Today is Ria Day...buon compleanno Ria!!!
Tanti auguri
Ria!!!!!!!!!!!!!!!!
Questa fanfic mi è
venuta in mente all’improvviso e così mi sono subito messa all’opera, spero
che apprezzerete lo sforzo…
Oltre a ringraziare
Ria per tutto quello che fa per noi vorrei anche
ringraziare Naika, perché è una persona splendida oltre ad essere una
bravissima scrittrice.
Grazie!!!
Ora veniamo a noi.
Questa ff sarà per
lo più in terza persona, ma vi saranno anche alcuni PoV che comunque
segnalerò.
Buona lettura
(spero).
Hikaru
Searching for my
Angel
di Hikaru
Quel giorno nessuna nube aveva osato deturpare lo splendido scenario
creato dal sole, che pareva dipinto nel cielo limpido.
Gli uccellini sembravano cantare di felicità, come a voler festeggiare la
splendida giornata appena nata.
Era ancora molto presto, ma Hanamichi sembrava non essersene accorto.
Era piuttosto agitato.
Stava infatti per portare i suoi amici nei luoghi della sua infanzia.
Posti che un tempo aveva creduto fatati.
Magici.
Sospirò.
Non vedeva l’ora di arrivare.
Quando i nonni gli avevano chiesto se sarebbe andato a trovarli anche
quell’anno (richiesta scontata, dato che ci andava ogni anno!!!) gli era
sembrata una buona idea invitare anche alcuni dei suoi compagni di
squadra…
Certo non si aspettava di suscitare un così vivo interesse!!
Si guardò intorno, posando lo sguardo sui ragazzi stravaccati sulle
poltrone del treno.
Akagi guardava fuori appoggiato al finestrino dal lato opposto della
carrozza e aveva di fianco Kogure, assorto nella lettura del depliant
dell’hotel che li avrebbe accolti.
Di fronte ai due stavano Mitsui e Rukawa che dormivano della grossa: uno
aveva la testa abbandonata sul bracciolo del sedile e l’altro appoggiata
sul dorso della mano.
Il rossino rivolse allora lo sguardo davanti a sé…
Intorno a lui stava “riposando” la sua Armata.
Sorrise.
Yohei seduto accanto a lui, Noma e Uekusa davanti.
Takamiya era nell’altro vagone… probabilmente a sbeffeggiare la corte
serrata di Miyagi ad Ayako…
E poi c’era anche lei, Haruko… beh, impossibile non invitarla.
Anche se non era più innamorato di lei era pur sempre sua amica e ci si
trovava bene.
Un’ora dopo arrivarono a destinazione.
L’aria salmastra solleticava le narici, promettendo giornate memorabili.
I gabbiano urlavano al cielo e mille profumi danzavano nell’aria.
“Beh ragazzi, forza…il ‘Paradiso’ ci attende” disse Hanamichi prendendo la
valigia e incamminandosi verso l’uscita della stazione.
Mancava solo da due mesi eppure aveva sentito una grande nostalgia, che si
era placata solo alla vista del mare…del suo mare…
All’esterno li attendeva un piccolo pulmino bianco con la scritta verde
“Eden” sulle fiancate.
“Buongiorno Sakuragi-san” disse l’uomo che aspettava di fianco al mezzo
“E’ un piacere rivederla”
L’uomo in questione era piuttosto basso, con folti capelli grigi e occhi
così scuri da sembrare quasi neri. Indossava una uniforme verde, a maniche
corte, che lo distingueva come autista.
“Toky, non essere sempre così formale… ormai sono tre anni che ci
conosciamo”disse Hanamichi circondandogli le spalle con un braccio, mentre
l’uomo rimaneva rigido.
“Uhn… lo sa che ho sempre qualche problema nel dare del tu…”
Il rossino sbuffò “Okay, ci rinuncio…Forza ragazzi, salite a bordo”
Una volta sistemate le valigie il gruppo partì.
Il viaggio fu breve, ma silenzioso.
Nessuno sembrava avere qualcosa da dire, forse troppo presi dallo
splendido paesaggio che scorreva davanti ai loro occhi.
E Hanamichi ne era felice.
Più tardi gli avrebbero chiesto un sacco di cose…ci avrebbe scommesso.
Quando arrivarono a destinazione i suoi amici rimasero a bocca aperta.
Chi avrebbe mai potuto immaginare che il “piccolo” albergo a gestione
familiare fosse così…così…così…
GRANDE!!!!
La costruzione, a metà fra stile orientale e occidentale, vantava ben
quattro piani e aveva intorno un giardino enorme di cui non si riusciva a
vedere la fine.
Il ‘palazzo’, bianco come le nuvole, si integrava a meraviglia col verde
degli alberi.
