo capitolo? Mi farebbe piacere ricevere un vostro parere così, se la fan fiction vi fa proprio piangere, lascio tutto e mi metto a scrivere una cosuccia che ho in mente da tempo: “La prima notte di nozze tra IrisAlba e Homura”, vietata ai minori di 25 anni!!!^^ (Oh, my God!!!O__O Nd. Homura). Comunque, a parte gli scherzi, ciò non toglie che elargirò anche questa volta, a tutti i miei lettori, una buona razione di
Kiss&Bises!!! ^*^