DISCLAMERS i pg non sono suoi(ci mancherebbe^^ casomai sono miei!) NOTE (scritti da parsifal)
Questa fic l'ho scritta mentre aspetto che Mikako continui " fiore nell'acqua ". E' da tanto tempo che, tra i meandri della mia mente, gira questa storia e una dolcissima canzone che Astrid adora ha fatto da colonna sonora.
Leggete tutto attentamente prima di arrabbiarvi, e ricordate: io sono una inguaribile romantica. (Tra le altre cose^^;)
Ah già, un'ultima cosa... I nostri amici di Slam Dunk... be, non volevo attingere  ancora a loro ma nessuno mi è sembrato così adatto come i nostri tre bellissimi ragazzi.
Non ce l'ho con Sendo, che considero dolcissimo, ma mi serviva uno che per amore era disposto a diventare anche un bastardo e Sendo era così disponibile...e poi Kaede è solo di Hanamichi... vero? 
Secondo me la fic è perfetta così ma Mikako pensa che una parte lemon ci starebbe benissimo, se siete d'accordo ditemelo e la aggiungerò! E adesso vado a prendere la frusta per costringere Mikako a scrivere...
Baci Parsifal.
P. S.  fatemi sapere cosa ne pensate... continuo o va bene così?


Se adesso te ne vai

di Parsifal 


E vai via così, senza voltarti indietro, lasciando le chiavi di casa mia sul tavolino del salotto.
Le TUE chiavi, quelle che ti ho dato quando ci siamo messi insieme.
Quando sei diventato il mio ragazzo.
Il tuo profumo è rimasto qui, nell'aria.
Quel misto di sandalo, di sapone, di vento leggero e fresco... di te.
Come farò a mandarlo via?
Da che parte cominciare?
Mi passo una mano fra i capelli cercando di tenere a bada la disperazione che sta per sommergermi... digrigno i denti... no, non adesso, non ancora.
Non permetterò a nessuno di ridurmi a pezzi, nemmeno a te amore mio.
Ma il tuo profumo ancora qui, presente... no... devo uscire, devo uscire da questa maledetta stanza... afferro il mio pallone automaticamente, unico salvagente in grado di non farmi affondare ma mi fermo a un passo dalla porta... questa volta no... questa volta andrà in modo diverso.
Non sfogherò il mio dolore facendo canestri su canestri... e mettendo in un angolino il ricordo di questa serata orribile...oh no amore mio... distruggerò il tuo ricordo pezzetto per pezzetto, ti ridurrò in briciole fino a che non rimarrà più niente di tè nella mia anima, nel mio cuore.
E con tè, con i tuoi terribili adorabili capelli rossi, con la tua incredibile vitalità, la tua onnipresenza...il megalomanismo... farò a pezzi anche la mia umanità, quella che tu sei stato capace di risvegliare, la parte migliore di me stesso... da domani non ci sarà più, tornerò il vecchio Rukawa, freddo, scostante, antipatico...ancora più chiuso ed inaccessibile... e nessuno potrà più farmi del male... nessuno, mai più.
Torno indietro, afferrò una bottiglia di liquore dallo studio di mio padre, ormai inutilizzato da mesi ed esco, deciso ad autodistruggermi... e lo farò bene... come tutte le cose che faccio. 
Mi siedo nel dondolo del giardino che tu hai voluto comperare... un accessorio così occidentale, così strano nel mio giardino... ma tu hai tanto insistito... dicevi che qui potevamo scambiarci le coccole tenendoci stretti sotto le stelle...e io, come sempre, capitolavo... soltanto con te succedeva.
Mi siedo, afferro la bottiglia, la apro e mando giù un sorso... immediatamente il liquore mi incendia la gola, sembra fuoco liquido e tossisco senza riuscire a respirare... ma è un attimo, con ancora le lacrime agli occhi mando giù un altro sorso e va già un po' meglio...oh si... molto meglio.
Continuando a tossire ingoio ancora un po' di quel veleno per l'anima e per il cuore e mi siedo appoggiando la testa allo schienale.