Ogni piano ospitava balconi da cui poter ammirare lo splendido paesaggio.
Tutt’intorno si potevano ammirare il mare e le piccole isolette a pochi km
dalla costa, il porto con navi e yacht di tutti i tipi.
Era un posto veramente stupendo…
Undici paia di occhi si puntarono sul rossino.
“Ehm… forse non ve l’aspettavate proprio così…”
“Hana questo…questo posto è…” cominciò Haruko.
“…è stupendo” concluse il fratello.
“Hana, tesoro… bentornato”
Una voce distrasse l’attenzione di tutti.
La voce apparteneva ad una donna sulla settantina, di statura media e
corporatura minuta, coi capelli di un rosso spento intrecciati a fili
bianchi e dolci occhi verde scuro.
La donna si avvicinò e accolse Hanamichi in un caldo abbraccio.
“Ciao nonna” disse il rossino “come stai?”
“Tutto bene caro…Oh, ma perché non mi presenti i tuoi amici?” esclamò
entusiasta alla vista di un seguito così numeroso..
Dopo le presentazioni il gruppo entrò nell’albergo.
La hall era molto grande e luminosa, grazie ai vetri colorati che
ricoprivano tutte e quattro le pareti.
Dei divanetti verdi erano disposti a gruppi intorno a piccoli tavolini di
legno chiaro e piante dai colori sgargianti completavano l’arredamento
insieme a dipinti appesi alle pareti di un caldo e tenue color
giallo-avorio.
“Complimenti… quest’hotel è splendido” esclamò Miyagi.
“E aspetta di vedere il resto…” disse Hanamichi.
“Benvenuti”
Due ragazze piuttosto alte e carine si erano inchinate in segno di saluto.
Quando rialzarono il viso il team Shohoku ebbe un’altra sorpresa.
Le due erano…
…identiche.
Stesso capelli castani con riflessi mogano, stessi occhi verdi, stesso
sorriso…
Si distinguevano solo dal colore del loro kimono.
Quella sulla destra infatti ne indossava uno di un tenue color verde
acqua, mentre quella sulla sinistra ne aveva uno identico, ma di un caldo
color avorio.
“Ragazzi…vi presento Yoko e Nako, le mie sorelle”
“EEEEEEEHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!”
“Piacere” dissero le due.
“Dalla vostra espressione ne deduco che Hana non vi abbia mai parlato di
noi” affermò la ragazza sulla sinistra.
“E’ proprio da te” disse sorridendo l’altra
Il rossino, imbarazzato, non sapeva cosa dire
“Beh…io…”
Non fece in tempo a dire altro perché si ritrovò stretto nell’abbraccio
delle sorelle e poi venne assalito da due terremoti viventi.
“Zio Hana!!!!!!!! Finalmente sei tornato…così adesso potrai insegnarci a
nuotare”
“Si si si si…”
“Kotaru, Kei… su, non assillatelo subito…” li rimproverò Yoko.
“Non importa” disse il rossino lasciandosi trascinare dai due bambini.
“Vieni…abbiamo aiutato la mamma e la zia a prepararti la stanza, vero
Kotaru?”
“Si si” confermò quest’ultimo.
“Scusate ragazzi… voi intanto sistematevi, ci vediamo dopo…” riuscì a dire
Hanamichi prima di essere condotto via.
Rukawa PoV
Non avrei mai creduto che quel do’hau ci nascondesse così tanto di sé.
Ho sempre pensato a lui come un tipo sincero, che non ha niente su cui
tacere.
Eppure mi sbagliavo.
Ci sono molte cose di lui che non so.
La dolcezza con cui ha guardato le sue sorelle, l’affetto profondo per sua
nonna, la pazienza con cui si è fatto trascinare via dai suoi nipoti, il
sorriso luminoso che ha regalato all’albergo appena siamo arrivati…
Voglio conoscere tutto di te do’hau.
Tutto.
***********************
Hanamichi rivide i suoi compagni soltanto all’ora di cena.
La sala era molto grande, con dei tavoli rettangolari piccoli e grandi
ornati con tovaglie nei toni del giallo e dell’avorio.
Il pavimento in legno dava alla stanza un’aria calda e accogliente,
insieme al caminetto situato sul lato nord.
Le pareti, anch’esse di legno, davano luminosità all’ambiente e
accoglievano qua e là splendidi dipinti raffiguranti il mare.
“Hey, era ora che ti facessi vedere” disse Mitsui.
“Ti avevamo già dato per disperso” continuò Miyagi.
“Noto con piacere che sei ancora vivo” disse ridendo una delle sue
sorelle.
“Si, si… molto divertente Yoko,davvero…” rispose il rossino fintamente
offeso “Sappiate che ho passato tutto il pomeriggio coi miei nipoti…Non me
li ricordavo così vivaci”
La sorella scoppiò di nuovo a ridere.
