Commento: ho scritto
questa fic ascoltando la canzoncina di DiGi Charat...non so se ce
l’avete presente...alternata all’OST di Evangelion...mamma mia...che
accozzaglia di roba...comunque...le fic sono sempre molto descrittive...e
scusate se Kurama si fa sempre la doccia ma io lo vedo così...dedico
questa fic alla mia amica ElenaSka che si spera riuscirà a leggerla prima
o poi...Danke Elena perchè mi passi sempre latino...e perchè mi dai una
mano col mio biondino...ki mi ga TVB to sakebitai!
Ringrazio
anche la mia amica Francesca del corso di fumetto...lei lo sa per cosa!
Chiudo
questo commento osceno dicendo grazie di esistere al mio ragazzo
Alberto...anche se non leggerà mai queste fic, perchè glielo impedirò
(con l’aiuto di Elena)!(^o^)
2nd
Month
3a parte
- Tekueki no Owari
di Jpnir
Kurama guardava con
disappunto le coperte macchiate di rosso dove per un tempo meraviglioso
che gli era parso interminabile, aveva consumato il suo rapporto con Hiei,
che ora giaceva al suo fianco, il respiro lentamente tornato regolare, la
pelle ancora lucida di sudore.
Non avrebbe voluto che
succedesse su un futon ridotto così.
Anche Hiei non avrebbe
dovuto essere così conciato. Neanche lui era messo bene. Aveva sognato
quella scena così tante volte...e adesso era successo in una stanza che
sembrava quella di un macellaio.
Sorrise.
“Almeno è
successo”, si disse. Era felice di avere coronato il suo amore con Hiei.
Si tenevano per mano,
un gesto naturale, che era venuto loro spontaneo: anche se si stavano
dando le spalle, forse perchè non sarebbero riusciti a sostenere nessun
dialogo o sguardo, restavano comunque a contatto, intrecciando le loro
dita, ascoltando l’uno il respiro dell’altro attraverso i palmi e la
schiena.
Passarono attimi,
minuti, forse ore. Scese la sera.
La presa di Hiei si era
allentata, e Kurama capì che doveva essersi addormentato. Scivolò fuori
dal letto e, nudo com’era, si avviò verso il bagno.
Aprì l’acqua della
doccia. Avrebbe preferito restare ancora un po’ con l’odore e il
calore del corpo di Hiei sulla pelle, ma l’aver cucito la sua ferita e
l’aver sudato così tanto gli imponevano una doccia.
Prima di gettare i
lunghi capelli rossi sotto il getto vaporoso dell’acqua, Kurama si guardò
ancora una volta allo specchio. Nonostante il sorriso (da ebete, a suo
parere) che non riusciva a togliersi dalla faccia, aveva sempre
quell’aria così triste. Gelida, a volte, anche se quello era un
aggettivo più adatto ad Hiei che a lui.
L’acqua scorreva sul
viso e sul corpo di Kurama rilassandogli i muscoli.
Chissà se ciò che era
successo avrebbe cambiato il loro rapporto in qualche modo.
Quando uscì dalla
doccia lo specchio del bagno era appannato. Kurama vi scorse ugualmente un
movimento nella stanza accanto. Si voltò, davanti a lui c’era Hiei.
Kurama non sapeva cosa
dire.
Non riusciva ad aprire
bocca
*Parla, dì qualcosa,
idiota! Va bene, ok, non dire niente! Almeno smettila di fissarlo!
SMETTILA! Si vede che stai pensando a QUELLO! Voltati! O parli o ti
volti!*
Lo sguardo gli cadde
sulla ferita ricucita di Hiei.
La cucitura si era
allentata, e cominciava a sanguinare.
“Ma cazzo...”
disse, e fece un passo in direzione di Hiei, che però seguendo il suo
sguardo capì le sue intenzioni.
“Eh no!” disse, e
si girò diretto alla stanza a fianco.
“E smettila!” disse
Kurama. Cercando di afferrarlo.
Erano da parti opposte
del futon, nudi entrambi.
“Lasciami stare!”
disse Hiei, ma lo disse ridendo.
Kurama capì con
immensa sorpresa che Hiei stava GIOCANDO!
Si mise a ridere e lo
inseguì da quella parte del futon, Ma Hiei vi piombò sopra e gli lanciò
un cuscino addosso.
Kurama rise di nuovo e
ben presto cominciò una battaglia a cuscinate.
Cinque minuti dopo
erano tutti e due in preda a un riso isterico, uno sul pavimento uno sul
futon.
I cuscini si erano
distrutti e mille piccole piume volteggiavano ancora nell’aria, mentre
le altre erano sparse sul pavimento e tra le coperte.
“Sei matto...”
disse Kurama ancora ridendo.
“Anche tu.” Rispose
Hiei, alzandosi da terra e andando a sedersi di fianco a Kurama.
Kurama aveva la sua
ferita a pochi centimetri dal viso, e si accorse che si era aperta ancora
un po’.
“Hiei....lasciati
curare, ti prego...” gli disse, facendosi serio tutt’a un tratto.
“Fai come vuoi...”
disse questo, guardando fuori dalle finestra.
“Arigatou” disse
Kurama.
Nella mezz’ora
successiva fece lavare Hiei e sistemò la sua ferita. Questa volta non
fece una piega.