Il dondolo comincia a muoversi lentamente e io ridacchio masochisticamente... voglio ricordare tutto di tè, fare a brandelli quel che rimane del mio cuore... soltanto così potrò ricominciare di nuovo...da solo.

II CAPITOLO.
Risento ancora nelle orecchie la tua voce che mi dice, nel modo più informale possibile, che te ne vai.
Non un grido, una nota appena più alta della voce.
Oppure uno sguardo più intenso, più disperato... che mi faccia capire che fingi, che non è vero... è uno scherzo...!
Proprio tu Hanamici... proprio tu che non stai mai fermo e zitto un attimo.
Tu che esterni sempre i tuoi sentimenti, anche i più negativi... oggi eri freddo e lontano come ... come se stessi leggendo una notizia sul giornale.
Una notizia che neanche tu capisci, per giunta.
Ed io che chiedevo perché!
IO, accidenti... io che resto sempre indifferente a tutto... già, a tutto quello che non sei tu!
Soltanto tu riesci a tirare fuori la parte più nascosta di me.
Se adesso te ne vai è per sempre.
Questa volta non ci sarà ritorno, non calmerò più le tue insicurezze né annegherò le tue scenate di gelosia con la mia bocca.
Nei nostri baci.
Se adesso te ne vai non ci sarà più posto dentro me per tè.
Ti giuro, d'ora in poi io non so più chi sei, dopo questa notte dimenticherò il tuo volto, il tuo dannato bellissimo volto.
I tuoi occhi mobilissimi e vivaci.
E profondi.
Da perdermi, da annegarci dentro con gioia, con dolore, con piacere.
Con amore.
No no, basta... non è così che deve andare, io DEVO dimenticare tutto di tè, DEVO ricordare solo le cose brutte, le volte che ti vergognavi di noi due davanti agli altri e te ne andavi via con i tuoi amici lasciandomi solo in mezzo alla strada, per non fargli capire che eravamo insieme, che stavi camminando con me, tenendomi per mano.
Si... ecco, è a questo che devo pensare, il dolore, la solitudine provata quando vedevo la tua schiena allontanarsi assieme a quella dei tuoi amici senza che ti voltassi neanche una volta.
Una volta sola.
Maledetto, mille volte maledetto il giorno che ti ho conosciuto e questo che ti porta via da me.
Il nodo che mi stringe la gola da quando te ne sei andato ritorna ancora più forte mentre la testa batte selvaggia facendomi impazzire, alzo la bottiglia e mando giù ancora un sorso, il fuoco torna ad accendersi, clemente e misericordioso, allontanando il martello che mi sta spaccando le tempie in due.
Mando giù un altro sorso e torno ad appoggiarmi allo schienale, adesso si che va meglio, molto meglio.
La notte si accende di mille luci, il temporale previsto che avrebbe accarezzato la nostra costa entro stanotte è arrivato e, lentamente ma inesorabilmente ricopre il cielo di nuvole scure e minacciose.
Rido forte... sembra proprio che il tempo abbia deciso di entrare in sintonia con i miei pensieri... Quanti temporali abbiamo visto insieme Hana?
Quante volte abbiamo fatto l'amore davanti alla finestra aperta mentre la pioggia cadeva violenta e senza tregua bagnando i nostri corpi allacciati li sotto, mentre i fulmini coprivano gli ansiti, i gemiti, le nostre urla di piacere... non ne avevi mai abbastanza, volevi che ti prendessi ancora, e ancora... in ogni modo possibile ed immaginabile.
Insaziabile, adorabile mentre ti abbandonavi a me con gli occhi chiusi e la bocca aperta a corto di ossigeno.
Notti intere passate ad amarci come folli, come due folli innamorati.
Maledizione ... era amore quello che mi davi, ne sono certo... soltanto amore... perché allora stasera mi hai detto che era tutto finito?
Perché te ne sei andato via cosi?
Perché?
La pioggia comincia a cadere violenta ma io non mi muovo, nel giro di pochi secondi sono inzuppato fino alle ossa, con i fulmini che cadono attorno a me illuminando a giorno la notte.
Va bene così.
Non ho bisogno di altro.
Se non posso avere te allora non mi interessa più di niente e di nessuno.
Nemmeno di me stesso.

III CAPITOLO.