“Non ci trovo niente da rider…Mah…” Hanamichi aveva notato solo adesso la
bimba dai capelli rossi che riposava fra le braccia della sorella.
“Hai visto com’è cresciuta dall’ultima volta?”
“Davvero…E pensare che sono solo due mesi che non la vedo…”
“I bambini crescono in fretta, specialmente a quest’età”
“Oh, che bella…” disse Ayako avvicinandosi con Haruko.
“Mah, Hana… ha i capelli rossi come i tuoi!!!” osservò quest’ultima.
“E’ stupenda” disse Kogure che si era avvicinato anche lui per vedere.
Ben presto la piccola fu circondata e osservata con curiosità.
Dapprima la bimba non parve esserne disturbata, anzi, osservava con
curiosità quegli omoni intorno a lei, ma ad un certo punto strinse le
labbra, aggrottò le sopracciglia e…
…cominciò a piangere.
Subito il rossino la prese fra le sue braccia con una delicatezza
incredibile e dopo averle sussurrato poche parole all’orecchio la bambina
si girò a guardarlo con gli occhi pieni di lacrime e incredibilmente…
sorrise.
Un sorriso dolce ed innocente che fece battere forte il cuore di
Hanamichi.
“Non capirò mai come ci riesci” disse Yoko.
“Cosa?” chiese il fratello.
“Ad essere così in sintonia con Kora”
“Segreto professionale” rispose il rossino baciando la nipote sulla
guancia.
“Nh,… fra bambini ci si capisce..” osservò con freddezza Rukawa.
“Cosa…? TU…??!! Ma io ti…”
“Ah ah ah ah… ah ah ah ah…”
“Non ci trovo proprio niente da ridere sai Yoko?
“Ah ah ah ah… ah ah ah ah…”
“Puoi anche smettere sai?”
“Ah ah ah ah… ah ah ah ah…”
“Yoko, la vuoi smettere?”
“Ah ah…ehm, ehm…scusa sai ma… ma… il tuo amico è davvero divertente…”
“Tsz…sarà meglio mangiare” disse il rossino avviandosi verso il tavolo.
Nessuna lite?
Quale strana e incredibile fortuna…?
Ma era poi davvero una fortuna? si chiese il volpino.
La cena fu un terzo grado in piena regola.
Hanamichi fu costretto a rispondere ad un sacco di domande.
Sull’albergo, sulla sua famiglia, sulla sua infanzia…
Insomma, un vero e proprio interrogatorio.
Per fortuna ogni tanto le sue sorelle gli venivano in aiuto.
Dopo cena i ragazzi, stanchi per il viaggio decisero di andare a riposare.
Avrebbero avuto altre occasione per divertirsi.
La tenere brezza notturna accarezzava dolcemente la sua pelle candida e la
luna, alta nel cielo, sembrava vegliare sui sogni degli uomini.
Rukawa adorava la notte.
Si sentiva a suo agio nel buio.
Per questo amava dormire di giorno.
E vivere di notte.
L’oscurità era come un richiamo per lui.
Un richiamo a cui non poteva negarsi.
E poi era così bello camminare immersi nel buio.
Ogni cosa veniva scordata.
Paure, timori, tristezze, problemi…
Tutto scompariva…
Beh - pensò il volpino - non proprio tutto…Lui non posso scordarlo…
nemmeno la notte può aiutarmi…
Sospirò, respirando a pieni polmoni l’aria salmastra.
Ormai si era fatto veramente tardi.
Era meglio rientrare.
Così Rukawa s’incamminò verso l’hotel.
Decise di passare dalla porta sul retro, quella accanto al giardino
principale…magari poteva sedersi un po’ sul dondolo restando ad ammirare
le stelle.
Si sentiva troppo inquieto per dormire.
Era a pochi passi dal giardino quando fu distratto da un rumore…no, non un
rumore, un suono…una voce…come quella di un angelo…
Si sporse dalll’albero che aveva davanti e lo vide.
Splendido.
Era steso sul dondolo e aveva in braccio la piccola Kora.
La pelle ambrata del petto esposta alla notte bramosa di avvolgere quel
corpo nella sua oscurità, i capelli accarezzati dalla brezza estiva e gli
occhi resi ancora più luminosi dal chiarore della luna.
Splendido.
E…
Dolcissimo.
Fra le sue braccia riposava serena quella bambina così simile a lui…
E lui, il suo do’hau, il suo rossino…
…cantava…cantava per lei, con una voce così dolce da far addormentare
persino gli angeli…
Rukawa rimase incantato da quella visione.
Avrebbe voluto avvicinarsi e magari anche trovare il coraggio per
dichiararsi una volta per tutte, ma i suoi propositi vennero troncati
dall’entrata i giardino di Yoko…o era forse Nako…mah…
Dei passi.