Si vestirono,
accorgendosi contemporaneamente con un guizzo d’imbarazzo di essere
ancora nudi, e a quel punto Kurama tornò coi piedi per terra e si accorse
dello scempio che c’era nella stanza.
“Kami-sama...”disse,
mettendosi una mano tra i capelli ancora bagnati.
Futon, coperte, sangue
e piume sembravano un unico orribile impasto, il pavimento era da
ripulire, i vestiti da lavare...
“Ti aiuto” avrebbe
voluto dire Hiei, ma non avrebbe nemmeno saputo da che parte cominciare.
Alla fine Kurama decise
di buttare via vestiti e coperte, e di pulire in giro.
Hiei stava seduto sulla
scrivania e lui stava appunto pulendo il pavimento quando suonò il
campanello.
“Il mio
tormento...” pensò Hiei.
“Vai tu, Hii-chan?”
chiese Kurama.
“Io?!” chiese Hiei.
“Sì, per
piacere...sarà Shizuru un’altra volta...ci avrà portato il
pranzo...”
“E va bene...”
disse Hiei, e scese di sotto.
Aprì la porta, con il
solito brutto presentimento.
No, no, NO! In piedi
davanti a lui c’era Shiori, la madre di Shuichi.
“S...salve!” disse
Hiei, scostandosi per farla passare.
Le coperte, il sangue,
le piume, LUI STESSO! Che scuse avrebbero inventato?!
“Tu
sei Hiei?”
“Cosa?” disse Hiei.
Come faceva Shiori a sapere di lui?
“Ma sì, Shuichi mi
ha detto che...”
“M...MAMMA!” disse
Kurama, arrivando giù di corsa dalle scale.
“Shuichi!” disse
Shiori, baciando il figlio e abbracciandolo (per farlo doveva alzarsi in
punta di piedi, come Hiei d’altronde) “Sono tornata prima, c’è
stato un disguido...”.
Hiei ancora non capiva.
Come faceva Shiori a conoscerlo?! Cosa le aveva detto Kurama?!
“Mamma, questo è
Hiei, il ragazzo che verrà a vivere con noi per un po’. Te ne ricordi,
vero?”
*A vivere qui? IO?*
“Certo che me ne
ricordo! I tuoi sono in viaggio, vero? E tu sei appena tornato
dall’America...sarai stanco, poverino...adesso porto dentro le valigie a
vi preparo da mangiare!”
“Ci...ci penso io!”
disse Hiei. Ecco cosa aveva raccontato Kurama alla madre. Ma perchè
l’aveva fatto? E perchè non gli aveva detto niente?! Vivere tutto il
giorno con dei ningen...come avrebbe potuto?
Tirò dentro le
valigie, chiuse la porta e insieme a Kurama cominciò a portarle al piano
di sopra, mentre Shiori già si precipitava in cucina dopo aver detto loro
di scendere mezz’ora dopo.
Arrivarono nella stanza
di Kurama. Hiei si sedette sulla finestra, come al solito.
“Mi devi qualche
spiegazione, o sbaglio?”
“Hiei...scusa...è
che...non so cosa mi sia preso. Un paio di settimane fa ho detto a mia
madre che forse saresti venuto a vivere con noi...perchè i tuoi non
c’erano...le ho parlato di te come con gli altri...scusa...io...”
Hiei guardava dritto
davanti a sè, l’aria imbronciata.
“Hiei...non ti
arrabbiare...possiamo sempre dire che...che i tuoi sono tornati...Hiei!”
Kurama era sull’orlo
del pianto. Si sentiva in imbarazzo.
“Non sono arrabbiato.
Avresti potuto dirmelo, però.”
“Io...l’avrei
fatto...ma mia madre è tornata presto...”
“Hn...” Scese dalla
finestra, si avvicinò a Kurama e lo prese per i capelli umidi, tirandolo
a sè.
“Volpe cattiva...”
gli sussurrò, il viso imbronciato, e lo baciò.
Kurama non riusciva a
sorridere. Abbracciò Hiei.
“Scusami, Hiei-chan...”
“Lascia perdere le
scuse. Chi sono mia madre e mio padre?”
“Architetti. Natsumi
Oikawa e Tobias Inverse. Tua madre è giapponese, tuo padre è americano
ma vive in Giappone. Così si spiega la tua laurea in lingue e il tuo
viaggio in america.”
“Hai pensato a tutto,
eh?” Hiei scivolò fuori dal suo abbraccio. “Proprio degno di Youko
Kurama...”
“A questo punto però
devo tornare a scuola domani...” disse Kurama.
“Nani?”
“Come spiegherei a
mia madre lo stare a casa da scuola?”
“Ma...ma tu...”
“Cerca di capire,
Hiei, ti prego...io sono Shuichi, prima di essere Kurama.”
Hiei non disse nulla.
Strinse i pugni e guardò il pavimento. Cosa lo aspettava se fosse andato
a vivere con Kurama? Una catena infinita di bugie, segreti. Stare a
contatto con i ningen, conoscere i suoi amici. Rivedere Ukio. Poteva
sopportarlo?
Guardò negli occhi
Kurama, scavò nei suoi occhi verdi alla ricerca del suo amore e dello
youko che dormiva in lui.
Ce l’avrebbe fatta, sì,
lo avrebbe fatto per lui.
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