Chiudo gli occhi sfinito cercando un po' di riposo ma il tuo viso prende forma nel buio, i tuoi lineamenti, il tuo eterno invulnerabile sorriso, la tua bocca morbida, accattivante, dolcissima.
Un gemito mi esce dalle labbra e i ricordi ritornano i padroni dei miei pensieri.
Quando mi sono accorto di amarti?
Quasi subito, anche se me ne sono reso conto soltanto quando ho saputo che Sendo veniva a prenderti alla fine degli allenamenti.
All'inizio non volevo credere a chi diceva che uscivate insieme... tu e Sendo... che follia!
Già. La follia la feci io quando vi vidi uscire la prima volta, quando vi seguii fino al campetto per vedere i vostri allenamenti.
E dal modo in cui ti parlava, dalla pazienza che aveva con tè e dai consigli che ti dava capii che lui ti amava.
Quella notte non riuscii a dormire, la passai esaminando nei dettagli quello che avevo visto... e quello che provavo per te.
Sendo ti amava, è vero, ma tu ancora non ti eri accorto di nulla, il tuo sguardo era troppo ingenuo, troppo sincero per mentire.
La tua era solo amicizia... forse, rivalità di sicuro.
Perché avevi accettato di allentarti con lui?
E perché io mi sentivo così... così male?
Così incazzato?
Così furibondo?
Così... così geloso!
Ero geloso.
Geloso di Sendo.
Non volevo che potesse raggiungere il suo scopo e conquistarti.
Perché ti volevo tutto per me.
Perché ti amavo.
Decisi di dirtelo immediatamente, sperando che non fosse troppo tardi.
Non era troppo tardi, oh no...!
Non dimenticherò mai quella sera meravigliosa, quando, a denti stretti, confessai di amarti... non era una semplice amicizia... io non ho mai avuto vie di mezzo... o una persona mi è indifferente o la amo.
O la odio.
Come mio padre per esempio.
Non potevo dirti che ti volevo semplicemente bene... non sono mai stato semplice in vita mia e non ho cominciato certo con te.
Odiavo mettere a nudo così i miei sentimenti ma odiavo MOLTO di più il pensiero delle mani di Sendo su di te.
E così ti dissi tutto rischiando un rifiuto.
Rifiuto che non venne.
Anche tu mi amavi... anche tu, pazzo idiota che non sei altro.
E approfittavi dell'allenamento di Sendo per essere alla mia altezza e sperare così di conquistarmi.
Stupido do'aho... mi hai fatto impazzire così per... .
Be, se non era per te chissà quando avrei permesso al mio cuore di dire la sua.
Forse mai.
Chiaramente da quel giorno hai smesso di allenarti con Sendo per farlo soltanto con me.
Ormai mi ero riscoperto geloso e non volevo che quel... porcospino potesse sfiorarti una volta soltanto.
L'aveva già fatto abbastanza.
Apro gli occhi lentamente, sono gonfi e mi bruciano per le lacrime trattenute a forza... non piangerò tesoro mio... non avrai anche quella soddisfazione.
Alzo lo sguardo al cielo, il temporale è già passato, come sempre in estate del resto... le nuvole si allontanano portando con sé il loro carico di pioggia e umidità, lasciando l'aria pulita e fresca.
Alzo la bottiglia contro la luce dei lampioni che sono sulla strada... è ancora piena a metà... o mezza vuota.
Dovrei essere abbastanza ubriaco da non ricordare nemmeno il mio nome, figuriamoci il tuo viso... malediozione Hana... cosa devo fare per cancellarti?
Che cosa?
Sei solo uno stupido, idiota, sbruffone, antipatico... meraviglioso, dolcissimo, pieno di passione e di amore...
No, non è vero... tu non mi ami... NON E' VERO !
Scaravento la bottiglia contro il muro di casa, si infrange con un rumore secco e io mi metto le mani nei capelli fradici di pioggia...
Che cosa farò senza di te?
Come potrò andare avanti dopo aver conosciuto la felicità più assoluta tra le tue braccia?
All'improvviso dei passi risuonano nella ghiaia del giardino, alzo leggermente la testa e vedo delle scarpe da ginnastica davanti a me... un tuffo al cuore... poi la delusione... non sono le tue, troppo piccole...