Hanamichi si girò di scatto, rischiando quasi di svegliare la piccola Kora.
“Nako, sei tu…mi hai spaventato”
La sorella lo guardò un attimo, col sorriso sulle labbra.
“Davvero non so come fai…”
“Uhn…?”
“A distinguerci…spesso persino Shinji e Hiroshi ci confondono”
“Questo perché non sono dei tensai come me…” disse il rossino col solito
sorriso che conoscevano bene i suoi compagni, ma poi, sotto lo sguardo
confuso della sorella, tornò ad essere sé stesso…non aveva bisogno di
fingere con lei…era al sicuro con lei…
“Per me è semplice distinguervi. Tu e Yoko siete così diverse…Il tuo
sguardo è così…limpido, dolce…mi suscita sempre un grande senso di
tranquillità…Yoko invece ha uno sguardo più…vivace, più ironico…e poi
sprizza sempre gioia e ottimismo da tutti i pori…”
Nako gli sorrise e il fratello ricambiò con un sorriso forte, luminoso…di
quelli che ti scaldano fin dentro l’anima.
“Sono contenta che tu sia qui…mi sei mancato…lo so che …io…lo sai quanto
sei importante per me…vero?”
Hanamichi, sempre col sorriso sulle labbra, le prese una mano fra le sue e
disse:”Lo so”
Una lacrima solcò il viso di Nako.
“Non ti ringrazierò mai abbastanza…non riuscirò mai a ripagarti di tutto
quello che mi hai dato…se non fosse per te io…io non avrei tutto ciò che
ho adesso…prima Keisuke…
…adesso…adesso Hiroshi…la mia felicità la devo a te…”
“No, la devi a te stessa, alle scelte che hai fatto…non mi devi niente”
“Non è vero…le scelte che ho fatto…sei stato tu a darmi il coraggio di
farle…se non fosse stato per te io…io avrei rinunciato a Keisuke - abbassò
il viso - ricordi cosa mi dicesti quel giorno? Io sì…ogni singola parola…
Mi hai detto: ‘Queto bambino è parte di te…’
“…è parte di me - continuò il rossino - è parte di noi, per sempre…ha già
il tuo cuore e tu dovrai vegliare su di lui perché anche lui possa un
giorno donare il suo…”
“Sì, proprio queste parole…”
I due si abbracciarono, poi Nako baciò il fratello sulla guancia
sorridendogli dolcemente.
“Dalla pure a me adesso” disse prendendo Kora fra le braccia.
La piccola aveva un’aria beata.
“Credo che sarai davvero stupendo”
Hanamichi la guardò con aria interrogativa.
“Come padre intendo. Pensa che né i suoi genitori né io riusciamo a farla
addormentare in così poco tempo”
“Beh, sono o non sono il tensai degli zii?” chiese il rossino.
“Sì, sì…certo” e con un ultimo sguardo Nako se ne andò.
Rukawa PoV
Quello che ho visto stasera non lo scorderò più per il resto della vita.
Mi sono innamorato di qualcuno che non conosco.
Non so niente di Hanamichi…e invece vorrei sapere ogni cosa di lui…
Le sue paure, i suoi sogni, il suo passato…cosa vede nel futuro…
Mi rendo conto di quanto ci sia ancora da scoprire sul mio do’hau.
Ma ho paura…paura di non essere alla sua altezza…
Lui è così solare, così dolce…riesce ad aiutare le persone anche solo
regalando uno dei suoi meravigliosi sorrisi…
Vorrei tanto essere come lui…
Vorrei avere la possibilità di conoscerlo…
Vorrei avere il coraggio di aprirgli il mio cuore…
Ma soprattutto vorrei che mi concedesse di renderlo felice…
…felicità…
Non sapevo nemmeno cosa fosse prima di incontrarlo.
Eppure adesso è l’unica cosa che voglio.
La felicità…
…insieme…
***********************
Hanamichi si era ormai alzato dal dondolo e stava per andarsene quando fu
raggiunto dall’altra sorella.
“Yoko…e tu che ci fai qui?”
“Nako è venuta a portarmi Kora…piangeva…mi ha detto della vostra
conversazione…”
Silenzio.
“Grazie”
“Di cosa?” chiese il rossino.
“Di tutto…avremmo dovuto essere le tue mamme e aiutarti…invece… sei stato
tu a farci da padre, aiutandoci nei momenti più difficili…mi dispiace”
disse la sorella abbassando lo sguardo.
“Sei proprio una sciocca!!!” esclamò Hanamichi.
“Ma come ti permetti??!!?? Guarda che io…” lo minacciò Yoko saltandogli
addosso e cominciando a fargli il solletico.