Alzo maggiormente la testa, ma chi accidenti... Sendo? Sendo qui?
- Che cazzo vuoi?  Sparisci... non ti basta avermelo portato via?
Vuoi anche vedermi definitivamente sconfitto?-
E' il discorso più lungo che ho fatto, dov'è l'effetto misericordioso dell'alcol?
Perché non sono ubriaco?
La voce di Sendo mi arriva chiara e precisa.
- Non era questo quello che volevo... o forse si... non lo so, adesso non sono più sicuro di nulla.-
Lo guardo stravolto, ma cosa sta dicendo?
Che blatera?
I suoi occhi sono seri, così seri non li ho mai visti.
- Hana non ha nessuno colpa, sono stato io a dirgli che doveva lasciarti se davvero ti voleva bene.-
Mi alzo in piedi improvvisamente e la testa mi gira... unico segno dell'alcool che ho ingoiato.
Allargo le gambe cercando un po' di stabilità e lo osservo, questa volta attento, lui continua, quasi senza guardarmi:
- Non ero disposto a perderlo, lo amo veramente, tantissimo, più di quanto tu possa immaginare...-
Tace un attimo, mi guarda in silenzio per un po' mentre io stringo i pugni con rabbia:
- O forse, forse lo immagini anche tu.

IV CAPITOLO.
Il pugno parte improvviso, ci metto dentro tutta la rabbia e il dolore di una notte allucinante.
Cadiamo a terra entrambi ma io mi rialzo immediatamente, con buona pace dei sensi annebbiati che dovrei avere.
Aspetto che si metta in piedi senza aiutarlo, con una voglia matta di accanirmi contro di lui, di picchiarlo fino allo sfinimento... ma non lo faccio.
Non lo faccio perché, in fondo, molto in fondo... so che ha ragione.
Lo ama... e non era disposto a perderlo, proprio come me.
Non era... al passato, che accidenti è successo?
Soltanto lui  può dirmelo.
Si alza in piedi senza un solo lamento, anche se dalla bocca esce del sangue,  anche se gli ho spaccato le labbra.
- Ho cercato di convincerlo che tu non eri adatto per lui, che lo avresti fatto soffrire con la tua freddezza, la tua indifferenza, i tuoi silenzi. Ma lui mi guardava senza rispondermi, completamente sordo a tutto quello che gli dicevo. Era sicuro di te, del tuo amore... e io ero sempre più disperato. Almeno fino a quando ho incontrato tuo padre una settimana fa. Era a cena fuori con il mio... già, si conoscono, fanno affari insieme... ma a te non è mai importato niente di lui, vero? Non lo sapevi nemmeno...-
Stringo i pugni così forte da conficcarmi le unghie nella carne.
Sendo mi guarda attentamente, nota le nocche bianche mentre io sento il sangue che mi bagna il palmo della mano, stringe un attimo gli occhi e continua:
- Mi disse che una squadra americana ti aveva contattato, era pronta a pagarti un buon ingaggio... ed invece tu li avevi lasciati in sospeso. Non ti capiva, non riusciva a capire che cosa volevi dalla vita. Avevi lasciato in sospeso il tuo sogno più grande. Ma io sapevo il perché... per Hana, perché non sopportavi il pensiero di non vederlo per chissà quanto tempo...e decisi così di dirlo io ad Hanamichi prima che potessi farlo tu, di usare quello che sapevo per indurlo a lasciarti. E ci sono riuscito... alla grande.-
Non riesco a formulare una frase coerente, quello che ho sentito è così mostruoso da valicare ogni mia più fervida immaginazione, Sendo continua con voce stanca, sconfitta... e io non mi muovo, non finisco di spaccargli la faccia... devo sapere.
- Gli ho detto che ti stava rovinando la carriera, che tu, per amore suo, eri disposto a rinunciare al tuo sogno, all'n.b.a. Ho giocato sulla sua paura di far sapere a tutti il vostro amore... tu credevi che si vergognasse , invece lui pensava a te... ha sempre pensato soltanto a te. Non voleva che si sapesse in giro che state insieme per non rovinare il tuo futuro, perché temeva che questo potesse creare uno scandalo tale da farti cambiare i sogni, le speranze. E, come ciliegina sulla torta gli ho detto che avevi già deciso di dire di no all'America. Oh...lo so che non è vero, non ancora forse,  ma lui ci ha creduto... il grande Tensai, il ragazzo dall'orgoglio smisurato è completamente insicuro quando si tratta di tè, dei tuoi reali pensieri. Quante volte gli hai detto che lo ami? Che lui è tutto per te? Ma comunque questo non giustifica quello che ho fatto. Sono stato uno stronzo, accecato dalla gelosia e dalla disperazione. -
Mi avvento su di lui colpendolo ripetutamente al viso, pazzo di rabbia e di dolore ... come ha potuto? Come si è permesso di immischiarsi nella nostra vita?
Le ore allucinanti che ho passato mi tornano alla mente, così come il viso di pietra di Hana quando mi ha lasciato.
Era una maschera e dietro quella maschera c'era tutto il dolore di questo mondo.
Sendo non mi ferma, non si difende, sono io che lentamente lo lascio andare e scivolo a terra accanto a lui... lo sento rialzarsi mentre mi prendo la testa fra le mani.
Sento la sua mano che mi sfiora una spalla
- Non toccarmi... non azzardarti a farlo se no non rispondo più delle mie azioni. -
Si ferma ma la sua voce esce lo stesso, anche se un po' più incerta
- Vai da lui, adesso... subito. E' disperato e solo.  Mi ha chiamato appena tornato a casa, piangeva come un bambino, diceva che ti aveva lasciato in modo tale da farsi odiare da te... ma  sapeva che non ce l'avrebbe fatta da solo. Sono andato a casa sua, non mi ha aperto, piangeva appoggiato alla porta ... corri da lui, lasciami stare e vai da lui, la sua unica colpa è quella di amarti troppo. Non pensare a me... non mi basterà una vita intera per pentirmi di quello che ho fatto... lo so che non mi basterà. -
Ed è quello che faccio.
Corro da lui senza fiato, quasi senza forze... stringendo tra le mani le chiavi di casa sua, quelle chiavi che non mi ha chiesto indietro... come ho fatto a non capire che fingeva?
Come?
Arrivo davanti a casa sua che è quasi l'alba, il cielo comincia a schiarirsi a est e, improvviso, arriva il ricordo della nostra prima alba sul mare, la prima volta che ti dissi di amarti.
Le tue lacrime riuscirono a stupirmi ancora.
Apro la porta ed entro silenziosamente.
Non ci sei più, almeno non li dietro ma un suono soffocato arriva dalle scale.
Non mi rendo conto nemmeno di salirle, mi ritrovo davanti alla tua camera senza rendermene conto, la porta è aperta e tu sei li, seduto per terra, le ginocchia premute contro il petto, la testa appoggiata sulle braccia che le stanno cingendo in una presa quasi disperata.
E i tuoi singhiozzi che riempiono il silenzio attorno a noi.
- Stupido, cretino che non sei altro, idiota, deficiente... - i singhiozzi si fermano improvvisamente e tu alzi la testa, incredulo.
Il tuo viso è disfatto dalle lacrime mentre negli occhi leggo tutta la disperazione che riempie il tuo cuore.
- Come hai potuto lasciarmi per... per il mio bene?-
Mi avvicino fino a sfiorarti le gambe e mi inginocchio davanti a te, alzo una mano per accarezzarti quella testa rossa meravigliosa, mentre le lacrime continuano a rigarti il viso:
- Il mio unico sogno sei tu. Tutto il resto è relativo... senza di te nemmeno l'n.b.a. ha un senso. Non farlo mai più... non azzardarti a lasciarmi pensando di fare il mio bene. -
Ti afferro il viso con entrambe le mani e tu, di slancio mi abbracci, seppellendo la tua testa sulla mia spalla.
E mentre ti abbraccio con tutto l'amore che credevo perduto sento una frase, una piccola frase che tu ripeti all'infinito:
- Non permettermi di lasciarti mai più.-
Ed è proprio quello che farò.
Nel bene e nel male.
E' proprio quello che farò.




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