I due caddero per terra rotolandosi come pazzi in una lotta all’ultimo ‘sangue’.
Quando si furono ricomposti passarono alcuni minuti prima che uno dei due
parlasse.
Erano entrambi stesi per terra.
Le braccia aperte.
Gli occhi chiusi.
“Sai…Nako è cambiata molto…”
Il rossino si girò verso la sorella.
“Me ne sono accorto…”
“Da quando le hai presentato Hiroshi la sua vita è totalmente cambiata…è
così felice adesso…così…completa”
“Sì…nei suoi occhi non c’è più paura…ora…comincia a vivere davvero…”
“Sì…”
Rimasero in silenzio per un po’, poi Yoko ruppe di nuovo il silenzio.
“Mi sei mancato”
“Ma se sono venuto l’ultima volta solo due mesi fa!”
“Lo so, ma…lo sai che sei il mio fratellino adorato” rispose la sorella
gettandoglisi sopra e ricominciando a fargli il solletico.
“Yokooooooooo!!!”
La lotta riprese e questa volta finì con la vittoria del rossino.
“Adesso, per favore, vuoi smetterla?” chiese Hanamichi tenendola per i
polsi.
“Ok, ok…mi arrendo…comunque…grazie ancora”
“Ora basta, me ne vado, lo sai che sei veramente una lagna? Non si può
proprio stare con te!!!” si lamentò il rossino andandosene.
Yoko sorrise notando la lacrima di commozione che era sfuggita al
fratello.
“Ti voglio bene” sussurrò al vento.
Poi rientrò anche lei.
Rukawa PoV
Sono sempre più sorpreso.
Ho scoperto più cose sul do’hau in una sera che in un anno intero.
Dovrei essere contento…
E in effetti lo sono, ma…
Mi sento un po’ un usurpatore.
L’ho spiato in un momento in cui ha abbassato tutte le sue difese.
Se avesse saputo che c’era qualcuno che osservava tutto, non credo che si
srebbe comportato così…
Non si confiderà mai con me…dopotutto sono il suo nemico, la sua nemesi…
Non mi permetterà di avvicinarlo…e non riuscirò mai a conoscerlo davvero…
E se…
No, non posso rivelargli i miei sentimenti…
Penserebbe che lo sto prendendo in giro, che non sono sincero o altro…
Ma io…voglio conoscerlo, voglio amarlo…
***********************
Immerso nei suoi pensieri il volpino si avviò verso la sua stanza.
Era ancora troppo scosso da quello che aveva scoperto sul rossino per
pensare a come comportarsi con lui.
Domani, con calma, avrebbe pensato seriamente al da farsi.
Per ora era meglio andare a dormire.
Il mattino seguente Rukawa si svegliò di buon umore, pronto ad affrontare
qualsiasi prova gli avesse riservato la giornata.
Si recò nella sala grande e vi trovò già tutti i suoi compagni intenti a
fare colazione.
Come al solito il rossino si era messo nel piatto di tutto e di più e il
volpino, passando, non potè trattenersi dal commentare con un “do’hau
ingordo” prima di prendere posto accanto a Miyagi.
Tutti attendevano la sfuriata di Sakuragi, ma questo, per niente
infastidito dal commento di Rukawa, rispose: “Mi dispiace kitsune, ma oggi
ho troppo da fare per dare retta anche a te…più tardi,ok?” disse alzandosi
dalla seggiola e uscendo dalla stanza.
Tutti rimasero allibiti.
“Non preoccuparti - gli sussurrò Yoko ad un orecchio - se ti ha ignorato è
solo perché ha promesso di insegnare a nuotare a Kei e Kotaru…Ti dedicherà
più attenzioni questo pomeriggio” terminò andandosene coi piatti vuoti.
Rukawa sussultò alle parole della donna e se non fosse stato per il suo
proverbiale autocontrollo sarebbe sicuramente arrossito.
Cosa aveva voluto dire?
Che avesse capito i suoi sentimenti per il rossino?
No, era impossibile…
Rukawa era troppo bravo a fingere.
O no?
Poco più tardi scesero tutti nella spiaggetta privata dell’hotel,
trovandoci già Hanamichi coi suoi nipoti..
Era uno spettacolo incredibile.
Il rossino stava spiegando ai due come respirare correttamente, dandogli
anche una dimostrazione pratica.
Rukawa non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena.
Per di più Hanamichi, nel succinto costume nero che indossava, era davvero
magnifico.
La sua pelle, color bronzo, sembrava risplendere ancora di più sotto i
raggi del sole che incendiavano i suoi capelli di fiamma.
Mille goccioline splendevano come diamanti sul suo petto e il suo sorriso
era illuminato dall’affetto per quelle due piccole pesti.
Non aveva mai visto niente di più bello.
Rimase immobile per parecchi minuti, finchè una mano dal tocco gentile non
lo risvegliò da quel sogno ad occhi aperti.
“Stai perdendo colpi, Rukawa” gli disse Ayako strizzando l’occhio.
“Uhn?”
“Lo stai letteralmente mangiando con gli occhi”
Il moretto arrossì visibilmente.
La manager l’aveva completamente preso alla sprovvista.
“Non preoccuparti, il tuo interesse è palese solo ad un’attenta
osservatrice come me, gli altri non se ne accorgeranno, ma…penso che
dovresti dirglielo” disse con sincerità.
Poi gli sorrise e corse via prima che Rukawa potesse chiederle
spiegazioni.
La giornata passò piuttosto in fretta fra giochi, nuotate e risate.
Era veramente il ‘Paradiso’.
Quella sera, dopo cena, il gruppo decise di andare a visitare il paese
vicino perciò decisero di ritrovarsi davanti all’entrata dell’ ‘Eden’ alle
21:00.
C’erano quasi tutti, mancava solo…
“Dove diavolo è finito Hanamichi?” chiese il gorilla furioso. (^__^ Bella,
ci si potrebbe scrivere un romanzo: ‘Il gorilla furioso’^___^ NdH)
“Akagi, calmati, vedrai che arriverà” cercò di tranquillizzarlo Kogure.
“Eccomi, scusate il rit…” cominciò il rossino, ma fu interrotto dalle urla
del suo capitano.
“Si può sapere dove ti…eri…cacciato…?” chiese il gorilla con un filo di
voce, quasi senza fiato dopo aver visto Sakuragi.
“Hana…complimenti…Dove lo tenevi nascosto tutto questo ben di Kami?”
domandò Ayako lanciando uno strano sguardo verso Rukawa.
Per fortuna Ryota non aveva sentito il commento della sua Ayacuccia,
altrimenti sarebbe sicuramente scoppiato in un pianto isterico e non ci
sarebbe più stato un momento di pace per nessuno.
Sakuragi arrossì al commento della manager, ma in effetti Hanamichi era
veramente stupendo quella sera.
Pantaloni bianchi coi tasconi a vita un po’ bassa, maglietta nera con una
scritta rossa sul petto e sandali infradito neri ai piedi.
I capelli sapientemente spettinati col gel.
Una visione.
Questo pensò il volpino.
Non c’era altra parola per definire il suo do’hau.
***********************
Rukawa PoV
E’ una visione.
Non può assolutamente essere lui.
Perché se così fosse io adesso gli salterei addosso rispondendo al
richiamo folle dei miei più bassi istinti.
No, calma…calma…respira, si, così, bravo, respira…
No, non ce la faccio, non ce la posso fare…
Il mio cervello sta andando completamente in tilt. Non capisco più niente.
Possibile che basti così poco per spettinare i miei ormoni* in questo
modo?
Devo darmi un contegno.
Ok, ce la posso fare.
Ce la devo fare.
***********************
Dopo un paio d’ore passate a girovagare per il centro del paese ed essersi
fermati in un pub costruito a palafitta sul mare, il gruppo decise che era
il caso di rientrare.
Rukawa era fortunatamente riuscito a controllarsi, grazie anche all’aiuto
di Ayako che aveva cercato di distrarlo in tutti i modi, facendo
ingelosire non poco il povero Miyagi.
Arrivarono all’hotel che era ormai mezzanotte, si salutarono nella hall e
poi ognuno si diresse verso la propria camera.
Rukawa però non se la sentiva di dormire, era ancora troppo eccitato dalla
visione del rossino in stile figaccione per riuscire a riposare.
Decise allora di fare una passeggiata in giardino.
La sera porta consiglio, dicono…
Si diresse con passo sicuro verso il dondolo dove aveva visto sdraiato
Hanamichi la sera prima e posò con delicatezza la mano sul tessuto di
tela.
Sfiorò con riverenza la superficie che aveva avuto la fortuna di
accogliere su di sé il caldo corpo del rossino e, chiudendo gli occhi,
provò ad immaginare come doveva essere stringere il do’hau fra le sue
braccia.
“Sei proprio cotto” esclamò una voce alle sue spalle.
Il volpino si girò di scatto, aprendo gli occhi.
Davanti a sé il volto sorridente e ironico di…Yoko…? Provò ad indovinare,
ricordando le parole del rossino a proposito dello sguardo delle sorelle.
La ragazza lo osservò a lungo, poi si sedette sul dondolo invitandolo, con
un gesto della mano, a fare altrettanto.
Quando furono seduti fianco a fianco Yoko puntò i grandi occhi verdi su di
lui e cominciò a parlare.
“Non so se quello che ho visto corrisponde alla verità, ma se ho ragione…
…tu sei innamorato di mio fratello?” chiese seria.
Il ragazzo non rispose.
“Credimi se ti dico che non ho nulla contro di te. Voglio solo sapere la
verità”
Ancora nessuna risposta.
Yoko prese un profondo respiro.
“Hanamichi è molto importante per me e Nako… è tutto ciò che ci è rimasto.
Nostra madre è morta dando alla luce Hana…avevamo solo dieci anni…
E’ stato molto difficile affrontare la sua perdita, ma ci siamo fatte
forza perché avevamo qualcuno di importante a cui badare…ce lo aveva
affidato proprio lei, il giorno in cui è morta…Abbiamo fatto del nostro
meglio, ma in fondo non è stato molto difficile badare ad Hana…può
sembrare strano, ma è sempre stato un bambino buono e molto socievole,
forse un po’…, ok, un po’ tanto vivace, ma buono…”
Fece una piccola pausa aspettandosi qualche commento, ma il volpino non
proferì parola, così, dopo un attimo di esitazione, Yoko continuò.
“Sei anni fa, quando Hana aveva dieci anni… proprio la mia età quando è
morta la mamma - osservò più rivolta a sé stessa che al suo interlocutore
- sei anni fa… nostro padre morì per un arresto cardiaco…era malato da
tempo, ma ce lo aveva sempre tenuto nascosto…quello fu un altro grave
colpo…Hanamichi in quella circostanza dimostrò tutto il suo carattere e la
sua forza di volontà… Ci aiutò ad organizzare il funerale in ogni minimo
dettaglio…e poi…poi…”
Yoko s’interruppe per un momento, sopraffatta dall’emozione e dal timore
di rivelare ad un completo estraneo fatti così personali riguardanti la
sua famiglia.
“Poi…Nako…ecco, aveva un ragazzo…e…rimase incinta… fu Hana ad accorgersi
del suo strano cambiamento e lei alla fine ammise la verità… voleva…
voleva abortire… ma Hana…Hana la convinse a tenerlo…Quando nacque Keisuke
tutti i dubbi sparirono dalla mente di mia sorella…da allora sono passati
cinque anni…e ora, dopo tanto tempo, Nako è finalmente felice…ancora una
volta grazie ad Hanamichi…
E’ stato lui a farle conoscere Hiroshi, suo marito… Hiro è stato il capo
di lavoro di mio fratello quando lavorava nel suo bar, a Kanagawa… L’ha
invitato una sera a cena ed è stato amore a prima vista…”
“…a prima vista…” riflettè Rukawa a voce alta.
“Scusa…?” chiese Yoko.
“No…niente… continua per favore” la pregò il ragazzo.
“Beh, non c’è molto altro da dire…Hana è sempre stato un appoggio per noi…
Quando avevamo qualche problema o qualche pensiero, fosse anche
un’interrogazione scolastica,lui se ne accorgeva e faceva di tutto per
risollevarci il morale…
Ci è sempre stato accanto, anche nei momenti più difficili…
Lui ha…una specie di empatia verso le persone…non solo con noi…
Lui è…speciale…
Lui è…come un angelo, che veglia e si prende cura di noi… e di tutte le
persone a cui vuole bene…
Per questo ti chiedo: ami davvero mio fratello?” disse seria guardandolo
negli occhi.
“Devo saperlo…perché io…non posso accettare che qualcuno lo faccia
soffrire… non se lo merita, non lui…non dopo tutto quello che ha passato”
Rukawa non rispose.
Era totalmente sopraffatto dalle mozioni che si scatenavano dentro di lui
in quel momento…
Il do’hau…il suo do’hau…
Le sue spacconate…
Le sue sparate megalomani…
Le sue risate fasulle…
Il suo perenne buonumore…
Era tutto una maschera.
Per proteggersi.
Per nascondersi.
Per non soffrire.
Eppure, nonostante tutto quello che aveva dovuto affrontare…
Il suo sorriso…
La sua allegria…
La sua innocenza…
La sua voglia di vivere…
Il suo senso di lealtà e di amicizia…
Aveva mantenuto intatte le qualità migliori di sé, nascondendo in
profondità la parte più fragile, quella insicura e bisognosa
d’affetto…d’amore…
“Ieri, in spiaggia… - riprese Yoko, riportandolo alla realtà - ho visto il
tuo sguardo pieno di desiderio…”
Rukawa arrossì per la seconda volta nella sua vita.
“…ma in fondo ai tuoi occhi ho visto anche qualcos’altro… dolcezza,
commozione, un forte impulso di protezione…amore…
Mi sono forse sbagliata?”
“Perché vuoi saperlo?”
“Perché Hana è stato l’angelo custode che io e Nako non abbiamo mai avuto…
Adesso tocca a lui… voglio che anche lui trovi il suo angelo…
Vuoi essere tu quell’angelo?”
Si guardarono a lungo negli occhi.
“Io… credi che potrei esserlo?” chiese con timore.
“Lo ami?” domandò Yoko.
“Sì…” rispose il volpino.
“Allora sì, credo che tu possa essere il suo angelo” disse lei sorridendo
e , alzandosi, se ne andò, ma prima di rientrare si voltò e gli disse:
“Parla con lui…”
Poi scomparve oltre la porta a vetri.
“Allora com’è andata?” chiese Nako alla sorella.
“Se tutto va bene, domani il nostro Hana avrà un angelo al suo fianco”
Le due si sorrisero e poi s’incamminarono verso le rispettive stanze.
Rukawa rimase nella notte ancora qualche minuto.
Poi, con la determinazione dipinta sul bel volto candido, tornò in camera
sua.
L’indomani avrebbe affrontato la prova più difficile della sua vita.
Inferno o… Paradiso?
Il giorno successivo passò in fretta.
Contrariamente alle aspettative di Yoko e Nako, Rukawa non si dichiarò,
anzi cercò di stare il più lontano possibile dal rossino.
Le due cominciavano a perdere le speranze quando quella stessa sera, dopo
cena, Kaede, notando l’assenza del rossino, chiese spiegazioni a Yoko.
Lei non resistette e gli sorrise.
“Non so di preciso dove sia, ma scommetto sulla spiaggia…è il suo posto
preferito quando vuole star solo a pensare”
Rukawa non aspettò nemmeno che la ragazza finisse di parlare desiderando
raggiungere subito Hanamichi.
“Grazie” le disse, prima di scomparire dietro la porta.
“Speriamo bene” pensarono dentro di sé le due sorelle.
Giunto sulla spiaggia Rukawa non ebbe difficoltà a localizzare il rossino.
Camminava lentamente sulla sabbia, lasciandosi lambire le caviglie dalle
onde che si rincorrevano fino al bagnasciuga.
La candida camicia slacciata gli svolazzava leggera attorno ai fianchi,
mentre le braghe nere erano arrotolate fin sopra le ginocchia perché non
si bagnassero.
Una mano si sfiorava i capelli, in un gesto inconsapevolmente sexy.
Il volpino trattenne il fiato per un attimo, poi si fece coraggio e gli si
avvicinò.
Nel frattempo Hanamichi si era seduto sulla sabbia, nonostante avesse
attorno e sé molte sdraio su cui sedere.
Rukawa lo raggiunse e gli si sedette di fianco.
Si girò a guardarlo e si accorse che il rossino aveva gli occhi chiusi.
Allora, senza parlare, si mise in ginocchio davanti a lui e restò ad
osservarlo finchè questi non aprì gli occhi.
Non una parola.
Non una domanda.
Nessun gesto.
Solo silenzio.
E due sguardi che si cercano.
Si trovano.
Si incatenano.
E si parlano.
Ma senza bisogno di parole.
Due mani che s’intrecciano.
Due labbra che si trovano.
Due cuori che s’incontrano.
Due anime che si uniscono.
“Ai shiteru”
Soltanto due parole.
Solo due.
Per un amore che non può essere spiegato, ma solo vissuto.
“Ai shiteru”.
Kaede fu scosso da un tremito di sorpresa.
Hana, il suo Hana… finalmente…
Non era un sogno.
Era la realtà.
Lui era lì, accanto a lui e…
…suo…era suo…
E allora comprese.
E sorrise.
Il primo vero sorriso dopo tanto tempo.
Hanamichi ricambiò il suo sorriso.
E il mondo s’illuminò.
Perché quando due vite si legano indissolubilmente, la luce indica loro la
via da seguire.
“Hai visto sorellina? Alla fine ce l’abbiamo fatta…Finalmente Hana ha
trovato il suo angelo” disse Nako con le lacrime agli occhi.
“Sì - le rispose Yoko - finalmente… Nemmeno lui si era reso conto di
quello che sentiva…”
“Sono contenta di averlo aiutato a scoprire i suoi sentimenti per Rukawa”
“Sei stata bravissima - disse Yoko mettendole una mano sulla spalla -
Adesso non devono far altro che essere felici”
“E lo saranno” decretò Nako.
“Sì, lo saranno, ne sono sicura… Perché due cuori che si amano non
conoscono ostacoli” terminò Yoko guardando i due ragazzi sulla spiaggia
stretti l’uno nelle braccia dell’altro.
OWARI
Grazie a tutte/i per aver letto la mia ff e ancora tanti auguri a Ria!!!
Ti vogliamo bene!!!
Hikaru
* Frase usata spesso da una mia cara amica!!! ^_____^
Vai all'Archivio
Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|